INES
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TRAGEDIA
DI
LAURA BEATRICE OLIVA MANCINI


FIRENZE
PER LA SOCIETÀ TIPOGRAFICA
1845


A

PASQUALE STANISLAO MANCINI

LA SUA LAURA
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A TE
SPOSO DOLCISSIMO
PARTE PIÙ CARA DELL'ESSER MIO
CUI NELL'APRILE DELLA VITA
MI STRINSE
IL MIO PRIMO UNICO ED INESTINGUIBILE AMORE
QUEST'UMILE PRIMIZIA
DE' MIEI TRAGICI STUDI
PERCHÈ I CASI D'INES E DI PIERO
SIENO A NOI MEMORIA
DI LUNGHE PENE DURATE
E DI SALDISSIMA COSTANZA
ED A' NOSTRI FIGLIUOLI
QUANDO IO DORMIRÒ IL SONNO ETERNO
TESTIMONIANZA DELL'IMMENSO AFFETTO
CHE ACCENDE LE ANIME NOSTRE
FIDA TENERA AMANTISSIMA
CONSACRO.
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MDCCCXLII.

PERSONAGGI
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ALFONSO
PIERO
INES
PACECO
GONZALES
DUE FANCIULLI FIGLI DI PIERO E D'INES
DUCI PORTOGHESI - SOLDATI - CONGIURATI.
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La scena è in Portogallo.

Il I ATTO si rappresenta in una Sala del Real Palagio in Coimbra:
Il II e III ATTO nel Real Castello di Mondego:
Il IV ATTO in una Rocca diruta a poca distanza da Mondego:
Il V ATTO in una Prigione.

ALFONSO, PACECO

ALFONSO Paceco, appien della mia grazia degno, Dimmi, esser brami?

PACECO Altro desio nel petto Mai non accolsi. A ogni ardua prova è presto Il tuo servo fedel. Favella, imponi; Chè solo a un guardo del mio re, per lui Dolce mi fa versar tutto il mio sangue.

ALFONSO So che tu m'ami : ma fin dove giunga In te del ben del signor tuo la brama Saprommel'oggi. - Ascolta. Il figliuol mio Piero, che il nobil core e'l braccio invitto De' grand' avi sortì, sai quanto io l'ami?

PACECO Men della gloria, e più del regno l'ami.

ALFONSO Più di mia gloria e di mia vita io l'amo. Col novo onor de' conquistati allori Dal Mauro lito ei vincitor qui torna. Qual gioia avrò nel rivederlo! oh come Più gradito è lo scettro, allor che un figlio Scettro di gloria e insiem di pace il rende.

PACECO Parole ascolto dal mio re che quasi Traggonmi il pianto! Pur l'eroe che vanti Esser tal ben dovea: d' Alfonso è prole, D'Alfonso il cui gran nome intorno suona Di Marocco terror, fulmin de' Mori: Castiglia il sa; ne trema Africa ancora, De'cui figliuoli sparse a rivi il sangue L'invincibil tuo brando.

ALFONSO Or si favelli Solo di lui. Parlotti un padre, ascolta Or la voce di un re – Fero sospetto Guari non à che in me destossi. Piero Che docil sempre alla paterna mente Era e sommesso, or da gran tempo è sordo A' voler miei, se a dar la man di sposo A real donna lo consiglio: ei geme Allor ch' io parlo, e sospirando abbassa Il mesto volto, indi ver me lo sguardo Supplice in atto ed angoscioso volge, E par che un alto arcano in core ei prema, Che svelarmi vorria, ma sul suo labbro Muore l'accento, e in tronche voci: o padre... Egli ripete, o padre mio, deh cessa! Forse avverrà che sorga il giorno in ch'io Di nozze a te favellerò: ma soffri Che mentre il regno è fra perigli, io sia. Un libero guerrier, nè mi rattenga Amor di sposo, nè di donna il pianto.

PACECO Giusta ed arguta è tal risposta; or solo Resta a scovrir se il vero ei parli.

ALFONSO Troppo A' suoi detti credei: ma già la pace Spiran quest' aure, or clic più manca? A lui Del sire ispano, a cui gran parte io deggio Di mia vittoria, in breve unir desio La giovin figlia—Or tu, mio fido, intanto Spiar tacito dèi di Piero ogni opra: Indaga, osserva; è questo il voler mio. Troppo già dissi a chi legger nel core Sa del suo re. Vedi qual alto incarco Ed importante oggi ti affido. Il vero Scovrir non dèi che per me solo. Or vanne: Ecco il mio cenno intero.

PACECO Il sol novello Pria che spunti nel ciel tutto fia noto Al signor mio. Vedrai che non ponesti Indarno in me la tua fidanza...

ALFONSO Ascolta.... Festivi Suoni!... Il vincitor già riede!... Corri, a me il guida.

ALFONSO Nel mio sen l'antico Vigor si desta, or che a me torna il figlio -- Ombra d'un padre ch'io tradii, per poco Non straziarmi col flagel tremendo De' miei rimorsi: almen che puro io goda Questo istante di gioia! Ahimè ! te sempre Fin del contento nell'ebbrezza io veggio Bieca apparirmi e minacciosa innanzi!

PIERO, ALFONSO, PACECO, Duci Portoghesi

PIERO Eccomi alfin tra' miei. M'è, dato alfine Prostrarmi al regio piè...

ALFONSO Fra le mie braccia Deh vieni, o figlio: al suol natio ritorni Degno del padre e della patria. Or vedi Del valor tuo i' ammirator primiero Nel padre tuo. Non pel tranquillo regno, Non per l'estesa mia possanza esulta Oggi quest'alma; ma perchè rimiro Un alloro immortal fregiar tuo crine.

PIERO Forza al mio braccio dier le rimembranze Delle vittrici armi paterne: è questo È questo il suol, fra me dicea, che al padre Campo fu di vittoria. Indi securo L'orme tue ricalcar pareami; e ognora Fra le nemiche schiere, che qual' onda Sovr' onda succedendo una sull'altra Incalzavan premean folte e frementi I nostri prodi, al mio pensier te, padre, Ebbi dinnante...

ALFONSO Sovruman contento Or m' infondon tuoi detti. A me vederti Parea tra l'armi, e di secreto pianto Bagnava il ciglio, che l' ardor tuo troppo Tremar mi fea.

PIERO Non v'ha periglio al mondo Ch'io per la patria mia, per te non corra Ad affrontar veloce. -- Oh! come sgombri Ho i tuoi nemici in campo, io qui potessi Sgombrar dal fianco tuo que' che sul labbro Han lusinghieri accenti, e in cor tuoi veri Nemici son! Ma questi eternamente Avrai da presso, e si funesta benda Coprirà le tue ciglia, che giammai Palesi a te non fian l' arti lor vili, Le nere insidie, i tradimenti, ond' essi Fansi iniquo stromento, e in te soltanto, Empi, ne additan l' autor primo. Oh padre, Se fosse a me dato il fugarli, questa Saria d'entrambi immortal gloria e vera.

ALFONSO Vano sospetto è il tuo: tutti devoti A me qui sono, e a te del par...

PACECO Mio prence...

ALFONSO Mal s'accorda al gioir d'un di sì lieto Lo sdegno e il diffidar. Ciascun di voi a' Duci S'allontani per poco: al fianco mio Resti il figlio e l'amico.

PIERO Al fianco tuo Restar vo' solo: inopportuna e vana M'è d' altrui la presenza or ch'io son teco.

PACECO ad un cenno di Alfonso s'inchina, o parte dicendo: (Tanta superbia deporrai, te'l giuro).

PIERO, ALFONSO

ALFONSO Piero, gran premio a te parmi esser denno I gloriosi lauri, e il lieto plauso Universal: ma tu dal cor paterno Dì, nulla chiedi? È ver che a larghi passi Alla tomba m'affretto, e che fra poco Sul trono assiso intera avrai possanza: Ma appien felice e grande anzi ch'io mora Bramo vederti, e pago. I tuoi desiri Aprir, non altro dèi : parla.

PIERO Del padre L'affetto io chieggo...

ALFONSO Egli è gran tempo, o Piero, Che tutto è tuo; ma s'altro tu non chiedi, Commessa è a me d' ogni tuo ben la cura: Giovane sposa, in cui beltade è pari All' avito splendor, di cui la mano Chieggono a gara i re, fia tua fra poco -- Ma non rispondi? Tu già il sai ch'io parlo Della ispana donzella: a lei tu stesso Al tuo ritorno trionfal di sposo Porger la mano promettesti.

PIERO E sai Che dal mio labbro la fatal promessa Con comando regal quel di strappavi: Sai ch'io tal nodo abborro... Or ti scongiuro, Se merta un premio il mio versato sangue, Di nozze a me non favellar più mai.

ALFONSO E qual ragion render te può sì cieco. Sì poco amante del tuo ben? Ma vano È il tuo rifiuto: già mia fè prestai Che tu sospiri un tal legame. Or forse Non sai che più d' ogni altro re possente Esser potrai per lei?

PIERO Dura, abborrita Ragion di stato! E che? di te per sempre Vittime prime sarem noi?

ALFONSO Che parli?

PIERO Me tu felice render vuoi, dicesti, E mentre in odio ho un cotal nodo, quasi A viva forza ch'io lo stringa imponi? Deh non sia vano il pregar mio.

ALFONSO Ma nulla Dunque stornar te mai potrà dal folle Proposto tuo? Dunque fra le tremanti Mie braccia io careggiar mai non dovrommi I dolci figli del mio figlio? Quelli Che del mio trono sostener dovranno La gloria e lo splendor? Dunque a me nieghi Un tal conforto?

PIERO Oh se a me dato fosse Romper le dure leggi, ed oggi scerre Donna degna di te, di me, del trono, Chi di virtù, chi di beltà fia sola La più perfetta imago, chi potria Farmi lieta la vita, e caro il regno; Un tal conforto in breve avresti, o padre.

ALFONSO Creder non vo' che Piero in basso loco Ponga l'alto amor suo: ma se pur fosse; Qual mai perversa e sciagurata donna Ostacol fora a un regal nodo? Ed ella Oserebbe levar l'audace sguardo Al sacro soglio de' suoi re? Potria Sperar... ma che ?... tu impallidisci? Or via, Parla, a me noto il tutto sia: lo impongo.

PIERO Oh istante! O morte, che affrontai da presso Ben mille volte, oh quanto eri men dura D'un tal comando! A te dinanzi io sempre Imperterrito fui; quì gelo tremo. Padre!...

ALFONSO Rispondi.

PIERO In te vani sospetti Albergar veggio in muto sdegno avvolti. Ah padre! Ah non sarà contenta appieno De' tuoi vili la turba, se di sangue Ingorda e d'odio alta discordia accesa Tra noi non vegga; se del proprio figlio Renduto alfin non abbiati nemico; Se d'innocente vittima... Ma solo. Di lor tremar, di lor lusinghe inique Alfonso dee, non io: sann' essi a prova, Gran tempo egli è, se sa ferir mio brando.

ALFONSO Se puro sei tu d'ogni colpa, or dimmi, A che parlar di sangue? Ed i miei fidi A che nomar raggiratori iniqui, Se tu dell' arti lor tema non hai? A che brandir la spada ov' io me stesso Dell'innocenza tua giudice solo Esser potrei? Dove punir de' miei Saprei col mio poter le false accuse? E chè d' ogni sospetto a sperder l'ombra Or non consenti al voler mio?

PIERO No, Piero Non fia che mai violenza tal sostenga! Verrà per me giorno di nozze... i figli Del figliuol tuo forse vedrai.. . ma taccia Ancor per poco in tuo pensier tal brama, Io ten riprego. Il sospettar deponi, Or che di te, della mia patria degno In questo dì mi credi.

ALFONSO È ver: te credo D'ogni onor degno in questo dì. Ma i tuoi Incerti detti, il turbamento, ii tuo Sospirar di soppiatto, a me talora Van favellando di sinistri eventi. Talora io volgo in mio pensier, che Piero A regnar nato non asconda in seno Mal represso desio di pronto regno. E quando un raggio a te di gioia in volto Balenar veggio, oh allor parmi che il figlio Quasi esultante il genitor già miri Curvo verso il suo fine, e lieto ancora Ravvisi i segni della morte in questo Mio volto antico, e in me vendetta il cielo Far memoranda di mie colpe! Oh stato Di me sol degno! Ma un amor paterno Tenero e vero al par del mio dovrebbe Tal guiderdon mertarsi?

PIERO Oimè? quai detti Che me di orror, di maraviglia a un tempo Compreso han già.! Donde un pensier sì atroce In te sorger mai puote? A me vedesti Oltrepassar giammai le sacre leggi D'ossequioso figlio? A me il tuo affetto Non rapirai, no, padre; io di te indegno Non mai sarò m'è testimone il cielo!

PACECO, ALFONSO, PIERO

PACECO Sire, l'ispano messaggier qui giunse, E favellarti chiede.

PIERO O cielo! O padre!...

ALFONSO Taci, ed in te gelosamente ascondi L'insensato pensier, fin che dispersa Non n'abbi ogni membranza: il messaggiero Miei sensi udrà. Più d' ogni vano prego, Più della possa di privati affetti, Sacra esser debbe ognor d'un re la fede.

PIERO, PACECO

PIERO O tu, non segui il signor tuo?

PACECO Mio prence, Te miro immerso in duol profondo: al ciglio Velo ti fan le lagrime: dal volto Pallido e mesto ben vegg'io che ascondi Cupo un arcan. Sai che del cor le chiavi Ho del mio re; se l' opra mia valerti Potesse, eccomi presto, in me t'affida...

PIERO Di me pietade in te?... Tu menti. Or sappi C'ove mentita pur non fosse, cara Più d'essa mi saria l'ira del padre.

PACECO Cotanto orgoglio, e ancor non regna? Or quale Destin mi attende allor che al trono ei giunga? Un di noi dunque uopo è che cada. Io tacqui Finor: ma venne il dì che il suo secreto, A me già noto, al re svelato il perda; Nè resti inulta mia spregiata fiamma. O di poter viva indomabil brama, Gelosa rabbia, amor, vendetta, in seno Sento le vostre furie: ecco, io vi seguo.

INES, PIERO

INES Partir sì tosto? Appena i primi amplessi Desti a' teneri figli, appena io posso Pascer quest'occhi dell'amata vista Dopo un soffrir sì lungo! -- Ah mi perdona: Oggi la gloria a te sorride, ad essa Lieto il guardo rivolgi: è forza, ahi lassa! Ch'io ripartir ti veggia! Da' perigli Di lunga guerra alfin sei salvo; in breve Io rivedrotti; altro non bramo.

PIERO O sposa, Angel de' giorni miei, di cui l'imago Amar mi fa la vita, ah per te sola Or benedico i miei sofferti affanni E i perigli di guerra e i lunghi giorni Quando chiuso nell'elmo io lagrimai Per te, pe' figli miei! No tu non sai Quanto a me costi dal tranquillo albergo Dell'innocenza ritornar là dove Seggio han perfidia e tradimento. In ira Ogni grandezza che da te mi parte Emmi dal dì che in pria t'amai. Vederti, Stringerti al seno, udir da' labbri tuoi D'amor gli accenti, ecco mia gloria sola, Ecco esultanza onde beato io sono.

INES Beato? e pur non mai sul tuo sembiante Tanta mestizia io scorsi! E mentre parli D'amor, di gioia, al suol figgi io sguardo, E di pallor ti pingi. Or qual novello Fosco pensier ti assale?

PIERO Ahimè ch'io tremo Per te, pe' figli ancor! -- Sposa, m'ascolta. Allor che stanco d'affrontar la morte Ed atroci vicende, era già lieto Di deporre al tuo piè miei primi allori; Fuor di me stesso in que' momenti appieno Sicuro m' estimai (fallace speme! ) Che nulla il padre negheriami, e ch'io Alfin svelato allor gli avrei che un nodo, Un sacro nodo ambi ne strigne; e i nostri Pargoletti amorosi entro sue braccia Già già vedea con fanciulleschi vezzi Rallegrar sua canizie, e te qual figlia Essergli al fianco..

INES Oh qual soave incanto In me discende da' tuoi detti! O Piero, Un tanto ben come sperar potesti?

PIERO Fra le sue braccia m' accoglieva il padre. Cui troppa gioia innebbriava: io lieto Nell' amplesso paterno avea sul labbro Già il tuo nome adorato ... Ahi che ancor fremo Ora in pensarlo ! a' sudor miei, qual dolce Premio d'amor, del sire ispan la figlia Dar mi vuole in consorte. Io cieco d'ira Apertamente a rifiutar m'accingo L'odiata proposta: ma dettava Amor le mie ripulse; esso dal guardo, Da' mal compressi fremiti del core Tutto apparìa; quindi già troppo Alfonso In me un affetto sospettò...

INES Che festi? Innanzi al re il mio nome?...

PIERO Il re il tuo nome Ancor non seppe e l'esser tuo, se forse No 'l discopria quel suo Paceco. Ah sappi, Io che sul campo non tremai de' prodi, Paventar deggio, e di chi mai? m'è forza Ah sì tremar d'un traditor, d'un vile.

INES Paceco! O nome che nel sen mi desta Fero terror! Qual demone di sangue Ahimè fors' anco a' figli miei d'intorno Veglia quell' empio.

PIERO Non temer; s' ei tragge In queste soglie il piè, morte lo attende. Mira, ognor meco è un ferro, e s' egli osasse Solo appressarti, qui spirar la infame Alma dovrìa. Non san quest' empi il vivo Amor che m'arde in petto: al mondo intero Io palese il farò. Dei furor mio Udrà le voci Alfonso: ei l'oda, e poscia Con la paterna sua destra mi sveni.

INES Fremer mi fai I Oh quale abisso innante Agli occhi stammi! Odimi, Piero; io tutto L'amor mio ti donai, tu innanzi al cielo Sacro il rendesti, ed esso in me si accrebbe, E in me vivrà finchè non cessi ancora Il palpito vital. Che dico? Ah calde Ne saran le mie ceneri! Sublime Fiamma ne unì, ma questa fiamma è sacra Alla reina del tuo cor, virtude. Quindi ribelle al padre tuo se a un tratto Sorger ti vegga, ah tosto in me gran parte Di questo amor fia scema. Ah pria me stessa Trafigger devi, se stromento iniquo Farmi d'un figlio contro un padre hai fermo.

PIERO Troppo i tuoi sensi a me son noti, o sposa; Ma gemer ti vedrei, se in egual guisa Tu conoscessi questo cor. Di figlio, E sposo e padre i caldi affetti oh quale Ne fan crudele orrido strazio a un tempo! Già sul sentier della mia vita io veggio Tetri fantasmi attraversarmi il passo, E con riso infernal mostrarmi il trono, E dirmi: Quivi più d' ogni uom sarai Misero, o Piero. E se talor quest' occhi Al sonno io chiudo sovra acerbe piume; Tosto udir parmi i tuoi lamenti, e quelli De' figli miei. Allor mi volgo e miro Ahi fera vista! il padre istesso, il padre Col ferro in alto minacciarvi morte! Dall'empia man svelgo l'acciar, ch'io stesso (Ah fremi!) io forsennato...

INES Ahimè deh taci; La prima volta ell' è che dal tuo labbro Odo accenti di sangue, e di qual sangue! Oimè? per esse già da me per sempre Fugge la pace! Al mio dolor conforto Più non sarete, o figli; il vostro bacio Più cancellarmi non potrà dal petto L'orrenda rimembranza.

PIERO Ah non son questi Che vani sogni della mente oppressa! Mira, già albeggia, è forza ormai ch'io tolga Ogni sospetto, e alla paterna reggia Or men ritorni con veloci piante. Col novo sol novelle feste il padre A' suoi guerrier prepara, e in dì sì lieto Vuoi ch'io mi mostri a lui d' accanto. Ah solo Tenebre nove sospirar mi è dolce, Per esse io riedo a quanto in terra adoro.

INES Il mesto addio noi! mai sul cor piombommi Con tanta angoscia? Ah della colpa ignaro Deh non sognar di colpe! Al tuo pensiero Amor favelli, ed amor solo ascolta.

INES Oimè, da' mesti sguardi e da' dolenti Suoi disperati detti in me si desta Insolito terror! Son madre! ah questo È il rio dolor che me trafigge! -- Vieni, Vieni, o Gonzales, tu mio fido amico; Deh mi conforta, o saggio vecchio, almeno Con paterni consigli.

GONZALES, INES

GONZALES Oh qual sovrasta A' nostri giorni orrido nembo, o cara A me qual figlia! Un messaggier d'Alfonso Giunse pur ora: ei favellarmi chiese, Qui fra poco il vedrò. Se tutto è noto A lui, non veggio io scampo altro che tosto Sgombrar di questi lidi. Ah! ben vel dissi Che certo rischio correreste, e ch'io Oh incauto! avrei questo canuto capo Alla scure commesso! Ah si paventa, Paventa, o donna: del monarca è nume Orgoglio rio che sanguinano il rende.

INES Venga costui; venga, e se l'osa, in petto Vibri alla sposa del suo prence il ferro. Se morir deggio, quì morir qual degna Sposa di Piero io vo'. Fuggir per vile Timor di chi? Sacro è il mio nodo, sacri Son già miei dritti...

GONZALES E perchè sacri ei sono Morte a te sta d'innante! E i figli tuoi...

INES Ah si! tremo per essi! Ma qual brando Arriverà nel vostro seno, o figli, Se prima il mio con replicati colpi Non trafigga? Mia gelida ed esangue Spoglia calpesti l' uccisor... Ma un padre Hanni' essi, un padre, ed a salvar suo sangue Non preverrà d'infami sgherri il braccio?

GONZALES Sperar n'è forza, or che fugace speme A noi riman, null'altro. Ma s'appressa Il regio messaggier: miglior consiglio Fia il ritrarti per poco; in prima io voglio I suoi sensi indagar.

INES Tutta m'affido Nel senno tuo. Deh tu dal ciel noi salva, O degli oppressi e degli afflitti il padre!

PACECO, GONZALES

PACECO Stupor non lieve me comprese, o amico, Solo in saper che qui tua stanza festi Co' traditori del tuo re: pur reo Se al guardo appari, in tuo pensier non anco Io tal t'estimo. Ma fatal s'è fatto Un tal soggiorno a te. Gonzales, scegli: Che vuoi per te? morte o salvezza?

GONZALES Morte!

PACECO Sì, tutto al re fia noto in breve. Il ferro Pende sul capo a questa rea che rende Sordo al voler del proprio padre il prence. E creder puoi che del re preda all'ira Tu ancor non sii? Tu che qui proteggi L'audace colpa, e sotto il vel t'ammanti Di mentita virtù, sol perchè credi Morta in te speme di miglior fortuna?

GONZALES E s'io me'l credo, non m'appongo al vero? Il so ben io qual dura vita ahi traggo Dal mio re lungi! da cui tu ben sai Qual rea calunnia allontanommi. Scampo Altro non ebbi, che del prence al fianco Viver solinghi oscuri giorni, spesso Membrando quel ch'io fui, non quel c'or sono.

PACECO E s' io d'Alfonso qui t'offrissi a nome Il non dubbio favor... la ridonata Sua grazia?...

GONZALES Ah sono a me tuoi detti vita! Ma pur, che far dovrei?... l'ira del prence...

PACECO Parla .. scegliesti?

GONZALES Io?... -- Sì: fuggir da questo Tetro albergo per sempre...

PACECO Altro, ben altro Imprender devi.

GONZALES Or ben ... che mai? Se il brami, I lor secreti al re farò palesi: Tutti dirò gli eccessi lor; che a tante Celate infamie io complice non fui...; Che un sol cenno attendea...

PACECO Gonzales, dimmi, Io parlo ad uom non delle corti ignaro. Creder tu puoi che del favor sovrano Degno sarai, se meco non provvedi A far che Alfonso di costei non oda Mai più parlar?

GONZALES Qual lampo!..Oimè!.. ma pensa... Di Piero la vendetta!!.. Ei ben potrìa Farne pentir d'un tal misfatto.

PACECO Piero Nulla imprender potrà, se dal re parte L'assoluto comando.

GONZALES E che? già dienne A te l' incarco?

PACECO A me comprender fea Sua mente, e basta. Pur non vo' che al guardo Del re tu appaja un traditor: ben altre Io vie sceglier saprò, perch' ei ridoni A te il favor mal tolto. --Odi, ed ammira Quanta fidanza io ponga in te. Fra pochi Mal cauti e stolti fera trama è surta A me già nota. Con mill' arti e mille Si tenta già che Pier duce sen renda, Perchè il regio poter deponga Alfonso. Ove in essa tu il tragga, egli è perduto. Tanto oprar dei, nulla più aggiungo. A Piero Ogni periglio ignoto fia. Me solo E' tenga pur qual suo nemico aperto, Chè tale esser gli vo'. So c' hai nel petto Timido un cor; quindi celati mezzi A te chieggo, null' altro. A' danni suoi Ch'io sol m'adopri ei creda: e di soppiatto M'additerai tu dell'oprar la via.

GONZALES Ma dì: cercar pria non potremmo entrambi Un men crudel partito?

PACECO Or basta: a lei In pria m'è d'uopo ragionar qui solo. A me l'adduci rivedremci poscia.

PACECO Ahi vecchio stolto e vil! Pur di costui L'opra m'è d'uopo a quanto a imprender resta.-- Ines io rivedrò. Fia ver che avanzi In me scintilla della fiamma antica? Ella ognora sprezzommi ... ella ... Ma taccia Ogni altro affetto vil; sola o vendetta, Tu regnerai sull'alma mia, tu sola.

INES, PACECO

PACECO Ines, uopo non è ch'a te disveli Chi io mi sia. Gran tempo è già, rammenta, Io ti conobbi là di corte all' aure Tutta raccolta in tua virtù : sdegnosa Allor tu fosti all'amor mio, ma forse Perchè nel tuo gran cor, nella grand'alma Sol di regnar l'alto pensier capea. Ma ciò che l'uom desia dall'alto un nume Spesso distrugge; ei tuoi disegni atterra, Ed io dolente a te l'annunzio, o donna.

INES Chi tu sii, qual tu sii, già da gran tempo È ver, m'è noto: ma che tanta fosse In te baldanza che a insultar venissi Me nella reggia del tuo prence, io certo Mai non credea. Mostrarmi or vuoi tu forse Che in me della superna ira ministra Fora la tua perfidia? È ver, nel cielo Havvi un nume che i rei disegni annulla De' traditori e de' malvagi. A lui Chiedi chi di noi due tremar qui debba.

PACECO A' tuoi delitti anco l' ardir tu aggiugni? Pur vo' mostrarti che tal io non sono Qual tu forse m'estimi. Alta pietade Di te mi parla: tu sì dolce e bella, In così fresca età, creder potesti Alle finte parole, alle proteste D'un insensato amor; creder potesti Allo splendor d'un trono, a' mille e mille Fidi al tuo piè prostrati, a tanti e tanti Fantasmi di grandezza. In ciò men rea Fosti che stolta. Or tutto è al re già noto. Se non paventi per te stessa, forza T'è paventar pe' figli tuoi... T'affida, O donna, in me. Di te, di lor sostegno Io farmi vo': sperar fallaci pompe Che val, se morte a voi sovrasta? Mira, È questo un foglio, ove attestar tu dei Che occulto frutto i tuoi figliuoli avesti D'incauto amor verso straniero illustre; Che un seduttor...

INES Che parli?.. A me? ... Va iniquo Traditor vile, ella è di te ben degna La tua pietà: sperarne altra potea Da chi all' infamia di pietà fa scudo?

PACECO Infamia? -- E s'anco penetrato avessi Tu in mio pensier, ch'io novamente offrirti Amor volessi, or che accettarlo fora In te saggezza, il ricusar gran danno...

INES Quai detti? O terra, deh perchè non t'apri Pria che l'odiato accento a me ripeta?

PACECO Pietoso in tuo favor già troppo io fui. Donna, rispondi al parlar mio: dinanzi Al re dì come ad apparir t'appresti, E a confessar tue colpe? Al suo cospetto Non tremerai tu forse?

INES Al suo cospetto Men tremerò che innanzi al tuo non fremo.

PACECO E allor che in alto tu vedrai l'acciaro Pender sul capo de' tuoi figli, oh dimmi Non tremerai?

INES Ma che favelli? Or forse Sta in te dar morte a' figli miei? D'Alfonso No tant'orror nel sen non cape: ei padre È del mio Piero! O tu che tanto ardisci, Chi sei fuor ch'un vil servo?

PACECO Io servo? Io vile? Or poichè il vuoi, sappi ch'Alfonso femmi Arbitro sol del destin vostro: sappi Che di guerrier forte drappello è meco; Che il por tuoi figli entro lor mani è in mio Assoluto poter, se in cotal guisa Ad ostinarti in danno lor prosegui.

INES Tu menti! Iniquo, scellerato ... Piero, Ove sei tu? ... Gonzales ...

PACECO Qui non dei Altri invocar che me soltanto. Piero È già di qui ben lungi, ed ei fors'anco Di te più saggio, del voler paterno Fa legge, e d'altra fia tra poco. Or vedi Che a te non resta che segnar tal foglio, Indi seguirmi.

INES Oh! quai minacce! ed osi Tu del tuo prence i figli... ahi lassa...

PACECO Or mira, Mira s'io l'oso avvicinandosi con la spada snudata terzo la soglia

INES Ah no! Pietà! T'arresta.

PACECO Pentita sei? Preso hai miglior consiglio? Eccoti il foglio.

INES Dell'iniqua carta Si sperda ogni membranza. la lacera E vuoi ch'io serbi Vita a' miei figli, se comprar la deggio A un cotal prezzo?

PACECO Che facesti? Ahi stolta! Così ti emendi? Omai più in sen non premo Il furor mio. Ti scosta.

INES Ah no, Paceco. Di lor pietà! Mira, a'tuoi piè mi prostro: In questo sen, che tardi? il ferro immergi! Questa mia vita dèi troncar, sol questa Il re chiedea, non quella, no, de' miei Pargoletti innocenti! A te dinanzi Se tu vedessi lor sembianze, i vezzi, L'angelico sorriso; ah sì, Paceco, Di mano il ferro ti cadrebbe! Alfonso, Alfonso stesso un di, chi sa? pentirsi Forse potrìa d'aver versato il sangue De' suoi nepoti, chè l' amor di Piero Son essi, e già del popol tutto, il sai, Piero è l'amor. Questi potrìa l'acciaro Del sangue de'suoi figli ancor fumante Immerger tutto nel codardo petto Dell' uccisor... Me lassa! Ah mi perdona, Paceco: pensa ch'io son madre! Il pianto Di madre è sacro innanzi a Dio... Paceco, Pietà di lor... Deh chi gli assiste? il piede Già mi vacilla... chi mi regge?... Io manco! cade svenuta

PACECO Ella sviene! Partir certo fia il meglio, E al re narrar quanto qui indarno oprai.

ALFONSO Ecco la reggia di Mondego!--Oh quanti Quant'anni or son che in questo loco il piede Io non ponea! Reggia fatal! Funeste, Orrende rimembranze in mille guise Ella presenta al mio pensier! Qui un padre, Un re tradito, egro, deserto, i giorni Nel disperato suo dolor finìa. Qui al figlio snaturato che divelto Gli avea dal crin canuto il real serto Imprecava morendo. Maledetto, Maledetto dal ciel, da me tu sei, Ripeter l'odo: sulla fronte il sacro Real diadema, qual di acute spine Ti sia corona, e a te rammenti ognor L'orribil tradimento! --È ver: nel core Con note atre di sangue mi sta scritto, Ed infelice infra i rimorsi e l'onte Menai miei giorni. Or quella stessa voce Odo gridarmi: È giunto il dì che piena Avrò vendetta: tu sei padre !--Oh accenti Atroci sì, ma veri.--Io sciagurato, Io fui quell'empio figlio! or chi sa quale Di me vendetta il ciel destina?--Vieni Paceco, vieni: una funesta imago Il cor mi turba. Ahi lasso!... Un padre!...

PACECO, ALFONSO.

PACECO Or donde, Signor, tal turbamento?

ALFONSO Ah si, Paceco Il crederesti? Antiche colpe in queste Soglie compiute... già in funesta guisa Ritornan tutte alla mia mente.

PACECO Cinto Sei d'ogni gloria; a giovanili fole Pensar che vale, or che per sempre sperse L'obblio la lor membranza?

ALFONSO Oh che dicesti? Sperder l'obblio d'un re può i falli? scritti Stan con note indelebili, tremende Note che tutta sua possanza mai Non potria cancellar. Scorron veloci L'un dopo l'altro i secoli, ed in polve Sperdon città, monarchi, e quanto adora L'umanitade attonita: ma eterna Del fallir nostro è la membranza, eterna, Chè Iddio tal pena a noi prescrisse.

PACECO Eterna È già la fama di tue laudi...

ALFONSO Or basti. Ah ben sai tu qual novo orribil peso Mi sta sull'alma! Un figlio amato io deggio Sforzar tra poco ad odiarmi, or ch'egli Ribelle è ancora a'voler miei. Qui vengo Testimon di sue colpe: io stesso, io voglio Tutto chiarir: creder non posso ancora Una vil donna ad alto nodo inciampo. Paterni sensi quì l'estrema volta Io parlar bramo a Piero; or vanne intanto Ad attender ch'ei venga, e qui l'adduci.

PACECO Emmi legge un tuo cenno: e pur se in pria Udir brami da me sinceri accenti, Ben altri eccessi a te convien ch'io sveli Del prence...

ALFONSO Altro non bramo ... Assai parlasti, Paceco --Va: poi che quì venne il padre, Sappi che solo accusator del figlio Altri non dee che il figlio stesso or farsi Paceco sinchina, e parte: Alfonso siede

ALFONSO, poi I DUE FANCIULLI, indi INES.

ALFONSO D'interrogar costui più non osai. Se di calunnia rea vittima è il figlio...? Ma no, Paceco me ingannar non puote.

UN FANCIULLO. Meco ne vieni all altro fanciullo ..ah!.. vedendo Alfonso

ALFONSO Duo fanciulli!...e come In queste soglie?... Ma quì stanza è pure Di regie genti --Oh ! più leggiadri aspetti, Più soavi sembianti io mai non vidi! Fra il viver mesto dell'età canuta, Fra le severe cure, è dolce all'alma Il rimirar dell'innocenza il viso!

FANCIULLO Vedi? Qual mesto volto! indicando Alfonso all altro fanciullo

ALFONSO È ver, felice Me crede ogni uom: sulla turbata fronte Non v'ha chi legga i miei tormenti, e ad essi Conceda un sol sospir! mendaci sguardi Incontrar sempre, e di lusinghe infide Udir soltanto il suono.!. Oh di grandezza Tremende larve ingannatrici, io tutte Vi detesto, vi abborro! ... Oh da quant'anni Il vecchio re più non udia la voce Figlia del cor che il cor commove, e in dolce Suon di pietà s'esprime!...

INES Ove son essi? Oh chi mai veggio?... È dell'accesa mente Questo un fantasma, o chi è quel veglio? Io tremo, Alfonso egli è!... Come in Mondego?... I figli Ei del suo figlio ha presso ... oimè!

ALFONSO Sì : in calma Un breve istante io son per voi! a' fanciulli, non vedendo Ines

INES Che sento? Ah non tradirmi, o pianto! O di natura Voce possente, deh gli grida al core Che son suo sangue!...

ALFONSO Al par di questa, oh quando Quando mai fia che tra le braccia io m'abbia Prole leggiadra del mio Piero? oh come Dolce sariami il careggiarla, e in essa Mirar la gloria del mio trono, in essa Mirar me stesso, e in un del regno intero La più gradita speme. Ah tanta gioia Non mi concede il cielo!

INES Oh Dio, vacilla La mia costanza! oh gioia! o amor materno, Che mi consigli? Ecco, desia la prole Che il ciel gli pone entro le braccia. Ah forza Di tacermi non ho. Ciel, tu mi assisti. avvanzandosi nell' eczema della commozione e prostrandosi Mio re, ch'io baci del tuo piè la polve, Che in tal momento a te d' innanzi io spiri ! Io son... tu vedi in me...

ALFONSO levandosi in piedi Chi mai?

INES (Me lassa! A quell'aspetto io gelo!) In me ... tu vedi ... La lor misera madre !...

ALFONSO Madre?... Parla... Il tuo nome!.. Il lor padre! .,Or via che tardi?.. Tu taci ed arrossisci!.. Ah dunque ei sono Figli di colpa?

INES rialzandosi con dignità Ah no! di sacro nodo Nati a me sono: alla virtù più vera, Ed al più puro amor sacri son essi; Al ciel dinanzi, e innanzi a te lo giuro. Ma tali ei son, c'ove tu il voglia, al colmo D'ogni letizia puoi recarli, o al fondo D'inaudita sventura.

ALFONSO Or chè favelli? Dunque chi sei? Fra queste regie soglie Che fai? che cerchi? Alto spavento io lessi Sul tuo sembiante di mia voce al suono: E pur non de' di me tremar che il reo: Se tal non sei, rispondi, a che ne vieni?

INES (Oimè, qual nube oscurar veggio a un tratto Quella severa fronte!) Ah mi perdona! Nulla da te per essi imploro; questa Grazia sol chieggo, non odiarli; ancora Deh li difendi t... altro non bramo!

ALFONSO Oh quale Orrido lampo al mio pensier balena Da'detti suoi! ... Ma ... s'allontani: io veggio C' alcun s'appressa. Olà: si presenta una guardia L'attigua stanza Sia prigione a costei fino a mio cenno.

ALFONSO Oh ciel!... qual detti! E temer deggio io dunque Che careggiato avessi?.. Ah no, parlommi Di sacro nodo.. E se mentia? Ma fremo Al sol pensarlo. Ecco vien Piero: ei stesso L'alto abborrito arcano alfin mi sveli.

PIERO, ALFONSO

PIERO Ah mio signor, mio padre, a' piedi tuoi Render grazie ti deggio, or che quì movi Benigno ad ascoltarmi: or riconosco L'amor di un padre.

ALFONSO Me qui presto vedi I tuoi sensi ad udir: ma pria tu pensa Che non il padre, ma il tuo re t'ascolta.

PIERO II re mi ascolta, è ver: pur troppo io veggio Tutta d'un re la maestade accolta Nel tuo severo aspetto: ma qui, padre, Mira, siam soli: qui l'audace sguardo D'iniqui schiavi, che pur osan farsi Nomar sostegno del tuo trono, mira, Or non ci osserva. La turbata fronte Deh rasserena, e di natura i moti Fa che riprendan sul tuo cor l'impero!... Deh porgi ad essi ascolto ! Ah no, non avvi Amor più sacro dell'amor di padre, Nè v'ha poter che il tenero suo grido Valga a far muto...

ALFONSO Or parla in pria: ch'io sappia S'oggi a piegarti al voler mio sei presto. Ma parla alfin: tu d'insensato amore Ardi è gran tempo, io già me'l so, nè puoi Più innanzi a me celarlo: or via, che vale Più del mistero il vel? tutto a me narra.

PIERO Tu il vuoi? .. . Sì: amante io son:ma sappi ancora Che gloria è a me l'alto amor mio, non onta: Sì, poichè il vuoi, sappi che spenta in seno Col viver mio sarà tal fiamma: pronto Ad obbliar son io possanza e trono, E sol per lei. Qui a te lo giuro, e sai Che Piero invan mai non giurava.

ALFONSO Ahi folle! Così tradisci mia regal promessa E in un la tua? D'una vil donna amante, D'una suddita vil?.. no, ancor no 'l credo, Piero in sè stesso tornerà.

PIERO Vil donna? Or dov'è mai tra lo splendor de' troni, Tra vane pompe dell'orgoglio, ahdove Una sol v'ha che le somigli? In essa Sì nobil sangue scorre, che ben degna Sarìa di regal nodo. O padre amato, Ah perchè mai dalla lucente sfera Onde ti adorni in tuo poter, non puoi Chinar lo sguardo in lei? Perchè mirarne Non puoi le doti e la beltà che pari Non ha fra noi? Tu stesso sì tu stesso Ammirator meco di lei saresti. Cessar di amarla? Ah nel mio cor non trovo Un tal poter. Non tacqui, ecco il mio fallo: Ma chi celar può l'amor suo, non ama.

ALFONSO Le rare doti di costei non fia Che dal tuo labbro di saper mai brami. Ma l'oprar suo di lei mi parla. Or dimmi, Di qual sangue ella nasce? Il nome suo Qual'è tra noi?

PIERO Me tu sforzar vorresti Ad additarti il petto amato e a dirti: Ecco l'obbietto del tuo sdegno, uccidi, Uccidan pur tuoi sgherri iniqui?...--Invano Il tenteran fin ch'io respiri! Ah forse Tu stesso, o padre, il tenteresti indarno.

ALFONSO Ove trascorri? Oh ardir novello! Ah dunque Già nel feroce ed empio petto volgi Sveller dal tronco il bianco capo, o il ferro Vibrar nel cor del padre?

PIERO Oimè! che parli? Mi accende, è ver, possente amor, cui freno Ahi debil troppo è la ragion...; ma il credi, Dall'amor tuo tutto ancor spero!...

ALFONSO Speri? Che mai? Lungi di qui per sempre vada Alfin costei: ricchezze e doni avrassi Quanti bramar mai ne potria: ma s'ella A traviar te ancor costrigne, allora L'ira d'un re cadrà sovr'essa.

PIERO Innanzi Svenar me dei.

ALFONSO Tant'ami tu?

PIERO Non veggio Nel mio pensiero che lei sola.

ALFONSO E al mio Regio voler tu l'anteponi?

PIERO Il dissi, Nulla m'è caro al par di lei.

ALFONSO T'è cara Più dell'onor d'entrambi? Io te 'l ripeto, Regie nozze ti attendono...

PIERO Per sempre Vana fia questa speme.

ALFONSO E chi te'l vieta?

PIERO Quegli a cui dei primo piegar la fronte, Iddio me 'l vieta.

ALFONSO Con pomposi accenti Me tu atterrir vorresti? Iddio dall'alto A me comanda di punir gli audaci E sciagurati...

PIERO Ebben, padre, mi svena! Eccoti inerme il petto! Io sì d'audace, Di sciagurato il nome io merto, io solo! Fiamma non v' ha che l' amor mio pareggi! Ma quest'amor ... Deh m'odi, o padre, m'odi, E in un perdona al figliuol tuo!... Non sorgo Da' piedi tuoi ... no !... Sappi alfin ch'io sono E sposo, e padre!... Santo è il mio legame, Nè infranger tu il potrai, chè il benedisse Un ministro di Dio.

ALFONSO ...Chi fu costui? Chi ardia cotanto? Iniqui! Empi! vedrete Qual sarà mia vendetta. Ov' è colei? Ov' è? Si tragga al mio cospetto: in duro Carcer si chiuda: e quell'infame prole, Ch'esser mio sangue niego , in pria si sveni.

PIERO In tuo poter? No, mai: lo speri indarno.

ALFONSO (O mio sospetto, non tradirmi) fa cenno ad una guardia, perchè conduca Ines Or mira: Dì, conosci costei?

INES CO'FANCIULLI, PIERO, ALFONSO.

PIERO Che veggio? O sposa!

ALFONSO Non m'ingannai : tu stessa! ... Iniqua donna, E tu che figlio più nomar non oso, Creder poteste che dell'onta mia Sentito avrei pietà? No, nulla io cangio All' ordin mio: tremenda, unica in breve Avrò vendetta.

INES Deh mio re! se fermo Hai nel tuo cor di trucidarmi, io stessa Vittima or m'offro all'ira tua, mi svena; Ma di tua man mi svena; allor men duro Mi fia forse il morire! Io questa sola Grazia per me ti chieggo!--Il guardo volgi Solo un istante agl'innocenti figli Del figlio tuo, che tue ginocchia in pianto Ad abbracciar qui stanno, e del lor pianto Ignoran la cagion! La tua pietade Ah sol per essi imploro! In lor se volgi Nemico il brando, udrai dal ciel gridarti: T'arresta, e' son tuo sangue!--Ah dimmi almeno Men crudi accenti, o re: dimmi che sola Io basterommi al tuo furor; che i figli Del mio fallir sono innocenti...

ALFONSO A lunga Morte ti appresta: i figli tuoi .... quì meco guardandoli quasi commosso Restin: qual debba esser lor sorte in breve Decider deggio. Olà, soldati...

PIERO Ah ferma! In tua rabbia feroce obblii tu dunque Ch'io scudo a lei sarò; ch' ell' è mia sposa? Viltà credesti il mio silenzio! Ed io Stolto sperai che mite alfin saresti Or che sol morte, anzi nè morte istessa, Partir potriami da costei !... Ma sappi Che incrudelir contr' essa invan presumi, Se aver non brami un forsennato figlio: Leggi e natura a conculcar trascorro, Ove tu mi vi sforzi...

ALFONSO Sciagurato!

INES Prence, che fai? Così cangiar tu pensi L'irato padre? Ei di re l'armi adopra: Ma le nostr' armi sono il pianto, i preghi; E dove pur non bastino, deh trarre, Piero, mi lascia al mio destino. Vedi, Sol d'innocenza il commovea l'aspetto; Forse i miei figli saran salvi! Ah questa Era la speme mia, sol questa! Estrema Prova d'amor ti chieggo: al padre tuo Ossequioso vivi.

ALFONSO In te veraci Se favellan tai sensi, o donna, m'odi, Più mite esser ti vo'. Non si favelli Or di tua morte: anco i tuoi figli al fianco Terrai per sempre, ove in lontana terra Gir con essi consenti: ivi dovizie E beni avrai quanti bramar ne puote Donna regal: ma del tuo nodo al mondo Tacer si de' per sempre. E tu m'ascolta, Piero: se ardente egli è il tuo amor, non dei Sceglierle il bando anzi che morte?

PIERO Il bando? Ah no! non mai! Padre, e tu creder puoi Me vil così, lei così stolta? E bando E morte a lei tu non darai, te'l giuro, Fin ch'io respiri. Me a veder ti appresta Sugli occhi tuoi di propria man svenato, Ove contr'essa ad infierir ti ostini. Che non farò per lei? Di mano a' tuoi Malvagi sgherri io strapperolla:il mio Furor potrà d'uno in un altro eccesso Poi trarmi alfin, se in crudeltà maestro Tu mi sarai... Ma che diss'io? Deh padre, Deh mi perdona! Amor m'acceca, e al pari Di te son padre anch'io...

ALFONSO Tu mi rispondi, O donna. Or dì, perder te stessa brami, O al voler mio piegarti?

INES Ah no, deh lascia Che oscuri io tragga i giorni miei solinga, Che il mondo ignori che al tuo figlio sposa Io sono: a me scegli qual più t'aggrada Romito albergo, ivi co'figli miei Viver mi lascia: ma quest' aure almeno Ove respira l'amor mio, concedi Ch'anch'io respiri!... Ma che a lui per sempre Strappata io sia, che da lui lungi io viva Orrida vita, ah non sperarlo! Morte Allor ti chieggo: s'altro a me non resta, Dammela, e tosto: io, sì, la bramo.

ALFONSO E morte A te spetta, null'altro. Estremi accenti Pur vo' che ascolti dal mio labbro. Credi Da' grand' avi degenere che a lungo Si mostri il figlio? Ei di re l'alma ha in petto, Ogni opra sua degna sarà del trono: E forse un giorno...

PIERO Che dicesti?... Io?...

ALFONSO Taci -- Un giorno, sì, tu di dolor morrai ad Ines, Se non di ferro. Sacro esser tuo nodo Credi tu forse? A mio voler disciolto, Empi, voi sì ben lo vedrete.

PIERO Ah l'ira!...

ALFONSO Donna, se ancor ragione in te favella, La morte scegli o il bando. --A te concedo A' pensamenti intero il dì. Rammenta Che nulla è Piero, e nulla imprender puote Dove la possa del suo re comanda.

PIERO, INES, I FANCIULLI.

PIERO Premo appena il furor! Deh vieni, o cara, A rinfrancar tuoi spirti. Oimè, tu appena Regger ti puoi!

INES Sposo, da te divelta Non sono ancor? Teco son io?... Miei figli, Ancor m'è dato al sen materno

PIERO Vieni: Meco sarai, meco in eterno, il giuro.

PACECO, GONZALES.

PACECO Gonzales, or n'è tempo: or che in lui ferve Cieco furor, tra' congiurati trarlo Tu lo potrai: va, corri, entro mia rete L'avvolgi, e tutto dal poter mio spera.

GONZALES In me ti affida, tutte a me son conte Di quell'altero cor le vie.

PACECO Qui vedi Un foglio ch'io vergai: tienlo: innocente Al cospetto del re faratti appieno, Ov' ei ti trovi fra' ribelli...

GONZALES Mira, Qui viene il prence. T'allontana: in breve Saprai compiute le tue brame-- Alfine Veggio, fortuna, il tuo sorriso: oh quando, Quando sarà che la tua chioma afferri?

PIERO, GONZALES.

PIERO In tempo, amico, io ti ritrovo: a lei Vieni a porger conforto. Ah tu non sai, Qui a' piè d'Alfonso i tenerelli figli, La consorte cadeano: ma tremenda Scelta ei le diè solo fra esiglio e morte. Al padre io corro, io sì affrontar vo'l' ira Del re fin ch'e'non pieghi: a lei tu intanto Vanne, ten prego.

GONZALES Ove t'affretti? oh quanto Tu mal conosci il padre: io ti compiango.

PIERO Fremer mi fai! Ma s'ei me vede in preda D'ogni furor, s'ei vede me capace D'ogni vendetta... Ah crudo re, strapparla A me non puoi, chè pria strappar t'è d'uopo Al proprio figlio il core!

GONZALES Oh qual pietade Di te mi prende! ch'io qual figlio, o Piero, Sempre t'amai. Pur troppo, oimè, non veggio Di speme un sol balen! Troppo in Alfonso Maggior d'ogni altro suo privato affetto Regna la cieca ambizion, che sola Ancor chi al sangue non nascea può trarre A sparger sangue. Ma tu appien securo Piero non sei? l' amor del popol tutto Fosti tu sempre; ed or che a tante e tante Magnanim' opre la vittoria aggiugni Ed il tuo novo allor, del Tago un nume Alla grand'alma e all'invincibil destra Sembri al guardo d'ogni uom. Che più? tu puoi, Ove tu il voglia, a mille, a mille i brandi Veder snudati in tua difesa e in quella Della tua donna e de' tuoi nati. Alfonso Fa che tremi una volta, e allor vedrai Quanta più che no'l pensi è in te possanza.

PIERO O Gonzales! che ascolto? al padre mio Farmi ribelle? Oimè, sì orribil taccia...

GONZALES Salvar tua sposa, e in un salvar tuo sangue Tu dei. Ben vedi, al necessario passo Sacro dover ti spigne.

PIERO Oh che dicesti! Sacro dover me dall' orribil passo Tien lungi. Il padre, il vecchio padre, in cui Brev' è la vita, io mai tradir? L'amore Del popol tutto io son, dicesti: ah questo Fu il più fervente de' miei voti! A un tratto S'io traditor, malvagio, empio divengo, Inorridir farà l'iniquo eccesso, Inorridisco anco in pensarlo! Ah forse Quando degli avi ascenderei sul soglio In sembianza di reo, quando un rimorso Atroce tanto avrei nel petto, allora Misero a farmi appien, perduto avrei L'amor del popol mio, sola e sublime Gioia c' a un re può far gradito il trono.

GONZALES È vano adunque il parlar mio, se in seno Non ti ragiona l'amor tuo più forte D'ogni altro amor. Dunque tranquillo attendi Che a trucidar quanto quaggiù t' è caro Venga il brando paterno; anzi, che dico? A morte infame trar vedrai tua sposa, E tu tacendo il soffrirai. Chi allora Creder vorrà che un cor d'eroe rinserri? Virtù mai fora il sopportar sì atroce Orrido scempio? E dove alma sì chiusa Alla pietade fia che allor delitto Chiamar potrà, se impedirai che il mondo Frema d'orror, che te non chiami vile Più che infelice assai?

PIERO Che mai dicesti? Ah forse a tanto mai non fia ch'ei giunga: Ben so che di me al par cara gli è troppo La fama sua...

GONZALES Sua fama? e quando in armi Osò scacciar dal proprio trono il padre, Non per vendetta, ma per ansia vile D'aver trono anzi tempo, oh dimmi allora Amò sua fama? Egli ama l'util solo, Non altro, no ... Ma tu vedrai...--Mio prence, Troppo io già dissi: a sconsigliati accenti Perdon concedi.--Addio.

PIERO Deh ferma il piede; Gonzales, tu mio già sì fido amico, Perchè il mio danno or consigliarmi? Parla, Via di salvezza altra non v' ha?

GONZALES Non sai Che nulla val contro assoluta possa?

PIERO Pur troppo è ver: pur se potessi...

GONZALES Ascolta: Vasta spelonca a tutt' ignota s'apre Di quì non lunge: a lei soltanto adduce Una deserta ed inaccessa via, Che passo uman raro percorre: quivi Pochi, ma prodi spirti al ben rivolti Saran raccolti col cader dell' ombre...

PIERO Perfidi, e a che?

GONZALES Stanchi de' modi alteri E della ria tirannide son essi D'Alfonso: in te già volto hanno il lor guardo, Da te soltanto attendon pace, stella Te chiaman di salvezza, e te lor duce Braman con voti ardenti. A lor son noti Il tuo nodo, il tuo amore, e quanto il padre Or ti rende infelice: indi novella Cagion fia questa che lo sdegno ferva Più ne' lor petti. Già del re la morte Non desian essi, ma lor calma intera, E in un la tua, che acquistar puoi soltanto Se tosto sgombra avrai la via del trono.

PIERO Un tradimento!... Io no...

GONZALES Va, quando intera La strage orrenda tu vedrai, chè certa Quanto vicina ell' è; quando pietade, Ira ed amor ti grideran: Vendetta! ..; Brandisci pur l'inutil brando!--Assai Trascorsi... Or pensa--È tempo ancor... Tiattendo.

PIERO Io ... contro il padre? Oh quale orror! Qual mai Furia d' Averno me 'l consiglia? ... Oh stato Cui non fu pari mai! --Mi veggio a un lato, Oh fera vista, Ines svenata ... Veggio Dall' altra il padre ... Ah no! deh mi perdona, Deh mi perdona, o padre mio, tant' empio Mai non sarò! Fra' congiurati io volo A sperderli, a salvarti ..--E pur tu morte A lei giurasti: è la tua man che quasi Già mi spinge alla colpa, e là m'addita L'unica via di sua salvezza: ah dunque Io per salvarla ecco vi corro! ... Oh ... quale Fremito io sento! qual terror! Quel soglio, Quel soglio istesso ov'io m'affretto, veggio Tinto di sangue! Ivi il paterno spettro Assiso stassi. Già l' ascolto al core Susurrarmi gemendo : O Piero , o figlio Che tanto amai, non era forse io presso Al fin de' giorni miei? vano delitto Festi a troncarli ! ... --Ma l'amor paterno In lui già tace. Lo squarciato petto Minaccioso m'addita ; in mille guise Mi persegue, m'incalza ..., egli vendetta Spira dal guardo ... Ecco dal crin mi strappa La sanguinosa mia corona, e in atto Di re, di padre sul mio capo infame, Su quello d'Ines mia , su' miei diletti Figli dolenti , ahi che di Dio già invoca L' ira ultrice, terribile! ... --Me lasso! O padre , o sposa, o figli , io son per voi Misero assai, ma non ancor son reo.

GONZALES, PIERO, CONGIURATI.

GONZALES Deh vieni, o prence, e lieto alfin rimira S'eran paterni i miei consigli: salva Sarà tua donna. Il guardo intorno volgi Su questi prodi: ognun da un cenno tuo Devoto pende. Or parla, e obblìa per poco Che non ancor sei re: comanda, ardisci; Tutto imprender potrai, se alla tua prole, Se alla tua sposa amor ti stringe.

PIERO Udite Miei sensi, o forti. So che quì vi aduna Amor vero di patria; in ciò soltanto Duce a voi son. Ma di terror, di sangue Lungi il pensier: guida miglior vi fia Accorto oprar. L'ire a frenar quì vengo Vane al mio pro, fatali a voi. Se l'armi Al vostro prence offriste; appien securo Affiderommi in voi, dove il re voglia Esser nemico al figliuol suo: ma al sacro Suo petto ancor, dite, osereste mai Volger quei brandi, che snudaste meco In sua difesa dell'onor sul campo?

CAPO de' Congiurati (Traditi siam?)

PIERO Troppo finora Alfonso Di sua grandezza desioso, ah forse Render men duro l'infelice stato Negò del popol suo. S'egli fu reo Di si gran fallo, me dal fianco suo Allontanava di battaglia il grido, E'l desio di vittoria. Ma quì sempre Or presso a lui starommi: i vostri preghi, I vostri pianti ascolterà dal labbro Del figliuol suo. Vano non fia, lo spero, II mio pregar per voi. Deh così mite Foss' ei per me, padre per me deh fosse Come il sarà per voi!... Ma tutti intanto A me giurate di quetar quell'ira, Fin ch'io da voi novello ardir non chiegga.

CAPO de' Congiurati Signor, perdona, il tuo pregar per noi Vano fia sempre, fin ch'al re sta presso L'empio Paceco: ei solo il regno in fondo D'ogni squallor, d'ogni sventura ha tratto.

PIERO Pur troppo è ver. Ma vincerò, lo giuro, L'arti vili sataniche dell' empio Perfido consiglier. Sol questo, o prodi, Sol questo è il vostro fier nemico, il vero Del re nemico egli è: del cor d'Alfonso Le ascose fila a comun danno e' move.

GONZALES Per or di lui si taccia. Ah forse solo Non è Paceco il reo: di giuste leggi Uopo abbiam noi, non d'altro.

PIERO Ed a che mai Valgon le leggi? Un saggio re che vale, Se il civil freno a un consiglier malvagio Fia che confidi? Un re, che mai vicino Non ode il mesto e disperato grido Della sventura, e che non vide mai Del povero lo strame, in fra le altezze De' fasti e le dovizie errar ben puote. Ma l'uom perverso che dal popol nacque, Che sentì la sciagura, e che da presso Del villaggio natio lo squallor vide, Udì il lamento de' soggetti, e forse Fin del saper non ignorò gli arcani; È d'ogni orrendo ed esecrabil mostro Peggior d'assai, se il suo dover più santo Con arti rie di conculcar si attenta.

CAPO de' Congiurati A che il vero tacer? Dirlo quì debbe Chi ha cor di cittadino: ognor fia vana Nostra speranza, e sanguinoso il Tago Scorrer vedrassi, finchè regna Alfonso, Corrotto ormai da' perfidi consigli.

PIERO Miglior fidanza io nudro in me: lontano Dal consiglier nefando, e alla mia voce Del suo gran cor la via dischiusa, Alfonso Volgerà le sue cure a render lieta La vostra patria... Oh che mai dico? Vostra Non è già sol, ben ella è mia. Sul soglio Non è di ascender degno chi non sente Della patria l'amor, chi a lei non sacra I più soavi affetti, e chi non l'ama Più assai che il trono e la corona. Io stesso, Sì, presso il padre il difensor saronne: E quando il Ciel. vorrà ch'io regni, io giuro Di viver sol per lei.

CAPO de' Congiurati Quanta virtude, Signor, traluce da'tuoi detti! Ah soffri Ch'io non fallace interprete mi renda De' voti d'ogni cor. Si, quell'istante Dal ciel bramato è giunto: accoglier degna Il nostro omaggio. Il nostro re tu sei.

TUTTI, inginocchiandosi Ah sì, tu ii re già sei.

PIERO No, sconsigliati, Che fate mai? Sorgete! io quì sol venni Ad ascoltar della mia patria i preghi, A salvarla, a difenderla! Ch'io mai Un tal pensier profani, e al tron paterno Volga anzi tempo ambizioso il guardo? Or di sperano omai cessate. Io fremo Alla funesta idea! Fremo.. .anzi reo Sol d'ascoltarvi nel mio cor m' estimo.

GONZALES Signor, che fai? Pace quì arrechi, e pace Togli per sempre all'alma tua tu stesso? Tu l' acciar festi altrui depor, ma bada! Questo re, c'hai sì caro, e a cui cotanta Inopportuna reverenza or mostri, Tu rivedrai cosperso ancor del sangue Di tua consorte e de' tuoi figli. All prence, Va, corri, ancor n'hai tempo, al padre porgi Estremi preghi; anco minacce a'preghi Aggiunger osa; ov'ei non t'oda, torna Tosto fra noi: quì nostra vita è tua, Tutti siam pronti in tua difesa.

PIERO Ah basta, Gonzales, basta: i detti tuoi tal possa Han sul mio cor, che mia ragion vacilla...

INES, PIERO, GONZALES, CONGIURATI

INES Il varco a me lasciate, in fino a lui Forz'è ch'io giunga. La consorte io sono Del vostro prence...

PIERO, GONZALES Ines!

PIERO Or quale, o donna, Alta cagion quì ti guidava? E come In queste soglie ascose?...

INES Il turbamento Segno di colpa in tuo sembiante io scorsi, Nè m'ingannai. Da lungi ancor seguii Tacitamente l'orme tue veloci... Ah dove mai ti trovo! E a che costoro Quì son raccolti? -- Qual silenzio! Ah Piero, Nemici al padre, al re son forse?..

PIERO Il sono... Sì.. ma...

INES Che ascolto? E a me chiedevi or dianzi, Qual cagion quì mi spinse? A te piu tosto Chiedi se al mondo v'ha cagion sì forte Che trar mai possa un forsennato figlio A impugnar l'armi contro un padre! Ahi lassa, Sei tu quel Piero ch'io tant' amo? il padre Sei tu de' figli miei?... gelo in pensarlo! Ah sposa io son d'un traditor, d'un mostro Da cui natura già distorna il guardo Inorridita!... Ma che miro? o vecchio, Tu ancor quì sei? Tu consiglier sei fatto Anco a lui di delitti? Tu... Ma quale Atro sospetto or mi riscote?.. Ah Piero, Deh volgi meco altrove il passo, fuggi Deh, per pietà, di questo loco... Io tremo!...

PIERO Quanti qui son tutti a snudar son presti In tua difesa il brando: ma non io Quì gli adunava; sol che quì fervea Alta congiura contro il padre io seppi, Che il disperato mio dolor novella Esca porgeva a' lor disegni. Io venni Quì a temprar l'ire, a salvar venni il padre. Ma s' egli immoto è in suo fatal consiglio, Ah nulla al mondo rattener potrammi, Né tu il potrai.

INES Che parli? ah no! tu allora Vedrai se degna di te fui. Se nulla Può il pianto mio, nulla il pregar; se deggio Veder nella tua destra (orribil vista!) Il parricida acciaro; io di mia mano Troncar saprò la mia funesta vita, Che sol ti spinge a un tal delitto!

GONZALES O donna, O Piero, a' detti miei per poco ancora Prestate ascolto, chè il mio crin canuto Da voi fede ben merta. Ah tu non sai, Figlia infelice, il tuo destino! ... I figli, Che abbandonasti in si fatal momento, Del carnefice rio preda innocente Forse son già: Paceco a me, sì, questo Temer facea, chè a lui m' infinsi amico Per iscovrir sue trame.

INES I figli?...

PIERO Morte È col ministro infame, io nel suo petto Immergerò il mio brando...

INES A' figli io corro, Io salverolli, io sola!...

GONZALES Or deh cessate, A certa morte voi correte, e indarno, Ove seguir l'impeto primo or vuolsi. Fermo estremo consiglio uop'è si scelga. Nulla farai se al rio furor paterno Argin con l'armi non opponi, o Piero.

PIERO Nemico al padre esser dovrei, contr' esso Snudare il ferro; e al sol pensarlo, ahi lasso, Rabbrividisco e tremo! E tu, che prima All'empia pugna me incitar dovresti, Respirar solo ira e vendetta, il petto Del tiranno additarmi, e dir che omai Necessaria è la colpa, a me tu il braccio Prima rattieni? Angel di pace, cara Ed innocente vittima, tu dunque Vuoi ch'io ti vegga a me strappar? No, mai! - Or di quel vil, di quel Paceco in cerca Su corrasi, o miei lidi; il sangue suo M'è necessario in pria: poscia se ancora Ostacol resta, allor saprò qual debba Esser mia sorte, allor... Si vada. O Alfonso, O re superbo, ove mai traggi un figlio Che non nacque a delitti!

ALFONSO, PIERO, INES, GONZALES,
CONGIURATI, SOLDATI CON FIACCOLE.

ALFONSO Empio, quì vengo A impedir tuoi delitti! - Ma che dissi? Magggior delitto imprender puoi di quello Che già compisti, o scellerato, in queste Orride soglie? Del tuo re, d'un padre Bramasti il sangue e brami, e forsennato Nel parricidio ad esultar correvi! Terribil notte ed esecranda! Iddio Te maledica eternamente, or ch'io Qui... maledico un figlio infame! Or via, Che più si tarda? Guardie, al lor destino Traete voi costoro.

I congiurati partono ora le guardie, e con essi Gonzales

In mia presenza Duri ceppi apprestate all'empie mani Di quest'iniqua: a orrendo carcer tratta Ella sia tosto: e tu deponi il brando, O traditor, saprai tua sorte in breve. Dal mio cospetto si dilegui.

PIERO Il brando Ecco a te cedo: ancor rappreso stavvi De' tuoi nemici il sangue: il petto ancora Ho di ferite carco. Io mille volte Per te affrontai la morte, ed or tentato Il parricidio avrei? Forse quì sono Per opra sol d' orribil tradimento. Il tuo periglio io seppi, e l'alta trama Che in questo loco ardea. Se a te svelata L'avessi, oh quanto cittadino sangue Versato si sarebbe? a te voll'io Risparmiar di spargerlo la colpa, A me l'orror del sol vederlo. Io venni A frenar quel bollente impeto primo, A dir ch' io stesso te benigno, o padre, Renduto avrei. Na non pensava, ahi folle! Che quel Paceco, quel tuo vile, ei stesso Forse tal trama ordìa. Rendersi grato E in un vantar servigi, egli in tal guisa Crede al suo re. Di vittime innocenti Gremite sian le carceri, si sparga A rivi il sangue, per costoro è nulla, Purchè lor fera ambizion sia paga.

ALFONSO Taci, basta, l' impongo, esci.

PIERO Non chieggo Per me più nulla. Ma costei, che in ceppi Sì crudelmente or poni, in pianto venne A implorar pace, a racquetar gli spirti Che vendetta accendea. Padre, a me 'l credi, Ella depor fe' i brandi, ella...

ALFONSO Costei È la cagion d'ogni sventura mia; Essa per sempre il più crudel nemico Di me ti rese. Sì, quanto più sacro Era per te l'affetto mio, più ardente Sarà lo sdegno che nel sen mi bolle. Troppo indugiai sua morte, ecco mia colpa; Tu con essa morrai.

INES Mio Piero.

ALFONSO Or via Da lui si strappi, e si strascini.

PIERO Io fremo!... Ahi vista, ahi rabbia!...

INES Or vana forza, o prodi, Oprar volete contro inerme donna? Ecco, io vi seguo. -- Alfonso, io vado a morte, E a morte orrenda! In questo punto estremo Alma non v'ha che di mentir si attenti, Per quanto empia ella fosse. Io corro a morte Sol perchè spiacqui a te, sol perchè sposa Sono del figliuol tuo, sol perchè madre Sono de' tuoi nepoti; ma non rea Di tradimento vil, non di congiure, Non di discordie consigliera; il cielo Ne attesto, o re. L'ora fatal s'appressa, L'ora solenne in cui fra noi si atterra Quella mortal barriera, che nel mondo Disparità si appella: or m'è concesso Libera dirti ultimi accenti. Io mille Vite non ch'una, se possibil fosse, Darei per te. Tradirti io? questo sangue In tua difesa spargerei, se pari La forza avessi all'ardir mio. Tu sei Il mio re... ma che dico? il padre sei Tu del mio Piero, e padre a me nomarti Deh sia concesso pria ch'io mora! Ahi lassa! Non isdegnar, deh, che si dolce nome Erri sul mio labbro morente: ah lascia Ch'io quì la prima e in un l'estrema volta Il ripeta al tuo piè: tal gioia almeno Deh non negarmi, o padre!

ALFONSO A che s' indugia? Ch'io non vegga costei.

INES Per sempre, o Piero, Addio!... è tratta in ceppi

PIERO Per sempre?... O re tiranno, io vivo; Io 'vivo ancora, io salverolla...

PACECO, ALFONSO, PIERO, SOLDATI.

PACECO Io vengo A udir tuoi cenni, e in un qual arme opporsi Debba al tumulto che tra'l popol ferve. Chi temerario osa gridar tua morte, Chi la minaccia ad. alta voce, ed altri Te crudel chiama e sanguinario. Innonda Già la città la turba, e ognor s'accresce Di duci e di soldati, che ribelli Osan farsi ancor essi. Intorno intorno Di Piero il nome alto risuona: Piero È il nostro re, si grida. Alcun mal fido, Che quì s'asconde, già spargea tra loro Che prigioniero egli è: ferve la calca A cotal nuova: i ribellanti moti Volti in furor già sono: ognun del prence Liberator vuol farsi: ardon gli spirti D'insolita baldanza, ed ogni sguardo Spira vendetta e sangue. In un momento Cadono uccisi o sbaragliati i pochi C'argin si fanno al rio bollor. Non resta Che adunar di soppiatto i nostri prodi, Ed improvvisi uscir sugli empi. Io pendo Dal voler tuo.

ALFONSO Ribelli, audaci, iniqui!! Or or mia destra provocata al sangue Percotervi saprà. Ma tu a Piero, malvagio Instigator di tai tumulti, tanto Sperar tu osasti, e speri ancor? Fellone, Trema... Già me possente furia invade, Nunzia di strage, di vendetta e morte... Trema... tu lieto non sarai, te 'l giuro, Fin ch'io respiri, no! Tua prole infame In man mi sta; nè tu sfuggir mi puoi. L'uscir di questo loco, olà, soldati, A lui si vieti. Di costui mi fia Pegno la vostra vita.

PIERO Il ciel ne attesto, Innocente son io. Tuoi giorni, o padre, Sacri a me sono, io te 'l ripeto: il primo A inferocir mai non sarò. Ma rendi A me i figli e la sposa. Io qui l'estrema Volta mi prostro disperato e in pianto Nella polve al tuo piè. Deh a me gli rendi, E lieto vivi e regna: altro non bramo. Ogni moto ribelle in un momento Cessar farò; sperder saprò costoro Col sol mio aspetto.

ALFONSO E chi sei tu che vanti Sì alta possa? Il re sei forse? Deggio Da te quì pender io? Vedrai fra poco Che a sperder tutti basterommi io solo: Ma per colei tu preghi indarno.

PIERO Ah dunque Chè non riprendi quest' orribil vita Che tu mi desti? Or via che tardi? Il colpo Securo vibra. In tal momento io posso Innocente morir; ma se de' miei Strage farai, me additeran le genti D'ogni empio figlio il più perverso. Io sento Che più spietato diverrò, più atroce Di sitibonda tigre, e che i più sacri Umani dritti calpestar ben posso Nel correr cieco alla vendetta incontro.

ALFONSO E dirlo ardisci al mio cospetto?

PIERO A tanto, Io ten riprego, non sforzarmi.

ALFONSO Nulla Potrai: son io quì il re.

PIERO Miei figli ah dunque, La mia consorte?

ALFONSO A te fia noto in breve Il lor destino.

PIERO Oimè!
nell'eccesso della desolazione si copre così le mani il volto.

ALFONSO in disparte a Paceco, e sommessamente
Paceco.

PACECO Attendo Il cenno tuo.

ALFONSO Or di colei la morte?...

PACECO È necessaria.

ALFONSO In te mi affido. Vanne... Ma... il mezzo estremo sia la morte.

PACECO Io volo Ad eseguir quanto, o Signor, tu imponi.
Paceco parte. Piero si avvicina al padre in atto di preghiera.
Alfonso lo respinge con isdegno, e parte

PIERO Dopo qualche istante di silenzio
Oh notte ! ... oh mio furor!... Dove, o vendetta, Me spingerai?.. Lasso!.. in pensarlo.. io gelo!

INES Ove fui tratta?... E nulla, oimè, più deggio Saper de' figli miei?.. Me lassa!.. -Ah certo L'angel dell'innocenza or voi protegge: Io sola morirò!... Dolce sostegno Del viver mio, Piero, ahi che invan chiamarti Dovrò nella suprema ora di morte! Il tuo destino ignoro ancor! --Ma quale Odo fragor?... Già si disserra, parmi, La ferrea porta... E chi s'avanza?... Morte, Dunque sì tosto giugni?... O Dio, dal cielo Forza mi porgi in sì crudel momento.

GONZALES, INES

GONZALES Ines.

INES Qual voce? A che ne vieni? parla, Dì, qual sorte mi attende?

GONZALES Oimè!

INES Tu nulla A me rispondi, e sospirando gemi? Nunzio tu vieni a me di morte? ah parla! Ma no: chè il tacer tuo troppo a me dice, Che nulla speme più m'avanza! O vecchio, Parlami de'miei figli.

GONZALES In man d'Alfonso Son essi, in vita ei gli lasciò.

INES Respiro! Almen contr' essi ei non si mostra irato. Deh tu ascolta un mio prego. Or va, Gonzales, Vanne al lor padre, e digli ch'io morendo A lui rivolgo ogni pensier, che il suo Nome adorato nel sospiro estremo Avrò su'labbri !... che pe'figli viva, E che in quell' alme mai perir non lasci La rimembranza di lor madre!... Il pianto Mi... tronca... le parole!... Oimè!...

GONZALES Coraggio, Ines, coraggio ora che a te degg' io Nuova dar più funesta anco di morte.

INES Più funesta!.. Ma..quale?.. A che tenermi Or sospesa così? Che temi? Ah tutti Avversa sorte in me vibrò suoi strali, Tutto attendo da lei.

GONZALES Figlia!

INES Ma...parla!...

GONZALES Di Piero sperdi ogni membranza: ei vile...

INES Taci : tu ancora a'traditor ti aggiugni? Ei vile? È vile, è mentitor chì brama Ch' io dal mio sen svelga l'amata imago!... Non mi si tolga l'ultimo conforto Di morir cara a quei che adoro! Ei m'ama, Ei m'ama... ah si! di più non chieggo.

GONZALES Brami Che nel mio cor la ria novella io chiuda? Io tacerò: ma pur... sappi... tua morte Il re non brama or più. Saran tuoi figli Tratti in lontana terra, e tu con essi: Ivi ignorar ciascun dovrá che scorre Nelle lor vene real sangue, o appena Ciò saprassi, avran morte.

INES Ma consente A un tanto oltraggio il prence? Ah fors'ei brama Per or salvarmi ad ogni costo...

GONZALES Ei brama... Io tacerò.

INES Me lassa! In cor lo stile Col tuo silenzio e le mal tronche voci Con maggior forza immergi. O tu che solo Per me d'amico le sembianze avesti, Non tradirmi, buon veglio! Io dal tuo labbro La mia sentenza attendo:...

GONZALES Il vuoi?

INES Ti ascolto.

GONZALES Appena il prence prigionier si vede E in odio al re, grazia gli chiede estrema Di favellargli. (Ah fremo in dirlo!) Quale È lo stupor di noi, che in dolce amplesso Lor colloquio si compie? Ecco già tutti Abbiam fidanza ch'egli a te sia mite. Ma in libertade appena è Piero, ei lascia Col genitor la solitaria reggia Di Mondego: gioiosi il suo ritorno Festeggian tutti: ei tra le pompe obblìa D'esser padre e consorte: Alfonso stesso Già fe' disciolti dichiarar que' nodi C' a te l'unian...

INES Prosegui ancor, chè forse A me potran ... la desiata morte... Dar que' tuoi detti...

GONZALES E Piero ... omai non tace, C'a lui non resta che segnar fra poco La nuzial regia promessa.

INES Un prego Ascolterai da me tu estremo? Porgi A me quel ferro...

GONZALES Ah mai non fia.

INES Se in core A te favella ancor pietà, nel petto A me lo immergi, e non tremar... Quì vedi Che derelitta io son da tutti: solo Deh tu benigno a me ti mostra! ah dammi, Dammi la morte!

GONZALES In te ritorna! E vuoi Ch'io queste mani d'un delitto lordi?

INES Delitto il nomi? ah no, non è delitto Il trar di vita chi la vita abborre! Te ne scongiuro! Deh pria che a strapparmi Vengan di questo loco, almen pietoso Tu m' appresta un velen, se la tremante Tua destra or niega in me vibrar quel ferro.

GONZALES Taci, t'acqueta; e volgi in mente, prego, Men disperato e men crudel pensiero. T' abbia lontana terra; ivi per sempre Obblìa quel traditor: questo è l'estremo Consiglio mio - Lungi di quì m'è forza Volgere il piè, ch'esser più tempo teco Sarìa sospetto. Oh in quale stato io deggio Lasciarti! Al ciel deh ti rivolgi !--Addio.

INES Ove son io? Caligin densa è questa Che mi circonda, ombra è di morte! E pure Io vivo ancora: e in cor pur troppo io sento Che son tuttor madre e consorte. O figli, Ah! lungi ancor voi siete! Io la paterna Colpa obbliar potessi in voi... Ma fitta Io l'ho nell'alma, e'l rio pensier m'uccide! Forse in quest'ora. .. anco... su voi si vibra Il colpo estremo!... Oh ciel!:.. fermate!... scudo A lor son io!... No non tremate!... intorno A me pur vi stringete! ... ah no! gli sgherri Son lungi ancor, non strapperanvi ancora Da questo petto, no! Piero, mio Piero Deh gli proteggi, odi quel pianto? Ah vieni, Ch' io nell' estremo anelito t'affidi Tuoi pargoletti: in man del padre almeno Vedrolli...Ah no! d'un traditor, che i nodi Primi di sangue violava. Un padre Snaturato sei tu! Terribil mostro E vile a un tempo appari agli occhi miei, E il buior del mio carcere più orrendo Mi fai col fero aspetto! Ah cessa, vanne! Io ti ravviso! hai sulle labbra ancora D'amor l'accento, e nel feroce petto L'insidia e 'l tradimento! Ecco t'involi Al debil guardo mio... Ma dove corri? Ad un'ara t'appressi? E chi è colei Che in bianche vesti ti sta presso? Stendi Tu... a lei la man... ch'è mia? Ferma, t'arresta: Ah pria svenar tu dei la tua consorte, Chè viva ancor son io!... Ah forse gli empi Morta non m'hanno ancor perch' io vedessi Consumato il delitto? Ma tu volgi A me... lo sguardo, e... di pietade il pianto Ti sta sul ciglio?... Ah..quello ancor sei dunque? A me ritorni ?... vieni, eccoti i figli, Al sen gli stringi... -- Ove son io? Quai larve! Tutte svaniro! E pur, lassa! non bramo Da lui più nulla, or che a me veggio innante Sol morte, e a morte ecco mi appresto!

PACECO, INES

PACECO Il pianto Ed il dolor vani per te son fatti, O donna. Aver di te pietà, rammenta Ch'io non dovrei. Ma che ti avanza? Or vedi Che più spregiarla tu non puoi. Qui vengo Apportator di tua salvezza: meco Su vieni: io trarti in solitario loco Saprò, dove non fia c'uom mai ti scopra. Pur di svenarti ebbi dal re comando. Piero è già d'altra. Io t'amo ancor. L'obblio Sul passato si sparga. A'voler miei Necessità vuol che tu pieghi.

INES E vuoi In tal guisa salvarmi? Io vo' la morte! Ah duolmi sol che la tua destra infame Alfonso scelse a trucidarmi.

PACECO E vuoi Perder così te stessa: e 'l folle orgoglio Non mai depor? Di Piero al certo or cieca Tu più non sei, da lui tradita. Vedi Quant'io t'amai più di colui. Sprezzasti L'amor mio vero; ed io t'amai: sdegnasti Le mie profferte; ed io t'amai. Che dico? D'altro tu fosti; ed io t'amai. Colui Che in sen t'accese un tanto amor, sì, quegli A cui tutta ti desti, ecco qual rende A te mercede.

INES Il tradimento abborro: Ma non al par di quest'amor tuo reo. Vanne, mi lascia, t'allontana: oh avessi In tempo un ferro per sottrarmi a questo Scellerato!

PACECO M'ascolta, Ines - Tu forse In me sol vedi un uom di corte, astuto, Maligno, audace, e instigator fors'anco Di colpe... Tal chi me rendea? Tu sola, Ines, tu sola! Per vederti alfine In poter mio tutto obbliai. Ma un altro Posso oggi divenir: tu in me vedrai Non più l'empio Paceco, ma un tuo fido Obbediente amico! Io dal mio core Strappar non posso la tua imago, e tutto, Tutto oserò perchè in mia man tu venga.

INES In mano tua? avventandosi al pugnale di Paceco

PACECO T'arresta, or che mai tenti?

INES Poichè non posso nel tuo petto un ferro Immerger, com' io bramo; almen me stessa Io trafigger potessi!

PACECO Oh come a un volto Angelico innocente al par del tuo Mal si addice il furor! M'odi: in mia mano Sono i tuoi figli ancora: a me fidolli Alfonso stesso, chè in lontani lidi Vuol che si rechin di soppiatto. Ad. essi Io riunirti giuro in loco ascoso Ad ogni sguardo uman, se a me ti affidi.

INES Che sento?... I figli... in tuo poter?... Ch'io creda A' tuoi malvagi detti!... Oh chi mai vide Al par di me misera madre?... Al mio Fianco ah li adduci un sol momento: lascia Ch'io li baci e ribaci, e che sovr'essi Io scorrer lasci almen l'ultimo pianto Che verserà l'inaridito ciglio! Forse morrò benedicendo il tuo Nome, o Paceco.

PACECO Me seguir tu déi, Se rivederli brami. Se resisti, Trafiggerli a me resta al tuo cospetto, E te svenar sovr'essi.

INES Oh nova guisa Onde vien chiesto amor! Con l'omicida Pugnal snudato chiede amor costui! Oh amor sol degno d'un Paceco! Or dunque L'iniquo incarco alfin compi, e mi svena.

PACECO Io ti vo' salva; vieni...

INES Ah no!... Ma quale Odo tumulto?... Oh ciel...

GONZALES, PACECO, INES.
questa scena si esegua rapidamente

GONZALES Vieni, fuggiamo, Salvar meco ti dèi. Già il popol tutto Liberator si fe' di Piero, e in armi Corre a salvar costei. Move a frenarlo Alfonso stesso invan...

INES Che intendo? Oli gioia! Quì rivedrò il mio Piero! Scellerati, Ei m'ama ancor...

PACECO Ch'io sfuggir lasci, oh rabbia! Da me la preda, e ch' ei trionfi?

GONZALES Vieni, Sotteraneo sentiero a tutti ignoto Percorrerem, t'affretta...

INES Ah più da presso Odo le voci; or qual v'ha dubbio? Vili, Voi mentiste: io son salva!

PACECO Ancor no'l sei: Te troveran, ma di mia man quì ... spenta.
la trafigge, e fugge velocemente con Gonzales

INES Oh tradimento !...io moro !...Ancor...la...vita.. Da me... non fugga... Ch'io ti vegga...o Piero.

PIERO con POPOLO, INES, poi ALFONSO e SOLDATI con fiaccole

PIERO da dentro la scena Fermate ... Ines, sei salva!... esce accorrendo

Oimé!... svenuta?.. Ma..che vegg'io?..Di sangue. un lago?...Estinta!. Fulmini, o ciel, per me non hai?...

ALFONSO Raggiunto T'ebbi, o fellon... Ma quale orrenda scena Quì m'attendea?.. Già si versò quel sangue!!...

PIERO Tiranno iniquo! --Oh colpo! -- Vendicarti, Ines, io giuro!... in atto minaccioso verso Alfonso

INES Ah... no!...

PIERO Tu vivi ancora? Respiri? Deh quell' adorata voce Fa ch'io risenta anche una volta!
Inginocchiandosi, e reggendola sulle braccia

INES Cara.. Se... fia sempre... al... tuo cor...la... rimembranza Del.., nostro amor..; deh. ... contro il... padre tuo Non... infierir... più... mai. Certo... ch'ei nulla Sa... dell'inganno. Pe'... i figli vivi. Fu... l'uccisor... Paceco. Ad ...dio! spira

PIERO Tu muori, Ed io vivrò? nell' eccesso del dolore

ALFONSO Che udii! Virtù mendace In lei non era! Oh quale orror!

PIERO Chi mai, Chi renderammi la mia sposa?... Ahi lasso! Ines!.. più non rispondi?... Ines!..- Già muto Cadaver freddo ell'è!..--Quì, quì venite... in delirio Di regal veste si ricopra... O grandi, A lei dinanzi la superba fronte Tutti ... abbassate nella polve: È questa, Lusiadi, è questa la regina: ognuno Benchè spenta l'adori--Ma... Paceco Paceco io vo'... Chi ritrovò l'infame? Quì per la chioma si strascini: alcuno Or di ferirlo non s'attenti: io solo, Io solo il vo'; di mille colpi e mille Trafiggerollo... Ah no! che dico? Il mio Brando lordar d'un cotal sangue? Oh quale, Qual tormento inventar potrei, che lunga Morte e crudel gli appresti?... Al mio cospetto, Mentr'ei respira ancor, dall'empio seno Or gli si svelga il core... Io il voglio: invano Il re s'oppon, chè di mia man svenato Cade chi niega d'eseguir mio cenno. Oh gioia!..il veggo nell'agon di morte; Il sangue fuma, e quel vil core io veggio Palpitante al mio piè...Ma...chi m'afferra? Tu, Alfonso? Tu, che a me donasti vita, Perchè infelice più d'ogni uomo io fossi? Tienti il tuo trono, e ti delizia in esso; No'l bramo io, no. Nulla staccar potrammi Da questi cari avanzi: ecco il mio trono!
si prostra sul cadavere d'Ines

ALFONSO Sprone a' delitti, ove ne traggi, o cieca Alterigia di regno!... Ombra del padre, Sei vendicata! Io ti ravviso, io tremo!

FINE.