QUanto grande sia stato il piacer mio nell' intendere prima da Orfeo, indi dal pregiatissimo di lei foglio le sospirate notizie di sua degnissima Persona, ella, che non ignora sino a qual segno sia da me riverita e stimata, potrà agevolmente comprenderlo, non ritrovando io parole atte ad esprimerlo, come vorrei. Mi rallegro che sia giunta felicemente a Rovigo, e lodo l' intenzione sua di trattenervisi sin che il rigore della presente stagione mitighi alquanto. Ben m'immagino, che ella passerà con diletto costì le giornate tra dolci conversazioni di amici, ed in particolare della valorosissima Signora Roccati, che al pari di me avrà giusti, e frequenti motivi d'ammirare la di lei virtù, e le rare prerogative, che adornano il suo bell' animo. Io le protesto, che non potrò mai a sufficienza deplorare la grave perdita da me fatta nel fatale momento, in cui ella partì da questo paese; non rimanendomi in tanta tristezza altro conforto che la sola speranza, fondata sulle di lei gentili promesse, di vedermi alcuna volta onorata de' suoi venerati caratteri. Le rendo infinite grazie delle obbliganti maniere, colle quali ella si compiace di lodare in me qualità, e pregi, che non posseggo, e poichè in lei non ho mai conosciuta adulazione, così le considero effetto del cuor suo generoso, e troppo a favor mio prevenuto, e per conseguenza le ho assai care. Frattanto si conservi in salute; mi continui la gentilissima sua grazia, e mi creda inalterabilmente quale con piena stima riverendola a nome anco del Signor Consorte mi vanto d' essere.

Salò 9. Gennajo 1763.

I Soliti dolori reumatici, pe' quali ho dovuto guardare alcuni giorni il letto, non mi hanno permesso di rispondere così tosto alla gratissima lettera sua. Le professo obbligo infinito del cortese ufficio da lei esercitato per me presso codesta Signora Roccati, e pregola ringraziare distintamente la stessa in nome mio della bontà, con cui degnasi risguardarmi, e ricordarle di nuovo quanto io sia divota ammiratrice del valor suo. Ho piacere, che costì ella abbia ritrovato persone amanti degli studj, e degne per conseguenza della dotta di lei conversazione; nè ivi abbia luogo l'ignoranza, che sì fortemente alligna in certo Paese a lei non ignoto.

A quest' ora credo le sarà giunta una lettera del Nob. Sig. Conte Paolo; nè Don Jacopino sarà stato negligente in avanzarle riscontro di quanto ella mi diede incarico di significarle. Mi prendo la libertà di comunicarle due miei Sonetti composti a questi giorni, uno a S. E. Provveditor per esser intervenuto alla nostra Accademia, l' altro in ringraziamento a S. E. N. U. Contarini Capitan grande di Verona, per essersi degnato di visitarmi. A lei gli trasmetto, non perchè io gli reputi in quaiche parte pregevoli, ma unicamente per averne il di lei parere. Ora vo lavorando la mia dissertazione sull' argomento, che in voce le esposi. Se mi riesce di ultimarla, la reciterò nella prima radunanza, che si farà, e mi spiace assaissimo, che ella non sia quì per sottoporla a' suoi riflessi. Il Signor Conte Paolo, il Sig. Ercole, il Sig. Cornetta Avezzani, che è di pressidio a Salò, e mio Marito m' impongono di riverirla colla maggior distinzione. Io poi più di tutti con affettuoso rispetto me le offro, e giuro.

Salò 6. Aprile 1763.

IO sono debitrice di risposta a due pregiatissimi di lei fogli, e di più avrei qualche picciola notizia da aggiugnere se le critiche presenti mie circostanze mi permettessero di estendermi quanto richiederebbe il dovere, ed il desiderio mio. In primo luogo da Maggio a questa parte io sono divenuta assai cagionevole, soggetta massime ad una debolezza di mente così grande, che mal può reggere a qualsivoglia benchè menoma applicazione; frutto dell' aver lavorata a tutto precipizio, così esiggendo l' impegno, la sciocca Dissertazione, che sebbene non per anco corretta unicamente per obbedirla sottometto a' di lei riflessi, pregandola dirmene con la solita sincerità il parer suo. Per togliermi poi colla salute corporale anche la quiete dell' animo, è piacciuto al Signore di visitare il Signor mio Consorte sin dal primo del corrente con febbre acuta continua, accompagnata da eccessivo dolor di capo, e da parosismi violenti, quale vien caratterizzata da' Medici per linfatico-biliosa. Questa tutt' ora ostinatamente persiste ad onta di mille rimedj, e della china medesima; nè abbiamo altro vantaggio se non che le accessioni si sono fatte da alcuni giorni assai più discrete. Voglio sperare che le cose passeranno bene; pure non posso a meno di non provare un' afflizione grandissima, veggendo il povero infermo ormai ridotto quasi ad una totale destituzione di forze. Di qui nasce pertanto, Signor Lucio gentilissimo, che debbo per la prima volta, che ricevo l' onore de' di lei comandi, comparire quella, che in fatti non sono, cioè di animo poco grato e riconoscente; non potendola servire della composizione richiestami. Ella, cui è nota la stima, che le professo, e sa quanto io mi trovi impegnata per lei, saprà compatire lo stato mio; e si compiacerà di ricevere in supplemento due Sonetti da me composti per altre occasioni, il primo de' quali è stato dato alle stampe, ma da parecchi anni, in Brescia; il secondo è inedito. Le trasmetto qualche altro componimento, che le ho procurato dal Sig. Fontana, qual è uno de' migliori Poeti, si può dire, che abbia Salò. Mi restringo a renderle infinite grazie della memoria, che conserva di me, quale prego il cielo si mantenga sempre viva nel di lei cuore; riserbandomi a supplire in tempi per me più felici a quanto ora da necessità costretta tralascio. Non mi lasci digiuna de' suoi riscontri, che soli hanno forza di raddolcire in parte l' amarezza, che provo per la di lei lontananza. Il Signor Ercole, il Signor Avezzani, ed il Signor mio Consorte m' impongono di distintamente riverirla; Io senza complimenti me le raccomando di core, e piena di vera stima, e sincera amicizia mi glorio di dichiararmi.

Salò 25. Agosto 1763.

P. S. Tanto sono invogliata di avere la versione del Poeta Scozzese, che ella mi loda, che mi avvanzo a supplicarla di farmene la provista subito che escirà dalle stampe, e fatto ligare in francese coll' ultima polizìa favorirà spedirmelo col suo importo, acciò io possa tosto farle avere il danaro.

L' Umanissimo di lei foglio pervenutomi solamente li dieci del corrente in campagna ha sbandita dall' animo mio quella tristezza, che sin da gran tempo tenealo oppresso a cagione della lunghissima privazione de' di lei riscontri. Il timore d' avere per avventura demeritata la preziosa sua grazia con qualche mia involontaria mancanza non mi lasciava viver in pace, e per me sarebbe stato ormai rotto un così ostinato silenzio, se avessi saputo con sicurezza a qual parte indirizzar le mie lettere. Ora mi rallegro meco stessa, e ringrazio il cielo, che abbia finalmente secondati i miei voti destinandola ad esercitare l' orrevole suo impiego in codesta cospicua del pari ed illuminata Città. Quindi, attesa la vicinanza di Verona a Salò, insorge pure nel mio cuore lieta speranza di rivederla, e servirla, persuadendomi che ella sarà fedele in mantenere le sue promesse. Per darle poi notizia de' miei studj, dirò, che sino dallo scorso autunno ho ultimato felicemente il mio corso matematico sotto la direzione del Nobile, e dottissimo Conte Giambattista Suardi, sendomi a tal fine trattenuta tre mesi presso di lui. Ritornata a casa avrei continuato con piacere quest' esercizio se da una lunga strana, e presso che mortal malattìa, di cui risento per anche i danni, non fussi stata costretta ad abbandonare qualunque applicazione. Se però piacerà al Signore di ridonarmi la salute di prima, continuerò costantemente l' intrapresa carriera, dilettandomi molto di sì fatto studio. Alla Poesìa ho atteso pochissimo, nè ho composizione meritevole de' di lei riflessi. Altro non mi resta se non se di renderle i più distinti ringraziamenti della memoria, che si è compiacciuta conservare d' una sua serva; di pregarla ad onorarmi frequentemente de' suoi caratteri, e per fine di considerarmi inalterabilmente, ed immutabilmente, quale rassegnandole i miei ossequj, e del Sig. mio Consorte, con ogni rispetto mi glorio di dichiararmi.

Sojano 14. Luglio 1765.

VErso la metà dello scorso Ottobre io dovea aver l' onore di personalmente riverirla costì, se da una disgrazia fatale succeduta in que' giorni appunto al degno soggetto destinato a tenermi compagnìa nel viaggio non veniva rovinato un sì bel disegno. Era questi il Sig. Arciprete Cominzoni da Bardolino uomo ornato di molta dottrina, e di tutte le più rare amabili prerogative, quale nell' incamminarsi verso la sua stanza cadde bocconi sul pavimento, e riportò due gravi contusioni interne per le quali dovette soccombere alli venti del corrente mese. Veggendomi perciò tolta ogni speranza di appagare per cotal mezzo l' ardente brama, che ho di rivederla, a lei mi rivolgo con tutto lo spirito ricordandole le promesse replicatamente fattemi, delle quali attendo con impazienza il fedele adempimento, acciocchè almeno una volta ancora prima ch' io muoja possa aver il piacere di significarle colla viva voce que' sentimenti di vera stima, e riconoscenza, che nutro verso la degnissima di lei persona, e che conserverò inviolabilmente sino all' ultimo respiro.

E giacchè per somma sua gentilezza ella si dimostra desiderosa d' intendere lo stato di mia salute, le fo sapere d' esser io al presente per la Dio grazia del tutto rimessa de' miei passati incomodi, e la mente regge benissimo anche nelle più serie applicazioni.

Le trasmetto la traduzione d' un' Elegìa da me fatta ad istanza del celebre suo Autore, cioè, del Sig. Co: Giambattista Suardi, cui non voglio rassegnarla se prima ella non ha avuta la bontà, e la sofferenza di esaminarla, e correggerla a tutto rigore stantechè in più luoghi a dir vero non mi va troppo a sangue. A lei ricorro per tale finezza cercando sincerità, e non adulazione; e pregola far lo stesso eziandìo coll' ingiunto Sonetto.

Suppongo che il nostro Sig. Giuseppe Pontara persuaso dalle forti ragioni, ch' io gli ho addotte avrà abbandonato l' impresa di pubblicare le mie scipite composizioni con miglior consiglio, e maggior sua, e mia riputazione, fra poco però spero di accertarmene.

Intanto non cesso di raccomandarmi quanto so, e posso alla gentilissima di lei affezione, e di riprotestarmi, quale ossequiosamente riverendola a nome pure del Sig. Pietro, con tutto l' ossequio mi pregio d' essere.

Sojano li 27. Novembre 1765.

LA quasi sicura speranza, che ella mi fa concepire della sua venuta in Primavera a queste parti, mi ricolma di non ordinaria anticipata allegrezza. Ella pensi pertanto a non deludermi.

Le professo obbligo infinito delle saggie osservazioni, delle quali si è compiacciuta onorarmi; ed a tenore delle medesime ho riformato i componimenti. Può essere, quando ella sia in grado di assumere tale seccatura, che nell' aprirsi della stagione la supplichi di esercitare lo stesso caritatevole ufficio eziandìo coll' altre mie sciocche Poesìe, poichè il Sig. Pontara è fermamente risoluto di produrle al Pubblico. I di lei Sonetti mi sono piacciuti assai. La ringrazio della gentile partecipazione, e pregola di continuarmi somigliante finezza anco all' avvenire, senza però addossarmi l' incarico della censura, perchè mal può dar giudizio dell' opere altrui, chi ne ha sì poco per le proprie. Quindi raccomandandomi senza fine alla pregiatissima sua grazia, ed offerendole l' inalterabile mia servitù, co' più vivi sentimenti di stima, e riconoscenza passo a rassegnarmi.

Sojano li 16. Gennajo 1766.

P. S. Il Sig. Pierantonio le umilia i suoi complimenti.

A Lei, mio Signore, cui è nota la somma stima, e sincera propensione dell' animo mio verso la degnissima sua Persona sarà piu facile il comprendere di quello che a me lo spiegare quanto grande sia stato il rincrescimento da me provato alla notizia dell' incomodo da lei sofferto. Ora però mi rallegro della ricuperata sua salute, che prego Iddio le conservi lungamente.

Le rendo infinite grazie della premura, che per mio riguardo ella ha del Cherico Molinari, e dell' ufficio efficacissimo da lei fatto a favor del medesimo presso codesto Monsign. Vescovo. Mediante l' amorosa sua cooperazione spero nell'Ordinazione prossima di vederlo promosso a' quattro minori; cosa, che m' interessa assaissimo, perchè il povero Cherico non sarebbe in caso di soggiacere alle spese del Seminario oltre a i due anni.

Debbo dirle poi una parola anche dello stato mio, giacchè ella con tanta gentilezza se ne mostra desiderosa. Pare che presentemente io sia libera da' miei acciacchi; ma siccome ogni picciola causa basta per destarli di nuovo, così non so quando possa compromettermi di godere una sanità perfetta e durevole. Per questo appunto mi viene da' Medici interdetta precisamente qualunque, benchè menoma, fatica di spirito, onde son costretta ad attendere soltanto all' ago, e al fuso senza più impacciarmi co' libri. Ora alle corporali mie indisposizioni si è aggiunta eziandìo un' estrema tristezza d' animo per la morte del fu Nob. ed egregio Signor Conte Giambattista Suardi seguita la notte de' due del corrente mese preceduta da soli sei giorni di malattìa. La Repubblica letteraria ha perduto in lui uno de' principali suoi lumi; ed io un amorevolissimo padrone, anzi un secondo padre. Non voglia almeno il cielo ch' io ancora abbia a morire prima che giunga il felice momento di riveder lei in queste parti, come ne ravviva in me la speranza il pregiatissimo foglio suo. Allorchè ella avrà ultimate le virtuose sue fatiche si ricordi di non privarmi del piacere di ammirarle, sebbene non arriverò a conoscere l' intrinseco valore di esse. Mi continui intanto l' onore della di lei preziosissima grazia; e mi dia co' suoi venerati comandamenti adito di dimostrarle in effetti che sono, e sarò sin che vivo tale, quale, rassegnandole i miei rispetti, unitamente al Sig. mio Consorte mi glorio di raffermarmi con ogni venerazione.

Sojano li 18. Marzo 1767.

QUand'io credea che a questo Sig. Giuseppe Pontara fosse già caduto di mente il pensiero di pubblicar le mie rime, me lo veggo attorno di bel nuovo a farmene le più vive pressantissime inchieste. Per motivi assai ragionevoli non volendo io pertanto in ciò da me stessa determinarmi, a lei ricorro implorandone assistenza, e consiglio. Prendomi dunque a tal fine la libertà di sottoporle a' saggi suoi riflessi, assicurandomi ch' ella non vorrà tradirmi, e che lasciata da parte quella gentile propensione, con cui me risguarda, e le cose mie, me ne dirà schiettamente il parer suo, cioè, se debba, o nò permetterne l' edizione. Se dopo una diligente disamina esse a lei non sembrassero affatto indegne del pubblico compatimento, la supplico instantemente ad usar loro la carità di correggerle con ogni rigore, ed altresì a rifiutare tutte quelle, che per avventura non le andassero troppo a sangue. Spero ch' ella non sarà per negarmi questa grazia; sapendo massime quanto io mi fidi dell' ottimo suo discernimento, e sincerità; e tanto basti.

Ai primi del venturo mese può darsi ch' io vada a Bardolino, per ivi soggiornare alcun poco in casa de' Signori Cominzoni. Se mai ella si risolvesse di onorarmi colà di sua visita, oltre al render me lieta e contenta oltremodo, son sicurissima che ciò recherebbesi a gran fortuna eziandìo il Sig. mio Cognato, e tutta la famiglia di lui. Effettuandosi tale mio divisamento ella ne sarà in tempo, com' è dovere, avvisata. Quindi con tutto lo spirito alla continuazione del favor suo raccomandandomi, e rassegnandole i miei ossequj, e del Sig. Pierantonio, con profondo rispetto mi glorio di dichiararmi.

Sojano li 10. Agosto 1767.

DAL Sig. D. Jacopo Alberti mi fu recata la di lei pregiatissima lettera ripiena al solito delle più obbliganti espressioni. Di queste pertanto, e dell' impiccio, che per favorirmi ella si è addossato, le professo eterna gratitudine, e riconoscenza. A tenore del di lei consiglio ho dato parola al Sig. Giuseppe Pontara, ed anco al Sig. Ercole Gerardi di consegnar loro le mie rime tosto che da lei mi verranno trasmesse; il che però faccia con tutto il suo comodo. Ho inteso con sommo piacere ch' ella sia in disposizione d' intraprendere il viaggio di Bardolino, ove a Dio piacendo giugnerò anch' io li sei, o sette del prossimo venturo mese, per ivi trattenermi sin verso la fine. A lei però giusto il mio impegno avanzo la notizia perchè possa prendere le sue misure. Quindi, sospirando il momento di riverirla in persona; e rassegnandole l' ossequio mio, e del Sig. Pierantonio mi glorio di dichiararmi sino alle ceneri.

Sojano li 30. Agosto 1767.

ANche a rischio d' importunarla non posso sofferire che costì sen venga il nostro Jacopo Molinari senza ch' io mi dia di bel nuovo l' onore di riprotestarle la devota mia osservanza, e la più viva riconoscenza per tanti favori da lei impartitimi. Questi mi stanno impressi altamente nell' animo, nè fia che me ne scordi giammai. Tra i più singolari però annovero la visita benchè brevissima, ch' ella, ad onta de' cattivi tempi, e del timore del Lago, si compiacque di farmi nello scorso Autunno. Di finezza sì grande non cesserò mai, come le scrissi in risposta all' ultima umanissima sua, di renderle i più distinti ringraziamenti. Desidero soltanto che la speranza, che nutro di rivederla, e servirla in Sojano qualche altra fiata, prima ch' ella parta da codesta Città, resti avvalorata da una sua gentile promessa per anticipata mia consolazione, e sollievo.

Li Signori Giuseppe Pontara, ed Ercole Gerardi non cessano di porgermi istanze per avere le note rime. Ella ciò non ostante prenda il suo comodo.

Di salute io la passo ottimamente; studio manco che posso; e godo assaissimo la solitudine di queste selve. Ella accresca la mia presente felicità col degnarmi della continuazione della preziosa sua grazia, e coll' onore de' suoi venerati comandamenti. Al ragguardevole suo padrocinio non manco di tenere parimenti raccomandato il Cherico Molinari, il cui avanzamento mi sta a cuore oltremodo. Quindi rassegnandole i miei ossequj uniti a quelli del Signor mio, passo a riprotestarmi col più profondo rispetto.

Sojano li 2. Febbrajo 1768.

L' Avviso della prossima di lei partenza da codesta Città, ch' ella con compitissima sua de' 19. Febbrajo si è compiacciuta avanzarmi, sebbene sia un colpo ch' io dovea prevedere già da gran tempo, pure, come se affatto improviso, mi ha recato gravissima agitazione, e turbamento. Avessi almeno potuto ottenere la grazia di rivederla ancora una volta! ma, per quanto raccolgo, è vana ogni lusinga. Che altro dunque mi resta in circostanza così dolorosa onde prender conforto se non la speranza di sentirla in breve stabilita in Brescia, com' ella mi diede intenzione? Priego il Cielo che secondi i miei voti, ed i miei desiderj, poichè ciò succedendo io mi riputerò ancor felicissima.

Ho fatto istanza al Sig. Ercole perchè allestisca la prefazione, mentre bramo che sia sottoposta a' di lei riflessi. Tuttavia se a lei sembrerà, allorchè saranno state chiamate a serio esame tutte le mie rime, che non meritino di godere la pubblica luce, mi farà un prezioso regalo ad avvertirmene colla solita sua candidezza, e sincerità.

Sono tre, o quattro giorni che comincio a riavermi alcun poco da' miei incomodi, che in gran maniera mi hanno tormentata pel corso di quasi due mesi. Lo stame della vita mia si va notabilmente logorando, Sig. Lucio gentilissimo, e per le corporali indisposizioni, ma assai più per le molte e continue inquietudini d' animo, alle quali vuole il destino ch' io soggiaccia. Chiamo in soccorso la morale filosofia, e quel famoso Stoicismo insegnatomi già dal P. Maestro Luca, ma tutto indarno. Una di lei visita potrebbe giovarmi assaima.. Finisco per non recarle ulterior tedio, ringraziandola infinitamente della costante sua benignità verso me, ed esibendomi dispostissima a' suoi venerati comandamenti passo con profondo rispetto a dichiararmi.

Sojano il primo Aprile 1768.

P. S. Il Sig. Pietro se le ricorda umilissimo servidore.

MAlgrado gl' incomodi, che di continuo mi affliggono, benchè al presente con qualche moderazione, passai la giornata di jeri l' altro così lietamente che io era quasi dimentica de' miei mali. Due gentilissimi fogli di lei ad un tempo medesimo pervenutimi furono la cagione dell' istraordinaria mia allegrezza; sebbene di poi rimasi conturbata non poco nell' intendere la prossima sua partenza da Verona, e la difficoltà di sentirla per ora collocata in Brescia, poichè quanto più si diminuisce la speranza, tanto in me si fa maggiore il desiderio di rivederla. Ma quando sarà, Sig. Lucio stimatissimo, ch' io possa riverirla di nuovo, e gustare della dotta e brillante sua conversazione? Ah! sallo Dio se a me sarà più concessa una sorte sì bella. Intanto ella si compiaccia di continuarmi, ovunque si trovi, l' onore de' suoi cari e preziosi caratteri, che saranno valevoli a recarmi non lieve conforto… Ho lette con sommo piacere le annotazioni da lei trasmessemi. In esse ho ammirato la finezza del suo discernimento, l' ottimo gusto, la soda maniera di pensare, ed in fine l' arte di dare non solamente forma, ma grazia e leggiadria agli stessi aborti. Se però avverrà, che pubblicandosi quelle inezie, giungano a rascuotere per avventura qualche compatimento, mia sarà la gloria, e di lei tutto il merito. Ora m' ingegno di riformarle a tenore de' saggi consigli suoi, non so poi con quale riuscimento. Frattanto io qui rimango oppressa dal peso delle innumerevoli obbligazioni da me contratte con esso lei, e confusa oltremodo non sapendo come di tanti favori farne pari ringraziamenti in parole, nè in fatti contraccambj equivalenti. Pure, se altro non posso, conserverò almeno, sin che avrò vita, indelebile la memoria del moltissimo, che le debbo, e procurerò eziandìo di raddolcire in qualche parte l' amarezza, che pruovo pel di lei allontanamento aggirandomi frequentemente col pensiero intorno alle impareggiabili sue doti, ed in particolare a quella integrità, e candidezza, che forma dell' animo suo uno de' principali ornamenti. Quindi pregandole dal Cielo ogni prosperità, e raccomandandomi con tutto lo spirito alla di lei pregiatissima grazia, mi vanto d' essere con profondo rispetto.

Sojano li 3. Maggio 1768.

P. S. Il Sig. mio se le ricorda ossequiosissimo
servidore.

DOpo sette mesi mi do finalmente l' onore di rispondere al graziosissimo di lei foglio. Un così lungo silenzio non è già derivato, com' ella può bene argomentare, da negligenza, o mancanza di stima, ciò non essendo possibile in me, che tanto la stimo e pregio, ma bensì da una penosa malattìa, che per lunghissimo tempo mi ha tenuta come inchiodata nel letto, e di presente ancora mi vi obbliga tratto tratto. Avrei potuto far supplire per altrui mezzo al dover mio, se il desiderio e la speranza, ch' io nutriva di potere da una settimana all' altra ciò eseguire da me medesima, non m' avessero ridotta sino a questo punto. Ora ella sappia che non finirò mai di professarle distinta obbligazione, e di ringraziarla col più vivo sentimento di gratitudine della memoria, ch' ella conserva costantemente di me, e della bontà, con cui degnasi di rallegrarmi inviandomi sue notizie accompagnate da tante e sì cortesi espressioni, che quasi arrivano a farmi insuperbire. Ma tutte queste consolazioni mi vengono amareggiate da un certo timore, che ha preso tale possesso nella mia mente, che non posso in modo alcuno scacciarnelo. Questo si è il vedermi dalle continue mie gravi indisposizioni ridotta a segno, che pochissima speranza di vita mi resta, onde per conseguenza dispero ancora di più avere la sorte di rivederla. Rovigo è troppo discosto da quì, e le di lei occupazioni non le permetteranno di intraprendere un tal viaggio, se appena ciò è a lei stato possibile dopo quattr' anni di dimora in Verona. L' assicuro che pensando a questo vacilla la mia costanza, ne posso a meno di non lagnarmi della fierezza del mio destino. Provo però piacere ch' ella abbia costì de' soggetti degni di lei, co' quali possa virtuosamente ricrearsi nelle poche ore di libertà. In queste per altro bramerei che rivolgesse qualche volta il pensiero anche all' eremo di Sojano, e si rammentasse di chi è sincera ammiratrice del valor suo, e delle rare sue doti. Se di ciò fussi certa, non rimarrebbero senza qualche alleviamento le mie afflizioni. Frattanto di nuovo me le raccomando con tutto lo spirito, e pregando il Cielo a concedermi la grazia di rivederla prima ch' io muoja, con ogni venerazione mi glorio di protestarmi.

Sojano li 16. Aprile 1769.

P. S. Il Signor mio Consorte se le ricorda umilissimo
servidore.

HO riceputo il pregiatissimo foglio suo con quel piacere, ch' ella può imaginarsi. Le speranze, che ho concepute di rivederla ancora a Sojano pare che facciano cangiar sistema a' miei mali. Non vorrei però che queste avessero a risolversi in fumo, come altre volte è accaduto, perchè ciò mi riuscirebbe di doppio rammarico. Di più vorrei che presto si effettuassero, temendo che i miei incomodi, quali ormai mi hanno renduta uno cadavero spirante, non mi lascino tanto in vita onde poter appagare il mio desiderio. Sono ormai dieci mesi e più che vivo tra i Medici, e le medicine, ma senza frutto, anzi la dieta lattea m' è stata quasi fatale. Ora mi trovo in Salò, ove mi sono trasferita da alcuni giorni a fine di procurarmi qualche sollievo. Da quì entro la ventura settimana passerò a Brescia per godere i beneficj di quell' aere giudicato molto omogeneo. Colà non mi scorderò di ricercare da' miei amici le lettere, ch' ella mi chiede, non avendone alcuna presso di me. Raccolte che saranno le trasmetterò a lei. Intanto ella si conservi sana ed allegra, mentre anch' io farei lo stesso se potessi. Mi raccomando mille e poi mille volte alla sua preziosissima grazia; e quando sarò giunta a Brescia mi darò l' onore di avvisarnela. I miei dolori infieriscono, onde mi è forza di terminare la lettera col dichiararmi al solito piena di divozione, e di ossequio.

Sojò 8. Luglio 1769.

ARdisco rassegnare a lei, nobilissimo Signore, l' inclusa Canzone da me composta sul glorioso soggetto del solenne Battesimo, che ella è per fare. La scarsezza del mio ingegno, la poca salute cui godo presentemente, ed i moltissimi impegni, da' quali mi trovo circondata, spero mi scuseranno presso di lei se la composizione troppo mal corrisponde all' altezza dell' argomento. Ciò non ostante la supplico riverentemente ad accettarla con benigno animo, ed anche ad onorarla de' di lei riflessi prima che producasi alle stampe. E quando questa all' ottimo discernimento di lei non sembrasse in modo alcuno meritevole di godere della pubblica luce, pregola non pertanto ad accoglierla come parto dell' ossequiosa ed impareggiabile stima, e servitù mia inverso di lei. Quindi umilmente implorando la continuazione del ragguardevole suo padrocinio mi dò l' onore di dichiararmi.

Salò il primo Aprile 1760.

NON posso a sufficienza esprimere quanto gradevole stato siami il dono fattomi da V. S. della nuova bellissima edizione dell' opere dell' immortale Veronica Gambara, sì perchè queste sono molto pregievoli per se stesse; sì ancora per esser degno frutto delle di lei virtuose fatiche. Se debbo però confessarle il vero, non senza mia confusione di riceverlo mi è avvenuto, non conoscendomi di tanto meritevole, onde unicamente alla generosità di lei attribuir mi conviene l' onore impartitomi. Il piacere che traggo dalla lettura di questo aureo volume è grande oltremodo, nè cesserò di lodarnela, molto più in veggendo che ella non contenta di sacrare all' immortalità il proprio nome, ha voluto eternare quello eziandìo di parecchi de' nostri comuni amici degnissimi per verità di vivere nella memoria de' posteri; gloria cui pure ardentemente aspiro, ma colle sole mie deboli forze temo di non arrivare a conseguirla giammai. Le professo distinte obbligazioni non meno pel prezioso regalo, che per la ricordanza gentile, che ella ha di me, e le ne rendo tutte le possibili grazie. La prego per fine di continuarmi il favor suo, che pregio assaissimo, ed a credermi con realtà quale ripiena di perfetta estimazione, e vera riconoscenza mi vanto di protestarmi.

Salò 12. Marzo 1760.

NON incolpi la memoria, se così tosto non mi trasmise il libriccino, conciossiachè l' assicuro che è innocentissima; Guardisi bene, che questa stanca di soffrire tante imputazioni a torto, non pensi di vendicarsene col sottrarre a lei i suoi ajuti al maggior uopo. La lettura delle Satire mi servirà di sollievo nelle ore oziose, e d' esercizio piacevole, perciò professo distinta obbligazione a lei della attenzione avuta in farmele tenere con tanta sollecitudine. I baleni, i tuoni, e la pioggia, e jeri, ed oggi mi hanno abbattuta a segno, che ella non conoscerebbemi se non se a fatica. Prediceva il tempo funeste conseguenze alla campagna, e minacciava fulmini ogni momento; ma la Dio mercè, il tutto è andato a terminare in acqua grande a segno però, che se non fusse stato la sicurezza che non avremo più a vedere universale diluvio, io avrei creduto certamente che avesse in allora a principiare di bel nuovo, e buon per noi, che la cosa è passata così. Scrivo in fretta, tra chiaro, e scuro. Con cattiva penna, carta rugosa, e pessimo inchiostro, ma quel che è peggio colla mente piena di confusione. Di grazia mi compatisca, e creda, che a tutti questi difetti supplisce la sincerità del mio core, che le si offre, e giura inalterabile, e con piena stima.

Sojano 11. Agosto 1761.

SEbbene in oggi non spedisco le note composizioni, non per questo ella potrammi se non se a gran torto tacciare d' impontuale. Troppo poco io mi fido del mio giudizio per contentarmi così; e quella gentile propensione di genio, con cui ella degnasi me, e le cose mie di riguardare, mi è parimenti sospetta. Presentatamisi dunque occasione opportuna ho pensato bene come a lei dissi di trasmetterle al Sig. Lucio Doglioni affinchè egli me ne dica il suo parere con tutta schiettezza. Se dal medesimo verranno giudicate non affatto indegne del pubblico compatimento, le rinnovo le promesse, e se vuole anche i giuramenti di inviarle a lei tosto che mi faranno rendute acciò ne faccia il piacer suo. Rapporto poi alle notizie, ch' ella mi chiede intorno alla mia nascita, non saprei che risolvere, perchè parmi non istia bene a me il far questo, al caso però converrà prendere eziandìo intorno a ciò i lumi necessarj per non isbagliare. Dalle lodi, ch' ella dà ad un povero mio Sonettuccio, chiaramente si scorge quanto s' impieghi ne' miei avvantaggi; nonostante però ch' io non me ne conosca per modo alcuno meritevole, ne rendo a lei distinte grazie. Se pel lator presente mi potesse graziare della bella raccolta stampata in Padova per il Conzati nell' occasione della Professione delle Nobili Donne Santonini, mi farebbe cosa assai grata, poichè, come mi viene supposto, non si è veduta ancora un' edizione tanto superba, nè componimenti tanto sensati, il che m' invoglia oltremodo a vederla, ed a leggerla. Il foglietto non si è veduto. Ho ricevuto il Decamerone che in breve le sarà reso insieme colla raccolta. Ho letto due giornate, e mi persuado di tralasciar la lettura dell' altre, poichè ritraggo da esso poco giovamento, e per le materie che tratta, e per lo stile che non mi suona troppo bene all' orecchio per quelli suoi lunghi periodi, che attesi gl' incomodi di salute che provo mi stancano infinitamente; vi sono delle belle Pitture è vero, ma vi è un certo misto di bene, e di male, e direi più male, che bene, che mi ammorba il palato, e però le sarà reso replico prestamente. Frattanto al favor suo raccomandandomi, e pregandola de' miei più divoti complimenti alla gentilissima Signora Catterina, con sincera affettuosa stima mi protesto.

Sojano li 13. Agosto 1767.

GIacchè con tanta gentilezza ella s' impiega in procurarmi una Donna di servigio, è mio dovere ch' io le renda distinte grazie della sua attenzione, ed inoltre la supplichi a non istancarsi di usarla pure in progresso. Abbia la donna che desidero le seguenti qualità. Sia d' età di trent' anni, sana, robusta, nè troppo avvenente, nè schifosa, avvezza a'lavorieri di campagna, modesta nel vestito, ed onesta nel discorso, fedele, e costumata: se così si può avere, bene; e se non si può, continuerò a vivere come sono vissiuta, ed averò maggior piacere a starmene senza, piuttosto che attirarmi delle biscie in seno, per le quali poi io abbia a benedire, e me stessa, e chi la ritrovò, sopra tutto la vorrei presto, perchè si approssima il tempo delle maggiori faccende. Mi raccomando.

Sojano li 8. Maggio 1768.

RIngrazio questa sera il Cielo a mani giunte, che finalmente dopo tante agitazioni, ho avuto la sorte di leggere, e baciare un vostro adoratissimo foglio. L' ottime notizie del vostro stato non mi poteano recare allegrezza maggiore, ed averei l' animo in perfetta quiete se noto mi fosse il sospirato momento di rivedervi. Questa incertezza, anche fra le delizie, e gli agi, mi apporta non ordinario rammarico. Deh! se potete, agevolatemene voi il modo, che con tutto il cuore ve ne scongiuro. Se io fussi una Principessa, non potrei ricevere da questi Nobili, e del pari gentilissimi Signori miglior trattamento: ma che mi giova, se la lontananza da voi mi amareggia ogni piacere? La scorsa notte combattuta essendo da mille strani pensieri, che poi tutti andavano a terminare in voi, nè potendo in modo alcuno prender riposo, tra le altre confuse idee, che nella perturbata mia fantasia aggiravansi, una ne scelsi, ed ispiegai nel Sonetto che quì vi trascrivo. Assicurate tutti codesti ornatissimi miei Padroni, ed amici, che quantunque lontana gli amo, ed osservo, e ringraziateli per me de' cortesi loro saluti. Voi amatemi, e ritornando al principio datemi nuove di vostra salute, e credetemi, quale caramente abbracciandovi, passo con tutto l'affetto a soscrivermi.

Fontanelle li 31. Dicembre 1763.

GRatissime mi sono state le notizie, che ella Signor Angelo carissimo si è compiacciuta avanzarmi, sì dello stato felice di lei, e de'Signori suoi Fratelli, quanto delle molte finezze, ed attenzioni, che dal nostro degnissimo Padre Molto Reverendo Carlo vengono loro usate. Di ciò oltremodo mi compiaccio sul riflesso che il padrocinio di un soggetto così ragguardevole può loro in ogni tempo e congiuntura giovare non poco. Sarà pertanto mio preciso dovere il non tralasciare incontro opportuno di secondare con nuove istanze il desiderio di lei, quantunque sia certa, che a maggiormente impegnare per essi il suddetto Padre, più di qualunque uffizio, i saggi loro diportamenti saranno efficaci. Dunque ella ancora sull' esempio de' Signori suoi Fratelli si faccia pregio di rendersene sempre più meritevole, impiegando con profitto quel raro talento di cui è piacciuto all' altissimo di arricchirla; e coll' acquisto delle scienze, e morali virtù procuri eziandìo, che non resti defraudato nemmeno la giusta aspettazione degli amantissimi Signori di lei Genitori, e della sua Patria. Se all' avvenire ella favorirà darmi qualche ragguaglio delle sue applicazioni, mi farà cosa assai grata. Soprattutto bramerei vederla intenta particolarmente alla Geometrìa tanto utile e necessaria all' umana società; molto più perchè sembrami d' aver ravvisata in lei per sì fatto studio una disposizione a dir vero non ordinaria. Rendole per fine distinte grazie della sua gentile ricordanza, e pregandola de' miei rispettosi saluti al Padre Molto Rev. Procuratore, ed a'Signori suoi Fratelli, non tralascio di ricordarmele.

Salò li 27. Maggio 1766.

ELla avrà giudicato a quest' ora con ragione tra se medesima, ch'io non abbia mai letto a miei giorni quel libro detto il Galateo da cui si apprendono le belle, e buone creanze, non avendo sino al presente risposto all' umanissimo di lei foglio. Ma di grazia sospenda un poco la fatale sentenza, nè mi condanni senza dar prima luogo alle mie difese. Ella dee sapere, che non per altro ho differito da un giorno all'altro l' adempimento d' uffizio così doveroso, se non se perchè pure lusingavami, che in questo frattempo potesse il Signor Pietro farsi sovvenire qual sorte abbia incontrato quel mio povero scartafaccio, onde recarne poscia a lei la novella. Ora però m' accorgo, che tale mia dilazione non ha servito ad altro, che a farmi scomparire appo lei, essendo all' oscuro per anche come prima del suo destino. Quanto a me potrei certamente giurare di non averne fatto alcun uso. Le confesso il vero, che per una parte mi spiace, che il libretto siasi smarrito, non potendo mandar ad effetto quanto promisi; e provo piacere per l' altra, venendoci in tal guisa tolta dal caso un' occasione, che ci arebbe renduti ridicoli al mondo. Tuttavia spero, anzi credo di venire presto costì, ed allora penseremo, parleremo, stabiliremo, ciò che alla nostra sufficienza sembrerà più opportuno da farsi. Intanto andrò raddolcendomi il sangue ormai inasprito di troppo dal lungo uso del Calibe co' saporitissimi Verginei biscottini, che ella in tanta abbondanza si è compiacciuta di regalarmi, de' quali, e pe' quali rendole parzialissime grazie. Col Signor Pietro Antonio non voglio impegno di baci, per non introdurre nuove usanze, ed Angiolina me gli ha rifiutati, perchè non sono visibili, e palpabili: Ella vegga perciò di usare in avvenire cautela maggiore nell'addossarmi imprese cotanto difficili ad eseguirsi, acciocchè non sia sforzata a fare poscia una trista figura, non potendo contestarle colla cieca mia obbedienza, che sono inalterabilmente, e perpetuamente, quale rassegnandole i miei più divoti complimenti, uniti a quelli del Signor Consorte, ed Angioletta, passo all' onore di dichiararmi.

Sojano li 3. Giugno 1765.

VIvo ansiosissima di leggere il Mezzodì, perciò allorchè ve ne sarete servito a vostro piacere, mi vi raccomando. Se aveste eziandìo le Opere di Santa Teresa, vi supplicherei d' accomodarmene un tomo alla volta; e tutto questo per non lasciarvi mai senza qualche nuova seccatura. Giacchè mi si offre l' incontro, prendomi la libertà di spedirvi alcuni augelletti, presi in questi giorni alla neve. La caccia è stata scarsissima, onde non risguardate, vi priego, alla tenuità del dono, ma soltanto al buon animo dell'offerente, ed iscusate la confidenza. Onoratemi de'vostri comandamenti, acciò possa appagare il vivissimo desiderio, che ho di potervi comprovare quella sincera stima, e riconoscenza, che mi fa essere inalterabilmente.

Sojano li 10. Febbrajo 1766.

SIccome assaissimo mi compiacqui in leggere i quattro leggiadri Sonetti da V. S. tempo fa trasmessimi (come ella averebbe rilevato dalla mia risposta, se questa per disavventura non si fosse smarrita); così grati egualmente riesconmi i due de' quali al presente mi favorisce. E poichè ella desidera che io le ne esponga il mio sentimento, quantunque conoscami incapace di formare degli altrui parti un retto giudizio, dirò tuttavìa senza adulazione, che sì i primi, come gli ultimi, a me sembrano condotti con eleganza, e chiarezza, ed eziandìo per quanto può permettersi dall' età sua, con maturità di pensiero lavorati. Spiacemi di non avere presentemente con che ricambiarle il cortese uffizio, conciossiacchè ora tutto consacro ai filosofici studj quel tempo, ch' io solea in passato dedicare alle muse. Ella pertanto, che ne ha l' agio, continui coraggiosamente a correre l' incominciata carriera, onde per lei ancora accrescasi un giorno lo splendore, ed il decoro della nostra Accademia. Quindi rendendole distintissime grazie dell' onore impartitomi, ed avanzandole i miei complimenti uniti a' teneri saluti della Signora Genitrice, con piena stima mi dichiaro.

Salò li 8. Maggio 1758.

QUesta mattina mi è stato recato l' umanissimo foglio di V. S. unitamente a' leggiadri Poetici componimenti, da lei con somma gentilezza trasmessimi. L' assicuro d' averli letti, e riletti con istraordinario piacere, sendo tutti belli nel loro genere, ed assai maestrevolmente lavorati. La graziosa risposta non pertanto da lei fatta al celebratissimo Sonetto per la morte della Marchesa Simonetta, gode sovra gli altri la preminenza nella mia estimazione. Rendole perciò del cortese uffizio i possibili ringraziamenti, e priegola ad impartirmi eziandìo all' avvenire l' onore di leggere, ed ammirare le dotte produzioni del raro talento suo, non meno, che di considerarmi veramente tale, quale con pienissima stima passo a segnarmi.

Sojano li 13. Ottobre 1765.

HO finalmente il piacere di rispondere al dotto, e leggiadro Sonetto, di cui V. S. si è degnata onorarmi. Rozza, e meschina qual' è la risposta pregola ad accettarla, ed a compatirne i difetti. Ho pure richiamato alla memoria l' antecedente, che emendata in qualche parte le rimando; sottomettendomi per altro in tutto al di lei sano giudizio, e perfetto discernimento. La supplico di rassegnare a codesti Eccel. Padroni, l' umilissima mia servitù, ed a raccomandarmi di nuovo con tutto lo spirito al loro ragguardevolissimo padrocinio. Io l' assicuro, che arrossisco ancora, e mi confondo al riflesso della somma degnazione, e cortesìa, con cui all' Eccel. loro piacque di accogliermi, e risguardarmi, e degli onori distinti, che m' impartirono. Da lei però debbo riconoscere unicamente tale mia avventura, avendomi co' suoi encomj collocata in un punto di vista così avvantaggiosa. Desidero qualche suo pregiato comando, acciocch' ella conosca, ch' io sono in effetto, quale colla più sincera stima, e divozione mi glorio di dichiararmi.

Sojano li 24. Novembre 1766.

AVend' io fatto più maturo riflesso sulla risposta, che per darle a conoscere quanto io pregi il servirla mi sono lasciata escir di mano con troppa fretta, ho rilevato qualche anfibologìa nel sentimento del secondo quadernario, che a' più delicati non sonarebbe per avventura troppo bene all' orecchio. Mi è paruto perciò di doverlo render più chiaro, colla mutazione, ch' ella vedrà. Non pertanto le replico, che mi rimetto in tutto, e per tutto al di lei parere, che stimo assaissimo. In fretta me le raccomando, e mi vi protesto con tutto l' ossequio.

Sojano li 26. Novembre 1766.

DAL letto ove giaccio con febbre, ed altre indisposizioni, significo a V. S. il sommo dispiacere, che apportami il non ritrovarmi in istato di adempiere i di lei pregiati comandi. Tuttavìa spero, che la di lei intenzione non rimarrà defraudata in tal incontro, mentre non mi scorderò in circostanze più favorevoli del dover mio, qual è di rispondere al leggiadrissimo Sonetto di cui ella si è compiacciuta onorarmi. La supplico frattanto di accettare il buon desiderio, che ho di servirla, assicurandola che ascriverò nel numero de' più bei giorni del viver mio, quello, in cui avrò la fortuna di dimostrarmele in effetti, quale ora con pienissima stima mi vanto d' essere.

Sojano li 13. Maggio 1766.

JE vous suis très-redevable Monsieur de l' honneur que vous m' avez fait en m' envoyant une des vos lettres; car j' apprends que mon eloignement de ce Païs n' a pas eu tant de force pour effacer de votre coeur le sovvenir de moi. Mais pour satisaire aux amoreux soins que vous avez d' entendre l' état de mon Pere, que vous dirai-je? Je vous dirai que il y a plusieurs de jours, et plusieurs de nuits que le doux sommeil joue loin de ses jeux; qu' il n' a presque tant de force pour se soutenir de soi meme; et enfin que sa vie est fort menacée. Ce Peuple prie toujours avec moi le bon Dieu a fin qu' il lui donne sa primiere santé, et j' espere que nos veux ne seront pas inutiles. Donnez-vous aussi Monsieur par vos lettres en suite quelque soulagement à mon esprit affligé, et envoiyez moi nouvelles des nos amis, et de notre Accademie. Je vous auöue qu' je suis ravie du très-long silence des Messieurs le Juge, et Gerardi, qui me font douter d' étre hors du monde. Je vous prie de mes compliments à Monsieur votre Pere.

IL y a beaucoup de tems, que je souhaite de vous revoir, ma très-chere amie, et de vous temoigner en voix l' estime particuliere, qu' j' ay pour votre aimable personne. Peut étre qu' a la fin de ce mois le Ciel regardant d' un oeil favorable mes desseins, m' ouvre la voje de vous embrasser tendrement. Je le prie pour tant de tout mon coeur, et je voudrais que vous aussi le suppliàtes avec moi, a conduire vitement le jour bien heureux.

QUanto gradita riescemi la vista del sospirato foglio di V. S. Riv., altrettanto mi apporta rammarico la nuova dell' incomodo da lei sofferto in Verona. Le ne significo perciò col più vivo sentimento del cuore la mia afflizione mista altresì col piacere, che provo della di lei riavuta sanità. Nello stesso tempo le trasmetto un picciolo invoglio, pregandola aggradirlo, e considerarlo come tenue sì, ma sincero contrassegno dell' amore, che inalterabile le professo. Domenica 13. corrente gli attenderemo quì giusta il concertato, e potranno sbarcare al Porto di Moniga, ove ritroveranno un nostro Uomo, che gli condurrà a Sojano. Prima però favorirà ragguagliarmi lo stato suo presente, perchè al sommo ansiosa ne sono. Io grazie al Cielo godo perfetta salute, con tutti di mia casa. Le sono poi infinitamente tenuta delle di lei espressioni, ed a' Signori di sua famiglia de' pregiati saluti inviatimi. Quindi supplicandola renderglieli duplicati, a nome pure del Signor mio Padre, Madre, Fratelli, e Cognata passo a riprotestarmi sino alle ceneri.

Sojano li 7. Settembre 1750.

DOpo lungo silenzio, veggomi mio malgrado costretta ad avanzare a V. S. una nuova, che riuscirà tanto più dolorosa quanto meno aspettata. L' infausto annunzio pertanto, che le reco colle lagrime agli occhi, si è della perdita, che jeri alle ore 8. in circa abbiamo fatta della fu Signora Catterina Facchini nostra Cognata, dopo una violenta malattìa di doglia, e febbre maligna sofferta dalla medesima con pazienza, e rassegnazione pel corso di nove giorni avendo lasciati addietro tre figliuolini, due maschj, ed una femmina. Colla di lei prudente maniera partecipi tal funesto accidente alla Signora Silvia, acciò non si metta in costernazione. Altro non mi resta, se non che raccomandare quell' anima alle di lei orazioni, e può sperare da ciò, che come le era amorosa parente in vita, lo sarà anche morta, e pregherà Dio Signore per il bene dell' anima sua, e per la conservazione temporale di sua famiglia. Dia un bacio a Stefanino, e mi protesto.

Salò li 10. Maggio 1757.

IL Sig. Pierantonio si va sempre più avanzando nel suo miglioramento. Gli si risveglia l'appetito, ed acquista qualche sorte di lena. Fra non molti giorni pensa il Medico di permettergli un poco di tintura di vino. Desidera perciò oltremodo d'averne di quello di Val-Pulicella, perchè assai omogeneo. A lei si raccomanda pertanto con tutto lo spirito acciò ne provvegga del migliore, e del più vecchio, che si possa ritrovare, un bariletto, che a tal fine le spedisco. Prima di riempierlo lo faccia lavare di dentro con acqua, posto che ella rilevi che abbia acquistata cattiva qualità, che ora non ha certo. Veda poi di trasmetterlo a Salò riempiuto che sia per mezzo sicuro, ma prima perfettamente sigillato con ragia, a scanso d'inganni. Nel tempo stesso favorirà avvisare dell' importo, pel pronto rimborso. Quindi attendendo desiderati di lei riscontri, e pregandola iscusare l' incomodo, che le rechiamo, colla solita stima, a nome anche del Sig. Pierantonio, unitamente alla Signora Silvia, e resto della stimatissima sua famiglia, mi riprotesto.

Salò li 10. Settembre 1763.

P. S. Il bariletto è stato sin ora pieno di vino d'Alicante. E' pregata di assicurare la canella, e spina, e dove fa di bisogno con pezza greca.

DI grazia ella non mi attribuisca a dimenticanza, o negligenza, se prima d'ora non le ho significato le nuove del nostro viaggio, e lo stato presente di noi, e del Nipote Stefano, ma ne incolpi unicamente una fierissima flussione ne'denti, che d' allora in poi mi ha tormentata assai. Adesso che si è alquanto mitigata, non manco di adempiere l' obbligo mio, e mi dò il piacere di avanzarle ottime notizie di tutti noi, ed in particolare di Stefanino, cui non rincresce il soggiorno di Sojano, e continua i suoi studj piuttosto di buona voglia, anzi incomincia ad applicarsi ancora con genio alla lettura Francese, che serve per intermezzo agli altri esercizj, e solleva anche me mentre l' istruisco da altre cure, e mi reca sollievo. Egli la riverisce caramente insieme colla sua Signora Madre, e la prega di spedirgli quanto prima il suo sott' abito d'inverno, ed un pajo braghesse, perchè pargli aver freddo così vestito alla leggiera. Entro il corrente mese la stiamo attendendo in compagnia del gentilissimo Signor D. Pietro Bovio. Suppongo, che da' Barcaruoli le saranno stati riconsegnati i due Rodingotti. Non sarà cosa cattiva per altro il rimandarci quello di Stefanino acciò al caso possa ripararsi dalla pioggia. Intanto finisco coll' inviarle mille saluti miei, e del Signor Pierantonio, con mille baci a Giulia, ed a Gian-Jacopo, riprotestandomi con sincera affettuosa stima.

Sojano li 5. Ottobre 1767.

E' molto tempo, che noi desideriamo d' intendere qualche notizia del loro stato, e spezialmente di certi suoi disturbi riferitici così in confuso dal Cherico Molinari. La prego pertanto a significarci il tutto distintamente, perchè non abbiamo forse ad affliggerci senza fondamento. La nostra dimora in Sojano siccome ci toglie l' opportunità di scriverle frequentemente, così ancora restiamo al bujo di quanto succede costì. Ella pertanto, cui non mancano incontri frequenti per Salò, non ci lasci in tanta penuria di sue lettere, ma ci consoli dandoci di quando in quando anche nuova della condotta di Stefano, del quale ci sarà molto caro l' udire i progressi nello studio, e ne' buoni costumi.

La supplico del sicuro ricapito dell' incluse, che mi premono assaissimo. Non so se il Signor Doglioni sia partito da Verona col Reggimento. Se è partito, ella favorirà consegnare alla posta la lettera a lui diretta, acciò gli giunga sicura a Venezia, ove si troverà senza fallo. Riverisca caramente in nostro nome la Signora Silvia, e le dica che sarà servita di quanto mi raccomandò, purchè non abbia fretta. E' pure pregata de' miei complimenti al degnissimo Signor D. Jacopo, ed a tutta la Casa Fagioli; alla Signora Giustina Bulgarini, ed a prima occasione alle gentilissime Signore Belle. Io ne' passati mesi sono stata assai travagliata da' miei soliti incomodi, e lo sono anche al presente, benchè con qualche moderazione. Mi raccomando alla di lei buona grazia, e mi dichiaro con tutta la stima per parte ancora del Sig. Pierantonio.

Sojano li 9. Maggio 1768.

NON posso esprimerle, Signora Cognata amatissima, quanto grave sia stato il mio rincrescimento, e quello altresì di tutti di mia Casa nello intendere il totale desolamento fatto in codeste parti dalla tempesta. Quanto a me, le confesso il vero, che in leggendo la lettera del Signor Angelo non potei trattenere le lagrime; tanto mi mosse a compassione l' amaro racconto. Ma che! il pianto è uno sfogo del tutto inutile, anzi indizio di un animo vile non atto a sostenere con intrepidezza i colpi dell' avverso destino. Conviene adorare le saggie disposizioni del Cielo, benedicendo quella mano suprema che ci percuote, perchè ci ama. Coraggio adunque, coraggio: Iddio Signore saprà ben render loro in altra guisa, ciò che di presente gli ha tolto, per far prova della loro rassegnazione a' suoi divini voleri. Replichi però col Santo Giobbe: Dominus dedit, Dominus abstulit, sit nomen Domini benedictum: Il tutto proviene da lui, e se per sfogo dell' umana natura diciamo noi, che nasce da avverso destino, non è il destino, che niente può, ma ha tutto principio da lui, che tutto vede, e tutto conosce.

Le trasmetto i Fazzoletti in numero di cinque. Frattanto distintamente riverendola, a nome ancora di tutta la Famiglia, e pregandola de' miei rispetti al degnissimo Signor Arciprete, mi protesto.

Salò li 16. Maggio 1752.

LA Signora Catterina m' impone di significarle il ricevimento della di lei lettera, e de' fiori a lei trasmessi, i quali furonle assai cari, massime le rose, ma la sorte ha voluto che non ne abbia potuto far pompa. Ella a fine di conservarle, subito ricevute le calò nel pozzo, quand' ecco, allorchè credesi di cavarnele, non ritrovò altro, che il filo a cui stavano appese, ove sieno andate, chi lo sà; qualche invidioso de' suoi piaceri le averà forse tolte: a lei però starà spedirgliene dell' altre, se vuol che benedica quella mano che la beneficò.

La Signora Madre la saluta di tutto cuore, e le premerebbe una lira di bavella filata simile a quella, che abbiamo per il rigato stantechè non è sufficiente per far tutte le vesti.

Io ancora la ringrazio de' suoi cordiali saluti, e mi raccomando.

Salò li 11. Maggio 1751.

DAL Signor D. Teodoro Amadori ho ricevuto i cortesissimi inviti di lei, e del Signor Cognato Angelo uniti a' loro cordiali saluti. Nel tempo medesimo però, che le ne rendo distinte grazie, mi fo a significarle eziandìo, che finalmente penso di soddisfare al desiderio, che da gran tempo ho conceputo di trasferirmi costì per godere alcuni giorni della gratissima loro compagnìa. Due occasioni mi si presentano per effettuare tale mio divisamento; ma sono ancora in dubbio, a quale io debba attenermi. Se non vi fosse maggior tratto di lago, da Salò a Bardolino, di quello che prender imbarco al Porto di Moniga, o di Manerba, coglierei l' opportunità della venuta del Signor Cognato a Gardone per ricondurre Stefanino: ma siccome oltre il timore, che ho del Lago, mi cagiona altresì d' ordinario gran disturbo di stomaco, penso di appigliarmi alla più sicura, venendo costì insieme co' nostri Cherici a' nove del venturo, al qual tempo essi debbono portarsi in Verona per le Ordinazioni. Quand' altro non accada in contrario, dunque in allora avrò il contento di rivederla, ed abbracciarla, unitamente al Signor Cognato, e Nipotini. Intanto prego il Cielo, che non insorga cosa, che mi frastorni, acciò possa assicurarla in voce, come ora fo in iscritto, che sono e sarò sempre tale quale con sincera stima mi dichiaro.

Sojano li 17. Agosto 1768.

LE notizie dell' ottimo stato del Signor Don Felice pervenuteci mercè l' amorosa attenzione di Vostra Reverenza, comprovate eziandìo dal di lui viglietto, ci hanno recato non ordinaria allegrezza. Non cesseremo però giammai di renderle i più vivi rigraziamenti di tanti favori impartitici, e de' continui incomodi, ch' ella soffre per nostro riguardo, e di protestarcele infinitamente obbligati. Le invio la risposta diretta al Signor Don Felice, non solo perch' ella ne rilevi il tenore, ma altresì affinchè si compiaccia di accompagnarla con due righe di suo pugno inerenti al sentimento della medesima, per maggiormente comprovarne la verità. Siccome l' affare, per cui il Signor Pierantonio si raccomanda a Vostra Paternità Molto Reverenda, è di somma rilevanza, ed a me pure sta a cuore in modo particolare, non posso a meno di non aggiungere alle sue le più fervorose mie istanze, supplicandola a non abbandonarci colla di lei valevole assistenza in così urgente bisogno. Ardisco trasmetterle un poco di refe, sperando non le sarà forse discaro, in occasione del Ferragosto. Finisco col implorare da lei cortese perdono della nostra importunita, ed assicurandola che non cesserà mai in noi il vivo desiderio di servirla ogni volta che ei vorrà impiegare l' opera nostra. Roma è distante da Salò, pure se in Salò vi può essere cosa che piaccia anche in Roma, mi darò l' onore ad ogni suo comando di spedirgliela; oh! se potesse esserle vicina, quanto goderei in farle noti gli affanni che provo, sperando che nel comunicarglieli resterei se non intieramente, almeno in gran parte sollevata. Salò è vago per la sua situazione; belle vedute, aria dolce, bei Lago, bei monti, ma vi si sta male di compagnìa, poichè domina più la critica odiosa, che la verità. Io me ne vivo soletta in casa, e l' unico conforto che provo, è il farmi risovvenire alla memoria li padroni, e gli amici, che hanno qualche compatimento alla mia persona, tra quali annovero Vostra Paternità Molto Reverenda. Ho detto di finire, ma non finisco mai. Mi riprotesto con profonda venerazione, e mi raccomando.

Salò li…..

GIacchè per grazia di Dio la febbre, che unita ad un grave dolor di testa ho quì avuta sempre per compagna indivisibile, mi lascia in oggi godere un poco di respiro, colgo il fortunato momento di rispondere al grazioso foglio di V. S. Reverendissima. Comincio per tanto dal riprofessarle infinite obbligazioni di moltissimi favori impartitimi, e della somma premura, ch' ella ha di sentirmi ricuperata de' miei malori; ma questi sono ormai moltiplicati, e fatti giganti, onde v' è poco da sperare, e da temere assai. Prevedendo adunque a ragione, che atteso lo stato mio presente così minaccievole, e pericoloso, questa possa essere l' ultima fiata in cui le scrivo, prego lei stimatissimo Signor Arciprete, ed anche cotesti Reverendi Sacerdoti, per quanto debbo, di porger qualche preghiera all' Altissimo, acciò si degni concedermi la grazia di ricevere con egual indifferenza, e tranquillità d' animo dalle sue mani santissime la vita, o la morte in quel luogo, modo, e tempo, che più piace a sua Divina Maestà. Chieggo inoltre a lei primieramente, e per di lei mezzo in generale, ed a ciascheduno in particolare umìle il perdono di qualunque mancamento, offesa, o scandolo, ch' io avessi loro recato nel tempo di mio soggiorno costì. Per fine non potendo più proseguire, co' più vivi sentimenti di stima, e gratitudine, passo a dichiararmi inalterabilmente sino alle ceneri.

Brescia li.…… 1770.

MI professo infinitamente tenuta al mio gentilissimo Sig. Francesco e per tante gentili amorose sue rimostranze, e per la prontezza, con cui mi ha favorita di spedirmi la bella prefazione, che ho letta e riletta con istraordinario piacere. Presentandomi in questo momento sicura occasione per costì, a lei la rimetto accompagnata dal mio ossequio, e da' più distinti ringraziamenti.

Non le fo parola altrimenti del fattore, stante che ho di già intese le deliberazioni del Nob. Signor Co: Giambattista. Al medesimo, alla Dama, ed a' Figli ella à supplicata umiliare i miei complimenti, e del Sig. mio Consorte. La fretta del messo mi toglie il contento di sciverle piu a lungo, onde finisco col ricordare, a lei, ed a tutta la stimatissima sua famiglia la divota mia servitù, protestandomi sino alle ceneri.

Sojano li 23. Agosto 1765.

POssibile, Sig. Francesco gentilissimo, che le di lei occupazioni sieno tali e tante, che non le lascino pur un momento di libertà, onde poter onorare di sue bramate notizie chi tanto l' ama ed osserva? Ella mi dica di grazia qual deduzione debba io mai cavare dal presente contegno suo? Non vorrei persuadermi così di leggieri ch' ella siasi del tutto scordata di noi; ma l' ostinato di lei silenzio fa ch' io dia luogo a qualche timore. Desidero la spiegazione di questo fatto per mia quiete, altrimenti si stancherà la mia sofferenza, ed allora guai a lei. Si rammenti che non v' ha ira, che superi l' ira donnesca, però guardi bene a non provocarmi. Le servano dunque per ora d' avviso questi miei sentimenti; mentre in fretta en attendent je suis avec une tres-sincere estime.

Sojano li 28…….1766.

SE dalle mie indisposizioni mi fusse stato permesso ella si accerti, stimatissimo Signor Francesco, che non avrei aspettato sin qui a prevalermi de' cortesissimi inviti suoi; tanto è il desiderio, che ho di rivedere si lei, come tutti gli altri miei Padroni, ed amici. Ma giacchè debbo qui per necessità rimanermi, procuro almeno di starmene più che posso rassegnata al divino volere, donec veniat immutatio. Ella che è sana, e robusta faccia pertanto ciò che a me non è concesso, cioè si lasci da noi riverire, che n'è ormai tempo. Molte fiate ho dato di piglio alla penna per ricordarle la mia divozione, ma per non aggiugnere ulteriori seccature alle tante, che di quando in quando ella riceve dal Signor mio Consorte, mi astenni. Conservo ciò non ostante vivissima la memoria dell' infinite mie obbligazioni, e sospiro qualche occasione per dimostrarle qual sia la mia gratitudine, e riconoscenza.

Il Signor Pierantonio la riverisce distintamente, e per mezzo mio le rende mille grazie della raccomandatizia da lei trasmessagli a pro del Cherico Molinari. Attende pure, se non erro, sua risposta ad una lettera da lui scrittale ha qualche giorno.

La supplico de' miei ossequj al Nob., e veneratissimo Signor Co. Giambattista, che suppongo si sarà restituito dalla Gavazza a Fontanelle, non meno che a Sua Eccellenza la Signora Contessa Cecilia mia singolarissima Padrona; e mi tenga vivamente raccomandata al loro ragguardevole padrocinio. Ella per fine mi conservi il favor suo, e si ricordi che sono inalterabilmente, ed immutabilmente, anche della Signora sua Consorte, quale con affettuosa stima mi segno.

Sojano 13. Dicembre 1766.

ORazion pag. 167

Lett. Al Sig. Lucio Doglioni. 181. 183. 185. 188. 190. 192. 194. 196. 198. 199. 201. 203. 206. 208.

Al Signor N. N. 210

Al Signor Felice Rizzardi. 211

Al Signor Ercole Gerardi. 212. 214. 216

Al Signor Pietro Antonio Faini. 217

Al Signor Angelo Olivari. 219

Al Signor Abbate D. Jacopo Alberti. 221. 223

Al Signor Gio: Maria Fontana. 224. 226. 227. 228. 229

A Monsieur. 230

A Madame 231

Al Signor Angelo Cominzoni. 232. 233. 234. 236. 238

Alla Signora Silvia Faini Cominzoni. 240. 242. 243

Al Molto Reverendo Padre Carlo Riformato. 245

Al Reverendissimo Signor D. Ermenegildo Fedrici Arciprete di Sojano. 248

Al Signor Francesco Caggiada. 303. 304