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Alessandra Macinghi Strozzi
Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli
Frontmatter and Commentary
Edited by Cesare Guasti
Firenze: G. C. Sansoni, 1877

LETTERA QUARANTASEESIMA: ANNOTAZIONI


ANNOTAZIONE A

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Piero de' Medici aveva scritto a Filippo Strozzi questa lettera, ricevuta a' l0 di maggio:

= Spectabilis vir tanquam frater, etc. Ricordandomi dell'amicizia antica e delle offerte fattemi molte volte, piglierò sicurtà di darti fatica, perchè lo simile potresti fare tu di me in ogni tua occorrenzia. Credo ti sia noto di Paolo Manchiavelli, trascorso costi colla mia galea ch'era in Ancona; e per essersi separato dalla conserva dell'altra, non gli è paruto mettersi solo alla ventura del mare per venirsene, massime sendo male in ordine d'uomini e de ogni altra cosa opportuna: che credo abbia preso buono partito, e riputolo per lo meglio. Ora occorre che la Maestà del Re me la dimanda in vendita: la qual cosa riputo a gran ventura, perchè intendo donargliele; non mi parendo poterla meglio allogare. Per tanto ti do fatica e commessione di presentargliele per mia parte, etiam con tutti e corredi, armamonto e masserizie et ogni altra cosa appartenente a me, che fusse in su detta galea. Così scrivo a Paolo Manchiavelli, che te la consegni a mio nome e da mia parte. Solo a una cosa voglio abbi riguardo, ciò è che gli uomini di remo od altro esercizio, che fussono in su detta galea, sieno liberi sanz'alcuno detrimento o pericolo, perchè in nessuno modo ne voglio avere carico d'onore nè di conscienzia.
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A questo sono certo che provederai benissimo colla Maestà del Re, o dove bisogna; e di così ti priego. Io ho preso, come vedi, sicurtà della fede e bontà tua, parendomi per ogni buon rispetto poterlo fare, massime perchè 'l simile potresti fare tu di quello potessi per te e pe' tuoi amici: e me offero di nuovo a ogni tuo beneplacito. Ex Florentia, die iiii maii 1465 =

Filippo compiè l'incarico con gran premura, e ne rese consapevole il Medici con sua lettera de' 12 di maggio; nella quale sono notabili queste parole.

= Piero, come voi avete potuto comprendere per le lettere in questi dì passati scritte a mona Lucrezia vostra, così come fui buono servidore de la buona memoria di Giovanni vostro e ancora di Cosimo, troppo cordialmente disideravo essere ancora di voi, e più, se più fussi possibile. E visto ora, che voi avete cominciato aoperarmi, e in che cosa, quello mio disiderio è più che adempiuto; e oramai non mi pare potere vivere nè morire altrimenti che bene contento. E me e Lorenzo avete obrigati per ischiavi tutto il tempo della vita nostra: e a voi stia il disporre di noi alto e basso, al pari di qualunche minimo giovane che voi abbiate. Non possiàno molto; ma per quello vagliàno, troverete in noi meglio in fatti che in parole. =

Il dono dunque fu fatto dallo Strozzi in nome di Piero; il Re scrisse ringraziando; e Piero rispose in questo tenore a quella Maestà:

= Invictissime princeps Rex gloriosissime et domine mi singularissime etc. La galea della quale tanto
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umanissimamente ne ringraziate, è piccolissima cosa a quello desidero fare per la V. M. alla quale io ho dedicato e dato me medesimo, e' figliuoli, la facultà et ciò che in questo mondo è in mia podestà. Prego la vostra Maestà, così fatto come io sono, me e le mie cose accepti, et a ogni piacere d'essa, così ne pigliate comodità come di qualunche altro servitore che abbiate. Se è auto a tempo lo mio piccolissimo dono, benchè di bonissimo animo, n'ho piacere singularissimo; e molto maggior cosa, e tanto grande quanto per me piccolo uomo si potesse, desidero fare per la grandezza e piacere della V. M. Così sempre fu disposto la buona memoria di Cosimo mio padre, vostro servitore, come ancora scrive la V. M.: così sono io, in questo, suo et erede e figliuolo: tanto arò di piacere quanto da V. M. sarò richiesto, e quanto potrò, et ubbidire alle domande vostre, et in qualunche cosa compiacervi. Ho un'altra lettera dalla M. V., per la quale veggo con quanta instantia ne richiedete per Phylippo e Lorenzo Strozzi: èmi molesto, che quello ne richiedete, non è in mia potestà; che sarebbe fatto sanz'alcuna tardezza questa et ogni cosa potessi essere richiesto dalla V. M.. Ma questo, Signor mio excellentissimo, di che ne scrivete, è cosa nella città nostra di gravissima importanza per la consuetudine e leggi che abbiamo. Nientedimeno voglio, per rispetto che tanto caldamente ne scrivete, ricevere questa impresa e questo carico sopra le mie spalle; nè bisogna n'affatichiate l'illustrissimo don Federigo o altri, chè io arò tanto desiderio e tanta buona voglia, che ho speranza che ve la condurrò, e sarete compiaciuto. Solamente prego la M. V., per la difficultà della cosa, che non le sia molesto se di presente non si fa. A luogo e tempo, el quale io con ogni industria ricercherò, sarà contenta la M. V. di
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questo suo desiderio; el quale io di già reputo mio; e così come di cosa propria mia mi voglio adoperare: parato in questa et in qualunche altra cosa io possi in questo mondo, sempre a' piaceri e comandamenti della V. M., que bene longum et feliciter valeat. Ex Florentia, die XXXI maii 1465.

Scripta già questa, ebbi una dalla M. V., alla quale non occorre altra risposta, se non che se 'l padrone della galea, che per vostra umanità avete acceptata da me vostro servitore, ha fatto o fa cos'alcuna che vi sia grata, fa el debito suo, et a me cosa gratissima. E. M.tis V. servitor PETRUS DE MEDICIS Cosmi f. =

Come questa lettera rimanesse nel suo originale a Filippo, non s'intende. Ma il Re non diede retta a Piero circa al non affaticare don Federigo; perchè c'è una lettera de' 15 giugno, nella quale il padre commette al figliuolo che ripassando per Firenze visiti Piero de' Medici, e tanto lo stringa a favore degli Strozzi, che avanti la vostra partenza ne abiamo lo effettu, e non produrla in longo, ec.

ANNOTAZIONE B

Ci mancano alcune lettere dell'Alessandra, dalle quali si sarebbero intese parecchie cose che ci conviene cavare dai carteggio con altri. Ed è manifesto, che si voleva profittare del passaggio per Firenze della Sposa novella per chiedere alla Signoria, in nome del Re di Napoli e del Duca di Milano, che ribandisse gli esuli Strozzi. Ma bisognava preparare il terreno con Piero de' Medici e con Luca Pitti, le due potenze che allora si contendevano, e quindi impedivano il bene comune. In quanto a Piero,
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basti la lettera di lui al Re di Napoli, pubblicata qui sopra; e queste poche righe del Re medesimo, conservateci in copia da Filippo:

= Piero, nui ve pregamo ne vogliate compiacere de questo ve recerchamo per Philippo et Lorenczo de li Stroczi: certificandove che per uno piacere non lo potremo recevere da vui maiore. Et se ve paresse che nui pigliassemo troppo securità in vuy, ad vostra posta fate prova de nuy: per li effecti cognoscerite con quanta bona voluntà ve compiacerimo. =

A messer Luca Pitti scriveva Filippo:

= Magnifice et generose Miles tanquam pater honorandissime, debita senper recomendatione premissa. Essendo tornato qui Lorenzo mio, m'ha fatto tale relazione de la benivolenzia li avete dimostro etiam verso di me, che 'l debito nostro richiederebbe sodisfare con altro che con lettere: ma priego Iddio che a voi e a noi presti vita, chè ci fia tempo a potere fare tutto. Le vostre offerte al nostro disiderio sono sute grandissime, nè a noi pare ingiusto I' averle accettate, e disiderare andare più oltre a questa parte. Vi strignamo di qualche poco di lume, del quando vi paressi tempo a muovere questo carro, o ora, o indugiare; e del modo: offerendo avere di qua tutto il favore necessario. E avendo alcuno riguardo allo scrivere, e vi paia da conferirne con l'apportatore di questa, o con altri chi a voi paressi, voglio avervelo ricordato. Perchè di questo caso per noi non si farà più qua nè più là, se non tanto quanto da voi sarèno confortati. Da alcuno tempo in qua la Maestà del Re ha auto a intendere de la vostra fama e de la vostra
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potenzia in cotesta ciptà; e Lorenzo li fece la vostra imbasciata: ebbela molta cara. Ha vui in grande riputazione, e accadendovi il fare di lui alcuna prova, mi pare essere certissimo ve ne farà onore. E benchè io non possa molto, m' offero, per quello ch'io posso, essere in fra di voi buono mezzano. Se nulla v'accadesse che stimiate ch'io vi possa servire, a voi sta il comandarmi. In Napoli, a di primo d'aprile 1465. Vostro FILIPPO DEGLI STROZZI. =

Cancellò servitore, e che vi si raccomanda; parsagli forse soverchia cortigianeria. Ma chi trattava con il Pitti era Marco Parenti, le cui lettere io mi contento segnalare a chi volesse studiare e intendere la storia di quegli anni.. In una dei primo di giugno, più che riferire, dipigne un colloquio avuto con messer Luca. Basti un saggio:

= Ho dipoi due vostre de' di 20; e inteso il bisogno, andai coll'una a messer L., e lessigliele. E subito l'ebbi letta, e alzato gli occhi, e guardatolo in viso, lo vidi molto acceso e rosso. Maraviglia'mi; stetti cheto, e aspettai risposta. Lui riprese le parte della lettera; e cominciato a rispondere, ritornò in suo colore, e dissemi, che gli pareva che di nuovo tu ordinassi che 'l Re scriva a dom Federigo che stringa Piero, e dipoi lasciassi fare qui a loro: e che per l'uno e l'altro di voi farebbe ec. E finito il parlare, ritornò in quello incendio, e subito passò via .... E stetti poco co lui, e presi licenza. Presemi per mano al partire; e prima al venire fe' il simile: e questo m'ha usato assai volte. Ma quel che non ha mai più fattomi, nè accennato, fu che non mi volle udire, se no mi puose a sedere a lato ad sè. Feci grande risistenza; e maraviglia'mi: e veduto la volontà sua, pure lo feci; e allora
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gli cominciai a dire perchè ero ito a lui .... Tutto questo particulare v'ho iscritto perch' io sto confuso e no la so interpretare .... Non so se si commosse perchè giù vede venire il fatto, che forse più dilungi lo stimava, e che e' c' invilisca dentro: o pure, ch' egli abbi simulato, e giù sia presso al tempo di scoprillo: o pure, che udendo il nome di Piero, che si conturbi, parendogli che l'onore vadi ad altri. Io no lo intendo. Qui non si può mai intendere nulla, per parole ch' altri abbi, se non doppo il fatto. Pure io mi confido che se Piero ci venissi di buone gambe, che con messer Luca ci sarebbe qualche medicina, quando sinistrassi per cagione d'opposizione. Quest'altri vostri amici pure credo che lo disporrebbono; chè possono assai, e lui pure si lascia consigliare altrimenti che Piero. Quel che si sia, la pruova chiarirà tutto. =


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