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Alessandra Macinghi Strozzi
Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo xv ai figliuoli esuli
Frontmatter and Commentary
Edited by Cesare Guasti
Firenze: G. C. Sansoni, 1877

LETTERA VENTISEESIMA: ANNOTAZIONI


ANNOTAZIONE A

[p. 259]
Francesco di Piero Ginori aveva sposato la Lena di Leonardo Strozzi, ch'era sorella d' Iacopo e di Niccolò. Vedansi le notizie che ne ha date il cav. Passerini nella sua Genealogia e storia della Famiglia Ginori (Firenze, 1876), a pag. 37 e seguenti. Del figliuolo suo Tommaso, nato il 1433 e morto il 91, non ebbe da dir altro lo storico, se non che fu de' Priori, e potestà di Arezzo: ma dalla Tavola IV, dov'è la sua discendenza, s'intende come amasse ragionare di « damigelle ».

ANNOTAZIONE B

E questa la solenne ambasceria che la Repubblica di, Firenze mandò il 20 ottobre 1461 al nuovo re di Francia Lodovico XI: e gli ambasciatori furono Filippo de' Medici arcivescovo di Pisa, Buonaccorso Pitti figliuolo di Luca, e Piero di messer Andrea de' Pazzi, a cui Renato d'Angiò, re senza regno, aveva tenuto a battesimo quel figliuolo che ebbe tal nome. A commento di questa lettera riferirò quella che il cognato Marco Parenti scrisse a Lorenzo il primo d'aprile; e il lettore veda come la suocera ne sapesse più del genero letterato. Quello ch'ella dico de' Pazzi e de' Medici ha del profetico, a gli storici non so che l'abbiano notato nemmeno a cose fatte. Eppure
[p. 260]
dice « secondo sento »: ma lo dice il giorno che il cavalier Piero de' Pazzi entrava in Firenze glorioso, e onorato su quella piazza dove, dopo quindici anni, il figliuolo suo Renato verrebbe appeso alle finestre di Palazzo Vecchio, a sodisfazione de' Medici. Questa è la lettera.

= A dì primo ebbi la tua de' dì v di febbraio, per la quale veggo se' ritornato costi a salvamento; che molto mi piace. Non mi resta alla tua a fare altra risposta, se none quel che dica di te messer Piero de' Pazzi e Renato suo e Donato Acciaiuoli, che ti prometto ne resto molto consolato. Tutti costoro, vicitati ch'io gli ebbi, non ti potrei dire le lode che ti danno; e non si potevano saziare di commendarti; e giudicanti essere intendentissimo o aptissimo alle maniere di costa, e volentieri al servire, e sapere bene fare e volerlo fare: e chiamansi tanto bene serviti da te e d'avere avuti molti buoni avvisi da te e d'esserti tanto bene adoperato per loro, che più non potrebbe essere: e riputano esserti molto ubligati. E messer Piero mi fece per te molte grande offerte, mostrandosi d'essere disideroso di poterti fare molto volentieri qualche grande appiacere, quando potessi. E io per tua parte lo ringraziai quanto seppi, mostrandogli ogni benificio da fare a te, essere e riputarlo mio: e ancora lo ringraziai della buona accoglienza e onore avevo inteso che ancora avevano fatto a te, e che per tuo amore mi riputavo a loro esser obligato. Tutto ho riferito con mona Allesandra e tue sirocchie e Giovanni Bonsi. Ancora, per tua parte mi toccò la mano Montelupo donzello della Parte Guelfa, e dissemi il simile che gli altri detti di sopra: e così poi vicitò mona Allesandra: che tutti n'hanno avuto grandissima consolazione.
[p. 261]
Vedi adonche di quanto pregio è la virtù, e che da lei viene ogni utile e ogni onore. Vuolsi adonche con questa conformare ogni suo atto, ogni suo esercizio, ogni sua operazione, e da lei mai per alcuno tempo, per alcuna cagione, non si spiccare. Ma oggimai io ti veggo di tale età, e già fatto tale pruova dite, che più non hai bisogno di conforti, ma più tosto di prieghi inverso Iddio, che ti dia tal grazia, che, come tu se' bene disposto, così ti dia buona ventura. La tornata di messer Piero fu doppo gli altri imbasciatori uno di, cioè a di 14 di marzo. Andogli incontro, insino fuori della Porta, tutti e cavalieri e dottori e tutti e principali cittadini della terra; che fu una grande cavalleria: e più il fratello e figliuolo del Marchese di Mantova, che a caso si trovavano in Firenze, in compagnia del Cardinale di Mantova, che andava a Roma pel cappello. E in mezzo del fratello del Marchese e di Niccodemo imbasciadore del Duca di Melano, con gran quantità di giovani innanzi, e tutti tue cavalieri e cittadini drieto, venne a cavallo detto messer Piero in piazza, e la Signoria gli donò la bandiera del segno del Popolo, e così poi la Parte Guelfa: e così onoratissimamente quanto mai cavaliere o imbasciadore che ritornasse, l' accompagnorono a casa sua con gran concorso di tutto il popolo a vederlo, con lietissima cera, lodando e commendando ogni suo apparato; di poi subito scavalcato con grandissima calca a vicitallo, per modo che tutta la sua casa s'empiè si di gente, che appena vi si poteva andare, e lui medesimo appena vi poteva stare. Questo è in brevità quel che ti posso dire della sua tornata. Di Matteo Buonaguisi e del portante e altre cose, per altre, veggo se' informato a bastanza; sicchè ora più non bisogna di me, se non al tempo aspettare e fatti. Che Iddio di male ti guardi. =

[p. 262]
Con questi documenti dinanzi meglio s'intende ciò che dice Vespasiano nella Vita di Piero de' Pazzi, come questa chiarisce quelli. Il Parenti ricorda nella sua lettera Donato Acciaiuoli, che pure non fu del numero degli ambasciatori: ma il Cartolaio ne fa sapere, che messer Piero volle menar seco in Francia Donato, il quale portò la Vita di Carlomagno, composta da lui, a donare alla Maestà del Re. Gli « amici de' Franciosi » (come gli chiama l'Alessandra) avevano sempre per il capo Carlomagno!

ANNOTAZIONE C

Bernardetto de' Medici e Diotisalvi Neroni furono mandati il 7 di gennaio 1461 (stile fiorentino) a Milano, « per avvisi venuti di là come il duca Francesco era gravemente infermato ». (AMMIRATO, Storie, ad annum.)

ANNOTAZIONE D

Credo che si accenni a Cosimo de' Medici.

ANNOTAZIONE E

Pare che Bonaccorso Pitti qualcosa facesse per l'amico; chè troviamo questa deliberazione degli Otto di Custodia e Balía.

= MCCCCLXII, indictione X, et die XXVI mensis maii.

Magnifici viri .... Octo Custodie et Balie civitatis Florentie, servatis servandis, simul in Palatio Populi Florentini, in loco ipsorum solite audientie pro eorum officio exercendo more solito congregati; moti, ut asseruerunt,
[p. 263]
pro causis et negotiis pertinentibus et exspectantibus ad eorum offitium ex certa scientia, dederunt et concesserunt facultatem securitatem et plenissimum salvum conductum, duraturum hinc ad per totum mensem agusti proxime futuri MCCCCLXII, Laurentio Mactei de Strozis de Florentia, relegato et confinato extra civitatem comitatum et districtum Florentie, libere tute et secure discedendi de locis suorum confinium predictorum, et veniendi et transeundi in et per comitatum fortiam et districtum Florentie; indeque, durante dicto tempore, recedendi et redeundi, semel et pluries pro eius libito voluntatis. Non obstantibus quibuscumque bannis et condennationibue et assignationibus confinium sibi Laurentio et contra eum, usque in presentem diem, quomodolibet et qualitercunque datis et factis; et non obstantibus quibuscumque aliis causis cuiuscumque qualitatis et importantie fuerint: ita quod, durante eo tempore, pro predictis vel aliquo predictorum vel pro dependentibus et connexis, per aliquem Rectorem vel Offitialem civitatis, comitatus et districtus Florentie, non possit capi, cogi, gravari, inquietari vel aliqualiter molestari personaliter vel in bonis. Mandantes etc.

Et ulterius, ad maius robur et seu declarationem predictorum, prefati Otto deiberaverunt et deputaverunt lohannem Rosso, famulum dicti eorum Offitii, ad associandum dictum Laurentium pro dicto tempore, quando velit et sibi oportunum fuerit.

Ego Dominicus olim Francisci Pauli de Catignano, notarius et cancellarius dictorum magnificorum Otto, subscripsi. =


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