Tenero mio Signor, benchè ristretto, Sei tra le fasce, e della madre in seno So ben che tutto il Cielo è di te pieno, So ben che tutto il mondo è a te soggetto. E se pur nol sapessi; il dice appieno L’interna fiamma, che mi nasse in petto, E con lingua di gioja, e di diletto Il Mondo, la Natura, il Ciel sereno, E se pur nol dicesse, o dolce amore; D’uopo non è che da supreme chiostri Angiolo scenda, e lo confermi al core. Perchè quanto più stretta agli occhi nostri Copri l’immensità del tuo splendore, Con tanto più stupor chi sei ti mostri.

Un raziocino ben raggruppato; ma condotto senza strepito, e che prende tutto il suo nerbo dall’affetto che in ogni sua parte traspira, è il presente componimento. Avrei solamente schivato lo scontro di quel di diletto, che pare, che offenda non poco l’orecchio, ma la rima che è una gran tiranna conduce talora dove non si vorrebe.