LETTERE
DI
LAURA BATTIFERRI AMMANNATI
A
BENEDETTO VARCHI

BOLOGNA
PRESSO GAETANO ROMAGNOLI
1879

Edizione di soli 202 esemplari
per ordine numerati

N˙ 99

ALLA CONTESSA
ANNA STACCOLI CASTRACANE
DI URBINO
CHE VIRTUOSA COLTA BENEFICA
ONORA LA PATRIA
ANTICA SEDE DI OGNI ARTE GENTILE
QUESTI RICORDI
DI UNA ILLUSTRE URBINATE
OFFRE
CARLO GARGIOLLI

Sig.or mio osser.mo

Per la vostra, avuta ora, intendo che la mia fastidiosa, che sabato passato vi scrissi, non vi è accapitata nelle mani; ma forse avrà fatto per espettar quest' altra, che sarà un poco meno dispiacevole, intendendo per lei il miglioramento del mio consorte, quale con l' aiuto d' Iddio sta assai meglio ch'io non mi credevo che dovesse stare, e massime sì presto. Dio ne dia grazia, che vadi aumentando, secondo il nostro bisogno.

Ho preso infinito contento della vostra dolce, et al solito cara lettera; e tanto più ne prendo, sentendo il vostro ben essere. Così piaccia alla maestà d'Iddio di conservarglilo, come io del continuo di ciò la priego, che poi ch'io ho spesse lettere da voi, cosa certamente a me cara molto, sappia ancora che stiate sano e di buona voglia; il che nei miei strani accidenti sarà di non picciolo conforto e piacere.

Il sonetto bellissimo è veramente de'vostri componimenti. L'ho io ricevuto con quella allegrezza e contento ch'io ho riceuti tutti gli altri, e terrollo con la medesima riverenza ch' eglino son tenuti; e quel poco di tempo che potrò rubare a' miei affanni, lo spenderò tutto intorno a contemplargli, servendomene per i miei libri.

E perchè non ho tempo per ora ad esservi più longa, farò fine, et insieme col mio consorte, qual vi è svisceratissimo, vi basciarò le mani e di cuore mi vi raccomandarò.

Da Fiorenza, alli 27 di gennaro del 56.

Vostra affezionat.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

(Di fuori). Al Molto Mag.co S.or mio osser.mo M˙ Benedetto Varchi

S.or mio osserv.mo

L'altro giorno scrissi a V˙ S˙ quanto mi occorreva, et ora, perch' ella sappia de l' esser mio, le scrivo questi pochi versi, e desidero grandemente sapere del suo, e anche se la mia ch'io ho scritto, e mandata al Crocino, le accapitò alle mani: nella quale ella avrà visto il miglioramento di mio marito; ancora che la notte seguente ch'io avevo scritto, egli stesse molto male di quel suo accidente, e tutta questa settimana gli abbia dato un piccolo travaglio. Nondimeno ieri notte e oggi sta molto meglio; e, se Dio vorrà, pensarò pur ch' egli abbia a guarire del tutto, e tanto più che pur pare che quelli umori siano molto mancati. Egli bascia le mani di V˙ S˙, e se gli raccomanda senza fine.

La S.ora Duchissa di Camerino è ancora viva, cosa più miracolosa e divina che umana: e Dio sa quanto la vi durarà. Vi è del continuo il nostro M˙ Francesco Monte Varchi ; e Dio avesse voluto ch'egli vi fosse stato chiamato nel principio, che forse sarebbe stato sì bene intesa la sua infirmità, ch'ella non sarebbe a questo termine tanto pericoloso come è. Dio faccia quello ch'è più per lo meglio dell' anima sua, chè di tanto ci abbiamo da contentare.

Mando a V˙ S˙ un sonetto ch'io ho fatto alla Soderina, a ciò la lo veda, e poi me lo rimandi indietro, per ch'io conosco ch'egli ha bisogno del suo aiuto, tanto più ch'egli è stato partorito fra tanti travagli di mente e di corpo, che ben se gli può dire più tosto sconciatura che parto, come V˙ S˙ dice dei suoi; quali non meritano che se gli dica se non figliuoli più presto de' dodici mesi che di nove, e dalla natura e dall' arte ben fatti e meglio condizionati, a tale che si vedranno vivere e più chiari e più felicemente di quanti oggi ne nascano e siano per nascere; anzi e 'l suo padre e loro saranno immortali et eterni . Ma ben mi aveggio che, intrando d' una parola in un' altra, sono intrata in ragionar di loro e di V˙ S˙ con pericolo più di scemarli che di accrescerli nome; e però, facendo fine e di cuore raccomandandomele, pregarò Dio che felice e sana la conservi.

Da Fiorenza alli X di febraro del LV.

Di V˙ S˙

Affezionatiss.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

(Di fuori), Al molto Mag.co et Dottiss.o M˙ Benedetto
Varchio mio S.re osser.mo

S.or mio osser.mo

Di poi ch'io ebbi scritto a V˙ S˙ l'altra ch'io le mandai, lessi e rilessi la sua molte volte, come soglio far sempre, e ben intesi quanto la mi chiedeva sopra i sonetti; ma perch'io ero molto travagliata questa sera, e perchè anco avevo fretta di scrivere, non considerai se non quel dire di mandare quanti versi V˙ S˙ mi aveva mandati, e n'ebbi invero fastidio. Di poi intesi tutto quello, che prima non avevo, e copiai su questa carta che or vi mando, non solo quelli che la bontà et umanità vostra à fatti a me e in Fiorenza e fuori, ma ancora i primi versi di quanti me ne truovo in mano de'vostri, che qui mi deste e dipoi m'avete mandato in molte volte. V˙ S˙ mi perdoni s'io gli ho, non pensando, datogli causa di travaglio e fastidio, chè Dio sa quanto me n'è doluto; e sopramodo duolmi, sentendo che vi date affanno che le lettere da Bologna tardano tanto a venire . Di grazia, non ci pensate, e quando le verranno, saranno le ben venute, e sempre le giugneranno a ora. Siamo stati tant'anni su questa pratica di questa lite, che non ne darà noia starvi ancora un altro poco, tanto più vedendo il mondo sì travagliato come è, e che v'è da fare per ogni uno nelle cose di maggior importanza, più che non si vorebbe. V˙ S˙ può ben aver visto ch'io da molti di in qua non gli ho voluto scriver nulla di ciò: tutto perch'ella non si dessi fastidio, sapendo che scriveste al Vice Legato, e che quando Sua Sig.ria potrà vi mandarà la risposta.

Quando V˙ S˙ scriverà al virtuosissimo M˙ Lelio Bonsi , si degnarà raccomandarmegli infinitamente, dicendogli che sine al cuore mi penetrano i suoi dispiaceri, e ch'io mi dolgo dei suoi fastidii. sì per conto suo particolare, come ancora per V˙ S˙, sapendo quanto i suoi affanni gli sono comuni. Ringraziamo Dio, M˙ Benedetto mio caro, poi che così siamo trattati dal mondo, perchè saremo pur certi d' essere tanto maggiormente amati da lui. Mi dispiace bene che V˙ S˙ dica che aveva fatto pensiero di non comporre più verso alcuno, e che la malignità degli uomini e la indegnità mia, ch'a questa do maggior colpa ch'a quelli, ne fossero cagione che V˙ S˙ tema non le Muse siano in colora e scorrucciate seco. Questo gli assecuro io che non può essere. nè mai potrebbe, perchè non minor perdita farebbeno loro in perder voi, che voi in perder loro, non avendo chi più oggidì con onorato nome le faccia risonar per tutto: e se non fosse ch'io temo non entrare a dir di cosa che di poi non sappia trovare via d' uscire, mi estenderei a dir più oltra. E facendo fine, perchè ormai vi avrei da parlare, e non da scrivere, insieme col mio consorte, qual si raccomanda et offera, a V˙ S˙ basciamo ambe le mani.

Da Fiorenza, alli 23 di febraro del 56.

Di V˙ S˙

amor.ma semp.
Laura Battiferra Degli Amannati

(Di fuori). Al molto Mag.co e Dottissimo
M˙ Benedetto Varchi mio semp. Honor.mo

Molto Mag.co S.or mio osser.mo

Non so da qual banda mi cominciare a rispondere alle due dolcissime e dottissime lettere di V˙ S˙, nè meno con che parole ringraziarla del favore, che per sua sola bontà s'è degnata farmi, dando spirito e vita ai miei versi. Del bello e leggiadro sonetto, in risposta del mio, rendo io a V˙ S˙ infinite grazie , e degli altri ancora ch'ella mi ha mandato, quali tengo continuamente avanti agli occhi e della mente e del corpo, più per specchiarmi nella virtù del suo raro intelletto, che per leggere le mie lode, che ben veggio avvanzar di gran lunga ogni mio merito.

Della indisposizion di V˙ S˙ mi dolgo grandemente, perchè vorrei ch'ella si preservasse sana, et anco, se si potesse, immortale, come son certa che sarà la fama della virtù e del nome vostro.

Prego ancora V˙ S˙ che mi escusi e perdoni di quel sonetto ch'io le mandai, chè non lo feci nè per curiosità, nè per mostrarmi troppo ardita, nè anco perchè non mi fosse noto il bell'animo suo e la bontà della sua mente; ma, come ben mi venne fatto, per imparare da lei, e per essercitarmi in ciò. La sua degna e divina risposta avevo ben io discorso nella mia mente, ma ora con mio maggior contento la veggo distesa con belle et accommodate parole in carta; laonde la mia dimanda più tosto degna di riprension che di loda, vien escusata in parte. Del resto torno di nuovo a pregarla che mi perdoni con quella sua naturale bontà, con la quale mi dà animo ch'io facci, e securamente mandi ogni mio verso, per brutto e basso ch'ei sia, al vostro perfetto giudizio. Se la malatia del mio consorte, e vostro affezionatissimo, mi darà comodità, come ora me la toglie, a far qualch'altra cosetta, non restarò inviarla a V˙ S˙, poi ch'io son secura, sua mercè, non l'infastidire; e non mancarò visitarla con le mie lettere, dandole nuova di noi, desiderando intenderne delle sue da let, però senza incomodarla, chè per care che mi siano le sue lettere, m' è però più caro il non le dar fastidio. Dal virtuosissimo M˙ Lelio Bonsi ebb'io il sonetto che S˙ S˙ mi scrive, e mi duol assai non gli potere dar risposta, se non come ei merita, almeno come io avessi saputo; ma i respetti che mi bisognano avere in questo paese, fanno ch'io taccio. e forse appresso di lui mi acquistarò nome d' ingrata, che in vero non sono . Se V˙ S˙ gli scriverà mi facci grazia di ringraziarlo e far mia scusa seco, e pregando Dio che tanto vi dia contento quanto v'ha dato virtù, faccio fine, e insieme col mio consorte vi bascio le mani.

Da Fiorenza, alli XIIII di novembre del LVI.

Di V˙ S˙

Affezionat.ma
Laura Battiferra Degli Ammanati

(Di fuori). Al molto Mag.co e Dottiss.o
M˙ Benedetto Varchi mio semp. osser.mo

Mag.co S.or mio osser.mo

Iersera di notte mi furno appresentate le lettere dolcissime di V˙ S˙, et ora il contadino è venuto per la risposta. E per non perdere questa occasione son uscita del letto, chè per far compagnia al mal degli occhi di mio marito, ne ho uno molto rosso; ben che non me do molto fastidio, sapendo per altre prove che 'l mio male, sì come in un momento mi viene, così anche presto si parte.

M˙ Bartolommeo si raccomanda infinitamente a V˙ S˙, e sta assai bene, tanto che da questa settimana in là egli potrà uscir di casa; e ringrazia assai la vostra cortesia, che sì dolcemente et amorevolmente parla di lui. Io non so come ormai mi possa rendervi grazia de'favori che mi fate, poi ch'ogni giorno più mi aggravate di maggior obligo, e non volete ch'io ne favelli. Non posso entrar per ora a dir quel ch'io vorrei, ma lo dirò pure un'altra volta, se non per altro per sodisfar me medesima.

Mando a V˙ S˙ non so che poche cose, a ciò la le veda, e poi me le rimandi indietro; perchè, così come lei ha caro ch'io tenga le sue cose appresso di me, che mi ha mandato, così ho caro io che le mie mi ritornino in mano, facendo più conto di loro poi, che non facevo prima. Il sonetto alla Soderina , la quale io amo come voi Dafni e Tirinto, vi degnarete rivedere: e così l' altro che pur iersera feci a un gentiluomo de' nostri del paese, che ora si truova con la S.ra Duchessa di Camerino. Il madriale lo feci la notte di Natale al presepio.

Non dirò altro per ora per non far danno al mio occhio, e tardar più questo messo. Bascio le mani di V˙ S˙, e di cuore me le raccomando.

Da Fiorenza, alli 30 di dicembre del 56.

Di V˙ S˙

Affezionat.ma
Laura Battiferra Degli Ammannati

(Di fuori). Al molto Mag.co e Dott.mo
M˙ Benedetto Varchi mio sempre osser.mo

Mag.co M˙ Benedetto mio onorat.mo

Vi scrissi a questi giorni una mia, nella quale vi avisavo del mio ben essere. Di poi io ebbi una vostra, che mi fu carissima, come tutte l' altre mi son sempre state; e tanto più, quanto da molti giorni in qua me l' avete fatte desiderare; nè mi posso immaginar la cagione, nè credo già che sia quella che voi nella vostra ultima m' allegate, cioè che lo facciate per non mi dar fastidio nel leggerle, e che 'l carattero sia noioso, soggiugnendo che a chi è stato ammalato ogni cosa dà noia; perchè io so che voi questo non lo credete, se ben lo dite, sapendo che le mie non vi potrebbono, per brutte e mal dettate che mai fossero, arrecar noia e darvi fastidio; come dunque volete voi ch'io creda che voi crediate che le vostre, belle e ben composte, lettere mi possano noiare, nè fastidire? Non sapete voi per voi stesso, e M˙ Lelio non m'ha sentito più volte dire, che io non avevo altro piacere, nè possevo udir cosa che più mi dilettasse, che o leggere o sentire delle vostre lettere e dei vostri versi, in quella non bizzarra infirmità? E ora che credete voi ch'io faccia, se non leggere, quel poco ch'io leggo, dei vostri versi e delle vostre prose? Che delle vostre lettere basta ch'io ne legga ogni mese una. Io poco scrivo, e manco leggo, nè posso, ancor ch'io me n'ingegni, scrivere o leggere senza nocumento della mia vista e danno della mia complessione. Espettavo riveder quei duo sonettacci ch'io vi mandai l'altro giorno, prima ch'io mandasse questo, fatto duo dì sono, quasi in cima di Monte Cecero: ma volendo ad ogni modo scrivervi ora, nè tardar più, lo accompagnarò pur con questa. Da M˙ Benvenuto non abbiamo auto quel sonetto morale che voi scrivete : però mi sarà caro che facciate ch'io l'abbia. I sonetti di V˙ S˙ mi son stati al solito e cari e grati, sì rispetto alla qualità come alla quantità. Così piaccia al virtuosissimo e cortesissimo M˙ Lelio, dal quale io gli ricevei, mandarmene degli altri, sì come egli m'ha promesso di fare ogni volta che gli ne verrà l'occasione; così ancora di quelli che 'l suo fertilissimo ingegno produrrà. E perchè questa mia ad ambiduoi per ora sarà comune, dico che se, come io spesso mi sento zuffolar l'orecchie, sapessino questi monti e queste piaggie, per le quali io camino e spesso ragiono, poi che con altro non posso dire quel che sento, forse non starebbono sì muti come stanno.

Non so s'avete inteso come il nostro Ecc.mo M˙°ree; Francesco è stato malissimo, e quasi per andare all'altra vita: ma ora per quanto io odo, egli sta meglio e fuor di pericolo. Così piaccia alla bontà di Dio lasciarnelo ancor godere, tanto per comune quanto per nostra particolar comodità, come io del continuo ne l'ho pregato e prego.

M˙ Bartolommeo sta benissimo et è tutto riavuto, come ancor io, in questa sì bella e piacevol villa. Egli se ne viene, quando ogni sera e quando in terza, e ci diamo cento piaceri, ora con l'andar veggendo questi bei luoghi e abitazioni, e ora in veder ballare queste contadine; di modo che, se ben penso tornare in Fiorenza per questo San Giovanni, voglio ritornarmene a star qui qualche giorno di più. Vorrei che mi raccomandaste a M˙ Lelio, e che per nome di mio marito e per me gli rendeste le salute e raccomandazioni in mille doppi. Che nostro Signore conservi e l'uno e l'altro di voi longo tempo, sì come meritate, e ch'io desidero. M˙ Bartolommeo, tutto di V˙ S˙, se le raccomanda senza fine, et io con tutto 'l cuore.

Da Maiano, alli 9 di giugno del 57.

Di V˙ S˙

Affezionatis.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

(Di fuori). Al molto Mag.co e Dott.mo
M˙ Benedetto Varchi mio semp. onor.mo
Alla Pieve a San Gavino

Mag.co M˙ Benedetto mio onoratis.mo

Oggi, che siamo alli sei del presente, ho ricevuto con mio grandissimo piacere e contento le due dolcissime lettere di V˙ S˙, una de'23 di luglio e l'altra del primo di questo, insieme con i bellissimi sonetti al Bona, al signor Torquato Conti, al S.or Alessandro Lenzi, con quello in lode del vostro Tirinto e i due al vescovo di Fermo, con quelli epitaffi per la Santa M˙ della Duchessa di Camerino; tutte cose bellissime et a me care d'intendere . Ringraziai Dio con le mani gionte, quand' io vidi le vostre lettere, e certo mi parve sentire aprire il cuore per mezzo dell'allegrezza: e vedete s'io ho cagione di voler male a cotesto paese, e anco, se non vi foste voi, di maledirlo e augurargli ogni male, poi ch'io sto tanto a sentir nuova di voi. É ben vero ch'io ebbi una vostra con quelle di M˙ Lelio; ma quando? non son passati più di XX giorni? E per gionta mi scrivevi non vi sentir molto a vostro modo, del che ne ho preso non poco fastidio, vedendo tanti mali andar a torno. ch'io mi sbigotivo. Mandai ier mattina a Maiano per uno di quei contadini, ch'io lo volevo mandar a posta a vedervi, e non fu possibile averne nissuno, chè tutti sono ammalati, di modo ch'io stava mezza disperata. Mandai a casa vostra, al Crocino e a molti de'vostri amici; e tutti mi rispondevano non ne saper nulla. I miei di casa, non ne potevo mandare nessuno, chè tutti son per terra. Io sto così così, ma con un grande infreddato, che non mi lascia respirare: non so se sarà altro. M˙ Bartolommeo sta bene, e vi rende in mille migliaia di doppi le salute e raccomandazioni, ch'io gli ho fatto per vostra parte; e così le rende a M˙ Lelio: e tanto farete per me, quando gli scriverete. M˙ Bartolommeo et io pensiamo che sia bene, come dice V˙ S˙, d'aspettare che 'l nostro procuratore sia guarito affatto, e ch'egli sia che dia fine a questa beata lite, ancora che noi, per quanto mi par ricordare, facemmo nella procura, che se gli mandò, ch'egli potesse sostituire. Che i beni del nostro avversario siano venduti, non so: ma so bene che erano obligati a me, e ch'egli non gli poteva vendere, nè altri comperare, come M˙ Lelio per le nostre scritture che son là potrà vedere: e desidero, se possibil fosse, che mentre egli sta in Bologna se ne vedesse il fine, chè poi quasi perderò ogni speranza, ancor ch'io pensi che 'l cognato del procuratore non mancarà farvi ogni diligenzia per amor vostro. E pregarò Dio che metta in cuore a Monsignore R.mo che passi per Bologna, chè so non sarebbe pericolo che la lite andasse più in lungo, come forse andarà. Faccia mo Dio!

Tornamo un poco alla vostra doglia di testa, la quale è cagione d'accrescere la mia, che questa infreddatura mi dà. Si vorrebbe vedere se la procede dallo stomaco, e pensar di purgarsi un poco, e perchè forse là non vi è comodità, tornarsene a Fiorenza e non indugiare alla fiera di Fiesole. Vedete ancora che lo star tanto a quella freschezza di Fontebaio non vi faccia danno, e così il bere troppo fresco: e insomma guardatevi d'ogni cosa che vi possa nocere, e per vostro utile e per altri, e cercar di star sano e vivere allegramente.

Quanto alla lettera ch'io vi scrissi per Aldobrando, non posso far che non m'incresca ch'ella sia ita a male, ch'assai m'importava, quando che per essa vi parlavo liberamente, come è mio solito; e tanto più ch'io la davo in mano d'uno che mi pensava la dovesse aver buon ricapito; e tanto più quanto che molto gli la raccomandai, et egli mostrava aver caro farmi servigio. Vi scrissi ch'io, non vi sentendo far parola d'averla avuta, mi andavo immaginando la gli fosse caduta, o più tosto stata tolta, perch'io m'accorsi che, mentre io la scrivevo, vi era chi desiderava di leggerla, come anco la vostra che voi mi scrivevi per lui; ond'io gliela porsi in mano, e non mi curai lasciar ch'egli la leggesse. Sia che si voglia, che avranno poi veduto? Io voglio nondimeno incolpar più tosto la trascuraggine di Aldobrando, che voler mal a persona.

Il Vivaldo venne l'altro giorno a vedermi, e a dimandarmi s'io sapevo di voi: e gli dissi ch'io non avevo lettere. come era vero, molti giorni erano passati. Pensarò, passati questi pochi dì di sol leone, tornarmene al mio Maiano, dove in fatto sto meglio della persona, et anco della mente, ch'io non faccio a Fiorenza. Non vi mando per ora quei duo sonetti, l'un mio e l'altro del frate della Doccia, per non dar fatiga a voi et a me, senza proposito. Basta, ch'io lo mandarò come saremo più sani che non siamo ora. Desidero bene che, come vi torna comodo, mi rimandiate quei duo ch'io vi ho mandato. Altro non dirò per questa, se non che cerchiate star sano e allegro, e riguardarvi da'mali in questi tempi pericolosi. Me vi raccomando di cuore

Da Fiorenza, alli 6 di agosto del 57.

Di V˙ S˙

Amor.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

(Di fuori). Al molto Mag.co e Dottiss.mo
M˙ Benedetto Varchi mio semp. osser.mo
Alla Pieve a San Gavino.

Molto Mag.co S.or mio osser.mo

La lettera di V˙ S˙ mi è stata carissima, per il desiderio ch'io avevo d'intendere della vostra giunta in Pisa sani e salvi. M˙ Bartolommeo vi ringrazia di quanto ragionaste con M˙ Luca , e sa che 'l tutto sarà passato con suo onore, e però ne resta soddisfattissimo. Et io avrò pacienza, pregando Dio che faccia presto passar questo inverno, e mi andarò trattenendo a Maiano più ch'io potrò. Venerdì passato vi scrissi a lungo, e mandai la lettera al Crocino, che sabato disse mandarla. Errai la data, che dovendo dire a'5, dissi a'9: me n'accorsi dipoi ch'io ebbi mandata la lettera. Vorrei che fosse il fine di questo mese, non il principio, come è. Che M˙ Bartolommeo lavori le sue figure quassù questo verno, è impossibile, non vi si possendo condurre i marmi: però si farà al meglio che si potrà.

Abbiamo avuto grandissimo piacere sentendo della lettera ch'avete procurato per Bologna da l'Ill.mo e R.mo Legato, e credo ch'ella mi abbia da giovar tanto, che una volta questa causa tanto giusta averà quel fine che desideramo, e che di ragione dovrebbe avere: e certo non si poteva pensar meglio di quello che pensasti, quando appresentasti quella supplica al Car.le, nè più a mia utilità. Sabato di sera mio marito mi portò la vostra, e iermattina volsi scrivere: ma certe mie amiche vennero quassù, e non ebbi comodità a scrivere. Ora poi che siamo tanto innanzi, se non aveste tempo a mandarla per il procaccio passato, la mandarete per quest'altro che verrà, chè due dì prima o poi non importa. Staremo aspettando queste lettere, e se 'l procuratore non sarà guarito, se ne farà un altro, come voi dite; e se bisognarà mandare un sollecitatore, si mandarà, non essendo da perder tempo ora che vi è questa lettera, che non dubito n'abbia da giovar molto, e tanto che forse si finirà questa pratica, che a Dio piaccia.

Qua abbiamo assai bei tempi, assai più che la stagione non comporta; e se non fosse che ieri fui impedita, come ho detto, M˙ Bartolommeo e io andavamo a veder il lungo ch'io vi scrissi della Bia da Prato; ma vi anderemo la prima festa. Degli altri poi ve ne avisai quanto me ne pareva nell'altra mia. Io non dubito che trovaremo qual cosa innanzi che venga primavera. Io ebbi da M˙ Girolamo Razzi le mele e i maroni, che V˙ S˙ mi mandava, che mi son state care e dolci: e ve ne ringrazio. Il bellissimo sonetto mi piace, come generalmente mi fanno tutti i vostri. La signora Leonora. moglie del Signor Chiappino, mi ha mandato a dire che vorrebbe ch'io facesse un sonetto al suo marito ; e perchè l'ho voluta servire, gli ho fatto questo, non ostante che le mie muse siano di lor capo, e non vogliono far se non quello che loro aggrada. Ve lo mando come bisognoso estremamente del vostro aiuto, e me vi raccomando con tutto 'l cuore. State sano e felice, che Dio vi conservi. M˙ Bartolommeo ne si raccomanda mille e poi mille volte. Salutate il virtuosissimo M˙ Lelio.

Da Maiano, alli 9 di novembre del 57.

Di V˙ S˙

Laura Battiferra Degli Amannati

Ho fatto ancor quest'altro sonetto alla S.ra Leonora . Avevo pensato non vi voler dare tanta briga a un tempo, e mandarlo un'altra volta: ma rivedetegli quando vi torna comodo, e di nuovo mi raccomando.

(Di fuori). Al molto Mag.co e Dott.mo
M˙ Benedetto Varchi mio osser.o

S.or mio osser.mo

Risposi alla lettera di V˙ S˙, e dolsemi, che mi pareva che quanto io vi aveva detto del podere, non l'aveste preso con quella buona mente ch'io avrei voluto. E certo non fa bisogno che a me o ad altri io cavi del pensiero cosa alcuna che contraria sia al credere et al presuposito vostro, perchè mai v'entrò, nè manco, se Dio vorrà, entrarà mai: ma il timor nostro è, come vi scrissi e come già dissi qui a M˙ Lelio, delle malevoli lingue del mondo, che pur troppo ardiscono dire quel che non è, nè possono fare già come voi dite che sia, ma che si creda che sia sì bene; così non lo facessino. Ma lasciamo andare da parte questi ragionamenti, ch'io non vorrei però arrecar noia a voi in leggergli, come a me a scrivergli. Dico che non crediamo veder l'ora che si trovi quassù una stanza per voi; e perchè quelle di Fiesole non ve paiono molto belle, cioè ch' abbino quella veduta che voi desiderate, siamo d'intorno al marito della Bia, che mezzo n'ha dato intenzione della sua, perch' egli la litiga con lei, e pensa l'abbia ad esser sua, e credo, se la sarà, egli non mancarà di darla a noi, che Dio lo vogli, ch'io credo certo ne saresti contento sì per la bella veduta che ha, come per non essere nè molto vicina, nè troppo lontana di qui. Innanzi che sia primavera non può essere che non ci accomodiamo d'una, in luogo che ne piaccia. Vi scrissi della spesa che si sarebbe fatta intorno a quella del Deo, quando vi foste risoluto a pigliarla.

Vi scrivo oggi, perchè ho le vostre lettere tardi, e non ho poi tempo a scrivervi. Ho avuto questa settimana una lettera da M˙ Bernardino Bazino dalla Corte del re Filippo, e mi avvisa di certi miei sonetti, ch'io non so come sono accapitati in quelle bande; e dice che sono stati lodati, e mi prega a dir qualche cosa in lode di quel re o della reina. Io che non mi conosco tale ch'io possa, o sappia, sopra tant'alto soggetto sciogliere pur la lingua, non che cantare, gli rispondo con questo sonetto c' ora vi mando: e di poi, non so come, ho fatto questi dui che vederete, e vi priego che così di questi come degli altri ch'io vi mando, quando vedete non riuscire a vostro modo, gli brusciate senza affaticarvegli sopra, che mi sarà carissimo; perch'io, per cagione di esercitarmi, sopra a quel soggetto che mi giugne in pensiero faccio qualche cosa, e poi con quella confidenza ch'io ho in voi, ch'al mondo non potrebbe essere nè maggiore nè più grande, ve gli mando; et ho più caro, quand'io sento che vi siano piaciuti, ch'io non avrei che tutto il mondo insieme me gli lodassi. Però come di cose vostre fatene quel che più vi par di fare. Io ebbi lettere dal S.or Chiappino e da M˙ Sforza, che dicono il mio sonetto esser molto piaciuto alla Corte: e questo l'ho voluto scrivere, perchè tutto è mercè vostra. Non mi terrei mai ch'io non vi mandassi un madriale di M˙ Gioan Batista Strozzi , che fa maravigliare tutta Fiorenza delle sue bellezze, e beato chi più lo può lodare: sì che vedete. Salutate M˙ Lelio assai per mio nome, e ringraziatelo del sonetto bellissimo che mi mandò l'altro giorno. Iersera di notte io ebbi la vostra lettera con il sonetto del Razzi e la risposta vostra, che mi paiono molti belli e buoni. E non avendo per ora che dire altro, me vi raccomando con tutto il cuore insieme con M˙ Bartolommeo. Qua vi è un cattivissimo tempo, e un vento sì terribile che par che voglia gettar a terra la casa e gli arbori, di modo ch'io mi penso tornarmene a Fiorenza più presto ch'io non volevo. State sano.

Da Maiano, alli XI di dicembre del LVII.

Di V˙ S˙

Amor.ma
Laura Battiferra Degli Ammannati

(Di fuori). Al molto Mag.co e Dott.mo
M˙ Benedetto Varchi mio semp. osser.mo

Molto Mag.co M˙ Benedetto mio osser.mo

Giunti hanno fornito di stampare il mio libro : et io pensava che M˙ Bartolommeo fusse a quest' ora tornato da Roma, come egli m'aveva scritto, e non è stato il vero, perch'io desiderava venire lassù da V˙ S˙, e ragionare con esso lei come avevamo a far quella lettera dedicatoria . Io n' aveva fatta una bozza; ma perchè non ho mai più fatte di simili, non mi è riuscita, perchè avendo a dire poche parole (che secondo me non accade che siano molte), vorrei che le fussero più acconcie e belle di quelle ch'io so dire io: onde vi prego con tutto 'l cuore che, poi che avete fatto tanto, come è stato quello c' avete fatto sin qui, che foste contento ancora far questo resto di formarmi quelle parole, che parrà a voi che stiano bene. E per dirvi parte di quella bozza ch'io aveva fatto, io non entrava in quel gran pelago, che tanti hanno usato e usano tuttodì, di lodar la Duchessa a cui ha da ire il libro, e scusar me, chè troppo che fare arei ad uscirne; e poi il primo e l'ultimo sonetto, se ben V˙ S˙ si ricorda, son tutti sopra questa materia fatti, e di questo ragionano : ma ringraziava bene la mia buona fortuna, che m'aveva porto questa occasione di mostrare a S˙ E˙ Ill.ma la mia osservanza e divozione con questo picciolo segno, sacrandole queste mie poche fatiche, e ch'io di ciò ne teneva anco obligo grande con quelli, i quali volendo far stamparle contra mia voglia erano stati cagione ch'io m'era mossa a mandarle fuora io, temendo non storpiate e con peggior forma ch' elleno non sono fossero vedute, cosa che da me giamai era per farsi; e questo voleva io che servisse per scusa d'averle fatte stampare. Ho voluto accennare a V˙ S˙ l'animo mio, riportandomi poi tutta tutta a quanto le parrà meglio, perciò che ella molto meglio lo sa dormendo ch'io vegliando non lo so, nè son mai per sapere. Arò anco caro di sapere come le pare che stia meglio dire l'intitolazione: o Prima Parte delle rime e de'versi di Laura ecc., o Prima Parte dell' Opere Toscane, o Libro, come meglio vi pare. sendovi e rime e versi mescolati. Nè altro occorrendomi fo fine, a V˙ S˙ di tutto cuore raccomandandomi che nostro Signore le doni quanto la desidera.

Di Fiorenza, alli 25 di Novembre del LX.

V˙ S˙ pigli pure la sua comodità, e non guardi ch'io abbia detto che il libro sia formato, perch'io lo farò aspettare quanto la vorrà. E me le raccomando di nuovo.

Di V˙ S˙

Amor.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

M˙ Giovan Andrea dall'Anguillara è in Fiorenza, e sì ch'egli vuole venire a trovar V˙ S˙, credo per mostrarle il suo libro delle Trasformazioni .

(Di fuori) Al molto Mag.co
M˙ Benedetto Varchi mio sempre osser.mo

Molto Mag.co S.or mio osser.mo

Mando a V˙ S˙ un sonetto, qual ho fatto per quella S.ra Lucia Bertana , che quello Spina mi ha tanto lodata. Se vi parrà ch'io glielo mandi, n'aspetto il suo giudizio, e così s'io debbo dar l'altro a lui, benchè già un'altra volta lo vi mandai e non lo riebbi, forse per non vi piacere, onde vi ho fatto di poi non so che: non so se starà meglio o peggio. Ieri, che fu domenica, vennero qui in casa M˙ Pier Vettorio e l' umanista di Pisa, guidati da M˙ Baccio Valori ; al quale son molto obligato, perchè mi fece grandissimo piacere, desiderando molto vedere quei duo grandi uomini, i quali io prima non conosceva.

V˙ S˙ stia sana e lieta, che Dio la contenti sempre. M˙ Bartolomeo se le raccomanda: et io di buon cuore.

Il Bronzino non può esser capace, per molto ch'io gli abbia detto la mia oppinione, dove si riferisca quella ella dell'ultimo verso del primo quadernario nel mio sonetto al Casale, in morte della Marchesa di Massa, qual vidde V˙ S˙ che dice:

Casale, oimè! che dite voi di quella Che 'l mondo tutto in un momento attrista? Parve ei che quanto in molti anni s' acquista Repentina e crudel sgombri con ella!

Onde mi sarà caro udire il parer di V˙ S˙, chè so gli crederanno e staranno cheti . Dio vi doni quanto desiderate!

Di Fiorenza, alli 21 di luglio del 61.

Di V˙ S˙

Affezionat.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

Molto Mag.co S.or mio

S.or Luca Sorgo m'ha mandato l'inclusa lettera, acciocch'io in assenza dello Spini, che dice essere ito a Pisa, la mandi a V˙ S˙ e le raccomandi anco il negozio di questo Valente, chè nel vero venendo egli in questo paese, sarebbe utilità grande, chè si uscirebbe pure dalle mani di questi Giunti. E se V˙ S˙ non vede di far ciò Ella, non so chi vorrà o potrà mai farlo; onde ve ne prego anch'io con questi altri tutti.

Io ebbi, mentre era amalata, un sonetto della S.ra Laura Terracina , al qual feci la risposta; ma non gli lo mandai. Ora, perch'ella m'importuna che la vuole, la mando a V˙ S˙ che la vegga: e molto di tutto cuore me le raccomando, e le prego ogni contento. M˙ Bartolomeo le becia le mani, e ringrazia V˙ S˙

Di Firenze, al primo di marzo del 62.

Di V˙ S˙

Affezionat.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

S.or mio osser.mo

L'altro giorno fu qui il S.or Marco e mi pregò che, scrivendo a V˙ S˙, glielo raccomandassi assai, del che non ho voluto mancare, e con questa salutarla assai, come io fo. Egli mi portò un sonetto che favellava di me, e un altro a me proprio, il quale mi darà che fare per la difficultà delle sue rime, onde arò poi bisogno del vostro aiuto. Con seco era lo Spini, che avendo preso una leprettina sotto i colli di Fiesole, me la donò, e disse ch'io mandassi a V˙ S˙ questa sua inclusa, chè le mandava non so che epigramma fatto da lui sopra tal soggetto. Io ho letto due sonetti spirituali. Piacerà a V˙ S˙ rivedergli con suo agio: e come ella più viene in Firenze, di grazia rubi tanto tempo ch'io la vegga, chè non so ormai che mi credere; nè altro ho che dirle con questa, se non che M˙ Bartolomeo e io ce le raccomandiamo et offerriamo.

Di Firenze, alli 15 di marzo del 62.

Di V˙ S˙

Affezionat.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

(Di fuori). Al molto Mag.co et Dottiss.o
M˙ Benedetto Varchi mio osser.mo

S.or mio osser.mo

Dissi ben io che farei un sonetto c' arebbe assai bisogno della vostra lima, come vederete, che vi prego a rivederlo, come potete prima, poichè 'l S.or Mario lo chiede ogni dì; e forse spera di veder qualcosa di bello, sì che fate voi. Quello coma non so se vi piacerà, nè meno nel modo ch'egli sta; e quello pianto o canto usato pur nel suo, ma pare a ma in altro significato. Ho veduto i vostri sonetti al Salviati, e le sue risposte, da lui proprie, che è stato qui oggi. Baciovi le mani, e me vi raccomando insieme con M˙ Bartolomeo.

Di casa, alli 26 di marzo del 63.

Di V˙ S˙

Affezionat.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

(Di fuori). Al Molto Mag.co
M˙ Benedetto Varchi, mio sempre osser.mo

S.or mio osser.mo

Non vorrei, non che pensare, ma nè anche sognare di fare o dire cosa che n'avesse a dare un menomissimo travaglio e disturbo di mente, amandovi e onorandovi con tutto il cuore e sopra tutte le cose, come faccio: e pare che la mia disgrazia voglia che non dico mai cosa che non v'abbiate a dolere e ad alterare. S'io conosco quanto poco io vaglio, e quel ch'io sono, e quello che da me posso mai essere: e in parte poi quanto voi valete, quello che voi sete, e che non potrete mai più essere più che vi siate, essendo gionto al colmo di tutte le perfezioni, perchè volete ch'io le dissimuli, o ch'io le taccia? Se pur conoscerò farvi servizio, mi sforzarò far l'uno e l'altro, e col dar fede alle parole vostre, in queste come in l'altre cose, persuaderò me stessa a credere che 'l vostro molto merito sia mio, e 'l mio poco sia vostro. E intorno a ciò non dirò altro, se non che mi rimetto al perfetto giudizio vostro, sì circa al comporre come a fare quanto v'aggrada, essendo risoluta che non possiate errare. E me vi raccamando di cuore .

Di casa, a li 14 di marzo

Di V˙ S˙

Amor.ma
Laura Battiferra Degli Amannati

(Di fuori). Al molto Mag.co
M˙ Benedetto Varchi
maggiore e patron mio osser˙mo

S.or mio osser.mo

Perch'io non vorrei cadere in censura del Castelvetro, dicendo io in un verso del primo sonetto alla Duchessa saraggio poichè 'l Petrarca non l'ha detto egli, nè altro ch'a me sovvenga, mando a V˙ S˙, a ciò la mi dichi il suo parere; perchè s'io lo faccio dire sarò, pare a me che 'l verso non patisca perciò:

E se mai nulla fui, sarò o sono.

E così verrò a giucare al securo, ancor ch'io non so se verrebbe ad ora alla stampa . Il parere di V˙ S˙ mi acquetarà: al qual mi rimetto, e le bacio le mani, e me le raccomando.

Di casa .

Di V˙ S˙

Amoros.ma

(Di fuori). Al molto Mag.co S.or mio osser.mo
M˙ Benedetto Varchi