LA FAMIGLIA MANZONI
ALL' EPOCA DEL VIAGGIO A FIRENZE.

(Disegno della signora Bisi).



CARTEGGIO
DI
ALESSANDRO MANZONI
A CURA DI
GIOVANNI SFORZA E GIUSEPPE GALLAVRESI

CON 4 RITRATTI

PARTE SECONDA — 1822-1831

ULRICO HOEPLI
EDITORE LIBRAIO DELLA REAL CASA
MILANO

1921

Dalla Villa di Brusuglio, presso a Milano, il 30 luglio 1824.



Torino, 20 febbraio 1827.

Non sarebbe meritevole di perdono, l' ardir mio, Chiar. Signore, se Ella non mi avesse altre volte dimostrata una amicizia da me sommamente apprezzata, perchè sento nel profondo del cuore le bellezze delle impareggiabili di Lei poesie; Ella ha scritto un romanzo; è stato pubblicato con le stampe in Milano; difficilissimo è il trovarne qui una copia; vivacemente io la desidero; e quanto più cara mi sarebbe se fosse un dono suo non le sarà, certo, malagevole l'intenderlo; io dunque domando a lei medesima direttamente quest'opera sua; a Lei che sa quanto l'ammiri; non solamente perchè tutto è armonia in quelle Opere, ma perchè vi si trovano gli altissimi sensi, che non nascono se non in nobile ed egregio animo. — Con questi immutabili pensieri, per sempre me le rassegno

D.a Ob.a Aff.a Serva
DIODATA SALUZZO ROERO.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Milano, il 12 marzo 1827.

Milano, il 19 aprile 1827.

Torino, 5 settembre 1827.

Non solamente in pegno di ammirazione, ma come prova di amichevole ricordanza desidero ch'ella riceva questo poema; e ben vorrei che Ipazia destasse in Lei quel senso d'affetto che in me destò la buona Lucia. Gradisca il dono, lo faccia gradire all'immaginoso Autore dei Lombardi, che so amico suo, dopo aver letto alcune pagine de' Sposi promessi. E conservandomi viva nella sua memoria, mi creda

Sua Dev.ma Aff.ma Serva
DIODATA SALUZZO ROERO.

DALL'AUTOGRAFO NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, 9 ottobre 1827.

Chiarissimo Signore,

Dalla Sig.a Marchesa di Barolo Ella riceverà una copia del mio poema: — L'Ipazia. — Nulla le dico di questo mio lavoro. Ella è giudice sommo in ogni cosa poetica, e sommamente da me venerato; aspetto da lei fra la speranza ed il timore la sentenza dell'opera. Bensì vedrà da questa che mai, che in nessun tempo, mutai sensi e pensieri. Questa verità, ch'Ella troverà forse strano ch'io le dica così liberamente, sarà nell'avvenire la maggior lode, perchè la meno volgare; ed Ella che seppe così altamente meritarla ne sentirà coll'animo l'immenso valore. Non so se mai potrò avere la fortuna grande di vederla nella patria mia, non so come, da qualche piemontese medesimo, le sia stata dipinta questa nobile parte d'Italia. Ma so che venendovi Ella vi troverebbe non solo molti ammiratori, ma veri amici, che non l'hanno veduta mai, ma che l'amano con tutto il cuore. Ella sa che mal si giudicano gli uomini e le cose dopo le funeste divisioni ed i dispareri civili e cittadineschi, venga, nella società, fra dotti, nell' Accademia nostra, troverà chi l'apprezza; venga e dia a me ed a' colti ingegni nostri la soddisfazione sincera di provarle la venerazione, la stima, l'affetto che tutti tutti i buoni le serbano, e ch'io più d'ogni altra persona le serberò sin che avrò vita.

DIODATA.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, 10 novembre 1827.

Chiarissimo Signore,

Ella avrebbe dovuto ricevere, sarà un mese circa, la copia del mio poema, che mi feci una vera premura di spedirle. Ma siccome non saprei in qual modo assicurarmi che quei libri a Lei destinati, e quelli diretti al Signor Grossi siano giunti, ed a lei, Signor mio pregiatissimo e a quel Chiar.mo poeta, desidererei la notizia dell'arrivo. Ho accompagnato quei libri di una lettera, di cui non ebbi risposta mai; qualunque cosa sia avvenuta, desidero ch'ella sappia ch'io ammiratrice sua da gran tempo non ho mancato di offerirle l'Ipazia. Vorrei che per la soddisfazione del mio cuore ella approvasse il mio lavoro, in cui almeno ella troverà una somiglianza di pensieri e d'opinioni, per cui son certa di non dispiacerle.

Mi creda con distinta stima

Dev.ma Obbl.ma Serva
DIODATA SALUZZO ROERO.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Milano, 16 novembre 1827.

Milano, l'11 del 1828.

Torino, il 9 giugno 1829.

Chiarissimo Signore,

Ho pregato il vostro gentilissimo Vice-Console il sig. cav.re Gaetti De-Angeli di comunicarle un mio pensiero, e spero lo farà, se pure ha la fortuna di conoscerla personalmente. Ho scritto alcune Novelle tratte dalla Storia del Piemonte. Ora vorrei pubblicare le quattro prime, ristampando nel tempo medesimo le tre già conosciute; a queste ho cambiato interamente lo stile che mi sembrava troppo poetico. Sarebbe il mio desiderio che uno stampatore milanese s' incaricasse per conto proprio del manoscritto, che l'edizione riuscisse piuttosto bella ed accurata, e che mi si donasse in cambiò di quel manoscritto o danari o libri con alcune copie dell'opera. Lascièrei questo articolo interamente nelle di Lei mani, e preferirei Milano a Torino perchè da Milano più facilmente vanno sparsi i libri per tutta Italia.

Non le cagioni stupore la libertà con cui le scrivo; so che Ella mi concede la sua amicizia, e perciò son certa che non le sarà grave l'operare per me. Credo averle già detto altre volte che ho cambiato la parte romanzesca del Poema; a me sembra migliorato d'assai. Mi han giovato moltissimo le osservazioni d'alcuni giornali; di quelli cioè dove non appariva chiaramente lo spirito di parte. Ristamperei anche volentieri quest'Opera mia, ma dopo le Novelle.

Mi cagionò un vero dispiacere il non avere potuto trovarmi presente alla adunanza dell'Accademia Reale che ebbe luogo son pochi giorni. Ella sa quale fu nell'inverno lo stato infelice della mia sanità. Questa m'impedì l'uscire di casa; e seppi il giorno seguente che il conte Somis aveva comunicato alla Società una bellissima di Lei lettera1. È evidentemente la lettera del 19 maggio surriferita., da questa intesi che a Lei erano piaciute le Novelle fatte da un mio parente ed amico Cesare Balbo. Chi sa se le mie avranno la stessa buona sorte? L'auguro a me medesima, che tanto desidero piacerle scrivendo. Già lo dissi, pochi giudici mi rimangono fra i letterati italiani, di cui al pari di Lei io ricerchi l'approvazione.

Mi conservi la sua amicizia, e mi creda con tutto il cuore e per sempre

Dev.ma obb.ma serva ed amica
DIODATA SALUZZO ROERO.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Dal Real Castello di Moncalieri, presso Torino,

il 28 luglio 1829.

Malgrado il misero stato in cui si trovano i nervi della mia testa, e potrei dire con più verità tutti i miei nervi, e malgrado la vera impossibilità in cui sono di occuparmi d'alcuna cosa che riguardi la letteratura, pur debbo e voglio ringraziarla subito della gentile offerta fattami nel di Lei foglio del 17 luglio, che ho ricevuto jeri nella Villa Reale di Moncalieri, ove sto villeggiando con poco profittoper la mia sanità. E l'accerto, amico carissimo, chesempre più mi persuado, che tutto ciò che fa danno a quella sanità, il primo de' beni terreni, è una, direi quasi, volontaria pazzia. Fra queste mi è forza il porre lo studio, e l'acquisto dell'inutile fama poetica. So che non dovrei dir ciò che ora dico ad Alessandro Manzoni, ma dettando1. La sola firma della lettera è autografa. mi è sfuggito il vero dalle labbra, Ella me lo perdoni.

Molto più volentieri affiderei i miei lavori al signor Vincenzo Ferrario, che a nessun altro stampatore di Milano e di qui; manderei i manoscritti corretti per quanto mi fosse possibile, ed il Sig.r Ferrario medesimo sceglierebbe la persona che dovrebbe correggere le stampe. Già sono malcontenta dello Stella, che mi ha domandato il mio ritratto onde farlo litografare, e poi me ne ha speditoa Torino una copia sola, sicchè il Marchese d'Azeglio che aveva disegnato l'originale, non ne ebbe una neppure. Così non era l'accordo fatto col Sig.r Stella, e questo modo di operare dimostra che non conviene fidarsi di lui. Non dimando nulla per la ristampa del Poema, che si potrebbe fare in dodicesimo, così anche le Novelle; però così di una cosa come dell'altra vorrei un numero dicopie, dando le quali avrei cura però di non pregiudicare lo stampatore ritardando il dono, e scegliendo le persone a cui farlo. Non voglio altro dal Ferrario.

Perdoni il nuovo disturbo, mi conservi la sua benevolenza, e creda sempre al vero immutabile affetto ed alla stima ed anzi ammirazione con cui le sono sua serva ed amica

DIODATA [ROERO DI SALUZZO]

(Fuori:) All' Illustrissimo Signore
Il Sig.r Conte Alessandro Manzoni
Milano.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Dal R. Castello di Moncalieri,
li 30 agosto 1829.

Chiarissimo Signore,

Principíerò questa breve lettera ringraziandola con tutto il cuore; accetto volentieri la proposta del Sig.r Ferrario, e per ciò che risguarda il numero delle copie che mi si dovranno dare, Ella conchiuda come se fosse cosa sua; soltanto desidero che mi si concedano alcuni giorni, che mi sono necessarii per farmi rileggere il manoscritto, nel caso che la mia sanità me lo permetta. Ma che io lo rilegga, o no, sarà sempre mio desiderio che il manoscritto venga riletto da Lei, e che mi dica il suo parere.

Chi le porta questa lettera è un dotto Membro della Classe di Letteratura, Segretario della R. Accademia di Torino, l' Abate Gazzera1. L' ab. Costanzo Gazzera (1778-1859) era dal 1826 segretario dell' Accademia torinese, venuto in fama per pregevoli opere di eritica e di archeologia. Intorno al Gazzera vedansi i Ricordi di ERCOLE RICOTTI pubblicati da A˙ MANNO, Torino 1886 pp. 70 e sgg.; è uomo di merito singolare. Vuole riconoscere in Lei il primo Poeta Italiano vivente, ed io gli consegno questo foglio perchè lo porti in nome mio. Forse gli consegnerò parimenti una o due delle Novelle. Mi dispiace che non ho qui in campagna la possibilità di farle ricopiare, ma penso che questa copia è corretta, e per la stampa ciò basta.

Mi creda per sempre sua vera

Aff.ma amica DIODATA [ROERO DI SALUZZO].

Credo dover consegnare il manoscritto qual è all' Abate. Se mai Ella lo giudicasse mal scritto per la stampa, le manderò l' altra copia andando a Torino. La pregodi farmelo sapere.

(Fuori:) All' Illustrissimo Signore
il Signor Conte Alessandro Manzoni
Milano.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Dal R˙ Castello di Moncalieri,

il 2 settembre 1829.

Ella avrà ricevuto, chiarissimo e pregiatissimo Amico, una lettera mia dalle mani del nostro Segretario dell' Accademia, l' Ab.e Costanzo Gazzera. L' Abate desiderava trovare un' occasione onde vedere Alessandro Manzoni, sicchèprese volontieri l' incarico di portargli le mie novelle. Non ho potuto rileggere il manoscritto; vi si troveranno forse alcuni errori miei e del copista; ma spero che Ella li emenderà, se pure leggerà queste mie operette prima che vengano pubblicate. In ogni caso raccomando al signor Ferrario la correzione della stampa; e ben maggiormente raccomando a Lei, Signor mio, di operare in tutto come in cosa sua propria; e se l' ammirazione e l' affettoamichevole possono meritare un tale favore, io l' otterrò sicuramente.

Malgrado la villeggiatura, la stagione, e l' aria eccellente, la mia sanità è tuttora in pessimo stato. Se l' antico amico mio, il Prof.re Scarpa1. Antonio Scarpa (1747-1834) sommo medico e gloria dell'ateneo pavese. Privato della cattedra dalla demagogia, a' tempi della Cisalpina, vi era stato restituito da Napoleone I. risana dalle febbri terzane che lo tormentano, sono decisa ad andarmene da lui in Bosnasco2. Terra del Pavese, ove dimorava negli ultimi suoi anni e venne a morte lo Scarpa.; poichè già due volte mi restituìla sanità con una cura lunga sì, ma semplicissima. Mi converrà rinunziare probabilmente ad ogni occupazione di mente; ma nella mia età sarebbe poco male, se non fosse la noja.

Mi dispiace di sentire che Ella non istà in uno stato di sanità migliore del mio. Le direi volentieri ciò che a me si ripete da gran tempo: il solo rimedio è il riposo de' nervi del capo. Ma capisco che se per me è cosa difficile, per Lei, all' età sua, è cosa quasi impossibile.

Mi conservi la sua amicizia, e mi creda

Dev.ma obblig.ma serva ed amica
DIODATA SALUZZO ROERO.

(Fuori:) Al Chiarissimo Signore
Il Sig.r Conte Alessandro Manzoni
Milano.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Dal R. Castello di Moncalieri,
il 6 settembre 1829.

Il Sig.r Biscara1. Giovan Battista Biscarra (1790-1851), poi direttore dell' Accademia albertina., primo pittore, del nostro Re, ed amico mio, le porterà questa lettera, ed io la prego, Signor Alessandro riveritissimo, di accoglierlo con amorevolezza, che della di Lei cortesia non dubito. Il Sig.r Biscara è non solamente un abile e dotto pittore, ma è pure uomo ottimo per le sue qualità morali, buon figlio, buon marito e buon padre. Scrivendo a Lei queste circostanze non debbono scordarsi.

Spero che avrà ricevuto dal Segretario della nostra Accademia Reale, l' Abate Gazzera, la copia corretta del mio Poema. L' ho spedita a Milano con nessuna volontà, o dirò meglio, con nessuna speranza di vederne una ristampa; però se mai Ella ne trovasse il mezzo, sarebbe questo parimenti un mio pensiero. La copia di quest' opera mia è in uno stato assai migliore, che non è quella delle Novelle. Queste non ho avuto tempo di rileggerle; il Poema l' ho riletto con grande attenzione e cura; ed era terminato prima che mi colpisse l' acerba malattia che m' impedisce ogni occupazione di mente: ed è così vero che ho dovuto acchiudere un piccolo foglio fra quei libri che le portò l' Abate Gazzera. Avendo aperta a caso la novella dei Saraceni, vi trovai quella ripetizione d' immagine porre le ginocchia a terra, ed anzi mi pare vi sia più di una volta. Ma siccome spero ch' Ella mi farà il favore di leggere il manoscritto, così mi faccia quello di cancellare ed emendare questo difetto. Me le raccomando.

Desidererei sapere precisamente quali sono i mali di nervi che la tormentano, e già credo non sarà arrivata a quel punto a cui mi condussero, direi quasi, i rimedii più che la malattia. È pure una noja ed un affanno da potersi sopportare con gran pena quella mancanza delle facoltà avvivatrici dello spirito; quel temer sempre che ogni leggiera applicazione di mente produca una terribile infermità. Stato penoso assai più, per chi vive, siccome ora son io, diviso dalla vecchia madre e dalla famiglia paterna, e non ha famiglia propria. Ella, Amico pregiatissimo, non si trova in un tal caso. Ho inteso parlare di sua Madre, di sua Consorte, de' suoi figli tutti, e tra questi di una bellissima fanciulla che forma gran parte delle di Lei consolazioni; ed Ella forse può lavorare, Signormio pregiatissimo, benchè non totalmente in buono stato di sanità; ed anche qui vorrei sapere qual sia questo lavoro. Scrivendomi me lo dica.

Mi conservi la sua amicizia, e mi creda con tutto il cuore

Dev.ma obblig.ma serva ed amica
DIODATA SALUZZO ROERO.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, il 17 ottobre 1829.

Due cose debbono esserle pienamente note, Signor Alessandro carissimo; la prima di tutte è l' affetto riverente mio per Lei; la seconda è la somma schiettezza del mio carattere e del mio cuore; perciò, forse in modo chele sembrerà strano, le domando senza complimenti, se davvero Ella ha rimesso il manoscritto senza leggerlo, o se il manoscritto le dispiacque leggendolo, e per cortesia nonvoglia dire, giudicando l' amica sua simile ai cento, ai mille poeti d' Italia. Ella assolutamente debbe rispondermila verità; e se mai ciò fosse, la prego d' indicarmi i luoghi, ed intanto di sospendere la stampa.

Credo averle già detto che ho avuto, pubblicando il Poema, delle prove di malevolenza, alle quali non aveva verun motivo di aspettarmi; per ciò m' importa assaiil non prepararmi de' nuovi dispiaceri. Siccome queste Novelle sono state lette bensì dal Ministro degli affari stranieri1. Il mareseiallo Vittorio Sallier de la Tour (1773-1858), già capo degli « italici » originarii degli Stati sardi al tempo delle lotte degli inglesi contro Napoleone, promotore della resistenza dei lealisti alla rivoluzione militare del 1821, teneva dal 22 il portafoglio degli esteri. Cfr˙ GALLAVRESI e LA TOUR, Le maréchel Sallier de la Tour, in Biblioteca di storia italiana recente, vol˙ VIII., qual da un amico antico mio; ma non rivedate alla sua segreteria, avrei un modo semplicissimo di tagliare il nodofatale, se Ella me lo consiglia2. Attribuendo cioè l' eventuale sospensione della stampa ad un divieto della censura.. Mi risponda due parole col primo corriere, mi risponda colla stessa libertà, ch' io il farei certo con una persona siccome Ella è, cioè siccome persona di cui l' animo è più alto ancora chenon lo è l' ingegno; ed intanto mi conceda parte dell' affetto suo, poichè lo meritano senza fallo quei sentimenti con cui le sono

Dev.ma obblig.ma serva ed amica
DIODATA SALUZZO ROERO.

(Fuori:) Al Nobil Uomo
il Sig.r Conte Alessandro Manzoni
Milano per Copreno
Provincia di Como.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

30 ottobre 1829.

Torino il 2 novembre 1829.

Confesso che ho udito con piacere vero non essere ancora principiata la stampa, e siccome nel rileggere le prime pagine della prima Novella ho trovato delle correzioni da fare, e non poche, le domando, Amico veneratissimo, di ritardare il principio di questa stampa, sinchè io spedisca in Milano un nuovo esemplare corretto. L' aver voluto cangiare lo stile, e il non aver potuto rileggere dopo la mutazione, mi ha fatto lasciare de' collocamenti di parole che non istanno con lo stile presente, e delle ripetizioni che non istanno in nessuno stile.

Immaginandomi che ciò sarà affatto indifferente allo stampatore milanese, me le raccomando perchè si faccia la cosa come la desidero. E volendo spedire questa lettera a tempo per togliere ogni sconcerto che potesse accadere, finisco con ringraziarla con tutto il cuore, e restandomi soltanto a pregarla di notificarmi se lo stampatore milanese trovasse alcuna difficoltà ad incaricarsi del manoscritto, in questo caso farei qui la stampa, siccome sono decisa a fare per il Poema, che le manderò tosto che sarà pubblicato. Ma le replico la preghiera di non consegnare le Novelle quali sono ora nelle sue mani, ma piuttosto di rimandarmele per il mezzo del Sig.r Cav˙ De-Angeli1. Evidentemente il già ricordato vice-console del re di Sardegna, Carlo Felice., o altro mezzo similmente sicuro.

Le domando anche questa volta di farmi sapere se questa lettera mia è arrivata nelle sue mani. Mi basta una parola che dica: farò ciò che desiderate.

Ella crede, spero, alla sincerità della mia riconoscenza ed a quella della mia immutabile amicizia; con questi sensi le sono

Aff.ma serva ed amica
DIODATA [SALUZZO ROERO].

Pensandoci bene, per minorarmi la fatica delle correzioni, la prego di rimandarmi il manoscritto, e se questo è desiderato dallo stampatore milanese, gliene rimanderò un' altra copia in uno stato migliore. Il sig˙ cav˙ De-Angeli farà questa spedizione.

(Fuori:) Al Chiarissimo Signore
Il Sig,r Conte Alessandro Manzoni
Milano.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino il 4 novembre 1829.

Ho ricevuto lettera del Sig.r Cav˙ Gaetti De-Angeli Vice Console del Re a Milano; egli mi offerisce d' incaricarsi, se l' occasione se gli appresenta, di qualunque pacchetto a mio indirizzo; per ciò nuovamente la prego, Signor Alessandro carissimo, di farmi riavere per questa via il manoscritto delle Novelle. Ho riletto alcune pagine dell' esemplare che mi trovo avere per anco, veramente non corretto; vi trovo degli errori senza numero, e temo sia per accadere la stessa cosa nell' esemplare mandato a Milano. Ella mi faccia dunque il favore, grande molto, di ottenermi la restituzione di questa Opera mia: se lo stampatore la vorrà nuovamente, l' avrà in modo migliore. Se non se ne curerà, la stamperò qui a Torino col Poema, e tosto fatta l' edizione Ella la riceverà; ed in qualsiasi dei due casi detti qui sopra, io non cesserò mai di esserle sommamente riconoscente; e spero non ne dubiterà pensando che il mutamento presente è tutto mia colpa.

Mi conservi la preziosa amicizia sua e si accerti di tutta la mia.

DIODATA SALUZZO ROERO.

(Fuori:) Al Nobil Uomo
Il Siguor Alessandro Manzoni
Milano.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino. li 12 novembre 1829.

Il nostro Conte Sclopis1. Federico Sclopis, lo storico del diritto, già ricordato a pag. 514 di questo volume. è giunto in Torino, ed io aveva speranza che egli mi portasse il manoscritto delle Novelle, che davvero vorrei rileggere ed emendare prima che venissero stampate; vedendo che mi sono ingannata, mi volgo di nuovo a Lei, Amico pregiatissimo, e le rinnovo la mia preghiera. So di non avere scusa, poichè non avrei dovuto mandarle quest' opera imperfetta; ma ora sperando sempre che non sia tardo il pentimento, vedrò di far meglio e presto, così che se lo stampatore milanese vuol pubblicare le Novelle non sarà di molto differita la pubblicazione. Me le raccomando quanto so e posso; credo che avrà ricevuto già due altre mie lettere; aspetto una risposta di poche parole, che mi dica soltanto che non ho fatto invano la mia richiesta.

Finisco perchè mi preme il far partire questa lettera, e finisco domandandole nuovamente perdono della confidenza e libertà usate seco, quasi per una spinta involontaria non tanto dell' amor proprio, quanto del cuore; temo un non favorevole giudizio del pubblico, e questa volta crederei di averlo meritato.

Mi conservi la sua amicizia poichè le sono con tutto il cuore

Aff. ma obblig. ma serva ed amica
DIODATA SALUZZO ROERO.

(Fuori:) Al Nobil Uomo
il Chiar.mo Signore D. Alessandro Manzoni
Milano.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE. A MILANO.

Torino, il 21 di novembre 1829.

Il manoscritto è arrivato. Ella riceva la mia parola, pregiatissimo e carissimo Signor Alessandro, che nessuno ne avrà copia, e nessun stampatore torinese lo vedrà: in quanto al tempo in cui potrò rimandarlo a Milano, non posso darle parola positiva, perchè dipende dallo stato della mia sanità. Vi è poi un' altra cagione, che forse sarà invincibile del pari, ed è questa, che fra tanti copisti uno solo è capace di scemarmi la fatica collo scrivere correttamente senza che io rilegga; ma questi ha un impiego che spesso gli toglie il tempo; però le prometto di fare ogni possibile diligenza; ed intanto la ringrazio, e me le raccomando quanto so e posso.

Per il numero delle copie, replico che confido in Lei. È inutile il dire che il più sarà sempre il meglio. Nella sola mia famiglia ve ne vogliono dieci o dodici copie. Vi sono l' Accademia delle Scienze, ed i Principi, e le pubbliche librerie che vi hanno diritto; perciò replico, il meglio è il più.

Se il tempo e la mia sanità mi lascieranno terminare il regno di Emanuele Filiberto, manderò questo colle altre Novelle; ma siccome cosa non breve non m' impegno.

Mi conservi la sua benevolenza, e mi creda con tutto il cuore

Dev.ma aff.ma serva ed amica
DIODATA SALUZZO ROERO.

(Fuori:) Al Nobil Uomo
il Chiarm.mo Signore D. Alessandro Manzoni
Milano.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, 26 9 bre 1829.

Io sono così certa della verità che si trova nelle di Lei parole che le dò lode, Sig.r Alessandro mio preg.mo, e se non ho potuto dir no ad un antico e vero amico che caldamente mi domandava di scriverle quell' ultima lettera, confesso che per la di Lei pace e la mia è meglio così; il no ch' Ella ha risposto in modo cortese e amorevole è più sicuro del che il M. d' Azeglio desiderava. Benchè io sia inferma in letto, e che per i gravi giramenti di testa a cui vado soggetta ieri soltanto io mi abbia avuto una cavata di sangue, pure voglio assicurarla che sarà obbedita, e che la prima lettera non uscirà dalle mie mani neanche un' ora sola.

Mi conservi la sua benevolenza

Sua serva ed amica
DIODATA [SALUZZO ROERO].

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Pregiatissimo Sig.r Alessandro,

La ringrazio con tutto il cuore, avendo ricevuto jeri dal Sig.r Cav˙ della Marmora2. Dei soggiorni a Milano che fece in quel tempo il luogotenente d' artiglieria nell' esereito sardo cav. Alfonso Ferrero della Marmora (1804-1878), futuro generale e uomo politico insigne, discorre GIUSEPPE MASSARI, Il generale Alfonso La Marmora, Firenze 1880, capitolo II. Cfr˙ L˙ CHIALA, Ricordi della giovinezza di Alfonso La Marmora, Roma, 1880. la carissima lettera sua delli 9 dicembre. Mi pare che stia bene lo stampare le Novelle nel modo detto dal Ferrario; bensì vorrei ch' egli aggiungesse alcune copie alle dieci in carta velina a me destinate, poichè io uso di offerire le cose mie stampandole alla città di Torino, ed a quella di Saluzzo ove son nata. Ella sa di più che il Re, il Principe1. Carlo Alberto, principe di Carignano., l' Accademia delle Scienze, il Ministro degli affari esteri, l' Accademia Militare, l' Università degli Studi hanno diritto di avere tutte le cose stampate dagli autori che sono collocati dal loro nome in certo stato ed in certa classe di persone, e più se appartengono alla R. Accademia delle Scienze; non aggiungerò oltre ciò i due Scudieri che presentano l' Opera, perchè credo bastare per questi due Signori due delle copie comuni.

Sono dunque otto le copie belle delle quali non potrò disporre liberamente, e due non bastano alla mia sola famiglia. Raccomando a lei, venerat. mo Amico mio, la conclusione di questo affare; ed aspetterò la di lei risposta onde spedirle a Milano le quattro prime Novelle, cioè quelle non mai stampate, che già sono preparate, e da me corrette quanto ho saputo e potuto fare, onde diminuire il disturbo allo stampatore. Veda Ella che si accresca pure il numero delle cinquanta copie in carta leonpavia sopraffina, ed ottenga che il Sig. r Ferrario trovi il modo di farmele avere in Torino senza costo di spesa, ritenendone solamente per conto mio, e mandando nello stesso tempo da Milano al loro indirizzo, le seguenti copie: una al Sig˙ Grossi, una alla Biblioteca Italiana, e per questo giornale al nostro piemontese Davide Bertolotti; una al Cav˙ Gaetti-De Angeli; una al Redattore della Vita delle donne letterate, e credo sia questo lo Stella medesimo. In Pavia ne manderà copia al Prof. Scarpa, grandissimo amico mio; e finalmente la manderà a chi scrisse l' articolo della Minerva Ticinese, fascicolo 17, 29 aprile, 2.do trimestre 1829.

Oltre a queste sei la prima debbe essere naturalmente quella che offerisco a Lei, Amico veneratissimo, e debbe essere questa una delle più belle, e tutta a scelta sua; e se ne desidera più di una io mi crederò felicissima facendo cosa gradita a Lei.

Me le raccomando dunque quanto so e posso, e aspettando un suo cenno, mi rinnovo con tutto il cuore

Sua vera affez.ma amica
DIODATA.

P.S˙ Sulla copia mandata al Cav˙ Scarpa, e sulle altre di cui ho parlato qui sopra, e che non importa siano in carta velina, Ella mi farà il favore di far scrivere semplicemente che sono mandate per parte mia.

Già si sa che le copie mandatemi dal Ferrario saranno tutte donate da me agli amici, e non se ne venderà nè pur una.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Eccole, carissimo Sig.r Alessandro, le sei fra le Novelle; manca tuttora quella che ha per titolo il Castello di Binasco. Sono stata costretta a farla ricopiare, ed è questo il motivo del ritardo. Va posta dallo stampatore dopo Cesare Rotario, e prima di Gaspara Stampa.

Mi raccomando a Lei onde avere il maggior numero di copie possibile, ed onde affrettare la stampa; ed in qualunque caso ardisco replicare qui, che se mai il signor Ferrario1. Circa il carattere di apostolato religioso in senso giansenistico che il Ferrario aveva dato alle sue imprese librarie, cfr. CAN. ENNIO FABBRI, l giansenisti nella conversione della famiglia Manzoni, Faenza 1914, cap. V. Vedasi inoltre sul Ferrario ciò che narra il marchese FRANCESCO CUSANI a pag. 167 del volume quinto della Storia di Milano, circa la sua coraggiosa resistenza al decreto cisalpino abolitore della libertà di stampa. fosse pentito, egli è a tempo sempre finchè la stampa non è principiata. La stampa del Poema avanza, e spero poterglielo mandare fra non molto tempo.

Nell' ultima lettera mia ho sbagliato il titolo del giornale milanese in cui il nostro Bertolotti2. Davide Bertolotti (1784-1860), pioniere del romanzo storico in Italia, editore infaticabile di periodici letterarii, quali Lo spettatore, (dal 1814 al 1818), il Ricoglitore, (1818-1826), quindi il Nuoco Ricoglitore che fioriva mentre si svolgeva questo carteggio fra il Manzoni e la Saluzzo. ha inserto già l' anno scorso un bell' articolo che risguarda il mio Poema. Ella mi farà un favore correggendo un tale sbaglio; tanto più che l' altro giornale aveva stampato un articolo tutto ripieno d' ingiurie senza motivo. Il giornale del Bertolotti è: Il Nuovo Ricoglitore.

Mi creda con tutto il cuore

Sua affez. ma serva ed amica
DIODATA.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Eccole, amico mio carissimo, la novella che mancava ancora alle sette da me promesse al Sig.r Ferrario.

Ho ricevuta la risposta del nostro nuovo Console Sig˙ Cav˙ Gaetti, a cui scriverò poi, per fargli le mie congratulazioni1. Verosimilmente per la sua promozione dal grado di vice-console a quello di console., ed i miei ringraziamenti; intanto Ella mi farà il favore di sollecitare la stampa, poichè il suddetto signor cavaliere si incarica della spedizione dei libri.

Prego Lei, preg.mo Sig.r mio, di salutarlo in mio nome, dicendogli, che più presto riceverò l' opera meglio sarà, poichè io non temeva altro se non che venisse fermata ai confini, e tolto questo pericolo faccia l' invio a modo suo.

Mi creda con tutto il cuore

Sua vera amica
DIODATA.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, il 10 febbraio 1830.

Chiariss.mo Sig˙ Alessandro,

Il Sig˙ Gàutieri di Novara, giovane d' ingegno, e di ottima condotta morale, educato nella Regia Accademia Militare, di cui è Governatore mio fratello Cesare1. Il conte Cesare di Saluzzo (1777-1853), quasi fondatore dell' Accademia. In quello stesso anno 1830 il re Carlo Felice lo nominava governatore dei figli del principe ereditario. Carlo Alberto, salito al trono pochi mesi più tardi, non solo confermava al Saluzzo il geloso incarico dell' educazione del duca di Savoia e del duca di Genova, ma gli moltiplicava le prove di fiducia, nominandolo Gran Mastro dell' Artiglieria, presidente della R. Deputazione di Storia patria, Collare dell' Annunziata e, all' inizio del regime costituzionale, Senatore del regno. Cfr˙ P˙ ALESSANDRO PARAVIA, Vila di Cesure Saluzzo, Pinerolo 1857., parte per Milano, e m' ha domandato una lettera al di lei indirizzo, Chiar.mo Sig.r Alessandro. Non glie l' ho negata, benchè la creda quasi inutile, mentre vengo assicurata ch' Ella conosce particolarmente la famiglia di cui le parlo; e mi giova quest' occasione onde ricordare a Lei il nome mio e la mia vera amicizia.

Nei passati giorni ho pregato il traduttore di Corneille, il nostro Conte di Bagnolo, di notificarle che la Novella di cui le scrissi altre volte sta preparata. Ieri il Conte di Bagnolo mi assicurò che il Sig˙ Ferrario sta aspettandola, onde pubblicarla coll'altre mie. Trattandosi di un Principe nostro conviene che questa novella passi per le mani de' Regi Censori in Torino. Tosto compito questo dovere, se niente mi si oppone per parte loro, spedirò il manoseritto, ed il ritardo sarà breve.

La mia sanità ha migliorato dacchè han cessato di cavarmi sangue; però ho passato in casa tutto l'inverno. Or questa primavera cambio casa, e ritorno presso mia madre, il che è per me una consolazione grandissima, e direi quasi una necessità, non essendovi qui società che non sia di famiglia, fuorchè per le persone giovani, e anche per una sol parte dell'anno.

Desidero delle sue nuove, e me le protesto con tutto il cuore

Affez.ma Serva ed Amica
DIODATA SALUZZO ROERO.

DALL' AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, il 2 marzo 1830.

Amico pregiatissimo,

Ella avrà ricevuto, son pochi giorni, la novella Isabella Losa. Le chiedo perdono pel modo col quale è scritta, con tante cancellature e fogli aggiunti, ma il tempo mancò assolutamente onde farla ricopiare. L'avere io mandata la Novella suddetta per la revisione alla Segreteria per gli affari forestieri, dappoi a quella degli affari interni, ed alla Regia Cancelleria, ed il non aver potuto trovare subito a chi spettasse lo scrivere sotto il manoscritto si stampi, fu un motivo che conviene mi venga perdonato dal Sig˙ Ferrario, non avendo io mai fatto stampare le cose mie fuori di Torino. Desidererei però sapere con certezza, che quel manoscritto è arrivato a Milano, e che lo stampatore può servirsene.

Nel primo volume dell' Ipazia ella troverà due volte sbagliata la stampa: ho fatto cambiare i due foglietti, e glieli manderò quanto prima onde li faccia porre nel libro invece dei due che van tolti. Spedirò poi il secondo volume, e la ringrazio con tutto il cuore, carissimo signor Alessandro, anche per la gentilezza usatami ad un tale riguardo.

Mio cugino il Conte Cesare Balbo le ha diretta una copia della sua traduzione del Tacito1. Vedasi, intorno a questa traduzione, ERCOLE RICOTTI, Della vita e degli seritti del conte Cesare Balbo, Firenze 1856 pp. 87 e sgg.. Non avendo la sorte di essere da lei personalmente conosciuto, m'incaricò di scriverle, accompagnando il dono; ma la mia sanità era in tal pessimo stato, che mi fu impossibile il servirlo, malgrado il vivissimo desiderio che ne aveva.

Ho passato l'inverno però men male assai di quello dell'altro anno. Ora son afflitta dal male ai denti, che togliendomi il sonno, mi tormenta moltissimo. Ho cambiato il medico, nè il nostro dottissimo Sig.r Rolando1. Luigi Rolando (1773-1831), celebre professore d'anatomia, aveva seguito la casa di Savoia nel rifugio decennale in Sardegna. ha parlato mai più delle cavate di sangue. Egli è persuaso che sia debolezza di nervi questa mia malattia. So che Ella ha domandato delle mie nuove con qualche premura a non poche persone, perciò le do ragguaglio minuto di quello che spetta a me sola, certa di non darle noja.

Il traduttore delle tragedie di Corneille, traduzioni applaudite in teatro, ed autore anche di tragedie originali che a me sembrano molto belle, mi ha pregato di ricordarle il di lui nome; questi è il Conte di Bagnolo, che le ha scritto per me un'altra lettera son pochi corrieri.

Finisco, perchè la testa non regge neppure questo dettare semplicemente siccome fo. Mi conservi la sua benevolenza, mi ricordi alla di lei famiglia, e mi creda per sempre

Sua Dev.ma Affez.ma Serva ed Amica
DIODATA.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, il 15 marzo 1830.

Sig˙ Alessandro car.mo,

Non sapendo ancora, Amico pregiatissimo, se Ella ha ricevuto il manoscritto dell'ultima mia Novella, il che mi pare dovrebbe essere certo a quest'ora, le chiedo perdono se ardisco domandarle di farmene dare l'avviso dal signor Ferrario, onde io sappia s'egli ha potuto leggere quel manoscritto, e se si stampa o no l'Isabella Losa. Temo che la di lei sanità sia stata sconcertata di nuovo dalle mutazioni dell'aria, la stagione essendosi cambiata rapidamente fra noi e forse anche a Milano. Il Sig˙ Ferrario scrivendomi quelle poche parole che gli domando, potrà dirmi se ho sbagliato temendo una tale disgrazia.

Credo pure ch'Ella avrà ricevuto un foglietto da cambiarsi al primo volume dell'Ipazia; con una lettera mia, rimessa qui in Torino, alla Segreteria per gli affari forestieri.

Il disturbo di un cambiamento di casa è tale che debbo finire di scrivere; ed oltre a ciò la mia sanità non è ancora in buono stato. Basterà ch'io la preghi di conservarmi la sua benevolenza, poichè l'apprezzo più di ogni altra fortuna procuratami dalle buone lettere che ho cercato di coltivare. Non sono senza speranza di vederla quest'estate, e ringraziarla così della amichevole sua cortesia.

Intanto desidero ch'Ella si ricordi di chi le professa immutabilmente ammirazione ed affetto.

Dev.ma Aff.ma Serva ed Amica
DIODATA SALUZZO ROERO.

Se siamo in tempo vorrei che il Sig˙ Ferrario facesse le correzioni seguenti alla novella Isabella Losa, se pure queste correzioni non sono state fatte da me stessa nell'originale manoscritto prima di mandarlo a Milano, del che ne dubito.

Dove il Signore della Ravoire dice presso a poco così: Io ricordava la virtù delle Solaro Langosco, e delle Pescara, ecc. ecc., vorrei che in vece delle Pescara si scrivesse delle Scarampi con un'annotazione che dicesse anche presso a poco così: Donne rimatrici che fiorirono in Piemonte pochi anni prima della Eleonora Falletto.

La seconda correzione sarebbe questa:

Dove il Conte della Trinità parlando con Isabella Losa del giardino di Rivoli, le propone le sue nozze, caso che egli si serva del tu, il Sig˙ Ferrario è pregato di cambiarlo in voi; siccome anche nelle risposte d'Isabella al Conte.

Se però questi miei dubbi arrivano troppo tardi, pazienza.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, il 20 marzo 1830.

Dovrei principiare la mia lettera, pregiatissimo Amico, col farle mille ringraziamenti per aver Ella compita l'opera della stampa di mie Novelle. Il Sig˙ Ferrario ha fatto assai presto, e son certissima avrà fatto bene, poichè è stato diretto da lei. In quanto al numero delle copie debbo dirle veramente, che fra il disturbo grandissimo d'un cambiamento di casa, avendo già posto nelle cassettine delle carte le preziose lettere sue, passeranno forse quindici o venti giorni prima che io possa rinvenire quel foglio da me custodito veramente con gran cura; ma che già si trova nella nuova casa, ove sta tuttora una parte della famiglia del Ministro d'Olanda. Ella faccia dunque come le pare conveniente; credo bensì di ricordarmi che fra il numero delle persone cui venivano destinate le Novelle, si trovava anche l'Estensore dell'articolo bellissimo che le risguarda nella Minerva Ticinese. Per questa cosa me le raccomando assai; così anche per il Bertolotti.

Perdoni il disturbo, mi conservi la sua benevolenza, e giacchè Ella non vuole essere il giudice de'miei manoscritti, sia almeno, la prego, il proteggitore dell'opera stampata. Fra pochi giorni le manderò, spero, il secondo volume del Poema. Mi dica se ha ricevuto un foglietto che va cambiato al primo.

Mi creda sempre
Sua vera Amica e devot.ma Serva
DIODATA SALUZZO ROERO.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

[Torino], 23 marzo 1830.

Cariss.mo Sig˙ Alessandro,

Dopo scritta la mia lettera ho ricevuto le 16 copie delle Novelle; non so se questa seconda arriverà per il corriere di questa sera nelle di lei mani, per non ritardar maggiormente sarò breve nel dirle che tutto va benissimo; del vero affetto riconoscente non parlo; Ella sa il mio pensiero, e conosce il mio cuore.

Ho trovato leggendo due errori uno de' quali è grave ed è necessario emendarlo con un'errata in fine del libro od in altro modo; e ciò prima che si venda quell'opera o si doni. Eccolo:

Valle della Ferrania — pag. 106 — versi — 2da sc. — cioè verso 7 della Can.ne — stava, o doveva star scritto nel manoscritto così Dalla montana Armigera — Alta Saluzzo viene.

Si può anche stampare così Sin dall'alpina Armigera — Alta Saluzzo. La montagna di Saluzzo è una roccia: a mezza falda si trova la città cui stan d'intorno molte collinette dove si raccoglie l'uva migliore di tutto il Piemonte. La città era armigera in que'tempi, la montagna non lo fu mai. Per i piemontesi è grande lo sbaglio.

L'altro errore è leggiero — Isabella Losa — pag. 200 — dove dice il solo consorte, dovrebbe dire la sola consorte — poichè è il M.se della Ravoire che parla a Eleonora. Questo secondo cambiamento importa però meno del primo per cui mi raccomando alle sue cure. Se si stampa l'errata il Sig˙ Ferrario me la manderà per i volumi che ho qui mentre sarà posta negli altri non mandatimi ancora.

Mi è nato un timore per uno de' miei raccomandati, il C.te di Bagnolo non è l'autore di quella certa tragedia, morta senza nascere sulle scene di Torino. — Non udita è pur condannata, l'autore di quella tragedia è il giovane S.ta Rosa1. Verosimilmente il conte Pietro Derossi di Santarosa (1805-1850), cugine dell' eroico Santorre decurione di Torino, redattore del Risorgimento e poi commissario di re Carlo Alberto a Reggio e ministro di V. Emanuele Il a' tempi dei contrasti colla curia romana per l'abolizione del foro ecclesiastico e del diritto d'asilo. Cfr˙ F˙ SARACENI, Vita di P˙ Derossi di Santa Rosa, Torino 1864 e SANTA ROSA, Carlo Alberto di Savoia-Carignano e sue relazioni con Santorre, Pietro e Teodoro di Santarosa, Torino 1900.. — Crede Ella, Sig˙ Alessandro car.0, che il Ferrario stamperebbe per conto proprio le traduzioni di Corneille applaudite sulle nostre scene, e conosciute e recitate dalla Compagnia Reale del nostro Teatro2. Vedasi intorno alla « Compagnia reale » l'articolo di G˙ ROBERTI, I primi anni della compagnia reale sarda nella Rivista Contemporanea del 1888 e ONORATO, ALLOCCO-CASTELLINO, Alberto Nota, Torino 1912.; e con queste traduzioni la Gismonda inedita ancora3. La Gismonda, del Bagnolo, fu pubblicata dalla stamperia Botta di Torino nel 1832.? Sarebbe questo il gran desiderio dell'autore, dopo quello però di essere letto da Lei.

Perdoni, mi ami, e mi creda sempre e per sempre sua

Dev.a Aff.a Amica
DIODATA.

Desidero sapere quand' Ella avrà ricevuta questa lettera mia. Il Sig˙ Ferrario potrebbe egli mandare da Milano a Lucca una copia bella delle Novelle a Cesare Lucchesini1. Il grecista Cesare Lucchesini (1756-1832), fratello del noto diplomatico marchese Girolamo, corrispondente di Gino Capponi che contava sulla sua collaborazione nei lavori preparatorii per l'Antologia. Il Lucchesini si attirò una polemica dal Giordani, movendo avventate censure al Guidiccioni (ANTONIO GUSSALLI, Prose, Milano 1877, pag. 353). Atto Vanucci ne scrisse la vita, nel. 70 vol. della Biografia degli italiani illustri del DE TIPALDO. Cfr˙ Lettere inedite d'illustri italiani a Cesare Lucchesini, Lucca 1869 e ALESSANDRO CARRARESI, Lettere di Gino Capponi e di allri a lui, Firenze 1887 vol˙ V.? E dirmi da poi che l'ha mandata? farebbe un vero favore. Così per una delle men belle all'Antologia in Firenze. E due a Roma con questi indirizzi: Sig.a Enrichetta Orfei Dionigi2; Sig˙ Ab.te Coppi3. Antonio Coppi (1782-1870), il letterato piemontese stabilitosi a Roma, che volle continuare gli Annali d'Italia del Muratori. (unita a quella d'Enrichetta che la darà all'Ab.te).

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, il 29 marzo 1830.

Non voglio assolutamente ch'Ella pensi ancora un solo momento allo sbaglio accaduto. Non importa che la Biblioteca Italiana abbia ricevuto il libro delle Novelle; importa meno assai che forse quello che dicono i giornali. Sicchè le domando, Amico carissimo, in nome di quella benevolenza da Lei concedutami, di non prendersi nè pensiero, nè cura dell'accaduto. Così fo, io l'assicuro; mi preme assai il ripetere cento volte questa verità. Le raccomando bensì di mandare una copia delle Novelle al Bertolotti, ed una alla Minerva Ticinese.

Finisco perchè ho scritto una lunga lettera al cav. Gaetti e non voglio annojare Lei con replicate dicerie. Ho fatto correggere qui le copie mandatemi, mettendo un piccolo pezzo di carta stampata co'due versi dove è accaduto lo sbaglio. Acchiudo in questo foglio una di queste carticine per farlo intendere meglio.

Mi conservi la sua amicizia, e mi creda

Sua vera amica
[DIODATA SALUZZO ROERO].

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, 8 aprile 1830.

Carissimo Sig˙ Alessandro,

La ringrazio in fretta della gentilissima lettera sua, a cui risponderò in miglior modo tosto che mi sarà possibile il farlo, per ora non posso, stante moltissimi disturbi, che cagiona un cambiamento di casa, basterà il pregarla di ricordare al Sig˙ Ferrario, che non potendo egli inviare a Firenze ed a Roma ed a Lucca le copie ch'io desiderava ricevessero i miei amici, resta l'invio a me fatto da quello stampatore, mancante di tutte quelle copie, e perciò lo prego di rimetterle al nostro cav. Gaetti, che me le manderà a Torino come ha fatto delle altre, io da qui troverò il mezzo sperato e necessario.

Scusi il disturbo, ho ricevute le cartoline colle correzioni, e di ciò pure le sono riconoscente, pregandola di ricevere le proteste della mia immutabile amicizia.

Sua dev.ma ed obb.ma serva.
DIODATA SALUZZO ROERO.

DALL'AUTOGRAFO. NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Torino, 17 maggio 1830.

Il Cav˙ Gaetti mi scrive ch'Ella parte per la villeggiatura, Sig˙ Conte car.mo. e prima di questa sua partenza voglio ricordarle il mio nome e la mia vera amicizia; sperava vederla in Milano, ma sarà tardi probabilmente e nella calda stagione che potrò andarvi, onde son ora pur troppo certa di non trovarla in città: mi permetta dunque di ringraziarla con tutto il cuore pei disturbi che le ho cagionato; e veda la prego se il Ferrario volesse cambiare ancora qualche copia delle mie Novelle con le copie del Poema. Queste Novelle sono desiderate nelle provincie del Piemonte perchè son cose tutte nostre. Me le raccomando.

Mi ami, e mi creda con tutto il cuore e per sempre
Sua aff.a Serva DIODATA.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Milano, 17 dicembre 1830.

Torino, 29 di dicembre 1830.

Un giovane Cavaliere che doveva portarsi a Milano domandò per Lei una lettera mia; ho scritto, ed anzi ho creduto che da molti giorni Ella avesse ricevuta questa lettera. Ma il giovane non curante, siccome è fra noi la generazione d'uomini crescente, scordò la domanda fattami, e son due ore che io seppi ch' egli non mosse da Torino. In fretta dunque, per non lasciar partire la posta senza rispondere, la ringrazio mille volte per la gentile offerta sua; due copie della litografia mi bastano; ne ho trovate alcune qui, dal Maggi1. G˙ B˙ Maggi, editore e cartografo torinese.; ma vorrei però sapere il prezzo delle copie che riceverò da Milano; lo domando a Lei come prova di vera amicizia.

Mi dispiace moltissimo che la sua Sig.ra Consorte sia stata tanto gravemente inferma. Mi ricordi, la prego, così ad essa come alla veneratissima sua madre; degna figlia di uno de' più grandi ingegni italiani, e direi anche degna Madre, se non avessi, timore di offendere la di lei modesta virtù. Signor Alessandro mio, mi conservi quella amicizia sua, che nessuno desidera più di me, benchè tutta Italia l'onori. Gradisca i voti che fo con tutta l'anima per la sua felicità e per quella de'suoi cari; sto aspettando sempre il giorno in cui potrò assicurarla colla voce, non colle lettere, di quei sensi che le ho consacrato; temo però che non sia vicino quel giorno; un cambiamento di casa, la sanità di mia madre, e le vicende che ne circondano mi tolgono quasi la speranza. Non si scordi di me, che io la porto nel cuore.

La prego di fare al Sonetto che le ho diretto le seguenti correzioni:

« Muta è la cetra, ed il tuo nome amato « Invan dalle mie labbra, ecc. « Sul nuovo Pindo discortese e vano « Io son straniera, ecc.

Così tolgo un cattivo verso sul principio, e tolgo nel finire la voce strana che stava vicina a straniera; fatto e scritto il sonetto l'ho mandato subito: or rileggendolo mi parvero necessarii questi cambiamenti.

Perchè Ella non disapprovi il mio sdegno, sappia, Sig˙ Alessandro carissimo, che il giornalista di Milano mi chiamò la Pantasilea de'Romantici1. L'assimilazione della vivace, ma pia e costumata gentildonna piemontese alla mitica regina delle Amazzoni non poteva esser stata fatta che per eccitare il riso, data anche l' età della Saluzzo, sì che è ben naturale che essa mal sopportasse tale apostrofe..

Mi creda sempre sua

D.a Aff.a Serva ed Amica
DIODATA.

DALL'AUTOGRAFO, NELLA BIBLIOTECA BRAIDENSE, A MILANO.

Lettera 596a, pag. 550, nota 1. — Per il Biscarra vedasi RAFFAELLO RICCI, Memorie della Baronessa Olimpia Savio, Milano 1911.

Lettera 600a, pag. 562, riga 5 della nota 1. — Leggasi: « Maréchal ».

Lettera 616a, pag. 583, nota 2. — Sul Bertolotti vedasi G˙ AGNOLI, Gli albori del romanzo storico in Italia e i primi imitatori di Walter Scott, Piacenza 1906.

Lettera 671a, pag. 658, nota 2. — Sulla timidezza del Manzoni e il valore di certi suoi apprezzamenti vedasi una nota anedottica di ATTILIO MOMIGLIANO, La rivelazione del voto di Lucia in Giornale storico della letteratura italiana, vol˙ L, fasc˙ 148-149, pag. 116. — Pag. 659, nota 1. — Può essere utile il raffronto fra le teorie manzoniane intorno alla lingua e quelle, assai dissimili, del Leopardi. Ne dà un saggio FRANCESCO COLAGROSSO, La teoria leopardiana della lingua, Napoli 1905.