Virginia Bazzani Cavazzoni:

MISCELLANEOUS POEMS





Assembled by
Cynthia Hillman

The Italian Women Writers Project
The University of Chicago Library

Chicago
2008

QUell' altezza di cor, quel brio vivace, Che nella fronte tua splender discerno; Mostra, che il tuo valore ha del superno, E che fuor che Virtù nulla a te piace. In te la gloria accende ogni sua face, Ma prende fregio dal tuo lume interno: Che un gran saper per se risplende eterno; Che ogni luce appo il Sol luce è fallace. Tutto è in Te grande, e tutto in Te risplende; In Te mente Divina il Cielo ha messo, Che grande è sempre più, quanto più intende. E a Te con altri vanti ha il Cielo concesso, Senno, ed ardire, onde nissun contende, Altro Teco di gloria, che Tu stesso.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 245.

O Spirto senza pari, in cui si ammira, Ciò che Natura, ed Arte insieme avvinse; Lume del primo Amore, in cui si onora Quel bel raggio Divin, che in te ristrinse. In te l' eterno, Sol che il Mondo indora, Effigiò se stesso, e si dipinse; E chi di tue Virtù ben s' innamora, Scopre i vanti celesti, ond' ei ti cinse. Ma la gloria maggior, che in te si apprezza, E che l' alma tua pura intorno spande Alte Idee d' innocenza, e di grandezza. Ma che stupor se sono alte ammirande, Le grazie di ADELAIDE, e la fortezza, Poichè cosa celeste è sempre grande?

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 246.

SIgnor, che sul fiorir de' tuoi begl' anni Torni degl' Avi, ai gloriosi Imperi, O qual dalla beltà de' tuoi pensieri Prendono maestà que' patrj Scanni! Ricchi de' tuoi sì generosi affanni, Spiran terrori luminosi, e fieri, >E sull' orme de' tuoi genj guerrieri Gia ruotan l' armi a debellar tiranni. Parmi veder dal sito degl' Eroi Stupirsi il tuo gran Padre alle tue glorie, E portar dolce invidia a' fregj tuoi. E dir, poste in obblìo le mie memorie, Famose ancor dopo mill' anni, e poi, Avrò vita immortal da tue vittorie.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 247.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 175.

ALlor, che in questa vita a noi discese L'alta Eroina, che all' Austrasia impera, Le furo intorno i Numi a schiera, a schiera, Con cento fra di lor varie contese. Giove, questa, diceva ad alte imprese Spedj qua giù, dalla superna sfera; Giuno a più scettri, io destinai l' altera Palla, di mie virtù l' anima accese. Venere, allora con un dolce riso Disse, addittando quel divin fulgore; Ecco di vostre gare il fin deciso. Io tanta le donai grazia, ed ardore, Che in noi due sole agl' atti, ai vezzi, al viso Non sa più dir, chi gli sia Madre Amore.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 248.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 176.

SOtto mortal sembianza, eccelsa, e rara, Per darci fè delle celesti cose, Il Ciel quest' Angoletta al Mondo espose, Che or spegne ogni altra gloria antica, e chiara. Ne' cui rai s' arma il Sole, e si rischiara, Prendendo luce dalle sue vezzose, E i bianchi gigli, e le vermiglie rose Dal suo volto gentil l' Aurora impara. L' ADRIA che ammira il sovruman sembiante Fra l' onde ancor, che le fan serto, e sede Sospira accesa al suo bel ciglio avante: E per far del suo foco al Mondo fede, Il VENETO LEON fastoso amante, La sua gran libertà le gitta al piede.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 249.

QUesti per me, più che per l' arte, oscuri Inchiostri, a Voi presento, eccelsi Ingegni, Qual chi tutto il suo core a voi consegni, E che, fuor che umiltade, altro non curi. Vengono a voi, mossi da fermi auguri, Che modestia da voi mai non si sdegni; E se vengono vili, almen più degni Gli fa il vivo rossor di esser non puri. Sotto il vostro saper, che il tutto adorna, Prenderan forse qualità di lumi; Che ogni notte più densa il Sole aggiorna. Han di creta più fral tempre, e costumi; Ma tanto in Voi di eternità soggiorna, Che farà che l' obblio non gli consumi.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 250.

AMai con pura fede, ed amo ancora, E son per amar più di giorno in giorno, Perchè l' alta beltà, che m' innamora, Di nuovi lacci il cor mi cinge intorno. E ver, che senza speme, io moro ognora, Nè pur unqua il pensier da lui distorno; Che il suo rigor più la mia fede insiora, E fa il mio Amor di più bei vezzi adorno. Nuov' arte inventi pur la sua fierezza, Che l' Alma nel martoro è assai provvista Di amor, di tolleranza, e di fortezza. Costanza, e fedeltà gran merto acquista, E se si vince un dì cruda bellezza, A costo di soffrir, quella è conquista.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 251.

DEh se non fossi tù pensier leggiero, Che sei rubello al tormentato core, Ben ardirei fuggir sdegnato, e fiero Dell' empia Irene mia l' onta, e il rigore. Ma sol per te fuggir non fa mestiero, Perchè a lei tu mi guidi a tutte l' ore; Nè ti scusar mio traditor pensiero, Che sol per te vince ogn' impresa Amore. S' io dico a' labbri miei, non favellate, A quel volto crudel, chiudonsi in pace: Si abbassan gli occhi a dir non la mirate: La man non scrive a lei, se a me non piace: Sol tu meco commetti infedeltate, Con mai non mi ubbidir, pensier tenace.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 252.

MAnda al Cielo i sospir mio grave affanno, Perche m'aiti, e pur mi trovo in guerra; Ma'l lor volo Amor turba, e con inganno Gli rompe in aria, e a mezza via gli atterra. Ei sa, che a torto il suo rigor disserra, Con barbara empietà sempre a mio danno, Quindi è, che i miei sospir rispinge a terra, Nè vuol si dica in Ciel, ch' ei sia tiranno: Nè vuol si sappia, che gli amanti affida, Nel dolce calle, e poi nell' aspro, ed erto Senza speme gli lascia, e senza guida. Ei, ch' è dell' alme ingannatore esperto, Sa, che un semplice cor, che non diffida, Mal può fuggir da traditor coperto.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 253.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, pp. 176-177.

MOstrò pronto diletto al rio tormento, Quando mi accese Amor in petto il core, Nè mi avvidi, novello in tale ardore, Ch' egli porge a i sospir' vano alimento. Ma poi, stanco alla fun di andar contento Di moderata speme il mio dolore, Scoprii, che quel piacer che pinse Amore, Venne qual lampo, e poi passò qual vento. Ed or vegg' io, ch' ei per li cori amanti Non ha che smania, duol sprezzo, e cordoglio, E la miserie altrui sono i suoi vanti. E pur, come a pietoso, a lui mi doglio: Ma so che i miei sospiri, ed i miei pianti, In chiedergli mercè, l' empion di orgoglio.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 254.

QUei che a me si mostrò con luci liete, In un bel volto di ogni grazia ornato, Or contro a me s' arma fellone ingrato, E mi spoglia il desio di ogni quiete. Quando l' ingannator stese sua rete, Mille gioie dipinse al cor legato: Or ch' ei l' ha preso, il tiene in duro stato, E in negargli mercè gli accende sete. Così di me portò Vittoria Amore, E ne sente, e ne soffre il cor l' offesa, E le perdite mie scrive a suo onore. Ma non sa, che non è lodata impresa Ferir chi giace, e fuor d' ogni timore, E giace inerme senza far difesa.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 255.

LAssa, ben so, che mortalmente fiede Quegli, che fà di noi ciò, che a lui piace, So, che il nostro sperar spesso è fallace, E che per picciol tempo ei ne tien fede; So, che a un fido servir niega mercede, So che allor, che ci alletta, ei toglie pace E pure amor non spegne in me sua face Anzi il tributo usato ai lumi chiede. So, come i dì, come i momenti, e l' ore Men' passo senza speme in duro affanno E veggio il mal, nè so fuggir l' errore: Che il volto, il riso, i gesti, che mi stanno Altamente scolpiti in mezzo al core, Fan, che languendo adori il proprio danno.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 256.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 177.

AHi dolce libertà, come tu m' hai Partendoti da me, lasciata in pene! Pur mi è sì caro il loco, ove tu stai, Che di cercarti a me, voglia non viene. Un parlar dolce, e due vezzosi rai, Mi t' involaro, e Amor colà ti tiene, Ed io invaghita son, sì de' miei guai, Che fo decoro mio le mie catene. Che tanta è la beltà, che dammi affanno, Che fa, che dell' ardor, che in me si annida, Adori la cagion, nè pensi al danno. Amor in altra parte non mi guida, E gli occhi altrove volgersi non sanno; Tanto ell' è bella, e tanto ho l' alma fida.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 257.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 177-178.

GIacea la vita mia vinta, e smarrita Nel duol, che in sua ragion divien più forte; Quando pietoso di mia dura sorte Venne in sogno il mio Bene a darmi Vita: E ristorò sì ben l' Alma ferita, Ch' ella a nuove speranze aprì le porte, E provò nell' immagine di morte Gioia, che non aveva unqua sentita. Ma mentre ch' io l' abbraccio tutt' ardore, Mi sveglia invido il Sol della mia pace, E ferendomi gli occhi uccide il core. Così lassa prov' io, con duol tenace, Morta ad ogni gioir, viva al dolore, Che il bene di quaggiù sogno è fugace.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 258.

SPeme, che riposar mai non mi lasci, E sproni, e sforzi le mie voglie, e il core, Cote di Amor, di cure, e di rancore, Che sei vita, e sei morte allorche nasci; Perche nel mezzo del mio sen rinasci, Se te ne svelse già l' altrui rigore? Se d' averti creduto or ho dolore, Perche di tue lusinghe ancor mi pasci? Deh, vanne a' lieti cori, e fortunati, E quei lusinga, e me lascia ne' pianti, Che tu non hai virtù su i disperati: Poiche i miei guai son tali, e i dolor tanti, Che in ben soffrir tanti martir spietati, Son fatta esempio a' più infelici amanti.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 259.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 178.

AMor, che sfoghi in me l' empie tue voglie, E nuove pene a tormentarmi inventi, Giacchè di me pietade unqua non vienti, Dalle ritorte tue mio cor si scioglie. Poichè lacero, e infranto da sue doglie, Non ha più lena da soffrir tuoi stenti, Onde pria di cader sotto a i tormenti, Come ragion gli detta, a te si toglie. Poichè quei ch' è più fido in ubbidirti, Quei trattato è da te con più rigore, Che teco non ha merto il ben servirti: Ed ho imparato a costo di dolore, Che sempre penerà chi vuol seguirti: Che aver pace non può chi segue Amore.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 260.

IL sentirmi nel sen già quasi morto, Per soverchio soffrir, il proprio core, Mostra, ch' egli è già vinto dal dolore, Onde i pensieri a riposar conforto. Ma lassa! invano a disamar l' esorto, E cerco trarlo invan dal proprio errore, Ch' ei torna all' amo, ove lo prese amore, Ed ai naufragi suoi non cura Porto. Nè val scoprirgli ognora il proprio' inganno, Ch' ei ritorna maisempre a sue cadute, Ed io lo seguo, e non riparo al danno. Che prudenza con lui non ha virtute; Ch' ei si reca nel golfo dell' affanno A refrigerio il non tentar salute.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 261.

IL mio povero cor, che or tace, or grida, Or pianghe, or spera, or si rallegra, or teme, Al crudo amor si dona, e toglie insieme, Or gli dimanda pace, ed or lo sfida. Corre, fatto a se stesso, e scorta, e guida Sotto il peso amoroso, il qual lo preme; E per far note le suo doglie estreme, Nè d' altrui, nè di se molto si fida. Ciò fa ch' ei sprezzi, ed odi il crudo Amore, Poichè imparato ha già fra sue ritorte, Che il piacer, onde inganna, è sol dolore. Mille gioie ei promette, e dolce sorte A chi lo segue, e fa che più di un core, Per valor di speranza, ami la morte.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 262.

SPerai sanar, partendo, il dolor mio, E schivar col fuggir le mie cadute; Ma risanar mal può da morbo rio Chi va lontan da chi può dar salute. Poichè il mio cor, che già dal cieco Dio Piagato fu coll' armi sue più acute, Prova, che la beltà che lo ferio Di saldar sue ferite ha sol Virtute. Onde con quella fè, che amor mi diede, Di tornare al mio ben prendo consiglio, Ch' è il consiglio miglior quel della fede; Che ben si accorge omai, qual sia periglio Lo star lunge a chi s' ama, ed or si avvede Ch' è un far torto al suo ben l' amar l' esiglio.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 263.

SU' l'alpestre di Pindo alta pendice, Ove bevon le Muse i sacri umori, In van tentai gire a mercarmi onori, Poichè al mio piè sì gran cammin disdice. Tu, che sei di Virtù fonte, e radice, E t'orni il crin degl'Immortali Allori, Francesco, tu m'inspira Estri canori, Perchè innalzi i miei voli ove a te lice. E all'or, mercè del tuo bel canto ameno, Il suol, che del mio stil giammai fu pago, Mi stimerà qual tua fattura almeno, Mi darai tu, ciò che non ho di vago, Che così rende il Sol chiaro, e sereno Vil fiume, e in esso poi mira sua immago.

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), pt. 4, p. 489.