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Alessandra Macinghi Strozzi
Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli
Frontmatter and Commentary
Edited by Cesare Guasti
Firenze: G. C. Sansoni, 1877

LETTERA QUARANTAQUATTRESIMA: ANNOTAZIONI


ANNOTAZIONE A

[p. 389]
Lorenzo de' Medici (ch'è il Lorenzo suo, cioè di Piero) era nato il i di gennaio 1448 (stile fiorentino), com'egli stesso ne fece ricordo (Ved. Fabroni, L. M. M. Vita, nota 4). Che nella sua giovinezza amasse una Lucrezia Donati, si ha da' biografi; i quali citano lo stesso commento che Lorenzo fece alle sue rime; ma di questi a piacere (per dirlo con la parola di madonna Alessandra) che correvano tra il giovinetto Medici e la Lucrezia Gondi donna di Niccolò Ardinghelli (secondo un albero genealogico da me veduto), non trovo in altri memoria. Così le lettere di Alessandra Strozzi aggiungeranno, quale e' si sia, un aneddoto, se non s'ha dire uno scandalo, alla Vita del Magnifico. Ved. anche la lettera seguente, dove dice che l'Ardinghelli, appena sposato, se ne tornerà in Levante.

ANNOTAZIONE B

Del non essersi potuto ottenere che Lorenzo entrasse in città, così si scusavano a Filippo due de' cittadini prin. cipali che si erano adoperati molto per lui. Dietisalvi Neroni scriveva il dì 14 di febbraio, mentre stava per partire per la sua legazione di Milano:

[p. 390]
= Lorenzo è qui alla porta; ed èssi fatto quello si può entri dentro; e se io li avessi avuto a fare qualche cosa, si faceva: pure spero entrerà. =

Messer Angelo Acciaiuoli, il dì 5:

= Inteso ch'io ebbi da tua madre, et di poi per la tua lettera del potere avere licenzia del venire qui, et conoscendo e modi nostri; parlai con questi principali, monstrando ch'io intendevo che la Maestà del S. Re ci voleva richiedere per sue faccende di mandarti qui, monstrando loro quanto al S. Re sarebbe grato; et a noi portava niente. Et se pure deliberassino non compiacere di questo al Re, arei caro intenderlo, perchè m'ingegnerei operare che il S. Re non ce ne richiedessi. seguito quanto intenderai da Tomaso Ginori. Sono cose che non si possono in simili Governi combattere. Priegoti che tu mi perdoni di quello ti scrissi: io nil fidai della fede di chi non l'ha voluto osservare. Raccomandomi a te, e per ora non ti dico altro. =

La scusa era di questo, che a' 15 dicembre l'aveva assicurato che, venendo lettere di chiesta dal Re, avrebbe ottenuto il salvocondotto. Poi scriveva il dì 9 febbraio:

= Lorenzo tuo dovrà essere qui alla porta questa sera: e fiagli fatta la licenzia dello intrare drento. Sarai suto avvisato da questi tua come la cosa è passata. E non fare caso di questa difficultà. =

E poi il 16:

= Io ti scrissi e poi ti riscrissi di quanto era seguito delle cose di Lorenzo. Increscemi, e vergognomi de' modi
[p. 391]
nostri. Non m'è paruto utile mettere questa faccenda, essendo tua, in più disputazione, perchè ne sarebbe potuto seguitare qualche scandalo o turbazioni di cittadini. E veduto la domanda del Re non avere ottenuto quanto sua domanda, mi parve ancora da non la riscaldare più, massime per onore del Re. Pregoti che tu abbi pazienzia, e non ne pigliare mala voglia. Raccomandoti Iacopo e me, ec. =

E il cognato Giovanni Bonsi scriveva a Filippo a' 19 d'aprile:

= Io non ti potrei dire quanto la venuta di Lorenzo è suta buona e onorevole, e datovi assai riputazione: e con tutto che non ottenessi de l'entrare dentro, nel cospetto de' più è come se ci fusse entrato, considerato la cagione... Chi poteva, non volle avesse il desiderio suo. Tutto si vuole stimare sia stato per lo meglio. Or resta venire a l'ultima pruova; della quale tu, che se' in sul fatto, saprai e pigliare il tempo e 'l modo e 'l quando: e noi di qua aspetteremo il tempo tuo. =

ANNOTAZIONE C

Ved. la Lettera XXXIX, a pag. 346.


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