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Alessandra Macinghi Strozzi
Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli
Frontmatter and Commentary
Edited by Cesare Guasti
Firenze: G. C. Sansoni, 1877

LETTERA SETTIMA: ANNOTAZIONI


ANNOTAZIONE A

[p. 91]
Da una lettera di Antonio Strozzi a Filippo, (le' 28 d'agosto, sappiamo che l'Alessandra era a San Martino a Strada; e anche Antonio, per via della pestilenza, se ne stava a Fiesole. Filippo, dalla Cava presso Napoli, scriveva a Matteo il 19 d'agosto:

= Sento che costà la moria alsì fa danno assai, e voi faciavate conto d'andarvene a Quaracchi, secondo m'ha scritto Marco; che sendo alsì la moria pel contado, come sento, non mi pare abbiate preso buona deliberazione; che vorrebbe essere in luogo più dilungi: e di' a mona Lesandra non guardi alla spesa, che credo sia male agiata a denari: pure, per questo non se vuole restare, se vuomo si dovessi impegnare; chè morto noi, morto il mondo. E quando altro rimedio non avessi, per 12 o 15 fiorini, fatevene servire d'Antonio Strozzi, e io farò che Niccolò gliele farà dare per me. E soprattutto vogliate andare in buon'aria, e abbiate buono riguardo della bocca: chè mi pare oggi sì tristo temporale, che chi ne scappa non fa poco.=

[p. 92]
Il primo di settembre scriveva Marco Parenti al cognato da una villa de' Portinari in Camerata, [Note A-1] che in Firenze « da poco in qua è molto calata la moria, che da due in tre ve ne muore per dì. Iddio ce ne liberi ».

ANNOTAZIONE B

Marco Parenti, nella sua lettera del primo di settembre, scriveva a Filippo:

=A questi dì ebbi lettere da Lorenzo tuo e da Matteo, de' dì 6 passato. Scrivemi Matteo come Niccolò vuole torre casa in Perpignano per due mesi, e che ancora non v'era giunto Iacopo, e che presto ne verranno di costà. Ho sentito che Niccolò vuole porre casa a Roma. In buon'ora e di guadagno sia, se così fia. =

A questo stesso proposito anche Filippo scriveva dalla Cava a Matteo suo fratello (lettera citata nella precedente nota), dopo avergli parlato della morte di Filippo Strozzi avvenuta in Barcellona:

= Niccolò ha intenzione di passare in Catalogna per dare ricatto a' fatti di là; chè dubito la donna non ha menato le mani. [Note B-2] Hagli lasciato 1500 fiorini d'Araona e tatti e sua panni e gioie, che vagliono da mille. Bastavi che, intra tutto, lei si troverrà più di 1800 ducati. E a
[p. 93]
Giovanni Strozzi ha lasciato fiorini 200. Niccolò si voleva mettere ora in camino, ma non ne l'ho confortato, imperò che per tutto è la morìa, o porterebbe assai pericolo. Non so ancora s'io verrò con lui, o pure resterò a Napoli; ma più tosto credo andare, che altro. =

ANNOTAZIONE C

E non guarì. Nel Libro de' becchini, che si conserva fra le carte de' Medici e Speziali, si legge: « A dì primo di novembre 1450. Soldo di Bernardo degli Strozzi, popolo di San Miniato tralle Torri, d'infermità lunga ». E nella filza 131 delle Carte Strozziane-Uguccioni (Archivio di Stato in Firenze) sono due pietose lettere della vedova di questo Soldo, che meritano di essere qui pubblicate come scrittura di donna.

= Nobile uomo Niccolò di Lionardo degli Strozzi,
    in Napoli, proprio
.

Al nome di Dio. XVI di dicembre 1450.

Onorevole maggiore e padre de' figliuoli miei; chè poi ch'è piaciuto al Signore di chiamarsi a sè il padre loro, gli raccomando a voi, e priegovi che gli vogliate per figliuoli come il padre loro ve gli lasciò, che voi fussi loro padre; e più fidanza ebbe in voi e più amore, che in gniuno altro: e l'amore che vi portava alla vita, vi portò insino alla morte: che gli lasciò nelle braccia vostre, che voi fussi loro procuratore in tutti e loro fatti, massima di cotesti costa; elio, secondo ch'e' disse, avavate o sua libri e ogni sua iscrittura. Niccolò, io ve gli raccomando; chè non è loro rimaso altri, da Dio in fuori,
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se non voi e me: e non rimase mai figliuoli più disfatti e più pericolati della morte del padre loro, quanto sono questi. Sì che, Niccolò, io vi priego che de' fatti di costae, cioè del dare e dell'avere, ci avvisiate di tutto; e priegovi che vi piaccia volere durare un poco di fatica e ritrarre di costà il più che si può per questi fanciugli, che non hanno nulla; e massime due fanciulle grande da marito, che ci sono, e sanza principio niuno di dota. Io ve gli raccomando per l'amore di Dio e per l'amore grande ch'è stato sempre tra voi e noi; chè mi pare che abbiate perduto un caro e un buono fratello, che sempre v'avea in bocca, per insino a l'ultimo punto; che sempre disse, che aveva più isperanza in voi che in uomo del mondo. E così vi priego ci avvisiate di tutto quello si può fare: e de' panni suoi da vestire, che rimasono di costà, se potessi mandarcegli di quae, anche ve ne priego, chè pure ne rivestirei questi fanciugli. Altro per ora non accade. Cristo di male vi guardi. Lixabella donna fu di Soldo degli Strozzi, in Firenze. =

= Nobile giovane Filippo di Matteo degli Istrozzi,
    in Napoli, proprio
.

Al nome di Dio. A dì XIIII di gennaio 1450.

Carissimo quanto fratello. A questi dì vidi tue lettere da Giovanni degli Strozzi e da Marco di sere Tomme; e vidi quanto dicevi, non m'avere iscritto per non mi rammentare le pene e le passioni mie: e io ho per riceuto il dire tuo. Filippo, le pene e le passione mie sono tante, che le hanno durare mentre ch'io vivo; e sanza rammentarmele, io l'ho avere sempre nel cuore, considerando la perdita grande che io ho fatto del signor
[p. 95]
mio, e de' sua figliolini che sono rimasi tanti iscuri e tanti soli della morte del padre loro. E così veggo quanto di', ti pare avere perduto padre secondo a Niccolò: e sicuramente che tu 'l puo' dire, perchè e' ti portava quelle amore che se tu gli fussi istato figliuolo, e gran fede aveva in te, e grande istima ne faceva, e in ogni cosa molto ti commendava. E di Niccolò non bisogna più dire; chè la fede grande ch'egli aveva in lui, l'ha dimostrato insino alla morte, che ha lasciato i suoi figliuoli nelle braccia sua e lasciatolo loro governatore. Si che, Filippo, io te gli raccomando, e priegoti che tu gli raccomandi a Niccolò, però ch'egliono non hanno altri che Niccolò, e me, e sono rimasti pupilli sanza nulla di quel del babbo loro; e 'l mio [Note C-1] non ci è: e rimanmi due fanciulle grande a maritare, sanza principio di dota o di nulla: sì che istima, Filippo, oltre alla morte, con che peso io sono rimasa, e come io posso vivere contenta, e vedermi sanza nulla. Si che io ti priego, Filippo, che de' fatti di costà di Soldo, se voi ne potete trarre nulla per questi poveretti fanciugli, sarà maggiore limosina, che cosa che voi possiate fare; e Iddio ve ne renderà buon merito: e se egliono vivono, lo riconosceranno da voi. E così di' a Niccolò per mia parte; e a lui gli raccomanda. Io iscrissi una lettera a Niccolò, credendo lui fussi tornato: non so se l'avete auta: e in su la lettera l'avvisavo di tutto; sì che per ora farò sanza più dire. Raccomandami a Niccolò. Cristo di male vi guardi tutti. Mona Lixabella donna che fu di Soldo degli Strozzi, in Firenze. =

La scrittrice di queste care lettere è l'Isabella, detta anche Silvestra, di Silvestro di Giovanni di ser Ugo
[p. 96]
Orlandi; e del 1418 s'era maritata a Soldo, che la lasciò vedova con tre maschi e due femmine. Di queste, la Sandra si marito a Piero di Bartolommeo de' Rossi nel 1453, e la Tita s'era due anni prima monacata in Sant'Orsola. De' figlinoli, quello chiamato Gabbriello, che alla morte del padre aveva soli quattro anni, visse fino al 1519, e lasciò molta discendenza.

ANNOTAZIONE D

Nelle citate lettere di Marco Parenti, di Soldo degli Strozzi e di Antonio, si parla della gran perdita che aveva fatto la Casa nella persona di Francesco di Benedetto di Caroccio degli Strozzi. « Dissiti » (così Antonio) « come era piaciuto a Dio volere a se il nostro Francesco, il quale morì a di 25 passato (agosto), di male di pondi: che quale sia il danno nostro, non lo saprei dire. Bisognaci portare con pazienzia, che altro riparo non ci veggo, e pregare per l'anima, che Dio per suo' misericordia l'abbia ricevuto in grazia ». Era nato nel 1392, e dalla Nannina di Tedaldo Tedaldi, sposata nel 1413, ebbe più figliuoli e figliuole, una delle quali, per nome Antonia, fu monaca in San Gaggio, e due si maritarono ne' Martelli e negli Adimari

ANNOTAZIONE E

Il Parenti, nella lettera citata del primo di settembre:

= Istamane entra de' nostri Signori Antonio degli Strozzi; che in verità n'ho avuto gran letizia: e così mi pare se ne debba rallegrare tutta la Casa vostra,
[p. 97]
che qualcuno cominci a riavere delle cose. Non l'ho però ancora vicitato, perchè non sono stato a Firenze. =

Anche il povero Soldo, con lettera degli 11 di settembre, se n'era rallegrato in questi termini:

= Giunsi qui a' dì sei salvo, Iddio lodato; e hone avuto una grande ventura, ch'io hone trovato Antonio degli Strozzi uno de' nostri Magnifici; che mi dà e ha dato a ogni mia faccenda grandissima attitudine; ed è uno specchio, e in grande grazia di tutto questo popolo; e tuttuomo se n'è mostro molto lieto. E a questa volta m'è paruto e pare essere dello Stato quanto uomo da Firenze.=

Lo stesso Antonio ne dava così avviso a Filippo in lettera de' dì 8:

= Io fui tratto de' Signori, e in calendi di questo mese presi insieme co' miei maggiori compagni la signoria per due mesi. Truovomi in compagnia di valenti uomini e persone molto da bene: e ti prometto, se questa pestilenzia in tutto non mi noia, per non ci essere i cittadini a ciò deputati, che m'ingegnerò per questa Signoria verso di chi è suto favorevole alla nostra pace colla Maestà di cotesto Re s'usi parte di gratitudine, massime verso del nostro magnifico Basalù, al quale mi raccomanda e offera, in tutte quelle cose per me si potesse, esser parato a' piaceri suoi. E quando per noi, rispetto la peste, non si potessi fare quanto di sopra si dice, ne lasceremo tale ricordo a' successori nostri, cite ne seguirà poi quello effetto per me e per ogn'altro cittadino si desidera. Maisì che assai mi dispiace lo 'ndugio
[p. 98]
della cosa. Sendone cagione quello dico, so ne sarèno scusati ma indietro non ha a restare che non si facci parte di nostro debito verso di chi s'ha a fare. II trovarmi io in questo luogo è molto piaciuto e piace a tutti di Casa, che par loro pur avere parte in questo reggimento. Ed in vero hanno ragione; poi s'è cominciato a rompere questo ghiaccio. Dio di tutto lo ringrazio.... Antonio Strozzi, de' Signori, in Firenze. =

La pace tra il re Alfonso d'Aragona e il Comune di Firenze era stata bandita in questa città sino dal 18 d luglio. A concluderla furono mandati pe' Fiorentini Franco Sacchetti (che da madonna Alessandra è ricordato in questa sua lettera) e Giannozzo Pandolfini. Ved. la nota (C) della Lettera VI. Antonio cardinale di Lerida o d'Ilerda (come sta scritto ne' documenti fiorentini, che storpiano i nomi punto punto insoliti) molto vi s'adoperò in nome del Papa. Di Bassalù, che aveva titolo di Conservatore, parlano spesso gli oratori fiorentini nelle loro lettere: perchè fu dal Re deputato a trattare la pace insieme col Conte di Cosentanea, cioè messer Ancoriglia, e col Protonotario, cioè messer Infinogleda.

NOTES

A-1. Ora Giuntini; e perch'è fama che fosse degli Alighieri prima. che de' Portinari, il moderno signore vi pose nel 1865 i ritratti di Dante e di Beatrice scolpiti dal Duprè, con due gentili ottave del cav. Luigi Venturi.

B-2. Credevano che la vedova di Filippo Strozzi si fosse fatta da sè la parte dell'eredità.

C-1. Intendi, dote o patrimonio.


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