A
FRANCESCO ONORI
NEL GIORNO DELLE SUE NOZZE
5 Aprile 1869
L'AMICO
FRANCESCO FRANCESCONI.

Aprile 1863.

O passeretto che dell' ardua torre (*) Ad un passero solitario che, allevato a mano e poi rimesso in libertà con un argenteo sonaglino al collo, fu per molte primavere assiduo abitatore della torre di S˙ Francesco a Perugia. In vetta meni solitario i giorni E i tuoi lamenti innamorati a sciorre Al rifiorir d' aprile ogni anno torni, L'aurora a te sempre ridente e chiara Invia dai colli orientali il lume, Benchè s' informi a una mestizia cara Il tuo flebile canto, il tuo costume. A te il silenzio riposato piace Della campagna libera e romita, E delle vespertine ore la pace È il più lene piacer della tua vita. Amore e canto è il viver tuo; nessuna Travaglia il tuo pensier molesta cura, E rimorso o terror mai non imbruna La tua letizia, o blanda creatura. Tu non conosci delle gioie insane La fatua ebbrezza e i velenosi danni, Il fluttuar delle speranze umane Ed il cruccio mortal dei disinganni. Tu non sai come il cor sospira e s' ange Per la memoria d' un tradito affetto: Ignori tu come da noi si piange Presso alla sponda d' un funereo letto. Tu non conosci come grave pesa L' obblio dei mesti sull'oppressa fronte. E come è duro all' innocenza offesa Soffrir dei tristi la baldanza e l' onte. Ond' è che raro al sapïente in viso Il suo roseo fulgor la gioia spande, Mentre agli stolti nel tripudio e il riso Sempre verdi il piacer tesse ghirlande. Oh quante volte travagliata l' alma Di segrete mestizie e di paure, Caro augelletto, io t' invidiai la calma Delle tue dolci e inosservate cure. Spesso seduta alla finestra accanto Io ti seguia con tremule pupille, Mentre, sospeso l' amoroso canto, Il tuo volo accogliean l' aure tranquille. Dalla tua gola pendulo sentia Del sonaglino il tintinnar gentile Che di un liuto al tocco, all' armonia D' un angelo fuggente era simile. Talor sull' alba all' apparir del sole Lieti gridi mettean, vivaci e snelle Moveansi in giro ed intessean carole Sul mio tetto natal le rondinelle: Ma io vogliosa di segreto pianto, Più che ai felici ai sventurati amica, Meglio piaceami del tuo dolce canto, O passeretto della torre antica. E ripetea talor: tacite e meste Son le giornate della mia quïete E non fanno per me le vostre feste, O rondinine vagabonde e liete. Caro augellin, fin dal mio primo albore Simigliante alla tua fu la mia vita, Di poesia, di lacrime, di amore, Di silenzio e d' obblio sempre nutrita. E benchè spesso di dolor si abbui Per me dei mattutini anni la stella, Pur non mi cale, e non invidio altrui Le rose e i gigli dell' età novella. Amore e canto è la tua vita; e anch' io Così trapasso di mia vita l' ore, Però che infuse nel mio petto Iddio La possanza del canto e dell' amore.

M˙ ALINDA BRUNAMONTI nata BONACCI.