ANNOTAZIONE A
[p. 327]
Il primo giorno d'agosto morì Cosimo de' Medici nella sua Villa
di Careggi. A Filippo non ne fu scritto dalla madre, come anche si
rileva dalla seguente lettera del cognato Bonsi, che pe' particolari
è assai curiosa, e da confrontare con i preziosi documenti
pubblicati dal Fabroni nella Magni Cosmi Medicei Vita; Pisis, 1789.
= Al nome di Dio. A. dì xv di settembre 1464.
Risposta a una tua de' dì 20 d'agosto. E' non si scrisse prima
nè per mona Alesandra nè per me la morte di Cosimo per
l'essere in villa; e dipoi ancora stimando che tal morte si dovesse
sentire più presto che per nostre. Feciono sei cittadini a
potere onorare il corpo con grande altorità; e perchè lui
si giudicò e volle che 'l corpo suo fussi messo in terra e non
in cosa di rilievo o altezza, mi pare intendere ch'e detti onoratori
osserveranno il giudicato, e faranno una sepoltura in terra di porfido;
che non essendo ma' più usitata, sarà degnissima, e
meritamente.
Da poi morì le cose si passano dolcemente; e chi era grande, mi
pare che rimanga. Iddio li tenga daccordo, e che ci governino bene. Li
accoppiatori o'hanno a imborsare quest'anno son questi: Luigi
Guicciardini, Lodovico di Cece da Verrazzano, messer Agniolo, Agniolo
dalla
[p. 328]
Stufa, e Benedetto di Puccino di ser Andrea. Non mi distenderò
troppo in più dirti, perchè io ho inteso che messer
Agniolo partirà lunedì, e viene a trovare il Re in
Abruzzi: e se farai tuo dovere, l'andrai a trovare; che t'è
grande e buono amico, e con lui potrai conferire tutto il bisogno tuo.
Per ancora non ci è che l'Ardinghello sia tornato: parmi abbi
preso buon partito a mandarvi Tomaso; perchè in vero, secondo
me, e' ne fanno poco conto di dartene se non parole. E detto Tomaso
persona fattiva, e con l'aiuto ch'io stimo li darai, ne doverai venire
a qualche fine: e sopra tutto ti ricordo il fare d'avere qualche
lettera del Duca a que' prencipali cittadini, e massime a' Malvezzi.
Èssi fatto elezione di sei ambasciadori a Nostro Signore: l'Arcivescovo
di Pisa, messer Carlo Pandolfini, messer Otto, Tomaso Soderini, Luigi
Guicciardini, e Bonaccorso di messer Luca Pitti. Doveranno ire bene in
punto. E da Vinegia c'è, ch'egli hanno eletti dieci
imbasciadori, e che gli manderanno benissimo in ordine.
La morìa ci fa da due a tre, sanza li Spedali: ècci
speranza che in questo rinfrescare dell'aria ella migliorrà.
Siamo sani, e stianci dolciemente alle Selvi. Iddio conservi e voi e
noi quant'è di suo piacere.
Io ti priego adoperi in qualche modo a dar fine a que' mia resti di
drappi, a cagione che tu abbi tuo dovere, e ancora io ne vegga conto e
quel resto vi fusse. E pensa qualche volta al fatto mio; che s'io non
ho per il tuo mezzo qualche utile, ho a star sempre in bisogno d'un
fiorino.
Nè più per questa. Sono a' comandi tua: e raccomandami a
Lorenzo: che Iddio felice vi conservi. Tuo Giovanni Bonsi, in Firenze.
=
ANNOTAZIONE B
[p. 329]
Medici, di cui è parola nelle precedenti Lettere.
ANNOTAZIONE C
Ben informata si mostra l'Alessandra; chè veramente negli ultimi
tempi della vita di Cosimo messer Agnolo Acciaiuoli non si trovava nel
favore della parte che più poteva; quantunque fino dal 1433
l'avesse tanto servita, da esser tutto cosa de' Medici. Vespasiano
nella Vita dell'Acciaiuoli ce ne dice le cagioni; e a quella rimando il
lettore.
ANNOTAZIONE D
Anche la storia conosceva la nostra Madonna. Vedasi l'Ammirato, Storie Fiorentine, lib. XI; e Tanfani, Niccola Acciaiuoli, studi storici ec.
(Firenze, 1863), cap. IX.
ANNOTAZIONE E
Di Piero de' Pazzi scrisse Vespasiano la Vita; ma non dà
particolari della sua morte. Fra le molte lodi, non tace ch'era
così grande spenditore, da meritarne più biasimo che
commendazione.
ANNOTAZIONE F
Puccio fu cominciatore della ricchezza e potenza di una Casa che fu di
tutto debitrice ai Medici; quantunque
[p. 330]
sotto il principato si scostassero i Pucci dall'antica clientela tanto,
da congiurare contro ai primi granduchi. Antonio, di cui qui parla la
Nostra, fu più volte gonfaloniere; e a proposito di quanto
è detto del suo far elemosine e dare per amor di Dio, vien fatto
di citare quello che lo stesso Antonio fece alla Nunziata. Di che vedi
Il Santuario della Santissima Annunziata di Firenze, Guida
storico-illustrativa ec. (del Padre Pellegrino Tonini); Firenze, 1876.
Ma di costui si torna a parlare più volte.
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