1900

PAGINE FRIULANE
PERIODICO MENSILE

Anno XIII.o

UDINE
TIPOGRAFIA EDITRICE DI DOMENICO DEL BIANCO
1901

(Lettere inedite di CATERINA PERCOTO)

Bassano, 15 marzo 1901.

Egregio Signor Direttore,

Mi è grato di poterle offrire due racconti inediti della Percoto in forma di lettere intorno ad alcuni fatti occorsi costi nel Friuli nel 1866, durante la guerra per la nostra indipendenza. I racconti sono diretti alla stessa contessa Baroni a Firenze, dalla cui gentilezza, come Ella ben sa, ebbi parte delle lettere, pubblicate recentemente nelle l'agine, e che alle mie sollecite preghiere accondiscese, alfine, che anche questi potessero vedere la luce. Dissi alfine, perchè la contessa mostravasi, in vero, alquanto ritrosa a permettere che fossero resi di pubblica ragione, e ciò per una certa delicatezza e devozione verso l'amica autrice. Questi racconti sono infatti scritti currenti calamo, destimati solo alla persona a cui erano diretti, nè perciò può pretendersi di trovare in essi lenocinio di lingua e'di stile, narrando essa i fatti subitamente, come li vedeva e, direi cosi, li sentiva. Si può dire ch' Ella traduce nei racconti il momento psicologico di lei, le sue speranze, le sue ansie, le sue delusioni, le sue torture; ora confortata dalla creduta vicina indipendenza della Patria, ora desolata per la sua jattura, e alfine esultante pel conseguimento del suo lungo desire; e come i fatti si succedevano, così si succedevano nell'animo di lei i sentimenti che da quelli prendevano origine. Ella insomma, ben presenta lo stato in cui si trovava l'animo di noi, ormai vecchi, in quel tempo, che ora può chiamarsi antico, nel quale si trattava se l' Italia dovesse rimanere ognora serva e ostello di dolore, oppure riscattarsi e divenire libera Nazione. Noi crediamo pertanto, che la Percoto non saprà, di Lassù, tenerci il broncio se rendiamo note queste sue lettere descrittive, che attestano colla naturalezza e, dirò così, ingenuità del dettato, condito infine di una gaia nota, il suo buon cuore e il fervido di lei patriotismo.

T. Roberti.

Senza data.

Marina!

Ai dieci di mattina, giorno di S. Lorenzo e sagra del nostro villaggio, capitarono sui prati di Soleschiano alcune compagnie di zappatori a riempire i fossi, spianare le vie, atterrar piante ecc., mentre nel domani si doveva in quel sito tener rivista di tutto l' esercito di Cialdini. I nostri contadini, che per paura delle requisizioni austriache non avevano ancora sfalciato, a tale notizia corsero subito dai parroci, onde ottenere licenza di lavorare se anche il di era festivo, onde non perdere il fieno, di cui in questo paese c' è tanta penuria. Quella bella prateria in riva al torrente non l'ho mai più veduta tanto popolata, neanche quando v'è la festa dei Pastori.

Spettacolo magnifico! Da tutti i circonvicini villaggi la gente a torme veniva ad aiutar l'opera. Falci, carra, ragazze vestite a festa a rastrellare l'erba, soldati che lavoravano cantando le villotte d'ogni parte d'Italia, Ufficiali a cavallo che percorrevano lo spazio per ogni verso, Generali in carrozza venuti ad ispezionare la bisogna, e poi turbe di curiosi, tra i quali anch' io ed anche il Cappellano: mi pareva di sognare a vedere trasformata quella mia prediletta solitudine dove mi son volate tante ore col pensiero e coll'affetto rivolto all'Italia. A Udine, il giorno dello arrivo delle nostre truppe, io non vi sono stata, non ho veduto l'ingresso di Cialdini, nè legioie ineffabili di quella povera città finalmente liberata. Dicono che fra giorni viene il Re…. Le mie private disavventure mi hanno talmente avvilita, che io non mi moverò di qui. Ma se questa magnifica festa nazionale doveva celebrarsi proprio sotto ai miei occhi, avevo stabilito di alzarmi sul dimani alle quattro e in compagnia di Spizzi di andarmi a sedere sull'erba all'ombra dei pioppi sul nostro solito poggetto in riva al torrente e lì esserne anch' io spettatrice. Nel dimani non più la Rivista, ma la ritirata!… Col cuore ambasciato dai più sinistri presentimenti corro in fondo ai nostri campi sulla via postale. Cavalli, fanti, batterie, salmerie tutto il quinto corpo d'armata in furia e in fretta abbandonava il nostro povero paese. Pareva una fuga… non rimasero che i minatori a far saltare in aria i due ponti che ci dividevano dagli. Austriaci. Alle due antimeridiane del 12 udii lo scoppio. Fu uno schianto come se mi avessero cavato il cuore. Udine senz'altra difesa che quella rovina…. Poche ore dopo i pontonieri austriaci li rifacevano. In quel giorno stesso furono a Manzano, ai tredici tutti i nostri villaggi invasi. Ai tredici di mattina si seppe dei patti di Cormons. Non ho mai più versato lagrime tanto cocenti. Povero paese mio in balìa di queste orde inferocite! Indarno a calmarci fu sparsa la voce, che questa non era che una occupazione momentanea Un sinistro presentimento mi dice, che il Friuli sarà, se non altro, miserabilmente squarciato, che la frontiera sarà alla Torre, che io sono lasciata fuori…. Fu le lagrime' di Garibaldi quando gli hanno tolto la patria! a una a una io le piango adesso tutte quante. Addio speranze della mia povera vita passata…! Marina addio, non posso più scrivere….

Ripiglio per dirti degli orrori di questa occupazione. Qui in casa abbiamo oggi due compagnie di Slovacchi. A me non usarono finora prepotenze, ma a Soleschiano l'agente del Conte Brazzà fu minacciato da un capitano del Reg.o 91 Principe Leopoldo di Toscana col revolver. Dovettero aprirgli tutte le stanze, tutti gli armadi, affinchè vedesse coi propri occhi che non c' era quello ch' egli pretendeva. La sua giovane sorella e sua madre spaventate sono più morte che vive…. A Cividale volevano mettere sulla banca í Deputati. Piattonate e insulti poi a furia. Requisiscono poi l' impossibile, e nel darci il loro sudicio bono di carta, ci dicono che pagherà l'Italia. A Trivignano i volonterosi Viennesi lordano tutte le stanze come se fossero tante bestie Nella Canonica dei Preti, anzi nella stanza del Cappellano hanno fatto Postribolo—Vengono da paesi infetti dal colera e già più di uno di essi è morto da questa orribile malattia. A Udine ove c'è il Sella hanno stabilito una quarantena prima di entrare in città, ma qui non abbiamo più governo di sorte.—Il budellame e il rimasuglio dei bovi uccisi son là che infracidiscono senza che nessuno pensi ad interrarli. Le acque dei torrenti hanno scoperto i cadaveri dei morti il giorno 25. Ieri i contadini andati a falciare ne hanno trovati due poco discosti dal villaggio e nessuno li seppellisce. Qui e là cavalli scuoiati sopra terra. C' è un puzzo orribile. Indarno la deputazione e i medici hanno ordinato. Non c' è chi voglia obbedire.—Dio mandi presto il freddo! Ma allora fra tante penurie qui nel villaggio, non vi saranno neanche più legna da bruciare, chè i soldati hanno ripulita ogni cosa….. Adesso viene la notizia che domani senza il permesso del Generale non si potrà passare il cordone. Non c' è dunque tempo neanche da copiare la lettera, nè di fartene un'altra. Leggi come puoi e perdona gli spropositi, perchè mando subito un messo ad impostarla a Udine. Riverisci per me il prof.re Conti, ma se gli vuoi dire dei nostri casi, correggi ti prego gli sgorbi, e non gli lacerare l'orecchio colla mia bastarda parlata. Un bacio ai figli e mille baci a te.

Caterina.

Senza data.

Ho paura, Marina mia, che col mio povero ingegno non faremo più niente…. troppe cose mi sono venute addosso!…. e lo spavento e l'angoscia di questi giorni mi hanno propriàmente annichilita. Non voglio dirti per questo di non tentare con ogni mia forza il lavoro che mi proponi. Puoi credere! mi metto subito, non foss' altro per la cara speranza che mi dai di essere in tua compagnia sulle pagine di quel Giornale che ben ti ricordi come io desideravo. Ma come lusingarmi di riuscire se da qualche tempo mi trovo in un tale stato di debolezza, che non mi lascia nè scrivere nè tampoco leggere due righe di seguito? Sempre bagnata di sudore!…

Per farti questo principio di lettera, già per tre volte ho dovuto asciugare gli occhiali che non ci vedevo più lume. Tu mi hai scritto con dinanzi una bella prospettiva, ma contuttociò non c' è gioia nella tua lettera!… Oh! il buon Dio dovrebbe almeno consolarmi col far felici i miei cari…. Anch' io sul davanzale di una finestra, ma ho sotto gli occhi ben altro che la magnifica pineta del tuo Viareggio! Vedo invece tre luride compagnie di Austriaci, avanzi della strage di Konigratz e la casa è piena di austriaci…. fin qui fuori dell'uscio della mia camera sta un tenente co' suoi servitori, che nel loro barbaro linguaggio insultano e bestemmiano a questa mia povera patria. Il puzzo intollerante di quella sudicia soldatesca trapela dagli assiti mal connessi, e son già varie notti che per non poterlo sopportare, dormo colle finestre spalancate ad onta dello stato deplorabile di salute che ti dicevo. Buon Dio! la pace che ora si sta segnando vorrà dare all'Italia un così malaugurato confine? Vorranno dunque squarciare questo povero Friuli? e io tagliata fuori, e io in balìa dell'Austria, e questi poveri contadini nel pericolo di diventar ben presto tanti contrabbandieri e di demoralizzarsi come già sotto il primo Napoleone è avvenuto ai vicini villaggi dell' Illirico?— Capisco bene, che se la rovina di alcuni paesucoli può valere una parte del Tirolo e il possesso immediato delle fortezze, a noi non tocca lagnarci, e bisogna morire moralmente per l' Italia con lo stesso cuore con cui hanno dato la vita i nostri giovani a Cristoza e nelle acque di Lissa… Ma forse il confine alla Torre non è che un patto temporaneo dell'armistizio di Cormons, e noi saremo in breve liberi?… Oh chi mi potesse dare tale sicurrezza!—Qui invece si vive nel più tremendo dei dubbi: un giorno si spera l'altro si trepida e l'altro spaventati non abbiamo che lagrime.

Devi sapere che per molto tempo siamo stati all' oscuro di tutto causa le comunicazioni interrotte. Ogni giorno allora io mi strascinava in una solitudine romita sulle sponde del torrente e intendevo ansiosa l'orecchio al lontano rumoreggiare del cannone. L'ho sentito da Custoza, l'ho sentito da Lissa, poi è venuta la nuova del passaggio a Borgoforte. Indi non più giornali, non più lettere, ma un silenzio di morte e l' angoscia di una aspettativa tremenda. Giorno e notte passavano del continuo i convogli della ferrata carichi di truppe. Vennero i feriti; a Udine, arresti, esilii, minaccie. Capitavano le nuove degli orrori di Rovigo, voci di saccheggio e di estorsioni in altre città—Poi le requisizioni di buoi, di vino, di grani. Un giorno chiuse le porte di Udine e dodicimille Austriaci pronti al saccheggio, se entro sei ore non si dava loro oltre il mantenimento, non so che ingente somma di danaro. In quel giorno il Cappellano Spizzi era andato in città, e non ti so dire l'angustia nell'aspettarlo fino a notte tardissima! Finalmente cominciarono a sloggiare. Oltre i convogli della ferrata, marciavano a piedi in grosse colonne. Dodicimila sono stati accampati al di là del torrente, menando guasti orribili nella campagna e impossessandosi colla forza delle nostre boverie per un vasto tratto di paese all' intorno Al mio povero villaggio sono stati 25 bovi ch'esso ha dovuto condurre al campo oltre il vino ed altro: insomma ci hanno spogliati. Finalmente lo scoppio del ponte del Tagliamento, che fecero saltare in aria, ci avvertì, che abbandonavano il paese temendo di essere inseguiti, si erano ritirati su Gorizia con tutti i loro impiegati. Cominciarono allora a venire notizie sul corpo di Cialdini, che si avanzava dalla parte del basso Friuli. Pioveva a dirotto, e i torrenti gonfi ci tenevano già imprigionati e all'oscuro di ogni cosa. Due dei nostri paesani passarono l'acqua della Torre, e furono al campo di Casteons. Non era più dubbio, venivano a liberarci!… Udine imbandierata nell'eccesso della gioia… Col Cappellano Spizzi il dì 25 Luglio passai anch' io il torrente coi muli, e via per i villaggi di là, sperando d' incontrare qualche picchetto di truppe italiane. A Santa Maria, a Santo Stefano, a Percotto, vidimo la bandiera tricolore. Li aspettavano, ma noi non fummo tanto fortunati da poterli salutare. Nel domani un messo da Trivignano venne ad annunziarci, che un corpo di Lancieri di Vittorio era colà giunto durante la notte, che seguivano i Bersaglieri e che tutto il villaggio era già pieno di soldati italiani. Giulia, mio fratello e tutti gli altri della famiglia corsero subito a Trivignano. lo sola a casa mi appostai ad una finestra che guardava da quella parte. Non so dirti quel che provai in quelle sei ore nelle quali durò il combattimento. Sentivo le fucilate, vedevo il lampo dei cannoni, la polvere dei cavalli. Vedevo ardere il villaggio di Nogaretto e poi il ponte di Romans, e poi quello di Versa…. Alle due tornarono a casa i miei spaventati. Durante il pranzo un altro messo di Trivignano, che cercava il nostro medico per i feriti. Si portavano in casa della sorella di mia cognata e in altre del villaggio. Giulia, le sue sorelle, le sue nepoti ad assisterli. Fiera gioventù ch'era volata alla battaglia come ad un festino e tutti d'ogni paese d'Italia ansiosi di battersi e prodighi della loro vita come tanti leoni. A mezzanotte un sergente ch'era stato fatto prigioniero capitò sul cavallo di un ussero che aveva ucciso nel farsi largo, tra le file dei nemici. Aveva due grandi ferite fino all' osso sulle spalle, trapassata una coscia da una palla, un' altra ferita attraverso la faccia, è mentre il nostro medico lo cuciva, narrava i particolari di quel fatto d'armi, e com' egli si aveva fatto strada attraverso gli Austriaci, ed era giunto a uscir loro di mano. Vincevano ad onta del ponte incendiato, i nostri avevano già in parte guadato il torrente; gli Austriaci in piena fuga fino a Gorizia, e l'armistizio presentato sul campo dal nemico, li fece loro malgrado retrocedere. Oh se tu avessi veduto come piangevano di rabbia!…. Nel dimani 27 Luglio, la Divisione Mezzacapo e Pallavicini coi Bersaglieri vennero ad accamparsi a Manzano. A Trivignano Cadorna, Ricotti ed altri. A Predemano Cialdini, a S. Lorenzo e Soleschiano gli avvamposti. Sono stati 10 giorni con noi. Erano i fratelli venuti a liberare i fratelli. Accarezzavano i bambini, crano buoni, alacri, disciplinati, pensavano di darci il meno disturbo possibile. Tutta quella milizia non poteva già starsi campata in aria, non ci hanno però recato il minimo danno. Pagavano a contanti fino l'acqua che bevevano, e non c' era che il dolore d'essere poveri e già spogliati dall'Austriaco. Siechè i loro bei marenghi non li potevano spendere. Qui in casa è stato due giorni malato un capitano. Si contrastava insieme perchè voleva essere bestia, ma era il più buon galantuomo della terra. A me perdonava le mie credenze religiose, in grazia del ritratto di Garibaldi sotto cui aveva combattuto in Sicilia e del quale era entusiasta. Io gli perdonavo tutti i suoi strambotti pel suo cuore italiano e devoto ad ogni sorta di patimenti. Povero Rossi, con quanto affetto discorreva con me della sua bambina che ha nome Bronzetti-Milazzo-Garibaldi! e che a quattro anni già tira di pistola—Ed altri ufficiali venivano a sciorinarmi certe dottrine balzane entrate loro in capo causa i preti che laggiù in quel di Napoli tongono per i briganti, ma io li facevo ridere maravigliandomi di trovar tanti Missionari nello esercito di Vittorio, sicchè a parlare di religione finiva presto il costrutto e si concludeva con una stretta di mano, a cui spesso, benchè prete, partecipava anche Spizzi.

E con Spizzi ogni mattina io facevo la mia solita passeggiata sui prati di Soleschiano in riva al torrente dove erano gli avamposti, é ci trattenevamo ore ed ore a discorrere coi soldati ivi accampati. Che vuoi ch'io ti dica? Noi gente di campagna avvezzi più che altro a trattare col povero popolo, ci trovavamo con essi, a così dire, più a nostro agio. Ci pareva di passare in rassegna le diverse stirpi della Penisola, e lì riunite nell'esercito, ci davano un' idea dell' Italia futura. E la lingua? Guai se il senatore Lambruschini sapesse che io osavo trovar bello quel gergo di mille colori improvvisati nell' esercito per la necessità d' intendersi, e che mi pareva di vedere in esso quasi un'embrione di quella nuova lingua di fusione, che sarà per l'Italia avvenire la sola moneta davvero corrente!

Caterina.