TRATTA IN PARTE DALLE SUE RIME, DA QUELLE
DI COLLALTINO E DI VINCIGUERRA, DALLA LETTERA
DELLA B. PAOLA DE' NEGRI EC.

Deh! perchè soffri, Amor, che tanta fede

Resti senza mercede?

Rime di GASPARA STAMPA, pag. 162.

GASPARA STAMPA
Novella


Se cadro fra le pugne, giurami che altro affetto non t' accenderà giammai: giurami che seguendo il nobilissimo fuoco ch'io ti vidi sin da fanciulla scintillare ne'loquaci e bruni occhi, tu renderai immortale il mio nome in un canto di morte. Così diceva alla bellissima Gaspara Stampa il Signore di Trevigi, sedendo seco per la prima volta sulla nuda pietra nella ristretta valle dei salici, che divideva le turrite sue mura dalla casa merlata del vecchio e bellicoso Giovanni Stampa. Giurami!… La giovanc senza muovere parola s'alzò, e mestamente si volse al curvo diroccato muro di un sacro edifizio che dietro loro stava, e sovra le cui rovine essi sedevano da non brevi momenti: il muro, l'altare consacrato agli spenti, il suolo ingombro di rotolati sassi, tutto era rovina; essa stringendo colla sinistra mano una mano del prode, sollevò colla destra il velo che le copriva le nere chiome, e passò lentamente la soglia.

Alta la notte, profondo il silenzio, gelida l'aura del crudo decembre tutto destava lerrore; fra le rotte e negre pareti larghi varchi s'aprivano ai dubbiosi raggi di luna, e quei raggi spiranti malinconia formavano tra gli avelli della nobile famiglia Stampa lunghi e spaventevoli fantasmi, che impaurirono la fanciulla non usata alle veglie notturne in sì tremenda dimora: una croce negletta, simbolo e sicurezza dell' eterna pictà s'innalzava in mezzo al funebre soggiorno sovra un macigno che parea sostenerla quasi altare, e che staccato si era poc' anzi dalla rotta volta. Cadde Gaspara sommessamente gementlo a'piedi della croce, ed abbracciandola disse: giuro. Ed a te, sclamò Collaltino, a te giuro, potentissimo Iddio…. Fermati, interruppe Gaspara, fermati. Grave ferita mi facesti nel cuore, chiedendomi ch'io ti giurassi una fede, a cui era impossibile cosa ch'io mancassi giammai. Domani col sole sorgerà l' ora dell' estrema tua dipartita: fors' io, me misera, non rivedrotti più mai; e pure no! non ti chiedo vani giuramenti, nè in pensiero mi cade che tu possa un giorno mutare gli affetti. Lasciami ritornare alle fatali stanze ove Cassandra m'aspetta. Deh non volere che la dolce sorella mia incontri il tremendo sdegno del padre; s'egli s' avvede ch'io nobile vergine, scordando la fama, e la non macchiata culla, vegliando quì teco, un amore ti giuri che ignoto a me avrebbe dovuto essere pur sempre. Certa son io della tua fede: chi fra le armi crebbe ad altissima fama, ed è uso a mirarsi innanzi agli occhi la morte, e con essa il Dio di verità eternamente immutabile, non può mentire, o cangiare gli affetti. Gaspara nel profondo del cuore sel credea, ma Gaspara di poco oltrepassava il terzo lustro. Gittò Collaltino l'ignuda spada sul rozzo altare, e cadendo pur egli appiè della croce gridò: Iddio, Gaspara, e l' onore.

Il vecchio padre di Gaspara e di Cassandra, ritirato vivea dalle cortì, e coperto di onorate ferite che nelle pugne d'Italia acquisto: cresceva egli alle armi il generoso Baldassare, ed alle nozze dei prodi le due giovanette figlie a cui la sorte avea tolta la madre. Fratelli nelle armi di Baldassare, Collaltino e Vinciguerra avean bevute da Giovanni le prime voci ripiene d' entusiasmo guerriero. Ricchi e possenti Signori di Trevigi occupavano essi le torri che sovrastavano al fiume Anasso. Stava minore d'età il secondo tra le fiere battaglie, in cui sotto Milano libravasi il destino d'Italia; e sempre al primo dicea Giovanni: il maggiore tra' viventi è il forte che pugna e vince; ed a Gaspara: la sola gloria dell' ingegno è il celebrare l'immortale guerriero. Così co'primi anni spirò in loro un amore vivacissimo, che nella donna divenne necessario al viver suo, e nel giovane alla sua gloria. Gaspara amava in Collaltino la fama d' un eroe; ma se a lui nessuna fama rimasta fosse, ella ugualmente avrebbe amato: non così l' ardentissimo Cavaliere che in lei vedeva soltanto una nuova fonte di rinascente rinomanza: la gioventu appena uscìta dalla festevole infanzia, il casto pudore, ed il pietoso e verecondo sguardo nessun senso gli avrebbero destato in seno, se nella compagua de' primi suoi giorni egli non avesse veduto crescere l' emulatrice delle Vittoric e delle Veroniche; colei che renderebbe eterni nel canto li presagiti trionfi.

Tre volte la vergine rivolse lo sguardo a' raggi estremi di luna, che dipingevano le abbandonate rovine d' un colore quasi rossigno: una fitta nebbia s' alzava dalla valle e dalle sponde ombrose del fiume; nissun sentiero s'apriva; scoscesa ed erta era la non segnata via, ma una piccola fiaccola adombrata d'un velo stava sulla porta ferrata ed occulta fra le rocche del paterno castello; questa fiaccola era stata quì posta celatamente da Cassaudra, che di due anni d'età maggiore della sorella, l' amava al pari della luce del giorno. Il sensivo ed ingenuo cuore di Gaspara, ed il sempre sorridente suo volto, non che l'ingegno meraviglioso destavano un non voluto affetto in chiunque domesticamente seco vivea. S'aprirono lenti lenti i cancelli, di cui un incauto vecchio custode che nascere le vide, vinto da' loro preghi avea recate le pesanti chiavi: da questa parte nessun ponte armigero chiudea l' entrata che ne' viali del giardino conducea. La pietosa Cassandra accolse fra le braccia la tremebonda fanciulla che fra i dumi, e fra le spine, avea fatti sanguigni i piedi affaticati. Salirono per una tortuosa scala nella larga ed alta camera sovrapposta alla torre, e s' adagiarono sulle piume senza trovarvi neppure un' ora di sonno.

Da pochi momenti dormiva la vergine stretta fra le amiche braccia, e la sorella stessa reggendola sulle inquiete piume chiudea le luci al sonno, quando una voce dolcissima, troppo nota al cuore dell' infelice, scosse l'aura soavemente, ed accompagnata dal flebile suono del liuto stesso, su cui ella destar soleva una appassionata armonia, cantò:

O larga ferrata Fenestra che in bruna Gran torre merlata Dipinge la luna: Ti schiudi, ti schiudi: Il suon del mio canto Ascolti il mio ben. A voi non si niega, O voci d'amore In cui tutti spiega Gli affanni mio cuore, Lo scender felici Nel timido sen. Nitrisce il corsiero, S' appressa l' aurora, Il suono leggero Ti dice: t'adora, E indarno ti chiede Un ultimo addio Chi visse per te. Ma estremo di morte È questo mio canto; Ti desti mia sorte, Ti desti il mio pianto, Ti desti dal sonno La candida fè. Il cuore vien meno Languendo d' affanno; Si strugge ripieno D' amore tiranno; Glà ferve la pugna, Ed ella nol cura, Pur ella lo sa. Deh voi non turbate Sua pace sercna, O voci sprezzate: Ma chi per lei pena In notte funesta Più pace non ha, Accresce l' affetto Lo stesso tormento; Lo provo nel petto, Nell' alma lo sento, S' accresce l' amore Che è privo di speme Nell' ultimo dì. Tu dormi, mia vita; Tu dormi ben mio; E torbida uscita Già l' alba vegg' io: E il suono del canto Nel pianto morì.

Sommessamente e solo risuonava il liuto, ma lievissimo era il sonno, e la fanciulla precipitando dalle piume, dischiuse le imposte. L'aurora era sorta, eppure oscurissimo stavasi tuttora il cielo: fredda ed addensata la neve tutta ricopriva la montuosa terra che circondava il castello. O Gaspara, prorruppe una voce affannosa, o Gaspara, lascia che il tuo Collaltino coll'estremo addio ti chieda il velo azzurro ch' oggi t'adornava il seno, tu 'l sai, io ne' tornei píù famosi non ho vestito mai se non l'azzurro delle tue divise. Deh non ti sdegni la mia partenza. Non io potea veder tra le pugne Vinciguerra e Baldassarre, e rimanermi inoperoso, e non cercare di meritarti. O tu che colla gloria sarai pur sempre l' oggetto d' ogni mio voto; o tu che nel divino tuo cuore portar non sapresti un vile, deh nou sdegnarti! deh non parta il tuo fedele senza vederti l'ultima volta. Veglia il padre tuo, e Baldassare ed io abbiam vegliato a suo fianco. Mi è negato il dirti un addio nella solitaria tua stanza. Sorgi, vieni, mi troverai con Baldassare fra le braccia del padre tuo. Dir più volea Collaltino, ma per l'acerbo dolore cadde Gaspara nelle braccia di Cassandra. Rinvenne e precipitossi nelle oscure gallerie, respingendo Cassandra che fermarla volea. Si sospinse nella unica sala illuminata, dove vicino ad alto ed ardente focolare, fra gli stemmi degli avi, e le armi de' prodi appese alle dorate pareti sedevasi il canuto Giovanni con Baldassare, già rivestito di lorica, e di spada, mentre inuanzi a lui armato, ma senza divísa veruna, stavasi in piede cogli occhi scintillanti, e con la fronte colorita in atto di entrare in quell'istante Collaltino.

Arrossì la vereconda donzella nel vedersi al cospetto dei prodi, non velata la chioma, e quasi sciolto il manto; ma le diè coraggio amore, e cadendo fra le braccia di Baldassare, non partirai, fratel mio, non partirai, prorruppe, senza stringermi al petto, e senza ch' io t'adorni il fianco delle paterne divise, cingendoti la spada; ed a te pure, disse tremando e rivolgendosi a Collaltino, ed a te pure cresciuto alla gloria dal padre mio s'aspettano i suoi colori. Quì trasse dal seno due sciarpe azzurre, e d'argento, ed abbracciando nuovamente Baldassare, una ne ripose al suo collo. Pose reverente un ginocchio a terra il Sig. di Trevígi, involontarie lagrime gli bagnarono le pupille; breve istante rimase sospese il velo sul capo suo, s'incontrarono gli sguardi; tremò clla, e il guerriero baciò il velo, ma non ardi baciare la mano che della sciarpa il rivestiva.

Un breve lampo di sdegno apparve sul volto generoso di Baldassare fattosi sosettoso dei furtivi amori. Si corrucciò leggermente Giovanni e disse: Male a te si conviene il rivolgerti con negletti veli fra solitarie notturne stanze: la dote alta e maggiore tra noi è per nobile fanciulla il pudore, prima virtù fra le incolpevoli spose, come il valore in gentile cavaliere. Se rivedere bramavi il fratel tuo s'addiceva a te il lungo manto ed il venerato abbigliamento; a te s'addiceva il ricercarne col giorno, ed al momento della dipartita. Tacque e mentre vergognosamente alloutanossi Gaspara, segui egli: Ora giacchè nella notte vegliata udi l' altissimo Iddio i miei voti, udite voi le voci del padre, nè disdegnerai, Sig. di Trevigi, se il semplice castellano chiamandoti figlio a te primo si rivolge: voi possenti, voi doviziosi Priucipi Italiani, a voi s'aspetta il dare a noi ed al vulgo gli esempi della reverenza a Dio ed alla virtù, del valor generoso, della rigida signoria de' sensi, e dell'alme vostre, e finalmente del primo santo amore di patria, origine e fonte del meraviglioso valore, Già divisa fra due genti straniere la terra de' Curzi e de' Camilli è fatta vasto ed insanguinato teatro agli odi di Carlo Quinto, e di Enrico II. Francia e Lamagna si van disputando non i cuori italiani, ma le impoverite provincie, e servouo i signori delle provincie, non che gli abbietti vassalli, al loro volere. Guerra e fame ei strapparono il pianto che invano ci domaudava lo scorno della nostra servitù. Signor di Trevigi, più che di noi è dei Grandi la vergogna; ma dove nessuna gloria comune non ha la patria, abbia almeno la gloria che a lci deriva dalle operazioni divise di ciascuno de' figli suoi. Addestratevi, o giovanetti, addestratevi sotto la fatale insegna dei vostri oppressori. Lunga è l'arte della guerra, mutabili sono gli eventi; chi sa che altri non si dolga per lo avervi la grand' arte insegnato. Almeno dir altri non possa vili e codarde le spade che a nostro pro servire non possono; nè lo stranicro ardisca sorridere ricordando le antiche memorie nostre, se a fronte gli sta uno di noi viventi. l forti di tutte le età, di tutte le nazioni sono fratelli nella gloria. Sotto il vessillo dei Franchi impara, o Baldassare, a difendere forse un giorno contro i Franchi conquistatori Vinegia, Trevigi e le mura turrite dove nascesti. Il nobile sangue che ti scorre nelle vene ti da il diritto di pugnare e di cadere il primo. Onora la canuta vecchiczza di tuo padre che cedette a tuo fianco il ferro istesso che Francesco l lodò: e tu, Collaltino, duce fra poco diverrai delle schiere, se mal non m'è noto l'ardeute ingegno tuo e l'avito coraggio. Chi nacque da schiatta bellicosa e possente non travii dagli avi, rammenti ed uguagli la loro virtù Quì Giovanni strinse Gollaltino e Baldassare frale tremole bracca Baldassare bagnó di lagrime la bianca chioma che non dovea rivedere più mai, ma Collaltino ripieno d' alti pensieri fieramente sorrise.

Sorto il sole dai monti nevosi, già da un' ora irradiava i salici piangenti della valle: uscirono i due giovani dagli amplessi paterni, ed il padre ealdi voti porgendo all' Onnipossente rimase. Valorosissimo d' animo egli era, ma lo vinse l'affetto, e celatamente egli udivasi suonare nel cuore l'elerno addio. Sovra il verone della torre stavano Gaspara e Cassandra. Voleranno rapidamente, dicea Cassandra, i focosi destrieri; i nostri cari scorgere non potranno noi poste sul discosto verone. Chi darà loro il segno, chi volgere li farà? Vestita era Gaspara di un largo manto di porpora, le lunghe anella del crine gli cadevano sulle bianche scoperte spalle e sul seno; il lembo della trainante sfoggiala veste era ricoverto d' oro forbito, ed un giro di bianche perle le stringeva la chioma; ma il pallido colorito del viso, ed il grand' occhio nero spento ed illanguidito dal profondo dolore contrastavano funestamente coi festosi ornamenti. Già sul ponte s' udiva il nitri dei destrìerì, già sopra il suo era salito Collaltiuo, e non volgeva un guardo alla torre, nè vederlo partire senza l' estremo sguardo volea la fanciulla, nè a cospetto di Baldassare ardiva chiamarlo colle meste voci d' amore, ma ingegnosissimo è l' amore. S' incurvò ella sul muro, e senza liuto con sospirosa voce cantò:

Nel praticel dei fior Langue la rosa e muor All'Eridan vicin Che nasce e spuma. Così l' afflitto cuor Sovra il sentier d' amor Malinconia trovò Che lo consuma.

Passarono i veloci destrieri, e scintillare col ferrati piedi, e scricchiolare fecero il pontc. Al suono della cara voce alzò la fronte Collaltino, e mentre rapidamente il preccdea Baldassare, egli scoverse agli occhi della vergine il velato suo scudo; sovr' esso in campo azzurro intrecciati si vedevano scolpiti on alloro ed un mirto, ed intorno le voci: da lei sola gli aspetto. lddio, Gaspara e l' onore, selamò egli ricoprendo lo scudo ed innalzando verso la torre la lucida spada: addio forse per sempre, rispose la fanciulla, e s' ascose.

Quattro volte erano rinate colla primavera le fresche rose, e quattro volte il verno apportatore del fatale giorno le avea fatte illanguidire, e già Gaspara s' avvicinava al ventesimo anno. Da più lune era caduto fra le battaglie di morte il già famoso Baldassare, dolore acerbo e gloria perduta del padre suo. Ben ella sapea che Bologna, Siena, e la Mirandola risuonato avevano per le vittorie di lui e dei Principi di Trevigi; ben ella in melodiosi canti espresso avea il dolore della impensata morte e della fatale lontananza: ma indarno aspettava dopo quel funebre giorno un lieve segno della memoria del prode. Ingannolla amore, benchè da alcuni guerrieri delle sue terre native udito avess' ella che l'infido Conte portava da più mesi sulle armi sue le divise di Giulia Torella Marchesana di Cassey, giovinetta di regio sangue che rícche terre possedeva, il cui padre amato oltre ogni credere da Enrico Il onorato venia nell' esercito fra i primi, ed a questa sua adorata ed unica figlia sposo prometteva di regio sangue. Ma siccome lusingar suole un soverchio affetto, altro ella non vide in costoro se non nemici dell' amor suo che turbar lo volevano: eppure il silenzio del giovine, il non averle da gran tempo palesate le imprese, quasi egli non si curasse che conscia fosse della sua gloria; eppure la fama spesso non dubbia del narratore; eppure il candore mede- simo con cuí ragionato avevano costoro, tutto dovea farla tremare; ma giovanetta inesperta, amata costantemente da tutti coloro che la circondavano, incapace ella stessa d'un solo pensiero che offendere potesse la giurata fade, cre- dere non volle e non seppe.

Abbandonato avea Cassandra le paterne castella e rinchiusa per sempre la crescente età sua in una cella del sacro edifizio, dove ritirata si era da prià Paola De Negri, nè più l'amore per la sventurata sorella era il primo senso dell' animo suo: non compito interamente era il sublime disegno, e forse i pianti altrui in gran parte lo cagionarono. Gaspara fra quelle celle romite, che chiuse ancora da severo divieto non erano, cereava spesso un qualche raggio di speme che non Paola, e non Cassandra poteano darle pur mai, In un tranquillo mattino del ridente maggio seduta sul nobile palafreno attraversava la folta selva che al chiostro remoto conducea; folte eran l' ombre, ed i rami incurvati, e sparse d' erbe rinascenti, e di freschi fiori le vie; in purissimo cielo spirava un'aura ripiena di rosata luce, e di soavissimi odori; mille e mille allodolette accompagnavano col canto il mormorio de' ruscelli e delle verdi foglie seosse da quel venticello beato: tutto spirava pace ed armonia, quando improvvisamente da non lontano monte s' udì il suono armigero delle trombe e dei bellicosi oricalchi, e il calpestio dei cavalli, e il suonare delle armi. Sventolar vide la fanciulla aí raggi del sole la bandiera dei Collalti: appena reggere poteva allora all'immensa piena di gioja che tutta l'anima palpitar le facea; deviò il palafreno, e molto innanzi a' suoi che la seguivano lo sospinse; non lontana da larghi e bassi portici che ivi si aprivano, vide il desiato cavaliere che le divise dei Collalti vestiva; ma chiusa ed abbassata egli tenea la visiera, e veggendo ella che ad incontrarla ei non moveasi, per la prima volta sentì uascersi in petto uno sdegno, che da giustissime cagioni prima avrebbe dovuto nascere: ma siccome bellissima divenuta era Gaspara, crescendo nella età, stupì riveggendola l'ignoto cavaliere, e levando la chiusa visiera non Collaltino, ma Vinciguerra scoverse. Egli era di due anni minore d'età del fratel suo, ma tutti i pregi di un incolpabile cavaliero, senno, valore, cortesia, e mirabile nobiltà d'aspetto, tutto vantare egli potea, se solo egli non avesse sembrato ignorare la propria virtù. Gloria maggiore d'ogni altro Italiano guerriero acquistato egli avca, ma sprezzatore delle Corti straniere, quanto sprezzatore egli era dei perigli, tornava alle castella sue, e lasciato avea nell'esercito Collaltino: ben riconobbe egli la giovane, usato siccome era negli anni suoi primi a chiamarla col dolce nome di sorella: scese ossequioso dal corridore e disse, oh nobile figlia di Giovanni, non riconosci Vinciguerra? Fu impossibile forza il trattenere il caldo pianto che alla vergine irrigava le gote: non sempre gradite sono le ridenti rimembranze della fanciullesca età; le memorie, gli affetti, il pentimento, il timore, tutto se le affollava sugli occhi, e nell' anima; ben se ne avvide egli, e non mosse parola. Volse Gaspara il palafreno, e Vinciguerra rispettosamente e tacito seguendola passò con cssa il ferrato ponte, e si trovò stretto fra le braccia di Giovanni. Nessuno mai vide Gaspara senza amarla: cadde nell' anima di Vinciguerra il di lei pianto, e pochi giorni trascorsero nel silenzio e uel dolore; ma ogni giorno andava clla alla abbadia remota di Paola. L'infelice giovanetta fra le aure tempestose di una sera d' estate vi giunse, e sotto le larghe volte rischiarate dai lampi e da una moribonda sacra lucerna fermossi: stringeva nella destra la lieve canna, onde percuotea da pria lo sdegnoso destriero, e colla lieve canna sulla arena che fra le colonne trovavasi vergò i seguenti versi:

Perchè giurai la fè Misero cuor perchè? Perchè s' ascose in ciel La mesta luna? Nunzio del mio morir, Non del cambiar desir, Forse l' avel tremò Fra notte bruna.

Dietro a lei un profondo sospiro mestamente interruppe il cupo silenzio delle volte tenebrose. Cancellò rapidamente li funebri versi, e volgendosi riconobbe il turbato fratello di Collaltino: mai questo nome fatale pronunziato avea ella, nè mai il fratello ardito avea rammentarlo. Egli veggendoia al dubbioso lume, sorella, le disse (e questa voce tremare la fece ed abbrividire), sorella, illanguidire io veggio la tua fiorente vita: odi le voci del fratel tuo che nessuna cosa giammai amò in terra al pari di te; vedi l' altare di quel Dio, da cui dipendono le umane sorti; quì offri tradita vergine il sacrificio d'uno sventurato amore. Collaltino giunge fra pochi giorni alle avite castella, ma Collaltino vi giunge guidandovi Giulia Torella; vedi, appiè dell' altare t'aspetta la tua fida consolatrice Cassandra. Immota, istupidita, senza voce, senza lena trovossi Gaspara fra le braccia di Cassandra che indarno con Vinciguerra alternavale le cure, e le lagrime. Fredde le membra, muti e fitti al suolo gli sguardi, coverta la fronte di un livido pallore, trarle un grido, un sospiro, sarebbe pur stato opera pietosa, ma impossibile ell'era. Solo con fioca voce sommessamente chiamava ella il canuto padre suo, ed a destarla dal terribile sonno altra via non trovò Vinciguerra fuorchè il condurla fra le braccia del padre; nè Paola De'Negri, che, sicconie il Dio ch' ella serviva, era tutto amore e pietà, vietò alla disperata Cassandra il seguitarla, Venne riposta la misera sovra il suo palafreno, e la sorella velandosi gli umidi sguardi l' accompaguava, mentre a lenti passi tenendo l' aurata briglia lo conduceva Vineiguerra; allontanato aveva egli i servi, e le ancelle, cupidi mai sempre dell'altrui dolore. Ma coll'auima lacerata da mille affetti sogguardarla pur non ardiva, che ad ogni sguardo clla in tutte le membra tremava. Giungere innanzi a Giovanni voleva solo e primo il verace difensore della figlia infelice, ma era a lui serbato l' amaro calice dell'estremo dolorc. Nella valle dei salici ora disceso Giovanni, Temendo egli il rovinìo della tempesta sulla scabra via ignota altrui ad incontrare moveva il solo vero croe da lui cresciuto e che in vita rimaslo fosse. Lo stato terribile in cui si trovava Gaspara fuggir non potea agli sguardi d'un padre. Appena il vide ella, che cadere lasciandosi dal corsiero, prostrata trovossi al suolo, e colla fronte sull'ignuda terra con inaspettato gemito, che sin nel profondo dell'auime scendea. Drnmi la morte, padre, dammi la morte, geídò; egli m'abbandona. Le mani, e la fronte di Gaspara erano state insauguinate e lacerate da que' sassi medesimi che altre volte le lacerarono le piante quando ella tornava dalla tomba degli avi. Un suouo cupo ed orribile rendeano i fulmini frammisti al rapido turbinoso vento che rompea fischiando i rami alle quercie della foresta: precipitava dal cielo la rovinosa grandine, e già l' acqua immonda ed il limo ricoprivano le pietre. Molli e squarciate le vesti, sparse fra quel limo le chiome, Vinciguerra vide la moribouda donzella, nè lasciò che alcuno a lei s'avvicinasse; ma sollevandola e reggendola egli solo, allora costretto si vide a palesare gli occulti fraterni amori, e fu maraviglia che fra la vergogua e la piotà spento non cadesse il capitano già così caro a Francesco I. Avviatosi egli alla torre, dove era la stanza fatale delle due sorelle, invano vide piangere Cassandra a'piedi suoi, ma iuvano pur egli chiamò l'istupidi. ta Gaspara, eterno scorno del nobile sangue e morte del padre suo. Iaterpor volle le compassionevoli voci il cousolatore, l' amico di Gaspara. Allora il vecchio alzandosi con impetuosa veemenza d'affanno e d'onore. Difensore dei rei, prorruppe, tu pure imparasti tra le falangi d' Enrico l' arte proterva dei tradimenti: difendi il fraterno onore, e se Id lio abbandona la giusta causa d'un padre, svenami! Disse, e gittò il guanto innanzi a Vinciguerra, che riverente da terra lo raccolse, e baciandolo rispose: Padre lascia ch'io'l serbi, onde serbarmi la memoria della sfida onorevole del maggiore fra' viventi guerrieri, ma io son figlio tuo, nè il figlio pagnar debbe col padre: il valore in me nacque dalle tue cure, nè contro le rivoigerò la spada che a me cingesti. Sedussero le fallaci arti del tempo in cui viviamo il sempre a me caro Collaltino. Grande fra l'armi egli non seppe rammentarsi che la fede è il primo obbligo di un cavaliere: non arrossisco d'amarlo e tel dico. Ancora sono in quel generoso cuore i semi delle virtù che vi spargesti, e che pure vi stanno, ma egli incautamente legossi con Giulia Torella, e delitto sarebbe ora ogui pensiero rivolto a Gaspara tua. O Gaspara, se accettare puoi tu non la proposta d' un nuovo amore, ma l'affetto d' un fratello che piangerà teco, ed aspetterà dal tempo la tua pace, e la sua somma ventura, sappi che altri non rimarrà fuor ch'io nelle avite stanze de' padri miei. Egli tornerà fra tempo brcvissimo nelle fallaci certi, e Giulia lo seguirà: tu se non disprezzi l'amico, se non mi sdegni consolatore, vieni a regnare in Collalto ed in Trevigi; impareggiabile donna! m'accesero, nol niego, quei vivi raggi d'ingegno che ti lampeggiano sulla fronte, m' accese il tuo candido costume, e più forse il tuo cuore ripieno d'immensa possa d' amare: pur tel ridico, rispetterò quel funesto tuo stato ed a me basta di chiamarti sposa e d'averti sorella. Ripieni d'ammirazione e di stupore l'udivano Giovanni e Cassandra, ma la tradita Gaspara cra allora capace d'un solo pensiero, il pensiero della morte.

Al cadere del terzo giorno dalle mura di Collalto illuminate di ardentissime fiaecole snonare s' udirono novellamente le trombe militari che annunziavano il ritorno del sig. di Trevigi e della sposa sua: lungi era, nè altrimenti potuto avrebbe, Vinciguerra. Solo a fianco di Gaspara stavasi Cassandra; caduto era il sole, chiara la stellata sera, e sul cuore dell'inesperta Cassandra tutto potea la sorella, che per la mano prendendola, ln guido senza cb' ella il dove sapesse per la piecola tortuosa scala della torre fuori delle mura paterne: Misera! dove vai! iterava Cassandra, ma nessuna risposta ottenea. Fra sassi e sassi giunsero nella valle, e qui sotto un salice piangente sovra il suolo umido della rugiada della sera s'assisero. Passavano nella valle i carri, ed i cavalli riccamcnte coperti, e fra loro quello di Giulia Torella. Bellissima ella era agli occhi stessi di Gaspara, e ben potea destare l'amore, il solo amore di cui era capace il signor di Trevigi. Amò egli già in Gaspara l'eternatrice de' suoi vanti, ed avidamente tuttora letto avea quelle rime dove altre voci non s'incontravano fuorchè, Collaltino, gloria, ed amore; ma il non aver più seco il già spento Baldassare, ma il niun pregío in cui si teneva l'ingeguo nelle corti, e nei campi, benchè dotato egli pur di monte ricca e creatrice altre valte stato fosse gentil rimatore, dubitare ora lo feccro che fosse men apprezzabile cosa l'ingegno. Avvolto tra le gravi e pubbliche vicende amava adesso nella Marchesana di Cassey, ricercata in vano dai maggiori che in Italia militassero, la liglia di quel duce che guidarlo potea nelle milizie, e nelle corti; amava egli in lei i plausi e gli affetti quasi palerni di un re, ed il desio degli altri prodi. A Gaspara sposa di Collaltino sarebbero bastate colle sole sue lodi una capanna, ed un fonte; ma con una sposa di regio sangue le lodi di un esercito, e la siguoria d'Italia non sarebbero forse bastate a Collaltino. Egli giunse finalmente: non più sullo scudo gli stavano intrecciati il mirto ed il lauro, ma v'era il toro ingemmato, fatale insegna di Giulia: gli stava nè begli occhi azzurri tutta dipinta la possanza d' un teticissimo amore. Sorridendo lentamente cavalcava, e quello era sorriso della soavissima signoria e dell'orgoglio di un vincitore. Mai così vago egli non parve all'infelice oggetto del suo tradimento; pur quel riso insultatore dei miseri tanto sdegno ridestò in Cassandra, che non fierezza di culla, non freno di costume, non l'ammante religioso che già ella vestia ebbero possanza di raffrenarla, ed una tale interrotta voce mandò dall'intimo del seno, che i due fratelli la riconobbero. Deh non fermarti, disse invano Vinciguerra rivolto a Collaltino, io solo quì rimauer deggio; ma già in piedi innanzi alle sorelle stava lo sposo di Giulia. Perfido, prorruppe Cassandra, perfido! così le tradisci entrambe. Involontario moto d'antico amore sospinse le braccia di Collaltino; tremando egli le porse alla verginetradita, che volgendo altrove lo sguardo con isdegno e terrore lo respinse, ed appoggiando la fronte sul seno della sorella spirò l' anima afflitta.

Quando lodavansi le immortali rime di Gaspara, quando altri compiangea la giovanile sua vita troncata a mezzo, o il vecchio abbandonato padre, una pronta vergogna appariva sul volto di Collaltino; ma fuggendo egli fra gli agi delle corti, e fra' bellici trionfi dei campi l'immagine dell'infelice, passò col tempo anche questa lieve memoria, sicch' egli scordolla, ma Vinciguerra e Cassandra la portarono eternamente nel cuore.