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Alessandra Macinghi Strozzi
Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli
Frontmatter and Commentary
Edited by Cesare Guasti
Firenze: G. C. Sansoni, 1877

LETTERA TERZA: ANNOTAZIONI


ANNOTAZIONE A

[p. 50]
Soldo di Bernardo degli Strozzi, che qui si dice ammalato, venne a morte sul finire del 1450, come vedremo a suo luogo.

ANNOTAZIONE B

Quest'Agnolo di Papi lavorava le terre di madonna Alessandra a Quaracchi.

ANNOTAZIONE C

Conforme a quanto scrive la nostra Madonna è la seguente lettera di Marco Parenti.

=Al nome di Dio. A dì XI di luglio 1449.

Col nome di Dio domattina Matteo debbe essere in punto a partire di qui con Soldo: che Iddio dia loro buono viaggio, e conducagli a salvamento. Non mi pare che. a me s'appartenga raccomandartelo, considerato che più attiene a te che a me. Ma bene mi pare doverti ricordare quanto intendo circa l'utile suo e l'onor tuo; chè per aventura meglio per al presente conosco di sua condizione che non debbi fare tu, tanto tempo è che nol vedesti, che appena lo dovrai riconoscere.

[p. 51]
Matteo mi pare di natura di buona condizione e amorevole, et è di buono ingegno, e parmi assai pronto allo imprendere, e piuttosto apto e volonteroso a darsi a virtù che alla trista; e pertanto credo assai agevole ti fia a tirallo innanzi, entrando pella via buona e coll'ordine che si richiede: la qual cosa credo saperai molto ben fare, e con discrezione; sappiendo tu che governo tu aresti voluto da tuoi zii e maestri quando ti conducesti a codesto esercizio, dove ora viene egli. E pertanto ti ricordo, e massime in questo principio, tu non sia troppo volonteroso in volergli far fare più che non possa; perchè niuna cosa nuoce tanto a ogni buona natura, quanto il soprafatto. Non intendere ch'io creda che a Matteo abbia a far tirare il carro; ma vo' dire che niuna arte è tanto lieve e agevole, che ne' principii non paia dura e malagevole. E però ne' principii bisogna andare adagio, e far col poco; sì che e' bisogna, alla volontà. grande veggo che hai di farlo valente, abbi sofferenza d'insegnagli non quel che vorresti in un tratto, ma quello che può imparare in° più volte. E anche ti voglio ricordare un'altra cosa; che niuna riprensione si soffera meno che quella di fratello, perchè pare che quasi in ogni cosa abbino una medesima appartenenza, e vogliono essere d'uguale libertà in quello c'hanno a praticare insieme. Sicchè abbi riguardo, perchè gli sia in luogo di maestro, che non paia che tu lo voglia soperchiare o con romori o con busse; che potresti essere cagione di farlo sdegnare e male capitare: ma io credo che con dolcezza arai da lui più che tu non vorrai, e al disiderio tuo sodisfarà molto. E tutto ciò che di sopra t'ho detto, non è perch'io non creda che molto meglio di me non sappia ciò che bisogna; chè l'hai provato, e non io; ma solamente perchè se' giovane, la natura de' quali è d'essere
[p. 52]
subiti e volonterosi; perchè ti ricordi d'aver sofferenza e discrezione in sapere sopportare quel che bisogna; e non avere rispetto a te, che forse non fusti mai fanciullo, ma al bisogno suo...

La Caterina credo sarà grossa, e per sua parte saluta, e molto ti raccomanda Matteo. Non veggo per questa averti altro a dire. Cristo ti guardi. A' piaceri tuoi, Marco di Parente Parenti, in Camerata presso a Firenze.

Siamo a' dì XII, e in questo punto tutti e vostri parenti hanno fatto capo a mona Allessandra, e al tutto non vogliono Matteo venga ora, pel pericolo porta, su per gli alberghi, della moria ch'è per ogni paesi. Oltra questo, el tempo è spiacevole pel caldo grande; e gli è pur di gentile compressione, et è da corre una infermità: e insino a Neri di Gino, sentendolo, mandò a dire a mona Lessandra, che se l'aveva caro, non lo mandassi ora: di perchè per lo meglio, te lo indugerà qualche mese, che passi questa peste. =

ANNOTAZIONE D

E di villa scriveva Matteo al fratello Filippo:

= Al nome di Dio. A dì 24 d'agosto 1449.

A' dì passati t'ho scritto a bastanza: per questa t'ho meno a dire: ma solo ti fo questa perchè abiàn sentito del danno vostro e nostro, cioè della morte di Filippo a Barzalona: che n'è stato un gran danno della morte sua. Non si può e non si vole entrare innanzi alla voluntà di messer Domenedio: e così vi conforto aver pazienza alle cose non hanno rimedio. E così conforta Niccolò per mia parte. Vuolsi pregare pell'anima sua, che Iddio gli abbia apparecchiato buon luogo.

[p. 53]
Arai sentito per lettera di mona Lesandra perchè era restata la venuta mia costa: e forse che sarei venuto ora con Soldo, po' che s'era indugiato a venir costà che l'aria è rinfrescata: ma veduta la morte di Filippo, pare a mona Lesandra e a Matteo (li Giorgio, che qui è stato a favellare co' lei insieme con Soldo, ch'ella soprastia un poco a mandarmi: e in questo mezzo tu iscriverrai quello vi parrà ch'io faccia, a Niccolò e a te. Farò che Iddio ci dia a pigliare buon partito.

No' siàno, in mentre che la stanza c'è buona, qui a Quaracchi nella casa d'Agnolone; e se nulla ci sarà, andréno in Mugello in casa di Marco e della Caterina, o veramente andrèno a Feghine di Prato; che per ora v'è buona istanza nell'un luogo e nell'altro: che Iddio ci dia grazia pigliàn buon partito. Nè altro per questa. Raccomandaci a Niccolò; e vo' ch'avete el modo a fuggire, istate in luogo sano. Cristo di male vi guardi.

Avvisoti come è morto Strozza di Smeraldo e Giovanni dei Rosso e Palla di Francesco e Luigi di Lorenzo e mona Lena di Filice Brancacci: tutti sono degli Strozzi; e molti altri nostro parenti. Sieti avviso. Scritta in fretta. Per lo tuo Matteo degli Strozzi, in Quaracchi, salute. =


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