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Maddalena Campiglia
Flori fauola boscareccia di Maddalena Campiglia
Vicenza: Presso gl'heredi di Perin libraro, e Tomaso Brunelli compagni, 1588

Diversi componimenti in lode dell' opera

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ANGELO GRILLO.


OCHE suon chiaro di verace fama
   Nel Theatro di gloria hoggi rimbomba?
   Onde nasce, ond'hà spirto, ond'ale, e
   tromba,
   Che quanto s'ode più, uiè più si brama?

Ecco suona Campiglia, e chi non l ama
   Aquila al uolo, al puro stil colomba,
   E Cigno al canto, che può trar di tomba
   I nomi, ed'à le Selue i Dei richiama?

Ciò ch'à Ninfe, à Bifolci, ed'à Pastori
   Amor dettò per boschi, e per foreste,
   E crebbe inciso in quercie, ed'in allori,

Fà risuonar con si soaue auena,
   Che Titiro ui perde: e Musa agreste
   Non diè mai si gran pregio à socco, à scena.
[p. [NA]]

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ANT. FRIZZIMELLEGA

SOVR A'l corso mortal costei poggiando,
   Donna non già, ma ben celeste tromba
   Mostrò sotto qual uelo di colomba
   Si pose Dio con chiaro suon parlando.

Dolci pensieri hor d'humiltà spiegando,
   Mentre ne carmi suoi FLORI rimbomba,
   Se stessa toglie a la terrestre tomba,
   Quasi Cigno suo nome al Ciel portando.

Donna, se bastar puote al gran concetto
   Si picciol segno; poich' arriui al Cielo,
   Con giusta lance il Ciel ti guiderdone.

A te s'inchini; non di te ragione
   Pensiero humano, e miri il tuo bel uelo
   Tropp'alta forma al suo basso intelletto.

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ANTONMARIA Angiolello

VIDE di pianto un tragico lauacro
   L'Olimpico Teatro eccelso, e eaugusto,
   Che del ualor, e de l'honor uetusto
   E nouo, e altero essempio, e simulacro.

Per addolcir'il duolo acerbo. & acro
   Preso d'Edipo di miseria onusto
   Conuiensi altro Poema, & è ben giusto,
   Che'l suggetto sia lieto, e Diuo, e sacro.

Or qual più sacro, qual più diuo, e lieto.
   Fia mai de la leggiadra, e bella FLORI?
   Sì cara a Febo, e à le celesti Muse?

Viui Ninfa gentil senza diuieto
   Di Morte, ò Tempo, e la tua fama honori
   Le DONNE à poetar'esperte, & use.

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CAMILLO CAMILLI

NON già de l' Asia i nudi aridi campi
   De la tua FLORI il dotto stil somiglia,
   MADDALENA gentil, ma in lui si piglia
   Essempio and'altri poi da morte scampi.

Che di bei fior vestito, anzi di lampi
   Di Taumante fra noi l'altera figlia,
   Sembra à i vari colori, e se le ciglia
   Altri ui ferma, è ben douer, ch'auampi.

Ma che dich'io d'occhio mortal? non sanno
   Hoggi le menti altrui, come si giri
   A' sospiri, & al pianto vn cor gentile,

E qui l'imparan tutte, e qui potranno
   Saper com' Amor l'arco allenti, e tiri,
   E in'un cor faccia hor Verno, & hora Aprile.

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CLAVDIO FORZATE

MENTRE con dolce stil d'ALESSI, e FLORI
   Canti fatale amor vaga Sirena,
   Febo i Destrier nel maggior corso affrena
   E torna il crin di uerdeggianti Allori.

Venere bella i pargoletti Amori
   Raccolti in schiera à tanta gloria mena
   Ride il Ciel, tace il Mar, l' Aura serena
   Spira, e stillan le piante Arabi odori.

Fortunato Pastor, cui dono tanto
   Diè'l Ciel, ch'immortal Donna in uiue carte
   L'alte memorie tue rendessi eterne;

E felici da te lagrime sparte,
   Poi ch'in seluaggio cor, per te si scerne
   Destar fiamme d' Amor, stille di pianto.

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CORTESE CORTESI

LASCIARO, illustre Donna, in dubbio i cori
   L'altre sublimi carte,
   In cui spiegaste già misteri immensi,
   S'erano in uoi maggior lo spirto, ò l'arte;
   Ma poich'ora, in soaue, & humil Cetra,
   Anco à rozi Pastori
   Noui spirate, ed'alti, e nobil sensi,
   Cessa ogni dubbio, e sol beato tiensi,
   Chi d'ammirarui, e d'essaltarui impetra:
   Sì al gran concorde suono
   D'Esperia tutta, anch'io,
   Lodarui non osando, il cor ui dono.

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DIOMEDE BORGHESI suegliato intronato

DONNA, che uolta à Dio, ricetti ogn'ora
   Brame di uer'onor felici ardenti;
   E di stupor, cantando, empì le genti
   Tal; che non ha VICENZA inuidia à FLORA.

Mentre si staua al suo balcon l'Aurora,
   Increspando i crin d'or uaghi, e lucenti;
   Le campagne ingombrò di tali accenti
   Huom, che mirabilmente Apollo onora.

L' ALTA CAMPIGLIA, in solitario campo
   Di soprana virtù spargendo il seme,
   Si fà crescer d'intorno allori, e mirti.

Quinci de l'opre sue folgora un lampo,
   Che sgombra i pensier foschi, e scorge insieme
   Auuenturosi al Ciel, candidi spirti.

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FABIO PACE D


FILLIDE di beltà, di leggiadria
   Galatea non è pari à la tua FLORI,
   DONNA gentil, che poetando honori
   L'etate, e'l sesso, e la Città natia.

Tu à boschi ombrosi, & à la notte ria
   Deh tolgi il suo bel nome, ei casti amori:
   Onde con lei tua gloria à gli scrittori
   E lume, e sprone, e'nsieme essempio sia

Indi se maritar la Vite à l'Olmo
   Cantando, ò dir con stil maggior uorrai
   Le Donne, e i Cauallier, gli sdegni, e l'arme.

Giunta la fama tua d'honore al colmo,
   Et ogni lingua, & ogni orecchia homai
   Piena del nome tuo già ueder parme.

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FRANC. MELCHIORI

ANTRI & capanne, selue & seggi ombrosi
   Far pari à gran palazzi, à loggie, à scene,
   Opra è d'un sol GONZAGA, e sol conuiene
   Al'Ongaro, e al buon TASSO, hoggi famosi;

D'Enon, d' Aminta, e Alceo breui riposi
   E lunghe noie, & angosciose pene
   Ben spiegar'essi in rime ornate, e piene
   D'accenti boscarecci, & amorosi.

Mai sospir, ma i martir d' ALESSI, e FLORI
   Qui espressi son da te con merauiglia
   Di quanti han rezo da i più verdi Allori.

Raro valor, che à nullo altro simiglia,
   Onde VICENZA, e Italia tutta honori
   MADDALENA gentil, saggia CAMPIGLIA.

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FRAN. SARCINELLI

SONO spirti d' Amore
   Queste rose vermiglie, e questi fiori,
   Che spargi dal bel seno Amata FLORI;
   Onde in vece d'odore
   Spiran soaue, & amoroso ardore.

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GREGORIO DVCCHI

DONNA, cui cede l'arte, ilmanto, e'l seggio
   Apollo il plettro, Euterpe, e Clio gli accenti,
   E le uicine, e le remote genti
   Tempio sacrar d'eterne lodi veggio;

Se quanto al merto, al tuo gran nome deggio,
   Gli spirti, e i uanni hauessi anco possenti;
   Volerei forse Cigno à par de i uenti
   Si com'errando in terra humil serpeggio.

Ma se FLORI gentil Pastor straniero
   Non isdegnò, tu che non sei men pia,
   Questo mio stile accetta incolto, e frale:

Che se ben di ualor l'effetto eguale
   Non hò scriuendo, in questa penna mia,
   Sarò almen di uoler Scrittor primiero.

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GERARDO BELLINZONA Olimpico stimolato

FRA l'una, e l'altra sponda herbosa, e amena
   Stassi il Padre Reron'immoto, e tace;
   E'l corso à la sonante onda fugace,
   L'altero Emulo suo sospende, e frena.
Mentre cantando in lui dolce Sirena,
   Anzi nouella Musa, intorno face
   FLORI suonar l'argute selue, e sface
   Le nebbie, e l'aria, e'l fosco Ciel serena.
Co'l Coro suo l'Almo Pastor d' Anfriso
   Stupido ammira, e al fin cosi ragiona:
   Ben'ogni prisca gloria hà costei uinta.
Ceda a lei pur chi d'Edipo, e d' Aminta,
   Disse, e quanti nudriti in Elicona
   Cantar longo il gran Tebro, o'l bel Cefiso.

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GIO. BATTISTA TITONI

NE l'alta mente sua l'eterna luce,
   Pria, che formasse à gli animali il nido
   Fece il tuo raro spirto, albergo fido
   Di quel splendor, ch'al uero ben n'è duce;
Quindi è che, Donna, il tuo ualor n'induce
   A' riuerirti; e del tuo nome il grido,
   Dal più gelato al più cocente lido
   Con nostra gloria, à par del Sol riluce.
Hor lasso di tua FLORI il bel lauoro
   Dou'è quanto insegnar quei spirti industri,
   Per cui la Poesia se'n uà superba;
E dico, che tra quante anime illustri
   Splendon fra noi, la tua felice serba
   Del Monarca souran l alto tesoro.

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GIOSEPPE GAGLIARDIA

DESTO dal uostro suon Cigni canori
   Nouo palustre augel battendo l'ale,
   Hor troppo ardito tenta à l'immortale
   Choro salir de uostri eterni honori.
E quiui in uece d'hedere, e d allori
   Vn'humil fronde, à sua fortuna eguale
   Portar deuoto al carro trionfale
   Di cui lo scettro tien la bella FLORI
Voi, mentre il uolo ei dietro al suo desio
   Spiegar'al Ciel da scuri stagni spera
   Iscusate il suo ardir ne l'opra uostra.
Et à lei, che del tempo edace, e rio
   Forza non teme honor de l'età nostra
   Fate cantando eterna Primauera.

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GIO. BAT. DA VELO

LEGGIADRE pastorelle
   In bel drappello unite
   Cogliean per le fiorite
   Riue del Bacchiglion le tenerelle
   Herbe co'i più bei fiori,
   A cui fronde aggiungean de i sacri allori,
   E fattane ghirlanda, iuan ridenti
   Cantando in dolci accenti.
   Orniamo il capo à FLORI
   Honor de l'età nostra, ardor de i cori.

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HORATIO DI ESTE

CORRA latte il Reron: copra di fiori
   Eterni in uarie forme ambe le sponde;
   Pioua Nettare il Ciel: le molli fronde
   Febo à l'amato lauro imperli, e'ndori.
Ecco MVSA nouella, che i tesori
   D'una rara eloquenza apre, e diffonde,
   Et ir l'antiche auene hor fà seconde
   A l'ampio stil, ch'eterna ALESSI, e FLORI.
Felice età, ehe di si chiaro lume
   Altera uaì: felici Anfriso, & Ea;
   Poscia che à uoi risplende hor doppio nume.
Qual corona fia mai, ch'à l'opre sole
   Vguale, fregi il crin di tanta DEA
   Se la sua non gli cede Euterpe, o'l Sole?

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LODOVICO RONCON

NATI sotto capanne in cupe ualli
   ALESSI, e FLORI andar sarete à paro
   De gli altissimi Regi: e'l mondo auaro
   Prezzar le quercie, e i limpidi cristalli.
Felicissime selue, & antri, & calli
   D'Archadia, seggio de duo amanti caro,
   Poi che con uoi ueggiamo in stil si raro
   Qui di FLORI la neue, & i coralli,
Altamente cantar con basso plettro,
   Et la natura unir con l'arte impari
   Da uoi, CAMPIGLIA, chi desira il lauro,
Onde la palma anchor darui, e lo scettro
   Vedrem da i Toschi più sublimi, e chiari
   Scrittori, e gir ueloce à l'Indo, al Mauro.

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LVCILLO MARTINENGHI

COME il possente Amore altere forme
   D'opere tempri à merauiglia belle
   Non sol; ma i cori d'altra imago informe
   Nel ritrarre, e scolpir celeste Apelle.
Come, là ve d'Amor l'affetto dorme,
   Desti dolci, leggiadre alme fiammelle,
   Dia senso à chi non haue, e dietro l'orme
   Di beltà corra, & da essa si rappelle.
Come furor ministri, e fiamme, & armi
   Ami, dispregi, sappia Alma, e deliri
   Vecchio sciolga legame, e nouo cinga.
Legga, un ben uiuo amor spirante i carmi
   Di CAMPIGLIA, e uedrà, come lusinga,
   Et come par, ch'Alma nouella inspiri.

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MARCO STECCHINI

SILVAN le sette canne impari spezza,
   Che temprar più canore ode CAMPIGLIA
   D' Apollo alunna, e di Calliope figlia,
   Et d' Arcadia l'impero odia, & disprezza.
Discendon gli orni da la somma altezza
   De' monti al carme, ond'ella in CAMPO PIGLIA
   Dal uinto il pregio con ridenti ciglia,
   Onde sì'l Mondo ALESSI, e FLORI apprezza.
Felice DONNA c'hai spent'hor tua sete,
   Che l'altre emule, & meste hor miran giunta
   A le negate a lor famose mete.
Fior non si bel dal ceppo à l'Alba spunta,
   Com'i fior de tuoi campi à l'aure liete
   Del Dio, dal cui furor sei spinta, & punta,

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MVTIO MANFREDI

DI bella Ninfa duo diuersi amori,
   E un lungo pianto, e una pazzia dolente,
   Tu mostri in stil si uiuo, e si possente,
   Che n'han diletto i più seluaggi cori.
Ma s'in te proui gli amorosi ardori
   O' s'altri per te n'haue il petto ardente,
   Sai che Donna per Donna, alfin non sente
   Quel, che senti per AMARANTA FLORI.
E però saggia ritornata; ALESSI
   Ama, felice auenturoso essempio
   Di chi contrasta à la Natura, amando.
E di te, noua MVSA, honori espressi
   Tal ben l'insegni. Or chi sarà tant'empio,
   Che non essalti il nome tuo cantando?

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MVTIO SFORZA

MENTRE CAMPIGLIA in bel campo uestita
   D'hirsuta pelle stà frà l'herbe, e i fiori:
   E di Ninfe hor follie canta, hor Amori
   Con Sampogna non più per Ninfa udita.
Del suo dolce cantar'Echo inuaghita
   Fà sentir per le Selue ALESSI, e FLORI
   Et l'ascoltan con più dotti Pastori
   Turba di Fauni, & Satiri infinita.
Frena il corso, & gli par ch Arcadia bagni
   Bacchiglion, e poi grida: Hor questa MVSA
   Da Siracusa, o è d' Alfeo uenuta?
Per lei più non inuidio à Fonti magni
   Cedanmi già per cotal canna arguta
   Il Mincio, il bel Sebeto, & Arethusa.

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PAOLO CHIAPPINO Academico Olimpico

HOGGI imparar ben denno
   E le Ninfe, e i Pastori,
   Da la follia trar senno
   Far di lasciui honesti i loro amori
   Da te già pazza, hor saggia, e casta FLORI
   A'mal grado di quei, ch'infami fenno
   I nomi loro, Crati, e Coridone
   Ciparisso, Atti, Saffo, & Amitone.

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DEL MEDESIMO

TE FLORI pazza finge
MADDALENA, mostrando il duro effetto
Che in noi produce inordinato affetto,
Te poi saggia dipinge
Nel sacrificio pio,
E piena di nouel, casto desio;
Per iscoprir, che non è buon nè retto
Il nostro amor se non si volge à Dio;
Tal'ella fessi alhor, che si conuerse
Ed'in te poi l'alto tesor n'aperse.

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PIETRO PAOLO VOLPE Accademico Olimpico l' Aspirante

MENTRE lungo le chiare acque serene
   Del Bacchiglion tra solitari horrori
   Gentil CAMPIGLIA i Boscherecci amori
   Canti, con dolci pastorali auene
Non pur le selue, à le superbe scene
   A' Cleopatra, à Sofonisba FLORI
   Pareggi, & à gran regi humil pastori
   Ma par che'l canto tuo sin l'aure affrene.
Non pur gli aratri, à le corone, à scettri,
   Al uerde lauro, il basso humil viburno
   Adegui, e marre, e rastri à i ricchi elettri.
Ma tù uinci, chi già disse di Turno
   Co'l canto, e i più soaui ornati plettri,
   E quanti usar mai pria socco, e coturno.

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PROSPERO CATANEO

SON gemme, e fiori sparsi in auree carte
   I Pastorali tuoi leggiadri versi,
   In cui scopre il lettor fregi diuersi
   Di figure, e color, d'affetti, e d'arte.
E ueggio ben, che largo il ciel comparte
   Suoi doni à Donna, onde deuria dolersi
   Il viril sesso, anzi via più godersi,
   Trionfandone Amor, Pallade, e Marte.
Ma come FLORI NINFA arde d'amore
   D'AMARANTA pur NINFA? ò di Natura
   Strano, contrario, inusitato effetto.
Ardi pur per ALESSI, il tuo diletto
   Vago Pastor, mentre à l'oblio ti fura
   La nobil MVSA, d' Aganippe honore.

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QVINTIO SARACINO D

FORTVNATA sciagura onde piagnesti
   FLORI, de la tua Amica i lumi spenti
   Empiendo d'angosciosi aspri lamenti
   Le piaggie, e i boschi, e stolta anco ti festi.
Poi ch'vn' Alma più saggia hora riuesti
   Al sacrificio di celesti accenti
   E di bel casto amor preda diuenti
   E ne le selue gloriosa resti.
O' gran forza, ò valor chiaro, e sourano
   Maga gentil de tuoi uiuaci carmi
   Che partorir cosi felice effetto.
Deh s'auuien, di pietà tal'hor che t'armi,
   Spargi ancora per me qualche tuo detto
   Acciò sempre'l mio ben non chiami in vano.

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REGIO MELCHIORI

IN' vn sereno cielo
   Si mostri ogn'hor più bella
   Di Venere la stella:
   A l'aria squarci'l uelo
   Giunon su i primi albori:
   L' Aurora i monti indori
   Coronata di rose, e di viole;
   Indidiscopra il Sole
   D'ardor soaue accesi.
   I suoi più uiui raggi,
   Si che diuenghin tanti Aprili, & Maggi
   Tutti i più freddi Mesi;
   Poi che in stil cosi dolce i casti amori
   De la sua Ninfa FLORI
   Spiega questa gentil dotta CAMPIGLIA
   A' le Muse sorella, à Febo figlia.

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VICENZO TASSELLO D

DI così vaghi fiori
   Adorna sei, leggiadra e bella FLORI,
   Che di fior parreggiarci in vano spera
   La uaga Primauera.
   Di frutti così eletti
   Il lembo hai pien, sotto amorosi affetti,
   Che da l' Autuno tali
   Raccorne in vano sperano i mortali.
   Chi donque fior desia miri il tuo stile,
   Chi frutti, il senso suo FLORI gentile.


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