AGIDE
RE DI SPARTA
DRAMMA PER MUSICA
di
LUISA BERGALLI
da rappresentarsi nel
TEATRO GIUSTINIANO
DI SAN MOISE'
L' ANNO MDCC XXV.
CONSAGRATO
A SUA ECCELLENZA
Il Signor

ANTONIO-RAMBALDO

Conte di Collalto, San Salvatore, Ray, Credazzo,
Colle di San Martino, e Musestre; Signore di
Pirnitz, Teuto-Rudoletz, e Czerna; Ippotecario
Possessore della Muta Ibbsense al Danubio;
Consigliere intimo di Stato di S. M.
C. C. &c.

IN VENEZIA,
Appresso Marino Rossetti in Merzeria
all'Insegna della Pace.
Con Licenza de' Superiori.

PEr cagione, che sovra pubblica Scena comparisse questo mio debole primo componimento, pareami, egli è vero, che col nome di ardita chiamar le Genti mi dovessero; ma di tanto, per un piu forte motivo certissima ora io ne sono, ed è quello, di esporlo sotto l'alto patrocinio di V. E. Verammi giusto il rimprovero da Coloro, che non figurandosi l'incredibile gentilezza, onde me ne deste di farlo il coraggio, non potranno ignorare, che Voi siate Germe della gloriosa Famiglia di COLLALTO, la quale traendo origine da sovrane Case Reali, come sarebbe quella de Serenissimi di Brandeburg, fu per tanti Secoli della nostra Italia ammirazione, e decoro. Vorrei però non essere tanto, inesperta quanto io la sono, perche seguendo Voi il bel costume dell' inclito vostro sangue, mi concedeste per ragione, quegli auspici, che di ottenere solo per grazia io spero. Quante, e quante volte i famosi vostri Antenati, quasi riposando da' gravi, magnifici impieghi, onde tanti Augusti onorati li vollero, dolce davano alle lettere, ed alle muse rifugio. E ben mosso da'loro essempj bastava ad ogn'uno il mostrarsi a begli studj intento, ed abile, per incontrar sicura unita alla di loro grazia la propria fortuna. E se di quegli spiriti non men generosi, che dotti vi fu, chi disse Regum opes æquant animis: oh! come un Co: Manfredo V. un Collaltino I. un Vinciguerra III. sel meritarono; e gia non meno di questi ne furono degni Antonio IV. Collateral amatissimo, e valoroso della Sereniss. Repubblica di Venezia il I. ed il IL Massimiliano, Vinciguerra IV. del sagro ordine de Cavalieri di Malta, Sertorio Abate di Nervesa, Rambaldo VIII. IX. ed il X. singolarmente di tal virtù, di tal valore, e di tal bontà ornato, che disponendo gli animi tutti al di lui rispetto, ed amore, su egli in Terra l'Idolo de'suoi tempi. Ma con questi mi perdonino un Gioan Battista II. un Antonio, un Carlo, un Claudio III., IV. ed altri ancora, se poco per le loro degne azioni impegnandomi, unicamente a Voi mi rivolgo: poiche, se bene quelle in vostra gloria ritornano, tanta dalle proprie ne ricavate, che senza punto rifflettere all'alta vostra nascita da Voi medesimo vi rendete nel pensiero degli Uomeni uno de più pregiati Cavalieri di Europa. Cosiche se Altri unitamente con le loro prerogative non avessero innalzata sovra le più cospicue la vostra Famiglia, da Voi solo a mio credere l'avreste fatto: Vostro vanto però, che allora quando era tenuta come giunta al sommo d'ogni grandezza, crescere ne suoi fasti tanto per Voi si vede. Il sempre gloriosissimo CARLO VI. Imperador de'Romani, in avendovi distinto col sublime carattere di suo intimo Consigliere, ben diede a conoscere quanto ne maneggi di Stato la vostra virtù, e la vostra prudenza sia da stimarsi. Che se poi fra le Muse il nobile talento alle volte di esercitar vi compiacete; quali tratti mirabilissimi d'ingegno non si ammirano per entro le vostre Composizioni? Ne fa fede quel vivo desiderio, che di goderle alla luce tiene la Repubblica letteraria, la quale in tal guisa vi onora, che non vi ha certo nell'Italia famosa Accademia, o degli Arcadi di Roma, o della Crusca di Firenze, a cuì non siate per loro pregio, aggregato. Quindi i piu illustri-Letterati dì questo felice secolo della vostra amicizia si vantano, e tanti piu ancora della vostra protezione, col dedicarvi a gara le Opere loro. Ma non per anche qui finiscono le vostre glorie, che tutte a celebrarle d'uopo sarebbe, che a noi ritornasse l'imparegiabile Gaspara Stampa, non men chiara per le dolci sue rime, che per aver'Ella il vostro famoso Collaltino preso in soggetto. Quando però altro fare per me non si possa, in tempo piu di questo opportuno, condurrommi in guisa, onde almeno conosca il Mondo quella brama, che di onorare il vostro merito mi accompagna. In segno di mio rispetto siami lecito il lusingarmi, che intanto vogliate accolgere questo di mio ingegno povero parto, che con tanta ambizione dal vostro eccelso NOME veggo illustrato. Voi, se non ad altro, rifflettendo alla mia poca esperienza, quantunque a codesta Cesarea Corte abbiate avvezzo il sublime discernimento ai Drammi meravigliosi dell'eruditissimo Sig. Apostolo Zeno, vi supplico siate il primo a compatirmi; che rispettando ogn' altro il vostro giudicio, mi lascierete andar sicura da quante mai accuse venir mi potessero. E divotamente a Voi umiliandomi, sicura di ottener tal favore rimango; dacche appunto vi degnaste concedermi il tanto piu grande, di poter sottoscrivermi

Dell'Eccellenza Vostra.

Umiliss. Devot. Oblig. Serva Luisa Bergalli.

AGide Re de' Lacedemoni, promise alti doni a chiunque gli portasse il Capo di Cassandro Re de' Macedoni suo acerbo nemico, non iscoprendo egli altro mezzo, per cui potesse cedere il forte assedio per lo corso di molti anni dal sudetto Cassandro alla Città di Sparta mantenuto. Osò farlo Antianira Giovane resa Illustre dagli alti suoi spiriti.

Da Cintio Giraldi, e dal P. Foresti s'ebbe la prima idea, onde il Dramma fu composto.

PEr tutte le frasi, che potessero averti del gentilismo, ponimente, o Lettore, a soggetti in bocca de' quali io le posi, mentre io mi protesto di vivere, e di voler morire Catolica.

Agide Redi Sparta.

Il Sig Angelo Maria Cantelli, virtuos di

S. A. S. il Sig Principe di Modena.

Timocla sua Schiava amante segreta di Damida.

La Sig. Chiara Orlandi Montovana.

Damida figliolo di Agide amante di Timocla.

Il Sig. K. Antonio Gaspari Veneto, virtuoso

di S. A. S. il Sig. Principe di Armestat.

Antianira guerriera amante di Damida.

La Sig Stella Fortunata Cantelli.

Filoastro Principe amante di Antianira Capitano

delle guardie reali.

La Sig. Anna Giro Mantovana.

Gilippo Duce dell'Armi amante di Timocla.

Il Sig. Felite Novello Veneziano.

La Musica è del famoso Sig. Giovanni Porta.

ATTO PRIMO.

Entrata del Reale Palagio con archi trionfali.

Cortile Reggio adorno di Statue.

ATTO SECONDO.

Salone con Trono.

Appartamento del Re con veduta di altre Stanze.

ATTO TERZO.

Parco delizioso.

Siti rimoti, che ad un cenno si aprono, e comparisce luogo sontuoso, ch'era apparecchiato to per le Nozze di Antianira.

Entrata del reale Palagio, con archi trionfali, preparata per ricevere la vincitrice Antianira, che viene a suono di stromenti militari, seguita da molta parte dell'Esercito; fra il quale si vedrà sovra un'asta la testa di Cassandro.

Agide, Antianira. CoroVIva questa Alta guerriera, Che l'altera A noi funesta Empia testa Fè cader. Viva ec. Ant.Di Sparta inclito Rege, ecco à tuoi piedi Del fier Cassandro il fatal capo. Or vada L'audace spirto, indegno L'Inferno ad insultar, non il tuo Rgno. Agi.Donna, cui deve Agide La pace de'Vassalli, e il suo riposo; Non chieggo qual tu sia; Sparta gia vede In te sua degna figlia una Eroina: Oggi, se non lo sdegni Tu sposa al figlio mio sarai regina. Ant.Sire, cosi superbi Del suddite mio cor non furo i voti. Solo desio di gloria, amor di patria, Non quello de'tuoi doni Mi spinse all'alta impresa: Oltre al morto tua eccelsa Bontà mi onora, onde se tace il labbro Le grazie, che a te debbo, in ciò me scopri, Non ingrata, Signor, ma ben'sorpresa. (Oh del mio cor brame felici!) Agi.Appunto Il modesto desio ti fa piu degna. Chi da di suo valor prove si chiare, E il proprio merto ascode, o in se nol crede; Ha merto tal, ch'ogn'alto premio eccede.
Gilippo, e detti. Gili.SIre, mercè di questa Invitta Donna, abbiamo vinto. Appena Videro estinto le nemiche schiere Il Rege lor, che fra spavento, e scorno Disperse andaro; ei tuoi… AgiDuce, mi sono Di gia palesi le sconfitte altrui, E le nostre vittorie. Ma dimmi, il figlio mio Non riede a noi dal campo? Gil.Sparta in breve il vedrà: Seco il vedrai Condurre a far piu bello il tuo trionfo; La figlia del nemico (e l'alma mia.) Ant.Lei, che temo rivale (ah gelosia.) Agi.Mi fia gradito il grande acquisto. Or vanne Con lieto avviso ad incontrarlo intanto: Digli, che fia quest'oggi Antianira sua sposa: ella d'ogn'altra E piu prode, e piu degna. Ant.Anzi digli, che il Padre Perche mi crede tal, tale mi rende. Gil.Preveggo all'amor mio nuove vicende.) AgiaMen d'un regno, ed un mio figlio Il valore Del tuo core, Ed il vago del tuo ciglio Meritarsi oggi non può. Ma col dono Del mio figlio, e del mio trono Compensarti ancor non so. Men d'un regno ec. Antianira Gilippo. Ant.Ah! Gilippo non senza Un'egual male oggi mi giugne un bene. Amo Damida, il genitor mel dona, Ecco la gioja mia; Ma poi, se il caro Prence Conduce in questa Reggia La sua vaga nemica, e forse amata, Che sai ben tu quanta pietade, e quanta Mostrò de'mali suoi, tu vedi appresso Il mio tormento espresso. Gil.E'giusta la tua pena. Ei l'ama, e l'ama In guisa tal, che in van t'adopri, esperi, Ch'egli te sposa accolga, Ma ciò, che piu mi accora E un mio timor, ch'ella il riami ancora. Ant.“Come? d'un suo nemico Onde perde Timocla e Padre, e Reg no Accesa ella sarà? Gil.“Credi, che molti Segni ne vidi. Oh! se mi accerto, il giuro. Non soffrirò, che una beltade ingiusta Disprezzi me, che men la offesi, ed ami Chi piu d'ogni altro disprezzar dovrebbe.” Ant.Oh come a tali accenti La fredda gelosia nel sen mi crebbe! Gil.“Ma dimmi, e se Damida oggi rifiuta, Come certo ne sono, i tuoi sponsali Qual fia l'offesa, e che farai? An.“Damida Non rifiutommi ancor. Gil.“L'amar Timocla A te un'oltraggio non è forse? Allora, Che vincitrice in Campo egli te vide, Perche tutto non volse A tua virtude il cor? che ingrato il sai, Con qual languido applauso allor t'accolse.” Eh previeni un rifiuto, e meco unita Vendica… An.No; Gilippo or sol tua cura Farai, che sia recar l'avviso, e forse Assai piu, che non pensi Del regio Padre avrà rispetto a cenni. Quand' egli piu si opponga Tu lo consiglia, e lo disponi: Intanto Perche Timocla sia tua sposa anch'io Mi adoprerò. Gil.Vado a ubbidir; ma oh quanto Inganni con la speme il tuo desio. Vado, ma poi, se torno Sicuro del tuo scorno, Da questa man, da questa Lasciati vendicar. Vedrai con pena eguale, Punito un mio rivale, Echi tua fiamma onesta Ardisce di spregar. Vado, ma ec. Antianira, poi Filoastro. Ant.EGli è ver; di Timocla Temei Damida amante, Non Timocla di lui: pure mi giovi Sperar… Qui giugne Filoastro: oh quanto E nojosa la vista Di chi prima fu amato, e poi deluso! Fil.Bella, mi accorgo, hai pena Anche solo in vedermi. Ant.E tu, se cerchi un tale incontro ogn'ora Ti fai dunque piacer del mio tormento. Fïl.Non perche io goda esser molesto: solo, Perche spero al mio amore Che tu ritorni in questo dì piu giusta. E se ciò fosse, ah! sò ben'io, che tanto Sdegno non ti farei. An.Prence t'intendo; Vuoi dir, che se una volta Ti amai pretendi ancora. Ch'io t'ami? Fil.E' vero. Ant.Or, se egli è vero ascolta. Tu degno oggetto Dell'alto affetto mio non fosti mai: Ne ingiusta or sono, Se ti abbandono; Grata fui troppo allor, quando t'amai. Tu degno ec. Filoastro.EH! che in vano del core Vo lusingando i gia delusi affetti. Deh! Amor, qualche riparo Mostrami, ond'io così miseramente Non perda oggi la bella: Gia che di sua incostanza ancor che certo Mi è forza amar l'ingrata Seguendo il mio destin, non il suo merto. Dovrebbe una Infedele Alquanto di crudele Stillare in questo cor: E pur quel volto ingrato, Non so per qual mio fatto, Accresce in me l'amor. Dovrebbe ec. Cortile reggio adorno di Statue e Colonne Timocla Damida. Dam.BElla Timocla, oh! quanto Piu, che non mi consola il mio trionfo, Mi afflige il tuo cordoglio. Tim.Un mio nemico M'è sin con la pietà sempre odioso; Poiche s'anch'egli, oh Dio! Compiagne i mali miei, vie piu conosco Quanto misera io son. Dam.Dunque per questa. Pietà, che di te sento, a' tuoi bei lumi Men spiacevol non son, che non sarei, Se dal tuo giusto pianto Io traessi piacer? Tim.Principe, a tanto Giunser le mie sventure, Che non la tua pietade Far piu miti le può, ne il tuo rigore Accrescerle potrebbe: Onde si tu qual vuoi O pietoso, o crudele, Nulla piu, v'ha ch'io speri, o ch'io paventi. Ben senza speme il sol desio mi resta D'in di vedermi à piedi, E quella di Antianira; e la tua testa. Dam.Ah! cara se a placarti Può bastar la mia morte, io lieto more: Eccoti un ferro eccoti al piè Colui, Che vuoi nemico; e pur tuoi mali… Tim.Ah taci; Troppo note mi son le mie rovìne, Quanto mi sei fatal troppo mi è noto: Ma sorgi: a te non voglio L'obbligo di tua morte. Dam.Ingrato orgoglio! Dunque perche… Gilippo e detti. Gil.SIgnore, Liete novelle ora t'arreco. Agide Il tuo gran Genitore Oggi alla vincitrice, inclita Donna Te in Consorte destina. Tim.Oh Dei! che ascolto? Dam.Come il Padre così?… Gil.Così dispone. (Oh quanto si cangiò Timocla in volto:) Dam.Al valor di Antianira Cerchi'l Padre, o Gilippo altra mercede: E premio infausto al di lei merto un core, Un cor, che chiudo in sen misero tanto, Che non d'altro ha desio, che del suo pianto. Gil.Principe, che rissolvi? A lui degg'io I tui sensi recar. Tim.(Numi, nell'alma) Qual nuovo affanno, e poco inteso è il mio?) Dam.Digli, che il mio rispetto, e il mio dovere Ben far mi ponno a ogn'altra legge, a ogn'altro Suo comando ubbidir, ma digli… a questo… Digli… a questo non mai. S'egli mi vuole Ad Antianira servo, Contento lo sarò sposo non posso. Mia Principessa, addio; Alcuna volta ti sovenga almeno, Che a tue sventure anch'io languisco, e peno Quella doglia, che vi offende, Luci belle, irate, e care, Piu che vostra mia si rende Pur di duol morir non sò. Ah se morto mi bramate Vostre lagrime cessate, Che di gioja io morirò. Quella doglia ec. Timocla Gilippo. Tim.MIsera! ed in qual loco Giunta son'io? non basta Per rendermi in felice, L'aver fra miei nemici Abborrito soggiorno? in esso ancora Sarò a veder costretta in trono assisa Quella crudel, che mi traffisse il Padre? Deh! Gilippo, severa Fu la pietà, che mi mostrasti; in questo Giorno ti adopra, onde del fiero Agide Cangino i voti. Gil.(Gelosia la uccide Piu, ch'ogn'altro dolor: scoprasi il resto. Odi Timocla à cenni tuoi non solo Saprò di leì troncar l'alte speranze, Ma se lo vuoi, Damida, Che tanto abbori, e tanto, Anche farò perir. Tim.Principe, or solo Di lei, che piu mi offese Chieggo vendetta, e gia da tè l'attendo: Dell'altro poi non vi pensar. Gil.T'intendo. Tim.E vero, che di duolo, Di sdegno, e di furore, Crudeli, infausti oggetti, Voi tutti siete a me: Perche poi contro un solo Il misero mio core Oggi così affretti Dirlo non voglio a te. E vero, ec. Gilippo.Sol di Antianira, o Donna, Tu uvendetta, ed io Non crederrolla gelosia? pur troppo La credo, ed il tormento, Che mi reca un rival soffrir non voglio: Ed alla sua rovina Forse avrò meco Filoastro. Ei pure Ha bene, onde bramar morto Damida. Per esser vendicato anzi felice Tutto ardirò, che troppo… Ecco il Re, giugne a tempo al mio disegno Or giovi frode, e ingegno. Agide, e detto. Agi.PRincipe or ora incontro il figlio, al seno Lo stringo, indi a lui chiego, Se gradito li giunse il mio comando; Ed egli, quasi in atto Di volermi fuggir, timidamente Appena mi rispose, Che a te tutti del core i sensi espose. Dimmi dunque Gilippo, Di lui, che debbo oggi pensar? Gil.(La sorte Arride all'opra) Il mono, Che puoi pensar del figlio, egli è, che ingrato Sprezza Antianira, e il tuo comando insieme. Agi.Rifiuta l'alta Donna, e il meno è questo? E puote osar di piu? Cieli, che fia? Principe, omai non mi si taccia il resto. Gil.Sire, deh! non voler, ch'io sia l'infausto Ministro di tuo duolo; E non cercare un fatto, Che inteso al cor t'accrescerebbe affanno. Agi.Come, Gilippo, e credi, Che di saperlo io non curassi? E quando Pace godrei co'miei sospetti in leno? Se quest'anima incerta Per non saper del suo timor l'oggetto, Maggior che non è forse il mal paventa, E nel dubbio di un solo Ogni mal par, che senta. Gil.Signore, i tuoi timori Tutti poni in esiglio; Io veglio in tua difesa: il Ciel ti diede Un vassallo fedel se non un figlio. In atto di partire. Agi.Arresta il piede: ad un fedel vassallo Comanda Agide. Gil.(Il tempo è questo) Agi.Scopri In chiari, e veri accenti Quanto ti è noto, e pensa, Che il vero a tuo gran danno o taci, o menti. Gil.Mentir Gilippo? ah Sire, Se vuoi saperlo io lo dirò; t'insidia, Il Figlio, si t'insidia Col regno anche la vita. Agi.Ah Principe, che esponi? oime, che intendo? E crederò nel figlio La cieca brama, e l' attentato orrendo Ma come, e da qual'opta L'indizio ne traesti? Gil.Prima saprai, ch'egli Timocla adora Timocla figlia… Agi.Intendo, Figlia al nemico, empio Cassandro; ah segui. Gil.Onde a renderla grata all'amor suo Or pensa col tuo sangue Placar… Agi.Giugne Antianira; Taci per ora le sue colpe. Gil.Intanto, S'ama la tua nemica Te ne assicura, e poi Con troppo tuo cordoglio, e mio tormento Vedrai, se i suoi delitti o taccio, o mento Agide Antianira. Ant.PArte Gilippo, e a te Signor nel volto Resta, se ben m'avviso D'un qualche dispiacere aperto il segno. Intendo il mio destino; Mi rifiuta Damida, E me lo accerta il tuo silenzio. Ah Sire Non lo niego l'amai, E l'amerò perch'è tuo figlio ognora. Ma seco te ne priego, Non ti sdegnar, se non mi accolge. Ei solo Ama Timocla. Amore Leggi non ha, che le sue stesse; il sai: Ma perche si distrugge, Quando speme nol pasce, opriamo in guisa, Ch'egli la perda: e la rival Timocla Sìa di Gilippo: allora Di un amor, che ti offende, e fa dolente Il figlio tornerà tutto innocente. Agi.Se il figlio ama Colei, Donna, lo giuro Ambi saprò punire; ed a Timocla La morte… Ant.Deh! per poco Almen l'ire sospendi; al figlio tuo Tolga l'amato oggetto, Ogn'altro tuo comando. Fuor, che il funesto, e atroce Della morte di lei. Agi.Tu di temprar suo mal cercar non dei. Ant.M'è ingrato è ver, ma l'amo; E bramo Al caro sposo Le pene di allentar. E sin coi mali miei Io gli darei Conforto, Che basta il suo riposo Quest'alma a consolar. M'è ingrato ec. Agide, poi Timocla. Agi.CHe udito ho mai, che mai di udir mi resta: Oh figlio: oh colpe: oh amore: Oh di un Padre! oh di un Re misero core! Tim.Il cor misero in seno Ancora hai tu? crudele, Pur vedesti del caro Mio Genitor l'ultimo eccidio? e pure Gia cinta il piè d'una servil catena Miri la figlia? eran pur questi i voti Del barbaro tuo core? e ancor tu sei, Tu sei mesto, e confuso Ne'tuoi contenti? Agi.Ardita, Serba le tue querele a miglior uso. Timocla.CHe a miglior use le querele io serbi? Perfido, che potrai Tentar di piu, perche maggior Timocla Provi cagion d'affanni? Ah quando piacque All'alma mia d'un figlio tuo l'affetto Allora, allora fu quando de'mali Toccai l'estremo; e senza speme alcuna Di mai provar piu mite il reo destino, Ah! si caro Damida, Poichè mi volle tua nemica il fato, Io celerò quale mi rese Amore, Ne mi chiamar crudel s'odio ti mostro, Che mostrandomi amor tu piu lo sei: Perche da tuoi tormenti, Benche ignoti a te son, crescono i miei; Che se di sdegno ti vedessi armato, Forse, che in parte io scemerei… ma dove Misera mi trasporta un cieco affetto? Ah, se in questo mio seno Estinguer non poss' io l'infausto ardore Ogn'or si taccia, e si nasconda almeno. Dolci affetti oh Dio! vi sento, Ma tacete per pietade Le difese…Di chi rese Infelice questo cor. E sol faccia il mio tormento. E m'insegni crudeltade, Il trafitto Genitor. Dolci affetti ec.

Fine dell'Atto Primo.

Salone con Trono. Agide, Antianira. Agi.DAcche saggia contanto io ti conobbi, Non ti volli celar del figlio ingrato Le trame inique; e tu difendi ancora Chi quasi è gia convinto? Ant.“Io lo difendo, Se lo accusa un rivale. Ag.“Piu che all'accusa, io presto fede al reo Pallor, che lo sorprese Nell'incontrarsi in me; sì quel pallore Tutta diede la forza al mio timore. Ant.“Per condannare un figlio Reo di enorme delitto Questi, Signor, che adduci Sono deboli segni al cor d'un Padre… Ag.“Son Padre è vero, e Padre.. Ben di tenero amor, ma non di cieco; Ond'io non vegga in lui Que'segni di reità, che in altro ancora Discoprirei. Se il figlio Ha desio di regnar, regni: ma voglio, Che solo un mio comando, Non una colpa sua lo innalzi al foglio.” Ant.Posto, che del tuo Regno Egli tenga desio; Ben a Damida è noto Quanto tu l'ami, e come lieto allora, Ch'ci vi brami salir lo accolgi in Trono: E mentre al bel possesso Puote condurlo un'innocente modo, Tu crederai, che per iniqua via Ei di giugnervi tenti? Agi.Nol crederi, se il Trono unico fosse Oggetto di sue brame: Pensa a regnar, ma seco La nemica Timocla ei vuole unita. Ben chiaro è a lui, che tanto Non soffrirò quindi a ragion pavento, Che scorto dalla cieca Sua passione indegna; A me figlio perverso, Ed a te sposo ingrato egli divegna. Ant.Ama Timocla è ver, ma deh! Signore Fa sì che di Gilippo ella sia sposa: D'amarla lascierà: che ben si perde, Se si perde l'oggetto anche l'amore. Egli,…. ma parto, che se giugne udirlo Da te rimproverar no non ho coro. Mira quell'Usignolo Cui sta periglio inante; Si lagna, e la pietosa Sua fida, dolce amante Piagne pel caro ben. E doglia tal ne sente, Che pria, che al di lui duolo Restarsene presente, Mesta spiegare il volo Altrove le convien. Mira, ec. Agide, Damida. Dam.PAdre qui per tuo, cenno… Agi.Ah Figlio ingrato! M'oda il tuo core, a cui favello, e ancora A regio Padre offeso egli risponda. Ma no; taccia, se è reo; E tema di sue colpe, e si confonda. Dam.Signor, che parli? a me che chiedi? Oh Dei: Agi.Che parlo? che ti chieggo? Così tosto obbliasti D'un mio comando il noto oltraggio? oltraggio Che senza altre tue colpe Bastava a farti reo? Dam.Padre, se offesa Ti fei, serbando quel voler, che i Numi Libero danno all' alme; Di questa colpa eccomi reo; ma d'altre Mi sorprende l'accusa, e reo non sono. Agi.Ben lo, vedrò, quando sapere io voglia La cagione per cui sprezzi l'invitta Donna, che oi salvò… Figlio tu taci? Eh! dillo pure; ella è Timocla. Dam.(Oh nome Infausto, e caro!) Agi.Ella è Timocla, iniquo, Non piu; da questo amore Comincia il tuo delitto; E se difesa perche reo non hai Oggi sì per Timocla, oggi cadrai. Timocla, e detti. Tim.PEr Timocla cadrai) Dam.Padre, che dir poss io? dirò, che l'amo, Ma che… Tim.Ma, che la morte Non ti si deve per amarmi. Ah troppo Implacabile Agide, Lo sò brami, che teco M'odjno tutti il Ciel l'Abbisso, il Mondo, Come sia oggetto di pietade indegno, Quella cui crudelmente in un sol giorno Tolgesti e Padre, e libertade, e regno. Agi.Udir le tue sventure a me non cale; Solo del siglio le difese io cerco; Ne in te le cerco, o Donna, Che ad altro qui ti chiamo; e se il difendi Diviene egli più reo. Dam.Ben dentro all'alma Alto stupore io ne sentia, ch'io fossi Per desio al giovarmi Da questa mia nemica ora difeso. Deh! Principessa, i primi Tuoi sdegni omai contra di me ripiglia; Quando pietosa… Tim.Appunto, Pietosa ora ti son, perche mi giova Piu la pietade a' danni tuoi, che l'ira. Quindi ti accerto, Agide, Che solo di portar le sue disese Cura mi prenderò, se è questo il modo Onde più può cader tuo figlio. Figlio, che, s'è innocente Vittima fia de gli odj miei piu bella: Ed allor goderò, quando Damida Non reo dopo sua morte avrai tu scorto; E ti dirò, per tuo maggior tormento, Che innocente, e per me tuo figlio è morto. (Tolgano i Numi il non bramato evento.) Agi.Per te puote morir, ma s'egli t'ama Innocente però morir non puote, Damida si difenda. Dam.Il mio delitto Tu sai, quando tu sai, ch'amo Timocla. Ben forse, che a un'ingrata io serbi fede, Padre, son reo; ma di pentirmi, oh Dio! O non sovienmi, o troppo il farlo è pena, O non è in poter mlo. S'io tolgerm i dal cor Voless'il vivo ardor, Forse, ch'io non potrei Degli aspri affetti mieì Quest'anima spogliar: Così possente Fato, Caro, bel volto ingrato, Per te mi fa penar. S'io tolgermi, ec. Agide, Timocla. Agi.OLà non parta dalla Reggia il figlio. Verso le Guardie. Timocla de' tuoi sdegni Non vo pregar, che ti disarmi. Agide E' tuo nemico, odialo pur; ma solo Io bramerei, che con egual consiglio Odiassi, come il Padre, ancora il Figlio. Tim.Forse, che io l'ami penserai? Damida Dimmi non è tuo figlio? io di Cassandro Figlia non son? dunque qual merto in lui, O qual viltade in me conosci, ond'io Vinta dall'uno, o pur dall'altra il corso Affreni all'odio mio? Agi.“S'egli per l'odio tuo ti rende amore, Questo presso di te sia pur suo merto. Tim.“Prova, che l'amor suo mi piaccia, e poi Dimmi, che merto presso me ne gode.” Agi.Dunque, se tu non l'ami, un mio comando Ti fia gradito. Tim.Ahi! qual cimento?) Agi.Ascolta; Oggi vogl'io, che al degno Prence Gllippo la tua destra unisca. Tim.Come tiranno? del mio cor tu pensi?… Agi.Taci, che per opporti in van garisci, E quanto basta il tuo rifiuto ho inteso. Ma sposa di Gilippo oggi farai, O che a morte Damida oggi condanno. Dimmi tiranno pur, scampo non hai, (Tanto mi giovi a discoprir l'inganno.) Tim.Non ti dirò tiranno; Poiche con questo nome Esprimer non pose'io quant'empio sui. Ma forse di spavento L'alma mi credi empir, se di Damida In pena d'un rifiuto Che a Gilippo darò chiedi la morte? Chiedila, a me non case, Del figlio tuo, perfido Padre. Agi.(Quando Perfido Padre le rassembro, il figlio Temo, che le sia care) In questo loco Verrà Gilippo; al mio comando intanto, Edal rifiuto tuo pensaci un poco. Non odio, e non amore, Ma dia ragion consiglio A' tuoi pensieri. Che scorta da furore, Non incontrar periglio In van tu speri. Non odio, ec. Timocla.DAmida anima mia, qual punto, equale Sorpresa a questo cor? ma chi mi tolga La libertù di rifiutar Gilippo? Sarà, che mi tratenga De' mali d'un nemico il vil timore? A che tanta viltade? odami Agide Sprezzar Gilippo, e di suo figlio il sangue Ei sparga pur, lieta vedrollo esangue… Ma da Timocla amante Al tenoro amor tuo Così fiera mercede, Caro, ne avrai tu dunque? io così t' amo Se non gradisci in te l'alla tua fede, Qual mai sorte peggior ti bramerei, Se mentre amato sei, mor to ti bramo? Ah! vivrai, Prence amato, Che ben sino, ch'io vegga La tua salvezza, l'abborrito amante Lusingherò, poi tosto Sciolta la disperata, alta promessa, Poiche a te mi avrò tolta Mi torrò con la morte anche a me stessa. Gilippo, e detta. Gil.TImocla, inaspettato, E più caro mi giunse il lieto avviso, Lieto dirò, dacche non credo, o Bella, Me tanto indegno, e te superba tanto, Che voglia un tuo rifuto Morto Damida, e me deluso insieme. Tim.Oh momento, oh destin) ma dimmi; e quali Barbare leggi in questo regno ascolto? Io dunque… Gil.E che cercar ti resta? omai Dammi la destra, o parto. Tim.Oh Numi!) aspetta. Gil.Faccio col suo dolor la mia vendetta) Tim.Io dunque in un sol punto Debbo… Gil.Ma pur lo sal; tu devi or'orai Darmi la destra, o muor Damida. Un solo Momento, che ci pensi hai gia deciso. Io vo. Tim.Perfide Stelle!) Ah Prence…ecco la destra. Gil.Ingrata Donna, Tempo non è di simular. Damida Perisca pur, se il core A lui gia desti, io della man non curo. Addio. Tim.Ferma, crudele, Avrai tu la mia fede; ai Numi il giuro. Damida, è detti. Dam.AVrai tu la mia fede? ai Numi il giuro? Tim.Oh merto! oh volto! oh amor tradito! oh Dei! Dam.Ed io ti ascolto, o Bella? Ed io ti soffro o Prence? Gil.Eh placa, placa l'ire; in van pretendi Esiger dal suo core, Se per te non lo sente un dolce amore. T'odia, Signor, Timocla: E tua minaccia a farti amar non vale. (Che piu bado, si siegua il mio diseg no E mora per mia pace il mio rivale.) Se ti lascia la tua cara, Ti prepare-a darti pace; E ad estinguer quella face, Che nel cor viva ti stà. Che perduta la speranza, Perder anche la costanza E'consiglio, non viltà. Se ti lascia, ec. Timocla, Damida. Dam.AH si! tu di quest'alma, e il dirò pure, Adorata tiranna, Non isperai, che con un dolce affetto Il misero mio cor tu mai premiassi, Mine pure io temei, che di Gilippo Tu compensassi una minor costanza. Deh! dimmi, e dillo per pietà: nemico Se me sprezzasti, ei ti fu pur nemico; Se amante lui gradisti, amante anch'io Ti fui pur, cara; ed in qual guisa il sai: Dunque perche tradir?… ma piangi? Ingrata Se col lagnarmi ira ti accendo, afoga, Sfoga pure col labbro il tuo dispetto: E lascia a queste luci D' inconsolabil pianto un'uso eterno. Dimmi, che non mi odiasti Per ostentar dimia nemica il grado; Ma, che mi odiasti solo, Per risserbar la fede al tuo Gilippo. E dimmi ancora… Tim.Io ti dirò, se tanto Potrà lasciarmi il mio cordoglio in vita, Che se degli occhi miei ben credi al pianto Principe, piu di te son'io tradita, Credilo non è amore, Se ad accolger Gilippo oggi trascorro; Troppo l'altrui furore Vedrà, che piu di te Gilippo abborro. Dam.Bella, quai sensi? ah dì? Tim.Che dir poss' io? Vivi, se m'ami, e lieto vivi. Addio. Addio per sempre, addio. Caro nemico mio Ricordati di me. Ma cessi il tuo tormento, Che in quello, ch'io gia sento Mi dolgo anche parte. Addio per sempre, ec. Damida, poi Antianira Dam.AH! cara, ferma, ove mi lasci? ah quale Fato crudel ci disunisce? Ant.Intendo Per Timocla si lagna.) Dam.E quale inganno, E qual penna accennasti? Ant.Prence, non vedi ancora Quanto inutili son le tue querele? L'amor mio, la mia sè, questo mio volto Sfortunati io credea, ma non gia mai Così, che dal tuo core Io sperar non potessi… Dam.Ah senti. Ant.Ascolto, Ed oh, Principe amato, Fa ch'io ti ascolti a questo cor piu grato. Dam.Non del merto… Ant.Ma, che? sì vile io sono Di pregare d'amor chi me non ama, E in tempo, che d'amore altri me prega? Taci; piu non ti ascolto; Che quale dal tuo labbro uscire io n'oda Rifiuto, o pentimento, L'uno previene il mio, l'altro nol voglio Rimanti a tuoi disprezzi, E diverrà mia pace il tuo cordoglio. Ti lascio alle tue lagrime: Vorrei vederti l'anima Nel pianto tuo dissolversi Senza provar pietà. Il dolce amore, e tenero, Che il fen tutto accendevami Tosto vedrai rivolgersi In giusta crudeltà. Ti lascio, ec. Damida.OH! se anch'io cosi poco, Come amasti tu me, Timocla amassi, In predà a tante pene or non sarei. Ma se con grati accenti Dice la Bella, che Gilippo abborre; Perche sua sposa Ella sarà? Qual'arte, Qual frode usossi? Dove sono omai Di generoso disperato amante Ira feroce, ed implacabil sdegno? Non piu; tutti vi sento entro del core; Gilippo è il traditor, mota l'indegno. Un vil rivale A questo piede Mì caderà. E l'immortale Mia bella fede Si scorprirà.

Un vil, ec.

Stanza di Agide con veduta di altre Camere.

Filoastro, Gilippo. Fil.PRence, non lusingarmi; Son'io tradito dall'ingrata, e speme Veruna piu non ha l'anima amante. Gil.Ma ch'ella ti disprezzi Non è cagion Damida? Fil.“Pur troppo n'è cagion. Gil.Ciò posto; hai forse Tu piacer di vederlo, Così teneramente Dalla tua cara amato? Fil.Oimè! se un core Amante, in sen racchiudi” Lo puoi pensar. Gil.Vorresti Che il tortelo dagli occhi in tua man fosse? Fil.Sì, lo vorrei, che quando Lo veggo, o penso a lui Sollo ben'io, come si cruccia, e strugge Il misero mio core entro del petto. Ed a costo… Gil.Non più; tu sei felice; Ed in tua mano è la tua sorte. Fil.Come? Deh! mostra, caro Prence, Onde trovare… Gil.Ascolta. E vedi quanta uno per l'altro aita Oggi potiam recarci. Gia sai, che il Re suo Padre Qual traditor teme Damida, e il teme Perche… Fil.Tutto m'è noto. Gil.Or sappi, io fui, Che que' primi sospetti Ad arte sparsi nel suo core. Fil.E tanto Potesti osar? Gil.N'hai meraviglia? attendi A ciò, che facilmente Gia tutta compiel'opra. Ora tu devi Lasciar, che in questi di suo Padre alberghi Armati servi io chiuda, e quando il piede Il Re qui volga, a lui Scopriremo ansiosi, Esser ciò di Damida Contro la di lui vlta un reo consiglio. Le ascose Genri in fuga Porremo. Ei così creda Noi fidi, e a morte tragga il proprio figlio. Fil.Oh Dio! certo mi pesa Il perdere Colei, che tanto adoro; Ma poi, che infidie io tenda Al figlio del mio Re, sento, che l'alma Ripugna, e dell'orror… Fil.Vani ribreazi: Che s' anche un vil rimorso Ti pugne nel voler ciò, che non dei; Dal pari un gran tormento E'teco nel lasciar ciò, che tu brami: Se dunque entrambi i tuoi consigli all'alma Ti son penosi, egli è pur mèglio assai Quello seguir, che al tuo piacer ti guida Gia ch'uno puote… Fil.Amico, A te le mie speranze io tutte affido: Fa ciò, che vuoi: ma credi, Che pure di virtù… Gil.Cessa da questi Nomi, che alla grand'opra ostacol fanno. Lasciane a me la cura, e scoprirai Piu bel d'ogni virtude il nostro inganno.
Filoastro, poi Damida. Fil.OH Stelle! a qual cimento Mi pose amore? oh ingrata Donna! oh sempre, S'anche vi ottengo sfortunati… Dam.Prence, Se il vero mi si narra in questa parte Venne Gilippo; or dimmi T'è noto ov'egli il piede Rivolga? Fil.Egli, Signore… Dirti non so,.. perdona. Altri pensieri M'occupan l'alma. (Ahi qual rimorso ho in core! Non chiedermi d'altrui, che dal mlo duolo Oggi pongo me stesso anche in obblio. O taccio alle richieste, o dico solo, Che sfortunato, e misero son'io. Non chiedermi, ec. Damida, poi Gilippo, che esce dalla Stanza dove prima entrò; poi Agide. Dam.POvero cor, perche mai non disserri Coll'alma il tuo dolor, prima, che in seno Così vivermi afflitto? ed il fatale… Ma veggo pur Gilippo. Gil.E pronta l'opra, Ed' appunto per questa) Parte, sen viene il Re) Dam.Sua vista oh quanto Accende in me sdegno piu forte! Snuda S'hai cor, Gilippo, il ferro. Alla tua morte, Od alla mia qui ti disfido. Gil.Come? Tu di quest'ira almeno… Dam.Non piu; qui ti difendi, o qui ti sveno. Agi.Che veggo? e qual'ardire, Figlio, ti tolge al tuo rispetio? Dam.Oh Numi!) Gil.Egli pur giunse a tempo.) Agi.Olà, non mi si taccia Quale motivo in queste Mie Reggie Stanze or guida, Contro Gilippo, ad infierir Damida. Dam.Signor, dirò…(ma, che dirò).. Qui venni Perche Gilippo…io credo Ardisca… Oh Dio…non sò… Ag.Con tali accenti Timidi, ed interotti Da ta mi si risponde? E' reo chi si confonde; Mi risponda Gilippo. Gil.Alfin con pena Dirò, ma dirò il vero. Oggi, Signor, scopersi Un suo delitto enorme, io n'ebbi orrore; Osai disaprovarlo; Eccoti la cagion del suo furorè. Dem.Indegno! Deh mio Genitor concedi… Gil.Eh Principe, del tutto Saran vane, ed inutili tue scuse; Se piu d'ogn'altro testimon, presente E' la tua colpa ad approvar le accuse. Sire, mi presta, parte De' tuoi custodi: in questo Loco vedrai, qual fia, A te diretto un'alto tradimento. Ag.Ah figlio iniquo! Ite con lui miel fidi. Verso parte delle Guardie. Dam.Oh Numi! e che mai sento? Gil.Anime scelerate a questo braccio In van resisterete. Andata seco parte de Soldati del Re, mette in fuga la gente ascosa. Dam.Sogno, veglio, traveggo? Agi.Nelle mie stanze armati? o Ciel che veggo! Gil.Mio Re, sien grazie a'Dei, Pur libero sei reso: Vedesti il tuo periglio, Qual ne fosse l'autor, chiedilo al figlio. Dam.Oh Dio! piu gia non posso Le giust'ire frenar, saprò ben'io Dell'empio traditor… contro Gilippo Ag.Ferma perverso, Gia sei convinto; e questa tua baldanza, Se puoi farti piu reo, piu reo ti rende. Gil.Tanto non promettea la mia speranza.) Ag.Scelerato Damida, Qual morte, meditasti? Dam.Oh inganno! oh iniquitade! io paricida? Padre, se del tuo sangue… Agi.Ah! sì, se del mio sangue Il brando tu non tingi Pago non sei, spietato. Oh perfidi pensieri! oh figlio ingrato! Dam.Dall'ira, dal dolor sorpreso, e oppresso Son fuori di me stesso. Ag.Deponi a questo piè l'infame acciaro. Nella Torre vicina Custodito sen passi. verso Gilippo. Gil.A' cenni tuoi Ubbidirò, Signore. Ag.Ed ivi aspetta verso Damida. Del comesso tuo fallo alta vendetta. Dam.Mio Re, se così chiedi Umile ecco a tuoi piedi Io depongo la spada: Ma pria, che a morte il figlio tuo condanni, D'un Suddito fellon temi gl'inganni. Ingannato Mi condanni, Padre amato, E innocente morirò. E soffrendo D'empia morte il colpo orrendo, Io di te non mi dorrò. Ingannato, ec. Agide.CHe il figlio sia innocente Piu da sperar non resta. Ah! del mio core Paterne tenerezze, Deh! tacete una volta; a voi scufarlo Non lice: oggi morrà: Che certo in core A prò dell'empio figlio, ed inumano Una ingiusta pietà mi parla in vano. Di figlio iniquo, e indegno Nel petto—il dolce affetto—io vincerò. Son giusto; ne il mio sdegno A' mali—suoi mortali—io cangerò. Di figlio, ec.

Il Fiue dell Atto Secondo.

Parco delizioso. Timocla Gilippo. Gil.ALfin, bella Timocla, Pur mia sarai; ma nacque Da tal cagione in me la cara speme, Che nullaa te dov rò de' mie contenti. Tim.Ne giova, o importa a me, che tu mi debba Verun tuo bene. Gil.E pur meglio assai fora, Che tuo voler, non forza altrui, ti desse. In premio all'amor mio. Tim.Tu amore? oh Numi! E dunque amor sarà, volermi afflitta, Volermi disperata? Un vero amante Goder non cerca dell'oggetto ad onta. Il tuo chiamalo orgoglio, anzi dispetto. Gil.Credilo ciò, che vuoi; tu mia sarai, Ne coll'averti moglie a forza, io spero Tutta de' torti miei far la vendetta: Vedrai l'amato, lo vedrai superba, L'Alma spirar, soto una morte acerba. Tim.Come, Damida` a morte? Antianira, e detti. Ant.O Mora, o viva, Dimmi; forse a te cale? Tim.Che non mi calga, ah! di negarvi al fine Piu tempo non mi resta; Ma s'anche, s'anche amai, (Che troppo oh Dei fu ver) se amai Damida Non vi sembra mia pena Sagrificar me stessa ad un nemico, Ch'oltre la legge io per natura abborro? Il fei sperando solo, Che, qual mi si promise, il Prence amato. Oggi per me, non mora: Ma, come, alme crudeli, Gia me perduta io non lo salvo ancora? Gil.Ti lagni in van; Damida Nutrì nell'alma enormi colpe, e quando A noi l'abbandonasti, Non era in tuo poter darlo innocente: Datti pace morrà chi tanto amasti. L'immago—di quel vaggo, Che amore ha in te scolpita, Lasciando ei l'empia vita, Dal cor ti mancherà. O almeno—se nel seno Serbarla tu vorrai, Sperò, che la vedrai Orrida qual sarà. L'immago ec. Timocla, Antianira. Tim.TAnta colpa in Damida? ah s'egli cade, Vittima caderà de gli odi altrui. Ant.(Ne con poca ragione anch'io lo temo.) Tim.Deh tu! deh tu! cui forse In testimonio estremo Gia de tui fasti, e de tormenti miei, Sol di vederti al piede Supplicante Timocla oggi sol resta, Difendi lui; si fallo; io gia non prego Perche tu salvi in lui La mia speranza, o l'amor mio; che l'una Gia mai non volli udir, l'altro ben sai, Che piu serbarlo in questo sen non debbo, Ma sol per te lo salva; Giacche per te Damida… Ant.Io? nol conosco. Tim.Non lo conosci? edunque Sol perche pena anche a quest'alma arreca, D'un tuo tormento vuoi goder? ma quale Chieggo clemenza da colei, che il Padre Mi uccise? oh Dio! che intanto Damida anche morrà; misera! e il forte Dolor, gia mi trasporta ove lo non voglio. Donna, se nel tuo core Qualche scintilla di pietà pur vive, La mia doglia, e il mio pianto, ahi' troppo è vero D'una fiacca virtù segni veraci, In mio dileggiamento, ed in mio scorno, Deh! non tornino almen; che tu non sai Quant'ebbe di fortezza Oggi la pover'alma, e quanto ancora Tentò per di piu averne: io cessi, e cessi, Quando l'empio destino… Ant.Odi; perche tu vegga, Che fiera, o ingiusta non son'io, Damida, Se colpa non terrà, che la fatale Di non potermi amar, m'avrà in difesa: E se dal caso atroce, Che a lui di gia sovrasta or lo preservo, Non all'amore, alla mia gloria io servo. Tim.A questi grati tuoi, nobili accenti Si ammolliscono in parte i miei tormenti. Qual di notte Ninfa al bosco, S'apre il Ciel fugace lampo, Che le mostri il dubbio scampo, Si raggira all'aer fosco Fra speranza, e fra timor. Al baleno d'un contento Mi consolo, e mi spavento; Se tal gioja anche mi mostra Il periglio del mio cor. Qual di ec. Antianira, poi Fìloastro. Ant.NO, che di colpa enorme tanto il Prence Non credo reo; sò di Gilippo gli odi, Onde…ma tempo non si perda, omai Al Re si vada, e prima… Fil.Bella, fia, che Damida anche macchiato D'alto delitto in te ritrovi amore? Ant.No Prence solo ei trova Ragione in me, quindi a grand'uopo io bene Te incontro, e prego; vanne, Vanne, se m'ami ancor co'tuoi piu fidi La dove chiuso el vive, e fa, che alcuno Ora non osi dargli morte, quando Ordine il Re dato ne avesse ancora. Fil.Oime! pur questo e chiaro.. Segno, che assa ti preme… Ant.Io tel ridico; Vo salvar l'innocente, e non l'amato: In prova, ch'io non mento Sarà tua la mia fede Tuo l'amor mio tue… Fil.Cieli! Che parli a me? tu mia? cara se a tanto Bene tu mi serbavi, e perchè mai Farmene disperar; così, che tratto Dal mio cordoglio, io di Gilippo ai voti Diedi?… Numi! che diedi?… Ah! salvasi Damida, egli è innocente. An.Tu dunque indegno Prence?… Fil.Io si son' io del tradimento a parte, A che debbo celar colpa, ch'io stesso Di gia bramo punita? e voglio… An.Almeno Parti, e fa ciò, che imposi. Il grave fallo a tuo potere emenda, Un saggio pentimento Oggi men odioso a noi ti renda. Fil.L'altrui danno, e il mio rimorso Mi tormenta—Mi spaventa; Per mia pace Tutto, bella, io tenterò. Parto iniquo, e disperato, Ne sò dir qual tornerò. L'altrui ec. Antianira, poi Gilippo. Ant.POvero incauto Prence, Che non potè Gilippo…ecco, ch'ei giugne; Ben nel torbido ciglio il cor perverso Si scopre. Gil.Or di Antianira Noi diss'io, che Timocla entro del core Per Damida nutria fiamme d'amore? Ant.Me ne sovien. M'è forza simular, perche la fuga Coll'empio Nol tolga al suo castigo.) Gil.Che pensi poi di quel malvagio, ed anzi Di quell' empio Damida? Ant.Oh indegno ardire, Ch'odio m'accresce!) Gil.Io certo, In rimembrando il fiero Delitto suo m'inorridisco ogn'ora. An.Se più mi fermo, io piu non taccio.) Addio Gil.Cosi tu parti? intendo, Tu pure di quei perfido… Ant.Ammutisci. Prima forse, ch'ei mora, Di lui vedrem… Gil.Che mai? Misera, tu vaneggi, Il Padre condannollo, Egli morì. Ant.Egli morì? che ascolto? Alma perversa, infame, Qual furore t'indusse? Qual misfatto compisti? Gil.Non parla in te ragion, ma parla amore. An.Piu soffrir non ti posso: ah traditore! La giu nell'orrido, e cieco abisso Piu di te Gia non v'è Spirto iniquo, e scelerato. Sommo Giove, s'or nol sei Mai non fosti offeso, e irato. La giu, ec. Gilippo.CH'or sia Damida estinto Mi giovi, che si creda; acciò che forse Altri lui di salvare oggi non tenti; Se bene in pria mi lascierei dal petto Svelere il cor, che alcuno in sua disesa Soffrir, ma poi, che diede Il Re mortal sentenza, ei tosto mora, Che appien felice io sarò poscia allora. Care brame di vendetta, Nel mio sen v'appagherò. D'una strage ch'è imperfetta, Sodisfarmi gia non sò. Care brame, ec. Siti rimoti. Agide, poi Antianira. Ag.SManie d'un cor di Padre Miseramente afflitto, Deh! lasciatemi giusto. Il Figlio mio, Sì lo conduce a morte il suo delitto. Ant.Il suo delitto? e che non odi ancora, Di tuo figlio innocente L'ombra tradita, e mesta Gridarti qui d'intorno: Padre crudel la tua giustizia è questa? Ag.Che parli? oh Dei! morto innocente il Figlio? An.Chiedilo a Filoastro, or che da forte Rimorso vinto egli fe stesso accusa Dell'alta insidia a parte, E seduttor lo scelerato, infame Gilippo appella, e il grande… Ag.Oh inganno! oh Figlio! oh Padre! oh Prenci iniqui! La vostra vita…il vostro Sangue mi pagherà…ma che?…qual mai Trarrò, Numi spietati, Dalla vendetta mia pace, o consorto, Dacche mio figlio, ah caro figlio! è morto? Siede, con una mano sostentando il volto. Timocla, e detti. Ti.E'morto sì, Damida, e morto; or dimmi Ei, che ti fece Agide, io che ti feci? Se perche figlia io fui d'un tuo nemico Son rea, molto non t'era, Come la vita al Genitor tolgesti, A me torla così; ma di tuo Figlio Perche la morte, e morte empia cotanto Crudelissimo Padre oggi volesti? Forse, perch'ei mi amò, perch'io l'amai? Se questa anche ti parve Colpa degna di morte, ah! dunque nulla Oggi valse a placarti La fede oh Dio! ch'io gia promisi altrui? E quel cor, che di Padre… Ag.Deh! per pietà taci Timocla. Ant.Io parto; Troppo senso mi fan tali vicende: Ne men della sua morte Tormento il vostro duolo ora mi rende. Il tuo Figlio negli Elisi Và dicendo dolcemente: Io cadei pure innocente, Ne per me vi fu pietà. Ah! se stata fosse rea L'alma bella, non potea Aspettar piu crudeltà. Il tuo Figlio, ec. Agide, Timocla. Ag.AH! figlio amato figlio, all'atto umile Con cui baciando il ferro ad un mio cenno Me lo ponesti a'piedi, io pur dovea Leggerti in volto l'innocenza, e in vece, Del perfido Gilippo alle perverse Frodi, prestai credenza. Tim.Deh! se pietà tu senti Tarda, per torlo a morte, almeno Agide Deh! fa, che serva a vendicarlo; io sono, Ramentalo Signor, son'io colei, Onde contra di lui Gilippo armossi; Ed oggi la tradita E mesta anima bella a me sol forse Irati volge i lumi. Vendica la sua morte; Io son colei… Agi.No, che son'io quell'empio Levando con impeto. Padre, che la tua morte Segnò, figlio innocente. Tal tu moristi, ed io Gia reo di tanta colpa ancor respiro, Ma chi mi lascia in tante pene? oh Dio! Ove Cieli m'ascondo? ove m'aggiro? Tim.Ah! se lo amasti, e perche mai sì fiero, Segnar la rea sentenza Pria, che cercar de'suoi delitti il vero? Agi-Che parli? a chi favelli? Tim.A te, cui poco calse Di perdere innocente il proprio Figlio, Ed il furore alla ragion prevalse. Ag.Dunque, perche non mi punite, o Numi? Popoli voi m'udite, io son, che tolsi, Che tolsi al regno l'innocente Erede. Dove son l'ire vostre? Traffigetemi il seno, Spagliatemi di vita; Così l'angosce mie finìte almeno. Tim.(Il suo tormento la mia doglia accresce.) Agi.No trovar non poss'io, chi mi punisca? Oh Cieli ingiusti! oh Inique Genti! or'ora Lo farò da me stesso; Vadan disperse al suolo getta lo scetro Queste inutili pompe, e dal suo duolo Poscia così cadavi Agide oppresso. Tim.Disperato consiglio, Misero Re, già non ti rende il Figlio. Agi.Figlio oh dei!-Deh! mi rispondi. Ove sei—, che a me non vieni? Tim.Ah! che morto, morto egli è. Agi.Morto egli è?—Tu me lo ascondi, E perche—me lo tratieni? Tim.Deh l Signor ritorna in te. Agi.Oime! quali nell'alma Tengo fieri tormenti, e per pietade Impetrar non poss'io, ch'uno mi uccida. PopoloViva, viva Damida. Agi.Viva Damida?.. ah! ch'io lo estinsi. Tim.E quale Voce suona d'intorno? Antianira, e detti. An.VIve vive Damida. Oh fausto giorno! Agi.Il figlio vive? TimE come ciò? Ant.Pentito Il Prence Filoastro Della sua colpa, accorse Con fide genti alla prigione intorno Per trarne indi l'oppresso, E misero Damida: O eccelsi Numi Del Ciel siete pur giusti! intanto ancora Venia Gilippo, il traditor iniquo, Per gia vibrar full'innocente collo Il vile indegno acciaro, e fuor dell'alta Torre, da molte amiche squadre cinto Tuo Figlio scopre: allora Alto gridò il Fellon; Son'io tradito. Ne mi giovò la finta Voce, ch'io sparsi di sua morte, e solo Perche di liberarlo in mente altrui Non cadesse pensiero. E fra l'applauso, e il viva Del popol tutto impalidi, tremò, Rivolse intorno i torbid' occhj, il labbro Si morse, indì prendendo un picciol ferro, Da disperato empio furor sospinto, Nel proprio sen lo immerse, e bestemiando Spirò l'anima infame. Tim.Oh de perversi Deplorabile esempio! Agi.Lo scelerato il suo destin prevenne. Ma tanto m'empie d'alta gioja il seno Del figlio mio la vita, e l'innocenza, Che il piacer di vondetta appena io sento, Come fra le mie pene Piu mi lagnai… Ant.Mirate egli sen viene. Tutti. Dam.PAdre, mio Re, non mi dolea la morte Soffrir, sol mi dolea soffrirla infame. Amo Timocla è ver, ma d'un'amore, Che infelice mi rende, e non iniquo. Ag.Figlio non più: t'abbraccio: Tim.Eh che colpe non nutre un sì bel core.) Fil.Signor, non perche io forse L'alta sfuggir dovuta pena or cerchi, Al regio piè mi prostro; il mio calligo Vengami pur, ma solo Coll'odio tuo deh! non mi venga. Ag.Prence, Sorgi, che in altro tempo Ciò che tu merti o no, meglio vedrassi. Figlio, Timocla, or solo Io conosco la vostra Bella innocenza, e cara: E se non fosse d'Antianira il merto Vorrei… An.Vorresti ciò, che voglio anch'io. Che si veggano omai le pompe altere, Che apprestate gia furo a'miei sponsali Timocla, se ti tolsi il Genitore, S'apre luogo sontuoso. M'era nemico, e della guerra allora Osservate ho le leggi, or se ti dono, Amato Sposo, e amante, Quelle d'amore osservo; egli è Damida. Resti sorpresa, o forse Non credi al tuo destin? mira, ch'io scelgo Filoastro mio Sposo. Tim. Dam. Fil.Oh Dei, che sento. Ant.Che se dall'amor mio Alla colpa fu spinto, a me s'aspetta La sua difesa; onde mio Re, se tieni Di premiarmi desio, bastami solo, Ed anzi ottengo assai, se a lui perdono Clemente ora concedi. Ag.A te gran Donna Nulla si nieghi, e qual tuo Sposo a noi Sarà gradito Filoastro ancora. Ant.Tal bontade me vince. Fil.E me confonde. Ant.Timocla al tuo Damida Omai porgi la destra, E compiasi pur anche il tuo contento. Dam.Sperar non osa il cor sì lieto evento.) Tim.Non negherò di amar Damida allora, Che troppo, ahi troppo palesai l'affetto, Ma il mio dovere… Ag.Il tuo dovere è salvo, Che molto oprasti per il Padre; è tempo Didar pace al tuo core. Ad amarvi seguite, alme costanti, Che come pria mi spiacque il vostro amore, Ora godo vedervi e Sposi, e amanti. Choro.Il soffrir d'anime oneste Suole pace alfin trovar. Anche dopo le tempeste Spunta il Sol più lieto in mar.

Fine del Dramma.