IL SERTO.
ALLA
NOB. SIG. CONTESSA

LUCIETTA PORTO

ELISABETTA CAMINER TURRA.

Seconda Edizione

VICENZA 1793

NELLA STAMPERIA TURRA



. . . . . . Tibi lilia pleni,
Ecce ferunt Nymphæ calathis . . . . .
Pallentes violas, et . . . . . papavera . . . . .


VIRG. Egl. II.

DAl vago sen d' una ridente valle Sorge facil collinaLa collina di Gogna, una delle più fertili fra le Beriche, ove si trovano altresì varie produzioni fossili e delle conchiglie marine petrefatte.; il piè le bagna Di Berga 'l Fiume, onde le rive erbose Leggiadramente adorna Piante palustri che nascono lungo il Retrone. l' inquìeta Fluviatile, la Najade vezzosa, La Ninfea galleggiante, il verde Giunco, Il Cipero gentile e 'l Scirpo lieve. Tutti Natura sopra il colle ameno Profuse i doni suoi; gli accresce e abbella D' industre Agricoltor la provvid' arte. La Quercia antica, il Carpino frondoso, L' Aceto, e l' Olmo, e l' Orno amico asilo Offron sotto la fresca ombra perenne Al stanco peregrin, ch 'ivi del Sole Non teme il raggio, e i teneri penieri Nutre al dubbio splendor d' argentea Luna. Il zeffiresto, che vezzoso aleggia Tra' ali scotendo, gl' involati odori L' ali scotendo, gl' involati odori Alla Piante odorose della collina. grata Melissa, alla soave Calamenta, all' Abrotano gentile; E stanco alfin de' lunchi error s' adagia Sul purporeo Granato, o su la dolce Giuggiola, o in seno al delizioso Fico Mele stillante, insin che a furti nuovi Torni co' vanni di rugiada aspersi. Ma o quale all' apparir di Primavera La Fiori di Primavera che adornano la collina. Dafnide vermiglia, l' olezzante Volubil Caprifoglio, il bianco Spino, La saporita Pimpinella, il vago Anemone silvestre, e la palmata Orchide, e mille piante al lascivetto Ventolin incostante offrono a gara Leggiadro nido! Il tenero Usignuolo, L' ortolan pingue, il Passero amoroso Tra le piante frondose or lieti accenti Fanno, or mesti suonar; gli ascolta, ed ora Sente bearsi il fortunato amante, Or piagne i suoi non differenti casi; E deplorando i tesi lacci spesso A' malcauti augelletti, al laccio incontro Va che gli tende la non fida amica. Con Cerere Lieo, Pomona, e Flora Han culti templi in su 'l bel colle. Scorre L' occhio sorpreso intorno, e monti, e valli, E poggetti discopre, e la felice Di Palladio città, superbo oggetto Per gli amanti del Bello, e di pensieri Per l' amante del Ver, che 'l lusso, i vani Onor, da i più cercati, e sol di pochi Verace fregio, e le tumultuose Dominatrici passìoni, e i radi Premj accordati alla virtude, e i molti Al capriccio profusi, e ciò che forma Delle Cittá l' essenza, osserva, e geme. S' erge del colle sopra il dorso aprico Umíl quasi solinga capannetta, Ov' ha povera Ninfa albergo e pace. Là della famigliuola ella occupata Nella semplici cure, il tempo dona Che le rimane alle campestri Muse, Lieti canti or sciogliendo, or quei che detta A un sensibile cor la varia sorte. Talor d' un giardinetto, a cui rincontro Stà la capanna, fiancheggiato e cintro Da un utile orticel che al parco desco Offre non compro salutevol cibo, Coltiva i fiori, e un' estasi beata Prova ammirando la beltà sublime Dell' opre di Natura. Un dì sedendo Su l' erba molle ella scorrea col guardo L' orizzonte felice, e l' alte roccheI Castelli di Cretaccio, d' Altavilla, di Montecchio fanno prospetto alla collina di Gogna. In rimirar che fur di guerre un giorno Teatro e di ruine, su le ingorde Brame dell' uom, su lo splendor fallace D' una gloria insensata mestamente Una lagrima sparse. Dal non grato Aspetto i lumi torse, e là posolli Ove torreggia in una valle amena Superba moleIl nuovo superbo Palazzo del Nob. Sig. Co: Antonio Maria Porto nel villaggio di Vivaro in la contrada di Campagna.. Ivi del Bello tutte L' ArchitettoIl celebre Sig. Ottone Calderari Patrizio Vicentino. immortal di Berga onore Le ricchezze profuse. A quella vista O quai felici immagini ridenti Le si offriro al pensier! D' un giusto e saggio Benefico Mortal quello è l' albergo. Di eletta Prole in seno i dì tranquilli Ivi egli tragge or nelle cure immerso Di Cittadino, ora di Padre, e spesso Dotte carte volgendo; ivi diffonde Fra le beate a Lui genti soggette Pietosi doni, provvidi consigli; E promotor dell' arti belle, impiega A prò d' esse i tesor che, alfun non cieca, Diegli Fortuna. — Di trasporto piena La Pastor ella, ed innondata il ciglio Del lieto pianto ch' a un sensibil core Svelle sovente la virtù, proruppe, Volta alla mole eccelsa, in questi accenti. Salve, felice albergo, Ov' han sicura asilo e Pace e Onore. Sempre del suo favore Siati benigno il Cielo! è dolce il pianto Che sul ciglio mi chiami; e a Te lo sacro. Virtuoso Mortal ch' ivi dimori. Sì: l' omaggio de' cori È di te degno; avvezzo Ad accorlo Tu sei placido in viso Con un soave animator sorriso. Tacque ciò detto, e l' anima commossa S' arrestò in quel pensier. Quand' ecco alzando Di nuovo i lumi, intorno al tetto altero Vide aleggiar di teneri Amorini Vivace stuolo, la rosata conca Seguirgli della Dea che ad essi impera, E le innocenti candide colombe Posar su 'l tetto i vanni. Allor balzolle Nel petto il cor, e, sei pur giunto, disse, Amabil giorno destinato in Cielo Dei felici a formar! Io ti ravviso, Venere bella Diva, a cui serbato Era il render beato L' amante Genitor d' eletta Figlia. Quella che a voi somiglia, Amori leggiadretti, Venite a circondar; su Lei versate, Su l' illustre Garzon che ad Essa è unito. Del virtuoso amor tutti i tesori. E co' semplici fiori D' un giardinetto unìl, ch' innicantando Coltivar suol povera Ninfa, il crine Non isdegnar d' onarti, o Donzelletta Dal semplice costume; a Te divoto Offre un Serto il mio core, e scioglie un voto. S' assise allor; leggiadra ghirlandetta A intrecciar cominciò, tra' fior scegliendo Al bel giorno i più adatti, e 'l suo lavoro Così sovente interompen col canto. Fresca Rosa, che innamori Con l' amabile olezzar, Verde Mirto, che i bei cori Dolce inviti a sospirar: Dipignete alla gentile Donzelletta, o vaghi fior. Tutto il ben che seco Aprile Trae negli anni dell' amor. Di Morfeo la delizia, il vario pinto Papavero cogliendo, onde su gli occhi Scende il ristorator placido sonno Dello stanco mortal, così riprese:
Sia ridente 'l tuo sonno e felice, Verginetta dal candido cor; Ti ristori qual aura soave Del mattin sul frschssimo albor. Lieti sogni offra il tenero Nume Al sereno beato pensier; Nè 'l tuo sogno sia larva fallace: Sia 'l tuo sogno pel dì veritier.
Di Gelsomini a un vago cespuglietto S' appress7ograve; allor; l' idea dell' innocenza Le si affaciò: sciolse di nuovo il canto. Va della Bella, o niveo Gelsomino, La fronte a coronar. Se al niveo corgiugni a posar vicino. Dolce è 'l tuo riposar. Di Zeffiro al purissmo sospir; Modesta Violetta, il capo estolli Bel Garofano amor di questi colli, Ite chi vi somiglia ad abbellir.
Delle convalli Giglio odoroso, Che l' aure lievi Baci vezzoso Su 'l nuovo dì; Soavi olezzi Diffondi intorno A Lei più pura Del puro giorno Che 'l sen t' aprì.
L' Amaranto purporeo al vago Serto Mancava sol; la Ninfa il colse, e lieta Cantò più dell' usato: che il pensiero Della Donzella a' pregi eterni avea. Tu che il gelido orror non paventi, Tu che sprezzi la furia de' venti, Tu ch il Tempo non provi fatal, Fior superbo, tu sdegni gli odori, Ma emulando il destin degli Allori T' assicuri una vita immortal. D' un beato lunghissimo Aprile Nunzio vanne alla Coppia gentile Dolce cura del mondo e del Ciel; E l' affetto immortal che l' accende Mai non ceda alle umane vicende, Nè alle stragi del Tempo crudel. Tacque. Del panierino in cui raccorre I fior solea dispose all' orlo intorno La ghirlandetta, e alla Donzella illustre Tributo del suo cor l' offerse in dono.