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Teresa Albarelli Vordoni
"Sermone di Teresa Albarelli Vordoni ad Anna de Fratnich Salvotti"
Poligrafo fasc. XVI ottob. 1831

[PREFACE]

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Grato ufficio dell' animo nostro si è quello di poter pubblicare nel nostro Giornale un bel Sermone della valorosa nostra sig. Vordoni, la quale in simil genere di componimenti si rese oltre modo celebre per tutta Italia. A ragione dunque un dotto scrittore sul di lei conto scriveva: « Ma nulla il nostro secolo ha da invidiare agli antecedenti, perchè additando le sole Saluzzo, Verza, ed Albarelli, può gloriarsi, che il moderno sesso femminile non la cede all' antico, e che spirano fra di noi nuove Saffo, e nuove Corinne »(1) Saggio sulla storia della letteratura italiana nei primi venticinque anni del secolo XIX, inscrito nel Nuovo Riccoglitore. Gennajo 1831. Cap. I. N. 75. Quanta dunque non sarà la nostra esultanza conoscendo, che le due ultime sono Veronesi? La prima già conosciuta abbastanza per gli encomj del Parini, e del Pindemonti, è dottata di bell' ingegno, e d' ottimo cuore; la seconda, che nel più bel fiore dell' età, e della bellezza pubblicò assai pregevoli versi, dettati in vaga, e pura favella, è appieno riverita, ed encomiata da tutti quelli, che coltivano i buoni studj. Riportiamo qui di buon grado ciò, che il Padre Cesari, restauratore dell' italiana favella, scrisse un tempo alla chiarissima signora Contessa Marianna Ugoni vedova Del Bene, altra donna che onora co' suoi pregi e col
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suo spirito la nostra patria, intorno i letterarj meriti della Vordoni la lettera seguente:

« Illustriss. Signora Contessa ».

« Quanto alle poesie della signora Vordoni, io le ho già assaggiate; e quello che dissi già, e raffermai a molti, ed in ispecialità al Cav. Pindemonti, ridico a lei, che mi sembrano assai belle e piene di spirito poetico, da potersene qualunque scrittore tenere d'assai, e quello che io ho notato singolarmente, si è la pratica della lingua, nella quale la detta Signora si mostra assaissimo innanzi. Queste lodi non veggo io troppi in Verona, a cui mi dia l' animo di poter dare sinceramente ».

« Di Casa li 3 Settembre 1827 ».

«Suo Devotissimo Servidore
Antonio Cesari D. O. »

Dopo un tanto sincero, ed imparziale giudizio, chi non esalterà a cielo la nostra poetessa, e chi non si farà un pregio di ingemmare un Giornale colle dotte di lei produzioni? Se non che certamente non poteva darsi soggetto migliore di questo nè circostanza più interessante, ove vogliasi considerare, che ad una illustre pittrice viene indirizzato il carme, e che ragionasi in esso di quel ch. Dott. De Rossetti, che noi ricordiamo sempre a cagione d' onore. Alla sig. Vordoni pertanto noi porgiamo i più vivi ringraziamenti per aver voluto esserci cortese di permettere la
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stampa di codesto carme nel nostro Poligrafo, e la invitiamo a volerci concedere qualch' altro inedito scritto eziandio, che possa accrescere al suddetto Giornale onore, ed estimazione[1]. G. G. Orti.

Note:

(1) Per la stessa occasione del Battesimo del figlio della Salvotti, pubblicò un elegante e felice sonetto la signora Edvige De Battisti di S. Giorgio De Scolari, giovane assai informata nella bella letteratura, e dotata di sommo spirito, le produzioni della quale, per più volte inscrite in questo Giornale, ebbero ad essere universalmente applaudite.


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