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Alessandra Macinghi Strozzi
Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli
Frontmatter and Commentary
Edited by Cesare Guasti
Firenze: G. C. Sansoni, 1877

LETTERA QUARANTANOVESIMA: ANNOTAZIONI


ANNOTAZIONE A

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A' 29 di giugno (racconta il Rinuccini) venne a Firenze la nuova che il re Ferdinando aveva fatto a' 24 pigliare in Napoli il conte Iacopo Piccinino e un suo figliuolo, col conte Broccardo suo cancelliere; « e stimossi fusse opera del Duca di Milano ». E a' 14 di luglio vennero lettere, come il detto Conte stava male; « e stimossi che il Re lo avesse fatto morire ».

ANNOTAZIONE B

Difatti, Marco Parenti, in una sua de' 27 di luglio, dopo d'aver parlato delle cose pubbliche, e conchiuso che non v'era da sperar niente di bene per le discordie de' cittadini maggiori, seguita a dire:

= E però, posandomi alquanto, io mi sono volto a un altro pensiero, che 17 (mona Alessandra) molto mi stimola, e a ragione; benchè insino a qui io l'abbia confortata dello indugio, sperando il meglio. Ora, considerato molte cose, cedo, e confortoti al pigliare partito: e questo è di torre donna. Noi abbiamo isaminato tutto Firenze, e fatto il conto tuo a due modi: l'uno, se fussi qui; l'altro, sendo pure come ti se'. Essendo qui, e potendo andare insino in cima, abbiamo isaminato ce n'è
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insino a quattro; che le due sono in 9 e 10, e di que' numeri non ce n'è più; e potendo, non so quel che ti dovessi volere: l'altre sono G. Canigiani e messer Piero de' Pazzi; e sono comunali. Molte altre di buone famiglie ce n'è; ma comunali o rustiche, e dote comune, e uomini comuni. E qui arai a capitare, al meglio che possi fare; perchè quelle che hai avere, sono nate e grande; e le piccole non debbi aspettare. Abbattesi il tempo tuo in tempo di carestia: bisognati avere pacienza; e avendolo a fare, fare il meglio che tu puoi. L'altro tuo conto abbiamo fatto, essendo come se' testè: e veggiamo che sorta s'abbia a lasciare, e di qual sorta ci resti a pigliare. In prima, tutta la sorta sopradetta ci conviene lasciare, sendo tutte gram dote, rustiche e ignobile. Restanci minore dote, nobile e belle, se ci fussino: non ci essendo, come non ci sono, ci restano le meno rustiche in luogo di belle. E queste ancora sono sì poco numero, che ti maraviglierai. Ènne una in casa e Rucellai, alla quale non molto ci va l'animo: e ciò ch'io ti dico, noi, intendi, madre e sirocchie e cognati. Un'altra, Domenico Borghini; e a questa meno. Èccene forse qualche altra di questa sorta, o minore grado, che non c'è nota; e di quelle che ci sono note, ci vanno meno all'animo, e però no le conto. Ècci due sirocchie, furono figliuole di Donato di Matteo di messer Donato Adimali, per madre da Vernia, maritata ora a Bologna: e queste molto ci piacciono; ma e' c'è detto che hanno per una fiorini 1500, e non hanno frategli; sicchè crediamo non iscemerebbono; e però non ci avere luogo. Restaci una di Francesco di messer Gughielmino Tanagli. Vuole poco spendere; e puossi avere, e io ne sono chiaro. E nel numero di quelle che isaminiamo ci piace assai: ma dubitiamo che la dota non guasti. E promettoti che, considerato tutto quello che
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vorremo accozzare insieme conveniente al fatto tuo,, se usciamo di queste due, non sappiamo dove ci volgere. E l'una dubitiamo che non ci guasti la troppa dota; e anche non sappiamo se in verun modo ti sia al disegno di chi l'ha a fare: ma saperello. L'altra dubitiamo che non ci guasti la poca: e di questa sappiarello che se' al disegno loro. E abbiamo isaminato più volte, quando amendune fussino di pari pregio, e tu al loro taglio; e non sappiamo bene giudicare qua! sia meglio: perchè di persona le stimiamo quasi pari; e abbiamo oppinione che dalla Marietta di messer Palla in fuori, queste due restino il meglio che ci sia; benchè di grande distanza sia la comparazione di nazione. Gli Adimali sono più nobili ch'e Tanagli; ma non v'è parentado niuno: non padre, non frategli; assai zii e cugini, ma sono omacci, e tutto loro parentado uomini di sorta: ma con questo mancamento, v'è anche questo commodo, che non v'è noia nessuna nè carico alcuno. Quest'altra è il contradio. Se non sono di gram famiglia, nondimeno sono antichi e da bene, e pure questo lato disceso di cavalieri. Il padre della fanciulla è di mia età, uno dassai uomo, costumato, eloquente, conversativo; e ha optima grazia, ha un poco di stato, ha assai parenti, tutti buoni. La sirocchia è maritata a Antonio di messer Alessandro Alessandri: la moglie è de' Guidetti, uomini molto da bene: la sirocchia della moglie, maritata a messer Antonio Ridolfi; e molti altri parentadi ha onorevoli buoni. Il fratello ha per moglie la figliuola di Francesco di Pagolo Vettori ec. Lui ha dodici figliuoli, sei maschi e sei femmine: e qui con questo mele c'e anche on poco di mosca, che pure se n'ha alle volte qualche noia insieme coi favori. Sicchè, bilanciando l'una coll'altra, non c'è molto che dire; e a te ne lasciamo il giudicio, quando d'amendune avessi a
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giudicare. Ma, come t'ho detto, dell'una non sappiamo; dell'altra si: e però di questa mi sono più disteso, e ancora ti dirò più particulare. Noi abbiamo più volte, per via molto commoda, cerco informazione di questa fanciulla. Questo è venuto a notizia al padre: e perchè egli ha avuto l'animo sempre molto generoso, chè sempre conversò con tutti e principali della età sua, gli andò molto all'animo. Perchè si sente male agiato, e vedeva d'accascare dal grado e appitito suo; e per questo modo gli pare acquistare: aspettava che andassimo tanto oltre, che lo facessimo richiedere: e nol faccendo, e non sappiendo la cagione, si maravigliava; e forse dubitò che non avessimo buona informazione della fanciulla. Il perchè diè modo di farmela vedere, in modo che gli fu' presso a quattro braccia: e a un tratto si scoperse, e manifestò l'animo suo a me proprio, se piacendoci la fanciulla e il parentado suo, con ragionevole dota, in questo caso, che a lui piaceva la faccenda vostra; con molte savie e acconte parole, piene di grande fedeltà in me, della liberalità usatami, e di monstrare del potere spendere poco. E volendo venire al particulare della dota, non volle; ma vuole intendere se l'altre parte empiono o sodisfanno al disiderio nostro: e della dota monstrando volere usare il giudicio e la discrezione mia. La cosa è qui. Isamina te medesimo, e rispondi tuo parere. La fanciulla è grande come la Caterina nostra, ma è più fazionata: buone carne e buono pelo: il viso non è di quella dell'Ardinghello, o di quella di messer Palla; ma non ha niuna spiacevolezza; è orrevole, e ha buona aria. E promettoti che riuscirà a paragone con madonna Ipolita, o meglio. Se hai una moglie bella come il figliuolo del Re, non ti basta? E se ti va all'animo, da' commessione a quanto vuoi iscendere della dota; e non guardare a dire l'ultima intenzione, dubitando
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che non ci lasciassimo andare presto all'ultimo segno che ci ponessi: che non fia così. Noi ci cominceremo dal tetto, e se ci potremo fermare in palco, non iscenderemo mai in terreno, benchè n'avessimo commessione. E perchè io ho sentito un certo tuo dire: Non mi curo quel ch'io abbi, ma spendasi quel ch'io ho, e non più: per cavarti d'errore, non ti fondare in su questo; che non ci sarebbe l'onore tuo nè 'l nostro. Non ti dico che debbi fare un centinaio di cioppe; ma quel che avessi a fare, vuole corrispondere alla fama tua, vuole esser orrevole e in perfezione. Ancora voglio che intenda un'altra parte comune con ogni fanciulla che torrai; che ogni dota di Monte bisognerà che paghi le tue gravezze; che hai già debito circa fiorini 300. E questo non potrai fuggire. Tutto conferirai con Lorenzo; che Iddio vi dia buono consiglio. =

A questa ultima parte fece poi la correzione nella lettera del 13 settembre in tali termini:

= Delle dote del Monte intesi poi, che nulla si ritiene per debito di gravezze. Ma ècci un'altra difficultà, che non si possono pagare se none a cittadini, o quegli che sono sotto sua giuridizione: e però essendo relegati fuori del distretto, c'è dubbio se si potessi pagare; ma a questo m'è detto che facilemente se ne farebbe una petizione, che ve la concederebbe, e isciorrebbe ogni dubbio. =

ANNOTAZIONE C

Questa reda mi fa pensare a una scritta del 13 d'aprile 1486 (dopo venti anni in punto), per la quale Filippo degli Strozzi maritava la Violante figliuola naturale
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di Lorenzo di Matteo degli Strozzi con Francesco di Stefano di Cino calzaiuoio, dandole secento fiorini di suggello, cioè cinquecento che ella aveva sul Monte, e cento tra danaro e contanti. Dall'Archivio Strozziano si avrebbero poi altre notizie, che non accade produrre in luce. Solamente dirò, che nelle ultime Lettere troveremo rammentato anche un Giovan Luigi, che Lorenzo ebbe a Castellammare nel 1467.


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