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Alessandra Macinghi Strozzi
Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli
Frontmatter and Commentary
Edited by Cesare Guasti
Firenze: G. C. Sansoni, 1877

LETTERA TRENTANOVESIMA: ANNOTAZIONI


ANNOTAZIONE A

[p. 349]
Domanda grande era veramente il chiedere, che la patria richiamasse i confinati, per le difficoltà che si trovavano nei Consigli, dove la proposta dei Signori doveva passare ed esser vinta. E vedremo in seguito quanto si penasse per ottenerla. Ma si sperava, più che dall'amore dei cittadini, dal favore del Re di Napoli, a cui i fratelli Strozzi si erano molto ingrazioniti con quei mezzi che hanno potenza sopra i potenti. Il banco degli Strozzi forniva danaro all'Aragonese; e i cortigiani v riscuotevano il prezzo dei regali favori. E al Re si erano chieste lettere di raccomandazione non solo per la Signoria, ma anche per quei cittadini che, dopo la morte di Cosimo, più avevano di autorità: al che allude più sotto la Nostra. Le seguenti Lettere chiariscono meglio questo punto.

ANNOTAZIONE B

Nei Ricordi de' Rinuccini, stampati dall'Aiazzi nel 1840, fra' falliti del 1464 si rammenta Lodovico Strozzi e fratelli, figliuoli di Francesco di Benedetto di Caroccio, per 32 mila fiorini in circa.

ANNOTAZIONE C

La morte di Cosimo portò grandi fallimenti in Firenze: cosa notata dagli storici. E molti documenti ci darebbero le. carte Strozziane; ma uno solo ne do qui,
[p. 350]
ch'è lettera di nobilissimo cittadino, il quale anche tocca di quello scrive la Alessandra in principio, e che nelle seguenti vedremo più chiaro.

    = Spectabili viro Philippo de Strozzis,
         fratri honor. Neapolis.

Spectabilis vir et frater k. Io rispuosi ec...To maso sarà tornato di costa; e per lui ti scrissi quello che mi pareva che tu avessi a fare per quella licenzia di che mi ragionò tua madre. Non c'è niuna via che mi dia speranza poterti satisfare, se non quella: e le lettere ti sarà agevole averle; e noi faremo quello potremo per satisfare a te e al contentare tua madre .... Questi falliti hanno fatto dimenticare mandare uno imbasciadore di costa: e fece male principio Matteo: e l'ultimo fiorentino è Giovanfrancesco. Ricevono molti mercatanti nostri grande picchiata, e non so com'e fatti loro si passeranno. Questo è il maggiore caso che sia intervenuto in questa città dal 1339 in qua: e a' poveri manca il pane, e a' ricchi il cervello, e a' savi il senno. Abbiamo bisogno dello aiuto di Dio. Ma queste parole non le spandere fuori di te. Per la presente non t'ho da dire altro, se non ch'io mi raccomando a te. Dat. Florentie, XXII decembris 1464. ANGELUS ACCIAROLUS. =

Le parole fece male principio Matteo, sono spiegate dai Ricordi del Rinuccini (Firenze, 1840): « A di 13 di novembre si scoperse fallito Matteo di Giorgio del maestro Cristofano, il quale si tirò poi drieto molti altri ec. ».     Ma forse nessun fallimento fece strepitare tanto i fiorentini quanto quello di Giovanfrancesco Strozzi, che
[p. 351]
fu quinto figliuolo del celebre messer Palla di Nofri: la cui Vita scritta da Vespasiano cartolaio ci fa manifesto quanto crudelmente avessero i cittadini adoperato contro un uomo si degno, e ci spiega pure la rappresaglia che usò questo figliuolo di lui in occasione del suo fallimento: perchè pagato tutti gli altri suoi creditori, e ottenuto dai Veneziani un salvacondotto per poter negoziare, a' soli creditori di Firenze non pagò il suo debito, che si fa ascendere a novantamila fiorini, dopo aver fatto donagione di quello possedeva nel fiorentino a Bardo Strozzi. Di che la Signoria sdegnata, lo dichiarò nel 67 ribelle; tanto più che in quell'anno era venuto a combattere Castrocaro con l'esercito de' Veneziani capitanato da Bartolomeo da Bergamo. Ma per non divagar troppo, basterà che io rechi questo brano di lettera che, sotto dì 30 marzo 1465, scriveva a Filippo Strozzi in Napoli Bernardo Salviati da Firenze:

= Del fatto di Giovanni Francesco dite vorresti vi si desse avviso di quello n'abbiàno. A che vi dico che vi s'è mandato per più nostri mercatanti per intendere la sua intenzione di quello vuol fare. Ed in fine, vuole dare certo sale e pelle; che tra la mercatanzia strana e 'l sopramettere, toccava pochi soldi per lira. Loro e' non si sono voluti accordare, i creditori. Poi lui ha fatto uno mangiare a più nostri fiorentini; e fece dimostrazione di festa co'figliuoli, co perle e gioie e arienti assai: e poi dicono disse: « Questi non voglio diminuire per pagarvi »; e tale parole, per modo quasi pare loro lui gli dileggi. E n'hanno fatto caso per modo se n'è scritto al Marchese: e ragionavano di dargli bando di rubello, e chi di taglia drietogli. E per ancora la cosa si sta così; ma in cattivo openione ne sono questi nostri, e perduto
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di fama assai. Di che mi duole per più rispetti, e massime per danno de' nostri Salviati, ec.=

Noto poi, che la nipote di Giovanfrancesco, ricordata dalla nostra Alessandra, è quella Marietta di Lorenzo di cui avemmo occasione di parlare a pag. 298; la quale, dopo tante cavallerie, ond'era stata onorata pochi mesi prima, ora non sarebbe parsa mal collocata con un mercante, e figliuolo della vedova di Matteo Strozzi!

ANNOTAZIONE D

Carlo d'Iacopo di Piero Baroncelli, nato nel 1422, aveva fino dal 59 sposata la Tolomea o Bartolommea del conte Alberto de' Bardi di Vernio, con dote di mille fiorini. Ebbe dal padre, che fece testamento l'8 agosto del 1465, insieme col fratello Matteo, per legato il palazzo che era sul poggio Baroncelli (poi villa del Poggio Imperiale): e da Francesco suo figliuolo comincia il ramo di Avignone, che nel secolo passato volle riconoscere le memorie domestiche e averne copie autentiche. Carlo mori nel 1498.


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