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Lettera di Suor Costanza Ciaperelli a Feo Belcari Edited by Cesare Guasti Prato: Tipografia Guasti, 1861 AVVERTIMENTO
[p. 5]
Ella ebbe al battesimo il nome di Piera, e nacque d' uno Stefano di ser
Piero, che fu estratto de'
consiglieri del suo Comune nell' agosto dei 1444. Può credersi
nata prima del 1410, so a lei pure volle
beneficare nel suo ultimo codicillo, fatto nell'agosto di quell'anno il
gran benefattore de' poveri pratesi
Francesco di Marco Datini. « Item, considerato adesso lo stato di
Stefano di ser Pietro da Prato, suo
amico, volse che quando mariterà qualche sua figlia, e per
maritarla, li si dia a ciascuna, nel tempo delle
nozze, cinquanta fiorini d'oro; se però allora non fussero in
stato migliore, ec. » [Note 4, p. 5]
Stampò il Moreni la Lettera di suor Costanza a pag. 9-16 delle Lettere di Feo Belcari (Firenze. Magheri, 1825, in 8). Io stesso la riprodussi dietro all' Arrighetto, ovvero Trattato contro all'avversità della fortuna di Arrigo da Settimello (Prato, Guasti, 1841, in 12; pag. 89-100). Una terza edizione è quella procurata da Basilio Puoti nella sua Antologia di prosa italiano, impressa in Napoli; e una quarta si devo a Emanuele Rossi, che le diè luogo nel Florilegio femminile (Genova, Ferrando, 1841, in 8; pag. 223-27). Anche il Gigli la ripubblicò fra lo Lettere di Feo Belcari, che stanno nel tomo terzo delle Opere di questo scrittore (Roma, Salviucci, 1845; pag. 16-23).
Giuseppe Montani, annunziando la pubblicazione dei Moreni nell'
Antologia di Firenze [Note 3, p. 6], diè
questo giudizio. « La Lettera di suor Costanzia ha certe
delicatezze, certe amorevolezze di dicitura,
che, per usare d'una sua frase, mi fanno alienare ». Il
professore Marc Antonio Parenti aveva
sentenziato fino dal 1826 [Note 4, p. 6],
che quella Lettera era « scritta
veramente con tutto il candore e la
freschezza di lingua possibile al miglior tempo; » e nel quaderno
39 delle
Ristampando per la sesta volta questa lettera, vaghissimo fiore di pietà e di favella, mi sono attenuto al codice Riccardiano 2627, donde la trasse il primo editore, non senza prendersi qualche licenza. Il codice porta questo ricordo, che lo fa più autentico: « Questo libro è di suora Cecilia da Diacceto, indegna badessa del Paradiso: chi l'accatta , lo renda. » NOTES 5-2. Istoria dei Decamerone di Giovanni Boccaccio; Firenze, Ristori, 1742. Parte II, cap. III pag. 147. Si noti però, che dice « forse la denominazione averle dato.» 5-3. Vogliono Che un Cepperello andasse un altri giovani pratesi la Terrasanta noi 1094. 5-4. Calendario Pratese ec. anno VI, pag. 70. 6-1. Il Manni, nel tomo X delle Osservazioni istoriche sopra i Sigilli antichi de' secoli bassi, pubblicò questo ruolo o catalogo nello osservazioni sopra il Sigillo V ; pag. 73. 6-2. Il Belcari ebbe questa figliuola dall' Angiola di Tommaso Piaciti. È ricordata nel summentovato catalogo delle suore di santa Brigida, all'anno 1453. 6-3. Quaderno del giugno 1825. 6-4. Cenni intorno lo studio della lingua italiana ec., premessi alle Regole a Osservazioni della lingua toscana ec. del padre Salvatore Corticelli; Reggio, Fiaccadori, 1826; in 8. 7-1. Nel Discorso proemiale all'Antologia di prose italiana.
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