Faustina degli Azzi Forti:

MISCELLANEOUS POEMS





Assembled by
Cynthia Hillman

The Italian Women Writers Project
The University of Chicago Library

Chicago
2008

FEnice al Sol Divin sempre più bella, Sacra ROSA del Ciel, di Lima onore, Che al bel riflesso di sacrato ardore In rogo cangia il sen, l' ostro in facella: All' aura de' sospiri, in chiusa Cella, Fomenta al propria incendio alto vigore, Coll' ali de' suoi affetti, ond' arde il core, S' erge alle sfere, ivi si cangia in Stella: Figura di quel chiaro Astro lucente, Che al gran Padre Gusmano in fronte splende, A fugar degli errori il velo algente. Nobil Calisto, che più chiaro accende, Vivo tra gl' Astri il suo bel lume ardente, Trà le Vergini pie Rosa risplende.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 72.

DEh mira al mio periglio, al mio dolore, O sovrano del Ciel Principe alato, Che con alta pietà fosti già dato Quest' Alma a custodir, dal mio Signore. Ogni nube del sen, nembo d' orrore, O eccelso Campion, sempre al mio lato, D' angoscioso timor resti fugato, In questa oscura via col tuo splendore. E tu mi addita con fiducia, e tema, Del cieco Abisso in ogni ria tenzone, Ad invocar la Mestà Suprema. Colla tua man del mio sperar cagione, Acciocchè non m' ingoj nell' ora estrema, Le fauci serra all' infernal Leone.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 73.

SOvra di te, da gran dolor ferito, O Città disleal, mira ostinata, Che a tua cagion, colla pietade usata, Lagrime versa il tuo Signor tradito. Qual Aspide all' incanto, empia, l' udito Serri, per non sentir perfida, ingrata, Il colpo rio della giustizia irata, Che iniqua proverai sotto di Tito. Poichè gl' occhi tu serri al divin Sole, Nelle tenebre tue, da te diviso, Egli ti lascia, e nel tuo mal si duole: Con viscere d' amor mesto, e conquiso, Piange sovra di te, qual pianger suole Vedova Madre unico Figlio ucciso.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 74.

SOvra letto di fuoco orribil Pira L' Empio Tiranno ad eccitarsi invita, Che la fortezza tua, Santo Levita, Vinca di quel crudel lo sdegno, e l' ira. Tu lo schernisci; egli viepiù s' adira, E nel furor di se la rabbia incita, E qual contro di te belva ferita, Che se morder non può, freme, e s' aggira. Tu gli dici: o crudele, in questi ardori Volgi le carni mie; son nulla, o poco, O ministro d' Inferno, i tuoi rigori; Divorale se puoi, ch' io prendo a gioco, In queste fiamme, che mi sembran fiori, Sappi, che il foco mio vince il tuo foco.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 75.

DEh volgi, alma pentita, il guardo pio, Mira deposto da quel sacro Legno, Vittima esangue d' inumano sdegno, Lacero, e vilipeso il Figlio mio. L' immensa Carità, che a te l' unio, Sotto spoglia mortal giunse a tal segno, Che per alzarti a quel supremo Regno, La sua gran Maestà pose in obblio. Mira le piaghe sue, mira il livore, E mira del suo sen l' ampia ferita; E pure le vedi, e non si spezza il core. Nè versi il pianto al rimembrar contrita, Che con portento d' infinito Amore, Per te, che schiava sei, diede la vita.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 76.

NOn ti vidi, o Giesù, quando nell' Orto Sudasti Sangue, e che Ministro alato Il Calice t' offrì, ti diè conforto; Nè meno ti mirai preso, e ligato; D' amarissima pace in mare assorto, Nè quando al Popol ti mostrò Pilato, Nè colla Croce, Crocifisso, o morto, Oppresso ti mirai nel duro stato. Io lo credo, e ti adoro, amato mio Giesù, senza toccar l' Alma lo crede, E ti confessa, e suo Signore, e Dio. O che bel pregio della viva Fede! Onde pago d' amor rende il desio, E quanto è cieca più, tanto più vede.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 77.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 206.

FUggi via, sciocco pensiero, Nulla io voglio da te: Pazzarello, insolentello Vanne pur lungi da me. Sei farfalla da bambini, Che pigliar già non ti vo Mai per me tu l'indovini: Saggia sol se ti discaccio Qual prudente diverrò: Se ti seguo, e se t' abbraccio Solo il vento stringerò. Se tu fingi le grandezze, Se ne alletti, e se diletti, Sono larve, e vanità: Tu m'insegni a tutte l'ore, Fabbro sciocco, e scioperato A formar castelli in aria; Teco parlo, e perdo il fiato, Oh, che mie stolte dimore! Sei qual mosca, che nojosa La si posa su la faccia, Se la mano la discaccia Tosto torna fastidiosa, Nè si parte l'importuna. Ma se pur vuoi esser mio, Togli via ciò, ch'è terreno, Spoglia omai l'ombre fallaci, Le fantasme, e le chimere. Attivo Spiritello, e sempre agente, Se incorporeo tu sei, deh lascia il frale, Che allor sarai del mio voler più fida, Se diverrai celeste unica guida.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 203.

PIangi, o Sion, le tue perdute glorie Ne' tuoi perduti figli ognor dinoti, Fatta materia a lagrimose storie, Il fallo enorme, e gli esecrandi moti. Misera, dove son le gran memorie? E le grandezze immense, e le gran doti, Regi, Palme, Trionfi, alte Vittorie, Profeti, Duci, e Tempio, e Sacerdoti? Ingrata, in vece, a chi di latte, e miele La messe diede, al popol tuo promessa, Rendesti, sconoscente, amaro fiele. Giusta del tuo fallir, dunque confessa L'ira del Ciel, sì, sì piangi, crudele, Con l'eccidio d'un Dio, quel di te stessa.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 204.

This poem also appears in: Ronna, Antoine, ed., Parnaso italiano. Poeti Italiani Contemporanei Maggiori e Minori Preceduti da un Discorso preliminare intorno a Giuseppe Parini e il suo secolo Scritto da Cesare Cantù (Paris: Baudry, 1847), p. 1027.

ANima degna d'immortal memoria, Non so, se cruda, o pia chiamar conviene La Parca, che spezzò le tue catene, Per farti una regina oggi di gloria. So ben, che tua virtù degna è d'istoria, E che solcando il Mar di queste pene, Riportasti, passando al sommo Bene, Sicura in porto alfin di lei vittoria. Come la fiamma, che sdegnando il suolo Sol per godere alla sua sfera unita Da quel s'innalza, ed oltrepassa il Polo; Così dal velo uman pronta, e spedita Qual Fenice d'Amor ergesti il volo, Anima grande, a rinovar la vita.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 204.

IL Mondo, che cos' è? Gabbia di stolti. Quali son le lor vie? Son fatte a scale. I Vecchi? son nell' avarizia involti. I più prudenti? Mancano di sale. I Giovani? Nel Vizio son sepolti. D' onor son così privi? E' il minor male. Gli amici poi? Son con due faccie accolti. I più fedeli? Alcun non ve n'è tale. E la Virtù? vestita l'han da Sfinge. A che s'attende? A ogni più cupo inganno. Chi dunque pregio avrà? Sol quel, che finge. Il zelo? Tu ti pigli troppo affanno. La Verità? Ciascuno la dipinge. Ond'io piango; ed io rido al commun danno.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 205.

This poem also appears in: Ronna, Antoine, ed., Parnaso italiano. Poeti Italiani Contemporanei Maggiori e Minori Preceduti da un Discorso preliminare intorno a Giuseppe Parini e il suo secolo Scritto da Cesare Cantù (Paris: Baudry, 1847), p. 1027-1028.

SOvra di te, da gran dolor ferito, O Città disleal, mira ostinata, Che a tua cagion, con la pietade usata Lagrime versa il tuo Signor tradito. Qual aspide all'incanto, empia l'udito Serri per non sentir, perfida, ingrata, Il colpo rio della giustizia irata, Che iniqua proverai sotto di Tito. Poichè gli occhi tu serri al divin Sole, Nelle tenebre tue, da te diviso Egli ti lascia, e del tuo mal si duole. Con viscere d'amor mesto, e conquiso Piange sopra di te, qual pianger suole Vedova Madre unico figlio ucciso.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 205.