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Alessandra Macinghi Strozzi
Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli
Frontmatter and Commentary
Edited by Cesare Guasti
Firenze: G. C. Sansoni, 1877

LETTERA CINQUANTUNESIMA: ANNOTAZIONI


ANNOTAZIONE A

[p. 461]
Ha rimorso di credere cose che siano di carico del Re (che è sotto la cifra 47), ma scrive quello che sente; lieta poi, se può disdirsi. Metto di riscontro alla politica di Madonna (che in questa lettera pur ne tocca) quella di Piero Medici. È un brano della lettera de' 22 di luglio, scritta a Filippo:

= Io ho avuto da te più lettere, et invero conosco averti male trattato a risposte: che n'è stato cagione la venuta qui di madonna Duchessa di Calavria et di don Federigo; dipoi le doglie mie alquanto più che l'usato m'hanno dato noia. Pur, grazia di Dio, al presente sto bene; et è mio pensiero per l'avvenire di ristorarti et dello scriverti et d'altro, secondo che si richiede all'amicizia et benivolenzia nostra: circa la quale ti fo questa ultima conclusione, che io sono servitore della Maestà del Re, et tuo amico.

Dopo la presura del Conte Iacopo et la rottura della coscia, questo dì siamo avisati della morte sua: il quale Dio abbi ricevuto a grazia. Questo caso m'è doluto solo per la molestia che n'ha preso lo illustrissimo Duca di Milano; chè altra cagione publica o privata non ci conosco da dolersi; et sono certissimo la Maestà del Re, come sapientissima, ha riguardato el fine che può succedere, e che ciò che suo' Maestà ha fatto et per la conserva della pace et per bene suo et del Duca di Milano et delli altri loro amici, et nonstante le dimostrazioni fatte,
[p. 462]
et quello che insino a ora è seguito, io credo che la Maestà del Re et il Duca di Milano, per l'universale bene di tutta Italia, si resteranno parenti et amici; perchè così ne persuade et vole la ragione. La rotta dell'armata provenzale è stata grande et buona nuova; et tutto s'attribuisce all'opera del Re. Et di quel ch'è seguito et di Castel dell'Uovo et d'Istia, ne sono ben lieto et contento; perchè la Maestà del Re possiede interamente cotesto Regno sanz'alcuno scropulo o contradizione: di che ciascuno suo servitore si debbe grandemente rallegrare.=

Ed ecco quello ne scriveva Dietisalvi di Nerone, a' 5 di luglio:

= Di costà ci avete mandate nuove, che per tutta Italia se ne parla. Debbasi credere che la Maestà del Re ha fatto tutto iustificato: et io sono di quegli me ne rendo certissimo. Et tutto si vuole reputare sia non solamente a pace e quiete di cotesto Regno, ma di tutta Italia. Di Francia non ho da dirti nulla. Nella mia partita da Milano, quello Signore aveva incominciato adviare le genti, et mandava il Conte Galeazzo con dumila cavalli e mille fanti. Che seguirà alla giornata, sarai advisato. =

ANNOTAZIONE B

Volendo trovare una spiegazione a queste parole della Nostra, gioverebbe leggere le istruzioni date dalla Signoria a Iacopo di Piero Guicciardini, eletto oratore al re Ferdinando, e a messer Bernardo di Filippo Giugni, eletto oratore a Francesco Sforza, il primo di agosto. Mentre al Re si diceva, che del Conte Piccinino stava bene quel che aveva fatto, col Duca di Milano se ne facevano alti lamenti; conchiudendo, ben vero, coll'esortare l'uno e l'altro a non romper la pace, per il bene d'Italia.


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