IL FIDAMANTE
POEMA EROICO
DELL'ILLVSTRISSMO SIG.OR
CVRTIO GONZAGA,

RICORRETTO DALVI, ET DI NVOVO RIstampato,
aggiuntiui gli Argomenti dell'Illustre, & virtuosiss.
SIGNORA MADDALENA CAMPIGLIA,
& con le Moralita dincerto Autore.

CON PRIVILEGIO.

IN VENETIA.
All'insegna del Leone 1591.

NOVA Troia rifonda RADAMANTO E Berenice, e'l FIDO à lui sen vanno. Ma d'Orcan sopragiungon Nuntij intanto Che l'inuitan d'Europa à vnir si al danno. Poi, del Rè di Sicilia vn Messo à canto Gli manifesta il fraudolente inganno Fatto à Tancredi (toltogli la viia Da Faraote) onde gli chiede aita.

LA Grandezza d'Orcano, e'l suo felice Stato si conta, & che uuol farsi un DIO. Che per suoi Nuntij, Apollo gli predice Con dubbie note, il fin suo auuerso, & rio. Quinci arder uuol suoi Maghi, e poi gli elice Dal foco, & con lor parte il uan desio. Ma consulta, & risolue Radamanto Et narra, poi quel che gli auenne in Manto.

FATTOSI à Berenice, Radamanto, Gli chiede ella d' Achille in don l'arnese, Per lo fedele; & conta poi ch'in Manto Nacque ella, et come del Guerrier s'accese, Et da mort' empia il trasse; ne di tanto Contenta, à la sua bella Amante il rese, Che'l mandò al fiero incanto; et piglia poi L'usbergo in don, sculto di chiari Eroi.

NARRA àl' Imperador il Fido Amante La mirabile nascita, e'l valore, La pietà, e'l zelo, &, le uittorie tante, E'l triunfo superbo, e l' alto honore; Et la beltà della sua inuitta Amante Infinità, & com'ei n' hauesse il core Per lei piagato, & arso; & qual di lui Proue fesse ella, coi comandi sui.

Segue in contar la gloriosa, e degna Giostra, e'l superbo, & pellegrin sembiante, E'l gran valore, & la leggiadra Insegna Il Fido di sua bella inuitta Amante, Poi d ogni Giostrator le imprese segna, Ei colpi; e come ei trasse l'arrogante Angluro à morte. Indi si parte, e poi; Nauiga Berenice à i lidi Eoi.

La real stirpe del Fedele à Manto Nato, da Proteo Berenice intende, Et com'è à lei Cugino, e insieme quanto Per saluarlo, et nodrirlo oprasse apprende La lunga serie, à i di lei prieghi, e'l vanto Dei Prencipi Gonzaghi al fin gli stende, Addittandole d'vno in vno il grande Senno, et valore, et l'opre alte ammirande.

À Proteo, Teti sopragiunta à sorte. Berenice à i di lei prieghi si dona À contar, come l'infedel Consorte Di Sulpitia improuiso l'abbandona; Poi de i pianti; & lamenti, & de la morte Di lei, & del suo Figlio le ragiona; Ma'l Dio, toglie l'error, che'l ver ricopre, Et saluo questi, & quel fedel discopre.

Fatto ritorno Berenice hauendo À Radamanto, il nobil Tempio ammira, Poi conta, à i di lui prieghi, come essendo Giunto il Fedele, à sua Donna empia, & dira (Ch'al Nil volta era) ella à l' Incanto orrendo Che de la Patientia hà nome, il gira Tosto; e i Pirati à spegnere; e qual poscia In trouar l' Incanto essa hauesse angoscia.

Berenice à dir vien del fiero incanto Le vaghe, e orrende viste, & di ciascuna, Le lusinghe, & le offese, e'l pregio, e'l vanto, Et gli stratij, & le fraudi, d'vna, in vna; Ei varij Mostri à terra spenti, & quanto Di patientia in petto il Fido aduna, Et senno, arte, & ualore, & come in tutto Fù l'Incanto per lui uinto, & distrutto.

Narrasi ancor, come i ladron nel mare Mandassi il Fido à fil di spada, e come Giulia spento Arion ne l'onde amare, Si stratiasse il bel uiso, & l'auree chiome: Ma viuo ei poscia in sù un Delfino appare Col suon, chiamando il desiato nome; Onde gli unisse il Fido, e poi si parte, Et le rapte armi, offre nel tempio à Marte.

Incaminato il Fido, al varco ei troua La bellissima, & nobile Argentina, Che per trarlo à sue reti amando, proua Dolci note, e impromesse, et se gli inchina. Fugg'ei, ne forza per pigliarlo gioua Di varij incanti, & sciolto, s'auicina Al buon Natan, che'l nascere, et le proue D' Armedonte li conta orrende, et noue.

Del Riuale il lamento ascotta il Fido, Et poi la giostra, & l'amorosa sorte, Che in Francia hebbe egli, et dei ladroni al grido Com'il prendesse per condurli à morte, Per compagno Vittoria; ch'indi al lido Sparì di Sena. Al fin, sfidato il forte Pugna, ma quegli cortesia in lui uede, Tal, che vinto, Vittoria anco li cede.

Segue il Fido il camin, ansio, & dolente; Et de i Captiui, & del Villaggio oppresso Da i rei Ladroni, il grido e'l pianto sente; Ma per lui ciascun d'essi à morte è messo. Scioglie ei la Sora, & l'altra auuinta gente E'l sacrificio orrendo intende appresso D'Armedonte; e'l soccorso Radamanto À i Regi appresta, e al Ramo aprir l'incanto.

Scopresi al Rè Troian del Ramo il velo Per Berenice, e i nomi, e la beltate, E la fede, el valore, el senno, e'l zelo, De le più illustri Donne, & fortunate; Ch'vnqua saranno per girar di Cielo; Ma ne trà due Armedonte à qual legate Per abrucciarle, e ogn'auuersario atterra; Pur salue al fin son poste entro la terra.

Posti à scala Armedonte i suoi Giganti Sopra lor poggia, et dentro à Troia scende, Apre le porte, & sen uan arsi, e franti, Gl' edifici, & à morte ogn'huom si fende; S' armal' Imperador, e in tuttii canti Prouede, e al fin ciascun nemico stende, Trafitto al suolo, & sol lo Scita seampa Spintosi in mar, & dispetoso auampa.

Giunto à suoi legni il fiero Scita, al mare Che in gran tempesta apre le uele, & fatto Naufragio, ogn' huom spento nel' onde amare Viuo sol egli à nuoto in Cipro è tratto L'ode Argentina, e con sembianze rare L'incontra et nel suo amor l'impania ratto E'l guida in suo lasciuo, & vago Regno Nè in lui già di ferocia appar più segno.

Con largo oprar consola Radamanto La Città afflitta, e in tanto approda il Fido Con più captiui; & conla Sora à canto Di Berenice, & ne và al Ciel il grido; Dal Rè Troian General fatto in tanto Gir s'appresta egli in uer l'Egittio lido, Et colà non sol trar pensa Argentina Armedonte anco; ma'l caualca, e inchina.

Moue il suo magno essercito il possente Orcano, e infellonito Iasio ancide, Che spaventoso indi gli vien presente, E'l minaccia, & da se quasi il diuide; S'incamina à Vittoria il Fido, ardente Col buon soccorso, & sì fortuna arride, À suoi dissegni, che à la mostra è giunto, Che vuol dar ella, del partire in punto.

Mira d' Italia la fiorita gente Vista la Greca il Fido duce à cui Volta Vittoria si dispon repente Posati alquanto, di marchiar con lui; Ma ne l'vno, ne l'altra tregua sente Col buio, & scopre i caldi affetti sui Con Amor indi ad inuiar il Campo Si dan fu'l primo aprir di Cintia il lampo.

Che s' oppressa il nemico incauto, ascolta. Vittoria, e che'l fedel gia posto hà in terra La vanguardia; onde à spronar tostoè volta. Sue genti, e poscia ogni auuersario atterra; Ma fatto di più squadre sue raccolta, Gobria rinforza incontro à lei la guerra; Che vi peria (spent'il destrier) s' auiso, Non ne hauea il fido per cui ogn'hanno è anciso.

Vittoria al Fido le nemiche spoglie Dona; ma al Campo ei le comparte; e Orcano Di farsi vn Dio, per appagar le voglie. Suena la Figlia; onde per duolo insano Il Figlio atterra, e impendesi sua Moglie; E'l fatto a i Regi, e à Faraoe è piano De la battaglia; ardesi il corpo in tanto D' Ismine, e'l Frate se gli getta à canto.

Il gran Campo suo moue, & poi dispone Passar (l'orrendo sacrificio fatto) Al centro Orcano, & nudo in via si pone Soura d'vn scanno con sua Maga, & ratto Scende dal primo à l'vltimo Burone De' rei Dannati, e inanzi à Pluto è tratto Indi in suo letto di gratie infinite Carco si troua ella nel fondo à Dite.

Esce Megera, & per Orcan s'adopra Et Vittoria di mal talento ingombra; Poi uà al Rè Scita, et che s'affretti ella opra Posto già in mar con la sua Donna, & sgombra Giunge al Campo Agamon', & pon sozzopra Vittoria, che'l Fedel di scorno, & d'ombra Hà colmo, e'l manda al Fido occolto Incanto Che la furia à Macon scoperto hà in tanto.

Segue nel mal oprar Megera, e i Regi Di timor empie con sue finte larue; È gli Egitij rinfranca, & de suo' egregi Fatti, auiso à Pluton donato sparue Ma tolto al Campo de l'assalto i fregi (Per l'altrui tema) ammutinato apparue. Et la Grega, a la Cipria Armata opposta, Dal fiero Scita à ferro, & foco è posta.

Rotta Armedonte la nemica Armata Con l' Amica à Pelusio dritto è volto Ma dal suo mal consiglio, sconsigliata Da Alfenore Vittoria aiutto hà molto Quinci moue à l' assalto, rincorata Sua Gente, e ogn'huom dale difese è tolto Ma ferita ella, e giunto entro la Terra Armedonte, ciascun si scaccia, è atterra

Medicata Vittoria ancor ributta I nemici, & del Zio Virginia al pianto À cercar di Gerone il corpo è indutta, Con Costanza nel buio, & l'apre in tanto Del suo amante Asdrubal l'istoria tutta Ch'à lei fatto notturno à sorte à canto L'ancide incauta, & conosciutol poi Dà fin col ferro stesso à i giorni suoi.

Del duol sopra l'estinta Amica scoppia Costanza, e'l corpo di Gerone al Padre Tratto, il consola; ma'l dolor raddoppia L' Amico d' Asdrubal' con sue noue adre Ch indis ancide, & scaramuccia doppia Fan con più morti le nemiche squadre Ma l'empio Scita, ogn' huom fugato, et uinto Al fin manda anco Islao si bello estinto.

Gli Itali e i Greci fan ritorno à i Forti, Di donde per dolor d' Islao la Zia Si getta al basso, & con diuerse morti Armedonte colàs'apre la via Ma caduto nel Nil anco co' morti Et con lui guerra imprende, e poi s'inuia Doue gli Egittij stanno in festa, & doue La sua Diua fa stranie, e indegne proue.

Libera in tanto da i Ladroni il fido Vn Vecchio auuinto, che pria à dir li uiene Chi fè l'Incanto, & che del Nilo al lido Stà vn Cocodril, che strugge Menfi in pene Poi di Donna vn stupendo amor. Ma al grido Volto il Guerrier del nouo duol, che tiene La Città in forse, il Mostro ancide à cui Giulia, e Arione, eran gli esposti dui

S'apre l'Incanto, & la corona prende; Et del Nil conle Ninfe il Fido Duce À la Colonna, che di statue splende Gloriosa, e immortale si conduce. E'l tutto inteso, oue Armedonte attende À crucciarsi rinchiuso si riduce, Et doue i Rè fan con Vittoria, ch'ella Con sue lettre, e impromesse à se il rapella.

Giunge Tomiri, & fà gran proue in arme Con le Amazoni sue; Ma Agamon crudo Le sbaraglia. e Argentina indosso l' arme Pon d' Armedonte al suo nouello Drudo. E questo fugge, e quel s'impenda parme, Ma lo soccorre la sua Amante, e scudo Fassi, troncando il vil Riuale, & letta L' amata carta, il Fido il corso affretta.

Di nouo esce Armedonte, e in guisa mette Gl' Auuersarij in terror, che i Rè sen uanno A ritrouar Vittoria, perche affrette Il partirsi con lor; ma auiso ecco hanno, Che giunto è il Fido, & ei con proue elette I suoi rincora & porta à gl' altri affanno; Sfida il fier Scita; & à cauallo, e à piede Fan guerra, et di me' farla anc'ei prouede.

Il gran duello è in dubbio, e affida, e atterra Faraote, e Argentina un Nuntio strano. Ma disfidati i due Campion fan guerra; E'l Fido al fin mette Armedonte al piano; E l'amico Agamon piange, e sotterra, Sopostoli il comun Nemico; e Orcano Per l'aria tratto, esser vicin s'intende E'l monte, e'l pian coprir d'armati, e tende.

Vittoria, e'l Fido con la notte vanno Incontro Orcan, che rotto, e in fuga è messo Ma Faraote vscito, e in teso il danno, Torna ne la Città col Fido appresso, Nè tanti, vn solo, d'at errar forz'hanno, Ch'ei l'arde, & prende, Faraote stesso Lacero, e morto; e in voce di mercede, D'Orcan la testa à lui, Vittoria chiede.

Ode la strage Orcan del Figlio, e ottiene Suo corpo in dono dal Fedel cortese. Che volto indi à troncarlo, al Castel viene Di quello, e l vede al Ciel volar palese. Onde in preda (perduta ogni sua spene) Dassi al turbato Mar; ma saluo il rese Proteo, e Apollo à mirar suo albergo il guida, Gli Eroi gli addita, e'l Pegaseo gli affida.

Il Pegaseo la Machina terrena Mostra al Fedele, & la celeste Corte, Chi'indi ad Orcan, ch' al sacrificio mena Suoi captiui, si volge, e'l tragge à morte. Quinci il Padre, et la Suora han di lui piena Contezza, tolti al fier supplicio. E'l Forte Passa à Vittoria, che à pugnar si toglie Seco, ma al fin restan marito, & moglie.