FLORI
FAVOLA
BOSCARECCIA
Di Maddalena Campiglia.

In Vicenza, Appresso gl'heredi di Perin Libraro, & Tomaso
Brunelli compagni.
1588.

Con Licentia de'Superiori.


Maddalena Campiglia.

NON s'è fermato, il desiderio che nacque in me d'honorar V˙ S˙ Illustrissima da che per fama la conobbi fin tanto che non le hò dedicato questa mia opera Pastorale, cosa da me debita sì per'adempir la promessa fattale dal Sig. Ducchi


(le virtù del quale osseruo grandemente) sì per sodisfar in parte all'obligo mio de i fauori fattimi da lei più volte, & finalmente per non mostrarmi senza giuditio, hauendo saputo sceglier Donna Eccellentiss. à tempi nostri non solo per nobiltà di sangue, & per grandezza di stato; ma per magnanimità, & per valore; & questo fermarmi non è già per che l'animo mio debba esser'appagato di sì debole dimostration'dell'affetto, & della riuerenza ch'io debbo al singolar merito suo; Ma è più tosto vn respiro, vn breue riposo per pigliar maggior forza à più degna impresa; Onde (se concesso mi fia) V˙ S˙ Illustriss. ne resti da me molto piu honorata, e riuerita; Percioche la imperfettione

di questo mio poema è tale, che per auentura hà piu bisogno del fauore della sua protettione per farlo rispettare da i maldicenti, che, che possa recare à lei alcuno accrescimento di gloria. Sono tuttauia sicurissima; che sendo ella tanto virile ne i pensieri, & nelle operationi, quanto donna nel bellissimo sembiante, & negli honestissimi portamenti, aggradirà questo mio rozzo parto, ela viua candidezza del cuore, con che lo accompagno. Sogliono tutte le madri d'hoggidi douendo far comparir fuori le loro figlie comporle nella piu leggiadra maniera, che si sanno imaginare ricercando à questo effetto i piu riposti, & astrusi cantoni dell'arte il

che à me non gioua di fare. Procurando piu tosto d'allontanarmi dal l'ordinario costume donnesco. Miri ella dunque non con l'occhio del la serena sua fronte in questa mia figlia estrinseca pompa di vanità volgare (che essendo nata fra boschi, hà dalla madre imparato à sdegnar i politici addobbamenti) ma co'l lume del suo nobilissimo intelletto, la candida lealtà di che ella viene si riccamente vestita: & con la prontezza della sua gratia gradisca il viuo affetto con che la guido all'honoratissima presenza di V˙ S˙ Illustriss. alla quale pregando ogni compiuta felicità bacio le mani.


Maddalena Campiglia.

NON mi pareua d'hauer per'auentura sodisfatto al debito del desiderio mio, se mandando in luce questa mia fauola boscareccia sotto il celebre nome della Signora Marchesa Isabella Pallauicina Lupi, non la raccomandau'anco à V˙ S˙ Illustrissima, il cui valore è solo celato à i poco stimatori della virtù. Mi furono donate le sue bellissime rime dal Sig. Angelo Ingegneri. il quale molto mi commendò il suo poema Heroico FIDO AMANTE. L'hò più volte letto. & dalla vaghezza sua, & dal leggiadro stile del verso, m'hò sentita colmar di desiderio tale, che sono stata


costretta à farle dono di questo mio parto; parendomi assai conueneuole che l'autore del più fido amante che celebrato in'alcun tempo fosse, debba esser prencipale protettore di fedelissima Ninfa. Al che s'aggiungeua l'osseruanza mia uerso la Sereniss. Casa GONZAGA, sendoui maritata la Illustriss. Sig. Helena Campiglia mia cugina, hora moglie dell'Illustriss. Sign. Guido, da me amata, & honorata, non solo per la ragione del sangue; ma particolarmente per la bontà, & per la bellezza sua, le quali doti fino dà teneri anni le fecero annontiar sempre signorile più tosto, che priuato congiungimento. Ma sopra tutto la gentilezza del cortesissimo animo di V˙ S˙ Illustriss m'hà dato sicurezza non che speranza, ch'ella sia per difender questo mio poema pastorale da tutti quelli del sesso uirile, i quail se ne scopriranno detrattori ò per maligna

dispositione, ò per abuso di sinistro giuditio contra i componimenti poetici delle donne. Sò che le oppositioni saranno molte; ma di questa sola far dourei stima; che fatto hauessi meglio spendere il tempo in scritti spirituali, si come hauea cominciato, suiando la mente da qualunque vano pensiero; se da Sant' Agostino data non me ne fosse licenza con'affermar che ogni sorte di uirtù al lontana l'huomo da i uitii. Confesso parimente, che la fauola, sia più secondo l'intention mia, che le regole di coloro, che hanno insegnato l'arte di questi poemi, perche gli episodi, che ci sono inseriti superano di lunghezza l'attion prencipale; ma tuttauia hauendo procurato, che tutto ciò, ch'in loro si tratta dipenda dal sacrificio fatto per salute delli due pazzi, i quali, son'il soggetto; & essendone state composte da persone di qualche nome altre anchora senza la piena osseruatione

de i precetti d'Aristotile, & de gli auuertimenti datici da i commentatori della sua poetica: io crederò, che questa, fatta da donna, & da donna forse poco atta à simile impresa, debba esser letta, se non con lode; almeno con sopportatione. Temo finalmente, che la prolissità de i ragionamenti sia per auentura inescusabile appresso coloro, che ne gli altrui scritti desiderano ogni perfettione, & di ciò sono stata specialmente auuertita dal Sig. Paolo Chiappino candidissimo osseruatore della buona lingua, & giudiciosissimo scrittore, si come fanno fede le sue lodate compositioni, per le quali non solo è figlio, ma degno figlio della famosa Academia Olimpica. Tuttauia spero, che questa attione originata da due personaggi, & aggrandita da gli accidenti congiunti, & ornata d'insperati successi, & riconoscimenti (à guisa di moderna veste riempita in'alcune

parti da ben'accorto artefice (per che vn corpo quantunque robusto, paia anchor vie più solido, e più formato) non habbia à riuscire affatto spiaceuole, se fia discretamente considerata. Accresca dunque V˙ S˙ Illustriss. il primo obligo, che le tengo, hauendomi la lettura del suo rarissimo poema spronata ad vna tanta impresa, con questo secondo, degnandosi gradire il mio picciolo dono, se non corrispondente al merito suo, al meno conforme al poter mio; poiche non le posso dar cosa più cara di questa mia figlia, vera figlia, & naturale, di che prencipalmente mi godo; percioche se io la vedrò benignamente accolta da lei, m'andrò preparando per porgerle maggior segno de la diuotione ch'io serbo al suo chiarissimo valore; fra tanto in gratia di V˙ S˙ Illustrissima riuerentemente mi raccomando.


Della Fauola

FloriNinfa pazza
LicoriNinfa compagna di Flori
DamoneSacerdote
SerranoFratello stimato d'Androgeo.
AndrogeoPastor pazzo
MelampoPastor vecchio padre di Licori.
Satiro
Siluano
VraniaNinfa
DarelloPastor maligno
FronimoFratello di Flori
LeggiadroFamiglio di Serrano
ChoroDi pastori
AlessiPastore straniero
ChoroDi Ninfe
Tirsipastore vecchio padre d'Androgeo, e Leggiadro

La Scena si finge in Arcadia.



DA le Città partito, e da più ricchi E pomposi palagi, oue tra mille, E mille uezzi accolto, e lieto stommi Son quà venuto; e non già perch'io pensi, Che in questi folti boschi, e in queste piagge Solinghe, ed'ermi colli, ed'antri opachi Anco non vi sia Amor, che in cielo, in terra, E ne l'inferno il mio valor discopro. Dicalo Gioue su nel ciel monarca De gli altri Dei, s'anch'egli ben souente Del mio licor fatt'ebro, in mille guise Erro quinci mortal fra miei seguaci; E Pluto anchor del cieco regno Duce; D'ogni pietà spogliato, s'entro al petto Sentì si la mia fiamma che cangiate Le crude voglie sue sì fè soggetto Ad'vn sol guardo di fanciulla Diua. Alcide poi Achille, e'l gran maestro De' più saggi, che più? mill' altri, e mille Qui tra mortali à le mie forze resi, Che non fero essi? altri l'abietta, e molle Conocchia al fianco tenne, horrendi mostri

Dianzi auezzo domar; chi da le tende Vide cader i suoi, ne per la rapta Donzella (irato) l'arme al maggior huopo. Mosse del gran Re Argiuo, & altri pazzo (Già di natura interprete diuino) Scordò se stesso, in animal conuerso, Per seguir di mia turba l'orme impresse. Ma che? sò ben che in'ogni loco i tengo Senz'altro sommo impero, e son quà sceso Per far'à punto hoggi palese al mondo, Se con ragion d'ogni bell'alma ho'l freno. In fatal'acque due saete aurate D'insolito valor temprai pur dianzi; E perche sò; che qua passar douea Degno pastor da molte miglia giunto Per morte altrui d'eterna piaga offeso, C'hoggi trouarsi al sacrificio deue D altri inuitato una pensai di queste Auuentar' al suo petto e cosi à punto Mi vene fatto qui presso ad'vn Fonte Non molto lunge, ou'ei posaua à l'ombra Quest'altra uoglio che trapassi il seno A' Flori, del mio regno empia rubella, E' fia del primo assai maggiore il colpo; Ma ferirolla à tempo, e sarà, quando Dal sacrificio offerto al sacro altare La uegga à dietro ritirar fra l'altre, Le crude luci sue guidando alhora Nel ferito pastor d'altre contrade. Per costei gia per morte anch'ella pazza Hoggi farassi il sacrificio, & anco

Per risanar Androgeo per lei pazzo. Inuisibil, tra lor vò star tutt'hoggi Aspirando à lor uoti, si per c'haggia Felice effetto il miserabil caso Del meschino pastor, ch'errando pazzo Và per costei, che lo disprezza, e folle Sen và per altro amor'estinto, e uano Sì perche coppia tale vnqua veduta Anco non sia qual scoprirassi (spero) Questi da me feriti Alessi, e Flori. Saran le piaghe lor d'amore, e Amore Hauralle fatte à punto lor mal grado E ciò sarà per dimostrar, che poco Vale il proposto altrui se me gli oppongo Vanamente piangendo ella dispose Dopò la morte d'Amaranta Ninfa Sua cara sì, di non amar più mai. Al mio colpo fia vano il suo disegno De l'ardir suo d'hauer'Amor sprezzato Gli auerrà questo, che l'aurato strale Con che ferirla intendo, e già ferito Ho'l pastor, che si altero anch'ei giuraua Di non amar più mai, uirtute hà tale, Ch'eterna fà la piaga, e non mortale Ameranno, arderan, ma il fine ond'altri Ogni lor brama appaga, non fie mai Da lor pensato pur, non che bramato. Virtute occulta inusitata, e noua In somma hauran gli dardi, che ferita Farà profonda ma si honesta, e santa

Che merauiglia altrui porran nel core Spesso lor voglie ardenti si, ma caste Tal vò che sia l'emenda del lor fallo Che s'amin sì, sì ch'ardano, ma'l fine De fidi Amanti, vero pregio mai Non haggian, quando pur chiamar si voglia Emenda, gratia à nullo anchor concessa Ecco di nouo arroto l'aureo dardo Misera Flori, e chi fia mai che salua Ti possa far dal fiero colpo ond'hora Mouo à tuo danno il mio diuin potere? Ecco che vien vo differir il colpo Insino al far del sacrificio intanto Qui inuisibile intorno andrommi errando Ne le lingue ne i cori, e ne le menti De semplici pastori, e Ninfe il mio Valor'oprando sì, ch'altri gli udranno In stil diuerso hoggi parlare insieme Dal proprio lor, ch'io dettarolle il tutto.

Il Fine del prologo.



Flori, Licori.

Flo.DEH se dunque tu m'ami, non ti spiaccia Del mio piacer, cara Licori, e'l core Che tutt'altro abhorrisce, lassa alquanto, Che si consoli in dolce vista, e amara.

Lic.Amara sì; ma se verace amico Stimar sempre commune il bene, e'l male Deue del caro amico: à me, che t'amo Di me stessa non meno, come mai Soffrirà di condurti à tanto stratio? Torna, deh torna, Flori; che se'l pianto Auuiuar lei potesse, che tu piangi Io teco piangerei, sì, che di Bibli Il duro caso rinouar vorrei.

Flor.Ecco (lassa) chi cela il mio Tesoro Deh come di Natura incontro à l'vso Entro al cenere freddo Amor conserui Le viuaci mie fiamme ogn'hor piu ardenti? Oimè, morte, che fai?

Lic.Horsù quì veggio C'habbiam da star buon pezzo, ragionando Vanamente co'morti, poi che tosto Che mira il Sasso ella di Senno e fuore.


Misera hor quì ti posa.

Flo.Ah tu non vuoi. Dolce cara, ch io uiua, teco pure? Viuo, e son morta e tu non mori. io moro.

Lic.O duro caso, e più d'ogn'altro degno Di pietate ò follia ben sola al mondo.

Flor.Oimè, morte non vieni? io vengo pure Lassa, e tutt'altre cure Quiui ripongo, e poso O' mio dolce riposo, Cielo, chi mi nasconde Colà tra quelle fronde Il mio ben dolce, e caro? Inuido marmo auaro? Ah che pur vedo lei Di tutti i pensier miei Solo, e gradito obietto.

Lic.Odi come tal'hora Saggiamente ragiona, E come forsennata poi vaneggia.

Flor.Non più uezzi, ch'io vengo. Ah perche fuggi? aspetta Non fuggir, cara Ninfa; ò Morte arresta. Forse che à l alma bella Non spiacerà, s'in terra Tanto l'amai ch'in cielo anco la segua. Ma qual horrido speco è quel ch'io miro? Non uò uenirci? io uengo (lassa) io uengo.

Lic.Questa meschina Ninfa Che uanamente à l'impossibil dietro


Si strugge, e si consuma, Quanta mi fà pietate? temo, temo Che fia Fronimo tardo à darle aita. Ne le mie forze almen l'aitarla stesse; C'hoggi non coprirebbe sotto l'onde Febo l'aurato carro, ch'io uorrei De l'Oracolo santo le ueraci Note adempir che sogliono apportare Ne l'esseguirle un fin lieto, e felice. Non fù sì lunga quella notte, in cui L'inuitto Alcide glorioso nacque: Quant'hà sembrata, à me questa passata. Quiui sapendo c'hoggi far si deue Il sacrificio per sanar'à un tempo E di Flori, e d'Androgeo la pazzia: Leuai per tempo, poi che quì, mi disse Fronimo che verrebbe à darmi l'hora. Prefissa del douer poi ritrouarmi Con l'altre Ninfe al sacrificio insieme.

Flor.Di questa uita, l'alma uera, ò morte Crudel, dou'è? ahi che per te lontana Ella da me s'è fatta; io ben ti ueggio Vieni, è sottraggi al duol questa mia spoglia. Ecco morte, ecco lei, ah dou'andate? Vi fuggite crudeli & ambe paghe Del mio duol ui ridete? Contra lor tu per me guerreggia, ò Cielo E poi uinte le vccidi, che farai Del fiero stratio mio, degna vendetta. Ogni fera t'arride, ecco ogni pianta,


A che tardi? deh Morte; ahi Ninfa, ò cielo.

Lic.Flori infelice à che spietato scempio T' haue ridotta l'altrui colpa forse; Che saresti venuta indegna preda Ben mille volte di rapaci fere O' d'in modesti Satiri, e Siluani, S'allungata mi fossi pur breu'hora Da te, che ogn'hor quà torni, e non val prego. Lassa. Deh ciel, fia mai Che tu sanata, io lieta, di Diana L'orme seguiamo anchor; da lei qual dianzi Fauorite più d'altre? e rapportiamo In perigliose caccie, eterne lodi? E ch'innanzi à Montan Pastor sì saggio Con mille Ninfe à proua anchor cantando, N'habbiamo il ricco pregio, e vn chiaro nome? Ahi cara amica, Flori, cara, cara Compagna, come semiuiua stai Fra tanto duolo auolta uaneggiando? Forse è del ciel castigo, che per donna Tu uada errando folle; poi che sempre Le soleui sprezzar, dicendo quale Di questo nome donna è più vil nome? O' quante volte ella dicea, Licori Tenta meco poggiar per quel sentiero Oue donna immortal sola sen gio VITTORIOSA, e DIVA tra mai quante Del sesso nostro fur chiare, & Illustri. Ben sallo il Mincio, e'l Tebro Ch'arrestaro il lor corso al dolce canto


Di lei che vinse à proua I più degni Pastor di quell'etate.

Flor.O Cielo ò Morte ingrati, C'hor mi tien, che mi tolse La mia cara Amaranta. O' Morte, ò cara Ninfa, Oue ti fuggi, e mi abbandoni? torna Morte non mi lasciar; ma qual rimiro L'aspetto già si vago? e come oscuro E' il loco oimè? più non ti veggio; ah bene Hor di nouo ti scorgo Lassa, e chi mi t'inuola? Morte pietosa vieni, Vien perche lei giungiamo; ah ch'è fuggita.

Lic.Meschina come parla, e par che ueggia E non vede, e non parla: che uaneggia. Mille Larue di duol l'ingombran l'alma, Misera Ninfa qui tra l'herbe pure Amaramente fuor di senno sfoga Questo tuo uan dolor, che teco assisa Quì mi starò fin tanto, che ne giunga Fronimo; hor ecco il Sacerdote à punto.

Sacerdote, Licori, Flori.

Sac.SEI tu forse Licori, ò Ninfa? e questa Già l'impazzita tua compagna Flori?

Lic.Ben uenuto Damone. Oimè, che quelle


Siamo à punto, che dici, & ecco Flori Languente stare al duro Marmo à canto, Il cui misero caso senso porge Per risentirsi (penso) insino à i sassi.

Dam. Sac.Quanta pietà costei mi desta al core. Ahi de' pazzi mortali Presumer uano, hor ecco In qual'esser, t'induce Misero stato human breuissim'hora? A' vn ventilar repente D'Euro maligno; e tu pur gonfio affidi Ne la stoltitia tua (che di sapere Hà finta faccia) i tuoi desiri arditi? Giouane sfortunata. troppo, troppo Di terrena beltà ti compiacesti.

Lic.Deh cortese Damon, s'vnqua pietate Ti mosse à oprar per infelice caso; Hor di costei ti caglia. In suo fauor t'accingi, & la risana; Che più degn'opra anchor fatta non hai.

Dam. Sac.Per questo à punto hoggi adoprarmi spero, E Fronimo ricerco per narrargli Certa risposta di prodigio hauuta Da l'oracolo in fin de la dimanda, Cb'io per Flori le feci; da la quale Scorgo per lei gran bene, è un nouo male.

Lic.Oimè qual s'apparecchia Dolcissima sorella, A' le miserie tue noua sciagura?

Dam. Sac.Non ti doler Ninfa gentil cotanto


Che s'io ben miro anco di pregio eterno Le fia poco martir, ch'è già vicino.

Lic.Qual fia questo martir? Deh me lo scopri.

Dam. SacSana verrà: ma di repente sguardo Viril fia ch'arda honestamente, e in terra Habbia perpetuo la sua fede il giorno. Tal de l'oracol santo la risposta Vltima fù; dou' io Se ben rimiro de i celesti detti A dentro il vero senso, Trouo, che noua fiamma le sourasta Ma sì gentil, sì casta, Che ben bastar deuran de la sua fede L'eccelse lodi, à ricambiar di lei Vn qualche lieue affanno. Non sarà mal ch'anchor scoperto l'habbia A' Te, poi che in te posa De i pensieri di Fronimo gran parte.

Lic.Sian gli Dei benedetti, e tu lodato, Pur che costei sì sani, il tutto segua. Sò, che Fronimo tiene Le sue maggior speranze Nel grand amor ch' à la sorella porto. E' ben'è grande, s'hò lasciato il padre, La casa, e ogn'altra cosa alhor venendo Per consolar il suo dolor che intesi La morte d'Amaranta, la cui noua Non meno il mio che'l cor di lei trafisse.

Dam.Ahi di degna pietà ben pietos' opra: O' uerace amicitia quanto puoi


Lic.In fin dal latte fanciullette insieme Tutte tre ci alleuammo, i Padri nostri Vicini hauendo i lor poderi, e i greggi: Fin che'l Padre di Flori, quel carino Si ricco, e uago de piaceri venne Ad'habitar questa più bella parte D'Arcadia, e seco poco dopo Nico D'Amaranta gentile il genitore, I quai piegar non potero le voglie Di Melampo mio padre al lor disio Che ui uenisse anch'egli.

Sac.Da qual pensiero, O' da qual fera opinione indotto Fu il tuo padre à negar dimanda honesta?

Lic.Di questo sol (come n'intesi poi) Fu la cagion, c'hauendo già contratto Con Tirsi il padre mio lunga amicitia, Là dou'inonda il Tebro (anchor che stesse L'un da l'altro lontan per molte miglia) Haueua intention (come poi disse) Di darmi in matrimonio ad'un suo figlio Dianzi pur nato al'hora Quando à l'età fossimo stati giunti Ch'atti ci rende al marital legame; Ma non molto dopoi questo Pastore Tirsi, quel di solenne, che nel Tempio Colà sopra del Monte Pan s'honora, Trouò il mio padre, e lagrimando forte Così gli disse. il ciel, Melampo, (lasso) Troppo crudel mi è stato, il caro figlio


Di tutte le mie dolci, alte speranze Sola, e cara cagione (ahi rimembranze) D'alto duol m'hà lasciato eterna preda Più volea dir, ma da singhiozzi tronche E interrotte le voci, quì si tacque. Ne potè il padre mio cercar più inanti Questo fatto, ch'à pena per risposta E' per saluto in un mi duole, e à dio, Le potè dir, che i Sacerdoti allhora Le lor preci moueano à Sacri Altari. E' humile (intenti, à sacrificij) ogn'vno Tacito intanto, e riuerente staua, E fra la turba de'Pastori al fine Si di vista smarillo, che per quanto Ei lo cercasse, più trouar no'l seppe. Nè in molto tempo anchor nouella alcuna N'hà hauuta mai, che da disturbi oppresso Et hor da gli anni, à Baccanali giochi Più non si troua, o'l di solenne al Tempio Qual già solea fra gli altri. Che ne la molta turba de Pastori Che si trouano insieme, a l'hora forse Stato sarebbe alcun da quelle parti C'haurebbe il caso à lui riferto, à pieno; Ma pur di tal successo il ciel lodato. Non haurà il padre mio cagion di dare D'amoreuole padre ingrata figlia Si come senza dubbio, hauuto haurebbe A l'hor ch'al figlio de l'amico Tirsi Voluto hauesse in matrimonio vnirmi.


Dam. Sac.Succederà di tè ciò, che disposto In cielo hauran gli Dei, s'empio volere Non s'oppone al già ordito Tuo nodo sù ne la diuina mente.

Lic.Forza dunque mortal può contra il cielo?

Dam. Sac.Sì, mentre ch'altri irrita Con le sue colpe la bontate eterna, Et ella alhor sospende Sua giusta mano à l'huomo sopra, e'l lascia Nel libero voler suo gir rotando Tra precipitij auolto.

Lic.Altro non vò saperne, Nacqui d'Amor nemica, e ne primi anni Piu teneri con Flori, & Amaranta Sacrai miei giorni à la gelata Dea. Tal d'Himeneo l'aspro legame io fuggo.

Flor.Oimè qual miro nel mio danno intento Lungo giro d'affanni. ahi cara morte.

Dam. Sac.Meschina, odi, uaneggia, uò affrettarmi. Per risanarla, à dio Licori.

Lic.à dio Non so qual uada intorno Serpendo al cor buon pezzo fà, d'ardore Nouello incendio in'un dolce, & amaro. Sarà (sì com'io spero) Prodigio lieto forse Del Sacrificio c'hoggi far sì deue? Mira come mi balza il soura ciglio De l'occhio destro. di Montan souiemmi, Che non suol ragionar'indarno mai, Che m'hà detto più uolte,


Che tal segno rapporta, ò bone noue, O' cara uista di persona amata, Segua che piace al ciel: qui uò posarmi. In oriente fiammegiando sorge Pur'hor uezzoza, e lieta, la bell' Alba.

Serrano, Androgeo.

Serr.DAL tuo graue dolore Androgeo impetra Homai poco di pace: & quì trà l'herbe L'infeilci tue membra posa alquanto. Forse dal lungo pianto afflitti gli occhi Preda del sonno al sibilar faranti Di queste lieui frondi, & al susurro Di Zefiro soaue, che contende Con l'armonia di mille dolci augelli. Anch'io starommi teco. la bell' Alba Sparge a pena del Sol l'aurata soglia Di matutine rose, uerrà intanto Fronimo, o'l Sacerdote & à qual'hora Sì faccia il Sacrificio intenderemo.

Andr.Son priuo d'Alma, senza cor, ne hò uita O' Morte, ò Ninfa, ò Cielo Selue correte, campi non uedete Voi, chi m'uccide? ah Ninfa O' cielo piglia l'arme.

Serr.O' quanto è grande la tua forza, Amore, Come l'esperienza à me dimostra


Nel miserabil caso di costui; Che quanto ei priuo de la dolce vista De la sua Ninfa resta, anco de l'Almae Priuo resta, e di senno, nè di bocca Altro mai se le caua, se non Flori, Son priuo d'alma, e mill'altre sciochezze A' l'amata presenza poi ritorna Quel ch'era pria si saggio, e gratioso, Ch'al suono, al canto, à suoi consigli trasse Molte miglia lontan Pastori, e Ninfe Per udirlo, e vederlo, mille lodi Rapportando da ogn'vn ne'suoi verd'anni. Sette volte nel ciel girata è homai La sorella del Sol, da che per Flori Misero pazzo da te stesso in bando Vai noiso à gli amici e in odio penso Fino del ciel nè qui d'intorno è sterpo Tronco, ò Sasse, che molle dal tuo pianto Non sia tornato mille volte, doue La più parte del tempo tra quest'herbe Corcato piangi, e gridi. Ahi caro amico in quale Stato (lasso) hor ti veggio?

Melampo vecchio, Serrano, Androgeo.

Mel.NON può l'huom ricordar memoria grata In doloroso state (quanto uoglia Sia pur virite, e saggio)


E non sentir'al cor mill'aspre punte. Quì s'io non erro molte gioie io hebbi Ne la mia giouentù con Tirsi, al tempo Che veniuamo ad honorar de Boschi Il riuerito Dio, vecchio, e spogliato Di molce spemi solo, hor qui mi trouo. Ah tempo, tempo De l'huom fiero nemico, inuida sorte Di perturhar mai sempre Vaga gli altrui contenti Com'à l'instabil tuo voler soggiace Il corso human, che senza ordine, ò legge Trauolui, e giri à tuo piacer crudele? (Lasso) che'l pianto à pena frenar posso, Lo stato de mortali hor discorrendo.

Serr.Melampo io ti saluto, forse vieni Sì di buon'hora al sacrificio nostro?

Mel.Serrano figlio caro, il ben trouato Ben che debole il piè, questa mia salma Graue da gli anni à pena portar possa; Pur vengo ad honorar cosi degn'opra. Misero Androgeo, anchora Di lui non m era accorto. ò quante uolte La mia Figlia Licori Rammentando il tuo amor uerso costui (Che pur non esser tuo fratel m'afferma) Mi pose dentro al core Gran desiderio di saper s'è uero Ch'eì uiua sconosciuto.

Serr.Troppo è uero


Ma ben che sconosciuto egli ne uiua Forestier qui tra noi, che'l padre mio Già diciott'anni fà trouollo auolto In ricchi panni entro a solinga piaggia Oue scorrea tal'hor rapace stuolo Di passaggeri infidi; E' tanto nondimen da ogn'uno amato Ch'altro Pastor di lui più non fù mai. Il mio buon genitor per figlio l'hebbe Gelinda, & io come fratel l'amiamo.

Mel.L'età quasi conforme esser douea, E VGV AL'età produce amor souente.

Ser.Era egli piccioletto, ne cred'io Ch'à un'anno fosse giunto com'hà detto Più uolte il padre mio pria che morisse Ne l'auanzaua io d'un mese à pena Alhor che fù trouato nè più mai Fù chi un sol giorno scompagnati anchora L'uno da l'altro ne uedesse insino Che fù morto il mio padre anzi commune, Se commune anco seco io tengo il resto Alhor la cura à lui lasciai del gregge E' d'ogn altra mia cosa seco sempre Le mie uoglie partendo, è ogni pensiero (Lasso) e mi duol che dal mio buon uolere Nacque la sua ruina

Mel.Raro pure NASCE da buon pensier cattiuo effetto. Qual fù questa ruina?

Ser.Ei ben souente


Sì ritrouò con Fronimo di Flori Fratello, insieme à le campagne, a i paschi, E de la dolce vista anco di lei Potea goder ben spesso, onde s'accese Di troppo caldo, e smisurato affetto.

Mel.Dunque Amor fù la sua ruina?

Ser.à punto AMOR che d'ogni mal solo è cagione Misero à tal l'indusse

Mel.Anzi ch' AMORE Ogni pace, ogni bene al mondo apporta. Segui non gradì Flori questo affetto?

Serr.Ella solo attendendo à canti, à suoni Il uano stuol seguia con l'altre Ninfe De la gelata Dea nulla curando De l'affetto d'Androgeo; sorda, e cieca Al suo pianto, a suoi preghi anchor che seco Ragionasse tal'hor semplicemente: Ma le parole egli stimando dolce E cara ricompensa al suo languire Speraua, amaua, e la Seruia tacendo De l armonia, e del lume De gli occhi, e de la voce Cibando l'alma auenturoso à pieno. Hor ch'ella lo disprezza, e fugge; in pianto Stando mai sempre immersa per la morte De la Ninfa Amaranta sua compagna; Ei si distrugge e pere, poco hauendo Di vita homai: s'hoggi non impetriamo Gratia nel sacrificio che per lui Far si deue, e per Flori ch'ambi uanno


Per disugual cagione errando pazzi.

Mel.Con gli Dei nostri unito Amor'insieme Se fu cagion di duol, fia c'hoggi apporti Forse altrettanta in ricompensa gioia L'ordine posto à intender uado à Dio,

Serr.Dentro dal cor fin da principio anch'io Che questa Flori uidi al Tempio Santo Di Pale nostra Dea con l'altre Ninfe Calde brame portai d'esserle grato Onde souente qui d'intorno uengo E fingo trattenermi con Licori Ninfa assai gratiosa: ma diuerso E' il cor dal uiso ch'io le mostro in somma Il pensar che sarebbon tratte al uento Le mie parole, e ogn'opra con costei Ch'à uano Amor con questa Ninfa morta Attendeua, sprezzando ogni Pastore E quel rispetto, ch'à l'amico mio, E mio caro fratel portato, ho sempre; Fin qui le fiamme mie tener m'han fatto Entro al petto nascose, di me stesso Fidando à pena, hor'io di nouo sento Ch'amo più che mai fessi.

Andr.O' Cielo, ò Ninfa Io non posso giocar, Deh quanto, quanto Sei tu spietata Flori A' miei graui dolori non hauendo Pur poca di pietate, ò amore, ahi cielo.

Serr.Come parla meschino anco tal'hora In quest'empie sciagure qual fea saggio.


Andr.Horsù cielo non vuoi? ten ridi Amore? E tu Ninfa mi sprezzi? io non hò il core Non hò spirto, ò Amor la Ninfa mia.

Ser.Ecco torna al suo pianto, al uaneggiare Deh Amor' Amor'oimè le finte larue Di tue dolcezze amare, e che non ponno? Ma non molto lontan parmi vedere Flori al Sepolcro à canto in terra stesa L'altra che in piedi hor leua esser dè certo Licori; andar le voglio incontra forse Ella m'haurà veduto; par che voglia Discorrer seco stessa graui cose. Forse hor di me sì pensa; ah nè sà quanto E'l mio desir dal suo diuerso voglio Qui fermarmi ad'vdirla poscia infine Scoprirommele. intanto fia che gli occhi Si compiacciano almeno ben che lungi Di vista amata, e cara.

Licori, Serrano Androgeo.

Lic.O Miseria de l'huomo in qual si voglia Stato non auien mai, ch'egli dir possa D'esser contento in questa vita un giorno. Ahi che d'Arcadia le allegrezze tutte Spariron bene al chiuder de begli occhi De la casta Amaranta. Ma sfortunato Androgeo


Che di morte l'error conuien che purghi Hora qual gioia hà il cor mentre la lingua Di questo Androgeo il caro nome esprime? Si compiacquero sempre gli occhi miei De la sua vista (lo confesso) & anco Tal'hora m'augurai d'esser'io Flori; Perche Pastor così gentil m'amasse Ma non s'estese il mio pensier più inanti. Hora Amor quali sono queste fiamme Ch'io sento al cor? io che di caccie vaga Di Selue, e di Diana infastidita Fin di me stessa. hor da più caldo foco, Da stral più fiero, e da più forte laccio, Che pungesse, annodasse, ò ardesse mai Misera, stretta, arsa, e piagata sono.

Ser.Dal ventilar de le uicine frondi Perdute assai parole, hò pur nel fine Compreso che d'Amore ella si lagna Et io ne deggio esser cagione ah certo Ben sarei troppo ingrato, e sconoscente S'io non gratificassi di parole Almen chi tanto m'ama, io uo scoprirmi. Buondì, Licori, oue si sola vai Facendo copia à queste dure pietre Et insensibil'arbori di tanta E si fatta beltà di cui da l'hora, Che queste luci mie restar digiune (Lasso) mi uo struggendo in mille guise.

Lic.Ben trouato Serrano se di questa Mia beltà che tu dì giudici hauranno


Ad esser queste piante, e questi sassi Cosa à vdir non haurò già che mi spiaccia. Quindi è che volentier seco dimoro. Ma tu per che ti struggi se lontano Qual vicino, e non men che fratel t'amo? E chi non deue poi Di gratia amarti? se d'Arcadia tutta Più d'altro sei gentil, modesto, e saggio; Se di mia vista gli occhi tuoi non pasci Qual ella sia, come bramar si fingi E'per che sai che nel fallace mondo Esser non possiam mai felici à pieno Ciò, che noi non uorremmo, habbiam dauante; Ma quanto il nostro cor brama, di rado Vien che gli occhi lo godano; e di questo Ben'io posso far fede.

Serr.Ahi dunque lasso Più non m'ami Licori? e son venuto De gli occhi dolci tuoi, sì tosto à schiuo?

Lic.Non intendo così voleua dire Che le cose del mondo in somma tutte Sonno fallaci, e breui, e che'l disio De l'huomo s'assomiglia à la vaghezza Di ben debole fior; non hai, Serrano, Cagion di dubitar già ch'io non ami Amo, & amo pur troppo ah non amassi Pur Dio volesse, e così amata fossi Da chi non m'ama amando chi non l'ama.

Ser.Non intendo Licori il tuo parlare So ben, che t'amo; io amo tanto ch'io


Scordo me stessa, e ogn'altra cosa cara Ma dimmi; come Flori impetra tanto Di tregua al suo dolore, al uano pianto?

Lic.Vano à punto, ben dici, la meschina O' nel sonno, ò nel duol sta così immersa Fà buona pezza là tra l'herbe stesa Non è qui intorno penso arbore, ò sasso Che non si suella, e franga per pietate, Qua per tempo venimmo, e'l Sacerdote M'ha detto che nel fin del sacrificio Ella tornerà saggia, e del Pastore Primiero che vedrà farassi amante. O' sommi eternì Dei Aspirate à costei Sì, che homai sieno sgombre Le tante horribil'ombre Che l'alma d'Amaranta anchora vaga Che la compagna sua l'ami, d'intorno Le và pingendo e ben souente à lei Scoprir sì dè tal con sembiante adorno L'alletta, strugge, e sol di pianto appaga.

Ser.Io ben sapea del sacrificio, ch'anco Sì farà per' Androgeo Ma de l'oracol l'vltima risposta Già non haueua inteso; anco Melampo Il vecchio Padre tuo poc'hora è giunto

Lic.Ben n'hò piacere.

Serr.io uado Perche inuitati sien molti Pastori, Onde fra tanti vn sì felice sia


Che con la vista sua risani Flori Beando se, deh fosse Androgeo questi.

Lic.Molti Pastor stranieri quinci intorno De i più nobili, e giouani d'Arcadia Inuitati già sono anzi per darti Carico di condurli insieme vniti Hieri fosti cercato lungamente. Io di guidar le Ninfe haurò la cura. Ma forse Androgeo è quegli che là veggio Meschin tra l'herbe steso, al ciel riuolto?

Serr.Egli è: Licori à Dio

Lic.Io non vedeua l'hora che costui Mi sì fossi dinanzi à gli occhi tolto M'è venuto si à noia che non posso Più rimirarlo à pena, grande certo E' il mutamento mio, pur poco dianzi Gli faceua buon viso, e volontieri Seco tal'hor mi tratteneuo, essendo Tutto accorto, piaceuole, e modesto E mostra assai d'amarmi, si perche anco Ben spesso fatto mi venia, che seco Potea ueder' Androgeo, al quale ho sempre Calda inclinatione hauuta, anchora Ch'ella sia stata al petto entro nascosa Parendo à me che di seguire hauea Solo desio le sagge e caste voglie Di Cinthia, che l'amare, e amar Pastore E Pastor sconsciuto à me non fosse Conueneuole cosa, hor non sò, come Tutta son'esca, e zolfo, il core è un foco;


Sì strugge l'alma per desio souerchio Di poterlo veder; ma ecco à punto Qual bella occasione (Amor lodato) Haurò di poter seco hoggi scoprire Queste mie noue passioni, essendo Solo rimaso. oimè ma non so forse Poi ch'ogni detto sarà vano? essendo Egli fuor di se stesso, mentre lunge Da la crudel sua Flori si ritroua, D'ogni buon sentimento intanto priuo Restando? pur voglio tentar mia sorte. Androgeo dio ti salui, qual tua stella Quiui ti tien da tuoi compagni cari Disgiunto in vista iì * This is probably a misprint, and should read “sì” rather than . “iì.” pensoso, e fino Da te medesmo astratto, osseruatore Poco lieto del ciel, ch'attento miri?

Andr.Io non posso cantar, son priuo d'alma Senza cor, senza vita Non mi pregar più Ninfa. Cantate voi Pastori, e tu ciel canta. Deh non vedete chi m'vccide, ò Ninfa O Ninfa, ò selue ò cielo.

Lic.Quanta per lui pietà m'affligge l'alma. Ah ben diss'io, che non trarrei risposta Conforme à la richiesta; egli si strugge Misero, e si comsuma, più che mai De sensi priuo; deh foss'io pur quella Che sanar lo potessi, che si cruda Già non sarei, qual la mia cruda, e troppo Semplice, & ingannata amica Flori


O' quanto è male, che un Pastor si degno In sì florida età debba morirsi Senza rimedio. Deh mal'haggia quegli Ch'introdusse giamai tra queste selue Questi fra Ninfe vani Amori, e ciancie. Deh Amore al cocodril ben simil sei Che fuggi chi ti segue, à chi correndo Da te s'inuola impiumi l'ali, e'l segui. Ma poi che dal mio Androgeo non m'auiene Di poter pur sperare vn guardo solo, Che'l terrei guiderdon di tanto affetto. Son risoluta almen poi, c'hor son sola Quiui restata di baciarlo, e poi D hauerlomi sognato fingerommi E sarà così à punto s'egli è vscito Di se medesmo e non c'è alcun, che vegga Quanto vò far, forse auerrà, ch'in queste Belle, e soaui labra il melle io colga Di mischiar con l'amaro, che m'attosca. O' me beata s'egli auien ch'io possa De i miei spirti fugaci vn sol raccorre O' breue stilla de l'algente ghiaccio Sugger, di ch'egli ha'l cor formato, e l'alma Contra ogn'altra che Flori, da temprare Quel si cocente ardor, che'l cor mi strugge. Cari amati rubini Elette perle ond'io Solo appagar potrei l'alto disio Siepe amorosa oimè d'acuti spini Com'auida contende ogni ben mio

Mentre vi afiso il guardo Di fuori impalidisco, e dentro io ardo. Beatissima me, non punto inuidio (Sacra Diana)i tuoi piaceri quando Nel Monte Latmio in Caria, ti godesti Del tuo uago fanciullo addormentato. Ma deh lassa, che faccio? oimè non veggo Che de l'honestà mia le leggi offendo? S'alcun ben non mi vede, o può saperlo Non mi uedrà quest'aria, e questo cielo? E non lo saprò io? ah non fia mai. Sprezza Licori ardita quel pensiero Che di cieco desir t'accende, e tenta Indegno d'appagar la parte humana. Dunque esser'ebra si dourò, che poco Prezzi d'honestà donna quel Tesoro, Ch'esser le dè più de la vita caro? Priua del qual nè donna è più, nè viua Sgombrin questi pensieri impuri, e vili. Tu Amor lacera il core, affliggi l'alma, Che trauagliata, consumata, e morta Prima crudel m'haurai, che d'atto pure Men che honesto il mio honor macchi giamai. Nè tù Santa Diana mai chiamarmi Potrai de le tue leggi honeste, e sante Empia profanatrice anzi ti chieggio Perdon di questo audace mio pensiero, E d'hauer io vil donna, e abietta Ninfa Rimprouerato è tè celeste Dea. Co'l bello Endimion picciolo scherzo.


Andr.Misero oimè, di ch'è de l'alma mia? Ou'è il mio cor? doue i miei spirti? e'n quale Parte, è la vita mia? ditelo cieli? Rispondete voi selue, arbori piante Quercie, herbe, fior' Augelli pesci, e fere Io non posso giocare Nè men sò più sonare Voi pur ridete Mari, Fiumi, e Fonti Laghi, Riui, e tu Ninfa, ò cielo, ò Ninfa.

Lic.Come vaneggia misero, mai sempre E le sembra d'vdir ch'altri l'inuite A' giochi, à suoni, e con le piante, e fere Forsennato ragiona ritornando Infine al cielo, e à la sua Ninfa ingrata; Voglio partirmi trappassando l'hora Che douea quà venir Fronimo, e pure Portar uò meco almen del mio Pastore Gentil questo zendal di seta, ond'egli Cinger soleua il delicato fianco Forse che giouerammi il mirar cosa Da gli occhi, e da le man veduta, e tocca Che m'han repente il cor legato, è acceso; Condurò meco Flori à la capanna. Intanto il suo dolore, e là mia fiamma Nouella, e così ardente Mitigando uerrò, se pur' Amore Tanto poter di farlo mi concede. Flori non più sospir dammi la mano Dolcissima sorella; andiamo, ò Flori.

Flor.O' Morte, deh Amaranta


Vieni ò morte, e m'uccidi io non hò vita Cielo, Amaranta, Morte.

Lic.Non la finiremo hoggi s'io la lascio Mirar ne l'vrna; che si come Androgeo Non torna in se giamai se lei non vede Così à l'incontro s'ella non sì leua Dal rimirar quel Marmo ch in se chiude D'Amaranta gentile il casto velo Mai da saggia non parla e mille volte, S'auien, che sola resti quà ritorna. Hor'ecco vò leuarla di tal uista E tornerà quanto mai fosse saggia Flori sorella andiamo ò Flori, Flori Questi Satiri oimè, questi Siluani Faranci qualche mal. Flori corriamo.

Satiro, Flori, Siluano, Androgeo.

Sat.QVesta fiata à fe non fuggirai Corri Siluano piglia, e vna, corri Non lasciar fuggir l'altra, ò questa, è mia.

Flor.Dolcissima sorella anzi signora Ou'hora lassa, oimè ti ueggio estinta E fredda in sen d'un'aghiacciato marmo O' Amaranta, ò Ninfa, ò cielo, ò morte

Sat.Non ualerà chiamar la morte, o'l cielo Dopò tanto cercar n'hò pur colto una.

Sil.O' male haggian le Ninfe hò tanto corso,


Che posso trarre à pena il fiato: penso C'habbiano l'ali à piedi poscia ch'elle Non corrono; ma volano. SAT. tuo danno Io ci son pur uenuto tante volte, C'hoggi non fia, questo uiaggio indarno. Io uò condurla in qualche antro riposto Od'ombroso cespuglio, & iui poscia Goderla à mio bell'agio, ò com'è bella. Io starò ben Siluano mi rincresce, Che la tua dapocaggine leuato Hoggi t'habbia di man tanta ventura Di poterti goder quell'altra Ninfa.

Sil.Io non sò, qual mal anno habbiano à piedi. Dico c'hò corso più che mai facessi In uita mia, ecco che fà la morta Ma ò come è bella à fè che starem bene.

Sat.Non ui pensare horsuso io son contento Farem come la Gatta che scherzato Buona pezza co'l Topo, alfin se'l mangia

Sil.Mi contento facciam, come tu uuoi; Ma perche stà dogliosa, e semiuiua?

Sat.Non sai forse l'astutie de le Ninfe D'Arcadia, e i vitij loro? fà la morta Acciò noi la lasciamo, e fuggir possa Ma fia scarso il disegno questa volta Piglia Siluan; leuianla in qualche parte Solinga, che non giunga alcun Pastore Che n'inuoli la preda, e ne dia morte.

Sil.Alto Ninfa, ò che uedo: questa, è Flori Quella Ninfa che uà per Amaranta


Morta si addolorata; ò ch'è ben pazza Se dietro à Morta, e femina si strugge Hor l'hò riconosciuta, è vero, è quella Ninfa tanto à Pastori ingrata e fiera Contra le fere in caccia, da Diana Sì fauorita, e che riporta sempre Di correr, di ferire, al canto, al suono Tra le Ninfe di Arcadia, altero vanto; E ch'anco à noi fà tanti danni, e mali, Hoggi pagherà il tutto. alto Siluano Voltian di quà, che tornerà in ceruello.

Flo.Oimè cieli, ou'è il core?

Sil.Chi sarà quel che colà steso à terra Rimira il ciel? qualche Astrologo infermo?

Sat.Sostienla ben, che par che si risenta

Flor.Misera doue sono; ah traditori Di far torto u'è lecito à le Ninfe Dunque di Delia? à questo modo? lascia Lasciami dico; ò Cinthia dammi aita Contra questi deformi mascalzoni.

Andr.Fuggitte che u'ammazzo ah traditori Troppo honorati ladri sete, è troppo Ricca preda è per uoi questa, e gentile.

Sil.Corriam, che s'ei ci giunge, siamo morti,

Sat.Ben te'l diss'io ch'erauam troppo lenti.

Flor.Pastore io ti ringratio de l'hauermi Da così roze mani e si rapaci Tratta, se mai da me si potrà tanto M'ingegnerò dartene in qualche parte La ricompensa, e quando anco pur fia


Che per me non sì possa, altro offerirti Che ricca uolontà d'animo grato; Resta almeno sicuro, che Diana Quest'atto tuo saprà si generoso, Qual come Dea cortese mai non suole Merto lasciar' andar senza il suo premio.

Andr.Ringratio il ciel leggiadra Ninfa, e bella Anzi regina mia, ch'à tempo giunsi C'hò potuto esser degno di seruirti, Se dimandar seruigio pur si deue L'essermi solo mosso per salute De la mia uita istessa, del mio core De l'alma mia; che nel tuo petto viue.

Flo.Che alma? che core? ah bene Hora ti riconosco; Per che non m'han più tosto diuorata Questi immodesti Satiri, e stratiata Mille rapaci fere, prima ch'io Mi ti uedessi inanzi? io ben pensaua C'hormai chiarito fossi, quanto io poco Curo il tuo Amor, quanto ti fuggo, è sprezzo. E' de l'audacia tua fossi pentito. Restati che del Mar fien dolci l'acque Amaro il Mele, senza fiori il Maggio La terra il ciel di chiare stelle ornata E coltiuato il ciel da roze mani. Pria che l'affetto tuo pregi, ò ch'io t'ami.

Andr.Deh uita del cor mio fermati vn poco Non fuggir così presto Lascia ch'io affisi il guardo anchora un poco


Ne gli occhi dolci tuoi, pria, che'l disio Vccida l'alma mia che si uien meno. Ah per dio non fuggir; non fuggir; resta O' lascia ch'io ti segua, Ch'intanto meco haurà forse il duol tregua.

Il fine del Prìmo Atto.



Licori sola.

Lic.QVANTA è la forza d'un verace affetto. Poco stimando vita hor ne ueniua Scossa la tema de i seluagi mostri Per dar' aita à la mia amica Flori Od'egual sorte hoggi passar con lei; Quando giù la incontrai da questo colle Fuor di periglio, ma nouello affanno Mi giunse al cor de la sua libertate. La cagion mi diss ella gli humil preghi, Le parole cortesi, i supplici atti Del suo fedel' Amante, & insieme anco L'altera sua risposta. Ahi crudel Ninfa ingrata, Ingrata Flori e pazza Ben più di lui, che troppo t'ama ingrata Da così belle man foss'io pur stata Liberata e da bocca si soaue Pregata, che giamai tanta ventura Sprezzata non haurei; MA raro Amore


D' Egual desio colma duo cori Amanti E quando cosi sia com'è in effetto Lassa che sperar posso? debbo, e uoglio Procurar di sanar Androgeo, e Flori E lasciar quel seguir, c'hà il ciel disposto. Il proprio ben di lor vò che mi moua Non di me l'interesse, CHE colui Mal del nome d'amico al'hor si vanta Ch'altrui seruendo al proprio ben sol mira. Attenderò che'l sacrificio segua Da Fronimo intendendo la cagione Del suo tardo venire, al Sacerdote Raccomandando l'uno, e l' altro insieme. Ma ecco Vrania, à Dio sorella, à Dio, Oue n'andaui si pensosa in vista?

Vrania, Licori.

Vran.A Dio Licori. vscita Da fiera pugna son poc'hor'hauuta Con una Tigre, la cui strana forma Nel rimembrarla anchor m'empie d'horrore E da lei uinta al fin rimanea morta Se da Serrano che di là passando La fera uccise al mio periglio scampo Non m'era dato, egli saluommi, ahi lassa Ch'anzi m'uccise il core Oimè forse megl'era una sol morte


Che ad'ogn'hora patirne mille, e mille.

Lic.Nouo accidente forse Vrania hora t'astringe Di non poter godere Del degno tuo liberator cotanto Dono, ch'è stato il ritornarti uiua? Od' Amor lunsinghier l'inuitta possa Le già caste tue brame à cangiar sforza?

Vran.Ah ch'è ben nouo l'accidente, e strano Quando in poc'hora nel perder me stessa Danno mi sì fe'l don, morte la vita Auuiuando la spoglia, vccise il core Serrano; egli Licori questa vita Liberando fe l'alma prigioniera.

Lic.Come AL uarcar del tempo, che se'n fugge Di rapid'onda in guisa; de'mortali Varian l'humane cose. Costei, poc'anzi serua Di Delia, hora d'Amore Soggetta è sì, ch'in noue fiamme il core Par se le strugga. O' folle FOLLE chi à l'huom prescriue Fermo desire vn giorno Ch'ei vago gira à par de l'hore, e vola Ami dunque Serrano Vrania? VRA. l'amo

Lic.Sarem compagne in'egual danza hor dimmi Al'hor doue n'andaui, che tra l'herbe (Al tuo ben cieca Talpe) non scorgesti Quella rete d'Amor che tanti allaccia. Non t'hà forse con l'altre


Filli inuitata al sacrificio d'hoggi Che qui per Flori celebrar si deue?

Vran.Da Gelinda, e da Filli già inuitata Venia, per ritrouarmi à l'altre vnita In si pietoso officio, ma qual danza E' questa ou'ambe à ritrouar n'habbiamo? Ami forse anchor tu Serrano? LIC. io l'amo Dunque non lo sapeui?

Vran.Ahime pur'hor non lo sapessi anchora Misera me, qual piu conforto resta Vrania à le tue pene?

Lic.Non più sospir, ben l'amo Vrania, & egli. Finge d'amarmi; ma dentr' ambi fiamma Disugual (forse) n'arde i cori, e l'alme Quella dogliosa danza in cui fa poco Ti dissi che doueamo esser compagne Quella è (se tu no'l sai) dond' Amor trahe Mille seguaci suoi cattiui, e presi, Miseri, nella quale ogn'uno ardendo Agghiaccia, e in'un piangendo ride, e gioia E duolo à vn tempo proua e tristo, e lieto Trasperanza, e timor se stesso leua Tal'hora in cielo, e poi repente abissa. Ma perche l'hora intender cerco, quando Deurò trouarmi al sacrificio, vado Fronimo ricercando onde non posso Hora il mio core à pien scoprirti; andiamo, Che tra via parlerem nè temer; ch'io M'adoprero per te. VRAN. io ti ringratio Ma se dal cor, tanto timor m'hai tolto


E con la tua promessa à pieno resa Contenta, un poco hora ti ferma anchora (Cara Licori) e dimmi, se fù vero Che'l gran Titiro à Flori discoprise (Quando morta Amaranta anchor non era) Vn giorno le sue fiamme, e ch'ella altera Negasse di gradire un tanto affetto.

Lic.Fù vero, e al'hor'io poco era lontana.

Vran.In cortesia narrami come, e doue

Lic.Il finto ardor del gran Titiro, Flori Più volte di sua bocca vdito hauendo Sotto l'ombra d'un faggio un giorno assisa. Seco, così le disse (al'hor ch'ei pure Fingea d'ardente brama hauer'il core Consunto, e l'alma; d'accostar le labra Al seno, a gli occhi, & à la bocca amata) Titiro tu sai ben, che l'huomo in petto Più d'un cor già non hà, se dunque è vero Come creder debb'io, che m'ami, hauendo Come già mi dicesti, il tuo donato Ad' Amarilli, à Fillide, à Licori? Se'l core è vn sol, se vna sol cosa data Già non si deue più pigliar, com'io Mai crederò, che'l tuo languir sia vero? Se à mille vna sol cosa doni, e togli E tolta la ridoni, e poi donata La ripigli di nouo, e à mille à un tempo Inuoli doni, e ancbor donato furi? Et ei rispose. Flori, io tè sola amo E se le luci tue; ch'arsero il core


Che in questo petto già serbaua, e c'hora Viue nel tuo; mirar potesser'entro A' questo seno mio; Sò, che l'imago tua vedrebbon sola Star per mano d Amor nel mezo incisa Nòn t'hò (crudel) giurato mille volte Ch'io t'amo più d'ogn'altra Ninfa? ah cara Cara Flori crudel, queste mie voci Addolorate, il mesto suon, c'hor'odi De miei sospiri ardenti, il grand'affetto La mia fe di gradire homai ti piaccia. Deh quanto (ella rispose) mal s'accorda Saggio pastor il tuo parlare à quello, Che sì di farmi creder t'affatichi Non sai, che POCO parla, chi molto ama? Tu che ragioni assai, poco amar deui Ahi Flori (egli soggiunse) ardo, e ne gli occhi. Scorgi il foco (ben sò) che'l core auampa IN ardente fornace; mal si tempra Fugace, e debil fiamma, ella rispose, GRAND'ardir, poco Amor dimostra; e poi CHI può dir, com egli arda, è in picciol foco. Ahi Ninfa, anzi d'Amor nimica, e mia Ladra gentil (Titiro disse) homai Fà quest'alma felice, le tue labbia Accostando à le mie sì ch'ella traggia Dolce ristoro al suo digiun, soaue Ambrosia; ond'ella si nodrisca, e viua, Ch'al'hor sarò heato. Ella sorrise, E gli additò di certe note inciso

Vn Faggio, e disse iui leggendo credi E sì partì qual già solea vezzosa.

Vran.E quali eran le note incise poi?

Lic.Queste, PIV D'ALTRA NINFA FLORI SCONTENTA, E FIDA. di sua mano Eccone inscritti mill arbusti intorno A' Filli, & à Gelinda Hieri carico diedi ch'anchor elle Con l'inuitate Ninfe di buon'hora Fossero al fonte de gli abeti, ou'io Stata sarei con Flori per dir loro Ciò che hauessimo à far; ma quà venendo Di là passai, ne u'eran giunte anchora.

Vran.A l'ombra mi cred'io staranno assise Del Platano vicino al sacro Tempio Oue dicean voler fermarsi, e preghi, E uoti offrir che'l boscareccio Dio Benigno arrida, à i desir nostri, e poscia Di fiori inghirlandate Dicean voler fermarsi à pie del monte Doue con Flori esser doueui al' alba Et iui espor de l'opra il modo insieme.

Lic.Ben per questo stupisco, che vedendo La mia nel gire à lor troppa tardanza Non vengano à cercarne la cagione Ma l'indugio di Fronimo ogni colpa N'habbia; hor andian che'l cercheremo, e in tanto I nostri Amor consiglieremo. VRAN andiamo.


Serrano solo.

Serr.HO'parlato à Damon, che l'hora quando Il sacrificio far si debba attende Da Fronimo, ch'ei cerca, e m'hà promesso Farmi sapere à la capanna il tutto. Intanto vn cane, il mio bastone, e l'arco Diedi à Leggiadro mio Pastore, e dissi Che dietro al colle al mio Tugurio vnito Entro à vn uago pratel riposto vnisse I Pastori più giouani d'Arcadia Che'l mio fratello Androgeo ritrouato, Saria con lor, dou'hò pensato insino Al far del sacrificio trattenerli Con la lotta, e col corso in pregio dando Lor questi doni che ballando io vinsi. Non gli hò però scoperto con'inganno Operar questo, à fin ch'io sol tra pochi Mirato sia da Flori, ch'à me stesso Fin uò celando vn così van pensiero. Ma doue Androgeo ito sarà? pur quiui Fà poco, lo lasciai, tra l'herbe steso. Misero haurà veduta la sua Ninfa, E fatto saggio à l'orme care dietro Corso sarà di fera ingorda, al fine Per'esser preda; uò cercarlo, e meco Tenerlo fin che'l sacrificio segua


Che anchor che io qualche à la sua Flori inganno Tenda per conseguirla, del mio core A' paro io l'amo, e se di lei disporre Le voglie, à senno mio potessi. solo De la crudele egli saria signore. Ma ben'è uer, che (s'altri esser marito Le die) che bramo esser'io quegli, e quando Esser non possa, diuenir già pazzo Non voglio ch'altre anchor Ninfe saranno Che non mi sprezzeran (forse) e pur'hoggi Vna da Morte tolsi, e se non meno Ragionan de la lingua gli occhi, e'l viso (Com'altri par ch'affermino) mi credo Ch'al suo partir co'l scintillar soaue De begli occhi dicesse ne la fronte Leggi Serrano il cor; mio dir ti posso Liberatore, & homicida à un tempo. Ma di farle risposta al'hor mi tolse Il Sacerdote là giungendo. hor ecco Che di quà vien'à punto, e forse seco Darello? o erro? à fè ch'egli è. mo quando, Quando ciel leuerai si infame mostro Da l'humano consortio. ricoprirlo Ah perche degni? e tu perch'ampia terra (Troppo uil peso) il suo mortal sostieni? Voglio ad udir le sue bugie qui starmi Ascoso dietro vn pezzo, ò che bel fusto.


Damone Sacerdote, Darello, Serrano.

Dam. Sac.IO t'hò inteso Darello tu vuoi dire C'hà in seno Flori accolto ogni veleno De gli Dei detrattrice onde se'n ride Superba, e in somma, che le sante leggi Di Pan Dio nostro sprezza, e nulla stima Pale, è tien'anco tutto il mondo à vile.

Dar.Così dissi, e l'affermo, anzi prometto Tutto prouar s'ella negarlo ardisce Nè mi mouo per'odio, ma per zelo De l'honor de gli Dei. voi pur'andate Che, da l'orgoglio suo, da l'alterezza, Dal fasto, e con che parla, e con che sempre Risponde, à pien ui chiarirete spero.

Dam. Sac.Vado, e farò quanto mi si conuiene Che s'à l'honor mondan l'huom così mira; Le sacre cirimonie in cui s'honora Pan Dio de boschi in quale stima hauransi?

Dar.Non mancate; haurò pur con la mia lingua Più che pestifer' angue, di veleno Colma, e di rabbia, oprato sì ch' à terra Gli ordini andran del sacrificio santo A' la natura mia conforme oprando. Vado in cos'altre anchor simile à punto Di mie voglie à impiegar'il malign'vso.

Dam. Sac.Forse di quà meglio sarà ch'io uada


Ma che và seco stesso borbotando Colui fra denti? sarà vero forse Quanto di lui si dice, ch'è maligno? Mi par gran cosa ch'vna Ninfa in somma Tal sia qual'egli Flori m'hà dipinta. Anzi che segua il sacrificio seco Voglio parlar' e'intender da molti altri Lo stato suo, le cirimonie sacre Tardando intanto altre ragion rendendo Perche tal vadi in'adoprarmi tardo. Ma ecco suo fratel. Fronimo à punto A' tempo giungi per'alcuni miei Disturbi, penso trattenere al tardi Gli sacrificij nostri

Serr.O' pur mi spiace Tanti intoppi fra piedi haueuo il tutto Accommodato, hor voglio vdire il resto.

Fronimo, Damone Sac. Serrano.

Fron.DAmone ben trouato fino al core Quest'indugio m'incresce da le Ninfe Vengo à punto che stanno a pie del monte E' del venire attendon l'hora e doue; E peggio è che di sotto à questo colle Hò trouata Licori, che cercando M'andaua e Vrania seco, & hò lor detto Che à l'Vrna d'Amaranta quindi à poco


Tutte insieme si trouino, con Flori Ch'io trouarei Serrano intanto, e gli altri Giouanetti pastori e l'altar fatto, (Come dicesti) sopra l'urna, il pazzo Vi guideremo anchora.

Dam. Sac.Hor non importa Così conuiemmi, tu Fronimo intanto Ritrouerai Serrano e tra voi dato L'ordine drizzerete iui l'altare Il mio venir poscia attendendo; ch'io Vado, e in seruiggio de gli Dei fornita Cert'opra verrò è spero il ciel benigno.

Fron.Tanto farò dando à le Ninfe auiso Di questo à Dio. Dam. Sac. à Dio. Ser. damon, damone

Dam. Sac.Chi mi chiama. oh Serrano io ne veniua Per ritrouarti, e Fronimo anco insieme (Al quale hò già parlato) e à darui l'hora Del sacrificio ch'andrà tardo penso

Serr.Il tutto hò già sentito, e di Darello Anco le false accuse, che buon pezzo Fà m'ero dietro à quei Ginepri ascoso. O'maligno Darello auida Arpia, De l'altrui bene, empio Pastore, e uile Damon (credimi pur) son tutte fole Le finte di costui chimere, e ciance Flori fù (come intesi) sempre humile, A' nostri Dei sempre deuota, e grata Nel conuersar, quanto di mal può dirsi Forsi è, che sua virtù ssim'ella *Clearly printed in original. Yet, the meaning is unclear and it is probably a misprint. troppo, E quindi altera il mio fratel disprezza


Et ogn'altro Pastor che l'ama, e segue D'Amor virile in somma sprezza i nodi La face schiua, le saette, l'arco E a'Himeneo, dic'ella il duro giogo.

Dam. Sac.Dò (Serrano) gran fede; a i detti tuoi Nondimen mal poss'io Pagar il mio douer'à vn testimonio Sol dando fede da più parti anchora Ne cercharò, e poi su'l tardi à voi Sarò, per far quant'hò già detto, à dio.

Serr.Horsù ben ueggo i miei disegni sparti E le castella andar di vetro, à terra, Che in mente eressi poco dianzi in'aria Misero stato human sù che fondato? Sopra lieu'alga oimè ch'à lo spirare D'irato Borea, men da Turbo in'aria Sospinta piuma si riuolue, e gira. Quanto à leggiadro imposi sarà inuano. Frettoloso partì Fronimo, e giunto Colà esser deue ou'auisai, ch'a bada Fosser tenuti i Pastorelli in giochi E lor qui seco conduran per fare L'altar'è in somma ogni mia speme, è vana. Lascia d'amar Flori Serrano; e Amore Lascia, lascia esto amaro, e non Amore Amor non è gia quel ch'io sento; io erro E' solo, e uò, che sia fraterno affetto Che di desir mi colmi, ch'alfin segua Il sacrificio, e'l mio fratel si sani Con Flori amica (e non Amante) insieme


Quel tutto fà, che vuol l'huomo di ghiaccio Mi sento pur il cor c'hor'hor' ardea Ah non è vero, in desiando, l'alma Vaneggia. io sento ch'amo; la ragione Ben (de sensi mal grado) sorge, e vuole, Che cosi sia; ma non è in fatto, debbo E uoglio, e debbo procurar d'Androgeo La salute, e di Flori senza inganno, E poscia Amor renderà forse in fine A' lo mio merto il guiderdone vguale Licori alfin non mancherammi, ed altre Anchor, ma che? non mi rammento c'hoggi Quella à cui diedi aita, Mi mirò dolcemente. Amerò quella, e se non quella vn'altra; E' dirò à questa, à quella io l'amo sola E' dirò il uer; che sola amo colei Con cui tal'hor ragiono, ma poi vero E' anchor, ch'à vn'altra inanzi mi da il core Mille volte giurar, che da me sola E'amata, & è mia cara donna, e Dea Ma non frodo però del uiril sesso L'vso in picciola parte. Lunge da lor tutte le scordo à vn tempo Trouato Androgeo, & co'Pastori insieme Qui verrò, vado: Pan guidami, e quanto Io deggia oprar tu mi ragiona, e'inspira.

Il fine del secondo Atto.



Leggiadro solo.

Legg.NON sò da qual pensier spinto, Serrano Hoggi di questi doni si priuasse Sì di leggier, che di se stesso cari Al paro li teneua. ben souente In'essi uagheggiando il suo valore Mira in'aspetto, com'è fiero il cane, Polito l'arco, le cui fila attorte Furo prim'opra di verginea mano. E di strana fattura il bel bastone Sembra duo serpi auiticchiati insieme. E s'io tal'hor m'assido e lo depono Nel ripigliarlo poi mi scuoto tutto Che proprio parmi auelenati serpi; Nè sò se la natura meglio, ò l'arte Habbia ridotto in disusata forma Vn legno di Ginepro, à l'altrui vista Certo merauiglioso; ne la fine Mira, che punta di forbito acciaio S' Amor fù del fratel gran lode merta


Ma qual si sia cagione alta la stimo Tutti (com'ei mi disse) i giouanetti A' la lotta, & al corso giù inuitai A' pie de colle in quel pratel riposto Donde hora parto in'aspetarli stanco Trattenuti gli haurà nou'ordin forse Del sacrificio: Eccoli a punto, e seco Fronimo; di che cosa ui ridette Capi suentati? forse Vi sembro al cane e à l'arco. Nouo Ateone, ò Apollo? od al bastone L'antico sposo de la bella Aurora?

Fronimo, Gio. Pas. Leggiadro.

Fron.PIV tosto lor deui sembrar nouello Narciso, al torto, ed aureo crine, e al uiso

Gio. P˙De la uaga Ciprigna anzi l'amato Lo stimauamo a l'Arco & a i sembianti.

Legg.Lasciamo le parole; hor dite pure La cagion del tardar GIO. P˙ noi veniuamo Ma Damone incontrandone ci disse Che s'era l'hora differita al tardi Del sacrificio, e ch'a Serrano anchora Detto l'haueua; onde partito a pena Da noi, che veniuamo uerso il collo Ou'aspettarne giù dicesti al piede Per narrarti la cosa, giunse a noi


Fronimo che quà seco n'hà condutti.

Legg.Sò che i giochi farem tra noi proposti E questi doni in ricompensa hauremo?

Fron.Non importa Leggiadro, di Serrano Il generoso core assai m'è noto Serberansi tai giochi ad altro tempo L' Altar facciasi intanto à l'urna sopra D' Amaranta gentil c'habbiamo l'agio Ch'io stimo ben, ch'ei fatto sia per mani Giouinette; à Serran l'incarco diedi E pensai fauorirlo conoscendo Ch'ama Licori di trouarla come Quella ch'à noi douea condur le Ninfe E di farle saper l'ordine posto. Alto ponianci à fatti, ah pastorelli Sù ch'io ui ueggia un poco; inanti a gli occhi Esser u'imaginate hora di quelle Che nel cor fisse hauete. tù Leggiadro A' quel fronzuto Faggio il cane lega E deposto il bastone, e l'arco, sagli Quell'orno, e taglia à terra. intanto uoi Ite incrociando i verdi rami, ch'io V'insegnerò com'adattar gli habbiate.

Vn. P˙Allegramente hor via mi segua ogn'vno

Vn. P˙Vorrei che si cantasse, à che sospiri Leggiadro? sei già stanco?

Legg.E che ti pare Tai colpi a pena Hercole fatto haurebbe Ma lasso ch'altri colpi Hora prou'io nel cor per man d'Amore.


Vn. P˙Che ragioni d' Amor. Fron. deu'egli dire Ch'insano Hercole venne per' Amore Hor uia cantiamo, che propitio il cielo Aspiri al canto nostro, ma inuochiamo Pale cantando, e Pan Vn. P˙ hor uia. Vn. P˙ sù tutti.

Legg.Ecco, ecco chi vien lasciali il cane.

Vn. P˙Tò tò Licisca piglialo. Fron. non fare Non lo slegar fermati. Vn. P˙ che vorresti Darello Fron. òben trouato. Vn. P˙ à Dio Darello

Vn. P˙Vna fune Darello, oue ne vai?

Darello, Fronimo, Gio. Pas. Leggiadro

Dar.BEN trouati Pastori à l'vrna intorno V'adoprate, per far l'altare forse? Seguirà il sacrificio? pur'inteso Hauea (nè doue so) ch'andaua in nulla.

Fron.Ben tu'l vorresti, hoggi sì fà del certo Et altro non volendo andar te'n puoi.

Dar.V'hà bisogno di me l'opra? ch'io resti?

Fron.Nò nò và pur. Dar. sì farà dunque certo Il sacrificio? Fron. al tuo dispetto certo.

Dar.Mi raccomando. Vn. P˙ Sù la forca. Vn. P˙ in vento

Fron.Deh come d'astio colmo, e di rancore Parte, e nel sen mille ceraste asconde, Sotto finta bontà. costui non altro Oprando mai, ch'empie nequitie fatto S'è odioso in modo appo ciascun ch'io penso


Che men'odiata sia da l'huom la morte.

Vn. P˙Lascialo andar che senza lui più bello Sarebbe il mondo. hor uia cantiam. Fron. cantiamo.

Legg.Vedi quai disperate ei uà facendo Fermati che l'udiamo. Fron. taci. Vn. P˙ ferma.

Dar.Misero ah che giouato M'han l ordite mie fole? haurò pur lasso Scoperto à pien l'iniquità ch'io serbo Entro al core. Damone hoggi haurà forse Scorta di Flori l'innocenza, & io Perduto il nome i machinati inganni Miei dissipati caderanno; alfine Seguirà il sacrificio, e sani fatti I pazzi goderan, sol'io meschino D'ogni contento priuo, andrò penando Oimè QVANTO s'inganna Huom, che fuggir sì pensa il suo destino Hora m'accorgo, che DI rado il cielo E non mai fauorisce i rei pensieri Da che nacqui; del padre, de i fratelli Al mio sangue; che più? fin di me stesso Nemico fui crudele D'huomo non ritenendo altro, che il nome Dunque fia dritto ben, ch'à me medesmo Di me stesso ogni fallo hor'hor'pagando Con questo cinto mio dal mondo leui Huom de la uita indegno; E sarà giusto anchora Se del riposo altrui conforme io tenti


L'auida brama, à ingorde fere, e brutte, Che cibo lor questa mia carne torni. A' dio prati, à dio campi à dio pastori Veloce ad'essequir vado à dio mondo

Fron.Non s'hà potuto in somma vdir parola Pur ne la fin compreso hò, che si parte Disperato. già parmi di vederlo Diuenir Parca di se stesso e'l filo Troncar'infame, e'ndegno Che al sconcio velo suo quell alma vnita Tien, ch'in vita oprar ben già mai non seppe. E' vederlo anco parmi Già pendente da un selce offrir (ben degno Cibo di lor) a corui, & a cornici Quell' odioso corpo che tra noi Regnò qual loglio, e auena entro al buon grano. O' (s'è molesto al buon tal'hora huom reo Per voler de gli Dei) de nostri falli Condegna, e acerba sferza. ma si canti E s'attenda a l'altar, ch'è indegnitate Il parlar di costui. LEGG. sì, sì. Vn. P˙ Cantiamo. Sommi possenti Dei Ch'udite ogn'hor tanti angosciosi homei Di due Pastori insani Ei lor desiri vani Soli quetar potete; il prego humile De'nostri cori non habbiate à vile Deh sien da noi lontani Tanti dolor; sorga pietate, e homai


Sgombrin (vostra mercè) tant' aspri guai. Alma che sciolta dal mortal tuo velo Quinci forse t'aggiri E di Flori i sospiri Odi, deh ti ricoura homai nel cielo E se pietoso zelo Ti punse, homai (benigna) con'amore Vnita, hoggi'l fauore De gli alti Dei n'impetra, ond'habbia pace Ella che di dolor per te sì sface.

Fron.Hor ch'è fornita l'opra, andar possiamo Tu, come conscio à pien del fatto, et anco De le contrade resterai Leggiadro Acciò di quà pastore alcun passando Narrar la cosa lor tu possa; e teco Trattenerli fin tanto che torniamo Del tuo padrone à la capanna: intanto Andaremo, ou'ei disse, che ridotti Tutti gli altri pastori, la venuta Del Sacerdote; de le Ninfe, e nostra Attenderebbe, il suo bastone intanto Le sarà consegnato. l'arco, e'l cane

Legg.Fate come ui pare. Vn. P˙ andiamo. Legg. andate Come chi in'un fra tema, espeme attende Cosa bramata, e d'acquistarsi incerta Tal son'io tra mestitia, e gioia, hauendo Fra poco à satiar l'auida uista Nel desiato mio bel sole. in cui Sì raro auien, ch affisar possa il guardo.


O' felice, ò beato Leggiadro anzi scontento, & infelice Misero Amante, oimè, doue condotto M'hauea di poca uista incerta speme? Chiamerò dunque auenturoso (ahi lasso) Chi sconosciuto, in' altrui casa viue Seruo d' Amor poco gradito, e nouo Tantalo, e più infelice? Poi che mirar non lice A' me pur del mio uago Cibo soaue, l'odorata scorza, Ben le uiu'io vicino; ma timore, E riuerenza. (di verace affetto Certo segno) non lascia, ch'opri cosa Ch'io mi possa pensar pur che le spiaccia. O' mia Gelinda cara Cara Gelinda amata

Alessi, Leggiadro.

Aless.GIouanetto Pastore, i tuoi riposi Mi rincresce sturbar. sapresti dirmi Se questa strada al fiume Lampeo porta?

Legg.Non m'è disturbo, in maggior cosa bramo, E di più forza oprarmi per pastore Qual tu mi sembri nobile, e gentile


Ben la strada conduce al Lampeo infine; Ma in più giri partita anco al Ladone A' l Erimanto adduce. quì potrai Meco posarti alquanto, e ti prometto Poi venir teco, oue più à gir t' aggrada. Seguirà intanto vn sacrificio, e spero Ch'à doler non t'haurà l'esser rimaso

Aless.E' questo il loco ou'à seguir' hà forse Vn sacrificio per sanar duo pazzi?

Legg,E' questo, ecco l'altar, n'hai forse noua?

Aless.N intesi ben, ma non à pien, da certi Hor ben ch'io vada per fermarmi ù bagna Il.… Il patrio mio terreno ingombro. D'alti pensier il petto, di ferita Mortal piagato, da mia sorte lasso Stratiato à torto rimarrommi; forse Trouar potrei ne l'altrui mal conforto. Sono questi i pastori? Legg. eccoli, e seco Le Ninfe, e'l Sacerdote ritirianci.

Aless.Non ueggo pazzi, quai saranno? Legg. quelli; Che segue dietro al sacerdote uolto Verso le Ninfe di pallor di duolo Il volto ingombro, e'l pazzo.

Aless.E la Ninfa qual è. Legg. quella ch'in mezo A' le due Ninfe inanzi essangue viene Co'l viso asperso d animata neue.


Sacerdote, co'l choro de Pastori guidato da Fronimo, e Serrano, e choro di Ninfe guidato da Licori.

Dam. Sac.TVtti u'accommodate in giro accolti Pastori, e Ninfe à l'vrna intorno, e quando M'udirete à gli Dei nostri quei doni Ch'in man tenete offrir, tratteui inanzi Et humili à l'altar sopra. voi prima Pastori appresentategli, e uoi poscia Ninfe seguite à far l'istesse offerte Chiedendo quel di che informati sete. Poi tutti insieme ne i cor uostri, i nomi Loro lodate in dolci canti intanto Riuerente ad'udirmi ogn'un si ponga. Tu Serrano mentr'io le preci mouo E teco insieme Fronimo, spargete Di vin spumante al foco santo sopra Quelle tazze, che in man serbate piene.

Serr.Ambi tanto faremo.

Fron.Eccoci pronti.

Dam. Sac.Tu Dio di queste selue Di queste piagge, e campi Ch'entro di noi mortali Scopri i desiri ardenti


L'alta pietà c'habbiamo; Deh mira à duo pastor miseri insani; Fà che t'habbiano à ceder di bontate Huomini rozi, e uili A' la nostra pietà, la tua pietate Pietosamente homai socorra; O Dea Tu de la quale è il pregio Somma benignitade, anco riuolgi A' noi pietosa il diuin guardo, & ambi O' Dei celesti insieme l'alte posse Vostre colà si scoprano ou'intenti I defir nostri aspirano, e benigni Intanto di gradir ui piaccia queste Picciole che porghianui humili offerte.

Cho. di. P˙Questo santo licor di Bacco, questi D' arbori giouanetti acerbi frutti, E queste insieme de le nostre greggie Pargolette primitie. ò santi Dei Pigliate in dono, e quel ch'abiette menti Non san dettar, pregando, à roze lingue, Odano le diuine orecchie vostre Ne l'interno silentio, breue dando Aita à noi quanto il bisogno chiede.

Cho. di. N˙Questa candida lana, il puro latte Le uezzoze colombe, queste fide Tortorelle e di fior vaghi conteste Odorate ghirlande ò santi Numi Del cielo, à grado habbiate Che se non ricchi, almeno puri sono


Di riuerenti, e fide Ninfe i doni Entro à i quai deh riluca Contento à pieno il desiderio nostro. Di celeste pietà quet' aura spira Ratto sgombrando intorno L'altro nembo di tanti aspri martiri A' gli alti seggi ou'è perpetuo il giorno Salga l'arabo odore Le uoci humili ed il soaue suono C'hora in concorde, tuono Mouian, tutti entro al core Pan lodando con Pale, e insieme Amore.

Dam. Sac.Aspirateci lieti Co'l cielo insieme, ò Numi Acciò possiam gli honori Ch'osseruar ui sogliamo Duplici reitirare in cotal giorno, Come humilmente inchini Tutti affermiamo insieme, Et insieme giuriamo Quest'improuisi lampi, Che, balenando, auguran (s'io non erro) Fortunato successo; e questo udirsi Tonare il ciel dal manco lato, tutto M'ingombra il cor di gioia, e di speranza Hor qual camin gli piace ogn'un si prenda Ch'e già fornito il sacrificio santo Tu Licori, quant'io Già dissi, essequirai,


E tu poscia Serrano L'istesso anchor farai.

Lic.Bramo, che tù quì un pezzo Flori m'aspetti assisa, Che giù dal colle accompagnate queste Ninfe, farò ritorno per narrarti Certi pensieri miei.

Flor.V à ch'io t' aspetto. Io che solea, se ben ricordo sempre In quel giorno d' Aprile Che si suol'honorar la nostra Dea E venir più per tempo, e più contenta Co l' altre Ninfe à sacrificij insieme; Hoggi non sò per qual cagion negassi Di ritrouarmi in questo loco, doue Pur son venuta alfin da le preghiere Astretta de la mia Dolce amica Licori, anzi sorella Ma (nè sò la cagione) à pena giunta Quà ne restai sì consolata ch'una Pur sentita non hò di quelle pene Che già soleano l'alma in strana guisa Consumarmi ad'ogn'hora. Forse virtù celata hauranno i Carmi Del Sacerdote hauuta A' l'altar mossi, sopra (C'hor ben m'auueggio à l'urna Che chiude il casto uelo de la mia Cara compagna, vergine Amaranta) Che m'hauranno sottrata


Dal peso, onde venian meno gli spirti? Ma da qual forza occulta Tiranneggiato e'l cor dentro al mio petto? E in'esso qual nouello duce in schiera Con noua legge guida i pensier miei? Ne la mia mente quai noui desiri Sorgono? e quali brame in questo seno Germogliano improuise? Oimè chi mi trasforma? e chi cangiata M'hà da lo stato mio Primiero? ahi chi da gli occhi il uelo toglie Ch'adombrato haue lor fin'hora il lume? Ma caro uelo, e amato. E chi quell'ombre si noiose fuga Che'l mio pensiero sì angosciosamente Tormentauan da morte à me dipinte? Ma care ombre, & amate Ahi che da sonn (quasi) graue scossa Tutte le cose mie passate hò in mente E qual'huom, che nel sogno horride larue Scorse, desto anchor teme, e stà dubbioso Se uere, o finte siano state l'ombre Che poco dianzi vide A' pena dando à se medesmo fede. Tal'io di merauiglia colma in forse Resto, se pur fù vero, Che à donna, e morta follemente dietro Errassi vn si gran tempo. O pur nel sonno immersa Lontan dal vero, cosa habbia veduta

Ma, à che dubbiar? amai pur troppo e uero E uiua, e morta la più chiara Ninfa Per gratia e per virtù, ch'unqua Diana Seguisse in selua, o'n prato Nè già con brame più d'affetto calde Alcun amante il suo pregiato oggetto Seguì, nè meno in terra Cosa mortal fù mai più riuerita. Ma così pure, e così honeste furo Le voglie mie, che stanchi e mille, e mille De i più degni scrittor uerrebbon prima Che adombrar pur potessero vna parte Del mio candido, vero affetto santo. Ma quanto fida, ed'altretanto pazza (Lassa) ben ui che à l impossibil dietro (Di me stessa nimica) incontro al cielo Hò pugnato sin'hora, non mirando Che s'à morte ella cesse, e di natura Tali sono le leggi, che chi nasce, A' tal necessità soggetto nasce Douea quetar'il duolo Al voler di chi'l mondo, à un cenno regge. Hora non più cordogli, non più fole Ben fà (ti prego Amor) ch'ami, e non scordi La beltà, le virtù che mi destaro Lunge dal volgo errante, à vera gloria; Ma sia qui fine à le sciocchezze, al pianto Ed'à i prefissi su nel cielo euenti Questo cor mio s'acqueti Ma come oimè s'acqueterà, s'io sento

Tutt'hora dentro al seno D'inimici pensieri armate schiere C'han l'alma posta in noua guerra acerba? E solo stanno, à depredarla intenti Già felice la ueggio prigionera Già, già la veggio serua E parmi vdir, che resa Gridi mercè uinta mi chiamo, e presa Le braccia stese à pena Sopra l'altare i hauea, due Tortorelle Donando anch'io tra l'altre In sacrificio, quando dentro l'alma Sentij rasserenarsi aura improuisa Di celeste fauor, sgombrando forse Le nebbie sne, * Clearly printed in original. Yet, the meaning is unclear and it is probably a misprint. nè così quete hà l'onde Il Mar, quand'Eolo i suoi prigioni affrena, Ed è sereno il cielo, Come dentro à la mente Quetarsi i miei pensier ch'eran sì erranti. Ma non sì tosto à dietro ritirata Fra l'altre, di questi occhi il guardo corse Ad'incontrar lume sereno, e uago Di duo bei soli à mer auiglia ardenti Ch'io senti l'alma già ferita, e'l dianzi Suo sereno turbarsi. Tal da nube repente un lampo appare La notte, e breue à pellegrin dimostra Sentier, ch'annotta al suo sparir più forte. Mi uenne fatto di mirar pastore Dopò l'offerta, non più uisto anchora.

Questi con gli occhi, che soauemente Passaro scintillando à l' alma dielle Morte ad'un tempo dolce; e dolce vita E gli in'atto pietoso fiso il guardo Tenea ne l'vrna & à le guancie sopra Spargea dogliose lagrimette, e rare Che non più belle, o ricche mai serbaro Chiuse conche nel mar'Indico, pregne D'humor celeste, orientali perle. M' accorsi al hor ch'era già presa, e dissi In silentio à me stessa. Oimè da quell'humor soaue, e santo, Che veggo uscir da quei begli occhi fuore Noua materia haurò d'anco dolermi? Da le lagrime altrui cagion prendendo Di distillarmi eternamente in pianto? Misera io ardo e tremo O' doppiamente folle. erro, e vaneggio Com'arder posso per cagion di pianto Se d'acqua egli è formato? E non speng'ella il foco e non l'ammorza? Ma che? son'ebra? ò dadouero sogno? Huomo non è? non è costui pastore? Forse non sò quanto lontana viuo Da cotali pensieri? La fè ch'à Delia serbo haurò scordata E d' Amaranta mia quegli atti cari? Quelle dolci parole? il viso santo? Gli occhi soaui suoi leggiadri, e belli? Nè le promesse tante

Hauran più loco, entro al mio petto infido? Ah Flori, Flori, oue ne uan guidati Da sì poca ragione i tuoi pensieri? Ma perche poca? anzi da molta, e saggia Ragione, è scorta l'alma Già le pinte di morte, ed'oscur'ombre (Merce de i nostri Dei) lasciate hauendo. Ma ecco che sen viene seco stessa Ragionando Licori à questo faggio Dietro vò starmi un poco Scoprirommele poscia, che mai l'hora Non vedea, che giungesse per nararle I noui miei pensieri.

Licori, Flori.

Lic.CO'L girar de le sfere anco rotando Và fortuna de l'huom gli humani euenti. Il mio caro pastore Androgeo pazzo Era fa poco, hor più d'ogn'altro saggio L'han veduto questi occhi, più che mai Oltra misura gratioso, e bello Saggia fatta sarà Flori anco spero, E non fien uani i miei desiri, e l'opre. Ma chi sarà che per me poi s'accinga Per piegarmi le voglie Del mio sanato Androgeo? ò gli racconti De le mie tante, vna sol pena almeno?


Non per questo cred'io Far'alcun torto à la mia amica Flori, Che di pastor straniero Accesa la preuide il sacerdote.

Flor.O' poter de gli Dei Vò scoprirmele hor'hora Licori. Lic. Flori cara Dolce amica, pur spero, che con noui Pensieri trouerotti, e più contenta E come stai? quali accidenti occorsi Ti sono, mentre sola Qui stata sei? narrami il tutto, e quale Cagion ti tien così tra mesta, e lieta.

FlorQuella à punto c'hai detto ragionando Teco stessa poc'anzi

Lic.Misera me, m'hai tu sentita forse?

Flor.Non t'arrossir, Licori. HVMANA forza Poco ual contra'l cielo. incauta anch'io Mosso hò già'l piè nel laberinto, doue Tardi, e non mai (se non per morte) uscirne Spera d' Amor, uerace seruo, e fido, Ma perche (quando Androgeo anchor'amassi, Temi di farmi offesa per'amarlo? Se di me puoi disporre Più che non puoi di te medesma anchora? Ah ch'io non amo Androgeo, godo, godo, Che tu l'ami; e m'accingo Ad'opra tal, che rimarrai contenta Altro scalda il cor foco, & altro laccio Mi stringe, e da più forte


Rete, è già l'alma colta.

Lic.Non già volea celarti (O' Flori) del mio core alcun secreto Poi che mai sempre, i miei pensieri tutti Solo dentro al tuo seno Trouar fido ricetto. Amo Androgeo (no'l nego) quell' Androgeo Che hà te crudel più de la uita sua, Piu de l'anima amata; Ma dimmi tu qual' è c'hora il cor t'arde? (Gli Dei lodati) pur ti ueggio Flori Sanata ò amica cara. Non mi posso satiar già d'abbracciarti.

Flor.Dolce amica Licori Non conosco chi m'arde; ma per ch'io Hora m'accorgo ben che per me fatti Furono i sacrificij, e forse anchora Per' Androgeo, se'l senso à dentro scorgo De le parole tue poc'anzi vdite. Se'l sacerdote al mio fratel promise Di sanarmi, e di più, ch'io resterei Di pastore straniero accesa, questo Bastar ti dè, ch'è troppo stato il vero.

Lic.Pur che à la morte dietro non ti lagni Come soleui inutilmente, il tutto Passerà bene al fine; Ma qual stranier pastore D' Amor nouello t'hà piagato il core? Quegli, che à l'vrna appresso con Leggiadro Sì staua insieme è forse


Colui che quà guidato hanno le stelle (E ch' Alessi è nomato s'io non erro) Per far te saggia e me felice à un tempo?

Flor.Ah come sana? se già in'ogni parte Piagata hò l'alma oimè Licori quello, Quello, e'l pastor, ch'i amo, e ch'io mirai Vagamente piangendo in'atto starsi Da inamorar Diana anchora, e'l cielo. E questo Alessi dunque, il mio pastore (Lassa) e l'amaro mio Dolce nimico, il mio Tiranno, e mago Egli donno entro al sen, tutt' altre cure Sbandite siede à i pensier miei sol Duce Che'l seguon fidi ouunque ei moue il piede Ed alqual porgerò fino ch'io viua Largo d' affetto e d' alta fè tributo.

Lic.Al variar del uolto, hor ben m'aueggo Qual strale hà oprato Amor'entro al tuo petto; Ma dimmi sai tu forse Di che piangeua il tuo nouello amato?

Flor.Altro non sò, se non che la pietate C'hebbi alhor del suo pianto, dal mio seno Trasse il cor, che (nouella quasi pianta) Amor (alhor cred'io presente) dentro Al suo dolce inestò, dou'egli à punto Perpetua stanza haurà, s'ei non me'l niega Si come eterno la sua effigie bella. Haurà seggio oue dianzi era il mio core Vnico di quest'alma Gradito, e caro obietto


Ma in uasto (oimè) d' Amor pelago forse Infelice sarò Nocchiero, e questo Alhor fie quando ei preso d'altro laccio Partì tosto d' Arcadia, me lasciando In dure Sirti abbandonato legno.

Lic.Bona noua di questo hor'io sò dirti Da Serrano pregato, e da Leggiadro Rimarassi in' Arcadia qualche giorno Il tuo pastore, nel qual tempo in parte Il tuo dolor disacerbar potrai. Intanto seco io ti prometto fare Per te, ch'amo di core, Quanto per la mia vita (che non meno Amo la tua) farei, ed altretanto (Mi redo certa) che per me farai.

Flor.Esser certa di questo puoi, che cara Più di te non hò l'alma.

Lic.Sarà meglio ch'andiam felice noua Portando al tuo fratel di tua salute.

Flor.O' Licori chiamar pur vuoi salute Il precipitio mio.

Lic.Taci Flori, che prima anco che salga Ad'allumar la cacciatrice Dea Con la sua pompa in ciel la prima spera Sarai spero beata. E chi sà che da i guardi dolci tuoi Sana sen porti l'alma. Spera, spera. Sò ben, che di Serrano Lieto, accettò l'offerta, e ch'anco spesso Pieni dal sen mandaua alti sospiri.


Flor.Ahi che di consolar l'alma pensando Licori uccidi'l cor questi sospiri Quelle lagrime sue (se non lo sai) Lo dinotano Amante.

Lic.Ben saperemo il tutto; pur n'andiamo Che le Ninfe aspettar ci deuon tutte Appo il fonte vicino à la capanna Del tuo fratel di desiderio colme Di riuederti saggia, e d'abbracciarti, Che fù del sacerdote opinione Che quiui alfin ne rimanessi sola Acciò gli spirti poco dianzi tuoi Smarriti per gran duolo, e disgregati Potesser meglio vnirsi, e racquetarsi.

Flor.Facciam come ti par, ma ò come intorno Soaue s'ode un suon di chiusa uoce E' un GRILLO, e sembra al canto ANGELO vero.

Lic.Et odi, ò che fischiar sonoro, e graue Anco lungi si sente, è s'io non erro Di TASSO, che destato In'altrui desta merauiglia estrema Ma se da questo bosco d'improuiso Vscisse ad'assalirle, orso, ò leone Come sarebbe bello, hor che siam sole.

Flor.Per me non fuggirei se orso foss egli Simile à quello ch'una volta io vidi.

Lic.Nò, nò ci guardi il ciel di tal'incontro

Flor.O' miracolo à dir non sò se mai Licori io te'l dicessi in ripa d' Adria


Figlio d'un gran LEONE Vn'ORS' ATTO vid'io uincer di senno Ogn'huom più saggio, humana hauea la forma Benigno il gesto, il portamento graue E note apria celesti e'n guisa dolci Ch'assai vi perderia nettare, e ambrosia Io l'inchinai (o mia ventura) come Cosa diuina, e come Di natura, e del cielo vltima possa.

Lic.Da i pastori d' Alcide Glori si seguaci quelle note In suon flebile vdite à reitirare In ripa al Bacchiglione E' che resero lor famosi tanto (Mentre di gemme d'ostro, e d'or lucenti In ricca compariro ampia capanna Che de le merauiglie una è del mondo) Eranno Flori quelle voci forse Di quest'ORS' ATTO à far stupire il mondo?

Flor.Sì, sì le vdisti dunque? eranno quelle Compartite tra lor si saggiamente Da quel Leucippo che cantò de l' alma CALISA i veri pregi si altamente Ma se presente à ciò ti ritrouaste Che ti parue Licori poi di quelle Due verginelle NINFE, anzi diuine E celesti SIRENE per cui solo Il Bacchiglion altero L'arena hà d'or, di puro argento l'onda.


Lic.Che me ne parue? e che ti posso dire Scemerebbe ogni lode il suo gran pregio.

Flor.Mille cori allettar mill'alme ingombre Render d'alto stupor le uid'io mentre Fra molta turba de pastori eletti Co l' armonia del lor soaue canto, E con maniere honeste, entro à l'interno Le discordie de sensi iuan quetando.

Lic.Non più si trattenian, che l'hora è tarda.

Flor.Hora uia caminian. così in'andando Ad Echo potrem'anco addimandare De l'auenire alcuna cosa. hor uia Tu Licori incomincia.

Lic.I decreti del ciel chi può saperli? Ma nondimen per compiacerti hor'odi. Si disconuiene à me ch'à Delia seruo Fortunata seguio d'almo pastore E auenturosa orma felice? ECH. Lice Tarderò à conseguir l'honesto fine, Che brama il cor prigion d'Amore? ECH. hore O' me felice altro saper non bramo. Tu pur (Flori) incomincia, ch'io t'ascolto.

Flor.Ninfa, se la memoria di tua sorte Mai sempre in cor d'egregio Amante viua; Colma d'alta pietà, di gratia hor dimmi La gratia acquisterò che può bearmi In terra? un giorno à te mie pene tante Honesto fine dando homai? ECH. mai. Oimè poca pietate à le mie pene Non hauà dunque (lassa) alcuno? ECH. vno


Vno ben basta ma fia Alessi. ECH. sì sì Non sò se più lieta, ò dogliosa andarmi Possa di tua risposta Ninfa, quando Felici in'vno, e sfortunati euenti Mi prometti confusa rispondendo.

Lic.Andiamo che felice hauranno fine (Flori) i desiri tuoi pur stanne lieta.

Flor.Lieta alhor potrei star ch' Alessi meco Dedicandosi à Cinthia castamente Di mutuo nodo auinto In pari fiamme ardesse meco, alhora Ben sarei lieta. LIC. andiamo.

Il fine del terzo Atto.



Leggiadro solo.

Legg.FELICE hauuto hà il sacrificio fine Son da Serrano mio padron mandato A' spiarne il successo, ed hò incontrata Flori con la compagna, e saggia, e lieta, A' cui dett'hò, che da i pastori tutti Sono aspetate, e noua ancor lor data Che Androgeo saggio è ritornato ch'ambe Lo sapeuano, e mostran gran contento. Tutti in somma ne godono. Serrano Poi s'è scoperto giù in'andando meco Ch'ama Flori, è ch' Amor prodigo il fece Di quei doni, ma scorto hò ch'egli alcuna Dadouero non ama, ch'altre anchora Loda, albergando à un tempo dentro al petto Mille uani pensieri. Misero me, che'l più fedel non uiue Amante di me in terra, poi che corro Tacito, e riuerente in grembo à morte. Da pastor passaggero la beltate


Mi fù dipinta di Gelinda e corse L'imago da l'orecchie al cor si tosto Che pria, che pur me n'auedessi (ò Amore) Diuenni Amante, il ricco gregge, e'l mio Vecchio padre lasciando per potere Goder di lei la dolce vista almeno Oimè nè pur di quella anco tal'hora Le fameliche brame del mio core Satiar'ardisco à pena Ma (lasso) ahi caro, caro di che'l padre La patria, il gregge, e ogn'altro ben lasciai, Seruo d'amor'ingrato, à che ti lagni? Scerner dunque dourai sì male il bene? Il bel volto di rose, il sen di latte Con'alcun guardo anco talhor non godi? In lei sola ridotti rimirando Di mille Ninfe i pregi alteramente A quei begli occhi, anzi à quei soli inanzi Rischiarando (felice) i pensier foschi? Ahi pur si parta ogn'altro van consiglio; Lascia leggiadro pur la patria, il padre, Il gregge, e le ricchezze, se d' Amore Verace seruo sei; Perche sì ti disdice Il seruire? ah pur serui La tua Ninfa, il tuo core.


Fronimo, Leggiadro.

Fron.GLI Dei lodati Androgeo sano in tutto, Tal anco spero Flori; tra le Ninfe L'ho già uedut'al fonte, oue si stanno Tutte insieme danzando, nè pur volse Licori à pena, ch'io la salutassi Bastati (disse) ch'ella è già sanata Qui goduteci un pezzo à te verremo. Fronimo non sturbar nostri piaceri Io uò trouar per raccontarle il tutto Damone, ma chi uiene? à Dio Leggiadro.

Legg.Fronimo mi rallegro, ch'ottenuto Haurai l'intento tuo.

Fron.Io ti ringratio. Per qual cagion solo, e pensoso vai Leggiadro? forse Amore N'è la cagion? Legg. no'l nego.

Fron.Penso che tu mi beffi no sò anchora Qual'è la Ninfa tua, ò forse Amore Pur hoggi t'hà ferito?

Legg.Non solo un giorno intiero Da che suo seruo femmi Lasciò Amor di ferirmi Ma breu'hora, vn momento Oue posso anco dire C'hoggi Amor m'ha ferito.


Fron.Io per te mi offerisco in quanto uaglio E con l'effetto più che co'l consiglio; Che ben so io, che in giouanetto core, Ou' Amor fatto è donno Raro hà loco consiglio; Il nome de la Ninfa hor fammi vdire.

Legg.Duo mesi, & anni duo fanno hoggi à punto O' mio Fronimo; ch'io Per la bella Gelinda sconosciuto Ardo, seruo d' Amor più d'altro fido,

Fron.Per Gelinda sorella di Serrano? Del tuo padron Serrano?

Legg.Quella à punto è ch'io amo

Fron.Difficil fia l'impresa quando pure L'otteniamo anco al fine, Perche (come tu sai) Ella è sola à Serrano unica suora, Che de greggi è si ricco, e di terreno

Legg.Io t'intendo. uuoi dir, che parrà strano A' Serrano di dar la sua sorella Ad'un suo seruo, qual'io pur gli sono.

Fron.Questo temeua à punto

Legg.Mal' habbia chi fù il primo à prezzar l'oro Cagion che la ragione è bieca, e torta. Dunque mia fè, l'affetto, à la bellezza De la mia ninfa, eguale, Che al mondo non hà pare Non sì dourà prezzar soura thesori, Saura stati, & imperi? ahi volgo errante.

Fron.Errante uolgo, e ciecco, volgo ignaro


Che l'abuso seguendo De l'ignorante mondo Nel uan disio s'inuoglie Di Mida ogn'hor non raffrenando anchora Con l'essempio del fin de l'infelice Le sue sfrenate uoglie.

Legg.Hò pur'udito dir ch'è sol felice E ricco à pien, chi è pouero di brame. Io, che sol'un disio tengo nel core D'esser caro à Gelinda In questo modo sarò dunque ricco E per moglie otterrolla.

Fron.Doue non è uirtù, manca ragione L'irregolate brame (Come poc'hor dicemmo) De le ricchezze in somma D'ogni più bel pensiero il lume abbaglia.

Legg.Quando in ricchezze egual fossi à Serrano, Alhor sarei de l'uno, e l'altro anchora Sposo, e parente indegno?

Fron.Alhor non temerei ch'à tua bellezza A' la uirtù, al valore Fosse aggiunta ricchezza.

Legg.Hor che del cor t'hò le mie fiamme aperte Fia ben ch'io ti palesi anco lo stato. Dunque saprai, ch'Amor mi fè soggetto Non fortuna, ch'al par d'ogni pastore Mi diè ricchezza, & è mio padre Tirsi, Non pria le di costei rare bellezze Sentij lodar, che ratto uenni, & era


Morto il suo padre alhor di poco; ou'io M'accommodai, co'l suo fratel per seruo. Il ritrouar maggior la sua bellezza Che non mi fù dipinta, e la pietate Ch'io hebbi alhora al suo paterno duolo Ahi quanta accrebbe à le mie fiamme forza Ella piangea souente e il morto padre. Con'aggratiate voci in uan chiamaua Euagamente sospiraua, al vento Dè quai s'accese il foco. onde tutt'ardo.

Fron.Di Tirsi tu se figlio?

Legg.Vnico figlio à Tirsi io sono, e uero.

Fron.O'Amor qual merauiglia, Non opra il tuo sapere? Qual'auanza altra forza il tuo potere? Di quel Tirsi famoso, per ricchezze E per ingegno (da Melampo padre Di Licori, tenuto in tanto pregio E sì souente nominato) dunque Sei figlio? andiamo, che per'opra mia Tua fia Gelinda, pria Che Febo sormontando i gradi saglia In cielo un'altra volta Ad allumare il mondo E già parmi vedere Il tuo padron Serrano, e la sorella Goder dentr'ambi à sì felice noua, Recandosi l'hauerti à gran ventura Per cognato, e per sposo

Legg.Ecco non è costei che si pensosa


Viene, da se disgiunta in uista Vrania?

Fron.Sì, mira il crin discioglie. da la danza O' da la caccia stanca tornar deue; Nè s'è accorta di noi. vogliamo vdirla?

Legg.Ogni indugio m'annoia pur facciamo Come ti par'ò come ella sospira.

Fron.Ritirianci quà dietro à questa quercia Io giurarei, ch'ella è d Amor mal concia.

Legg.Tosto ci chiariremo.

Fron.Hor qui fermianci.

Vrania, Fronimo, Leggiadro.

VranO Amor, amor, qual non apporti duolo?

Fron.No'l diss'io?

Leg.cheto ò sarà bella.

Fron.segui.

Vran.Amor de i miei riposi, e del mio bene Inuidioso, e auaro. io non hò pace Hauuta al core vn'hora Da che per te mi fù leuata à un tempo La ragione e'l consiglio Non prima uidi Flori, e l abbracciai Ch'io partij senza far motto ad alcuna; Pur'incontrar pensando in queste selue Il mio pastore amato, Ah non più sono Vrania questa chioma Mille uolte hò disciolta, e poi di nouo Racconcia anchora, dal consiglio preso Da l'onde cristalline di più fonti,


E pur nouellamente mi compongo Anchor ma d'acque (oimè) tanto lontana In cui possa fidar l'auide brame Ch'io tengo di sembrar uaga al mio sole, Oue, il crin mirerò partito in nodi In questo bianco velo accolto dietro? E qual facciano effetto sopra il viso Le più minute anella? ò come belli Son questi fiori e uerdi. anchor uò farne Ghirlanda, ch'addattarli con colori Che altrui possan mostrar maggior uaghezza, Difficil fora più senza consiglio Che unirli in giro, uò intrecciarli insieme Con verde Alloro, e Mirto. Hoggi parea cortese ogni arbo scello Inuitarmi à pigliar de le sue frondi, Ou'io tante n'hò colte Da le lusinghe loro, ò dal loquace D'Amor silentio, che n'hò'l sen ripieno. O' questa è bella mira? è sempre viua, La terrò da donare al mio Serrano, S'hoggi auien, che l'incontri, ò me beata. Haurà Licori forse il buon'officio Fatto, che mi promise, ond'anco spero Da chi desia il mio core esser gradita. Ecco fornita la Ghirlanda; voglio Sopra'l crine addattarla; ò mi stà bene Potessi almen vedermi, taci, taci, Ch'à fe mi veggo dentro à l'ombra ò Dio Scerno del corpo l'ombra sol, ne scorgo

La uaghezza de i fior, ne la ghirlanda A quella quercia colà sotto forse Meglio vedrommi. FRON. hora sian ben scoperti.

Legg.Non s'è accorta di noi schiuianla. FRON. taci.

Vran.O' no'l diss'io che quì, dou'è da i rami Tolta à i raggi del sol l'entrata, ch'io Meglio vedrommi? ecco non sol la forma; Ma il mouimento, e i gesti Tutti de la persona; Ecco il braccio, la mano, il piede, e'l capo De la ghirlanda ornato, il dardo, e l'arco? Ma quali forme sono Queste, che quinci intorno S'aggirano pian piano? Qui pur son sola, ne u'è alcuno forse. Amor vuol'appagar questi occhi almeno Digiuni del suo obietto, Di cara uista amata? Il mio Serrano è certo, e seco Amore Trasformato in pastore Chi hà tempo non l'aspetti si suol dire Vò gradir la pietate C'hà di me hauuto Amore. Saluterollo, è scoprirogli almeno L'honesta fiamma, ch'entro il petto m'arde.

Legg.Non possiam piu fuggir. FRON. taci dio buono; Ecco sì uolge abbassati, ch'ardire Più le darà di ragionar (mi credo) Vn'ombra sola, hor'odi.

Vran.Ben diss'io, che quell'ombra giouanetta


Era Amor trasformato, e sì discosta In somma hoggi m'aspira Benigno Amere, e'l cielo Conuien, ch'ardisca, Vrania ardisci homaì Sciocca, che temi? hor uia. Del mio Serrano ombra felice amata Che l'alma sotto ammanti Forse di lui, che riuerente adoro, Ecco t'inchino, e porgo Taciti preghi nel silentio, quale Inuocando sì dee cosa diuina

Fron.Qual pastor sì spietato Ninfa gentil sarebbe, Che'l tuo Amor non gradisse, e non t'amasse?

Vran.Oimè. FRON. non fuggir Ninfa. ecco noi siamo Del tuo pastor l'un seruo, e l'altro amico, Ferma che siam per darti Ogni aita, e consiglio.

Vran.Misera che ual più celarmi, quando Son da lor stata udita?

Fron.Non t'arossir d'esser accesa, ò Ninfa Che RATTO in cor gentile Amor s'accende. Sei giouanetta, e bella, e in questa etate Ben sì conuiene amare.

Vran.D'honesto foco in seno hò accesso il core; Non lo nego pastore.

Legg.Se (come inteso habbiam) per Serrano ardi, Chiara è la fiamma tua, Leggiadra Ninfa, Che'l più gentil pastore hoggi non uiue?

Vran.Già uoi m'hauete udita. amo Serrano


E cosa non è al mondo, ch'io più brami Che d'esser riamata, e che non sdegni La mia fede, l'affetto E se non sposa, esser gli possa serua.

Fron.Cred'io, ch'Amore hoggi quì intorno uago Di ferirci s'aggiri E d'impiagar sì goda dolcemente Ninfe, e pastori insieme. Leggiadro è anch'ei ferito, E stà d'Amor mal concio Per la bella Gelinda, e ti preghiamo A' piegar la sua gratia c'hor n'andiamo Per chiederla à Serrano, ch'à l'incontro N'offeriamo per te d'officio degno.

Vran.Hò già più volte udita La tua bella Gelinda (Leggiadro) à sospirare Ma mi negò d'amare; Di rose il uago volto alhor spargendo Ch'io lè dicea, sò, ch'ami anchor che'l neghi. Hor uado, e mi dà il core D'operar cosa al tuo desio conforme.

Legg.Piaccia al ciel d'aspirarti Benigno à mio fauore Cortese Ninfa, e à noi per te c'inspiri Cosa far, che t'agradi. VRA. Amor'il uoglia.

Fron.Spero, che tutti sarem lieti infine Vò compir con Damon quanto gli debbo, E poscia ritrouar la mia sorella


Per udire il successo, ed abbracciarla Andiam Leggiadro. LEGG. andiamo.

Tirsi vecchio solo.

Tirs.MIsero vecchio afflitto D'ogni contento priuo, orbo de'figli; Ah che deggio più far, ciel perche uiuo? De cari figli priuo? Dal camin lungo, oimè, già stanco, il piede Sostener può questa mia vita à pena Da gli anni graue, e d'ogni affanno colma; Fia meglio, che tra l'herbe Quì mi riposi alquanto, ò figli; figli; Anzi più tosto, ò Tirsi Meschino ueccbio, abbandonato e solo.

Alessi, Tirsi,

Ales.SE dal tuo colpo ò Morte ho'il cor trafitto E sì la piaga è fresca, che di sangue Hò tinto il petto anchora, ah perche moue A' danno mio di nouo Amore il braccio E di già m'hà ferito? Ou'h ai trouato à noue piaghe loco


Entro al mio seno Amore? La sublime cagion de le mie spemi (Lasso) cadde per man d'inuida morte Anco l'empia, e rubella Seco la Messe mia mietendo in'herba Ond'io scorgendo empij gl'influssi miei Hauea di non amar più mai giurato, Quando di quà passando (per mio male Penso) à quel sacrificio mi lasciai Da vn pastor giouinetto trattenere, Ou' io la Ninfa, per cui s'era fatto Mirai, d'alta pietà compunto il core Pensando che dentr'ambi egual cagione N'affligeuano i cori, in parte hauendo Il caso suo già udito, ou'ella anchora Mirandomi tal'hor sì m'hà conquiso Che le fiamme d'Amore à mille, à mille, Sorgon nel petto mio che homai può dirsi Vn'altro Mongibello Son da gli altri pastor pur sciolto alfine, Per quà tornarmi: oue di veder spero Questa nouella Maga, et homicida, Che già m'hà trasformato, e che m'uccide, E quando anc'hoggi non mi uenga fatto Di riuederla, in'ogni modo io resto, Da Serrano pregato, e da Leggiadro, Qualche giorno in'Arcadia, oue pur spero D'effetuar questo desio sì ardente. Oltra misura in somma son cortesi I pastori d'Arcadia, senza pure

Che mi conoscan; tutti fatto m'hanno Mille uezzi ed offerte, il caso strano D'Andregeo raccontandomi Serrano Atto à destar le Tegri anco à pietate. E certo anchor ch'ei sconosciuto uiua Senza saper da chi sia natto; stimo Che nobil sia, quanto è cortese, e saggio; Ma poi che Ninfa comparir non ueggio. Da cui pigliar di chi mi strugge almeno Potessi noua, consolando il core, Androgeo cercarò, che meco brama Dicea di star tutt'hoggi: ò pur fia bene Ch'aspetti qui Leggiadro anchora un pezzo Che mi disse incontrandolo poc'hora Con Fronimo uolere Meco certe sue cose conferire?

Tirs.Oime non passa alcuno, à cui potessi Addimandare almen noua de i passi O' di Melampo mio sì caro amico, Poiche se insieme co'l girar de gli anni La memoria anco mia non s'è fuggita, Questi contorni pur mi sembran quelli Oue seco tal'hor passai felice Molt'hore liete, in parlamenti grati Al tempo ch'io uenia, per'honorare Ne l'età mia miglior con gli altri insieme Nel Tempio santo Pan Dio nostro, e Pale O memoria, ò meschin uecchio, o mie i figli.

Ales.Odo uoci da duol parmi interotte E sospir, chi sarà ch'in flebil suono


L'aria percota di dogliosi accenti Quinci intorno? fors'è colui che steso Colà tra quei Ginepri à terra giace? Misero uecchio alta sciagura forse Tal lo spinge à dolersi, à dio buon uecchio Qual cagione dal core ad'hora, ad'hora Angosciosi sospir ti suelle, e'l seno Di caldo pianto irriga? à me discopri I tuoi martir, che compatirli almeno. Ti prometto, quand'io Dar non ti possi aita.

Tirs.Deh cortese pastor dimmi, ti prego, Se questa parte de l'Arcadia, e quella Più uicina al gran Menalo, oue posto Di pan Dio nostro, è'l ricco Tempio, e doue Habitan (s'io non erro) duo pastori Chiari di nome, e ricchi di terreno Carino detto l'un; l'altro Melampo Ch amai di cor, quanto la uita istessa.

Ales.Vedut' hoggi hò Melampo; e di Carino Inteso che qual ch'anno è ch'egli è morto Per la cui figlia hoggi son fatti à punto Alcuni sacrificij à quai pregato Da un pastor giouinetto, mi trouai Di qua passando forestiero anch io Ne posso in questo altro raguaglio darti.

Tirs.Dunque è seguito il sacrificio? ALES. hor'hora

Tirs.Misero me. qual più conforto resta Tirsi, à le pene tue crudeli, e tante? Corse à l'orecchie mie, ch'à far s'haueua


Vn sacrificto, in cui douea trouarsi Il fior di tutta Arcadia, e dà più parte Concorrerui anco, altri pastori insieme, Ou'io da le mie spemi rincorato C'horà tal noua auien che restin'pure Tradite; ui condussi questa mia Greue salma, e rugosa à lenti passi Per camin cosi lungo, di trouare Qualche pace sperando: à miei tormenti Ma s'è seguito homai deh che più spero?

Ales.De l'aiuto diuin non diffidare Amico mio, che LA pietà celeste A' preghi nostri, in'ogni tempo, è pronta Pur c'honesti, ed humili, i preghi sieno Impetrar qualche gratia; da gli Dei Forse uoleui? e quel fascel, che stringi Trale mani dolente, è qualche dono? Che appresentar uoleui al sacrificio?

Tirs.Deh non voler pastor, ch'io rinouelle (Raccomtando il mio danno) il mio dolore; Che ben sai tu ch'ESSA CERBATA piaga Vie più tormenta, ad'ogn'hor ben io bramo Gratia hauer da gli Dei, ch'ogni mortale Del diuino fauor bisogno hà in terra; Ma quà cagione altra mi trasse, e questo Altro è che dono ò pegno, caro, ò figlio O' memoria crudel, misero uecchio.

Ales.Pastor sì mi trafiggi Con questi tuoi lamenti l'alma, e'l core Ch'altroue bramo hauer riuolto il piede


Quando quà uenni, homai deh dimmi quale Cagion ti moue à lagrimar sì forte, Che se l'huom per giouare, è nato à l'huomo Debbiam cercar l'uno dal'altro aita E sperarla, che A'D'huom, che di ragione Habbia pur picciol lume unqua non puote Alcun altra auenir cofa più cara, Che giouar ad'altrui, se dichiarando Cortese e non delnome d'huomo, indegno.

Tirs.Ahi che, se questo cor capace fosse D'alcun conforto temprarei (confesso) Gentil pastore, al tuo sembiante, aì modo Del gratioso tuo saggio parlare In qualche parte almeno il mio dolore. Ma (lasso) l'alma mia Sotto sì graue pondo Del duol langue meschina Che'l colpo solo attende Fatale per'uscir da questo rio Carcer terreno, e à vn tempo Da mille stratij insieme, Ma per che al gesto nobile mi sembri E di spirto, e di sangue, mi dispongo A compiacerti, e me n' astringi, quando. Mostri a'hauer pietà de miei dolori. Ma pur che questo duolo, che trabocca Fuore dal cor per gli occhi, non mi tolga Di poter ragionar l'usata forza.

Ales.In dir raccogli ogni virtute al core, Et indi lo rinfranca; perche L'HVOMO


Alhor del suo ualor dà saggio, quando Del forte braccio, di fortuna al colpo, Per schermo, di prudenza il forte scudo Gli oppone, e à quel non men resiste, quale A i reflussi de l'onde irate suole Scoglio antico del Mare e spera, spera Che A' L'huom più dolce, non è cosa al mondo De la speranza hor segui Prima che giunga alcuno, à disturbarci.

Tirs.Al quarto lustro un'anno à pena manca Che de la Rota di fortuna in loco Era sublime, quando in'ima parte Fui traboccato, con troppo aspro modo Gioco di lei uenendo er'io d'etate Di più di dieci lustri oltre passato Padron de greggi assai d'ampio terreno Quanto pastor'alcun de i miei contorni Nè padre anchora d'alcun figlio essendo, Le dolcezze bramando di potere Goder anch'io di questo nome figlio, Dopò lungo pregar, gli Dei mi diero Vn Figlio oimè me schino.

Ales.RARO (come ti dissi) e mai ne uanno D'effetto uuote le preghiere honeste Che sì porgono giuste à gli alti Dei LA celeste clemenza incontra noi E' pur troppo benigna; hor cessa il pianto Pastore, e'l resto segui.

Tirs.Vn figlio dico hebb'io, Deh cosi mai Hauuto non l'hauessi, à un'anno anchora


Egli non era giunto; quando lieta La madre sua, il pargoletto pegno Dolce peso, e soaue, entro à le braccia Tenea ristretto caramente seco Scherzando del Ladon posta à la ripa. Giunse d'infidi passaggeri un stuolo Repente alhor; sì che la vita à pena Ella potè saluar, gettato à terra (Ah cruda madre) il caro figlio; lasso, Ch'in rimembrarlo solo esco di uita Troppo tenero furto à roze mani Oimè troppo pregiato. Venne il mio caro figlio; ahi figlio, ahi padre.

Ales.Pon mente c'hoggi alta ventura scopro Per' Androgeo, la madre dunque tolta Da le barbare mani come suole, Timida (non già cruda) donna, il figlio De la gente rapace lascio preda?

Tirs.Ahi che non sò, qual fine il caso hauesse Ch'alhor co'l gregge dilungato à paschi: (Ch'era nè la stagion che à Sirio giunto Il sole, in terra di cocente arsura Sembra ch'incenerisca, e fere, e piante) Duo giorni pria, che la nouella acerba Intendessi passaro, onde ogni speme Perdei di ricourare il caro figlio Pur posi ogn'arte per spiarne, e in vano. Ahi chi sà forse il mio tenero germe (Debile acquisto à quell'ingorde uoglie) Stato fie uilipeso, e destinato


A' satollare (ahi lasso) Di crude fere, & in'humane il gusto Questo pensier più d'altra cosa graua L'alma, e d'acuto telo il cor trafigge O spoglia cara, ò me dolente, ahi figlio Figlio, nome soaue Hora acerbo, qual già bramato tanto.

Ales.PIV che'l mal deue l'huomo creder il bene. Non ti lagnar pastor cotanto, ch'io Teco m'accingo à questa impresa, e forse Auerrà, che d'hauermi il tuo dolore Aperto, anchor non ti rincresca; quando Se pur quà giunto sei, per ricercarne Tal spero oprarmi in questo, c'hoggi udirne Qualche cosa potremo; hor stanne lieto Ma fà ch'io uegga quanto anco qui serbi.

Tirs.Misero me, che rimembranza amara E' del mio caro figlio D'Amarilli gentil (che la mia moglie Per cara figlia hauea) questo fù dono, Che proprio parto il mio figliuol stimando Di comporlo leggiadro, hauea sol cura E fra molti altri di sua man trapunti Pregiati doni, e belli, Questo drappo fec'ella, che qui serbo In'ogni parte à quel simile à punto, Che del mio dolce figlio Entro accogliea le tenerelle membra, Alhor ch'orbo restai Di lui, che luce à punto


Era de gli occhi miei, ma non han fine Quiui le mie sciagure, altra anco il core Aspra cagion mi affligge; un'anno anchora Dopò tanto mio duol fornito à pena Era; quando pietso forse il cielo Del mio gran danno; un'altro figlio diemi, Co'l qual cercai disacerbare in parte L'affanno mio, ma in uan, che qual nel core La mia sciagura hauea: fissa ne gli occhi Anco tenea di lui l'imago cara Ad'ogn'hora, è confesso, ch'io douea Scemar (se non finire) il duolo almeno A' la beltate, al gran ualore al senno, Ch'in giouenile etate, questo mio Nouo figlio mostraua, e gli Dei forse Me ne diero sdegnati alto castigo. E la maluagia mia futura sorte (Che in presaghirla il cor troppo era desto) Forse tal mi rendeua Lunge da ogni contento, anchora giunto A'tre lustri non era il mio secondo Figlio quando da me, senza pur dire A' dio sen gi, ne d'Amor sò, se punto (Che non lo credo) ò pur di corcar uago Noue contrate; doue hoggi due anni Due mesi sono, è un giorno, che, per quanto Ne habbi cercato intorno io non hò anchora Giamai di lui nouella alcuna udita Questa l'ultima fia possa ch'io tenti Per addolcire il mio destin; scorgendo

Che RARO huom fugge quanto già permesso Al nascer suo gli sù dal cielo in sorte Per ritrouarmi al sacrificio. tardo Giunsi me'n duol, c'haurei trouato forse Almen qualche consiglio al mal, che m'ange. Hor ch'altro più non spero Per me di bene al mondo, riposato Qui un poco, cercharò Melampo, e poscia Salutatollo, il pie girar di nouo Intendo à la capanna mia, dou'io Senza partir più mai di speme in bando Vò finir questa uita, in'abbandono (Fuore che un duolo eterno) ogn'altra cosa Lasciando, ò figli cari, ò padre, ò Morte;

Ales.Chi non ti confessasse à pien meschino Pastor, di senno, ò di pietate priuo Certo sarebbe in tutto; hor qui ti posa Vn pezzo, e à me questo fascel concedi, Che à gli pastori (anchor'uniti forse Quì giù dal colle) mostrerollo, il caso Tuo discoprendo loro; e buona, ò rea Ch'io noua habbia dell vno, ò l'altro figlio A' te, Melampo, & io verremo. insieme.

Tirs.Deh sì, fà ch'io lo vegga, e pur di questo Fascel fa quanto vuoi pastor, ma poco Che più sperar mi resta ALES. à dio. TIRS. à dio.

Ales.S'A' le miserie altrui pietate habbiamo, Raro auien che dal ciel con larga mano Largito non ci sia l'istesso dono Sento al cor di costui l'acerbo caso


Ah così ella ch'adoro dentro il seno Sentisse il mio destin; spiacere hauendo Del mal, che per lei sento Dou'hor sei cara Ninfa? quanto tardo A riuederti, tante Amor ripiglia Punte al mio petto, ed al cor fiamme ardenti. Questo giorno fia spero (s'io non erro) Per'Andregeo felice hor ecco (ò quanto Mi dispiace fermar) questo è Leggiadro.

Leggiadro, Alessi, Tirsi.

Legg.BRamo Alessi da te fauor, ma tosto Ti conuiene d'oprar.

Ales.Ne minor fretta Hor'è la mia: ma dimmi quanto fare Hò perte, ch'ad'un tempo insieme à duo Potendo, io seruirò. Legg. lascio da parte Le parole souerchie Alessi, ch'io Dir ti dourei per'vsar teco troppo (S'io non m'inganno) libertate osando Di commandarti, e ti conosco, à pena. S'ascriua il tutto à la bontà, ch'io stimo In te, ma conuenendomi esser breue In ragionarti il mio bisogno, è questo La sorella amo di Serrano, e bramo In matrimonio hauerla, e seco à punto Di questo à parlamento hò posto hor'hora


Fronimo conscio à pien del mio desire Il qual per' agio hauer di poter fare Per me, quanto conuiensi, à ritrouarti Mi pregò e trattenerti, e qui soggiunse L'istesso anchora il mio padron Serrano Che t'ama molto, è fa dissegno penso Pria che tu parta alcun solazzo darti Et ambi cura m'hanno dato infine D'intender poi di Flori il caso à pieno, E di dirlo (potendo) al Sacerdote Hora uorrei, che colà giù n'andassi Poco da doue n'incontraste lunge, E à mio fauor tu t'adoprasti anchora.

Ales.Vie più ti mostri alhor cortese, quando Più di seruirti occasion mi porgi Et io rimarrò pago alhor ch'io possa Sodisfar (te seruendo) anco a me stesso Vado, e pur spera, ch'adoprar io m'habbia Per te senza più dir. Legg. hor'odi anchora E sarò breue ALES. sì di gratia. LEG. quando Serrano pur negasse à la richiesta Di Fronino, di darmi la sorella Allegando ch'io son (per sua ragione) Seruo, è ch'altroue di rippor'hà in mente La sorella, soggiungi alhor che Tirsi E il padre mio qui tanto noto à ogn'uno Ben che lontano il nostro gregge pasca Che non è alcun pastor, che per bontate, E per ricchezze non l'ammiri, & ami E quando entro al suo cor di questo alcuno


Dubbio nascesse, m'offerisco trarre Mio padre in queste parti d'anni graue Quanto di senno, ad ogni mia richiesta Pur ch'ei di me sentir nouella possa, Che stimar deue morto, poi che sono Più di due anni, che da lui partimmi Senza commiato sol per fama acceso De la costei bellezza in cotal guisa Che meno è ‘l foco ardente; Ma qual stupor t'ingombra sì che sembri Più ad imagin di Marmo, che ad huom viuo?

Ales.Tirsi è'l tuo padre? Dammi la man c'hor'hor felice spero Vederti, e prima che l'aurato crine Ne l'onde Febo attuffi, di tua donna Felice possessor, ma ben diuerso Fù l'oprar tuo uer me, da quanto fare Hora intendo per te già trattenuto Il misero mio piè veloce, e sciolto Hauendo hoggi (oimè) qui c'hà reso Amore Auinto, e pigro sì, che non so quando Partir potrò d'Arcadia. LEG quando Amore La colpa haue di ciò, che ne poss'io? Ma dimmi la cagione?

Ales.Hor non è il tempo, Andiamo, hor uedi se costui conosci Qui corcato tra l'herbe. pian che dorme Ei sì deue sognando tra le braccia Tener persona cara; mira come Sembra che di piacer si strugga, e al seno


L'aria sì stringe in dolci larue inuolto.

Legg.O'caro padre, ò ciel. Deh Amore, ò come O' Dei me lo guidate al maggior uopo Io vò destarlo, Padre caro, ò padre.

Tirs.Ahi chi scortese il mio contento sturba E la mia pace? chi l'amato figlio Dal mio petto hà (crudel) leuato; e desto (Me destando) entro à l'alma un duolo eterno?

Ales.Non diss'io che sognaua?

Legg.Amato padre. ecco ch'io sono à punto Anzi che ue lo rendo. TIRS. figlio. LEGG. padre.

Tirs.Amato figlio. LEGG. Padre caro. TIRS. Ahi figlio.

Ales.Da improuiso piacer venuto è meno (Misero vecchio) di souerchia gioia Ripieno hà il core il qual cessato essendo Dal vital moto, in guisa tale il rende.

Legg.M'haurà la sorte mia fatto ad'un tempo Licto, e misero insieme? Padre ALES la cinta sciogli, che lo stringe Ecco che si risente LEGG. padre caro

Tirs.Oimè ALES. Tirsi apri gli occhi, ecco il tuo figlio.

Tirs.Ahi fi. ALES. di nouo essangue torna; quanto Ei si risente più, più segno porge D'interno gaudio, e se di uita l'huomo Più facilmente trahe del duol, la gioia, Temo ch'ei non si moia.

Legg.Almen le resti ò Dei tanto di uita Ch'io le chieggia perdono, e ch'io l'impetri.

AlesLascia il pianto, ò Leggiadro, ecco di nouo Egli ritorna, e già ti mira Tirsi?


Legg.Amato padre io sò, ch'errai, volgendo Da te lontano il pie, che sol poggiare Douea per l orme tue paterne; Amore Nè fù cagion, che sino Gli `Dei sforza del cielo, quest'etate Mia giouenile l'altrui colpa homai Da te perdon m'impetri, ò caro padre

Tirs.Leuati amato figlio, del mio core Vnica speme, e cara, ch'ogni colpa T' è già rimessa, troppo grande acquisto E'stato questo mio, tutt' altro anchora Per te da me s'ottenga, ò figlio caro Pur ti stringo anchor dentro à queste braccia Pur ti veggo, e pur t'odo.

Legg.Da concedermi ò padre anchor vi resta.

Ales.Parmi che'l sole intepidisca i raggi, Piegando à l' occidente, meglio fia Ch' andiamo insieme ad'oprar quanto brami, Leggiadro, ch'altra gioia anchora forse L'alme u'ingombreran sì come spero Pria che del ciel, quest'occhio eterno asconda A' noi mortali il lume suo sì vago.

Tirs.Gentil pastore, e saggio io riconosco Parte anchora da te del mio contento; Poi che s'altri m'hauesse data noua Ch'era fornito il sacrificio, senza Altro da me cercare; indietro il passo Haurei tosto riuolto, con pensiero (Come ti dissi) di non procurare Pace à la disperata mia fortuna.


Cortese tu con dolci modi, e saggi Soauemente violentando il mio Voler' à dirti m'astringesti à pieno Tutta la sorte mia; tu poscia anchora Con nobili maniere (oltra misura Benigno) alcuna speme m'additasti Presago forse, che in gran parte il cielo Hoggi appagar doueuai miei desiri.

Ales.OGNI ben di quà giù si riconossa Pur da gli Dei; che S'HVOM mortale oprando Gioua ad altrui, mercè del cielo è solo Troppo sendo imperfetto per se stesso.

Legg.Andiamo, che tra uia queste, e molt'altre Parole potran dirsi, ch' anco troppo Temo che siamo stati. Ales. andiam. Tirs. andiamo

Il fine del quarto Atto.



Flori, Licori.

Flor.EPOI chi m'assicura ch'io riuegga Oimè, cara Licori, Il mio straniero, e fuggitiuo Amante? Ma pur lassa, si parta Che la memoria sua Giamai sin c'havrò uita Non partir à dal cor doue il bel foco Primo giunse d' Amor, ch'à questo petto L'ultimo fia, che poco, ò assai lo scalde Il mio fatale, e uolontario affetto. Non haurà fin giamai si vuole Amore Tal di questo mio cor fido e 'l costume

Lic.Non dubitar, che no'l trouiamo, e ch'egli Non resti, e non gradisca del tuo core Vn affetto si grande; quando pure Far lo potrai co'l canto Viuer'eternamente, s' ami spera (Flori) ch' A' FARSI amar maggior'incanto Non è, che amar, se da un pastor di nome,


Chiaro intendeste il ver; c'hor Adria honora Del bell' Aufido, e de le Muse in grembo Nato che SFORZA ad ammirarlo anchorae Suso nel ciel gli Dei. Anzi che in grado Haurà forse, da te l' esser' amato. Nè tali nozze mai credo ricusi, Il tuo fratel, ma perche piagni? lassa; Lassa pianger' à me, che nulla veggo Di rimedio al mio male.

Flor.Piango, Licori che dal tuo parlare Poco restami (lassa) che sperare. Tu sai ch'io seruo Delia, e non mi lice Al nodo d'Himeneo pur di pensare. Ahi, che s' Alessi gradirà il mio affetto, (Questo mi duol) vorrà meco venire A qualche fin di maritaggio, & io Non uorrò consentirci, ei fuggirassi (Lassa,) io morrò che senza Alessi in uita Pur'vn sol giorno oimè restar non posso.

Lic.Perche non vuoi legarti con' Alessi Co'l nodo d'Himeneo, se tanto l'ami? Vorrai forse (vil Ninfa) à lui piacere Con brame irregolate Di vietato commercio?

Flor.Tolga, Delia, da me tali pensieri Ne à l'un, ne à l' altro modo Vogl'io piacerle mai Co'l fin che par, ch'ogni pastor sì agogni.

Lic.Hora t'intendo castamente amarlo Vuoi nè legarti in matrimonio seco?


Flor.Questo sol brama il cor, non potend' altro.

Lic.Ah quai pensieri insoliti, qual brame T'inuogliano anchor Flori? io mi pensaua C' hormai fossi chiarita Di correr dietro à l'impossibil sempre. Qual haurem da gli Dei gratia ottenuta Per te nel sacrificio, s'anco in guisa Di pria ti struggi, e da te stessa à pena Sciegler non sai lo stato tuo confuso? Cotesti tuoi pensier troppo lontani Fur mai sempre da quei d'ogn' altra Ninfa.

Flor.E di questo mi godo, che ben sai Che A' CONSEGVIR difficil cosa spirto Nobil uie più s'accende; e sai che L'OPRE. Quant' ardue più, tanto più illustri sono, Hò da gli Dei pur troppo gratia hauuta Non ti doler di questo: Ecco pur veggio D' Amaranta mia l'urna, e non uaneggio E che ti par? s' A' L'huom dono maggiore Far non può il ciel che d'intelletto ornarlo, Dobbiam dolerci che benigno m'habbia Aperto il lume, onde non sogno, od' erro?

Lic.Come non erri, se ad'un tempo amando Sprezzi quanto sol bramano gli Amanti? E disiando fuggi d'ottenere Quello, che far sol ti potria felice?

Flor.Null' altro sol, ch' Alessi m'ami, io bramo; E per tal gratia hauer torrei, la morte, Come fuggo tal don? tu ben sei, ch' erri.

Lic.Se di legarti in matrimonio seco


Neghi, no'l fuggi dunque? Egli è riposo pure, E desiato pregio de gli Amanti.

Flor.Ahi se non posso, à Delia seruo; anchora Esser posso felice senza il fine Che gli Amanti del volgo inuoglia, e prende.

Lic.Veder non sò (quand' ami tanto) come Tu possa esser felice, e non t'unire A' la cagion, che i tuoi desiri inuoglie Ch'altro è Amor, che desir di compiacersi in cosa bella? pur cred'io che bello Costui ti sembri, e non uorrai goderlo Honestamente? ò anchor sei sciocca, od'erro A' Cinthia seruo anch'io, ma di seguire Giouami il commun'uso con sua pace Se degnerami il ciel di tanto dono.

Flor.Auide luci di terreno Amante Non mirar cosa mai con tal diletto Qual'i miei lumi uagheggiaro il bello Idolo mio souran con gaudio immenso E non si bello mai Parue à Delia Orione, come parue A' me questi ch' adoro. Ma non già di beltate solamente (Licori) esterna il mio desir s' appaga, O' di bearmi in lei sol cura pongo Passo à cosa più degna, penetrando Di lui l'interno con la mente, & indi L'ali impiumando al uago mio desire A' sommi giri salgo, oue m è dato


Poi d'acquetare à pieno i miei desiri La sua bellezza esterna uò che vaglia Solo à guidarmi (ò dolci gradi) al cielo Poi che à me stessa mille forme, e mille Pingo celesti in lui mirando fiso. Già da la sciocca plebe io m'allontano Che in cosa vil compiace il gusto, e frale, Solo; sprezzando quel ch'à saggi piace, E del mio caro Alessi la bell'alma Amo degn'opra del gran Mastro eterno, A' quella ben disio d'vnirmi, e posso Farlo senz'atto indegno, e ouunque sia Ella, congiunta starmi à tutte l hore Così di consacrarsi à Delia meco Piacesse à lui che ben sarei felice, E fortunata à l'hora.

Lic.Perche dunque ti lagni, e se disposto E' di gradirti cerchi? s' anchor lungi Dici poter'vnirti à quella parte Di lui ch'ami? e poc'hor poi mi dicesti S'ei partirà morrommi? ah Flori, Flori Giouane sei ben me n' accorgo, hor dunque Lasciam che parta, e ritrouato Androgeo, Tu per me (quanto promettesti) oprando, Nel caso mio t'impiega, al tuo fratello Noua certa recando del tuo stato.

Flor.Mi struggo per timor, ch' altroue uolti Egli habbia i suoi pensieri, e che non possa Quest'alma seggio hauere entro al suo seno; E ch'io trouar non possa in questa uita


Oggetto, in cui mirando A' gustar uenga il gaudio de'beati. Ben'alhor potrà dirsi ch'io non haggia Dal sacrificio alcuna gratia hauuta Quand'ei gradir mi neghi; anzi gli Dei (S'esser può) m'habbian fatto immortal danno, Ma se'l mio affetto accoglie, e sua mi degna; Chi mai di me fù più felice in terra? Fien da me reiterati in cotal giorno A' gli alti Dei tutti i douuti honori; E partà pure il mio pastore amato D'Arcadia alhor; che lunge, e presso lieta L'alma mia seguirallo unita seco In uita e'n morte, e in'ogn'euento fida.

Lic.Sol brami dunque di saper s'hà sciolta L'alma? e se può riamarti?

Flor.Questo solo, e null' altro il cor disia; Ma per chiarirti à pieno Et à l'un modo, e à l'altro Eternamente mi conuiene amarlo.

Lic.Che dunque se'l tuo affetto ei non gradisse Dispereresti tu poter'altroue Volger i tuoi pensieri? e di tua sorte Far à te stessa legge?

Flor.Oimè Licori Non sai che dice un buon pastor? ch'à un solo Dar si deue la fede, o insieme à mille Già non son'io donna uolgar la morte Ben con sue leggi imporrà fine à questa


Vita, ma chi cessar le brame puote Se'l mio destin gradisco? è à un tempo istesso Il mio uoler' è'l ciel già mi condanna Amar'un sol; com' altro far non deue Donna che del suo honor (saggia) habbi cura.

Lic.Sì quando l'alma hà in gentil petto albergo, Et ch'è di pari affetto ricambiata

Flor.I termini d'amar non sai Licori Poco ual contra amor forza od'ingegno. Deue l' Amante (quando di tal nome Non gode indegnamente) e pur non sia Di reciproco affetto ricambiato Ma odiato anchora. amar non solo Ma l'idol suo adorar ben mille morti Passando, è poi dir nulla cosa hò fatto Poi ch alta ricompensa esser le deue Di quanto ei fà del suo gradito amato Vna dolce parola, vn guardo, vn' atto.

Lic.Dura conditione à cui sopponi Questa sorte d' amanti e crude leggi Ecco ch'a noi se'n uiene il tuo diletto, Penso, ch'amor quà ce lo guidi. anchora Non s'è accorto di noi, parmi che aspetti Vogliamo salutarlo? ei stà pensoso.

Flor.Lascia questi occhi compiacersi alquanto De la sua amata uista ò caro, caro Beato lume, e santo. temo, temo Struggermi fral' abietto à la chiarezza Del mio bel sol, che sol nel mondo adoro,


Ecco ch'à noi si volge.

Lic.Ei ne saluta.

Alessi, Licori, Flori.

Ales.NInfe s'haggia di uoi cura Diana, Se cortesi ui sieno, e Fonti, e Linfe; E se da gli archi vostri vccisa resti Ogni fera, & io parta Viuo da le saette de vostr'occhi, Ditemi doue andate? s'vsa forse. A' straniero pastor qual'io mi sono, I saluti negar? ah mi si renda Cosa maggiore almeno, ch'appo voi Forse men val. pur vi tacete anchora?

Lic.Ben venuto pastor noi tardauamo Sì per che par, che tu ci chieggia alcuna Tua cosa, è non l'habbiam. tu Flori forse Alcuna hai cosa sua che così taci?

Flor.Cosa non hò d' altrui che io sappia certo Il mio d'hauer sarei contenta, ahi ch'anzi Più no'l voglio, il donai, e'l dono eterno Sarà com'anco la mia fè, l'affetto.

Ales.Misero temo, temo. A' cui Ninfa gentil facesii il dono? Era tuo forse, ò di ragione altrui? S'ALTRI donando osser cortese intende Del suo conuien che doni,


E SE di lode è vago, mentr'ei dona, Non speri il guiderdon di quanto ei porge.

Flor.Cortese dunque io son, ch'alhor donai Cosa libera mia ma non sò come Degna ben sia di lode quando pure (A dirne il ver) del dono ricompensa Tale bramai, che sopra ogni tesoro E' pretiosa, e cara.

Ales.Ahi ch'odo. amarò dunque solo; ò Ninfa. Ben' è colui beato à cui donasti Ed altretanto ingrato, s'ei non rese A' un picciol tuo fauor, quanto bramasti.

Flor.Misera io non donai, fù chi mi tolse, (Quando ben dritto miro) E chi non sà a'hauerlo hora il possede.

Ales.Felice possessor. Deh fossi io quello.

Lic.Se vuoi rimedio fa'l tuo male aperto.

Ales.Del mio foco gentil, tu sola in parte Bella Ninfa potrai scemar la fiamma Ch' arde non sol, ma incenerisse il core Perme cortese oprando; io amo Flori; Ma che mi valera: se com'intendo Hà d' alpe il cor duro, e di scoglio in guisa Contro à i colpi d' Amore, ecco ch'asconde A gli auidi occhi miei l'auorio, e l' ostro.

Lic.Inuola forse il viso à gli occhi tuoi, Flori acciò tu non veda Al variar del volto, il core espresso; Ma quando à le sue voglie honeste, e saggie, Fosse il disio conforme,


Che tù di, che sì t' arde, e ti piacesse Seguir Diana seco in caste uoglie; Alhor ben spererei, Ch'ella gradisse il tuo cotanto affetto Ma se à nodo giugal pensi lasciamo (Od à uano altro amor) di più parlarne; Poi ch'ella hà già disposto Viuer di Delia serua.

Ales.Altro non brame, o spero Che'l sol de gli occhi, e l' armonia soaue De l' accorte parole, c'hora m'hanno Sì raddoppiate al cor saette, e fiamme. Seguirò seco Cinthia, s' à lei piace E ne le pugne di feroci belue Fedel Mimmaleon sarolle sempre In solitarie selue honesto Amante E pronto seruo à cenni Con puro cor rendendo à Cinthia seco Di profonda humiltate, altero censo.

Lic.Non più celare ò Flori al tuo pastore De l'honesto tuo cor la pura fiamma; Volgi le luci in quelle luci amate, Che dianzi mi diceui, Che in disusato modo ardeanti l'alma Non più teme, o rispetti Ch'è troppo gran Signore L'alato, inuitto amore.

Ales.O' me beato soura ogni pastore

Flor.Che più mi giouerebbe di celare L'ardor c'hò dentro al petto, se nel viso


Homai la fiamma appare? T'amo Alessi no'l nego, In disusato modo De tuoi begli occhi il pianto, Ch'estinguer douea'l foco, Esca fù à le mie fiamme Ma tali son queste mie fiamme pure Ch'ardendo non consumano, sì tempra L'ardor, di pudicitia humor soaue.

Ales.O' cara Ninfa, ò mia Regina, ò Dea

Lic.Ecco Flori il pastore à cui douresti De la tua crudeltà chieder perdono.

Ales.Ahi quanto il suo uenir m'annoia, uezzi Però le debbo far, ch'ei merta; Androgeo Donde ritorni sì affannato? forse Da qualche zuffa di seluaggia fera? Cosa hò da dirti di rileuo, è à punto Perciò molti pastor ti cercan'anco.

Androgeo, Licori, Flori, & Alessi.

AndrALessi amico caro il ciel lodato, Ch' ancor non sei partito. per trouarti Fatt'ho gran strada in fretta ecco la cara E cruda Ninfa mia ma non più mia Conuiemmi di chiamarla, io suo più tosto Mai sempre potrò dirmi, poi che anchora Che per lei non mi strugga, e non vaneggi


(Mercè del ciel) non però intendo mai Dal suo voler partirmi, e quell'impero Ch' Amor le diede in me, uò che ritenga; Flori del sacrificio la cagione Ben sò, che saper dei, che per null'altra Fù che sol per dar fine al tuo cordoglio E'l mio scemar per te cocente ardore Hor (de gli Dei mercè) te veggio lieta Io non incenerisco, ma si bene Ardo anchor per disio di poter fare Cosa, che ti sia grata, & hor veniuo Per confermarti sopra me l'impero Che già sprezzasti, eccomi tuo qual pria; Di caduco desio non già ripieno Più, ma di voglie regolate e caste. Troppo ardì certo, e troppo Di farti sua sperando il tuo fedele Hor non più si vaneggi, e non più s'erri Amo le tue virtuti e uò seruirle Impazzar non già più, non più adorarti Voglio qual fea di Dea celeste in guisa Che forse il cielo e gli Dei nostri santi, Mentre il douuto honore à lor leuai, Me punir' cieco Amante, & idolatra.

Lic.Hor ti conuien se m' ami quì mostrarlo: Flori rispondi al tuo pastor cortese.

Flor.Non sprezzo Androgeo il dono anzi l'accetto, Et hora vò far proua se, disporre Posso di quell'impero, Del quale hor (tuo mercè) m'hai rinuestita


Sò, che tu sai, ch'à me non lice in nodo Coniugal di legarmi, hauendo offerto A' Cinthia gli anni miei, & hor che scerni Il dritto, meno penso, che tu speri A' cosa tal, ben che il tuo gran valore, Il chiaro ingegno, la virtù pregiata, Di maggior Ninfa anchor degno ti renda, Ond'hò pensato, che se di Melampo (Di questa mia compagna il vecchio padre) Le voglie al mio desir piegar potessi, E che, pronta ella fossi à compiacermi Vorrei che in questo poi mi compiacesti Tù, di farla tua donna, e sposa tua. Alhor ben crederei poter disporre Di te con sicurtate in'ogni euento; Poi, che Licori à punto, è lo mio core, La più parte del tempo i starei seco E' ben dir si potrebbe Tre cori vniti, vna sol uoglia regge.

Andr.Par ben che il cielo, ò Flori mi facesse Con gran ragion tuo seruo, se nel fine Per te mi si douea far tanto bene. Resta sol che Licori non si sdegni Ch'io le sia Amante, e sposo, che un sol cenno De tuoi m'è legge espressa oltra che sempre Dopò te non vidi io Ninfa veruna Che più di lei piacesse à gli occhi miei.

Flor.Che sospiri Licori? non vuoi forse Tu compiacermi in questo?

Lic.Io sospirai, volgendo fra me stessa


Le ragion che pur'hoggi mi dicesti E quelle insieme anchora Che tu m'hai detto mille uolte e mille.

Flor.Quai son queste ragiom?

Lic.Io mi ricordo Che spesse uolte intente al mormorio Del sacro Fonte de gli Allori ù cade L'onda ch'à ber co'l suon mill'alme inuita (Benche à poche sì dia porui le labbia) Di là passando molte Ninfe e'n braccio Tenendo accolti i pargoletti figli Co i cari spesi à lato io ti dicea Flori beata copia mira, mira Soaui frutti han colto De le loro speranze quelle Ninfe (O' dolci appoggi, e cari) E noi, che alfin corremmo, Per alleggiar il pondo Di quell'età che per se stessa e graue Altro che pentimento? E per scoscese rupi spini, e bronchi Dietro correndo inutilmente à fere? E' sorridendo al hor tu rispondeui Sian nostri figli le cose create Dal diuin nostro pelegrino ingegno. Ne serua ad'huomo Angelica fattura.

Ales.Sol di mia donna alta risposta degna.

Flor.Deh lasciamo Licori hor non è il tempo Di replicar passati detti, è uero Ch'io lodai, lodo, e loderò mai sempre


Il non seruire ad huom, che d'huomo hà solo La sembianza onde copre insane uoglie Spesso, e di mostro, e fera ingegno, e mente. Non sai che veste quasi d'huom la forma Anco la Simia, e'l Pardo ed altri tali E son però animali? Questi son da fuggirsi, ma si lasci Dico, di ragionar'hor di tal cosa. Ad altro tempo di mostrarti spero Quale sia la cagion che l huom distingue Dal bruto, hora pur dì vuoi di me in vece Sodisfar'ad' Androgeo? à me rispondi?

Lic.D'huopo non credo fia l'ir raccontando Quanto à paro di me sempre t' amassi Pur che'l vecchio mio padre à ciò consenta A' compiaccer tue voglie eccomi pronta.

Andr.Saggia risposta

Lic.Pria saper doueui Parmi d' Androgeo il cor; fors'altra Ninfa Ama, è per compiacerti hor dice il tutto E pur tu sai che DVO voler discordi Di nodo tal non mai deurian legarsi.

Andr.Ninfa gentil null' altra donna hò detto Dopò Flori mai piacque à gli occhi miei Stanne sicura, e se null' altra cosa In me degna di te non trouerai Sò che di fede almen passerò inanti A' ogni marito, e Amante.

Lic.Tanto sperar debb'io dal tuo sembiante Eccomi pronta (Flori) à quanto vuoi.


Flor.Benedetta sia tù Licori saggia. Androgeo s'à te par dalle la mano.

Andr.Cosi faccio, Licori hor che ad Amore Al mio nume terreno, e piace al cielo Di farmi tuo, à te non spiaccia anchora D'accettarmi per tale Che sopra ogn'altro mi terrò beato.

Lic.Ecco il pegno di fè, se'l uecchio padre; Con le paterne sue posse non sturba De nostri accesi cor, l'honeste voglie.

Ales.Nouelli Amanti, e lieti; hor non temete Che aspirerauui, anzi che il sol sì corchi Co'l carco aurato in grembo à Teti, il cielo Propitio sì, che in doppia gioia immersi. Già vi veggo felici, & hor veniuo Per rapportarti Androgeo noua tale, Che di candida pietra fia ben degno Che vn giorno tal tu segni. Ma serbo à dirti à miglior tempo il resto. In stato auenturoso, hor fia ben dritto Che alcun, per me, prego tu porga à questa Che di gradir pur segno hà poc'hor dato L'affetto, e la mia fe, che non han pari.

Andr.Indarno fieno i preghi, ad altro spera Ch'altera sprezza questa Ninfa il calle Da'l comun piè donnesco impresso, e poggia Per solitaria strada à mercar lode.

Flor.Ahi c'hora auien, ch'altri mi leui in tutto Di poter di me stessa più disporre Questo pastore (Androgeo) questo, questo


M'hà furato dal petto l'alma, e'l core E in disusato modo hor tutta m'arde Il uago pianto, che da suoi begli occhi Vidi cader fè molle in guisa il diaspro Di che armata portai buon tempo l'alma Ch'ella à colpi d'Amorè inerme langue Piagata sì, che nullo scampo ueggo Per lei fuor de la mano Del mio gradito Alessi, anzi mio Rege.

Ales.Con quai Regina mia fregi d'honore Il mio stato aggrandir cerchi, s'io sono Tuo seruo? ah che m'offendi.

Flor.Idolo caro, ah non più s'usi meco Tali parole; tu mio Duce amato Solo hai soura di me libero impero, E giouarammi sol (gloria stimando Questa) de'serui tuoi, serua chiamarmi.

Andr.Son desto, ò sogno? il dritto scorgo od' erro? Temo finti mirar di larue effetti.

Lic.Veraci son di questa Ninfa i detti Pastor sicuro pur stanne ch'ella ama Soura l'uso mortal sì lealmente, Ch'ella sola può dirsi Saper'amare in'eccellenza al mondo.

Flor.Amo non star dubbioso, ah ch'anzi adoro Adoro, e cosi grande E' l' Amor mio che tutti gli altri passa Questo solo mi spiace che uorrei Più amar, ne più si può che lo so certo.

Andr.Homai, contento son di quanto al cielo


Piacque di me dispor, felice à pieno, Che da le voglie tue cortesi hauuta Habbi si cara, e si gentil compagna; Mi stupisco à ragion sol di due cose Che sia di già fatto il tuo cor prigione D' Amor, che si biasmauì E ch altre volte Alessi t'habbia chiesta Pietà co preghi, e pianti; hoggi pur finto Hauendo meco, non saper il nome Tuo dimandando à me minuto conto De l'esser tuo, che forastier bramare Dicea conto d' Arcadia, e de le Ninfe. Sai ben fingere Alessi A' dio fratel perche da me celarti?

Ales.Hai preso error Androgeo io non sapea L'amato nome, e sol da te l intesi.

Andr.Hai ben ragione Alessi di scherzare Poi ch'Amor ti die quello Per cui tolse à me il senno.

Ales.Deh fosse pur. tu scherzi; io dico il vero.

Andr.Come non dici il falso? Poc'hor non disse Flori, Che le lagrime tue Entro al sen le destaro Con disusato modo il foco ond' arde?

Flor.Ti suellerò i miei detti Andregeo (hai torto) Con raccontarti à pien l'historia. hor'odi. Nel sacrificio stando (e non so come) Volsi le luci ne begli occhi amati Del mio pastore, e un pianto scorsi (ahi lassa,


Dio sa perch'ei piangeua) Che mi destò pietà madre d' Amore Nel petto; & indi Amor; così pur dianzi Lo raccontai contra Licori & ella Ch'amaua te mi disse; e l'una à l'altra Domandauamo ne gli Amori nostri Consiglio, e insieme aita.

Andr.Dunque pria che t' amasse Alessi, tu l'amaui?

Flor.L'amaua e destin fù, che me gli auinse E' l'amerò in'eterno nè sò anchora Certo però s'ei m'ami.

Ales.Ah che posso operar mia Dea per farti Certa, che t'haggio al par de l'alma cara?

Andr.E la mia Dea, la mia Licori dunque Anco m'amaua pria?

Flor.E' così à punto. LIC. resta poi c'habbiamo Fatti palesi i nostri amori, ch'anco D' Alessi vdiamo il caso, ond'ei piangea Con le lagrime sue destando al core (Misera) di costei fiamma, & ardore.

Andr.Ben sarebbe il douere Alessi hor uia

Ales.Volentier dirò il tutto. Mentre anchor giouanetto, nè capace D' Amor, pasceua il gregge in ripa al… Mi venne vdito il grido D'immortal Ninfa, anzi di Dea celeste; Ond'io lasciando a miei bifolci cura De greggi miei, ne venni a seruir questa Del'.… Dea, tra noi mortali


Certo Cinthia nouella Quiui inalzati i miei pensier, godeua Ben souente la uista Di real Ninfa; in caste uoglie ardendo Ma (lasso) che à ridirlo io mi distruggo De la sua vera gloria spoglio il mondo Morte. e me d'ogni bene; Cosi dal duol traffito, molte piagge Alhor cercai, compagne, è boschi; è infine Volgeami il piede à le paterne riue Oue sola hò lasciata una sorella Che in nodo auinsi à pastor degno, e tale Ch'in valor già stimato, è vn nouo Marte? Cosi passando hoggi di quà, Leggiadro Al sacrificio mi trattene; & io Che'l vostro stato in parte udito hauea E d' Amaranta morta il caso anchora, Piansi la fiamma mia sublime estinta Alhor pietoso Amor, forse le luci Guidò de lamia Flori à rimirare Il mio dolore, oue pietà n'hebb'ella Quinci perche gl'è uero, Ch' AMORE à nullo amato, amar perdona, Mi uolsi à ricambiar, essa pietate E'l pensier c'hauea già di non amare Cangiando, di costei m'accesi in guisa Di scosso foco, dal focil del grido De le uirtute sue percosso il core Già di marmo che tutto hora conuerso In esca, auampo in dilletteuol fiamme

Honeste sì, che fin'ad hora, à Delia Hò il mio corso uital già dedicato. Hor di nouo gradirmi t'apparecchia Pur cara Ninfa mia con più pietate Come à cosa già tua, che ben fia honesto.

Flor.Ahi che l'hauer d'altrui troppo pietate A'me stessa nemica homai m'ha resa, Pur che serbi ò mio Alessi i desir casti Contra il mio puro affetto, e la mia fede Sua rota volga pur l' instabil Dea E m'aggiri à sua voglia hor basso, hor alto E uarchi pur l'empio de l'huom nemico Auaro tempo, e sorga Apollo, e pure L'inargentata suora, e rieda, e parta E l'uno, e l'altro, e rieda, è parta; è Morte Anco squarci il mio uelo humano, e frale. Che poi sorta la spoglia. à i lochi bassi Scenda, ò sagli nel cielo à far dimora L'alma, fia dopò Dio che un solo adore.

Andr.Noua coppia d' Amanti; e nouo modo D'Amar, hor non è meglio Per dar principio à far perfetto il nodo, Ch'à la mia cara Ninfa (Per gratia del mio nume) hor m'hà legato Che ci partiamo insieme? Ma mentre che n'andian cosa racconta. Tu c'hai scorso del mondo (Alessi) degna D'esser'udita, che faremo intanto Breue il camino, e lieue.

Ales.Già di Donna immortale, hor ben conuiene


Ch'io ui racconti e che cantiamo andando Le sue lodi ch'appresi; Hor questa impera Noua PALLA, VICINA à le contrade Ch'iriga intorno il Trebbia iui adorata Da satiri, siluani e de'pastori Sola siede maggior bella egualmente. Hor le sue lodi incise Entro à questa corteccia Cantiamo andando. And. uia cantian. Lic. cantiamo

Flor.Che dir volessi io mi pensai per cosa Rara e diuina, hoggi nel mondo, quale E' di REGIO PASTOR l'immortal grido, Che dolce il canto in cotal guisa forma, Che al suon diuin de le sue altere noti Ferma rapido il corso, il MINCIO, e Febo Di generosa inuidia punto frena Etoo e piroo (mal grado suo) fermando Le sfere à l' armonia soaue in cielo D' alta dolcezza ingombre, il moto anch'esse. (ORSA FELICE, che co'l mondo à paro Viurà chiaro il tuo nome in degne carte) Ecco da roza man d'abietta Ninfa, Che il suo ualor celeste ammira impresse Di lui le lodi à punto in questa scorza Di uerdeggiante Faggio. ma che? puote Huom terreno del cielo Angel lodare?

Andr,L'una, e l'altra si canti degna lode Ageuolando intanto il camin nostro.

Lic.Faccian come vi par. ALES. hor via si canti.


I l Rè de l'vniuerso S celse, tra mille, una sourana, e chiara A lma, e qui la ripose, oue di rara B eltà l'essempio scorto, huom sia conuerso E con la mente al cielo, e con l'affetto. L e gratie hà seco tutte, e come obbietto L ucido i cori alluma, e'l TREBBIA impara A risuonar con la pur'onda alterna. P ALLAVICINA nostra gloria eterna. C hiunque de l'Esperia in'un soggetto V eder disia l'alte eccellenze tutte, R imiri ou'hà ricetto T ra Semidei terreno Dio, ridutte I ui in soggiorno eletto O drà le Muse con soaue canto G ONZAGA reitirare honor di MANTO.

Serrano solo.

Serr.CHE m'hà giouato Amor, l' vsar inganni Per posseder la gratia alfin di Flori? Nel tuo regno adoprar non sò, che uaglia Più fede, ò frode, ahi che ben cieco il volgo Con ragion ti dipinge Dandoti l'ali, e di fanciullo forma, Perche ferisci à caso, Fuggi quel, che ti segue, e mal discerni


L'altrui merto, ò la colpa. Di trattener'à bada io mi pensai I pastorelli in giochi, acciò seguendo Il sacrificio intanto, e lor lontani Essendo, riguardato io sol tra pochi Prima fossi d'ogn' altro; e pur fù in uano. Toccato è in sorte à forastier pastore Di Flori il dolce sguardo insieme, e crudo Egli hora gode lieto di quel core Sì altero il non anchora Ad altro possessore compartito Ben perfetto possesso, E com'intesi anco Licori ingrata Falsa, e crudel che si fingea d'amarmi E'scoperta d' Androgeo calda Amante Tal rifferta m'hà fatto hor'hora Filli, A' cui scoperte l'vna, e l'altra s'hanno. Deh Amore, Amor quanto poc'anzi errai, Chiamandoti fanciullo, cieco, alato Hor riuocando quel parer primiero, Ti confesso sù in ciel tra gli altri Dei Il più antico, il più giusto, e al veder' Argo Hò meritato da Licori infine Per inganno hauer frodi, io mi ricordo Che fintamente le diceua io amo Amo Licori tanto, altra intendendo Ma mi souien ben'anco la risposta Et io (ella diceua) amo Serrano, Ah così non amassi, io amo tanto Io di Flori intendendo, ella d' Androgeo.

Ma che? più giusto Amore esser non puotte Anchora che più d'ogn'altra amassi Flori A mill' altre facea buon viso à un tempo, Amor dunque à ragion m'hà castigato M'hà castigato hor come? se mi porge Noua ventura, Fronimo richiesta M'haue pietà per la più bella Ninfa Di queste selue, Vrania; vò gradirla, Poi che sogliam noi dire in'ogni modo, Ch'alfine, alfine elle son tutte donne.

Fronimo, Leggiadro.

Fron.NON può l'human pensier giunger'in parte A penetrare in somma de gli Dei Gli alti secreti immensi Hor di repente alta letitia ingombra Homai d'ogni pastore il core, e l' alma, Cui dianzi fù da turbo D'aspra procella in strana guisa afflitto Resta sol ch'io ritroui Serrano, che pur'hor lasciai, per dirgli quanto è di ben successo in breue spatio Eccolo à tempo SERR. Fronimo. cercato Hò'l Sacerdote assai per far l'officio Ch'io deuo seco, un sì felice fine Hauuto hauendo il sacrificio & anco Se da pastore alcun straniero hauessi


Potuto de lo stato hauer certezza Di Leggiadro, per l'opra che poc anzi Tu mi chiediesti in suo seruigio, e quando Alcun'altra contezza Anco non possa hauer la sua fè sola Vò che uaglia e disposto son di darli Per consorte Gelinda mia sorella.

Fron.Serrano, il Sacerdote à cui tenuto Son come tù del beneficio hauuto, Hora è giunto, ou'accolti insieme stanno A' la capanna tua Ninfe, e pastori Di doppia gioia e noua ingombro ogn'uno Di Leggiadro gentile il vecchio padre Già s'è trouato. più temer non dei Che non sia uero, quanto ci disse Tirsi Del sacrificio al grido tratto, giunse Quà per trouare il figlio, e fù d' Alessi Opra, che'l conoscesse.

Serr.O' mio caro Leggiadro, un punto un'anno Mi sembrerà poter gli amplessi teco Iterare amicheuoli ben dissi Sempre ch'eri di stato Nobil, qual di costumi.

Fron.Altre, altre ci restano à godere Gioie maggior Serrano Tu manchi sol di tanta gioia à parte Al giunger tuo saran compite in tutto (Mi da'l cor) l'allegrezze in ogni parte.

Serr.Sò, che uuoi dir. Melampo de' mostrarsi A' contentar (difficile) i desiri


Di Licori, che accesa D' Androgeo, il deue hauer richiesto al padre Per che strano parrà di darla doue Di Fortuna, non e pur picciol bene; Ma si rimedia à questo Hor'hor per me, che compartirgl'intendo Quanto al mondo possedo.

Fron.Gran liberalità d'animo è certo Il compartire altrui quelle softanze, Che le sè proprie il ciel, tanto più c HOGGI Par che null'altra cosa prezzi l'huomo, Fuor che l'or, d'ogni mal sola cagione, Ma non sarà d'huopo Serrano, in questo Che tu dimostri del tuo degno core La liberalitate, hor c'apparecchia Di bella Ninfa di gradir l' affetto, Che à questo fin sol ti cercaua à punto, E per dirti ch' Androgeo più richezza Non dè bramar; hor dimmi pure, alcuno Sapea d' Androgeo il caso?

Serr.Hoggi ad' Alessi che pastor mi parse Saggio, e gentile sol lo raccontai E fuor che tu in' Arcadia altri no'l sannò.

Fron.Tu non haurai cagion di compartirgli. Le tue ricchezze; egli hà trouato padre, E padre tal, ch'ei potrà darne altrui.

Serr.Dunque trouato s'è di cui sia figlio Il mio fratello Androgeo? FRON. s'hà trouato E tal che stupirai.

Serr.Chi fù cagione


Di tanta sua ventura? FRON. credo Alessi Giunsi c'hor l'uno, hor l' altro figlio Tirsi (Et Androgeo, e Leggiadro) che di questi Egli è scoperto padre, al sen stringeua, Colmo (per gaudio tal) di pianto gli occhi E parole diceua à l'uno, e à l' altro Quasi fuori di senso, che dettando Confuse gli uenian gaudio souerchio Per la pietate in'un, per la dolcezza Haurebbon (credo) insino i sassi pianto Felice ambasciatore alhor fui scelto Tra tutti gli altri à rapportarti questa Noua felice, e cara.

Serr.Felice noua, e cara; caro giorno, Giorno beato, à pieno, Tirsi dunque E' del mio caro Androgeo padre? FRON. è vero, E di Leggiadro anchora resta solo Che della bella Vrania il degno affetto A' te piaccia gradire, Come in suo nome ti pregai pur dianzi.

Serr.Qual per me cosa, à te negar sì puote Caro amico, e fratel? pur che di Flori Sien contente le voglie altro mai giorno (Da che gira il suo cerchio il gran Pianeta) Non è di questo anchora Stato il più auenturoso Pur che Vrania contenti, ecco di fede Il pegno, la man porgi. altra mai Ninfa Non mi fia donna, ò sposa.

Fron.Lodato il ciel Licori à pien contenta


Gode, già conseguito Dal uecchio padre il caro Amante, e quello Che in fascie già le destinaro i cieli Ed'è stupore à rimirar quei vecchi Tirsi, è Melampo raddoppiar gli amplessi Che mille rimembranze rinouando Ebri nuotano in Mar' ampio di gioia Darello anch'ei come che intorno egli habbia Mille accnse * Clear in original. Yet, the meaning is unclear and it is probably a misprint., e rinfaci E che da l'aria insino odà sgridarsi Da la sua propria conscienza immonda Già condannato và da gli altri sceuro Languente, e qual chi in rimembrar sue colpe Suol, pien di tema, e di dolor, che à imago Simile è d'huom che apeso sia per uoto. I pensieri (conformi Al voler de gli Dei) di Flori, in vita L'han trattenuto. ella recise il laccio Ch'auolto egli s'haueua intorno al collo E disse viui che maggior castigo Non saprei darti, quando pure è vero C'huom di maligna mente in uita purga Anco gli errori. seco stesso irato E' pien di mal talento ogn'hor pugnando.

Serr.Non parlian di costui. viua se Flori Pur così uuol ma egli è di uita indegno. O DEL cielo infallibili ed eterni Decreti, cui non puote Distornar quà giù l'huom con forz'humana, Intesi che già data


S'hauean Melampo, e Tirsi fè d'vnire In matrimonio i figli. ò (torno à dire) Mirabili del ciel secreti, eterni.

Fron.Anco Flori beata in ampio mare Di souerchio contento gode, nulla Più sperando che hauere unico impero Sopra il suo amato Alessi, e l'vno, e l'altro S'han dato fè d'eternamente amarsi, E seguir l'orme ambo di Cinthia insieme E in caste uoglie ardendo Sperano incomparabil paragone Scoprirsi al mondo e uero Di continenza e fede, essempio degno.

Serr.A copia si fedel arrida il cielo Onde riescan paghe le lor brame Ma che tardiam? colà n'andiam'ou'io Spero gioia gustar maggior d'ogn'altra.

Fron.Andiam, ch è ben ragion gioire à tante E si fatte dal ciel gratie ottenute, De le quali dobbiam lode immortali Dar solo à gli alti Dei fatti pietosi Nel sacrificio per cui resi à pieno. Sono contenti i preghi, e desir nostri.

IL FINE.


POGGIA, ò mia FLORI, al uolo dietro, ardita, Di raro stuol di Cigni, e mostra quanto L'altrui lagrime belle, un uago pian to Souente hà in gentil cor virtù infinita.

La santa, e del tuo petto alta ferita Aperta mostra fuor, che auerrà intanto, Ch'appaghi il mondo d'un'eterno vanto La candidezza tua, se fia gradita.

E mentre di tua fiamma al puro ardore Si scalda ogn' Alma più d' Amor rubella, E diuien molle ogni più saldo petto.

Dica il tuo caro ALESSI, il tuo diletto O me felice soura ogni Pastore, Se m'unì à tanta fe benigna stella.


PER ben'amar mia FLORI, Odi quai lode intorno a tè si danno I disusati ardori, Che t'apportano al cor gradito affanno Tempra, ch'alta mercede Dal tuo ALESSI s'aspetta à la tua fede. Ma par che dirmi io t'oda i miei tesori, Il vanto, ch'ogn'hor bramo, D'esser'amata e sol, da cui sol'amo.