CANZON NELLA MORTE DEL SER.MO PRINC. DI VENETIA Nicolò da Ponte. di MODERATA FONTE. IN VENETIA, Appresso Sigismondo Bordogna. 1585.



QUELLA Nobile, Altera, e lucid'Alma, Che vita, forma, e senso Spirò tanti anni in sì perfetta spoglia, È già tornata a la celeste, ed alma Parte, e fra gaudio immenso Mira la sua Venetia in pianto, e 'n doglia. O Morte ingorda: a la tua ingorda voglia Non può d'honor, nè di virtù riparo. Ahi, pur gittasti à terra, invida Morte Quel Ponte invitto, e forte, Ch'era fiducia d'ogni cor preclaro. Segno chiaro, et espresso, CH'al fin ciascun t' è debito se stesso.



Oimè Venetia, oimè il tuo lume egregio E' spento: ahi Ciel fallace, Che sì nobil tesor chiuso hai sotterra. Nostra gioia era in colmo, honor, e pregio: E in tanta amica pace Morte sola crudel n'ha mosso guerra. Miser', chi pon le sue speranze in terra, Che al fin risolve in nebbia ogni pensiero; Nè forza humana è d'operar bastante, Che fra miserie tante Lungo tempo un sol ben godiamo intero. AHI, quanto al nostro frale Cor, giova il non amar cosa mortale. Portasti invitto Principe dal Cielo Nel nostro humil terreno Quante gratie può dar benigna stella: Chiudesti ogni splendor nel tuo bel velo, E fiorì dal tuo seno, Bontà, virtute, e cortesia novella. A l'apparir di luce così bella, Allegrezza, e stupor ogni cor cinse; Et ogn'alma vestì regi costumi. Ma da che i chiari lumi Del tuo valor, fera ventura estinse, Nostra gioia è fornita Con la tua cara, e pretiosa vita.



Nostra gioia è fornita, ogni contento Nostro è sepolto teco, Et ogni nostra gloria è giunta al fine. Ma 'l tuo nome immortal non riman spento, Morte no 'l porta seco, Nè l'esempio de l'opre alte, e divine. La tua fama, che abbraccia ogni confine, Tra noi rimarrà sempre illustre, e viva. Et ogni egregia, e pellegrina mente, Ogni spirto eccellente Gioirà sol, che di te canti, e scriva; E in dir alto, e facondo Darà principio al tuo viver secondo. E se fregiando le ingemmate carte De' tuoi tesori eterni, (Come a l'eccelso tuo merto conviensi) Che piu lagrime sian, che rime sparte Beata alma discerni Per refrigerio de' dolori intensi, Perdona a' frali, affettionati sensi: Già non habbiam l'alma tua pace à sdegno, Nè le gratie, che godi alte, e supreme: Ma troppo ahimè ci preme La perdita d'un ben sì raro, e degno: CHE in questa bassa mole Cosa rara avenir di raro suole.



Chi non ti piange è senza vita, e senza Senno, e non ha contezza Di virtù Chi non fa d'ogni occhio un fonte E' qual cieco, che posto alla presenza Del Sol, poco l'apprezza; Nè si turba, ò si duol bench'ei tramonte: Cadesti, ahi pur cadesti; eccelso Ponte, CadPer salir poi con più vigor in alto; Come palla percossa, e posta al piano Da valorosa mano, S'erge alle stelle con mirabil salto: Così da i colpi grevi Di Morte estinto tu, Vita ricevi. Lassa, vorrei spiegar mirabil cose Del tuo valor augusto; Ma par non segue al gran desir l'effetto: Son infinite l'opre tue famose, Et è 'l mio ingegno angusto, Vince il mio dir l'ampiezza del soggetto; Quasi fiume regal, ch'in picciol letto Caper non puote: onde i tuoi chiari vanti (Per non scemar di lor grandezza il dono) Lascio, ch'in miglior suono Più glorioso stil celebri, e canti; E che più degna historia Consacri al felice tua memoria.



Intanto tu d'un più bel stato herede, Poi che del tuo governo Siam privi; in Ciel per noi prega in eterno.

IL FINE.

Al Sig......


Alma regal, che per le selve ombrose Di Castalia risuoni eccelsa tromba, E spargi à par di candida columba Per vago, e novo ciel l'ali amorose: Da che 'l gran Ponte all'alte, e miglior cose Ratto poggiò quasì saetta, o fromba; Deh 'l passo, e 'l canto alla superba tomba Movi, ch' hà in se le sante ossa famose. Gran tempo, à grandi honor cors' ei; maggiore Fu poi 'l valor del premio; ond' a i gran marmi Col pianto rime, e fior faccian corona. Io sol stillo per gli occhi in fonte il core; Fiori Parnaso, e Cinto al sasso dona; E tu spiega in suo honor parole, e carmi.



A LA SIG.
MODERATA FONTE.

Piega, per honorar sì bella Fonte, Che de l' altre ogni gloria oscurar suole, Come al nostro Orizonte arriva il Sole, Di sacro Allor la coronata fronte. Lascian Parnaso il favorito Monte Le Muse poi ch' in lei ciascuna vuole Lavarsi il petto, e 'l viso; onde si duole Castalio, ed Hipocrene à noi sì conte. E le ninfe, e le Dee del Mare intorno Le fan nobil ghirlanda; onde si stima Di gran pregio l' humor, ch' in lei risorge. Però, seguendo il portator del giorno, Honorianla ancor noi fra l' altre hor prima, Che stupore, e letitia a 'l mondo porge.