A VITTORIO EMANUELE II RE D' ITALIA IL GIORNO DELLA SUA VENUTA IN PERUGIA XXX GENNAIO MDCCCLXIX


Non son due lustri ancor che sulla riva Azzurrina dell' Adria ove in leggiadra Curva s' adagia la gentile Ancona, Tu venisti, o Vittorio, e a te d' intorno Lieto di gioia riverente, immenso Un popolo s' accolse. E me traea Dai dolci studi e dai solinghi lari Desio di contemplarti e il tuo sentiero Sparger di carmi e di modesti fiori. Oggi io ti veggo un' altra volta in questa, A cui la sorte mi rendea, diletta Natal mia terra; e quell' amor che in petto Vive all' itale figlie occulto e sacro Per la patria e pel Re novellamente Ispira alla pensosa anima il canto. Oh come bella a me della risorta Italia parve l' esultanza e il grido Unanime, concorde, onde commossi Rimormorâr di due marine i flutti! Rapidi al par della sorgente luce Quei trionfi seguîr; chè ai valorosi, Se uniti, il fato la vittoria serba. E tu il sai, generoso italo Spirto, Cui nell' avita reggia ancor fanciullo Alla speme d' Italia ebber nutrito Le domestiche glorie e le sventure. O Casa di Savoja! o piccoletto Regno di prodi, a cui dalle nevose Cime di Chambery fino alle valli D' Aosta la difesa era serbata Delle chiuse d' Italia! allor che infande Ire di parte divideano a brani Queste belle contrade e fean di sangue Civil cruenti i desolati campi, Come, vincendo i scelerati esempi Della barbara età, solo prestavi Alle raminghe libertadi asilo? E allor che sventolò sulle castella Piemontesi invocato il tuo vessillo Fin là dove la Sesia in Po declina, Perchè a te si volgean come a sua stella Delle arroganti signorie sdegnosi I popoli fidenti? onde il coraggio E l' indomito ardir che ti sospinse De' stranieri a frenar l' avida rabbia Che alle vedette si affacciàr sovente Dell' Alpi, e di predar feansi ragione L' italico giardino? o memorande Di Filiberto e di Amedeo giornate, Perchè sì bello illuminò gli allori Di vostre glorie il sol?..… Perchè tremendo, Indissolubil di concordia un patto Al senno de' suoi prenci e fede e braccio Del popolo giugnea. Splendido, altero Dell' amor de' suoi prodi ergea la testa E spronava animoso alle battaglie L' impavido cavallo il Savoiardo. Eran pochi, ma tutti, e uniti e forti, Arra non dubbia di vittoria. E quando Più numerosa urgea l' oste nemica, E recava le stragi e le ruine Nelle vinte città, devota a morte La piccola falange usbergo e scudo Fea co' petti al suo duca, e furibonde Fin le donne sui spaldi alla difesa Della patria accorrean. Vincere insieme O insiem morir dei generosi è il fero, Immutabil proposto. Ahi! ma velate Di lugubri gramaglie anco vedemmo Molte sinistre aurore! e tu serbato Eri, Alberto, a gustar l' amaro frutto Del dissidio funesto, onde a Novara Italia pianse i suoi caduti indarno. Ma forse là dove il Duero rende All' Oceano i suoi flutti, a consolarti Le supreme agonie blanda scendea Visïon dalle stelle ed un' arcana Voce sol nota all' orecchio morente Che le glorie svelava e i subitani Trionfi e in fronte al tuo Vittorio adorna D' altre gemme brillar la tua corona E tutta in breve dal Cenisio all' Etna Libera Italia, indipendente, unita. Tutta?….. non anco; ma vittorie il tempo Lente prepara; e attenderle, e con vane Impazïenze non turbar l' occulta Opra che il Ciel matura, e la possanza Ed il vigor di giovinezza ardente D' un popolo risorto in luttuose Gare non dissipar, fede faranno Dell' itala virtude allo straniero Che ci osserva tacendo, e col sorriso Del dileggio ci offende: a che fanciulli Incostanti chiamarci?..… oh perchè torni In capo ad esso l' oltraggioso insulto, E di prosperi eventi e di conquiste Splendide sia la libertà feconda, Non è il furor che si richiede; è il senno. Se a' fatti egregi del passato ognora Ispirarsi fu bello, e trar gli auspici Dall' are che la patria erse agli eroi, Se or lieta or triste esperïenza è sempre Di reconditi veri e d' operose Virtù maestra, eredità d' altere Geste e nobili esempli a noi ricorda Il tuo nome, Vittorio. A te d' intorno Stretti e fidenti ci vedrai. Se il brando Oprar fia d' uopo, accennerà il tuo sguardo; O se dover di cittadini a noi Prove di sacrifici ardue richiegga, Chi fia che in petto alto sentire alberghi E imitarti ricusi?..… Ah finchè il sole Questa terra d' aranci e d' oliveti Libero schiari, e sui selvosi gioghi Dell' Appennin gli annosi cerri educhi, Vivrai, Vittorio, al nostro amor, vivrai Nell' itale canzoni, e nel desio Baldo de' prodi, ne' gentili affetti Dell' ausonie donzelle, e le future Età superbe di tue glorie andranno.

M˙ ALINDA BRUNAMONTI nata BONACCI.

Questo canto fa seguito al nazionali dell' Autrice.

PERUGIA
Stabilimento Tipo-litografico di G˙ Boncompagni e Comp.
1869.