Questo dramma che qui è pubblicato nel testo integrale
Interpreti principali: Maria Melato, Wera Podrecca, Pina Camera, Febo Mari.
FLORIAN AUDET -- Tenente di Cavalleria.
*IL CAPITANO FISCHER
*IL TENENTE VON WEDEL
*IL CAPITANO GLOTZ
*IL TENENTE FELDMANN
IL REVERENDO FRANK -- Pastore Anglicano.
IL DOTTOR BELL.
DELIO AUSTIN -- Tenente in un reggimento scozzese.
FRITZ -- Cameriere.
CHÉRIE BRANDES.
LUISA BRANDES -- sua cognata.
MIRELLA BRANDES -- figlia di Luisa.
LA SIGNORA FRANK.
ANNA -- sua figlia
MARY -- sua figlia
JANE -- Una infermiera della Croce Rossa.
**NELLY
**LUCILLA
**GIOVANNA
**FANNY
LINA -- Cameriera.
*Ufficiali dell'armata nemica.
**Giovinette amiche di Chérie.
Il primo atto si svolge nella casa del Dottor Brandes in un villaggio di un paese belligerante. -- Il secondo atto in casa del Reverendo Frank, in Inghilterra. -- Il terzo atto di nuovo in casa Brandes.
E' sera.
Una sala d'entrata nella casa del Dottor GIORGIO BRANDES. Stile fiammingo.
A sinistra al primo piano tre scalini coperti di tappeto rosso conducono a un largo pianerottolo adorno di lampade elettriche e di piante.
In fondo a sinistra la porta d'ingresso. Nei centro un largo caminetto.
A destra verso il fondo una porta a due battenti con una tenda drappeggiata e rialzata.
Al primo piano a destra una finestra.
LUISA BRANDES, una bella e giovine donna, siede in atteggiamento d'abbandono su una poltroncina. Con le mani intrecciate e tese davanti a sè essa guarda nel vuoto; un'espressione d'abbattimento e di tristezza è sul suo volto.
Nel fondo MIRELLA -- una fanciulletta di quattordici anni, in corta veste chiara -- s'affaccenda intorno a una tavola carica di fiori e di dolci.
Lina! Lina! Dove sono i marrons glacés?
Sono li.
Addita un piatto sulla tavola.
alzando il piatto.
Questi quattro miseri marroni, che paiono già rosicchiati?
Volta le spalle ed esce.
Rivolgendosi a Luisa.
Che cosa c'è, cara?
Ha detto che i marrons glacés li ho mangiati io.
Sarà anche vero; no, cara?
Vedo difatti che ne restano quattro.
Uno per Chérie, uno per me, uno per te, poi vi sono le nostre invitate, uno per Fanny
Li mangia.
Mamma! Cos'hai? Come sei triste!
L'abbraccia.
No! Non si balla col nemico in casa.
In casa? Dov'è questo nemico?
Carezzevole.
Tieni, mangia questo marron. E' l'ultimo.
Mettendo in bocca l'ultimo marron.
Sai che anche Fritz mi fa uno strano effetto in questi giorni. E' scortese, quasi villano. Non risponde quando gli si parla˙˙˙
Forse si vogliono bene. Avranno idea di sposarsi.
Oh Dio!˙˙˙ Così brutti! Tutt'e due!
Corre alla porta.
Fritz ˙˙˙ Fritz!
Al domestico che entra.
Andate dalla mamma.
FRITZ, un giovane servitore, dall' aria fosca, quasi trace, s'avvicina a LUISA mentre MIRELLA aiutata da LINA s'affaccenda ancora per poco intorno alla tavola ch'è in fondo alla scena. Indi MIRELLA esce, seguita da LINA.
Avete notizie? Vi sono novità?
Nossignora.
Ironico.
Eccetto quello che c'è. nel giornale della sera.
Spiega un giornale e legge ad alta voce.
« Si crede che il primo contatto tra i belligeranti avrà luogo nelle vicinanze di Fleron. Il nemico s'avanza dal Sud Est numerosissimo. »
Appoggia con tono soddisfatto sull'ultima frase.
Ah, ho letto, ho letto!˙˙˙ Ma credevo che voi forse
esitante.
˙˙˙ avreste avuto occasione di udire qualche cosa di più.
Quando LUISA non lo guarda un sorriso di scherno si disegna sulle labbra di FRITZ.
Che salutassi tutti.
Ha detto: « Fritz, tu sei un servitore devoto e fedele˙˙˙ »
E' vero˙˙˙ è vero! Buon Fritz!
Ha detto: « Lascio qui tutto ciò che ho di più caro. »
Gli fiammeggiano gli occhi.
Sì!
Ah! so che lo farete.
Eh, Signora, è facile a dirsi˙˙˙
Un breve silenzio.
Fortunatamente per il momento « le belve » non ci sono.
No, no. Per il momento le belve non ci sono.
Volge lo sguardo verso la finestra.
E poi ˙˙˙ dicevate ˙˙˙ il treno è partito ˙˙˙
Ma sì
Come parlate?
Ah, mio Dio! Quale angoscia! ˙˙˙ Chi l'avrebbe detto! Oggi è il 4 agosto. Dieci giorni fa nessuno pensava alla guerra.
Vera chi ci pensava.
Da dieci giomi?
No. Da dieci -- anni.
Volta le spalle ed esce.
Non capisco ˙˙˙
La porta si apre brusca mente. LINA appare sulla soglia; anch'essa ha l'aria quasi insolente e il volto duro e ostile.
Entra FLORIAN AUDET in uniforme d'ufficiale di cavalleria.
Florian! E come mai hai potuto venire?
E' partito! Pensa, Florian, partito. Hanno mandato a chiamarlo d'urgenza iernotte.
E dove è andato?
Con inquietudine repressa.
Ma allora˙˙˙ siete sole voi altre tre? Voi, la piccola Mirella -- e Chérie.
Per Dio!
Cosa c'è?
Una pausa.
Ma sì ˙˙˙ che cosa pensi?
Penso che dovrete avere coraggio.
Ah! Non dirmi di aver coraggio, che mi fai paura!
Luisa! Dovrete avere ˙˙˙ molto coraggio.
Che cosa vuol dire?
Hanno passato la frontiera?!
Si copre il viso
Oh, guarda˙˙˙ c'è Lolò!
Pone la scatola sulla tavola e saluta FLORIAN afferrandogli tutt'e due le mani e scotendole da parte a parte con gioia fanciullasca.
Oh, che lusso, Mirella! Che cosa c'è?
Ironico.
Un ballo?
La festa di Chérie! E' vero!˙˙˙ La festa di Chérie!
Si accascia su una seg giola.
Dov'è?
La sua gravità contrasta coll'inconscia gaiezza della fanciulla.
Fa per correre via.
No! non dirle niente˙˙˙ Tanto devo andarmene subito. Ma tornerò.
Tornerai davvero?
D'improvviso.
Oh, guarda un po' quella Lina! ˙˙˙ Ha dimenticato l'aranciata.
Corre fuori a sinistra.
A LUISA.
Ma non dovreste avvisarle di ciò che accade ˙˙˙ di ciò che le minaccia?
Non so! non so! Giorgio mi ha detto di non spaventarle ˙˙˙
Una pausa.
E si era comperata apposta per stasera una veste nuova ˙˙˙
Le donne! ˙˙˙ Che strane creature! Il disastro è alle porte, il mondo crolla sotto a una immane calamità ˙˙˙ ed esse, perchè hanno delle vesti nuove -- ballano!
Stendendole la mano.
Addio. Vado a portare questi due messaggi. Ma se posso, tornerò, non fosse che per un istante, a salutare Chérie. Se non tornassi ˙˙˙ ditele ˙˙˙
commosso.
˙˙˙ ditele che le faccio tanti auguri.
Con improvvisa decisione
Ah! ma tornerò. Farò in modo di tornare.
Le bacia la mano ed esce rapidamente.
LUISA resta sola qualche istante immobile e pensierosa.
Ecco! Se non ero io, non, c'era l'aranciata!
Depone sulla tavola una caraffa d'aranciata.
MIRELLA le va vicino e Luisa la cinge col braccio amorosamente.
Se mandassimo a dire alle ragazze di non venire? Ti dispereresti?
Di non venire?
Signora cognata˙˙˙ signora nipote˙˙˙ ammiratemi!
Fa una riverenza e scende con gesto di danza i tre scalini.
Ma che faccie avete!˙˙˙ Dei bronci lunghi così˙˙˙
a MIRELLA.
Che cosa è stato?
Oh! E' per questa noiosa guerra˙˙˙
Oh˙˙˙ la guerra?˙˙˙
crolla anche lei le spalle.
Temevo peggio! Credevo che tu ne avessi fatta qualcuna delle tue.
Va da LUISA, graziosa e sorridente.
L'abbraccia.
E non pensare a malinconie.
Abbraccia anche lei LUISA.
Gelosa!
Cattiva!
Si volta e getta le brac cia intorno al collo di CHÉRIE.
Io ne ho quattordici˙˙˙
Da chi?
commossa.
Tornerà!
Ma forse non potrà.
Abbassa il capo trastullandosi col ventaglio.
Oh!˙˙˙ Lolò, un giovinotto!
Esce.
Oh, se parte! Chissà quando lo rivedrai.
LINA, la domestica, apre la porta, e sempre coll'espressione di fredda ostilità, introduce due fanciulle vestite di chiaro che Portano dei fiori in mano.
CHÉRIE va al loro incontro.
Tanti auguri!˙˙˙
Saluta CHÉRIE e MIRELLA.
Apre la porta a destra. LINA sempre col viso impassibile, entra a destra e vi accende il lume. S'intravvede una camera
La signorina Valesca.
Entra un'altra giovinetta con una scatola di dolci e dei fiori.
Oh, cara Lucilla!
accettando il dono.
Grazie! come sei buona.
La conduce nella camera a destra. FRITZ e LINA rimangono soli un istante.
Cosa?
Tu stasera andrai a dormire in casa dei Wolkenstein.
Stasera?˙˙˙
Esce. Le fanciulle rientrano cinguettanti e sorridenti.
Perchè non vuole?
La porta s'apre ed entra JEANNETTE, leggiadra e sorridente.
CHÉRIE abbraccia la nuova arrivata, a cui LINA toglie il mantello e lo porta nella camera a destra. Tutte ridono, chiacchierano e mangiano dolci.
Oh! ancora la guerra! Ma che cosa c'entra?
Fa il gesto di baffi rivolti all'insù.
Fa una piroetta e una riverenza.
saluta militarmente.
˙˙˙ e tornerebbero via.
in coro, rivolte alla porta e facendo riverenza a dei nemici immaginari,
« Grüss Gott! »
Facciamo un piccolo giro˙˙˙ uno solo˙˙˙
A LUCILLA.
Tu ci suonerai un valzer. Il mio valzer˙˙˙
lo no! Mi vergogno.
Si ode un valzer suonato nella stanza vicina.
Le porta una chitarra. CHÉRIE siede, mentre le altre due stanno in piedi accanto a lei.
Recitato.
« C'era una volta una regina bella
« In un castello nero,
« Sempre rinchiusa, ahimè! per- destin fiero.»
La porta s'apre ed appare FLORIAN AUDET. Egli si ferma sulla -soglia ad ascoltare.
« Ma venne un cavalier dall'armi d'oro,
« E sul veron la vide,
« E le disse: « Fuggiam, vieni, t'adoro. »
« Ed è profondo il fosso,
« Crudel la scolta e non s'addorme mai˙˙˙ »
Gaia.
« Rapì egli all'inferno un gran tizzone,
« Ed abbruciò il castello!.
« E la dama strappò dalla prigione. »
Oh!˙˙˙ brava! brava˙˙˙
&nbp; « Voi˙˙˙ siete il cavalier leggiadro e forte,
« Io son la prigioniera.
E vi voglio adorar fino alla morte.»
Le due fanciulle l'applaudono, salutano FLORIAN AUDET, poi corrono via a sinistra a raggiungere le altre. Si ode ancora il valzer suonato nella stanza vicina.
Grazie.
Ho tante cose da dirti!˙˙˙
correggendosi.
˙˙˙ dimenticavo!
si copre la bocca colla mano.
La musica cessa nella stanza accanto.
con un grande inchino.
sei il signor tenente marchese Florian Audet.
Non mi resta che obbedire.
Lunga pausa. Si guardano e non sanno che cosa dire.
Fa caldo ˙˙˙ signorina!
Desidera ˙˙˙ signore?
Ridono.
Cosa sono tutte le cose che avete a dirmi?
Non posso˙˙˙ signorina! Con questo nuovo regolamento, mi pare di essere paralizzato.
volge civettuola la nuca.
Vedete?˙˙˙ Ti piaccio cosi?
Un silenzio. Guandandolo.
Io non so più come parlare˙˙˙
CHÉRIE lascia cadere il fazzoletto. FLORIAN lo raccoglie.
glielo avvicina al naso.
E' profumato! Posso profumarmi se voglio, da oggi in poi. Luisa mi ha dato una bottiglietta˙˙˙ grande così˙˙˙ si chiama white rose. Dice che sono anch'io una « white rose ». Ma voi non capite l'inglese.
prendendolo la mano.
rosellina bianca!
Com'è dolce! Vi piace?
Glielo fa sentire.
Ad ogni parola FLORIAN scuote il capo.
Oh, aspetta!˙˙˙ L'Origant di Coty˙˙˙
Una pausa.
La benzina.
pausa.
Sentivate di benzina in modo straordinario.
Da allora in poi˙˙˙ la benzina˙˙˙
Con molto sentimento, prendendole la mano.
˙˙˙ e sempre stato il mio profumo prediletto.
Un silenzio.
Che belle cose voi dite! Sembrano prese da un libro.
No ˙˙˙ le ho inventate io˙˙˙ signorina!
Pausa.
Anche a me.
Una pausa.
E adesso˙˙˙ devo andar via.
MIRELLA e le altre giovinette entrano allegre.
leggendo.
« Fiore di rosa,
« So che m'amate e fate la sdegnosa. »
Corre a portare due sorprese a CHÉRIE.
Tieni Chérie!
Poi torna correndo dalle altre.
Non guardate l'ora.
Tendendogli una sorpresa.
Tirate˙˙˙
Vorrei parlarvi.
Tirano la sorpresa e FLORIAN svolge distrattamente, la carta collo stornello.
« Fiorin di pero,
La vita è un sogno i a morte un mistero. »
In tutta questa scena FLORIAN si sforza a celare sotto un'apparenza quasi gaia la profonda angoscia che è in lui.
Oh! com'è poco interessante. Proviamo quest'altra.
Tirano un'altra sorpresa A CHÉRIE tocca lo stornello. Legge.
« Fior di mimosa
« Quando vorrete sarò vostra sp˙˙˙ »
s'interrompe confusa. Si guardano lungamente silenziosi.
Perchè mi guardate così grave?
Le afferra le mani.
Devo andar via.
FLORIAN sorride amaramente.
E poi oggi è la mia festa˙˙˙ Mandate a dire al colonnello che andrete domani.
Ma Chérie! Non sapete dunque niente, voi? Niente? Non avete letto i giornali? Vostro fratello, prima di partire non vi ha detto nulla?
Ma sì˙˙˙ so che vi sono state delle cattive notizie˙˙˙
Viene MIRELLA e circonda col braccio la cintura di CHÉRIE.
Dammi il tuo stornello.
Glielo prende di mano.
Di ciò che accade intorno a voi -- non sapete niente?
Sì, sì! io so! So che i nemici ci fanno la guerra!
Con una crollatina di ,spalle.
Ma i nemici˙˙˙ la guerra˙˙˙ per noi donne è così lontano tutto ciò!
Lontano! Ma è a quaranta chilometri da qui.
Oh -- come da qui a Verviers.
I nemici -- sono -- a Verviers.
Dio! Dio!
Con un ruggito d'ira.
Che cosa fanno?!
Bravo, Lolò. Va a vedere. Poi domani ce lo dici.
Corre via a raggiungere le altre fanciulle.
Amaramente.
Ah, no. Non domani -- nè per tanti domani ˙˙˙ Ditemi addio -- piccola white rose!
Si ode il valzer suonato pianamente nella stanza vicina.
Gli dà la mano.
Non so dirvi˙˙˙ quanto mi rattrista che partiate.
Con semplicità e mestizia.
Non ho neppur più voglia di ballare.
Chérie! ˙˙˙ Ditemi una parola˙˙˙ datemi un ricordo˙˙˙ qualche cosa da portar via con me.
Con soavità.
« Fior di mimosa,
Quando vorrete -- sarò vostra sposa. »
Glielo porge.
Chérie! Per nessun altro mai sarà questa piccola mano?
Mai
Addio.
Egli sa che questo è forse un addio eterno. Con soffocato impeto di dolore.
Esce.
CHÉRIE va alla finestra e sta immobile guardando giù.
Entra FRITZ e va rapidamente verso di lei.
Signorina --
volgendosi sconvolta.
La prende rudemente pel braccio e l'allontana dalla finestra. Indi si sporge lui a guardar fuori. Con gesto rapido sì toglie un fazzoletto dalla tasca e lo lega all'imposta.
Ma Fritz! che cosa fate?˙˙˙ Salutate quelli che partono?
No. Quelli -- che arrivano.
Esce.
Luisa! Hai visto Fritz? Hai sentito che cosa ha detto?
Non capisco˙˙˙ Mio Dio, mio Dio˙˙˙
Si guardano costernate. Le fanciulle appaiono gaio e ridenti sul pianerottolo, e danzano una quadriglia.
D'improvviso si ode lontano il rombo d'un cannone. Tutte si fermano. Vi è un istante di silenzio.
Che cosa sarà stato?
Tutte ridono.
Tutte le fanciulle si sparpagliano come un volo
Addio! Addio!
Un secondo rombo di cannone le ferma tutte immobili sulla porta.
I nemici?
Escono.
LUISA, CHÉRIE e, MIRELLA rimangono sole.
Non so˙˙˙ mi pare di essere in un sogno˙˙˙
Fiorin di pero
La vita è un sogno, la morte un mistero!
E ˙˙˙ se˙˙˙ se davvero venissero qui?
I nemici˙˙˙ quelli che sono a Verviers.
Oh, se vengono, vorrei che venissero questa sera, mentre siamo vestite così! ˙˙˙
Fa svolazzare la gonna di tulle.
S'ode un nuovo rombo di cannone.
Nasconde il volto sulla spalla di LUISA.
Oh Dio, Dio! -- Florian, dove sarà? Se potessimo richiamarlo.
Corre alla porta.
Fritz! Fritz!
Dopo un istante.
Lina!
Sì? Cosa vuole?
Adesso andrò a vedere.
Oh! Passato il tempo dei divieti.
Esce e chiude la porta.
Una pausa.
Non posso imaginare ˙˙˙
Un altro silenzio.
Già, che cosa verrebbero a fare in questo paesetto? ˙˙˙ Cosa potrebbero volere da noi?
Avete paura davvero?˙˙˙
Ride, nervosa.
S'odo fuori delle voci e un clichettio di sciabole.
Ma sono qui˙˙˙
Stanno tutt'e tre immo bili guardando la porta; questa s'apre sbattuta villananamente dal di fuori.
Entrano il capitano FISCHER, quarantenne, il tenente VON WEDEL, bel giovane di ventisei anni, e tre soldati.
Dunque qui, dove siamo?
Giorgio Brandes, medico e ufficiale di riserva, quattro in famiglia -- 12 stanze. scuderia, due cavalli, una motocicletta, cantina, telefono.
Consultando la carta.
Tre a questo piano, quattro di sopra --
A VON WEDEL gettando uno sguardo sulle tre donne,
Esce seguito dai tre soldati.
Toh! Un banchetto˙˙˙ Si direbbe che ci aspettavate!
Prende un sandwich.
A LUISA.
Vi aspettavate di vederci? O è una bella sorpresa che vi facciamo?
Signore -- spero che avrete la bontà di tornar via. Mio marito noli è qui.
Ah davvero? Sono desolato. Aspetteremo che ritorni.
A Tourgain, per la via di Landor.
Ah, per la via di Landor? -- Solo?
Taci mamma! Non dirlo!
Ma guarda guarda, come siamo furbe e diplomatiche!
Ironico a MIRELLA,
Posso chiedere alla mamma se il papà è fumatore?
Le donne si guardano sbigottite.
Sigari˙˙˙ sigarette, ne avete in casa? Si? Andatele a prendere. Su, donna, movetevi. Ho i polmoni che si struggono dalla voglia di un Nestor.
LUISA fissandolo con oc chi trasognati s' avvia lentamente verso la sca linata -- sale e sparisce.
Pizzica la guancia a CHÉRIE.
Come ti chiami tu?
Le due ragazze indietreggiano terrorizzate.
Carolina?˙˙˙ Eh? Maria?˙˙˙ Teresina?˙˙˙ Eh?
Le prende il mento.
Rispondi.
Chérie
Si china in avanti per baciarla.
No!˙˙˙ No!
Fa per percuoterlo.
Ah, che piccola vipera!˙˙˙ Aspetta un po' -- Vedrai cosa ti faccio!
Brava. E da bere cos'avete? Qui --
additando il tavolo.
˙˙˙ non vedo che sciroppi. Sciampagna ne avete? E cognac? e rhum? e kirsch? Portate qui tutto.
A MIRELLA.
Viperetta, va anche tu -- e porta qui Lutto. Fa presto -- va -- va.
Avviticchiandosi a CHÉRIE.
Hai paura che te l'ammazzi, tua sorella?
Ah -- è tua zia? Anch'io ho una zia. Ma
Va a prendere da mangiare˙˙˙ corri o ti strozzo˙˙˙
MIRELLA fugge.
Le prende il braccio.
Anche voi˙˙˙ avrete delle donne a casa vostra˙˙˙
LUISA Si volge per partire.
E se pensate di scappare˙˙˙ se fra tre minuti non è tutto qui in tavola, io mi mangio
Afferra il braccio di CHÉRIE e se lo porta, alla bocca.
LUISA esce barcollando.
a CHÉRIE
Che parentela hai con quella Niobe piangente?
E' mia cognata.
Pizzicandole il mento.
E io sarò tuo cognato, va bene?
Rientra il Capitano FISCHER. Si ferma sulla porta a dare degli ordini ai tre soldati che lo seguono.
I soldati salutano e fanno per partire.
Oh! E lasciate stare le donne di malaffare,
Pausa.
Donne non ne mancano.
I soldati salutano ed escono.
Tutto fatto. E qui si mangia?
Sì. mio capitano.
Smetti pure il capitano. Qui torniamo cugini, Hans. Eh, che porcheria d'un paese. Quell'animale d'un parroco!˙˙˙ Guardate quì cos'ho sugli stivali.
Sporge un piede.
Fango e sangue! Bah!˙˙˙ E ho qualche cosa al braccio˙˙˙
Si toglie la giubba.
Guardando CHÉRIE.
Cosa fa quella ballerina? Venga qui.
Le fa cenno di avvicinarsi.
Si è tolto la giubba, e la manica della camicia appare macchiata di sangue.
E' mia cognata.
La caccia innanzi verso FISCHER.
Tua cognata? Brutto animale! Te la sei già accaparrata? Tu mi porti sempre via di sotto al naso ciò che c'è di meglio. Maledetti tuoi ventisei anni.
Eh! guarda com'è carina la viperetta qui.
Vede LUISA che, entra recando altre bottiglie e bicchieri.
Oh! Ecco piuttosto˙˙˙
CHÉRIE tenta fuggire ma egli la prende per un braccio e la trattiene.
Bella signora -- come vedete sono malconcio.
Additandole il braccio ferito.
Portatemi dell'acqua calda e fatemi da suora.
Di sopra c'è acqua calda.
Ah, ma io la voglio qui.
La Niobe si preoccupa dei suoi tappeti, eh?
Sputa sul tappeto.
Lurido paese.
LUISA esce barcollando.
Beve.
CHÉRIE e MIRELLA restano immobili guardandosi in faccia. Stanno vicine l'una all'altra, terrorizzate e incerte.
Servite il capitano.
Le due ragazze prendono piatti e bicchieri e li porgono al Capitano FISCHER che è sdraiato sul divano.
A MIRELLA.
Dite a quella donna che faccia presto coll'acqua calda.
Volgendosi a CHÉRIE
Vieni anche tu con me.
Ah già! Così scappate tutt'e due! No! Una deve sempre star qui.
E noi la strozzeremo se le altre non tornano!
A CHÉRIE
Va a chiamar la mamma.
No!
Va, ti dico.
Mentre CHÉRIE le passa accanto.
E chiama Fritz!
Ci ha tradite.
Esce.
Si sdraia in poltrona.
ho fame. Puoi servire anche me.
Voi? Cosa siete voi? Tenente? lo no. lo non servo che i capitani.
Versa un altro bicchierino di cognac a FISCHER.
Toh, Hans! Prendi e metti ciò alla bottoniera.
Beve.
Impertinente rospicciattolo!
Si alza e va al tavolo.
Chissà che odio hai in cuore contro di noi! Di' la verità.
Fa una piroetta e getta un bacio a FISCHER.
« Grüss Gott!»
Quanti anni hai?
E tu?
I due ufficiali ridono.
Ma anzi˙˙˙ non ho mai visto˙˙˙
Tira un fiato come un singulto.
˙˙˙ nessuno di più bello˙˙˙ Vi aspettavo alla finestra˙˙˙ Non avete visto?
A FISCHER sedendogli accanto sul bracciolo del divano.
Ti fa sempre male il braccio?
Scopre la ferita.
Oh!
Che bel tipo!
Entra LUISA portando una catinella d'acqua, e serviette e bende.
Essa depone in terra la catinella accanto al divano.
FISCHER
con ammirazione guardando LUISA.
Ah! ecco la mia suora di carità!˙˙˙ Grazie,
LUISA esce a sinistra e ritorna quasi subito con una fialetta in mano.
Cos'è? « Sublimato »˙˙˙ Ecco˙˙˙ una tabletta nell'acqua. Così.
Le rende la fialetta che essa depone sopra una mensola dietro al divano.
Grazie, bella Samaritana. Volete aiutarmi?˙˙˙ Volete fasciare la ferita al nemico? Al nemico˙˙˙ ammiratore?
LUISA s'inginocchia accanto a lui e gli fascia la ferita.
Dov'è rimasta la colombella?
No! Non voglio!
Va alla porta.
Vengo anch'io. Non voglio che tu le faccia male.
Vieni pure, scorpioncino.
VON WEDEL esce con MIRELLA.
Si slancia per seguirli.
Restate qui. Von Wedel non le farà nulla.
Mostrandole il braccio.
Guardate piuttosto che ferita profonda!˙˙˙ E voi˙˙˙ me ne fate un'altra, guardandomi con quegli occhi così dolci e paurosi.
Avete paura di me?
Pausa.
Sì.
Accarezzandole il viso.
Assai più teneri˙˙˙
Per pietà!˙˙˙ per pietà!
La porta si apre ed entrano il Capitano GLOTZ e il tenente FELDMANN.
Ma guarda un po' che dolce quadro d'intimità!˙˙˙ Ti disturbiamo?
No -- noi venite. Ho trovato una Samaritana che m'ha fasciato la ferita. Avete messaggi?
Spingono la tavola verso il centro.
Entra VON WEDEL conducendo pel braccio CHÉRIE, che ha uno scialletto sulle spalle, seguita da MIRELLA che piange.
Toglie lo scialletto a CHÉRIE e fa per legarle, le braccia dietro alle spalle.
Non voglio.
Con impeto d'infantile ira alza la mano per schiaffeggiare VON WEDEL
Ah! E a questo scorpioncino schiacceremo la testa.
Via, lasciale stare, Hans.
I piagnistei mi guastano l'appetito.
Sogguardando le due fanciulle.
Cosa sono? Paiono ballerine.
Brave!˙˙˙ Brave! Se è così, ballate per divertirci.
Sorridete un poco, suora di carità! Bevete un sorso di champagne con me.
Le porge il suo bicchiere
Anch'egli siede accanto a LUISA sul divano e le prende le mani.
Per pietà!˙˙˙ La casa è vostra˙˙˙ ma lasciateci andar via˙˙˙ ve ne imploro.
Ma si. Mandatele via tutte quante! Mi guastano l'appetito.
Mette lo scialletto intorno a CHÉRIE stringendo ne le braccia dietro le spalle.
A MIRELLA.
Rospo˙˙˙ tu puoi andare a letto.
A FISCHER.
Vero, capitano, che mi fai star qui?˙˙˙
Vedendo sua madre che piange seduta tra FISCHER e FELDMANN sul divano.
Perchè fai spavento a mia mamma? Lasciala andare, e parla con me. lo non ho paura˙˙˙
Mirella, Mirella, va via!
Chi fa musica di voialtre?
Ride forte. A CHÉRIE.
Oppure sei tu, colombella?
L'attira a sè.
Lasciatemi.
Ah!
Con uno strillo terribile.
Mamma, mamma! Ho paura! Mandali via. Mandali via! Ho paura!
Questa qui mi dà fastidio davvero. Mi rovina la digestione.
A FELDMANN.
Portala via e chiudila in soffitta.
Abbranca MIRELLA.
No! no˙˙˙ Dio!
Cade in ginocchi davanti a FISCHER.
Non permettete!
Non permetto.
Ridendo.
˙˙˙ eccetto sorci e rospi e ragni come lei.
Chiudetela davvero in cantina. Sarà meglio. E voi˙˙˙
Con un'occhiata severa.
˙˙˙tornate quì subito. Capite? Subito.
Saluta, e parta fuori MIRELLA
Non piangete, signora. Ringraziatemi piuttosto.
Additando WON WEDEL e GLOTZ che bevono il cognac.
Non capite che per la vostra bambina è meglio così?
Ride sguaiatamente.
La mia cognatina in nessun modo va. Che ne dici, Glotz?
Ho fame io.
Si indovina nel contegno burbero di GLOTZ un celato desiderio di venire in aiuto delle donne e salvarle per quanto è possibile dalla brutalità degli altri tre.
Da tanto tempo digiuno!
Avvicina il suo viso al viso di CHÉRIE.
Non chiudere gli occhi. Guardami bene in faccia. Son brutto? No, eh? Adesso bevi questo cognac.
Le mette il bicchiere alle labbra.
Eins -- zwei -- drei -- bevilo!
CHÉRIE distoglie il volto.
Ma non vi disperate così. Alla vostra bambina non accadrà nulla. Andiamo pure a vedere˙˙˙
Si alza.
Ma è un buon uomo, Feldmann. Tutt'al più le avrà dato qualche scoppola per farla star zitta. Andiamo, andiamo˙˙˙ non piangete˙˙˙
Escono.
Cosa tormenti le donne, tu? Non sarebbe meglio mandarla a farei del caffè?
Quell'uomo è brutale. E' tutto stomaco. Io no. Sono tutta poesia.
Beve il cognac e abbraccia CHÉRIE.
Non gli credete. E' più brutale lui di me.
Accende una sigaretta.
La disturba il fumo, signorina?
Si sporge avanti e le caccia una boccata di fumo sulle labbra.
Bella mia se non bevi˙˙˙ guarda che ti dò da bere, io -- allo stesso modo˙˙˙ come t'ho (lato il fumo. Capisci?˙˙˙ O non capisci?
Le porge un calice di champagne e la forza a bere.
Mio Dio! Mio Dio! Non c'è nulla, nulla ch'io possa dirvi perchè abbiate pietà?
Toglie lo scialletto coi quale la teneva prigioniera.
Orrore!˙˙˙ Orrore!˙˙˙
Ma che? Che cosa è un orrore? Glotz, qui, è un bel giovane˙˙˙ E anch'io˙˙˙ Via, non mi pare di essere ripugnante.
Non piangerò più. Non piangerò più.
Ripresa dal terrore.
Ma non farete nulla alla piccina!
Con un gran sospiro.
Ha moglie˙˙˙ e figli?˙˙˙
CHÉRIE sorride.
E cinque figli.
Oh Dio! Che bella cosa˙˙˙ Mi piace pensare che ha cinque figli˙˙˙ Non so perchè, ma mi sento un po' più rassicurata˙˙˙
Con ingenuità soave a VON WEDEL.
Voi non li avete˙˙˙ cinque figli?
No. Noi no. Ma li potremmo avere.
Mi pare di avere un po' meno paura di voi˙˙˙
I bambini! Ma sono una passione per noi. Non pensiamo ad altro˙˙˙
Le bacia la nuca.
Non fate così!
Feroce.
Avanti!
La forza a bere.
Ma pensate un po'!˙˙˙ Se io mi, ubbriacassi˙˙˙
Ride.
Non importa.. lo tengo la chitarra e tu la suoni.
L'attira a sè.
Non far l'imbecille.
Tu accoppati˙˙˙
Metto un braccio intorno a CHÉRIE.
Vuoi litigare?
Mette l'altro braccio in torno a VON WEDEL.
Dà un calice a GLOTZ, uno a CHÉRIE, e ne prende uno per sè.
« Cram pim -- pam pampuli! Crampampulil »
« Immer fidel und sans-souci -- trink'ich mein Glass crampampuli. »
La porta s'apre˙˙˙ MIRELLA pallida stravolta colla vesto lacera appare sulla soglia. Si arresta un i stante immobile con gli occhi sbarrati guardando CHÉRIE tra i due uomini ubbriachi.
Mirella˙˙˙ Mirella˙˙˙
corre da lei.
Ridi˙˙˙ devi ridere! Hanno detto che se ridiamo non ci fanno niente˙˙˙
Dio!˙˙˙ Dio!˙˙˙
Oh! ecco il rospo!˙˙˙ Sei stata in cantina, rospo?
ride sguaiato.
La mamma˙˙˙ l'hanno presa di forza e chiusa in camera˙˙˙
Corri fuori˙˙˙ corri˙˙˙ cerca aiuto˙˙˙
Perchè, perchè mi mandano via? Cosa vogliono farti?
Non lo so, non lo so˙˙˙
« Immer fidèl und sans-souci -- trink'ich mein Glass crampampuli »˙˙˙
Poi, appena VON WEDEL si rivolge a parlare con GLOTZ.
Se potessimo pensare a qualche cosa!˙˙˙ per farli andar via!
Vedendo FISCHER che entra.
Senti, ho un'idea --
Susurrano insieme.
Oh, capitano! E dove siete stato?
Hai consolate la piangente Niobe?
Bah! lurido mondo.
Eh va! ho pranzato e cenato. Vado a dormire.
Si toglie di tasca una carta topografica e la spiega davanti a FISCHER. I tre uomini si consultano, parlando a bassa voce tra loro.
Io lo farò.
Va in punta. de' piedi alla tavola e, cauta, mentre gli uomini non l'osservano, prende la bottiglia di cognac.
Non farlo! Non farlo! Ti vedranno.
Rimette sul tavolo la bottiglia di cognac.
Ma potremmo dire che˙˙˙ l'abbiamo fatto! Così si spaventerebbero e andrebbero via.
Preferiresti -- che ci uccidessero subito? Ma cosa dici! Perchè?
Basta di susurri˙˙˙
Alzando tra le braccia CHÉRIE e facendola sedere sul tavolo. A FISCHER.
Guarda cugino! Una coIombella briaca˙˙˙
CHÉRIE ride debole e insensata, tenendo chiusa nella mano la fialetta di sublimato.
Esce.
A GLOTZ, additando CHÉRIE.
Guarda un po', Glotz, come è bella quando ride!
CHÉRIE ride guardando MIRELLA che si mette a ridere nervosamente anche lei.
E perchè ridete così?
Penso˙˙˙ che se sapeste ciò che so io -- non sareste qui!
ride come presa dall'isterismo.
ride.
Vuol dire che ha bevuto troppo.
Addita la caraffa del rhum che i due hanno quasi vuotata.
Eh?
ride.
˙˙˙ avete bevuto!
Già˙˙˙ già˙˙˙ ormai avete bevuto˙˙˙
Le afferra il braccio.
Che cosa tiene in mano? Guarda un po'˙˙˙
Cela ostentatamente dietro alla schiena la fialetta del sublimato.
forzandola ad aprire la mano.
Cosa diavolo?
Le toglie di mano la fia letta e legge esterrefatto.
« Sublimato corrosivo! » Sublimato!˙˙˙
Ah! strega! ˙˙˙ canaglia!˙˙˙
Ma no! no ˙˙˙ non ho fatto niente --
Lascia stare, va! Ce ne saremmo accorti.
CHÉRIE balza dalla tavola e fugge verso la porta a destra. GLOTZ l'afferra e la ferma.
Ma abbiamo fatto per ridere˙˙˙
Afferra CHÉRIE che indietreggia contro la porta drappeggiata.
Lasciatela! lasciatela!
Bene! Tutto quel che ci vuole!˙˙˙ Glotz! legala al letto!
Afferrando MIRELLA.
Quanto a te, scorpione, t'insegnerò io a mentire.
Ah, mi uccidi?
Con una sciarpa rimasta su di una sedia, la lega rapidamente alla ringhiera. MIRELLA piange.
Perdonatemi -- perdonatemi! lasciatemi andare! Ho detto per farvi paura. Ho detto per ridere˙˙˙ non abbiamo fatto niente, niente!
Lo so, lo so. Non urlare. Tanto andava lo stesso a finire così.
Guardando VON WEDEL
E' un bruto quello lì.
Salvatemi˙˙˙ salvatemi! Oh mio Dio, cosa mi farà?
Di fuori si o.dono voci di soldati ubbriachi che cantano « Deutschland über Alles ».
Ecco -- e tu starai qui -- starai qui -- a vedere!
Va verso CHÉRIE e fa per trascinarla verbo la camera.
A GLOTZ
Prendila per i piedi˙˙˙
Apre la, porta ed esce. Sulla soglia incontra FRITZ che entra.
Ah, Fritz!˙˙˙
Oh! guarda, guarda! La santarellina che da un anno fa la superba con me!˙˙˙
L'afferra, e con VON WEDEL la trascina nella camera vicina.
La porta resta aperta.
Ah! no! -- no! -- no˙˙˙
I suoi occhi si dilatano per l'orrore di ciò che vede. Si dibatte, si contorce, strilla˙˙˙ e traverso i suoi urli di creatura torturata si indovina l'atroce misfatto che si compie davanti a lei.
Nella strada passa una banda militare; le fiamme d'una casa incendiata illuminano la scena.
CALA IL SIPARIO.
Un paesaggio di campagna inglese.
Un terrazzo coli sfondo di giardino in casa dei Reverendo FRANK, pastore Anglicano.
La Signora FRANK seduta in una poltrona dì vimini lavora ad una sciarpa di lana grigia.
DELIO ALLEN, nell'uniforme khaki d'ufficiale degli HighIanders Scozzesi, a cavalcioni su una seggiolla regge una matassa di lana grigia che MARY svolge e raggomitola.
ANNA in veste da tennis siede su uno sgabello facendo saltellare sulla racchetta delle palle da tennis.
Le due fanciulle sono giovanissime, gaie e graziose.
Trovo che Delio è veramente più decorativo che utile.
Fate dei discorsi molto stolti. E alla vigilia della partenza di Delio per il fronte non dovreste rammentare dì lui che le sue molte virtù.
Toglie la matassa a DELIO, la inette sulle palliere di due sedie e vi gira intorno dipanando la lana.
Alla Signora, FRANK.
Cura zia, se le tue figlie non fossero tue figlie direi che sono due tigri ircane. Domani parto per le trincee -- ed esse oggi dichiarano di preferire alle mie volonterose braccia due vili insensibili sedie.
Si vede giungere in fondo al giardino la figura mite e dignitosa del reverendo WALTER FRANK pastore Anglicano.
Ah, ecco Papà!
Gli corre incontro; anche ANNA va incontro al padre
LA SIGNORA FRANK
al marito.
Hai già finito i tuoi appunti per la predica di domani?
Sì, sì, li ha finiti!
Questa che fai tu, è pronta?
facendone un piccolo rotolo legato.
ANNA corre a portare la sciarpa in fondo, al terrazzo.
Che cosa ti ha detto il missionario?
Con rammarico.
E poi non ne abbiamo accolti che tre.
Oh, Mary non fa che correre in su e in giù con tazze di thé, tuorli d'uova sbattute e fiori.
Si alza.
Adesso vado a terminare i miei appunti per la predica di domani. Ho scelto per testo: « Nutrite le mie agnelle. »
Il Reverendo sorride e rientra in casa.
Vuoi lasciarmi prestar qualche veste a quelle poverette? C'è la mia « princesse » lilla che per la piccina andrebbe benissimo˙˙˙
Già. lo ne so qualche cosa.
Dipana la matassa.
Finisce la matassa.
Ma insomma -- occorre proprio essere storpi o monchi per farsi voler bene da voi?
A proposito di sofferenze -- ecco il dottore!
Va incontro al Dottor
BELL che entra.
Le ragazze lo salutano amicamente.
Ah, Delio!, e quando si va al fronte?
Gli stringe forte la mano.
Che ferocia!
Siede.
E come stanno le nostre rifugiate?
guardando l'orologio.
Devo dirvi addio, cuginette. Vado a salutare la nonna, e tornerò qui stasera.
Corre con ANNA in fondo al giardino.
Sta attento con quella motocicletta! Non andare all'impazzata.
Cara zia Clara! Quanto sei buona! lo credo che se tu venissi con me nelle trincee, diresti ai nemici : « Un momento!˙˙˙ Prego! Qui c'è mio nipote Dello. Voltate i fucili dall'altra parte. »
Con gravità.
E lo dirò -- ogni mattina e sera -- a Chi sai tu.
Grazie.
Esce.
Il DOTTORE e la Signora FRANK rimangono soli.
sospira
Non so dirvi a qual punto esse mi turbano
Pausa.
Quando vedo Mary e Anna andar da loro˙˙˙ abbracciarle˙˙˙ mi viene freddo˙˙˙ come se le mie figlie entrassero in un mondo buio, sconosciuto˙˙˙ Non so come spiegarmi.
Una pausa.
Come è amaro per me mettere a contatto di tali sinistri misteri le candide anime delle mie bimbe!
Clara --
Posandole, una mano sulla spalla.
è questo un sacrificio elle diamo in olocausto alla guerra. Tutti dobbiamo dare ciò che abbiamo di più caro. Altri genitori danno i loro figli˙˙˙ E questi a loro volta danno il sangue loro, senza rimpianto. Noi -- noi diamo ciò che di più prezioso abbiamo -- non il tetto e il pane soltanto -- ma, se ci vìene richiesta, anche la celestiale innocenza delle nostre figlie. Esse per poter compatire le miserie umane devono conoscerle.
La, vera carità non dev'essere e cieca. L'incoscienza deve morire perchè possa nascere la pietà.
Restano immobili guardando
Ecco il buon dottore. Gli dirai almeno buongiorno.
MIRELLA guarda fisso innanzi a se senza rispondere. Pare che non oda nulla.
Ah! e come stiamo oggi?
a LUISA.
Ancora vertigini e deliquio?
Sì.
Eli! il patema d'animo.
a LUISA
Non avete nessuna notizia di vostro marito?
Ah -- no! no!
E la mia Piccola amica qui, guardi com'è Pallida, dottore!
E che cosa si sente?
Niente.
Ma perchè non dici quello che hai detto stamattina a me?
In un gran silenzio MARY dichiara.
Tutt'a un tratto stamattina è diventata pallida pallida, e ha dato un grido. Dice che le è parso di sentire sotto al cuore come un batter d'ali -- così˙˙˙ brrr!
Per illustrare ciò che dice, MARY tende le mani in aria e le fa oscillare imitando un tremolìo d'ali.
Vi è un istante di silenzio costernato. Tutti guardano CHÉRIE. Anche LUISA si volge a guardarla, con viso di sbigottimento e terrore.
Niente, niente. Sarà un fenomeno d'anemia.
Se crede possiamo entrare. -- Sarà bene ch'io la visiti˙˙˙
Oh no! no! Adesso a momenti passano soldati. E poi c'è la trasformazione!
Guardando le due ragazze con un sorrisetto birichino.
La trasformazione come nella Cenerentola.
Sicuro! Noi vi facciamo `da madrine˙˙˙ Andiamo! E' già tutto combinato!
Prende pel braccio CHÉRIE e MIRELLA.
Andiamo a farvi belle! Il dottore per oggi scriverà una ricetta di fantasia!
Vorrei tanto sentire la tua voce! Dimmi una parola -- una sola. Dimmi almeno che mi capisci.
MIRELLA nè la guarda nè risponde.
Vorrei vederti sorridere˙˙˙
Non può, non può sorridere -- povera Mirella!
Le quattro ragazzo entrano in casa.
Dove vanno?
Si copre il volto.
Le, dà la poltrona di vimini.
Il Dottore e il Reverendo FRANK parlano sottovoce nel fondo del terrazzo.
Quanto siete triste, povera donna! Vorrei potervi confortare.
Mi occorre˙˙˙ l'aiuto del medico.
Additando il Dottor BELL
E' un angelo d'uomo e uno scienziato valente.
al Dottore.
Dottore˙˙˙ venite qui. Abbiamo bisogno di voi.
Oh!˙˙˙
gli stende la mano.
Voi siete il medico dell'anima˙˙˙ ed è tanto malata l'anima mia!
Sono onorato della vostra confidenza, Signora.
Le siede accanto.
Dottore!˙˙˙
Poi rivolgendosi alla Signora FRANK.
Signora!˙˙˙ Oh Dio, non so come dirlo!˙˙˙ Mi accade la più orribile delle sciagure --
L'onta che ho subíto -- si perpetua in me!
Vi è un istante di silenzio costernato.
Oh! povera donna.
Ne siete sicura?
Sicura˙˙˙ sicura! ˙˙˙ Oh in quale strazio vivo da questi quattro mesi, dapprima sotto l'incubo spaventoso dei dubbio -- ed ora sotto l'orrore della certezza! Giorno e notte ho sperato˙˙˙ ho sperato che non sarebbe
balza in piedi.
L'onta s'è fatta eterna! la vioIenza s'è fatta umana! il delitto è vivo -- e palpita in me!
Una lunga pausa.
Coraggio, figlia mia.
al Dottor BELL
Dottore, dottore! Se muoio non me n'importa. Ma il delitto non deve vivere. Ciò che fu concepito nell'odio e nell'orrore non deve, non deve vedere la luce.
Signora! che cosa mi domandate?
Povera donna. Voi siete vittima di un atroce delitto, è vero. Tutta la nostra pietà vi è dovuta -- e l'avrete. Rimarrete in questa casa come una nostra figlia, diletta e sacra. Avrete da noi tutte le cure, tutte le tenerezze. E nell'ora del vostro supremo martirio voi non sarete abbandonata.
Cosa dite -- cosa dite --
Dico che perchè voi avete sofferto della nequizia umana non avete il diritto nè di proporvi ne di spingere altri a commettere un atto delittuoso.
Alla Signora FRANK.
Signora! voi che siete donna -- dovete capire --
capire che cosa è stata quella notte˙˙˙ colla porta aperta˙˙˙ i soldati ubbriachi nella casa! Ah, io vorrei nascondere la faccia sotto la terra quando ci penso.
Con violenza folle.
Ma io mi strapperò gli occhi prima di vederlo, mi lacererò il petto prima di nutrirlo˙˙˙ e con queste mani -- se nasce -- lo strangolerò!
Un silenzio.
Ma io lo sento˙˙˙ sento che divento pazza sotto quest'incubo, pazza di terrore e d'odio: Cerco di sfuggire a me stessa, di sottrarmi alla velenosa cosa che è in me, che ogni giorno prende maggiore forza, ogni giorno diviene più vitale, ogni giorno m'invade di più. Dottore, dottore! è un cancro -- un cancro vivente che è in me! -- Toglietemelo, liberatemene, o mi darò la morte.
S'accascia col viso in grembo alla Signora FRANK, che le pone in atto d'infinità pietà la mano sul capo.
Voi sarete sdegnato contro di me, caro amico; sarete forse più che sdegnato˙˙˙ troverete forse nella vostra coscienza la necessità di denunciarmi. Ma io intendo liberare questa donna.
Se questa creatura vive sarà un deficiente o un delinquente, concepito nell' odio, nella brutalità, nell'alcoolismo. E la madre andrà al cimitero o al manicomio. -- Ditemi ciò che volete, io la libererò.
E farete bene, sant'uomo che siete!
Ah, dottore, dottore!
Prendo su di me qualsiasi responsabilità.
Ed io farò il mio.
Che sarà -- di pregare per loro!
Oh, Signora!
MARY e ANNA entrano correndo.
Guardate!˙˙˙ Guardate Chérie e Mirella!
Queste entrano timidamente, vestite d'abiti chiari e diafani.
MIRELLA cammina come in sogno. CHÉRIE sorride, trasfigurata e gaia.
Vedete Cenerentolina trasformata? Aspetta,
Rientra in casa correndo.
Mi pare˙˙˙ non so˙˙˙ questa veste˙˙˙ questa gente così buona˙˙˙ Mi pare dì svegliarmi da un sogno' spaventoso. Dimmi, Luisa, tutto ciò che è accaduto a casa nostra, l'abbiamo sognato˙˙˙ l'abbiamo sognato -- non è vero?
Sì, sì, abbiamo sognato. Tra poco non resterà più nulla, più nulla di quel sogno Spaventoso.
Chérie! Non è stato vero! Nulla rimarrà, nulla! Saremo quelle di prima˙˙˙
Guardala!
CHÉRIE Si volge e guarda
MIRELLA nella sua veste bianca, circondata di fiori, si guarda nello specchio e -- lentamente, meravigliosamente -- schiude le labbra al sorriso.
Ah Luisa, guardai Mirella sorride!
Corre a MIRELLA e la prende tra le braccia.
Ha sorriso! Mirella ha sorriso˙˙˙ Avete visto?
Ah! che giornata meravigliosa è questa, che ha reso il Sorriso alla mia bambina e la
Si rivolge timida nella sua gioia anche verso il Reverendo FRANK, ma questi gravemente sì scosta da lei e con viso severo e addolorato entra in casa.
Una sola cosa mi affanna. Se˙˙˙ egli non perdonasse!
Ha già perdonato. -- E' un'anima angelica.
Entra in casa. Il DOTTORE e LUISA la seguono. Le quattro fanciulle restano sole. S'ode di fuori, ancora Iontano, il canto dei soldati inglesi.
« It's a long long way to Tipperary, It's a long way to go˙˙˙ »
Il canto continua.
Che cosa sono quei canti?
E nel Belgio!
MARY e CHÉRIE corrono in fondo al terrazzo e sventolano i fazzoletti.
Vieni Mirella! Vieni anche tu.
MIRELLA si lascia condurre in fondo al terrazrazzo -- indi sta immobile come una statuetta guardando giù.
MARY, ANNA e CHÉRIE lanciano fìori, pacchi di si, garette, cioccolatte e arance ai soldati che passano sotto al terrazzo, invisibili, ma dei quali s'ode il passo e il canto.
« Farewell, Leicester Square
« But my heart's right there. »
Guarda quel biondino!˙˙˙
Lancia giù una scatola di sigarette.
Addio! addio! felice ritorno!˙˙˙
Buona fortuna!˙˙˙
Si ode il «Piffero» trionfale degli Highlanders Scozzesi.
« Siamo forse scoraggiati? »
« No! »
Il canto riprende e s'allontana.
M'hai chiamato?
CHÉRIE va a prendere la fanciulla e la conduce da LUISA.
Esci? Dove vai?
Inginocchiata davanti a MIRELLA.
Oh Mirella, Mirella! Vado via. Di: «addio, mamma! » Di: « addio, mamma! »
Piange nascondendo il viso nella veste della fanciulla. MIRELLA immobile la guarda senza espressione.
Quale miracolo ci vuole per richiamare la tua piccola anima quaggiù? E' volata via -- dì? E' volata via -- come una rondinella, spaventata dalle infamie degli uomini? Non tornerà più?˙˙˙ non tornerà più?
La bacia, appassionatamente con tristezza.
A CHÉRIE.
Riconducila via! E poi -- tornai
CHÉRIE obbedisce. Indi
Luisa! Parlami.
Di che cosa?
Di˙˙˙ quella sera˙˙˙
Conio forsennata, rivivendo la terribile ora.
Poi˙˙˙ poi hanno legato anche me!
piangendo.
Oh Dio, Dio, Dio!˙˙˙ e c'era Fritz! Fritz -- che rideva!˙˙˙ O me lo sono sognato? Vedi˙˙˙
˙˙˙ io non riesco˙˙˙ non riesco˙˙˙ a dividere il sogno dalla realtà. Ho come un velo qui˙˙˙
con gesto agitato e ripetuto come per togliersi qualche cosa dalla fronte.
una specie di ragnatela˙˙˙ che non posso strappare.
Mi pare allora d'essere passata di deliquio in deliquio˙˙˙ e c'era chi strillava˙˙˙ strillava˙˙˙ Ero io?
Aggrappandosi a LUISA.
Credi che ero io?
Ah!
E poi, più niente!
Un silenzio.
Non mi ricordo più niente. Mi sono svegliata su quel battello, in alto mare, fra tanta gente˙˙˙ E tu, e Mirella mi stavate accanto e mi guardavate con occhi di desolazione.
Sei certa d'essere come prima?
CHÉRIE la guarda sbigottita senza comprendere
Sei certa?
Un silenzio.
Sì˙˙˙ credo. Non so˙˙˙ Il dottore mi dice˙˙˙ che sono anemica -- che sono scossa˙˙˙ ma che presto tornerò sana e allegra. Dice che scorderò tutto˙˙˙
Io˙˙˙ io -- non sono come prima.
Perchè? Come? Cos'hai?
Mentre essa parla CHÉRIE è stata presa da un tremito convulso. Ora con un grido balza in piedi e si pone una mano sul fianco.
Cogli occhi allucinati, e statici, guarda in faccia a LUISA.
Che cos'ho?˙˙˙
In un susurro.
Che cos'ho?! ˙˙˙
Che cosa sento?˙˙˙ Luisa!˙˙˙ Luisa!˙˙˙ Che cosa -- vive -- in me?!
Un lungo silenzio.
Ah! anche su te, anche su te è caduta la mala sorte.
Stringendola tra le braccia.
Chérie -- tu sarai madre!
Rimane immobile, estatica, come davanti ad una visione che l'abbaglia.
Abbassando la voce.
Il figlio della tua vergogna non vedrà mai la luce.
Non vedrà mai˙˙˙ la luce˙˙˙
Questo ˙˙˙ mio˙˙˙ bambino! Questo mio bambino ˙˙˙ Luisa! Ciò che ho sentito fremere˙˙˙ in me˙˙˙ è -- il mio bambino?
Pronuncia queste tre parole con una soavità indescrivibile, lo sguardo estatico, le mani incrociate sul petto.
Ma non ricordi -- non ricordi ciò che è accaduto in quella notte della tua festa˙˙˙
Non ricordo˙˙˙ Sono svenuta˙˙˙ non ricordo più.
additando il DOTTORE che esce dalla casa seguito dal Reverendo FRANK.
che -- egli ti aiuterà. Egli ti salverà da quest'onta. Tu non sarai la tragica madre di una creatura ancor più tragica. Questa malefica fiammella di vita -- egli la spegnerà.
No!
Un grande silenzio.
No?! Che cosa dici?
Il Reverendo muove verso di lei, grave e solenne, e le si ferma al fianco.
Indietreggiando, grandiosa.
Ma so che qualche cosa di sacro è in me!
Ma non è mio figlio? Non hai detto ch'era mio figlio?
Guardando da LUISA al
Cosa volete fare? Volete portarmelo via? Non voglio -- non voglio.
Ah, veramente è sacro ciò che s'è svegliato in quest'anima -- il sacrosanto istinto della maternità!
Al DOTTORE.
I vili le hanno violato il corpo. E voi, volete dunque violarle l'anima?
Un istante di silenzio.
Non lo ricordo.
Cogli occhi chiusi.
Non ricordo˙˙˙ non ricordo.
Non sento nè vergogna, nè dolore, nè rimorso. Non sento più niente, non ricordo più niente˙˙˙ Non esiste che questo brivido nuovo, questo palpito di vita -- questa cosa divina che s'agita in me!
Con un fremito immenso.
Ah! la mia creatura! ˙˙˙ vive, vive! -- Colle sue piccole mani mi ha afferrato il cuore!
Vacilla. Il Reverendo la sorregge tra le sue braccia.
CALA IL SIPARIO.
La sala d'entrata nella casa del Dottor BRANDES, come al I° Atto.
E' sera.
LUISA, accanto al fuoco, legge una lettera. Con impeto di gioia se la reca alle labbra.
Si ode bussare alla porta d'entrata.
Una voce di donna risponde. LUISA apre la porta.
Entra JANE, infermiera della Croce Rossa americana. Veste l'uniforme grigia e rossa, colla croce rossa sul braccio.
Porta in mano una scodellina di latte e un piccolo pacco.
Un momento, cara Jane.
Va in punta del piedi a chiudere la porta drappeggiata della camera a destra.
Si toglie il lungo mantello.
Depone la scodella.
˙˙˙e guardate cos'ho qui!
Altissime influenze˙˙˙ corruzioni negli alti circoli governativi˙˙˙
Bacia appassionatamente il foglio.
Figuratevi che me l'ha portata un uomo -- un uomo che pareva un contadino -- sudicio, zoppo, d'aspetto truce. Ha battuto alla porta -- e appena l'ho socchiusa m'ha gettato sulla faccia il foglio -- cosi -- ed è fuggito.
Versa il latte in una casseruoletta e s'avvicina, al fuoco.
Piega il foglio e so lo cela in petto.
E Chérie? Si è alzata oggi?
Si.
Ah -- s'è dunque decisa? Ha trovato finalmente il coraggio
Era meglio se non l'avesse trovato. Jane! Jane! Quella passeggiata!˙˙˙ quella breve terribile passeggiata attraverso questo paesello che ci ha viste nascere -- ah! che Via Crucis è stata per noi!
Si copre il viso colle mani.
Non fatemelo ricordare -- non fatemelo ricordare!
Ma nessuno vi ha salutato?
Sospira.
Devo far bollire questo latte perchè trovi pronta la cena quando si sveglia.
China sul fuoco vi mette a scaldare il latte.
Coraggio! Presto avremo delle grandi notizie˙˙˙
Mali! Non so -- c'è in aria qualche cosa.
Che cosa?!
Ma come volete che torni? Come volete che torni? Questo biglietto può averlo scritto dei mesi fa. Forse è ferito. Forse è prigioniero.
abbassa la voce.
-- spazzato dal vile nemico e riconquistato alla libertà!
Jane, che cosa vi fa dir questo?
Zitta!
Guardandosi attorno.
So quel che so -- ma non posso parlare. So che la salvezza è alle porte.
Da un'ora all'altra -- da un'ora all'altra!
Ah!˙˙˙ E quando, Giorgio tornerà, troverà Mirella, la sua bambina -- muta! inconscia! Vagante nell'ombra della vita come un piccolo spettro. Ah povero Giorgio! Forse sarebbe meglio che non tornasse.
Ah! Ci vorrebbe un miracolo. Sono tanti mesi ormai˙˙˙
pausa
˙˙˙ ora che˙˙˙ l'evento è compiuto --
Perchè? Perchè vedrà il bambino di Chérie?
Non è questo.
Ma perchè è qui -- qui -- dove noi siamo, in questa stanza stessa -- che il terrore le ha sconvolto la mente. Qui, qui che l'orrore l'ha ammutolita. Non so -- non so che cosa accadrà quando per la prima volta essa entrerà qui -- quando rivedrà quella ringhiera a cui
Addita la porta drap peggiata della camera di CHÉRIE
Quella stanza dove gli orrori si sono compiuti che le hanno agghiacciata l'anima, che me l'hanno mutata in una piccola statua di terrore!
Un silenzio.
Una pausa.
E se˙˙˙
Le afferra la mano.
˙˙˙e se˙˙˙
Ah, cosa dite! cosa dite!
Si guardano a lungo.
Luisa!
Va alla porta a destra e l'apre.
E' qui la cara Jane˙˙˙
Torna indietro, guarda JANE un istante con occhio trasognato, indi esce rapidamente dal fondo.
Ecco pronta la cena per la paziente!˙˙˙ una cena da principessa di leggenda.
Versa il latte, caldo nella tazza e mette il panino su un piatto.
State qui, Jane. Avrete cura di loro. Io torno subito.
Vado -- a prendere Mirella!
Le due donne si guardano per un istante con intensa commozione -- poi LUISA esce rapidamente.
CHÉRIE pallidissima appare nel vano della porta. Indossa una vestaglia bianca ma si ravvolge tutta, freddolosamente, in uno scialle scuro.
Buona Jane!
Dov'è Luisa?
Torna subito. Adesso bevi -- e mangia. Guarda cos'hai qui!
E' andata -- a prendere Mirella!
Le mette il cucchiaio alla bocca.
Mangia.
Con enfasi malinconica.
˙˙˙non dirà nulla, povera Mirella!
CHÉRIE china il capo e si copre gli occhi colla mano.
S'alza, va alla porta drappeggiata e sta un istante in ascolto.
Ride.
JANE non risponde.
Un silenzio.
Jane! Come è triste e terribile.
JANE non risponde.
Altre mamme parlano tutto il giorno dei loro bambini. Anch'io potrei parlarne -- ma quando ne parlo˙˙˙ nessuno risponde.
Un silenzio,
Neppure tu.
con un singhiozzo.
˙˙˙e si ride! Si ride delle smorfiette che fa, della cuffietta che gli va a sghembo, delle fossette che ha nei gomiti˙˙˙ si ride!˙˙˙
Un silenzio.
Del mio nessuno ride.
Ma sì. Perchè dici questo?
E' vero. Si ride! Oggi nella strada ho visto che si ride. Oh Dio!
Si copre il viso.
Con disprezzo, con ischerno si ride -- di lui e di me! Ah, Jane, perchè non mi hai lasciata morire? Perchè non ci hai lasciati morire tutt'e due, quando io ero così vicina alla morte e lui -- lui -- non era ancora entrato nella vita?
Scoppiando in pianto.
Oh, Jane, Jane! non è tanto per me che mi dispero, come per lui, per questo povero essere che entra nella vita credendo di essere come gli altri bambini! credendo che tutti lo ameranno˙˙˙ Non sa lui, non sa che è odiato, disprezzato, maledetto! Non sa lui di essere uno sventurato che porta sventura.
Si accascia singhiozzando.
Si asciuga gli occhi. D'improvviso sorge in ascolto.
Chi è? Vien su qualcuno! Chi sarà! chi sara!
Spaventata.
Sarà Mirella che arriva?
CHÉRIE si appiatta contro la parete chiudendosi nello scialle come per rimpicciolirsi e sparire.
E' un uomo˙˙˙ un contadino.
Parlando a qualcuno di fuori.
Non si ode la risposta.
Avete sbagliato porta? Allora state più attento un'altra volta. -- Come dite? Dei feriti? No, no. Non ci sono feriti qui. -- Dei malati?˙˙˙ Sì, malati sì. -- E che cosa vi riguarda chi è malato in questa casa? -- Andate via subito o vi faccio arrestare.
Rientra e chiude la porta.
Che tipo! Una giubba di vecchio contadino˙˙˙ un cappellaccio˙˙˙ e, sotto, due occhi fiammeggianti e una faccia di˙˙˙ di˙˙˙
Di soldato! Che fosse -- che fosse uno dei vostri?!
Corre alla porta e la riapre.
E' partito.
Resta un istante in ascolto poi si volge e dice rapidamente a CHÉRIE.
Chérie -- tua cognata è qui. Viene su per le scale.
Con Mirella?
Per entrare nella camera a destra CHÉRIE dovrebbe passare davanti alla porta d'entrata. Dopo un istante d'incertezza ella fugge via a sinistra.
Una pausa.
JANE tiene fissi gli occhi sulla porta dalla quale devo entrare LUISA.
LUISA appare sulla soglia -- indi lentamente entra MIRELLA.
Le due donne tengono gli occhi fissi sul volto della fanciulla con disperata angoscia d'attesa.
MIRELLA enra lentissimamente ad occhi bassi. Sul limitare si ferma e gira intorno gli occhi trasognati che sembrano non veder nulla, non riconoscere nulla. Indi s'avanza rigida come un automa nella stanza.
Mirella!
Con un singhiozzo disperato.
MIRELLA volge gli occhi alla madre che si trova ritta sullo sfondo della porta drappeggiata e chiusa. MIRELLA fissa lo sguardo sul volto materno -- poi, poco a poco i suoi occhi si dilatano; essa vede -- dietro alla siloetta di LUISA -- la porta fatale.
Senza volgere il capo MIRELLA gira intorno lo sguardo pauroso che sempre è ripreso e fermato dalla terribile porta.
Lentamente, cogli occhi sempre più terrorizzati essa indietreggia come per sfuggire ad un orrore che la minaccia.
LUISA e JANE la guardano tremanti -- e la vedono finalmente volgere il capo e guardarsi intorno per tutta la stanza.
Aspettate!˙˙˙ Forse penetra il ricordo in lei! ˙˙˙
Ma dopo un istante, cogli occhi ripresi dalla porta drappeggiata, MIRELLA lascia lentamento ricadere le braccia e rimane immobile nella posa
Nulla!˙˙˙ nulla!˙˙˙
E' tardi. Sarà stanca. Chissà˙˙˙ forse domani˙˙˙
LUISA scuote tristemente il capo.
guardando MIRELLA.
La mia grande sventura me l'ha fatta per un istante scordare.
Fuorchè nella morte
Ah, non lo so! non lo so! Ma quando sono uscita oggi con lei -- quando ho visto la gente che la guardava -- lei e quella sua creatura di maleficio -- ah!
rabbrividisce.
˙˙˙io mi sono detta che al posto suo˙˙˙
CHÉRIE appare in fondo alla scena, e ascolta addossata al muro, ancora ravvolta nel suo scialle.
scandendo le parole.
˙˙˙ che a quattro passi c'è il fiume.
Prende per mano MIRELLA e sale lentamente le scale.
Indi con un sospiro prende il suo mantello e lo indossa per partire. Volgendosi vede CHÉRIE
Chérie! Ascoltavi!
A quattro passi˙˙˙ c'è il fiume˙˙˙
pausa.
Come ha detto? A quattro passi c'è il fiume˙˙˙
lunga pausa.
˙˙˙per lui˙˙˙ e per me˙˙˙
Che cosa dici -- dimentica quelle parole.
No. Non le voglio dimenticare. Come mai
ripete come in sogno.
A quattro passi˙˙˙ c'è il fiume. Per lui -- e per me.
Un silenzio.
La porta d'entrata, lasciata socchiusa, ora si spalanca violentemente. FLORIAN AUDET, vestito da contadino, entra impetuoso.
Signora, avete detto che in questa casa vi sono dei malati. Ditemi, devo saperlo -- chi -- chi èammalato qui?
Chérie!
Florian!˙˙˙
Getta giù il largo cappello, si toglie la giubba di contadino e appare
Sei tu, ammalata? Sei tu?
Sì.
Ha il diritto costui di interrogarti?
Sì.
Senti, cara -- io dovrei lasciarti e tornare all'ospedale. E' già tanto tardi. Posso lasciarti?
I suoi occhi esterrefatti sono fissi su FLORIAN.
FLORIAN
a JANE.
Ma se è ammalata non rimanete qui? Non la curate?
Chi sta con te?
Luisa.
sulla soglia, a FLORIAN.
Non l'agitate. E' ancora tanto debole.
Esce.
Le prende ambo le mani
Cos'hai avuto?
Essa non risponde.
Ma parla. Cos'hai? Cos'hai? mi fai spavento.
Sono stata ammalata.
Sì! -- Si! Guarirò.
Una pausa.
Mirella˙˙˙ non parla più˙˙˙
Non -- parla più?!
S'è spaventata˙˙˙ la sera˙˙˙ quella sera˙˙˙ della mia festa˙˙˙
E -- a te? -- a te? cos'hanno fatto?
Peggio -- che a lei.
No! Chérie! Dimmi che non è vero. Mio Dio! Mio Dio!
Si accascia su una seggiola e nasconde il volto tra le mani.
Dopo un silenzio.
Ma parla, in nome del cielo, parla!
T'ho detto.
Feroce e forsennato.
M'hai detto tutto?
Tendendo la mano verso la porta drappeggiata.
Là dentro˙˙˙
cade in ginocchio ai piedi di FLORIAN.
˙˙˙ c'è una cullar
Scoppia in pianto.
Cosa?
Indietreggiando con orrore da lei.
Tu˙˙˙ oh! tu -- hai un figlio˙˙˙
Abbi pietà! -- pietà!
Un figlio -- d'un nemico? Ah˙˙˙
No! Non maledirlo -- non maledirlo -- anche tu! Quel bambino che nessuno mai ha benedetto!
Un istante di silenzio.
E' questo -- ciò che tu mi dici? Questo -- il tuo primo pensiero?˙˙˙ Una preghiera per lui! Una difesa di lui -- dell'essere immondo a cui tu, tu disgraziata! hai dato la vita!
CHÉRIE piange disperatamente gettata in terra ai suoi piedi.
Parla, parla ti dico! Voglio sapere! ˙˙˙ come -- quando -- !
No! non ricordo -- non ricordo! So che deliravo˙˙˙ mi avevano ubbriacata˙˙˙
Ah!˙˙˙ Ti avevano ubbriacata. -- Avanti. -- Parla!
Erano qui˙˙˙ qui˙˙˙ in questa stanza˙˙˙ hanno preso Mirella -- l'hanno legata -- lì -- a quella ringhiera˙˙˙ e c'era uno che mi diceva˙˙˙ mi diceva˙˙˙
Cosa -- ti diceva?!
« Tanto andava lo stesso -- a finire così! Tanto andava lo stesso a finire così!˙˙˙ »
Piange disperatamente in terra davanti a lui.
˙˙˙aspetta -- aspetta!
con un grido.
Mi ricordo! Oh Dio! Mi ricordo.
coi denti stretti.
Forzata! legata! percossa!˙˙˙ Colla violenza, coi pugni nella gola, mentre invocavo la morte con urli e strilli˙˙˙ Stritolandomi, morsicandomi le carni, rantolandomi sulla faccia delle bestemmie˙˙˙ così -- così, ho conosciuto l'amore! Così -- così mi è stata data la maternità!
Cade prona col volto tra le mani.
Un lungo silenzio.
Perchè, perchè hai messo al mondo questa creatura? Perchè -- non l'hai ucciso prima che nascesse?
Cosa dici?
Un lungo silenzio.
Chérie! Che rovina la nostra vita!˙˙˙ Che rovina.
Una pausa.
Sì -- sì -- sarà vero. Tutti lo dicono! Tutti!
Piange.
Con uno sforzo.
Poi cercheremo di scordarlo, tu ed io -- tu ed io, insieme -- cercheremo -- di scordarlo!
Non io.
Non lo so. So che dandogli la vita gli ho dato anche la vita mia.
Ebbene sia -- sia!
colla mano sulla fronte.
Non si ragiona contro questo primitivo,
Si odono dei lontani clamori. Indi lontanissimo uno squillo di tromba e la trionfale musica della Marseillaise.
Chérie! Senti!˙˙˙ senti! questa è la liberazione. Le nostre armate vittoriose si avanzano come un torrente di fuoco e di fiamma. Sono tutti intorno a noi. Siamo circondati dai nostri˙˙˙
spalanca le finestre.
Chérie!˙˙˙
in un delirio di gioia.
Chérie, scordiamo tutto -- tutto -- e siamo felici!
Florian -- non è possibile -- non è possibile. Io non ti amo più e tu non puoi più amarmi. Anche se in quest'ora lo credi -- tutto è mutato, e tu non puoi amarmi più. Tu m'amavi perchè ero pura, lieta, gioconda -- non sono più nulla di tutto ciò. Non vi è più nulla in me della Chérie che amavi. Tu devi dirmi addio e lasciarmi alla mia sorte.
E questo! questo sarà il paria esecrato, sarà lo spettro che s'aggirerà vergognoso e umiliato tra quelli più fortunati di lui!˙˙˙
No mai! mai! -- Sappi che questo essere abborrito e maledetto mi sta nelle viscere profondamente come prima di nascere˙˙˙ mi sta nel cuore, mi sta nell'anima, mi sta nel sangue -- più di te!
La musica, trionfante e i clamori di gioia s'avvicinano sempre più.
S'odo fuori l'Inno nazionale del Belgio.
Senti la Brabançonne! il grido del Belgio!˙˙˙ La nostra patria ti chiama. Va, Florian, va. Da' la tua vita a lei.
Sì! Sì! a lei! Hai ragione. Non è questa l'ora dei rimpianti -- non è questa l'ora degli amori! E? l'ora santa e terribile della rivendicazione. Ora di sangue e di gloria!˙˙˙ Addio Chérie! addio.
Addio.
« Io vi voglio adorar fino alla morte ».
La bacia in fronte ed esce.
CHÉRIE resta immobile, impietrita.
Dopo un silenzio -- lentamente come parlando in sogno.
Si avvia verso la porta drappeggiata.
˙˙˙per lui -- e per me.
Apre la porta. Un raggio lunare dalla finestra tonda la illumina tutta. Entra e chiude la porta dietro a sè.
Passa qualche momento. La lampada sulla tavola ondeggia, e quasi si spegne e la :stanza è immersa nell'ombra.
Sempre come una sonnambula scende i tre gradini e giunta all'ultimo il suo occhio si fissa sulla porta drappeggiata in faccia a lei. Un onda di orrore la invade; essa indietreggia; ed ora sta rigida colle spalle, alla ringhiera nell'atteggiamento identico del suo passato martirio. -- Colle braccia dietro a sè, come legata alla ringhiera, fissa lo sguardo di demente sulla terribile porta.
E questa lentamente si muove -- si apre. Il terrore di MIRELLA s'accresce fino al parossismo, mentre cruarda lenta aprirsi quella porta fatale˙˙˙
Ed ecco nel vano della porta, illuminata tutta dai raggi lunari che dalla finestra tonda le circondano il capo come di
Vede MIRELLA e s'arresta -- immobile come una visione.
Ah!
Fa il segno della croce e congiungendo le mani pronuncia con voce estatica:
«Ti saluto, o Maria, piena di grazia˙˙˙ »
Mirella! -- Sono io!
con, un grido.
Luisa!˙˙˙ Luisa!˙˙˙
A LUISA che appare sugli scalini.
Mirella -- ha parlato!˙˙˙
Mirella! Mirella!
Singhiozzando bacia le
M'era parso˙˙˙
Guarda con estatico sorriso CHÉRIE col bimbo tra le braccia.
˙˙˙ m'era parso˙˙˙
Ah! sii benedetta -- tu! -- E il tuo bambino!