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Lucrezia Tornabuoni
Le laudi di Lucrezia de' Medici
Edited by Guglielmo Volpi
Pistoia: Lito-tipografia Flori, 1900

PREFAZIONE

[p. V]

I.

Delle laudi conosciute della Lucrezia Tornabuoni, moglie a Piero de' Medici, due erano inedite, una veniva ogni tanto ripubblicata sotto il nome del Savonarola, e in generale quelle edite presentavano varj guasti nella lezione. Perciò mi sono indotto a riunirle tutte e offrirle al pubblico più corrette; cogliendo così l' occasione di affacciarmi a quella selva selvaggia, ch' è la nostra letteratura religiosa popolare dei secoli XIV e XV. Anche restringendo la mia attenzione a un soggetto molto limitato (e giova, a sciogliere molte questioni intricate, cominciare da quelle più semplici) ho potuto
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vedere qualche cosa delle relazioni in cui son tra loro le antiche raccolte di laudi a stampa.

Circa sei anni dopo che in Firenze era uscita alla luce la prima edizione delle laudi di Feo Belcari (1480?), a cura di Iacopo de' Morsi se ne pubblicava una seconda, dove ad alcune di queste laudi si sostituivano altre nuove dello stesso Belcari e vi se ne aggiungevano anche di altri autori: e tra quelle che venivano ad ingrossar la raccolta se ne trovan sei della Lucrezia de' Medici. Senza data, ma sempre nel secolo XV, usciva una terza edizione con nuove, ma non numerose aggiunte, e le sei laudi della Lucrezia vi mantennero il loro posto, come lo mantennero nella ristampa del Pacini di Pescia, ancora più ricca delle precedenti, e in quella di poco posteriore di Venezia (Bindoni), come è probabile lo mantenessero in altre riproduzioni che si fecero ai primi del Cinquecento e che non ho potuto vedere.

Queste quattro antiche edizioni da me esaminate rappresentano, rispetto alla nostra Lucrezia, una sola tradizione che fa capo alla stampa del Morsi, che, anteriore alle altre, è di esse più corretta. Per convincersi che formano una sola famiglia, basta osservare che le laudi della Medici sono sempre le stesse, nello stesso ordine e con didascalie quasi identiche, ed è ormai risaputo come le
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vecchie stampe popolari fossero l' una riproduzione dell' altra. E poichè nello stabilire tali parentele giovano molto le lacune e gli errori, noterò come la laude Viene l messaggio, che dovrebbe essere di undici strofette, in tutte le stampe suddette ne ha solamente otto, e sole sei ne ha un' altra (Ben veng' osanna) che dovrebbe contarne due di più.(1) Le stampe poi presentano alcune lezioni tutte loro particolari, confrontate coi manoscritti. Si veda ad es. nelle note della laude Ben veng' osanna le varianti non indifferenti che offre la ed. 1486, varianti che son comuni alle altre antiche stampe.

Due di queste sei laudi, quelle sulla natività di Cristo, ebbero particolarmente fortuna e furono prima ripubblicate nel 1563 in una raccolta ordinata da Fra Serafino Razzi e poi in un libretto popolare che fu impresso più volte. È notevole che della raccolta del Razzi ci si è conservato anche l' autografo; ma la stampa non s' accorda col manoscritto: sia nell' una che nell' altro il testo della Medici sembra ritoccato con intenzioni letterarie: e ciò non deve far meraviglia, pensando che il compilatore era persona colta. Invece il libretto popolare dà un testo difettoso, giacchè in tutt' e tre le edizioni manca una strofetta della laude Deh venitene, pastori ed una della lauda Ecco 'l Messia
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è guasta.(1) Ecco la lezione della stampa popolare, che il lettore può confrontare con quella data da me:

Venite, Angeli Santi
E venite sonando,
Giesù Cristo laudando
E la madre Maria,
E la gloria cantando
Con dolce melodia.

Il senso potrebbe stare, ma la metrica è sovvertita. Nel 1680 dall' edizione Pacini il Cionacci ripubblicava insieme con le liriche religiose di altri di casa Medici quel solito mazzetto di sei laudi della Lucrezia, restituendo però alla sua integrità coll' aiuto d' un codice, ora in Magliabechiana (VII, 367), una che vi era malconcia: e tale raccolta fu poi riprodotta a Bergamo nel 1760.

Finalmente dal Villari e dal Guasti fu riprodotta la laude Ecco 'l Messia come cosa del Savonarola.

Di tutte queste stampe, fino a quella del Guasti, si dà qui appresso la descrizione nella Bibliografia: qui dirò, per ciò che riguarda la presente edizione, che le quattro antiche raccolte rammentate, a cui si può aggiungere una ristampa del 1556, e le due edizioni Cionacci, come risulta da ciò che ho già osservato, formano un sol gruppo, di cui è autorevole rappresentante quella del 1486, e che perciò di questa
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mi sono servito. L' edizione Razzi e l' opuscolo popolare dànno una lezione ripulita o guasta e sono troppo tarde; e quanto al Razzi, si può anche tener presente che non doveva attingere a una fonte molto antica, se non sa distinguere, in una nota della raccolta manoscritta, la madre di Lorenzo il Magnifico dalla sua omonima nipote. Del Guasti ho tenuto conto in quanto riproduceva meglio del Villari il codice Savonarola, che non ho potuto consultare direttamente. E quanto agli altri manoscritti, qui appresso indicati, li ho posti anch' essi a profitto, lasciando però da parte, per le ragioni dette, quello del frate Razzi e, per le ragioni che dirò, uno ch' è nella biblioteca di Rimini.

Il cod. D. IV. 206 della biblioteca Gambalunghiana contiene una raccolta di laudi che per una parte del prologo e per la scelta dei componimenti e le loro didascalie corrisponde esattamente alla stampa del 1486 e ne differisce per poche e leggere trasposizioni. Mi sono procurata, per saggio del testo, una copia della laude Ben veng' osanna (1) Dalla cortesia del Prof. M. Francesconi, che devo ringraziare anche di alcuni ragguagli datimi intorno a questo codice., che tra tutte presenta maggiori difficoltà, e ho osservato che la lezione del codice di Rimini è tale quale quella della edizione del 1486. Che qui si
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abbia il ms. che è servito alla stampa, non mi par verosimile per più ragioni(1) Essendo il preambolo del cod. di Rimini una parte di quello della stampa, è facile immaginare che si tratti di un copista che ha tralasciato qualche cosa, sia perchè gli sembrasse inopportuno (nome del compilatore e data), sia perchè gli sembrasse inutile (le parole et aogni lauda è scripto di sopra il nome dello auctore & dappie il modo come si cantano tutte ordinatamente). Inoltre sono state riportate le parole: le quali laude sono scripte insu la tavola per alphabeto & a quante carte; alle quali si fa seguire il distico Chi leggie i uersi ecc. senza che si abbia subito l' indice dei capiversi, come invece abbiamo nella stampa. Un indice si trova in fine al cod.; ma è principiato e lasciato lì; i quali particolari ci fan pensare a un trascrittore della stampa, forse poco paziente.. Ad ogni modo, accertata la identità della lezione, è indifferente seguir l' uno o l' altro dei due testi.

Sicchè, concludendo, io mi son valso dell' unica stampa del 1486 e di quattro manoscritti. Degli otto componimenti due sono conservati solo dal cod. Magl. VII, 1159 (VI e VIII) e altri due (IV e V) solo dall' edizioni rappresentate dalla predetta stampa; onde per questi quattro a me non è restato che riprodurli secondo i due antichi testi, ammodernando l' ortografia e correggendo ove fosse errore manifesto, ma avvertendo in nota il lettore della lezione scartata. Per gli altri quattro ho riprodotto
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un ms. o la stampa, secondo che mi è parso più corretto l' uno o l' altra, giovandomi talora anche del testo o dei testi non preferiti e in ogni modo segnandone in nota le varianti.

II.

Il Villari pubblicò per il primo come cosa del Savonarola la laude Ecco 'l Messia; ma egli la credeva inedita e non conosceva l' attribuzione alla Lucrezia de' Medici; fu il Guasti quello che sostenne le ragioni del grande Domenicano. Il trovarla, senza indicazione d' autore, in un ms. autografo del frate insieme ad altre cose che gli appartengono gli parve sufficiente motivo per assegnarla a lui, sembrandogli poco probabile « che Fra Girolamo copiasse la roba d' altri in un quadernuccio di suoi studi e il proprio mescolasse con l' altrui, senza farne alcun motto ».(1) Poesie di Fra G. Savonarola tratte dall' autografo, p. X. E se la cosa stesse veramente in questi termini, cioè se il contenuto del quadernuccio fosse interamente savonaroliano, non ci sarebbe gran che da ridire; ma il male si è ch' egli stesso, il Guasti, descrivendo
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più oltre il ms., distrugge l' importanza di questo argomento. Ci dice infatti che « Pare un libricciuolo di ricordi e di estratti, nel quale il Savonarola, oltre tutto l' intiero opuscolo spirituale che ha per titolo Solatium itineris mei, più volte stampato, scrisse testi e autorità della Santa Scrittura, de' Padri e dei Canoni, e l' ordito di molti sermoni, frammettendovi a quando a quando le Poesie ecc. ».(1) Poesie cit., p. XIII.

Se dunque nel suo libretto Fra Girolamo copiava brani della Bibbia e dei Padri, poteva benissimo riportare anche una laude non sua che gli fosse piaciuta. Che forse non hanno un' origine simile altri zibaldoni antichi?

Il Guasti non conobbe tutte le stampe, nè tutti i manoscritti che hanno la laude in questione col nome della Lucrezia: conobbe bensì la raccolta pubblicata a Firenze nel 1486; e credè sufficiente, per togliere importanza ad essa, di notare che il suo compilatore « sopra trecento componimenti non seppe di ottantadue dir l' autore ».(2) Poesie cit., p. X. Veramente la proporzione è diversa, perchè, se non ho contato male, le laudi adespote sarebbero trentaquattro sopra dugentoventicinque; con che l' insufficienza
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del raccoglitore si ridurrebbe a men della metà di quanta gliene aggiudicherebbe il Guasti. Ma quel che più importa, quando un editore onestamente dichiara, col lasciare in bianco il nome dell' autore, di non sapere a chi appartengano certi componimenti, non credo che ciò tolga fede alle sue asserzioni, quando poi di altri può dirci di chi siano; anzi, se mai, quella confessata ignoranza mi renderebbe più disposto a credergli.

Dunque il ms. savonaroliano non dice nulla, nè è dimostrata finora poco esatta nelle attribuzioni la raccolta di laudi del 1486, che, essendo stata pubblicata quando il Savonarola era vivo ed era morta da poco (1482) la pia Lucrezia, merita perciò d' esser tenuta in considerazione. Ma c' è di più. Il Guasti non ha conosciuto un manoscritto che, secondo me, ha molta importanza nella questione, il Magliab. VII, 1159. È questo un bel codicetto membranaceo scritto calligraficamente di mano forse degli ultimi del quattrocento. Esso contiene soltanto composizioni della Medici, la Vita di S. Giovanni Battista, la Storia di Giuditta e alcune laudi. Per la cura con cui apparisce messo insieme ha tutta l' aria di essere uno di quegli esemplari ch' eran destinati a conservarsi nella famiglia o a donarsi a' parenti come ricordo. Ora a c. 54r si legge la laude Ecco 'l Messia con la
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rubrica Lauda della natività Composta per madonna lucretia de medici. Non credo che si richieda di più per togliere questa poesia al Savonarola, al quale probabilmente sarà da toglierne altre, troppo frettolosamente attribuitegli.

III.

Non è il caso, essendo queste della Medici così poche, di discorrere qui delle laudi in genere; ma devo al lettore qualche schiarimento. Quattro di queste laudi, come altre di quel tempo, venivan cantate secondo l' aria d' una canzone a ballo delle più note, cioè di quella che comincia: Ben venga maggio, di cui avevano, naturalmente, anche il metro. Nei manoscritti e nelle stampe troviamo che la ripresa ora è in un modo, ora è in un altro. Prendo ad esempio quella della laude Ecco 'l Messia. A volte si legge Ecco 'l Messia | Ecco 'l Messia | E la madre Maria, a volte Ecco 'l Messia, ecco 'l Messia | E la madre Maria, e finalmente Ecco 'l Messia | E la Madre Maria. Sono dunque, secondo il copista o lo stampatore, sempre due versi o tre. Ora io credo che il canto maggiaiolo deva cominciare Ben venga maggio — e 'l gonfalon selvaggio, che insomma la ripresa di questa
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forma di ballata sia un endecasillabo con rimalmezzo; e in tutte le quattro laudi ho adottato questo tipo strofico a-A: b.c.b.c. c.a. La musica faceva naturalmente sentire anche di più la pausa del primo emistichio, già molto sensibile per la rimalmezzo, e così si riceveva l' impressione che il quinario stesse da sè, tanto più poi avendosi, nel canto, la ripetizione di esso.(1) Alla tendenza dell' endecasillabo con rimalmezzo a dissolversi nelle due parti costitutive accenna il FLAMINI, Studi di storia letter. ital. e stran., p. 147. Anche il CASINI non ammette il quinario, come verso a sè, nella ballata (Riv. critica d. lett. it., I, 85). Che si avesse la ripetizione del primo emistichio nel canto, si ricava dalla musica pubblicata nella raccolta del Razzi (c. 15 e 16). È vero che così, mentre la ripresa ha un sol verso ed endecasillabo, la volta invece ne ha due e settenari; ma esempi di violazioni delle leggi che regolavan la ballata si posson trovare facilmente nel sec. XV,(2) Tra le ballate del Poliziano se ne trovan quattro (XVII, XX, XXV e XXVI dell' ed. Casini) che hanno il seguente schema: a.a: b.c.b.c. c.d.d.a, dove la ripresa ha due versi meno della volta. Per altre irregolarità nelle antiche ballate v. Riv. critica d. lett. it., I, 87. e ad ogni modo, anche lasciando la ripresa di due versi, si avrebbe che al quinario della ripresa corrisponderebbe nella volta un settenario: ossia la
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regola non sarebbe osservata nemmeno rispettando la maniera di scrivere degli antichi(1) Discorre della Lucrezia de' Medici il prof. LEVANTINI-PIERONI nei suoi Studi storici e letterari, (pp. 1-83) ma poco vi si dice degli scritti della pia gentildonna. A lavoro compiuto ho avuta notizia di un libro sullo stesso argomento pubblicato della sigma F. Giulia Mondino, ma, per quante ricerche abbia fatte, non son riuscito a procurarmelo..

Pistoia, 20 novembre 1900

Guglielmo Volpi.

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BIBLIOGRAFIA

Manoscritti.

I. Borromeo. Autografo di Fra G. Savonarola. — In nativitate Domini, Ecco il Messia.

II. Gambalunghiana di Rimini D. IV. 206. Cart. Sec. XV. — I n. 105, 109, 110, 111, 112 e 158 della tavola delle laudi pubblicata dal Mazzatinti(1) Incentari dei manoscritt delle biblioteche d' ltatia, II, pp. 133-143. corrispondono ai n.i I, II, V, IV, VII e III di questa edizione.

III. Magliabechiano Cl. VII, n. 367. Cart. sec. XV. Contiene varie poesie d' argomento sacro adespote, tra cui alcune certamente del Belcari. — c. 51r Ben vegnia osanna et la figliuola danna.

IV. Magliabechiano Cl. VII, n. 1159. Membr. sec. XV. — c. 54r Lauda della natività Composta per madonna lucretia de medici: Ecco il messia; c. 55r Composta per madonna lucretia de medici: Non mi curo più di te; c. 56r Composta per madonna lucretia de medici: Viene l messaggio;
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c. 57v Composta per madonna lucretia de medici: O signor mio ben fu l' amor tuo forte.

V. Palatino 99 della Nazionale di Firenze. Misc. Cart. sec. XV.(1 GENTILE, Codici palatini, I, p, 91. — c. 2v Venite pastori (ad); c. 73r Ecco il messia echo l messia (ad).

VI. Palatino 173 della Nazionale di Firenze. Cart. secolo XVI Autografo di fra Serafino Razzi, finito di scrivere nel I596.(2) GENTILE, O. c., I, p. 171. — c. 156r Laude decima di Madonna Lucrezia de Medici: Deh venitene pastori; c. 158r Laude XIIII di Madonna Lucrezia de Medici: Ecco il Messia.

Stampe.

I. JESVS | LAUDE facte & composte da più perso | ne spirituali A honore dello omnipoten | te idio & della gloriosa uergine Madonna Sancta Maria & di molti altri sancti & san | cte, & a salute & consolatione di tutte le contemplatiue & devote anime christiane: | lequali laude sono scripte insu la tauola per | alphabeto & a quante carte, & a ogni lau | da e scripto di sopra il nome dello aucto | re & dappie ilmodo come sicantano tutte | ordinatamente. | Et tutte le infrascripte laude ha racholto | & in sieme ridotto Iacopo di maestro Lui | gi de morsi cittadino fiorentino a di primo | di marzo. MCCCCLXXXV | Chi leggie iuersi facti da costoro | prieghi per charita idio per loro. In fine: Impresso nella Magnifica citta di Fireuze | per Ser Francesco bonaccorsi a petitione | di lacopo di maestro luigi de morsi | Nell anno. MCCCCLXXXV | A di primo di marzo.(3) Quindi, secondo lo stile comune, è l' anno 1486.
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— c. 64r Lauda di Mona Lucretia Di Piero di Cosimo De Medici: eChol messia | echol messia; c. 67r Di Mona Luretia Di Piero de Medici: vEnitene pastori; c. 68r Di Mona Lucretia de Medici: c Ontempla le mie pene o peccatore; c. 68v Di Mona Lucretia Di Piero de Medici: eCho el Re forte echo el Re forte; c. 70r Di Mona Lucretia de Medici: vJen el messaggio vienelmessaggio; c. 100v Lauda di mona Lucretia di Piero de Medici: bEn venghosanna ben venghosanna.

II. Laude facte & composte da piu persone spirituali a honore dello omnipoten | te idio & della gloriosa uergine madonna sancta Maria & di molti altri sancti | & sancte & a salute & consolatione di tutte le contemplative & devote anime chri | stiane: le quali laude sono scripte insu latauola per alphabeto & aquante carte: | & aogni lauda e scripto disopra elnome della auctore & il modo come si canta | no tutte ordinatamente. Et oltre a quelle che gia perlo tepo passato furono im | presse se facta hora i questa nuoua impressione una aggiuta dipiu daltrettante. Senza indicazioni tipografiche. Si ritiene degli ultimi anni del sec. XV(1) BELCARI, Laude spirituali, Firenze, 1863, p. V.. Dipende per una parte della precedente. — Le laudi della Lucrezia si trovano a carte 24v, 26r, 26v e 38r e sono le stesse e nello stesso ordine che nella edizione Bonaccorsi, con le medesime didascalie.

III. [Libro di laude. Con una silogralia](2) Nessun esemplare di quelli delle biblioteche florentine ha il frontespizio. Lo ricavo dalla pref. della cit. ed. del BELCARI, p. V. In fine: Finite le Laude vechie & nuoue. Apetitione di ser Piero Pacini da Pescia. Sotto gli emblemi di Pescia e dello stampatore. Si crede dei primi anni del sec. XVI(3) BELCARI, O. c., l, c.. È
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più ricca delle precedenti, dalle quali in parte deriva. — Contiene le stesse laudi della Lucrezia e nello stesso ordine che le precedenti con didascalie poco differenti.

IV. Opera noua de Laude facte & composte da piu per | sone spirituali a honore dello Omnipotente Idio & della | Gloriosa Virgine Maria & di molti altri Sancti & Sancte | & a salute & consolatione di tutte le contemplatiue & di | uote anime Christiane: le quale Laude sono scripte insu la | tauola per Alphabero (sic) & a quante carte: & il modo come | si cantano tucte ordinatamente correcte in lingua Toscha | & hystoriate. Cum Gratia. [Con una silografia.] L' esemplare della Palatina che ho avuto sott' occhio manca delle ultime carte; ma probabilmente è l' edizione di Venezia del Bindoni (1512). — Le solite laudi della Lucrezia come nelle precedenti stampe.

V. Lavde devete compo | ste da diverse perso | ne spiritvali | ad honore dell' omnipotente Iddio, & della | gloriosa & sempre Vergine Maria, | & de tutti i suoi santi, & | a consolatione dei | suoi deuoti || Con una silografia che ha intorno la leggenda:

In queste uanità ch' ogni un desia,
Non poner tua speranza, ma sicuro
Scorg' il camin ch' al sommo ben t' inuia.

|| In Venetia nella contrada | di Santa Maria Formosa al segno de la | Speranza. MDLVI. — Come nelle precedenti a cc. 32r, 33v, 34r, 34v e 48v.

V. Libro Primo | delle lavdi spiritvali | da diversi eccell. e divoti avtori, | antichi e moderni composte. | Le quali si vsano cantare in Firenze nelle Chiese doppo il Vespro | ò la Compieta à consolatione & trattenimento | de' diuoti Serui di Dio. | Con la propria Musica e modo di cantare
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ciascuna Laude, come si è vsato | da gli antichi, & si vsa in Firenze. | Raccolte dal R. P. Fra Serafino Razzi Fiorentino, dell' ordine | de' Frati Predicatori, à contemplatione delle Monache, | & altre diuote persone. | Nuouamente stampate. || Con Priuilegij della Illustriss. Signoria di Venetia, & del | Duca di Firenze, & di Siena. In Venetia, ad in stantia de' Giunti di Firenze. | M.D.LXIII. In fine: Stampata in Venetia, per Francesco Rampazetto, | ad instanzia de gli heredi di Bernardo Giunti | di Firenze. 1563. — c. 16v Laude del Natale del Signore di Madonna Lucretia de Medici: Ecco 'l Messia, ecco 'l Messia; c. 37r Laude di Madonna Lucretia de Medici per la notte di Natale: Venitene pastori.

VI. Laude deuote per la nativita del nostro | Signore Jesu Christo, con vna aggiunta | di due bellissime laudi. [Con una silografia]. Senza indicazione tipografica e s. a., ma probabilmente è degli ultimi del Cinquecento.(1) Contiene le seguenti poesie religiose: Levate su pastori; Oggi è nato un bel bambino: Viddi Virgo Maria che si stava; Eran pastori intorno a quei paesi (Giov. Batta Della Barba); Verbum caro factum est; O Maria, diana stella; Gesù, Gesù, Gesù; Ecco la stella, ecco la stella (Razzi); Ecco 'l Signore, ecco 'l Signore; oltre le due della Medici. Un esemplare è in Riccardiana (Rari, 269, 41). — c. 1v De venitene pastori (ad.); c. 2v Laude di M. Lucretia de Medici Canatasi (sic) come ben vengha Maggio Ecco il Messia ecco il Messia.

VII. Lavdi devote | per la nativita del | Nostro Sig. Giesv Christo | Con una aggiunta di due Laudi | bellissime | [Con una silografia] || In Firenze, Alle Scale di Badia. S. d. ma dei primi del sec. XVII. Un esemplare è
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nella Nazionale di Firenze (Rappresentazioni varie, V, 5). — Come nella precedente.

VIII. Laude devote | per la Nativita | del nostro Signore | Giesv Christo | Ristampate con aggiunta di due Laude bellissime. [con una silografia] || In Firenze & in Pistoia, per Pier' Antonio Fortunati | Con licenza de' Superiori. S. d. ma circa della metà del sec. XVII. Un esemplare è nella Palatina di Firenze (E. 6, 7, 55). — Come nelle due precedenti.

IX. Rime sacre | del Magnifico | Lorenzo de' Medici | Il Vecchjo | Di Madonna | Lucrezia sua madre | e d' Altri della stessa Famiglia | Raccolte e d' Osservazioni Corredate | Per Francesco Cionacci | Sacerdote Fiorentino | & Accademico Apatista | All' Illustrissimo Signore | Manfredi Macigni. || In Firenze l' Anno 1680 con Licenza de' Superiori | Alla Stamperia nella Torre de' Donati. — Le stesse laudi che nelle edizioni più antiche e nello stesso ordine, rispettivamente alle pagg. 68, 70, 71, 72, 73 e 75.

X. Rime sacre | Del Magnifico | Lorenzo de' Medici | Il vecchio | Di Madonna | Lucrezia sua madre | e d' altri della stessa famiglia; | Raccolte e d' Osservazioni corredate | Per Francesco Cionacci | Sacerdote Fiorentino | Ed Accademico Apatista | Edizione seconda. || Bergamo | Appresso Pietro Lancellotti | 1760 | Con permissione. — Le laudi della L. sono alle pagg. 71, 73, 74, 75, 76 e 78.

XI. La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi, narrata da Pasquale Villari con l' aiuto di nuovi documenti, Volume secondo Firenze, Felice Le Monnier, 1861. — Documenti, CXXX, Ecco il Messia.

XII. Poesie di Fra Girolamo Savonarola tratte dall' autografo || In Firenze, Presso Antonio Cecchi, Libraio in Piazza del Duomo accanto all' Opera, 1862. — A pag. 30: In nativitate domini Ecco il Messia.

[p. XXIII]
XIII. Lavde spiri tvali di Feo Belcari di Lorenzo de' Medici, di Francesco d' Albizzo di Castellano Castellani e di altri comprese nelle quattro più antiche raccolte con alcvne inedite e con nvove illvstrazioni || In Firenze, Presso Molini, e Cecchi dietro il Duomo, MDCCCLXIII. — Le solite sei laudi nello stesso ordine che nelle antiche raccolte a pagg. 71, 73, 74 e 90.

XIV. La laude Ecco il Messia si trova riprodotta nelle ultime edizioni della citata Storia di Girolamo Savona rola del Villari e nella Scelta di prediche e scritti di Girolamo Savonarola, pubblicata da P. Villari ed E. Casanova (Firenze, 1899).

Note:


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