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Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli Frontmatter and Commentary Edited by Cesare Guasti Firenze: G. C. Sansoni, 1877 LETTERA SETTANTADUESIMA: ANNOTAZIONI |
ANNOTAZIONE A
[p. 607]
= Iersera, come piacque a Dio, circa ore una di notte e prima, secondo che m'è
detto istamane, che iersera nollo seppi, passò di questa vita la benedetta anima di Piero di
Cosimo; che Iddio gli abbi misericordia, e presti della sua grazia e conducalo a porto di
salvazione: e i suoi e noi che rimagnamo guardi e conservi da ogni pericolo
= A dì 3. Iersera si ragunò in Sancto Antonio circa 500 cittadini d'ogni sorta, e stettonvi
da ore 1a e ½ per insino a 2½. Messer T.o Soderini fa il primo dicitore;
poi messer R.o
Pandolfini; poi messer Manno: e dissono in questa sentenzia: Che avendo gli usciti sempre
aspettato la morte di Piero, che ora e' vegghierebbono: però confortavano a stare uniti;
che così faccendo si difenderebbono da ogni contrario, e che e provedimenti del Comune
si faccino unitamente, acciochè se ne conseguiti la pace; altrimenti e fatti nostri
andrebbono male. Dipoi soggiunse, che sendo stato la casa di Cosimo sempre favorevole
a' popolani, e fatto tanti beni alla città, essendone rimaso si buono seme, che s'abbino per
racomandati e sieno favoriti, istimando ch'egli andranno secondo le vestigie loro. E
faccendosi per tutti gli altri uditori uno basso favellìo, doppo le dicerie, quasi uno tacito
consentimento; messer Domenico Martelli, a modo che si fa ne' Richiesti, quando uno dice
per molti, si levò ritto fra loro, e rispuose per tutti, che coll'opere farebbono quanto s'era
proposto. E ognuno si partì. Fu una cirimonia, e stimasi atto di poco pondo. Ieri, inanzi
che Piero morissi, gran gente andava a vicitare e figliuoli che stavano insieme in camera di
Lorenzo, e confortavangli e offerivansi loro. Così istamani. Istasera tutti questi tu
m'intendi andavano a casa a lui. Che faranno, non so; vedremo.
Giovanni Tornabuoni andò istamani a buon'ora a Roma, dicesi con provedimento ec.: non
so altro. Piero
Con questo presentimento della morte vicina, chiudono bene le Lettere dell'Alessandra.
Ella visse ancora dieci mesi e mezzo, essendo morta il 2 di marzo del 1471, nell'età di
sessantatre anni. Ho riferito nel Proemio il ricordo che del suo tranquillo passaggio fece
Filippo nel Libro proprio di lei. Qui riferirò ancora tre documenti; che sono l'Inventario
delle robe, povere robe, che servivano alla sua persona; dov'è anche detto l'uso pio che se
ne fece, adempiendo alla sua ultima disposizione. Sta a carte 100 del Libro di madonna
Alessandra, ed è di mano di Filippo. Poi una Ricevuta del Parroco, che forse assistè lei
morente, scritta di proprio suo pugno a c. 105 del detto Libro: e finalmente una Lettera
della superiora delle Monache Murate, che ringrazia Filippo della carità, lo conforta
cristianamente nella perdita della madre, e della madre parla con affetto. Così compiesi
con una lettera di donna religiosa il volume delle Lettere di una donna che ebbe sempre nel
cuore i figliuoli.
= MCCCCLXX.
Nota di panni e altre cose per uso di mona Allesandra trovate in casa questo dì 4 di
marzo; che disse a Filippo, tutto voleva fussi dato per l'amore di Dio. E prima: 5 cioppe
nere, tra buone e triste. 1.a cioppa di guarnello nero, trista, per casa. 1.o gamurrino bianco.
1.a gamurra mormorina. 1.o fodero bianco. 1.a gamurra di saia nera, vecchia. 1.a gamurra di
rascia nera, nuova. 1.o mantello nero per in capo. 1.o mantello nero per le
Distribuite come appresso:
Alle monache di Fuligno, 2 camicie, 2 berette, 2 cuffie. Alle monache delle Murate,
2 cioppe nere, le migliori, 1.o fodero bianco, ½ lenzuolo. Alla Caterina nostra schiava, 1a
cioppa nera, 3 camicie, 1.o paio di calze. Alla Caterina nostra fante, 1.o paio di calze,
1.a camicia, 1.o sciugatoio. Alla Simona balia, 1.o paio di
calze, 1.o gamurrino bianco, 1.a
camicia. A l'Isabella figliuola fu di Iacopo Strozzi, 1.a cioppa nera, 1.o sciugatoio. A mona
Checca figliuola fu di P.o degli Strozzi, 1.a gamurra di saia nera nuova, 2 sciugatoi, 2
soggoli. A mona Vaggia degli Strozzi, 1.a gamurra, 1.o sciugatoio. =
= Io ser Francesco di Giovanni, rector della chiesa di Sancta Maria a Ughi di
Firenze, ò riceuto questo di 15 d'agosto 1472 da Filippo di Matteo degli Strozzi una
pianeta di domaschino bianche brochato d'oro con fregio richamato coll'arme degli Strozi
et de' Macigni, la quale dà alla detta chiesa per l'anima di mona Lesandra lor madre, e per
lui e per Lorenzo suo fratello: e per chiareza di ciò ò facto questo ricordo detto dì. =
= Yhus.
Karissimo quanto maggior fratello. La pace del Signore, la quale excede ogni
sentimento, permanga in voi sempre, ec. La cagione di questa si è per intendere come voi
state. Appresso per condolermi insieme colla Umanità vostra della perdita aviamo avuta
della benedetta memoria di mona Lessandra, la cui anima sia piaciuto il nostro Signore,
per sola sua piatà, avere collocata tra
IL FINE.
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