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Costanza Ciaperelli
Lettera di Suor Costanza Ciaperelli a Feo Belcari
Edited by Cesare Guasti
Prato: Tipografia Guasti, 1861

AVVERTIMENTO

[p. 5]
Da ser Ciappelletto, reso tristamente immortale dal Boccaccio, [Note 1, p. 5] vuole il Manni [Note 2, p. 5] 1 che cominciasse in Prato la famiglia de' Ciaperelli o Cepperelli: ma gli eruditi pratesi vanno a trovar Cepperelli fin oltre ai mille dugento [Note 3, p. 5] Lasciamo la questione com' è, ed occupiamoci piuttosto di quella buona creatura che si chiamò suor Costanza.

Ella ebbe al battesimo il nome di Piera, e nacque d' uno Stefano di ser Piero, che fu estratto de' consiglieri del suo Comune nell' agosto dei 1444. Può credersi nata prima del 1410, so a lei pure volle beneficare nel suo ultimo codicillo, fatto nell'agosto di quell'anno il gran benefattore de' poveri pratesi Francesco di Marco Datini. « Item, considerato adesso lo stato di Stefano di ser Pietro da Prato, suo amico, volse che quando mariterà qualche sua figlia, e per maritarla, li si dia a ciascuna, nel tempo delle nozze, cinquanta fiorini d'oro; se però allora non fussero in stato migliore, ec. » [Note 4, p. 5]
[p. 6]
Ma la Piera elesse la miglior parte; e fra le donne di santa Brigida; nel monastero del Paradiso presso Firenze, mutò le vesti del secolo e il nome. In un antico ruolo di quelle suore [Note 1, p. 6] è ricordata all' anno 1434, ma non à dato come quello della sua vestizione; e vi i detta pinzochera di santo Agostino. Altra notizia di lei non ci pervenne; e la sua memoria sarebbe anc' oggi obliata, se il canonico Moreni non disseppelliva la Lettera ch'ella scrisse a Feo Belcari per consolarlo nella morte della sua figliuola suor Orsola [Note 2, p. 6].

Stampò il Moreni la Lettera di suor Costanza a pag. 9-16 delle Lettere di Feo Belcari (Firenze. Magheri, 1825, in 8). Io stesso la riprodussi dietro all' Arrighetto, ovvero Trattato contro all'avversità della fortuna di Arrigo da Settimello (Prato, Guasti, 1841, in 12; pag. 89-100). Una terza edizione è quella procurata da Basilio Puoti nella sua Antologia di prosa italiano, impressa in Napoli; e una quarta si devo a Emanuele Rossi, che le diè luogo nel Florilegio femminile (Genova, Ferrando, 1841, in 8; pag. 223-27). Anche il Gigli la ripubblicò fra lo Lettere di Feo Belcari, che stanno nel tomo terzo delle Opere di questo scrittore (Roma, Salviucci, 1845; pag. 16-23).

Giuseppe Montani, annunziando la pubblicazione dei Moreni nell' Antologia di Firenze [Note 3, p. 6], diè questo giudizio. « La Lettera di suor Costanzia ha certe delicatezze, certe amorevolezze di dicitura, che, per usare d'una sua frase, mi fanno alienare ». Il professore Marc Antonio Parenti aveva sentenziato fino dal 1826 [Note 4, p. 6], che quella Lettera era « scritta veramente con tutto il candore e la freschezza di lingua possibile al miglior tempo; » e nel quaderno 39 delle
[p. 7]
Memorie di religione, letteratura ec. che si stampavano a Modena, tornò a tributarle alcune parole di lode. Finalmente il Punti giudicò, che nella scrittura della Cepperelli « non solo deesi ammirare la purezza delle parole, ma anche la vivacità e l'affettuosa maniera dello stile [Note 1, p. 7]. »

Ristampando per la sesta volta questa lettera, vaghissimo fiore di pietà e di favella, mi sono attenuto al codice Riccardiano 2627, donde la trasse il primo editore, non senza prendersi qualche licenza. Il codice porta questo ricordo, che lo fa più autentico: « Questo libro è di suora Cecilia da Diacceto, indegna badessa del Paradiso: chi l'accatta , lo renda. »

NOTES

5-1. Decamerone, novella 1.

5-2. Istoria dei Decamerone di Giovanni Boccaccio; Firenze, Ristori, 1742. Parte II, cap. III pag. 147. Si noti però, che dice « forse la denominazione averle dato.»

5-3. Vogliono Che un Cepperello andasse un altri giovani pratesi la Terrasanta noi 1094.

5-4. Calendario Pratese ec. anno VI, pag. 70.

6-1. Il Manni, nel tomo X delle Osservazioni istoriche sopra i Sigilli antichi de' secoli bassi, pubblicò questo ruolo o catalogo nello osservazioni sopra il Sigillo V ; pag. 73.

6-2. Il Belcari ebbe questa figliuola dall' Angiola di Tommaso Piaciti. È ricordata nel summentovato catalogo delle suore di santa Brigida, all'anno 1453.

6-3. Quaderno del giugno 1825.

6-4. Cenni intorno lo studio della lingua italiana ec., premessi alle Regole a Osservazioni della lingua toscana ec. del padre Salvatore Corticelli; Reggio, Fiaccadori, 1826; in 8.

7-1. Nel Discorso proemiale all'Antologia di prose italiana.


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