AMELIA ROSSELLI

ANIMA

Dramma in Tre Atti

TORINO
S. LATTES & C., Librai-Editori
Via Garibaldi, 3 (Piazza Castello)
1901.

PROPRIETÀ LETTERARIA

TORINO — Tipografia VINCENZO BONA (8567).

Questo dramma fu rappresentato la prima volta a Torino dalla Compagnia del Teatro d'Arte, al « Gerbino », la sera del 29 ottobre 1898, protagonisti ALFREDO DE SANCTIS e CLARA DELLA GUARDIA.

OLGA DE VELARIS

SILVIO VETTORI

TERESA MAURI

GIORGIO suoi figli

GRAZIANA suoi figli

Marchese BEI

SALVELLI

Avvocato LORENZI

FERRANDI

VIRGINIA (vecchia governante in casa di Olga)

Fräulein BETT (istitutrice di Graziana)

MARIETTA (modella)

PAOLO

Un facchino

Altro facchino.

La scena in Roma — Epoca presente.



Studio di Olga

In fondo, la comune. A sinistra, porta che conduce nelle stanze interne. Le pareti sono ingombre di schizzi e di disegni, parecchi dei quali sono studi di nudo. A sinistra, in evidenza, un cavalletto con sopra un quadro non flnito, rappresentante una rovina dell'antica Roma. Qua e là tappeti, vasi, stoffe, ecc., il tutto in artistico disordine. Olga sta dipingendo: davanti a lei Marietta, immobile, posa in costume di antica romana. Olga e Marietta; poi Virginia.

OLGA (impaziente) Su, quella testa! Più a destra… no! Troppo! Così… e ferma, se ti riesce! (Ricomincia a dipingere). Pare impossibile! Cosa diavolo hai, oggi? Non si può far niente, in questo modo.(Siede in collera sul divano). Vattene, è meglio! M'hai fatto diventare nervosa… (Marietta dà in uno scoppio di pianto). Eh! Ora piange! Via, via, lo sai, che quando mi sento nervosa non misuro più tanto le parole…

MARIETTA (fra i singhiozzi) Non è per questo!

OLGA E perchè, allora? Non ti senti bene? Potevi dirmelo; si smetteva prima. No? O dunque?…

MARIETTA (con un grido doloroso) Mi ha… mi ha lasciata!!

OLGA Chi? Leonardi? Ti ha lasciata? Ma non è possibile! Avrete avuto una delle solite scenate; si sa, fra amanti… Torna a casa, che lo troverai, sciocca!

MARIETTA È partito!

OLGA Ma che, partito!

MARIETTA Oh, se le dico che è partito da due giorni, e che ha portato via tutta la roba!… Ah, non torna più! Non torna più! Lo conosco, io, Giovanni! Se mi avesse lasciata, cosi, da un momento all'altro… ci spererei, ancora; ha il carattere focoso… Ma ha agito con una freddezza, con un calcolo…

OLGA Ma perchè? Che cosa ti ha detto?

MARIETTA M'ha detto… m'ha detto che se le cose erano andate bene fino adesso, non era una buona ragione perchè dovessero andar bene per l'avvenire; che egli doveva pensare a sistemare la sua vita. e io la mia…

OLGA Infame!

MARIETTA E poi!… Mi ha trattata in un modo!… Come se fossi una donnaccia…

OLGA Poveretta! Già, lo imaginavo, che sarebbe finita cosi. Te l'avevo sempre detto: non dargli retta. a Leonardi.

MARIETTA Gli volevo bene…

OLGA È un egoista. Finchè gli hai fatto comodo. ti ha tenuta con sè; ora che col successo del suo quadro si vede trasportato di punto in bianco in un'altra sfera, non sa più che cosa farsene, di te. E tu, sciocca, che hai tanto poco orgoglio da mostrare a lui e a tutti la tua debolezza, per dargli anche quest'ultima soddisfazione!

MARIETTA Oh, che cosa m'importa!… L'orgoglio!… E dove lo prendo, ora, che tutti potrebbero buttarmi sul viso una parolaccia?

OLGA Ah, non creder mica, sai, che la virtù d'una donna stia tutta lì!…

MARIETTA Le giuro che non ho mai avuto un pensiero cattivo! Anche se ho fatto quello che ho fatto!… Gli volevo bene, ecco; perchè, se fossi stata più furba, non mi troverei, ora, a far la modella!

OLGA E cos'è? Una vergogna?

MARIETTA Quando penso al mio bambino!… Non dico che dovesse aver pietà di me; ma di quella creaturina che non gli ha fatto niente… Quando penso che un giorno mi chiederà di suo padre! Che cosa ti risponderò, tesoro mio?

OLGA La verità. (Marietta si nasconde il viso fra le mani). Non devi vergognarti per aver voluto bene a un uomo che credevi degno. Vergogna sarebbe se tu avessi finto di amarlo, per un secondo fine…

MARIETTA (un poco sollevata) Oh, benedetta! Come mi fa bene questo che mi dice! E io lo sentivo, dentro di me: ma non capivo… non mi riusciva di metterlo fuori…

OLGA Povera Marietta! L'abbiamo tutti in noi, sai, questa voce che ci parla dentro dentro al cuore… Ma il difficile è appunto far tacere le altre per ascoltare unicamente questa. Coraggio! e se hai bisogno d'un consiglio, o d'un aiuto, ricòrdati che ci son qua io. (Marietta vorrebbe baciare la mano di Olga, ma questa le prende la testa fra le mani e la bacia sulla fronte). E ora va a vestirti. Presto, perchè aspetto gente. (Marietta si cela dietro un paravento. Olga si accinge a pulire i pennelli).

MARIETTA (dietro il paravento) Devo tornare, domani?

OLGA Sì. Ma un po' prima: puoi?

MARIETTA Si figuri!

OLGA E se per caso… fossi impedita, scrivo al solito indirizzo: è vero?

MARIETTA Eh, no, signorina. Non ci sto più, là; vado adesso a far su quel po' di roba…

OLGA Ah, vai via?

MARIETTA E come fo a restare? Scade per l'appunto oggi la pigione.

OLGA Ma il bambino?

MARIETTA L'ho sempre a balia, grazie a Dio; e in quanto a me… Dio provvederà.(Ricompare vestita).

OLGA Ma stanotte, dove dormi? Hai già trovato l'alloggio?

MARIETTA No.(Con voce improvvisamente cupa) Ma c'è sempre dove andare, alla peggio.

OLGA Marietta!

MARIETTA Mi scusi. Ho detto, così…

OLGA Verrai a dormire da me, finchè avrai trovato una cameretta come si deve.

MARIETTA Qui?

OLGA Credo che sarà meglio, sì…

MARIETTA lo, qui? Oh, signorina! E che cosa dirà la gente?

OLGA Questo non ti riguarda. A pena hai sistemato le tue faccende, torna qui con la roba. Siamo intese?

MARIETTA (confusa) È troppo buona…

OLGA (Chiamando) Virginia! Virginia!

VIRGINIA (entrando da sinistra) M'hai chiamata?

OLGA Senti: Marietta dormirà qui per qualche notte. Ti dispiacerebbe di farle preparare il letto nella camera in fondo, dove stanno le tele?

MARIETTA Allora vado… Riverisco, signorina.(A Virginia) Riverisco.

OLGA Addio, a più tardi, Marietta.

(Marietta esce).
Virginia e Olga.

VIRGINIA Ma cosa ti salta in testa?

OLGA Perchè?

VIRGINIA Farla venire in casa dopo tutto quello che si sa sul conto suo!

OLGA Eh!… Che cosa si sa? che è stata l'amante di Leonardi.

VIRGINIA Stata?… Non lo è più?

OLGA L'eroe si è dileguato.

VIRGINIA Oh, poveretta! Che infami, questi uomini!

OLGA Ti pare che io possa lasciarla in mezzo alla strada, perchè finisca…

VIRGINIA No, ma…

OLGA Sii buona! Che smania che hai di fare la cattiva! Ma se senti più compassione di me per quella poveretta!

VIRGINIA Ma è un'imprudenza… specialmente nel tuo caso.

OLGA Non ci sei tu?

VIRGINIA Sì, sì, ma non basta!

OLGA Sì, che basta. Sei la mia vecchiettina cara, la mia amica, la mia guardiana, la mia… tutto, insomma. E poi hai un'autorità!… Non sono nelle tue mani i portafogli di tutti i Ministeri?…

VIRGINIA Meno quello degli Esteri!

OLGA (scherzosa) Sì, ai rapporti coll'estero ci penso io…

VIRGINIA Appunto lì è più facile sbagliare!

OLGA (sempre scherzosa) Mi sono mai immischiata nei tuoi poteri, io? E tu non immischiarti nei miei!

VIRGINIA Ma cosa dirà il mondo? Che sono una vecchia pazza!

OLGA Oh, senti! Ne sono annoiata, di questo mondo stupido che s'impiccia dei fatti miei! E me ne rido altamente.

VIRGINIA Bada, è il mondo di Silvio, al quale egli è molto sommesso; lo sai.

OLGA Anche lui! Sempre il mondo in bocca. Se mi amasse un po' più…

VIRGINIA È un giovane con la testa al posto, grazie al Cielo; mentre tu, la testa al posto non l'hai mai avuta.

OLGA Ah, se egli pure la pensasse come me!…

VIRGINIA Non ci mancherebbe altro! Tu, sei scusabile: abituata fin da piccina a una vita libera, indipendente…

OLGA Triste libertà quella che si gode per la morte dei proprî genitori!

VIRGINIA … sei cresciuta senza il freno di quelle tre o quattro formule necessarie, vitali…

OLGA False!

VIRGINIA … senza le quali il mondo non cammina.

OLGA Per me va egualmente.

VIRGINIA Ah, che Dio gliela perdoni al tuo povero babbo! Ma lasciar vegetare per tanti anni una ragazza in un villaggio perduto fra i monti, presso una famiglia di contadini… sarà sano, non dico; ma è poco ragionevole, quando poi questa ragazza è destinata alla vita della grande città!

OLGA È una minaccia grave, sai, aver ricevuto la vita da un corpo consumato dalla tisi! E se qualcosa può scongiurarla, questa minaccia, è appunto un regime di vita sana, semplice, nella sconfinata libertà dei campi. E poi… (turbandosi) lasciamo stare… Poveretto, l'ha fatto per il mio bene. Se non c'è riuscito, non è colpa sua.

VIRGINIA Hai salute da vendere.

OLGA Ah, non dico per questo!… (Pausa, Poi, come parlando fra sè) Come mai Silvio non è ancora venuto?

VIRGINIA A proposito: si decide, sì o no? Non è mica bella questa posizione incerta, mal definita…

OLGA Ma sì, c'è tempo. Nessuno sa nulla…

VIRGINIA Questo lo credi tu. E ti dirò auzi, francamente, che ho una mezza voglia d'immischiarmene io, in questa faccenda.

OLGA (con violenza) Guai a te se lo fai!

VIRGINIA Ma perchè, scusa?

OLGA Perchè no.

VIRGINIA Non ho… non dico il diritto, ma il dovere di pensare al tuo avvenire? Non mi sei stata raccomandata dal tuo povero babbo?

OLGA Sì, sì…

VIRGINIA E io mi domando tante volte se corrispondo come dovrei alla fiducia di quel poveretto; e mi pare di no!

OLGA (con affetto) Senti: io non so se ci sia o non ci sia una seconda vita. Ma se c'è, e se egli può vederci, e la mia povera mamma anche, non possono che benedirti.

VIRGINIA Ma dunque lascia che io…

OLGA Ah no, no! Non devi dire una parola. Guarda: te ne scongiuro a mani giunte!

VIRGINIA Ma perchè?

OLGA Non domandare… Sono tanto felice così! E, sai, sono rimasta un po' contadina nell'anima… sono superstiziosa. Mi pare che se rimuovo di tanto così questo stato di cose, mi succede una disgrazia.

VIRGINIA Allora… fai tu.

OLGA Ma sì, lasciami fare.

VIRGINIA Vado a preparare quella camera… già che bisogna fare a modo tuo!

OLGA (guardando l'orologio) Le tre, e Silvio non si vede ancora!

VIRGINIA Sarà andato all'Esposizione… (andando verso la porta di fondo dalla quale entra in quel momento Giorgio) Ah! Il signor Mauri! Venga, venga…

(Entra Giorgio Mauri; Virginia esce).
Olga e Giorgio.

GIORGIO (inoltrando) Disturbo?

OLGA Ma vi pare! Che buon vento vi porta? Sedete.

GIORGIO Grazie. Tornavo dall'Esposizione…

OLGA Ah! Ci siete andato!…

GIORGIO … e, passando di qua, non ho potuto resistere alla tentazione di salire un momento per dirvi che il vostro quadro è un capolavoro.

OLGA Niente meno!

GIORGIO Proprio. Ed è stato anche messo in buona luce; cosa che succede di rado. Ma vi dico: un successone!

OLGA Quanti complimenti!

GIORGIO No, no, è un fatto. Sapete che un pochino, d'arte, me ne intendo…

OLGA Oh, per questo, più di un poco! E se aveste avuto voglia di studiare…

GIORGIO Se avessi avuto!… Quando un verbo è coniugato così, non c'è più niente da fare.

OLGA Male.

GIORGIO Lo dite sul serio?

OLGA Ma certamente.

GIORGIO Badate: se me lo dite ancora una volta su quel tono, vi giuro che mi metto a lavorare. Ma già sarebbe troppo tardi…

OLGA Non è mai troppo tardi. Io, è vero, avevo cinque anni quando presi per la prima volta una matita in mano; ossia, un pezzo di carbone… Facevo certi ghirigori, oh, una bellezza! sopra una pietra, una grande pietra che stava presso un pino, di fronte alla casa, e che serviva di banco a tutta la mia famiglia adottiva nelle sere di estate. Mi pare di vederli: papà Tonio con la sua pipetta, zi' Marta con la sua treccia, e noi bambini intorno intorno, come tanti pulcini! E ogni sera i miei capolavori venivano cancellati… Ah, ah! Ho esordito come Giotto; con la differenza che se anche Cimabue fosse passato di là, i miei scarabocchi non l'avrebbero certamente colpito!

GIORGIO Troppo modesta… Del resto, è questione di natura, credetemi. Io, per esempio, appartengo a quella classe d'individui, tanto numerosa e tanto inutile, che sente dentro di sè il bello, il buono e il grande, ma non ha la forza necessaria per esprimerlo con parole, con scritti o con quadri. Ho detto inutile: ma lo è, poi, veramente? Voi artisti avete in noi i più fervidi ammiratori, e nello stesso tempo i critici più imparziali; e critica e ammirazione non sono cosa tanto facile, al giorno d'oggi!

OLGA È vero. Ma io non ammetto l'esistenza d'una classe di individui passivi. In natura non esiste.

GIORGIO Scusate: in natura esistono esseri, corpi, chiamateli come volete, i quali non sono attivi che grazie alla cooperazione di altri esseri, di altri corpi, e che soltanto così sono suscettibili a diventare perfetti. E questo non può avvenire anche per l'umanità? Platone lo ammetteva: dunque?

OLGA Piano, piano! Egli ammetteva che l'unione di due anime formasse l'essere perfetto; non già che le due parti, perchè divise e distinte, non potessero ognuna compiere un dato lavoro.

GIORGIO Siete terribile. Non mi lasciate via di scampo.

OLGA Semplicemente perchè rimpiango che un talento come il vostro vada perduto così. Se non m'interessassi a voi…

GIORGIO (vivamente) Sarebbe vero… che v'interessate a me?

OLGA Che domanda! Non è naturale, data l'amicizia che mi lega alla vostra famiglia?

GIORGIO (deluso) Ah! Per questo!

OLGA Cioè?

GIORGIO Mi concederete che non è la cosa più lusinghiera di questo mondo saper d'inspirare interesse non per noi stessi, ma per i rapporti più o meno amichevoli che corrono fra due famiglie.

OLGA Ho capito; vorreste una dichiarazione per vostro uso personale? Posso farvela, se ci tenete.

GIORGIO È crudele lo scherzo!

OLGA Oh, non siete tanto serio da sdegnarvi per uno scherzo!

GIORGIO (alzandosi e avvicinandosi a una delle tele dipinte) Dite: questa tinta brillante l'avete ottenuta subito, alla prima pennellata, o pure è il risultato di una sovrapposizione di tinte medie?

OLGA Naturale.

GIORGIO Se io dunque potessi toglier via questo strato superficiale di colore, ne troverei sotto uno meno vivo, meno brillante; e se potessi levare anche questo, ne troverei un altro più smorto ancora; e così di seguito… è vero?

OLGA Si sa. Perchè? Volete imparare?

GIORGIO No: voglio insegnarvi. Se vi foste una sol volta occupata di me, avreste scoperto che sotto questo primo strato brillante di scherzo e di allegria ne esiste un secondo assai diverso… come in quella tela.

OLGA Sublime! Un trattato di pittura vivente!

GIORGIO Come siete cattiva! E se vi dicessi che ne soffro?

OLGA (improvvisamente seria) Sentite, amico mio: parliamoci chiaro. Non giudicatemi nè leggera nè cattiva se vi canzono un poco. Ma da qualche tempo mi sono accorta d'un mutamento, in voi… e siccome vi voglio bene… (sorridendo) vedete che ho la sfacciataggine di dirvelo!…

GIORGIO Appunto perchè non me ne volete!

OLGA … non voglio farvi soffrire inutilmente. Pare impossibile! Che benedetta smania avete voialtri uomini! Eravamo due buoni amici; passavamo insieme delle ore così simpatiche, senza imbarazzi, senza sottintesi. No signori: bisogna subito cadere nel sentimentale, sospirare…

GIORGIO Che colpa ne ho io se a poco a poco, insensibilmente, il sentimento amichevole che nutrivo per voi ha mutato natura?

OLGA Colpa, no! Ma bisogna far subito dietro-front. Subito.

GIORGIO (con voce tremante) Volete bene a un altro, è vero?

OLGA Cosa c'entra questo?

GIORGIO Perchè non me lo dite francamente? Forse che non avete il diritto di disporre di voi stessa? No, no, non abbiate paura. Non sono di quelli che fanno scene o che si atteggiano a vittime. So soffrire in silenzio, senza essere di molestia a nessuno.

OLGA (dopo una breve esitazione) Ebbene… voglio essere franca: sì.

GIORGIO (impallidendo) Ah, vedete!

OLGA (fa un movimento verso di lui) Ma vi assicuro che…

GIORGIO Per carità! Nessun conforto, vi prego! Mi sarebbe odioso. Guardate: non vi domando nè anche il nome. Soltanto… è un peccato che non abbiate voluto bene a me.

OLGA Ma io ve ne voglio!

GIORGIO Sì, sì, ma intendo… in quell'altro modo. Perchè non so imaginare con chi potrete trovare la vostra felicità. Se sposate un artista, finirete per diventare rivali, per distruggervi scambievolmente; o pure — siete capace di farlo — vi annullerete, per non intralciare con la vostra la sua gloria. Se invece sposate un borghese qualunque, soffrirete e lotterete molto; perchè tutto, in voi, nella vostra esistenza, è diametralmente opposto a quello che si pensa, si fa e si vuole nella cosidetta società per bene.

OLGA (con accento canzonatorio, ma tuttavia turbata) Sì che voi sareste l'unico?…

GIORGIO È ridicolo, lo so. Ma siete una natura troppo complessa per essere capita; e, quand'anche capita, apprezzata dal primo venuto. Ci sono in voi degli abissi di mistero che bisogna saper rispettare; dei fiotti di luce così ardente, che ne resterebbe bruciato l'occhio indiscreto di chi volesse fissarli…

OLGA (turbatissima) Chi vi ha detto?…

(Entrano dalla comune Teresa e Graziana).
Detti, Graziana e Teresa Mauri.

TERESA Si può?

(I due si ricompongono).

GRAZIANA (accennando a Giorgio) Chi si vede! (Scambio di saluti).

OLGA Oh, signora Teresa! Brava! Come sta? Buongiorno, Graziana…

TERESA (additando Giorgio) Quel discolaccio! Che cosa facciamo in casa d'una signorina per bene?

GIORGIO Ma… quello che ci vieni a far tu: nè più nè meno.

OLGA Come siete state buone a venire! Non ci si vede mai…

GRAZIANA Ma davvero!

OLGA Sono così occupata…

TERESA E noi! Abbiamo sempre cento cose da fare… Sai quante visite son notate per oggi? (mostrando il portabiglietti).

GRAZIANA Dieci.

OLGA Misericordia!

TERESA E poi, figùrati, siamo anche state all'Esposizione.

OLGA Ah sì? E che cosa ne dice?

GRAZIANA Ho visto il tuo quadro. Non ti pare che la cravatta. di quell'uomo sia troppo stretta? Usano tanto larghe, ora!

OLGA (ironica) Non ci ho pensato, cara, davvero!

TERESA Sembra che tu abbia riportato un gran successo… (Graziana si mette a esaminare gli studi alle pareti).

OLGA Per carità!…

GIORGIO Una bella cosa, proprio.

TERESA Almeno, così sentivo dire. Io, poi, non me n'intendo. Di questa vostr'arte moderna non ci capisco un'acca.

OLGA Non è poi tanto oscura.

GRAZIANA (additando uno dei disegni) È questo qui lo studio per il tuo quadro, è vero?

OLGA Sì…

GRAZIANA E questo, (guardando un nudo) cos'è?

TERESA (a Graziana, rabbiosamente) Non guardare; non c'è bisogno. (a Olga) Già, dicevo: tutto questo verismo non mi va. Non sono più esposizioni; ma botteghe di carne umana… Nudi di qua, nudi di là… E di carne andata a male, anche. (Odora un'essenza).

OLGA Com'è severa!

GIORGIO Critica a base di odorato!

TERESA Ah, già! Sei moderno, anche tu. Anzi, ho visto che hai fatto un acquisto.

GIORGIO Non ti piace?

TERESA Sarà bellissimo, ma in casa mia, intendiamoci bene, quel quadro lì non ce lo voglio.

GIORGIO Non dubitare. È per mio uso e consumo personale.

GRAZIANA Dove lo metti?

GIORGIO Non so, ancora…

OLGA Cos'è? Mi dica.

GRAZIANA La Baccante di Gianforti.

GIORGIO Già.

OLGA Ha avuto buon gusto.

GIORGIO Non è vero?

TERESA Sì, sì; intanto questa è l'ultima volta che mi ci vedono, a un'Esposizione: almeno, con lei (accennando a Graziana, sempre occupata a guardare gli studi di nudo). Hai capito di non guardare? (Ad Olga) Anche tu, potresti avere un po' più di riguardo, dal momento che questo è il tuo salotto…

OLGA (ironica, alzandosi) Oh, scusi! Non ci avevo proprio pensato… (Toglie via due o tre studi di nudo e li ripone in un angolo).

GRAZIANA (in collera) Avanti! avanti! Sarebbe meglio mi rinchiudessi in un convento!

OLGA Povera Graziana! A te, ora puoi guardare…

GRAZIANA Non più teatri, non più esposizioni, non più libri…

TERESA Mah!… Non sono io che scrivo le commedie immorali e i libri indecenti.

GIORGIO Che'esagerazioni!

TERESA (piano a Giorgio) Ah sì? Ma dimmi: se domani un uomo o una donna andassero a passeggiare per la strada… in costume… c'intendiamo! non ci sarebbero cento guardie pronte ad arrestarli?

GIORGIO Cosa c'entra questo?

TERESA C'entra benissimo, perchè quelli che passeggiano in effigie lungo le pareti delle esposizioni dovrebbero essere soggetti alla stessa sorveglianza… secondo me, almeno.

GIORGIO (alzandosi per salutare) Secondo te; ma non secondo gli altri.

TERESA Oh, tu, si sa! Sei superiore…

GRAZIANA (a Giorgio) Vai via?

TERESA Vieni a pranzo a casa, stasera?

GIORGIO Mi dispiace, ma sono invitato.

TERESA Allora domani?

GIORGIO Sai che aspetto degli amici…

GRAZIANA Non vieni mai…

TERESA È come se non l'avessi, questo figliuolo. Una bella moda, che i giovanotti debbano avere un appartamento separato! Ai miei tempi non usava. Ai miei tempi i figliuoli ricevevano gli amici in casa dei genitori; al giorno d'oggi, invece… basta, lasciamo andare.

GIORGIO Ti sbagli, sai, perchè sarà un pranzo moralissimo.

TERESA È meglio non parlarne.

GRAZIANA Ci sono anche quelli immorali?

TERESA Zitta, pettegola!

GIORGIO Ti posso anche dire chi verrà: il marchese Bei, l'avvocato Vettori…

TERESA (con interesse) Chi? quello…

GIORGIO Che era a Viareggio, sì. (Graziana arrossisce. Olga la osserva).

TERESA A dire il vero, avrebbe potuto venire almeno una volta a trovarci, dopo tanta intimità!

GRAZIANA (a Olga) Da te ci viene, è vero?

OLGA (con lieve imbarazzo) Qualche volta…

GIORGIO Dunque: Bei, Vettori, Salvelli…

GRAZIANA (maliziosa) Quello della Liuzzi?

OLGA È bene informata!

TERESA Sciocca! Ripete come un pappagallo…

GIORGIO Si festeggia Bei, che, dopo dieci anni, è stato finalmente laureato in legge.

TERESA Te li scegli bene, i tuoi amici!

GIORGIO (ridendo, a Olga) Signorina, a rivederla. (Scambio di saluti).

TERESA Buon di, capo scarico!

(Giorgio esce).
Olga, Teresa e Graziana.

TERESA (a Olga) Vedi, a me, in questi tempi, fa l'effetto di camminare sul ghiaccio, col pericolo di scivolare a ogni passo. Quando poi dobbiamo sostenere una di queste innocenti… (accennando a Graziana) ah, la responsabilità è assai grave!

OLGA Cara signora, tutti questi pericoli non esisterebbero, se le ragazze venissero educate in altro modo.

TERESA Ah, già, le tue teorie!

OLGA Quando voi dite ad esse: sapete, ci sono due specie di verità: queste, che potete conoscere, e quest'altre, che dovete ignorare; che cosa succede? Che delle verità concesse non si occupano nè punto nè poco; mentre su quelle che devono ignorare si gettano con la curiosità morbosa che desta il frutto proibito.

TERESA (con furia) Ma Olga, Olga! Hai una libertà di linguaggio!… (A Graziana) Va a farti dare un bicchier d'acqua. Un po' di riguardo, santo Cielo!

(Graziana via).
Olga e Teresa.

TERESA Una diecina di ragazze come te, e il mondo sarebbe bell'e rivoluzionato! Già, non potrebbe essere altrimenti… Non vuoi ascoltare i consigli di chi ti vuol bene… Cosa direbbe la tua povera mamma, buon'anima!…

OLGA Ho sempre pensato ch'essa mi avrebbe educata cosi, come mi sono educata io.

TERESA Ah, no! Era una santa donna. Una creatura dolce e sommessa…

OLGA Era anche, e lei me l'ha detto tante volte, incapace di una menzogna o di una bassezza; anch'essa adorava la verità; e non credo condannerebbe la sua figliuola per aver fatto della verità la sua fede e la sua religione… Mi dica: sono poi tanto cattiva, così, come sono?

TERESA Cattiva!… Che discorsi!

OLGA Ma le dispiacerebbe, è vero, che Graziana stesse molto con me?

TERESA No! Ma hai certe idee…

OLGA (improvvisamente seria) Ha ragione. Non dovrebbe condurla mai, qui.

TERESA Benedetta figliuola! E pure, credi, un consiglio buono, qualche volta, non ti farebbe mica male. I giovani non hanno esperienza… non vedono i pericoli… Nessuno, più di me, sa che tu… ma infine…

OLGA Ma cosa? Cosa?

TERESA Per esempio: ti par bello quello che vanno raccontando? Che sei emancipata, che in casa tua i giovanotti vengono e vanno…

OLGA Ah!

TERESA Una ragazza è presto compromessa.

OLGA A questo ci devo pensare io.

TERESA Oh, figùrati! Come non detto… (Pausa) A proposito: quel Vettori… lo conosci bene?

OLGA Perchè?

TERESA Donando…

OLGA Sì,

TERESA Perchè vorrei… (avvicinandosi a Olga) che tu, una volta, oh, così, en passant… gli parlassi di Graziana… per sentire un po' che cosa ti risponde… No, non c'è niente! Ma… appunto, a Viareggio… le faceva un po' la corte… e ti dico la verità… mi piacerebbe assai non lasciar raffreddare la cosa. Di quei giovani lì, al giorno d'oggi, se ne trovano pochi. Eh? Che cosa ne dici?

OLGA Per carità! Non mi dia di quest'incarichi! Io non mi occupo di combinare matrimoni.

TERESA Ssst!… (Si guarda intorno) Dicevo, così… del resto, sai, non importa.

Dette, Graziana e Silvio.

GRAZIANA (entrando, agitata, col bicchiere d'acqua in mano, seguìta da Silvio) Guarda chi c'è, mamma!

TERESA Dammi, che la versi tutta! (Prende il bicchiere).

SILVIO Come sta, signora Mauri?

TERESA (a Silvio) Bisogna venire qui per avere il bene di vederla!

SILVIO (a Olga, offrendole un mazzo di fiori) Ci dovrebbero essere anche delle foglie d'alloro… Le mie congratulazioni.

OLGA (fredda) Grazie.

TERESA (a Silvio) Dica, perchè non è mai venuto a trovarci?

SILVIO Mi perdoni. Sono un orso…

(Olga, frattanto, sarà andata verso la parte opposta col pretesto di disporre i fiori nei vasi).

SILVIO (a Graziana) E lei sta bene? Come ha passato l'inverno? Si è divertita? Ha ballato molto?

GRAZIANA Ma che! La mamma pretende che sono troppo giovane per andare in società.

SILVIO La mamma ha ragione.

GRAZIANA Ho quasi diciannove anni, sa?

SILVIO Uh, com'è vecchia!

TERESA Hanno sempre tanta fretta queste benedette ragazze!

GRAZIANA E a Viareggio ci tornerà, quest'anno?

SILVIO Oh no, non credo.

OLGA (ironica) Perchè? Dicono che l'aria sia molto salubre, laggiù.

GRAZIANA (eccitata) E poi ci si diverte tanto! Si ricorda quella gita in barca, che finì così tragicamente?

SILVIO Altro! (Guarda di tratto in tratto, imbarazzato, dalla parte di Olga).

GRAZIANA Il mio povero vestito!… L'ho ancora cosi, tale e quale, tutto macchiato dall'acqua salsa. Se lo ricorda?

SILVIO Era a quadretti celesti e bigi.

OLGA (c. s.) Che buona memoria!

SILVIO (indispettito) Non c'è niente di straordinario!

TERESA (alzandosi e avvicinandosi con affettazione a Olga) Che cosa fai?

OLGA (fredda) Sto accomodando i fiori.

TERESA (vedendo un fascio di disegni alla rinfusa) Oh, quante belle cose!

OLGA Sono studii di nudo: a lei non piacciono.

TERESA Mostrami, mostrami.
(Tiene occupata Olga domandandole schiarimenti).

GRAZIANA (a Silvio) Ma davvero non tornerà più aViareggio?

SILVIO Non credo. E loro?

GRAZIANA Guai se tutti fossero infedeli come lei!

SILVIO Mi calunnia.

GRAZIANA E allora perchè non è mai venuto a trovarci? Perchè non le importa più niente di me, lo confessi.

SILVIO Oh, che discorsi!

GRAZIANA Fosse venuto almeno una volta a informarsi se ero viva o morta!

SILVIO Sapevo da Giorgio che ha sempre goduto di perfetta salute… Ma ci verrò, da loro; sarà un'eccezione, perchè non faccio mai visite… (A Olga, avvicinandosi) E a noi non fa vedere nulla?

OLGA (fredda) Sono cose che ha già vedute.

GRAZIANA E che io non posso vedere.

SILVIO (avvicinandosi al quadro rappresentante l'arco in rovina) Ah, ci ha lavorato!

OLGA (voltandosi) Dove? Ah, tre orette stamattina, sì.

TERESA Splendido!

GRAZIANA Magnifico!

OLGA Oh!… È a pena abbozzato… (A Silvio) E lei non dice nulla?

SILVIO Ma… ecco; io vorrei che qualcuno, che lei, signorina, mi spiegasse una buona volta che cosa trova da ammirare in quei quattro vecchi sassi.

GRAZIANA Che orrore!

OLGA Andiamo, via…

SILVIO Si scandalizzano? perchè io sono franco. Credano a me; fra quelle migliaia di persone che si piantano davanti il Foro Romano e vi restano per ore e ore in contemplazione, non ce ne sono dieci in buona fede.

GRAZIANA Questo lo dice lei.

OLGA Zitto, zitto. Son bestemmie.

SILVIO E allora m'aiuti lei a capire.

OLGA Non è certo il mio lavoro che può aver questa pretesa… ma non vede, non vede balenare fra pietra e pietra l'anima delle cose morte?

SILVIO L'anima delle cose morte… E poi?

OLGA Mi pare che basti. È tanto bello il passato!

SILVIO È tempo di scuotersi, che diamine! Sapete che effetto mi fa la vostra alma Roma? Nè più nè meno che quello di una bella donna, la quale, vedendo la sua bellezza sfiorita, si butti a far la commedia dell'anima. Io ne ho abbastanza, dico la verità.

OLGA Ma è scandaloso, addirittura!

TERESA Non si faccia sentire!

GRAZIANA È per questo che abita su al Macao?

SILVIO (ridendo) Precisamente. Là, almeno, si respira. Non dico, di tanto in tanto, una scappatina anche da questa parte… ma per la vita di tutti i giorni ci vuole l'ambiente sano.

TERESA In questo ha ragione.

OLGA Resta a vedersi se le case di Roma alta, che non hanno altro pregio che quello di essere nuove, mi compensano della mancanza di quell'estetica squisita che trovo nei miei quattro vecchi sassi, come li chiama lei.

SILVIO E le pare piccolo pregio, per una casa, quello di essere nuova? Guardi: del mio appartamentino al Macao sono il primo inquilino; il primo, capisce, da che quella casa è stata costruita. Sa che piacere è il mio pensare che quelle pareti sono vergini d'impronta altrui; che nessun piede, prima del mio, ha lasciato la sua orma sul pavimento levigato?… La verginità di una casa!… Ma la parola stessa non le dice trattarsi di una cosa preziosa?

OLGA Preziosa! Secondo i casi.

SILVIO Che paradossi! (A Teresa) Che cosa ne dice, signora?

TERESA Oh, stia un quarto d'ora con Olga, e ne sentirà delle belle. (Si alza).

OLGA Cosi presto?

TERESA Te l'ho detto, abbiamo tante visite da fare… (A Silvio) Dunque venga a trovarci.

SILVIO Mi procurerò questo piacere.

GRAZIANA Va all'Argentina, stasera?

SILVIO Sì…

GRAZIANA Anche noi.

SILVIO Allora mi permetterò di far la mia prima visita nel loro palco…

TERESA Bravo: numero 12, primo ordine. (A Graziana) Andiamo.

SILVIO Me ne ricorderò. A proposito di teatro: ha sentito che cosa è accaduto alla signora Pattiani? (Graziana ride).

TERESA Mi lasci andare; è tardi…

SILVIO No, no, senta, prima: è carina. Davano le Vergini, al Valle. La signora Pattiani, giudicando la commedia dal titolo, vi andò con le figliuole.

TERESA Brava!

SILVIO Subito, alle prime scene, si accorse d'averla fatta grossa… Che cosa fare? Andarsene, pensò, avrebbe dato troppo nell'occhio: tanto più che non erano in palco, ma in poltrona.

TERESA Io me ne sarei andata.

SILVIO Essa, invece, rimase, ricorrendo a un espediente… ingegnoso.

OLGA Cioè?

SILVIO Quello di tossire nei punti più scabrosi. Ora… loro conoscono la commedia?

TERESA No, ma ne ho sentito parlare.

SILVIO Bene, questo voleva dire… tossire abbastanza spesso. — I vicini, seccati, incominciarono a zittire; per farla breve, la povera signora ha dovuto inghiottire la sua tosse, con immenso gaudio delle ragazze.

TERESA Che orrore!

SILVIO E stamattina, all'Esposizione, non si parlava che della tosse della signora Pattiani, e ci fu qualcuno che le offerse una scatola di pastiglie… (Tutti ridono).

TERESA È così che c'incoraggiano a fare il nostro dovere! Ingrati! Dovreste esser voi i primi a proteggerci!

GRAZIANA Del resto, è stata fatica sprecata, perchè avevano letto la commedia di nascosto…

OLGA Capisce?

TERESA Benedette ragazze!… Via, andiamo, che è tardi.

(Scambio di saluti. Teresa e Graziana escono).
Olga e Silvio.

OLGA Quelle sono le ragazze pure! Peuh!… Gigli che guazzano nel fango!

SILVIO Perchè?

OLGA Vuoi darmi a intendere che non te ne sei avveduto, della corte che ti ha fatto quella civetta?

SILVIO Eh! Se non c'è altro…

OLGA Oh già, tu ne ridi.

SILVIO Dovrei farne una tragedia?

OLGA Dunque ti pare bello, il modo con cui s'è condotta con te?

SILVIO Nè bello, nè brutto: naturale. Si sa come succede: ci siamo trovati in uno stabilimento di bagni; essa era carina, io non avevo niente da fare; e l'ho corteggiata. Si torna in città; noi dimentichiamo, ma esse, poverine, no. Al primo incontro arrossiscono, si confondono, tentano un ritorno all'intimità di un tempo, senza accorgersi che stuona maledettamente nel nuovo ambiente. Serbano gelosamente nascosto un fiore marcito, un vestito macchiato… Vuoi farne loro una colpa?

OLGA Se lo facessero soltanto una volta!… Ma lo fanno sempre… Quindici giorni fa, tutta Roma la diceva fidanzata d'un tale; ora s'attacca a te…

SILVIO Via, via, quella povera ragazza non merita poi tutta quest'ira.

OLGA Oh già! Perchè, per voi, la colpa non è che… quella! Per me, invece, è la prostituzione continua del proprio pensiero, oggi a te, domani a un altro. Ma delle segrete dedizioni di queste cocottes dell'anima nessuno si scandalizza; e bisogna, davanti a loro, badare come si parla!

SILVIO Ma sai che sei originale? Dunque la purezza del corpo non ha nessun valore?

OLGA Di fronte a quella dell'anima, no certo!

SILVIO Anima, anima! È una parola.

OLGA Ah, bene! Facciamone pure mercato, purchè restiamo materialmente pure! Questa è la grande virtù, questa è la vera castità! E perchè? Ve l'hanno forse detto, che sia questa e non l'altra?

SILVIO (serio) Mia cara, quando un'idea si propaga di secolo in secolo; quando da generazione a generazione essa viene consegnata ed accolta come un'eredità sacrosanta; quando la maggioranza la considera un'idea di verità e di giustizia, ho diritto di credere in essa e di proclamare nel torto chi pensa altrimenti.

OLGA Anche al tempo di Galileo si ragionava cosi.

SILVIO Ma l'uomo non potrebbe vivere nè anche un momento al di fuori di queste leggi! Esse sono la sua schiavitù e la sua libertà insieme; la sua debolezza e la sua forza. Bisogna accettarle senza discuterle. Come in religione la discussione crea l'ateo, anche in questo chi discute finisce col mettersi al di fuori dell'orbita comune, dove non c'è più nè legge, nè diritto, nè dovere, nè verità, nè menzogna. (Olga resta come atterrita e lo guarda smarrita). Piccola ribelle, che vorresti mutare le leggi umane, nientemeno! Perchè, poi? Sono le persone inasprite da forti dolori che diventano i grandi ribelli; ma tu?… — E ora piangi? — Olga! — Su, alza la testa… Oh, che sciocchi! Star qui a perdere il nostro tempo, mentre invece ho tante cose da dirti!

OLGA (sforzandosi di sorridere) Scusami, sono un po' nervosa… forse ho lavorato troppo.

SILVIO Quando saremo insieme, nasconderò i pennelli.

OLGA (dolcemente) Mi ribellerò…

SILVIO A me sì, potrai ribellarti! — Dunque senti. — Ho combinato con l'ingegnere Ciatti.

OLGA Ah!

SILVIO Le trattative per l'impianto di quell'industria sono quasi conchiuse; io, con Ciatti, ne assumo la direzione amministrativa…

OLGA Qui?

SILVIO A Berlino. — Ti dispiacerebbe molto lasciare l'Italia? Già, capisco… Ma si tratterebbe, al massimo, di due anni; in capo ai quali, se gli affari andranno bene, si metterà una succursale in Italia: — a Milano, per esempio, — della quale sarò io il direttore. Ma di questo riparleremo. E adesso… veniamo al buono! (le mostra una lettera) Guarda.

OLGA (turbandosi) Di tuo padre?

SILVIO Col suo consenso. — Come sono felice! Perchè, quantunque fossi deciso a sposarti in ogni modo, mi sarebbe rincresciuto assai agire contro la sua volontà… Non dici niente?

OLGA La sorpresa…

SILVIO Capisco. Questa sorda opposizione è stata dura per la tua fierezza. Ma devi scusarlo. I vecchi hanno certe idee… Mio padre vagheggiava per me una moglie queta, umile, un po' insignificante… una ragazza, insomma, come Graziana e tante altre sue pari. L'idea di avere per nuora un'artista lo spaventava. Gli pareva impossibile, povero vecchio, che chi si chiama Olga De Velaris potesse adattarsi alla vita oscura di famiglia… potesse essere una buona moglie… Ma tu non devi tenergli il broncio; adesso si è persuaso…

OLGA (come fra sè) E aveva ragione…

SILVIO Come?

OLGA Niente…

SILVIO Ed è così che accogli una notizia simile?

OLGA Cosa devi pensare di me! (Con impeto improvviso) Silvio! Mi vuoi bene?

SILVIO Lo sai.

OLGA No, dimmelo… Ho bisogno di sentirmelo dire…

SILVIO Sei il mio amore caro…

OLGA Anch'io, sai, ti voglio bene… Oh, perchè non c'è una parola più forte, più intensa… una parola che non sia mai stata detta…

SILVIO Cara! — E adesso saremo felici, sempre insieme… sempre… sempre…

OLGA No, no, zitto… non bisogna… non bisogna domandare troppo… (posa la testa sulla spalla di lui) Così… così in eterno…

SILVIO Angiolo! — Oggi stesso seriverò a mio padre; e quando verrà qui ci fidanzeremo; e fra due mesi…

OLGA No… no…

SILVIO Perchè, capisci, in settembre dovremo essere a Berlino! E… il viaggio di nozze…

OLGA (risollevandosi, dolorosamente) Perchè dici tutte queste cose… Non siamo felici, così?

SILVIO (con passione) Non vuoi esserlo anche di più?

OLGA (come sognando) Anche di più!

SILVIO Faremo un bel viaggio… in Isvizzera. Ti piace?

OLGA (dopo un breve silenzio) Senti: non credi che sarebbe meglio aspettare di sposarci al tuo ritorno?

SILVIO Quale ritorno?

OLGA Da Berlino. Così ci sistemiamo una volta per sempre…

SILVIO Ma come! Dici sul serio? Aspettare altri due anni! È questo il bene che mi vuoi?

OLGA Hai ragione… E poi… sarebbe lo stesso.

SILVIO Olga! Cosa vai dicendo?

OLGA (risolutamente) Ascoltami: devo dirti una cosa.

SILVIO Sentiamo.

OLGA Ma devi rispondermi francamente, sai; proprio come se tu fossi in punto di morte.

SILVIO Che allegria!

OLGA (con sforzo) Ci tieni molto a questo matrimonio?

SILVIO Olga!…

OLGA Rispondimi…

SILVIO Mi nascondi qualche cosa. — Ti sei pentita!

OLGA No, no, caro…

SILVIO Non mi vuoi più bene!

OLGA Lo sa Dio se te ne voglio!

SILVIO E allora?

OLGA È tanto tempo che ci penso… È inutile; non sono la moglie che ci vuole per te. Oggi, poi, me ne sono proprio convinta.

SILVIO Ma questo è affar mio. Tu non c'entri. Io ti voglio così come sei. Se non fossi così, non ti avrei voluto bene.

OLGA (dolorosamente) Ma avrai la forza di sormontare tanti pregiudizi, tanti principii a cui tieni?

SILVIO Quali?

OLGA Quelli stessi per i quali tuo padre esitava a dare il suo consenso…

SILVIO Un vecchio, si sa, ha certi preconcetti…

OLGA Anche tu.

SILVIO Io?

OLGA Tu, si; non l'hai detto anche poco fa, davanti a me?

SILVIO Grazie! Una cosa è mettersi al disopra del pregiudizio che comanda, per esempio, di ricevere una sposa dalle mani della madre; un'altra è calpestare, per conquistarla, un sacro principio…

OLGA (cupamente) E se tu dovessi farlo? — (Silvio si scosta, la guarda) Lo vedi! Ah lasciami! lasciami, prima che sia troppo tardi!

SILVIO (con voce terribile) Cosa dici! Cosa dici!

OLGA (con voce morente, volgendo lo sguardo verso il quadro non finito) Silvio! Sono… sono… anch'io… una… rovina… (Si copre il viso con le mani).

SILVIO (stenta a capire; la guarda; poi, come in un lampo, comprende; respinge Olga lontano, con ribrezzo) Ah!… Infame!…

OLGA (buttandoglisi davanti in ginocchio) No! no! non ho fatto niente di male! Te lo giuro! Te lo giuro per la memoria di mia madre morta! Ascoltami! (Silvio la respinge e fa per andarsene) No, per amor di Dio! Non lasciarmi così! Silvio, non lasciarmi, senza che io ti abbia detto…

SILVIO (scotendole il braccio, brutalmente) E che cosa vuoi dirmi, infame! Commediante!

OLGA Lo so! lo so! ma non è vero! Non ho mai avuto un penstero che non fosse per te! Sono stata piu tua così che se fossi diventata la tua amante!… Mi credi? Mi credi?

SILVIO (ferocemente) Credo… Oh! Che cosa ho fatto per meritare!… (Si getta, singhiozzando, sopra una sedia).

OLGA (trascinandosi presso di lui) Non piangere! Ti giuro che non devi piangere! Dovevo dirti prima… è vero… ma avevo sempre sperato che tu non fossi come gli altri… e poi non potevo vivere senza di te… È stata una maledetta fatalità!… (con accento rotto e convulso) Ero una povera bambina ignorante, capisci? Avevo a pena quindici anni… Che cosa vuoi che sapessi? M'hanno presa, così, come si prende un fiore da un prato… Così! Così! Credi che non ti direi la verità, ormai?… Aspetta, voglio dirti tutto… (Si tocca la fronte, smarritamente) Ero in campagna… dove m'avevano mandato dopo la morte della mamma… oh, mamma mia santa! — in casa di buona gente… Mi tenevano come figliuola. E, per occuparmi, mi avevano affidato il piccolo gregge, che io menavo ogni mattina al pascolo… Oh, le lunghe ore solitarie! Io pensavo alla mamma morta, al babbo lontano, alla casa dove non ero mai più entrata… Che tristezza! (Pausa) Ed egli… egli veniva qualche volta a sedere presso di me… Si taceva, affranti dal caldo… ah mi ricordo! Mi ricordo!… (rabbrividendo) Quel giorno!… (Pausa) A un tratto vidi passare in quegli occhi di fanciullo una fosca fiamma che m'impaurì; e, senza saperne il perchè, mi diedi a fuggire… Ma egli mi rincorse, mi raggiunse… (Si copre il viso con le mani) — Oh Silvio, l'orrore di quella colpa commessa nell'incoscienza; il ribrezzo di me stessa; il terrore degli altri; e quella voce assidua di rimpianto e di vergogna; e l'angoscia immensa per il male irreparabile… Ah, quante lacrime piene di umiliazione! — Ma poi, più tardi, lo sprazzo di luce improvviso nelle tenebre del mio cervello infantile; e dal fondo del mio cuore, l'eco di quell'altra voce, confusa e terribile: « Perchè ti umilii, perchè ti umilii così? Non è in te qualche cosa ancora che nessuno ti può portar via, se tu non vuoi donare? Su, alza la testa! A te, povera bambina che piangi, resta ancora un'animal! » (Con un grido, esaltandosi) Un'anima!… Un bene tutto mio, che possedevo senza saperlo; una verginità sacra sulla quale dovevo vegliare; ah no, no, piangere! Mi pareva di vederla, tutta bianca, tutta pura, innocente, e mia, unicamente mia; e giuravo a me stessa di non contaminarla mai; e provavo per essa tenerezze materne, orgogli materni; e pensavo all'uomo che l'avrebbe avuta un giorno, che vi avrebbe scritto sopra, primo e unico, un nome adorato… Tua, Silvio, tua e di nessun altro, mai! Tutti i miei pensieri a te!… A te, tutti, anche i più segreti… Che cosa importa il resto? … È vero, Silvio? Non mi rispondi? … (con angoscia) Vorresti dunque negarmi ciò che Dio mi prometteva quand'ero una povera bambina ignorante? Silvio! Una parola! (Silenzio. Poi, con voce morente) Avevo dunque ragione di piangere!… Ah, avevo ragione!… (Silvio avrà seguito il racconto prima con diffidenza, con disperazione; poi con commozione sempre crescente….. Alle ultime parole egli la considera lungamente, intensamente, gli occhi negli occhi, senza fiatare… Poi, d'improvviso, la sollera e l'attira a sè… Olga, da prima dubbiosa, a poco a poco cede; finchè, indovinando, si getta, con un grido, fra le sue braccia. — Restano così avvinti, immobili, nella penombra. Poco dopo si sente bussare all'uscio: si scuotono, come se si destassero da un sogno: hanno a pena il tempo di ricomporsi. Dall'uscio che si apre entra un fascio di luce).

Detti e Marietta.

MARIETTA (entrando) Scusi, signorina… ho portato la roba…

OLGA Passa, passa pure.

MARIETTA Se permette, c'è il facchino col baule…

OLGA Ah, va bene.

MARIETTA Lo faccio posare là fuori?

OLGA Si. Chiama la signora Virginia, che ti farà vedere… (Marietta esce).

Olga e Silvio.

SILVIO Chi è?

OLGA Non l'hai vista? — Marietta.

SILVIO Così al buio… La modella?

OLGA Sì…

SILVIO E che cosa viene a fare qui, a quest'ora? Con quel baule?

OLGA Poveretta! Non lo sai? Leonardi l'ha lasciata da un momento all'altro… E io le ho offerto di venire a dormire da me, per qualche notte… Ho fatto male?

SILVIO Ah già, m'avevano detto… Sposa una signorina di Milano. Si è fidanzato ieri. (Pausa: durante la quale Silvio guarda intorno a sè con l'espressione di un uomo che, ridestandosi, torna a poco a poco alla realtà delle cose. Indi si alza e prende il cappello che, entrando, aveva posato sulla sedia. Olga segue inquieta ogni sua mossa).

OLGA Te ne vai? Così presto? Silvio…

SILVIO (freddo) Non facciamo scene; è vero?

OLGA (con angoscia improvvisa) Silvio!…

SILVIO Lasciami andare tranquillamente. È meglio per te e per me.

OLGA (con disperazione) Silvio!! Ah! ti sei pentito! Non mi credi!

SILVIO No!

OLGA Ma se ti giuro!…

SILVIO È lo stesso…

OLGA Ma allora… prima… Hai mentito!…

SILVIO Ho sognato. E ai sogni segue sempre il risveglio; o presto o tardi. Lasciami andare.

OLGA Ma come!… Mi lasci? Mi lasci?! Silvio!!!

SILVIO Non gridate così. Cosa volete? Siamo stati vittime di un'allucinazione… Abbiamo creduto possibile l'impossibile… Siate ragionevole…

OLGA (cadendo a sedere sul divano) Ah! non mi ama più!!…

SILVIO (curvandosi su di lei, con voce rauca) Ma io ti adoro!… E se tu volessi…

(Olga, con un grido terribile, cade riversa sul divano. Silvio fugge via). Cala rapidamente la tela.



Salotto in casa di Giorgio.

A destra, scrivania; accanto, piccolo centro formato da poltroncine, sedie, una chaise-longue, ecc. A sinistra, biblioteca. Pure a sinistra, finestra. In fondo, a sinistra, buffet. In fondo, a destra, porta che conduce alla camera da letto, celata da una tenda. La comune a destra. In mezzo, tavola apparecchiata per cinque persone. Sulla scricania, diverse fotografie di donna. Giorgio e Silvio: poi Paolo.

GIORGIO Ma io ti ringrazio, amico mio. E ti posso assicurare che mio padre accoglierà la tua domanda con vero piacere. La felicità di Graziana non potrebbe venire affidata meglio che a te.

SILVIO (turbato) Ti giuro che per quanto sarà in mio potere farò il possibile perchè la sua vita scorra tranquilla e serena…

GIORGIO Come ne sarà contenta mia madre! E anche a me viene tolto un gran pensiero… Sai che nutro per quella fanciulla una tenerezza quasi paterna; ho dieci anni più di lei! E il suo avvenire era per me un terribile problema. So troppo bene che cosa sia la vita del giovanotto, al giorno d'oggi, per non tremare all'idea ch'essa s'innamorasse d'uno dei tanti Don Giovanni da salone…

SILVIO Ma noi parliamo di tutto questo come se fossimo sicuri del fatto nostro…

GIORGIO Dubiti del suo consenso? Ma se ti ha sempre voluto bene, dal primo giorno che ti ha conosciuto! Non te ne sei accorto? A Viareggio ne parlavano tutti… E, sai, con mia madre si era anche vagheggiata l'idea d'un matrimonio… Poi, tornati in città, e visto come la cosa s'era fermata li, pensai che si fosse trattato d'un semplice flirt

SILVIO Ecco, francamente… Direi una bugia se ti affermassi d'aver pensato a lei durante quest'inverno. Quando la conobbi, laggiù, sentii subito per esa una simpatia vivissima, e durante quel tempo vissi proprio sotto il suo fascino; però non pensando nè anche da lontano al matrimonio…

GIORGIO Già, già!

SILVIO Tanto che, tornato a Roma, avevo ripreso le mie vecchie abitudini; non solo, ma avevo anche annodato nuove… infine, m'ero buttato un'altra volta nel vortice della vita da scapolo…

GIORGIO Intendo, intendo…

SILVIO Poi… dei dispiaceri…

GIORGIO Dispiaceri?…

SILVIO Oh, sciocchezze! Ma, sai, viene il momento che ti accorgi del vuoto di un'esistenza come quella… talvolta basta una piccola cosa, per far traboccare la bilancia, per farti gridare: basta! E allora, rivedendo ieri sera tua sorella, mi sono accorto che la simpatia esisteva sempre, benchè latente; e…

GIORGIO Ci sei rimasto a lungo, in palco!

SILVIO Mi pareva che la sua compagnia mi facesse bene… quell'ingenuità, quella freschezza d'imagini, tutto quel non so che di puro col quale noi giovanotti veniamo così di rado a contatto, m'ha impressionato, ha agito come un balsamo sui miei nervi un poco tesi…

GIORGIO E per paura di pentirti, non hai voluto por tempo in mezzo?

SILVIO Non mi pentirò, non dubitare.

GIORGIO Certo… sposando una ragazza sul tipo di Graziana, c'è il vantaggio di farne quel che si vuole. E poi… sai bene che la moglie è quale la fa il marito. (Guarda l'orologio). Oh, perbacco! Sono le cinque e mezza… Bisogna che esca un momento… Ho dimenticato di ordinare una cosa. Tu, cosa fai? Resti? (Suona).

SILVIO Verrò anch'io…

PAOLO (entrando) Comanda?

GIORGIO Il paletot e il cappello. (A Silvio) E… ne parlerò intanto a casa, eh?

SILVIO Aspetta due o tre giorni ancora: preferirei…

GIORGIO (scherzoso) Ho capito. Abbiamo qualche negozio da sistemare… qualche vecchia partita da saldare…

SILVIO No, non per questo…

GIORGIO (c. s.) Va là, vuoi dirlo a me? Son pochi quelli che sarebbero pronti a fidanzarsi, così su due piedi. I più domanderebbero un mese di tempo per potersi presentare bianchi come panni di bucato! (indossando il paletot) Solamente… badiamo, eh?

SILVIO (turbato) Che discorsi!

PAOLO (piano a Giorgio) Non c'è Champagne

GIORGIO L'ho ordinato. (A Silvio) Veramente questo è il dietro scena al quale un invitato non dovrebbe assistere.

SILVIO Ma ti pare! Fra noi!

(Escono).
Paolo e un facchino.

PAOLO (finisce di apparecchiare. Dopo poco suonano. Paolo esce; torna subito, seguìto da un facchino).

FACCHINO (con una cesta sulle spalle) Dove la metto?

PAOLO Qua. Piano, ohè! Non lo vedete che ci sono i bicchieri? (Il facchino posa la cesta in terra e ne trae fuori le bottiglie).

FACCHINO (contando) Due, quattro, sei. E questo è il conto.

PAOLO Portatelo in casa Mauri.

FACCHINO O questa, cos'è?

PAOLO La succursale: qui si riceve, ma non si paga.

FACCHINO Allora lo porterò là. (Riprende la cesta) Via Goito, è vero?

PAOLO Numero dodici.

(Il facchino esce. — Paolo si occupa intorno alla tavola. — Altra sonata. Paolo esce).
Paolo, Graziana, Fräulein Bett.

GRAZIANA (entrando con Paolo) Ah, non è in casa?

PAOLO No, signorina. Saranno dieci minuti che è uscito.

GRAZIANA Solo?

PAOLO Col signor Vettori.

GRAZIANA Ah! (guardando la tavola) Oh, oh, che preparativi! Per che ora è il pranzo?

PAOLO Per le sei e mezza.

Fräulein BETT (a Graziana) Dunque, che cosa si fa?

GRAZIANA Mi lasci pensare… (A Paolo) Avete detto che tornerà fra poco?

PAOLO Ma, così credo, signorina.

GRAZIANA Lo aspetterò…

PAOLO Se vuol dire a me…

GRAZIANA No, no; preferisco aspettarlo.

(Paolo esce).

Fräulein BETT Allora… se aspetti… vorrei profittarne per… ho una commissione da fare, qui accanto…

GRAZIANA (guardandola con intenzione) Va bene.

Fräulein BETT Fra dieci minuti torno.

GRAZIANA Vada pure.

Fräulein BETT Non dirlo a tua madre…

GRAZIANA Non dubiti! (Fra sè, mentre Fräulein Bett si avvia per uscire) come se non lo sapessi, dove vai!

(Fräulein Bett via).
Graziana sola; poi Salvelli; poi Paolo.

GRAZIANA (vedendo le fotografie) Altro che esposizione! Qui davvero sarebbe il caso di dire: non guardare! Che grazia di Dio! (Ne prende alcune: le osserva) Questa è bellina… ma così magra!… Anche quest'altra… Pare che Giorgio abbia un debole per le magre: ce n'è una collezione… Oh! oh! Che posa ardita! Sfido io che così si è belle! Vestita… più no che sì… affondata tra le pelliccie e i fiori… e poi pretendono che i giovanotti ci preferiscano, noi, povere diavole… (Va alla biblioteca, l'apre; ne esamina i libri) « Fisiologia dell'amore »… Cosa vorrà dire? (Prende il libro con sè e torna sul davanti della scena, verso la "chaise-longue". Passando accanto alla scrivania scorge le sigarette; ne prende una, l'accende) Già che nessuno mi vede!… (Si sdraia sulla "chaise-longue" in posa piuttosto libera, e incomincia a leggere).

SALVELLI (entrando dalla comune scorge Graziana, che gli volta le spalle; l'osserva a lungo, con occhio di conoscitore; poi si mette a tossire).

GRAZIANA (trasalendo e voltandosi) Oh Dio!

SALVELLI Perdoni… Mi dispiace d'aver spaventata la signorina… Ho trovato la porta aperta…

GRAZIANA La porta aperta?

SALVELLI Già… forse il cameriere sarà sceso un momento…

GRAZIANA Cercava Giorgio?

SALVELLI Precisamente.

GRAZIANA Anch'io lo sto aspettando… Or ora verrà. S'accomodi, intanto… (Tenta di nascondere il libro).

SALVELLI Non si disturbi, per carità… Se permette, mi presento da me: Salvelli, Corrado Salvelli. (Graziana sorride con intenzione; egli la guarda, interdetto) Mi… Avevo forse l'onore di essere già conosciuto dalla signorina?

GRAZIANA No, ma avevo sentito parlare tanto di lei… (Il libro cade a terra).

SALVELLI (imbarazzato) Ah!… (Raccatta il libro e ne legge il titolo) Brava! (Con malizia) Cosa ne direbbe, se lo leggessimo insieme?…

GRAZIANA So leggere anche da me…

SALVELLI Dicevo… perchè questi libri… si leggono meglio in due.

GRAZIANA (con finta ingenuità) Non capisco…

SALVELLI (guardandola con intenzione) Allora lo rimetteremo al posto: va bene? (Si alza).

GRAZIANA È meglio. Se viene Giorgio…

SALVELLI (c. s.) Già, potrebbe credere… (Ripone il libro). Mi sorprende che non mi abbia mai parlato di voi. Questo torto non doveva farmelo… Di che cosa ha paura? Conosco troppo bene il dovere verso un amico.

GRAZIANA In che cosa consiste?

SALVELLI Potrei andare con voi in capo al mondo, senza…

GRAZIANA Senza?

SALVELLI (stringendosi nelle spalle) Senza!… (Pausa) Dite: che cosa ne pensate di Giorgio?

GRAZIANA Questa è bella! Lo domandate a me? Lo domando piuttosto io a voi!

SALVELLI Oh! Per buono, nessuno può dire che-non sia buono. Ma…

GRAZIANA Cosa?

SALVELLI Non c'è da fidarsi; è molto leggero.

GRAZIANA Ah sì?

SALVELLI Oh!…

GRAZIANA Badate, non ditene male davanti a me!

SALVELLI Tutt'altro. Volevo dire… Ecco, vedete: io, per esempio, sono meno ricco di lui, certamente (marcando); ma… sono d'una costanza!…

GRAZIANA Cosa c'entra una cosa con l'altra?

SALVELLI Oh, so bene che voi… siete certamente al disopra… ma, infine, dicevo, così… Già; se io, vedete, faccio tanto d'innamorarmi… è finita. Giorgio, invece… E poi quella raccolta lì… (additando le fotografie) ne fa fede.

GRAZIANA Dunque egli miete molte vittime?

SALVELLI Io vi parlo da amico…

GRAZIANA Ma non da amico di Giorgio!

SALVELLI Infine, ognuno tira l'acqua al suo molino. E Giorgio se lo meriterebbe, sapete! Oh se lo meriterebbe!

GRAZIANA Cosa?

SALVELLI Guardate: mi spiego con un esempio. Non c'è niente di male, è vero? Un esempio.

GRAZIANA Dite.

SALVELLI Tizio entra in casa di Caio e trova un tesoro, notate bene: un tesoro dimenticato sopra una sedia. Lo contempla: è vero?

GRAZIANA (ingenuamente) Non ci vedo nessun male…

SALVELLI Lo contempla con insistenza, con cupidigia…

GRAZIANA Avanti.

SALVELLI Gli si avvicina, lo tocca… (Eseguisce).

GRAZIANA Avanti.

SALVELLI Appunto: lo prende, se lo mette in tasca e se lo porta via. Eh? (Si sente una sonata di campanello).

GRAZIANA Ah! Così! Fate vedere… (Si alza, esamina la tasca di Salvelli; poi, con un riso malizioso) Un'altra volta vi consiglio di farvela fare più ampia! (Si avvia verso la comune, ridendo).

PAOLO (entrando dalla comune) La signorina l'aspetta giù.

GRAZIANA (a Paolo) Eccomi. Vedo che il signor Giorgio tarda molto a venire; non posso trattenermi più a lungo. Gli consegnerete voi questa lettera. Badate dove la mettete; mi raccomando che non vada smarrita.

PAOLO Non dubiti.

GRAZIANA Consegnategliela a pena viene, e ditegli che il babbo aspetta la risposta; che gliela faccia avere a pena può.

PAOLO Sì, signora.

GRAZIANA (maliziosa, a Salvelli) A rivederla! (Via).

Salvelli e Paolo.

SALVELLI (a Paolo) Ohe! senti!…

PAOLO Comanda?

SALVELLI (piano, additando Graziana) Chi è?

PAOLO La signorina Graziana, la sorella del padrone. Ma, scusi: o lei, di dove è entrato?

SALVELLI (con comico terrore) La sorella di Giorgio?!

PAOLO Per servirla. Ma lei, di dove è entrato?

SALVELLI Lasciami stare! Che granchio!! E sì che me ne intendo! Avrei giurato!… (Si mette a ridere).

PAOLO (fra sè) Quella bestia del facchino avrà lasciato la porta aperta… (Esce).

Salvelli, Paolo, Lorenzi; poi Giorgio, Silvio, Bei. (Paolo introduce Lorenzi).

LORENZI (a Salvelli) Ah, sei qui?

SALVELLI (sempre ridendo) Ah, lasciami stare!

LORENZI Cosa c'è?

SALVELLI (c. s.) M'è successa bella! Famosa!…

LORENZI Quando crederai…

SALVELLI (avvicinandoglisi, piano) Figùrati che, nientemeno, ho scambiato per una "cocotte"…

(Entra Giorgio: Salvelli tossisce).

GIORGIO Mi scuserete…

SALVELLI (a Lorenzi) Già, capisci! Son cose che non capitano tutti i giorni.

LORENZI Se ci capisco qualche cosa, che il diavolo mi porti!

SALVELLI (piano) Sta zitto, bestia! (forte) Un bel modo di fare! Arrivano gl'invitati e il padrone di casa si fa trovar fuori.

GIORGIO Colpa vostra che venite troppo presto. Io, del resto, ho fatto tardi perchè… Figuratevi, ero uscito un momento, per ordinare una cosa; e nel rientrare…

SALVELLI Spero che ci darai, almeno, un buon pranzo? Non ho fatto colazione, apposta…

GIORGIO Hai fatto malissimo. Dirò a Paolo di servirti l'ultimo. Dunque… cosa dicevo?

SALVELLI Niente, finora; salvo una bestialità.

GIORGIO Ah sì! Stavo, dunque, per rientrare, quando, qui sotto, sapete chi vedo? Matilde, tutta in lagrime!

LORENZI Diavolo, diavolo!

SALVELLI Che cosa è successo? È morto Varsaghi?

GIORGIO Molto peggio: è morto Sultano!

SALVELLI e LORENZI (a un tempo) È morto Sultano?

GIORGIO È morto Sultano! Questa orrenda novella vi do.

SALVELLI Ma come!

GIORGIO In un modo molto semplice… molto prevedibile: quell'imbecille di Varsaghi lo stava trenando per domenica; nel saltare una siepe, gli fa prendere poco slancio: Sultano cade, si rompe una gamba.

SALVELLI Oh perdio! Gliel'avevo detto di farlo montare da Withe! E l'hanno ammazzato?

GIORGIO Subito, Ormai…

SALVELLI E io che avevo scommesso!

GIORGIO E io? Rompergli la testa, bisognerebbe! Già, è vero che se l'è già rotta…

SALVELLI Come? come? s'è fatto male?

GIORGIO Fracassata addirittura!

(Nel frattempo entra Silvio: scambio di saluti).

SALVELLI Una bella azione, non fo per dire! E Matilde?

GIORGIO Dovevi vederla! Non mi riusciva più di spiccicarmela di dosso.

LORENZI Addio collier!

SALVELLI Ma non abbiate paura: quèlla non è donna che perda il suo tempo. Scommetto che domani si lascerà confortare da… ve lo imaginate?

SILVIO Secondo me, è stato Luigi a consigliare Varsaghi di montare il cavallo…

LORENZI Che scoperta!

GIORGIO Non l'ha pensata male. E adesso, cosa farà?

SALVELLI Chi?

GIORGIO Varsaghi è rovinato…

SALVELLI Peuh! Ha ancora due mezzi per vivere: tirarsi una revolverata o andare in America a fare il conduttore di tramways.

SILVIO Bella prospettiva!

LORENZI (a Silvio, a parte, mentre Salvelli e Giorgio parlano fra di loro) E così?

SILVIO Cosa?

LORENZI Questo matrimonio… adesso che il consenso è arrivato, quando si fa?

SILVIO (dando in una risata nervosa). Caro mio, arrivi con l'ultimo treno.

LORENZI Come sarebbe a dire?

SILVIO È finito in una bolla di sapone.

LORENZI Scherzi!

SILVIO Niente affatto…

LORENZI Ma come… Da un giorno all'altro?

SILVIO Succedono tante cose da un giorno all'altro.

LORENZI Non può essere che un malinteso!

SILVIO Ma che malinteso! Del resto, già che ci tenevi tanto, al mio matrimonio, confòrtati. Se il primo è andato a monte… Ho domandato la mano di sua sorella… (additando Giorgio).

LORENZI Sei matto!

SILVIO No, no, sono nel miglior senno.

LORENZI Ma come…

SILVIO Basta così. In altro momento, forse.

LORENZI Ma scusa…

BEI (entrando) Buonasera a tutti!

TUTTI Oooh!…

BEI Vedete che cosa succede a passar bene gli esami? Dà la iettatura. Ventimila lire, mi costa!

SALVELLI Ah, ah, anche lui!

BEI Brutto mascalzone!

PAOLO È servito.

LORENZI Chi? Varsaghi o il pranzo?

GIORGIO Tutti e due. (A Paolo, indicando Salvelli) Il signore lo servirai ultimo.

SALVELLI Questo, poi!

LORENZI Ma sì, mangi per quattro…

SALVELLI (sedendo a tavola) Bene; beati gli ultimi se i primi hanno creanza!

(Siedono tutti, Paolo serve).

GIORGIO (a Bei) E così, eh? Se la moglie del professore Torni non si lasciava sorprendere con Vittorio, saresti stato bocciato per la decima volta!

LORENZI La caduta di una donna che impedisce quella di uno studente!…

BEI Strano, ma vero. Adesso vi racconterò… Buono, questo risotto.

SALVELLI (con voce lamenterole) Beati gli ultimi, se i primi hanno creanza!

BEI Prima di tutto, spero che non mi farete l'affronto di non credermi se vi dico che ho fatto tutto il possibile per essere bocciato…

TUTTI Non ne dubitiamo!

BEI Ma cosa volete! Quel pover'uomo aveva ben altro per il capo!…

SILVIO Chi?

BEI (a Silvio) Il professore Torni. Non lo sai? Ha scoperto in questi giorni che la moglie lo tradiva… E, nè anche a farlo apposta, gli ho presentato una tesi… Oh, ma se vi dico! E stata una commedia.

SILVIO Una nuova?

BEI Ma che!

SALVELLI Allora sempre quella…

BEI Sulla legittimazione dei figli naturali.

GIORGIO Ad hoc! (A Salvelli, che sta vuotando il piatto) Non far complimenti, sai.

SALVELLI No, amico mio.

BEI E poi, l'avevo corretta e ampliata, secondo le mie più recenti esperienze…

LORENZI Personali?

BEI Io non potevo imaginare, dieci anni fa, quando il professore Torni era ancora scapolo, che dieci anni dopo la signora Torni non solo avrebbe avuto un amante, ma anche la sfacciataggine di dire a suo marito… quello che ha detto.

SILVIO E così?

BEI A un certo momento, durante la discussione, ho avuto l'opportunità di citargli sul viso parte di quell'articolo 165 del Codice Civile in cui è detto che « il marito non può ricusare di riconoscere il figlio per causa di adulterio, fuorchè quando gliene sia stata celata la nascita ».

TUTTI Oooh!

GIORGIO È troppo, via!

BEI State a sentire. Ho creduto gli venisse un colpo. Si confuse, annaspò, balbettò… e io ne profittai per snocciolare una massa di corbellerie; finchè i suoi colleghi, presi da pietà…

SILVIO Per chi? per te o per lui?

BEI Per tutti e due, s'intende… mi congedarono a pieni voti.

GIORGIO Questo, poi!…

LORENZI (alzandosi) Amici, v'invito a bere alla salute dei mariti!

GIORGIO Ma che!

TUTTI Abbasso! Abbasso i mariti!

LORENZI Evviva! Perchè, se non ci fossero i mariti, non ci sarebbero le mogli. È chiaro.

SILVIO Bravo, Lorenzi!

BEI A proposito di mariti e di mogli: che cosa ne dite del matrimonio di Bardi? (Silvio si turba).

SALVELLI Cinquecentomila franchi di dote: è detto tutto.

LORENZI Brutta come un accidente.

BEI Che importa?

(Continuano a parlare fra di loro. Paolo, che era uscito un momento, torna e dice qualche cosa all'orecchio di Giorgio).

GIORGIO Ma come! È di là?

PAOLO Si signore.

GIORGIO Ma cosa vuole? (Si alza).

PAOLO Non mi ha detto…

BEI (a Giorgio) Dove vai?

GIORGIO Scusate, un momento…

SALVELLI Ho capito. Falla entrare!

LORENZI (disputando con gli altri) Non è vero. Non aveva nessun obbligo!

SILVIO Sarebbe bella, che si dovessero sposare le cocottes!

BEI Io vi citerò l'articolo…

LORENZI Non c'è articolo che tenga!

(Mentre Giorgio si avvia per uscire, la porta si apre e sulla soglia appare Olga, pallidissima).
Detti e Olga. (Durante tutta questa scena il contegno di Olga lascerà trasparire, attraverso i discorsi banali, un'esaltazione nervosa mal repressa).

GIORGIO (confuso) Perdonate… la sorpresa…

OLGA Credevo che non mi voleste! (Gli stringe la mano e si avanza).

BEI (piano agli altri) Chi è?

SALVELLI Perdìo, che bellezza!

(Silvio rimane atterrito: Lorenzi l'osserva, inquieto).

OLGA Disturbo, a quanto pare!

GIORGIO (con voce mal sicura) Nella mia casa non potete essere che la ben venuta, sempre.

OLGA A la bonne heure!… E allora… presentatemi i vostri amici.

GIORGIO (offrendole una sedia) Vi prego…

OLGA Grazie… No, no; lasciate. Non voglio portare lo scompiglio. (Guardando Silvio, come se si accorgesse in questo momento soltanto della sua presenza) Oh!… Siete qui anche voi? Buonasera: come state?

(Silvio s'inchina, pallido).

GIORGIO (presentando) Il marchese Bei, l'avvocato Salvelli, il conte Lorenzi…

LORENZI Ho già avuto l'onore…

OLGA Si, mi ricordo…

GIORGIO La signorina De Velaris…

(Tutti si guardano fra di loro, sorpresi).

OLGA Prego, continuino… (a Giorgio) Vi sorprende di vedermi piombare così in casa vostra?

GIORGIO È la grata sorpresa di chi non s'aspettava da voi simile cortesia.

OLGA E pure, niente di più naturale. Ero sola, con la prospettiva di una serata interminabile; mi sono ricordata che stasera eravate in casa, in buona compagnia, e sono venuta.
(Si toglie la mantiglia, Bei si alza per prenderla) Grazie, marchese.

SALVELLI Noi v'abbiamo ammirata, ieri, nella vostra opera…

OLGA Oh, per carità! Non ricordatemi la mia miseria. Sapete, noi artisti siamo fatti così… Ci sono momenti in cui vorremmo dimenticare noi stessi… non so se potete capirmi.

GIORGIO Se posso offrirvi di tenerci compagnia… (offrendole della frutta).

OLGA Non supporrete, spero, che vi facessi il complimento di venire digiuna?

SALVELLI Noi saremmo stati ben lieti di dividere con voi questo misero pranzo.

OLGA (a Giorgio) È lusinghiero per voi!

GIORGIO Non dategli retta. Egli ha l'abitudine di digiunare per ventiquattr'ore la vigilia di un invito; perciò anche il pranzo il più pantagruelico è insufficiente alla sua voracità.

OLGA Davvero?

SALVELLI Egli maschera con una calunnia la sua avarizia.

GIORGIO Come se non avessi confessato tu stesso di non aver fatto colazione, stamane!

SALVELLI Ma è un atto della più elementare cortesia portare a casa dell'ospite un appetito forte di dodici ore di digiuno! Se lo sapevo, non mi sacrificavo…

LORENZI Povera vittima!

SALVELLI È destino, a questo mondo, essere misconosciuti. Non vi pare?

OLGA Non saprei…(Ironica) Io ho sempre avuto la rara fortuna di essere apprezzata e capita…

GIORGIO Oh, voi! È naturale…

OLGA Credete!? Non sempre avete pensato così…

SALVELLI È questione di nascere sotto una buona o una cattiva stella.

OLGA Precisamente. E la mia, infatti, era buonissima. Mi raccontava una buona donna che mi ha fatto le veci di madre, come, nel momento in cui nascevo, tutto il cielo fosse coperto da neri nuvoloni carichi di tempesta; e soltanto una piccola stella facesse capolino fra una nube e l'altra, quasi volesse spiarmi…

BEI Una piccola stella in un cielo in tempesta: bisognerebbe tirarne l'oroscopo.

GIORGIO È facile. Vittoriosa sempre.

LORENZI Amante dei pericoli.

OLGA E la buona donna diceva anche che io sarei stata molto felice perchè avrei avuto un'anima forte. (Ride amaramente).

BEI Perchè ridete?

OLGA Così… queste vecchie fole mi fanno sempre ridere. E voi, Vettori?… Fate un poco sentire la vostra voce!

SILVIO Non ho niente da dire…

SALVELLI Vi dà noia il fumo?

OLGA Chè! Guardate! (Tira fuori un portasigarette).

SALVELLI Oh allora!…

BEI (additando Silvio) Forse non lo conoscete abbastanza. È un povero ragazzo colpito da mutismo alla presenza della bellezza. Permettete… (Le offre un fiammifero acceso).

OLGA Grazie.

BEI Del resto, si notano in parecchi individui questi strani effetti…

OLGA Ah sì?

BEI Ma certamente. Anzi è mia idea farne soggetto d'un prossimo studio.

SILVIO (seccato) Dici delle bestialità…

BEI Il soggetto riacquista la favella: cattivo segno!

OLGA Siete veramente profondo, marchese.

BEI Oh! nessuna scienza mi è occulta. Io posso darvi lezioni di fisiologia, alchimia, chiromanzia…

OLGA Davvero? Allora… vediamo fin dove arriva il vostro sapere. Qua, leggete nella mia mano. (Fa l'atto di togliersi il guanto).

BEI Se non vi dispiace, leggerò tutto quello che vorrete nel vostro guanto.

OLGA Nel guanto?

GIORGIO La profondità dei suoi studi gli permette di fare anche questo!

BEI Ma… piano: levatevelo diritto, così… ecco.

LORENZI Come si vede che si è laureato in legge due giorni fa!

BEI (esaminando il guanto) Guanto nero: carattere rigido. L'impronta delle unghie molto marcata, specie quella del pollice: segno di natura autoritaria. Guardate come la pelle è sciupata, qui, nel cavo della palma: abitudine di tener la mano chiusa. Forza di volontà. Oh! Oh! Questo è sintomatico!

GIORGIO Cos'è?

BEI Vedo nettamente impresso il segno di tre unghiate in forma di mezzaluna: guardate.

OLGA (seccata) Non vedo niente.

BEI E pure… Scommetto che questi segni li trovo anche sulla mano… Permettete… (Esamina la mano di Olga) A voi! — Ahi! ahi! Questa è dura!

OLGA Cosa c'è? Dell'altro, ancora?

BEI Nè anche a farlo apposta! Vedete dove si trova questa piccola unghiata, quella medesima del guanto?

OLGA Si…

BEI A metà dell'asta dell'M! … (Con comico accento solenne) Voi avete, in un accesso di collera, spezzata la vostra vita.

LORENZI Via, smettila.

SALVELLI Ciarlatano!

OLGA (turbata) Vi consiglio di studiare ancora. Non siete abbastanza profondo.

BEI Non domando di meglio che essermi ingannato. Permettetemi intanto di cooperare alla distruzione di questo segno fatale… (Bacia lungamente la palma della mano di Olga).

GIORGIO Mi pare che cooperi un po' troppo!

BEI (tornando al posto) Si fa quel che si può.

SILVIO (alzandosi di scatto) Mi scuserete, ma devo andarmene.

GIORGIO A quest'ora?

SILVIO Già… non ti ho detto?… Ho un appuntamento.

SALVELLI Poco galante, l'amico!

GIORGIO Ma che, appuntamento!

SILVIO Ma sì, ti assicuro… al Valle.

OLGA (ironica) Poveretto! lasciatelo andare… Forse nou si sente bene…

SILVIO (contenendosi a stento) V'ingannate. Sto benissimo. Se avessi lontanamente supposto che ci tenevate, alla mia presenza…

OLGA Si sa. Non è naturale, fra vecchi amici?

SILVIO (avvicinandosi a Olga, piano) È una provocazione?

OLGA (piano) Perchè?

SILVIO Questo non è il posto per voi.

OLGA Anzi!…

SILVIO Uscite: vi accompagno.

OLGA Troppo onore. — Resto.

SILVIO Badate…

OLGA Minacce? — Dimenticate che non ne avete più il diritto! (Forte) Cosa c'è al Valle, stasera?

SALVELLI La prima dei « Diritti dell'anima ».

LORENZI (piano a Silvio) Vieni via.

SILVIO (piano) No.

GIORGIO Di Giacosa: è vero?

BEI Che titolo curioso!

GIORGIO È una tesi molto ardita. Ammettere che una donna possa permettersi le infedeltà del pensiero, purchè non si dia materialmente…

SALVELLI Io la trovo bellissima.

BEI Anch'io: così si vengono a stabilire due stati civili: uno per il corpo e l'altro per l'anima. Si leggerà, per esempio, nei giornali: « Oggi è stato celebrato il matrimonio spirituale fra il signor X e la signora Y. Testimonio della sposa il signor Z, suo marito corporale; testimonio dello sposo ecc. ecc. Gli sposi sono partiti per un platonico viaggio di nozze negli spazi del pensiero » (Tutti ridono).

LORENZI In quanto a me, preferirei essere il marito testimonio.

SALVELLI Furbo, l'amico!

GIORGIO E io, quasi quasi, starei per l'altro…

TUTTI Eh, eh!

GIORGIO Sì, signori. Data questa scissione, resta a stabilirsi in quale dei due modi si possegga più e meglio una donna.

BEI (indicando Olga) Eccone una che sarà al caso di giudicare.

OLGA Mauri, non dite spropositi, amico mio…

GIORGIO Ma come!

OLGA (contenendosi a stento). L'anima… Sentimentalismi d'altri tempi. Cosa ne dite, Vettori? — Voi ne sapete qualche cosa, credo.

SILVIO (fuori di sè) Sì! Io sostengo che la purezza del corpo va innanzi a tutto, e che l'anima è il vieto pretesto di chi non ha altro da offrire!

SALVELLI Bravo!

BEI (contemporaneamente). Ha ragione!

GIORGIO Ha torto!

OLGA (con esplosione a Silvio) Ah, credete che io ci tenga, all'anima mia? Mi credete di quelle che la serbano per le grandi occasioni? Ah, ah! (con una risata nervosa) Volete vedere che conto ne faccio? Qua: la vendo! La vendo a chi mi dà di più!

TUTTI Bellissima! … Originale!

OLGA Su, quanto offrite?

SILVIO Io non ho mai comprato anime.

OLGA Ma vi dò anche il resto per giunta! Spero che varrà qualcosa ancora. Eh? (Agli altri, che hanno seguìto questo rapido dialogo senza comprenderne il significato occulto) Anche voi! … Chi dà di più?

SALVELLI Diecimila lire!

BEI Ventimila!

GIORGIO (scherzoso, ma un poco turbato) Cinquantamila!

OLGA (con esaltazione) Cinquantamila! Vettori, fatevi in qua! Avete paura?

SILVIO (fuori di sè) Vergognatevi!

OLGA Ah! ah!

LORENZI (a Silvio) Vieni via.

SILVIO Lasciami stare. (Ad Olga) E se credete… (Fa per scagliarsi su di lei).

OLGA Cosa? cosa?

LORENZI Ma Silvio! Sei matto? (Riesce ad allontanarlo da Olga).

BEI Centomila!

SALVELLI Duecentomila!

GIORGIO Basta!

OLGA (sempre più esaltata, fuori di sè) Avanti, duecento! Vettori! (In questo momento Silvio viene trascinato fuori da Lorenzi).

GIORGIO (con voce potente) Tutto quello che posseggo!

OLGA Ah!… (Cade affranta sopra una sedia. Silenzio. Poi, con voce morente) Datemi da bere… (Giorgio le mesce un bicchiere d'acqua).

SALVELLI (a parte, a Bei) È finita.

BEI (con comica desolazione) Non ci resta che ritirarci…

SALVELLI Sempre così: fra i due litiganti…

(Nel frattempo Olga sarà andata presso la finestra, alla quale essa si sarà affacciata, rimanendovi immobile, in modo da voltare le spalle agli altri).

BEI (piano a Giorgio) Le mie congratulazioni.

SALVELLI (piano) Anche le mie. Carina, sai, l'idea!…

BEI (c. s.) Sai niente la ragione?

GIORGIO Un momento di pazzia!

BEI Della quale però hai profittato.

GIORGIO Voi mi farete il piacere di andarvene, e mi darete la parola d'onore di non fiatare.

BEI Figùrati!

SALVELLI Acqua in bocca!

GIORGIO Direte anche agli altri due… Mi posso fidare?

BEI Ma diavolo!

SALVELLI Mi meraviglio! Briccone! (Escono ridendo e mormorando fra loro).

(Tutto questo dialogo, come pure la scena dell'asta, devono essere recitati rapidissimamente).
Olga e Giorgio.

GIORGIO (dopo avere accompagnato fuori i due amici, rientra e chiude l'uscio. Considera lungamente Olga, sempre immobile, e le si avvicina lentamente) Olga… (Olga trasale, si volta, lo guarda, smarrita) Cosa avete fatto?…

OLGA (di nuovo esaltata) Ma sì! Lo so! lo so!

GIORGIO Non gridate! (Va fino all'uscio, come per assicurarsi che non c'è nessuno in ascolto).

OLGA (ingannandosi sulla sua intenzione) Non abbiate paura! Non scappo, no. (In un parossismo sempre crescente di esaltazione) Guardate, non mi muovo! Che cosa aspettate? Non sono una cosa vostra?… E quando ne avrete abbastanza mi caccerete… e io andrò da un altro!… e poi da un altro… (Muore alcuni passi come ebbra. A un tratto getta un grido) Ah!… Dio!… Che ho fatto!… (Sta per cadere: Giorgio corre a sorreggerla) No! lasciatemi! Non voglio! Non voglio…

GIORGIO (portandola quasi di peso sul divano) Per amor di Dio, non gridate così… Non vi faccio nulla, guardate… non vi tocco. Siete nella casa d'un amico. Calmatevi…

OLGA (lo guarda fisso, poi, con voce tremula, come di bimba spaurita) Non fatemi male. Siate buono! Vi domando un minuto, un minuto solo…

GIORGIO Ma sì, non vi tocco…

OLGA Soffro tanto… qui… sentite. (Gli prende una mano e se l'accosta alla fronte) Sentite? Batte… No, non levatela. (Lo costringe a tenere la mano sulla sua fronte) Mi fa bene. È così fredda… Perchè avete la mano così fredda? Ah, che infamia, è vero, dirmi quello che mi ha detto! A me!… Anche a Marietta hanno detto lo stesso… ma lei almeno ha un bambino… un bambino tutto suo… Capite! Io non ho nessuno, più nessuno che mi voglia bene! È vero che non lo meritavo? Ditelo voi, Mauri, che colpa ne ho io se quell' infame… (Giorgio si copre con una mano gli occhi) Piange!… Perchè piangete? Vi dispiace, a voi, perchè siete buono… L'ha fatto apposta, a dirmi!… Per provocarmi. Ve ne siete accorto? Apposta…

GIORGIO (con forza) Dove l'avete veduto?

OLGA (come conscia di un pericolo) Dove? Ho detto dove?… Che cosa ho detto?…

GIORGIO Qui, in casa mia?

OLGA No, no! Fuori, lontano!

GIORGIO È Vettori! Dite?

OLGA No, no!

GIORGIO È lui!

OLGA No!

GIORGIO Sì!

OLGA No, no!

GIORGIO (stringendole il braccio) E allora, ditemi, chi è?

OLGA Non so… Mi fate male!

GIORGIO Ditelo!

OLGA Mi fate male! (Si divincola e si alza) E cosa v'importa? Si domanda forse a una creatura come me il nome del suo primo amante?

GIORGIO (fuori di sè) Ah, avete avuto un amante! (riprendendosi) No, non è possibile… perchè mi dite delle cose che non sono?

OLGA Che non sono?…

GIORGIO Sì, sì!

OLGA Che ne sapete voi?

GIORGIO Vi conosco…

OLGA Mi conoscete? Voi! (Con una risata amara) Nessuno mi conosce!

GIORGIO (con passione irrompente) Olga! Voi sapete che io… vi amo!

OLGA No! Ve ne scongiuro! Che almeno io non abbia quest'ultima umiliazione!… Oh, che orrore! Che orrore! (Ricade a sedere singhiozzando).

GIORGIO (con dolcezza, piano) L'uomo che ama veramente, rispetta la donna amata anche se essa è caduta nell'ultima abiezione…

OLGA (con dolorosa ironia) Rispetta!…

GIORGIO Sì… sì… rispetta… Non piangete più. Non posso vedervi così…

OLGA Ma perchè mi trattate in questo modo? Ma non capite che è peggio, che… Oh! ma non vi faccio orrore?

GIORGIO Vi amo…

OLGA Ditemi delle cose orribili… Ditemi… Ma non la pietà, no, no!

GIORGIO Vi offende la pietà di chi vi ama? Io so che voi avete sofferto tanto, povera cara… E sento pietà di voi.

OLGA (smarritamente) Chi ha sofferto?

GIORGIO Voi mi direte tutto, un giorno.

OLGA Ah, sì! tutto!… A voi, tutto! Ma ora… non posso.

GIORGIO Non ora… Un giorno. Quando vorrete.

OLGA Un giorno, sì… Domani, forse. Ma quando saprete!… Ah!… Anche voi, allora… (esaltandosi di nuovo) come lui! come lui!

GIORGIO No, no… calmatevi. Ora basta. Entrate là, a ravviarvi i capelli… i vostri bei capelli tutti scomposti… (Li accarezza con mano tremante) Venite. (La precede verso la portà della camera da letto, sollevando un poco la tenda. Olga, dopo una breve esitazione, entra. Giorgio, lasciata ricadere la tenda, suona il campanello).

Giorgio, Paolo, poi Olga. (Paolo si presenta sull'uscio).

GIORGIO (prendendo in mano il mantello e il cappello di Olga, dice a Paolo, con voce soffocata) Andrete a chiamare una carrozza, e accompagnerete la signora a casa.

(Olga, la quale, rientrando, ha sentito queste parole, guarda Giorgio con espressione di profonda sorpresa e insieme di gratitudine indicibile).

GIORGIO (l'aiuta a indossare il cappello e la mantiglia, indi, a voce alta) Vi ringrazio per essere venuta… A domani, è vero? (S' inchina profondamente).

OLGA (sempre guardandolo, si avvia all'uscio; e, sulla soglia, con voce profondamente commossa, mormora) Voi, siete buono!… (ed esce).

(Giorgio, rimasto solo, si getta a sedere, disfatto, nascondendosi il viso fra le mani).

(Cala la tela).



Stanza terrena in Villa Mauri.

In fondo, porta a vetri sul giardino. A sinistra e a destra. due porte che conducono nelle stanze interne. Silvio, Giorgio, Olga. (Silvio sta seduto in disparte, davanti alla scrivania, in attitudine triste e depressa. Entrano da sinistra Giorgio e Olga, i quali, non accorgendosi della sua presenza, continuano a parlare fra di loro. Giorgio è pronto per partire. Silvio li osserva con espressione di dolorosa invidio).

OLGA (a Giorgio) Ma tornerai davvero domani sera?

GIORGIO Certamente.

OLGA Mi sembrerà triste la casa, senza di te.

GIORGIO E io, credi tu che sarò lieto, lontano da te? Ma come si fa? Non possiamo lasciare tutti e due i nostri ospiti…

OLGA Mi telegraferai a pena arrivato?

GIORGIO Sì; e tu, mi scriverai?

OLGA Un letterone di dieci pagine.

GIORGIO Brava. E ti ricorderai anche di riguardare quelle bozze?

OLGA Senza dubbio. Sarà un modo di passare il tempo, pensando a te…

GIORGIO Cara! (La bacia. Voltandosi, scorge Silvio) Ah!… Buon giorno! Ben alzato! (Gli stringe la mano).

SILVIO (inchinandosi a Olga) Ah, non mi sono mica alzato adesso!

GIORGIO Bravo. L'aria della mattina fa bene. Dov'è Graziana?

SILVIO Credo sia ancora in camera…

GIORGIO Che pigrona!

OLGA Ha le abitudini cittadine…

GIORGIO Per ora lasciamola fare a modo suo: in questa prima settimana deve riposarsi… ma poi, m'incarico io di svegliarla ogni mattina alle sei. Che diamine… così perde le ore migliori… (frugando nel portafogli e nelle tasche) Oh, questa è bella!…

OLGA Hai perduto qualche cosa?

GIORGIO Quella ricevuta, nientemeno!

OLGA Sarà rimasta in camera. Vado a vedere. (Esce a destra).

GIORGIO Avrei giurato d'averla messa qui…

SILVIO Vedrai che sarà in camera, come dice la signora Olga.

GIORGIO Già, speriamo…

SILVIO Torni domani sera?

GIORGIO Sì… Mi dispiace di lasciarvi, ma non posso proprio farne a meno…

SILVIO Quando si tratta di affari, non è il caso di far complimenti.

GIORGIO Non è per affari… ossia… Ora ti faccio ridere: ho un appuntamento col mio editore…

SILVIO Col tuo editore!…

GIORGIO Già. Ho un libro sotto i torchi…

SILVIO Tuo? sul serio?

GIORGIO Sì… Uno studio sull'arte nel quattrocento…

SILVIO Oh guarda! Non avrei mai creduto… Me ne congratulo.

GIORGIO Di', di' pure! Non avresti mai creduto che io riuscissi a fare qualche cosa: è vero?

SILVIO Intendiamoci: non per incapacità… ma per pigrizia.

GIORGIO Sì, sì, è vero; non l'avrei creduto nè anch'io! Tutto merito di Olga. Infatti avevo bisogno di essere punzecchiato, spronato, come un cavallo restìo… Figùrati, è stata una combinazione, si può dire. Un giorno. poco dopo sposati, essa, riordinando un mio cassetto, trovò, fra molte vecchie carte, un mio abbozzo su quell'argomento, appunto. Sai che ho sempre scribacchiato, a tempo perso. Buttavo giù le idee, così come mi venivano, per lasciarle poi marcire nel cassetto. Ebbene, Olga lesse quell'abbozzo; le piacque; e da allora incominciò a tormentarmi, a dirmi che l'idea era buona, che dovevo svilupparla; infine, tanto disse e tanto fece, che riuscì a scuotere la mia fenomenale pigrizia. Mi accinsi a preparare il materiale per il mio lavoro; e… a poco a poco, sai bene come succede: ci presi gusto… E poi, Olga sempre al fianco per consigliarmi, aiutarmi… Ah, è piacevole il lavoro, così! M'aveva installato una scrivania nel suo atelier; essa dipingeva, e io scrivevo… E adesso, dopo un anno e mezzo di lavoro indefesso, ho finito. Stiamo correggendo le bozze. Uscirà in novembre.

SILVIO (che l'avrà ascoltato avidamente, con un senso di pena) Bravo, bravo!

OLGA (rientrando e agitando un foglio) Te l'avevo detto!

GIORGIO Ah, c'era?

OLGA Era caduto dietro il cassettone.

GIORGIO Meno male. Grazie. (Ripone la ricevuta. A Olga) Stavo parlando di te, sai? Stavo dicendo male di te…

OLGA (scherzosa) Che vergogna!

GIORGIO Sì, dicevo a Silvio che se sono riuscito a qualche cosa, è unicamente per merito tuo.

OLGA Eh, via!…

GIORGIO È la verità. E la verità bisogna dirla; è vero?

SILVIO (con voce malsicura) Certamente…

OLGA (cercando di sviare il discorso) Non è ora di partire?

GIORGIO Mi manda via!

OLGA Il treno non aspetta.

GIORGIO C'è tempo, c'è tempo.

OLGA Chi sa se la carrozza è pronta… (Esce sul giardino).

SILVIO (con accento intensamente doloroso, prendendo le mani di Giorgio) Come devi essere felice!

GIORGIO Sì… non credo che due nature potessero accordarsi meglio… E dire che ho dovuto lottare tanto per conquistarla!

SILVIO (con voce tremante) Lottare?…

GIORGIO (in fretta, sorvolando) Oh, certe sue idee… (A voce più alta) E poi, mia madre: te lo imagini!… Ma adesso si è ricreduta, sai. Olga è un angiolo… Bisogna conoscerla bene: ha il carattere un po' chiuso… Anche a te sembrerà fredda, qualche volta. Ella non sa abituarsi alle intimità improvvise… (accorgendosi del turbamento di Silvio) Ma tu, dimmi, che hai? Non ti riconosco più… Non sei contento, anche tu?

SILVIO Sì, sì, contentissimo. Perchè?

GIORGIO Silvio! Silvio!… Non sono mica cieco. Nè la felicità mi rende egoista a segno di non preoccuparmi di chi mi sta vicino. Forse qualche affare?…

SILVIO Oh, vanno a gonfie vele.

GIORGIO E allora non capisco… (Improvvisamente, guardandolo) Graziana?…

SILVIO Ma no, credimi… non ho niente… passerà…

GIORGIO Sono due sere che invece di coricarti passeggi su e giù per lo studio fino all'alba…

SILVIO Come lo sai?

GIORGIO Il tuo studio è proprio sopra la nostra camera…

SILVIO Non lo sapevo. Mi dispiace avervi disturbato…

GIORGIO Che discorsi! Ma però questo dinota che qualche cosa ti tormenta… E il giorno sei sempre triste e taciturno… Perchè, dimmi, perchè?

SILVIO (con sforzo) È vero: sono un po' triste… Ma nessuno ne ha colpa, fuori che io stesso. Passerà… Troverò io il modo di guarire… Lo troverò, certamente… (come parlando a sè stesso) Sono, infatti, un troppo triste compagno per voi tutti…

GIORGIO No! Ma vorremmo vederti lieto…

SILVIO (con voce cupa) Mi faccio l'effetto di una macchia nera sul vostro bel cielo azzurro. (Lentamente, con intenzione) E le macchie vanno levate.

GIORGIO (prendendogli una mano, affettuosamente) Quando tornerò, mi dirai tutto…

OLGA (dal giardino) Giorgio! Si fa tardi!

GIORGIO Eccomi! Vengo. (A Silvio) Dunque a rivederci.

SILVIO Addio. Buon viaggio!

GIORGIO Salutami Graziana. E sta di buon animo, che diavolo!

SILVIO (additando Graziana) Guardala, eccola…

Detti e Graziana.

GRAZIANA (entrando da sinistra, in costume di amazzone, a Giorgio) Vai via?

GIORGIO Pigrona! Ti sei alzata adesso, eh? Scappo, perchè è tardi. Vuoi niente da Roma?

GRAZIANA No, grazie. (Si baciano) Buon viaggio.

OLGA (dal di fuori) Ma Giorgio! Perderai la corsa!

GIORGIO Eccomi! (Esce in fretta).

Graziana e Silvio.

SILVIO (a Graziana) Dove vai?

GRAZIANA Monto a cavallo.

SILVIO Sola?

GRAZIANA Con Ferrandi.

SILVIO Desidererei che tu non andassi, oggi che non c'è Giorgio.

GRAZIANA Perchè?

SILVIO Così, perchè… voi due soli…

GRAZIANA Non ci trovo niente di male.

SILVIO Forse: ma ti prego di rinunciarvi, per oggi. Se non vuoi farlo per riguardo a me, fàllo per riguardo verso gli altri…

GRAZIANA Ma perchè? Non capisco.

SILVIO Perchè appare strano, per non dir altro, che dopo due anni di assenza, smaniosa come dovresti essere di goderti la tua famiglia, tu passi tre quarti delle tue giornate con una persona che non è nè tua madre, nè tuo fratello, nè tua cognata. E infatti non sono il solo a osservarlo.

GRAZIANA (ironica) Olga: è vero?

SILVIO No, no: tua madre. Ieri sera, per esempio, vedendo che non ti decidevi a rientrare dal giardino, dove stavi da più di un'ora sola con Ferrandi, si è ritirata senza salutarti.

GRAZIANA Aveva mal di capo.

SILVIO La conosco abbastanza! Ti vuol troppo bene per fare, davanti a me, un'osservazione a tuo riguardo; ma, se lo vuoi proprio sapere, si è ritirata perchè dolorosamente colpita dal tuo contegno.

GRAZIANA Va bene. Glielo domanderò, se è così come dici.

SILVIO Per carità!

GRAZIANA Questa è di nuovo genere! Non potrò più rivolgere la parola a nessuno? … Sempre la stessa storia!

SILVIO (sforzandosi di essere calmo e gentile) Non farmi apparire stupido. Sai benissimo ciò che voglio dire. Guarda tua cognata…

GRAZIANA E dàlli! … Caro mio, quando si è fatto quello che si è voluto prima, riesce facile far le brave dopo!

SILVIO (severamente) Come sarebbe a dire?

GRAZIANA Ma sì! Ha forse mai subìto il controllo d'una madre o d'un fratello, Olga?

SILVIO Non ne aveva bisogno.

GRAZIANA Per quello che ne sai tu…

SILVIO E, del resto, questo non ci riguarda. (Con un senso d'invidia) Io vedo che Giorgio è felice…

GRAZIANA Tu, si sa, sei una povera vittima.

SILVIO (sempre molto calmo e dignitoso) Spero che non avrai la pretesa di credere che in questo modo procuri la mia felicità… — Noi due siamo più estranei l'uno all'altra che se ci fossimo conosciuti ieri. (Con impeto doloroso, avvicinandosele) Possibile che tu non provi il bisogno d'un sentimento più forte, più profondo, più intimo di quello che ti viene offerto negli omaggi scipiti di codesti sconosciuti?

GRAZIANA Ci siamo!

SILVIO (con angoscia) Non posso più continuare così: te l'avverto. Te l'ho già detto altre volte… Non posso. Non sono natura da vivere come un automa… Ho bisogno di convincermi che vivo, che sento, che amo; ho bisogno di compagnia; e mi sento invece così solo…

GRAZIANA (ironica) Solo?… Siamo una brigata…

SILVIO (toccandosi il petto) Solo qui dentro, Graziana… e ho paura!… Se sapessi com'è triste questa continua solitudine morale! Se sapessi com'è amaro il dire a sè stesso: … sei chiamato marito, figlio, fratello, e pure sei più solo che se vivessi in mezzo a un deserto! Com'è dolorosa la certezza che, di tanti che ti stanno intorno, non uno coltiva nell'anima un pensiero per te!…

GRAZIANA Io non capisco. Ti metti in mente certe idee…

SILVIO È così, è così; lo sento. E allora, vedi, si prova uno smarrimento, un'angoscia; par di morire; par di essere già morti… E si soffre della felicità degli altri… Sì, si diventa anche cattivi… (Con un senso di gelosia) Quando io vedo quei due così uniti, cosi felici, ah!… Graziana, guariscimi tu… tu potresti, se volessi. Potremmo anche noi, forse, essere felici, senza invidia e senza rimpianto… (posa la testa sulla spalla di Graziana).

GRAZIANA (fredda) Guarire! Sei malato?

SILVIO Sì, molto malato…

GRAZIANA Chiama un dottore (lo respinge).

SILVIO (contenendosi a stento) Ah!… (Silenzio. Poi, con accento freddo e risoluto) Dunque siamo intesi. Stamattina non uscirai.

GRAZIANA Ho già ordinato i cavalli.

SILVIO Non importa.

GRAZIANA Come sarebbe a dire?

SILVIO Ci andrai domani, se ci tieni tanto: oggi, no. Oggi non c'è Giorgio… Voglio che tu stia con me.

GRAZIANA È un capriccio.

SILVIO Ebbene, sia; è un capriccio. Non me lo concedi?

GRAZIANA No.

SILVIO Graziana!

GRAZIANA E mi hai seccata, sai.

SILVIO Bada: se non m'ascolti, si parte domani.

GRAZIANA Ah! Era questo a cui miravi! Su, parla chiaro! Era questo.

SILVIO Non è vero.

GRAZIANA Sì, sì, ora capisco!

SILVIO Non andare!

GRAZIANA Vorrei vedere anche questa!

SILVIO Te lo proibisco!

Detti e Teresa.

TERESA (accorrendo da sinistra) Ma figliuoli! Che cosa succede? (A Graziana) Tesoro mio!

GRAZIANA Vuol partire.

TERESA Perchè? Ma se siete a pena arrivati! Non mi avevate promesso di star qui un mese?

GRAZIANA Oh, egli si cura assai delle promesse!

TERESA (a Silvio) È vero? Volete portarmela via?

SILVIO Voglio, signora, essere ascoltato.

TERESA (a Graziana) Che cosa dice?

GRAZIANA È annoiato… cerca un pretesto per andarsene.

TERESA Se credete che io vi abbia dato mia figlia perchè la trattiate in questo modo!… Povero angiolo!… Guardate com'è pallida! Quando mi ha lasciata era un fiore… (a Silvio) Del resto, vi faccio osservare che non siete il solo ad avere autorità su di lei. Ci sono io, e c'è Giorgio. Vedremo che cosa ne pensa, del vostro progetto.

SILVIO Giorgio sa benissimo che fra mia moglie e me nessuno ha il diritto d'intervenire. (A Graziana) Siamo dunque intesi. (Si avvia all'uscio di sinistra; poi torna indietro, si avvicina a Graziana e le mormora, supplichevole) Graziana… Graziana… (ma Graziana si allontana con dispetto: Silvio allora esce, addolorato).

Graziana e Teresa; poi Ferrandi.

GRAZIANA Lo senti?

TERESA Ma cos'è? A proposito di Ferrandi, è vero?

GRAZIANA Già. Come se facessi qualche cosa di male!

TERESA Non ha tutti i torti, sai.

GRAZIANA Anche tu, adesso!

TERESA No, benedetta; vedi come l'ho trattato, e che cosa gli ho detto; ma… fra noi… è lui che ha ragione. Lo lasci sempre solo…

FERRANDI (entrando dal giardino) Signore, buon giorno. Come va?

TERESA Buongiorno, Ferrandi.

GRAZIANA Buongiorno. Dove vi eravate cacciato? Ho fatto tutto il giro del giardino, fino al cancello…

FERRANDI Se aveste dato un'occhiata dalla parte della scuderia, mi avreste trovato che stavo lavorando per voi. (A Teresa) Giovanni voleva sapere se avevate commissioni, perchè va in paese.

TERESA Sì, sì. Dov'è?

FERRANDI Là fuori… Giorgio è partito?

TERESA Con la corsa delle 11. Scusatemi… (Va verso la porta del giardino, chiamando) Giovanni! Giovanni! Quando hai attaccato, vieni da me, che devo consegnarti delle lettere… (Esce a sinistra).

Graziana e Ferrandi.

GRAZIANA Non credete che bisognerà domandare a mia cognata se desidera venire con noi, oggi che non c'è Giorgio?

FERRANDI Oh, ve ne prego!

GRAZIANA Siete poco cavaliere.

FERRANDI Fate come volete. Ma è una passeggiata completamente sciupata… M'ero ripromesso tanta felicità da questo insperato tête-à-tête

GRAZIANA Non abbiate paura; non accetterà.

FERRANDI Tanto meglio. Io so un certo posticino, laggiù nella foresta…

GRAZIANA (cantando) « Laggiù, laggiù… » … Sapete che sfido un gran pericolo, venendo adesso con voi?

FERRANDI Un pericolo!?

GRAZIANA Mio marito ha minacciato di uccidermi.

FERRANDI (inquieto) Ucciderci?

GRAZIANA No, no. (Marcando) Uccidermi. Non abbiate paura…

FERRANDI (respirando) Ah!

GRAZIANA E questo, vedete, mi fa un piacere immenso. Io sono un po' come il cavallo da guerra: l'odor della polvere mi eccita.

FERRANDI (guardandola) Quanto siete bella!… Lo siete sempre: ma come stamattina… Sapete, io vi ho spiata, dalla finestra della mia camera; e vi ho intravveduta un istante, nell'atto di schiudere le persiane, tutta rosea in quella veste leggera… Sembravate l'aurora.

GRAZIANA Un'aurora un po' in ritardo, se vogliamo.

FERRANDI (con accento triste) Avevate l'espressione calma e felice di chi ha riposato bene…

GRAZIANA Ott'ore filate… E voi?

FERRANDI Oh, io!…

GRAZIANA Poveretto! È così noioso non poter dormire.

FERRANDI (ansioso) Dunque la provate anche voi, qualche volta, questa tortura? Il tormento del pensiero assiduo, dolce e terribile…

GRAZIANA (maliziosa) Ah sì! Mi ricordo, una volta… oh, tanto tempo fa… M'era morta una cagnolina che adoravo. Non potei chiuder occhio, tutta la notte. Era un amore! Da allora ho giurato di non tener più bestie in casa. (Pausa. Poi, guardando Ferrandi) Che cosa avete?

FERRANDI Niente.

GRAZIANA Vi dispiace che io dorma bene, a quanto pare?

FERRANDI Ma no; dormite, dormite. Che v'importa se c'è qualcuno che veglia, nell'ombra, soffrendo?

GRAZIANA Voi soffrite?

FERRANDI Me lo domandate? Quando credo di essere riuscito a ispirarvi un po' di simpatia, mi gettate a terra con una parola crudele… Come ieri sera, per esempio.

GRAZIANA Sfido, io! Qualche volta siete d'un'imprudenza!…

FERRANDI Quando mi guardate in quel modo, perdo la testa…

GRAZIANA (provocante) In che modo?

FERRANDI Come mi guardate adesso…

GRAZIANA Oh, allora… (Si copre gli occhi con la mano).

FERRANDI Siete troppo cattiva. Andrò via oggi.

GRAZIANA E io vi comando di restare…

Detti e Olga.

GRAZIANA (ad Olga) Oh, brava! per l'appunto, ti cercavo. Volevamo domandarti se verresti con noi…

OLGA Grazie, ma non posso…

GRAZIANA (a Ferrandi) Ve l'avevo detto. Peccato! È una mattinata incantevole.

FERRANDI (con intenzione) Ma ci sono certi nuvoloni per aria… non mi meraviglierei che piovesse.

GRAZIANA (maliziosa) Davvero? Non me n'ero accorta. (A Olga) Ma perchè non vuoi venire?

OLGA Ho promesso a Giorgio di ricopiargli una certa cosa… E se non mi ci metto subito, non fo in tempo…

GRAZIANA Allora addio. (A Ferrandi) Son pronti codesti benedetti cavalli?

FERRANDI Ma sì, da un'ora.

GRAZIANA Dunque andiamo. (A Olga) A rivederci a più tardi.

OLGA Starete via molto?

GRAZIANA Ma che! A pena una mezz'oretta; il tempo di fare un bel galoppo…

(Esce con Ferrandi dalla parte del giardino).
Olga sola; poi Silvio. (Olga, dopo averli seguìti con lo sguardo, scuote il capo e rimane come assorta in un suo pensiero. Silvio intanto entra da sinistra: la guarda, incerto se inoltrarsi o no; indi si decide e le si avvicina).

SILVIO Avete veduto Graziana?

OLGA (trasalendo) Oh Dio! Che paura mi avete fatto!

SILVIO L'avete veduta?

OLGA (imbarazzata) Graziana?

SILVIO Non era qui?

OLGA Sì…

SILVIO È uscita: è vero?

OLGA Infatti, credo…

SILVIO Ma sì. È uscita con Ferrandi. Tanto meglio. (Olga fa per andarsene) Restate un momento, vi prego. Debbo parlarvi.

OLGA A me?

SILVIO Si. (Volgendo lo sguardo verso il giardino, con accento amaro) Che cosa ne dite? Potete essere contenta!

OLGA Di che cosa? Non vi capisco.

SILVIO Se il vostro orgoglio, per essere soddisfatto, chiedeva la rovina di chi l'aveva ferito, esso ha avuto ampia giustizia.

OLGA (freddissima) Anzi tutto, non so con quale diritto voi evochiate un passato che appartiene a me sola. In secondo luogo, vi prego di credere che il mio orgoglio non è uso a chiedere simili compensi.

SILVIO Permettetemi allora di dirvi che siete poco generosa…

OLGA Cioè?

SILVIO Mi sfuggite continuamente…

OLGA Non avrei nessuna ragione per farlo.

SILVIO Continuamente. Ditemi se in questi otto giorni io sono mai riuscito a vedervi un momento da solo a sola!

OLGA Considerando che non abbiamo niente da dirci…

SILVIO Più niente!… Non lo trovate orribilmente triste?

OLGA Direi, piuttosto, logico.

SILVIO Avete ragione. Ma io non vi ho trattenuta per questo. Volevo semplicemente approfittare di questa solitudine, che non si offrirà un'altra volta, per chiedervi scusa se vi ho imposto la mia presenza… Credo che partirò presto…

OLGA Come!

SILVIO D'altra parte mi era impossibile evitare quest'incontro, senza far capire…

OLGA (con fredda cortesia) Siete nella casa di mio marito, sposo di sua sorella; la vostra presenza è dunque assai naturale.

SILVIO Ma questo non la rende a voi meno odiosa… Non negatelo! Sarebbe inutile.

OLGA Mio Dio! Poi che questo doveva, o presto o tardi, succedere, meglio così. Almeno non ci si pensa più…

SILVIO Nient'altro? (Olga lo guarda) Non avete altro da dirmi? Non una parola, non un… nient'altro? (Olga fa cenno di no) Ci lasceremo dunque così, senza un saluto, senza una spiegazione… (amaramente) Siamo fratelli, dopo tutto; l'avete dimenticato?

OLGA (con un riso doloroso) Fratelli!…

SILVIO Siete almeno felice, voi?

OLGA Sì.

SILVIO E mi avete perdonato?

OLGA (con sottile ironia) Che cosa? Di avermi fatto conoscere e stimare un nobile cuore? Per questo non si perdona: si ringrazia.

SILVIO Siete crudele…

OLGA Più che ringraziarvi…

SILVIO Almeno non usate quest'espressione!

OLGA Perchè?

SILVIO Perchè mi fa soffrire… Ma dunque non l'avete indovinato, il martirio di questi giorni? Non avete capito ciò che ho sofferto in questo quotidiano confronto fra quello che è la mia vita e… quello che avrebbe potuto essere? Ah, come sono stato punito! Punito là, dove avevo colpito. È giusto, ma doloroso. Ho conosciuto la verità quando ormai l'errore m'aveva fatto suo per sempre, irrimediabilmente…

OLGA (triste) Io sapevo che sarebbe venuto questo giorno e questo momento.

SILVIO Ah, trionfatene pure! Voi meritavate questa vendetta.

OLGA (con grande dolcezza) Io ne soffro per voi, Silvio.

SILVIO (con un lampo di gioia negli occhi) Voi dunque non mi odiate?

OLGA No…

SILVIO Oh, benedetta!

OLGA È forse colpa vostra se eravate immerso nel pregiudizio, come tutti gli altri? Quello che è avvenuto era fatalmente necessario. Era necessario, perchè riconosceste l'errore, fare della mia anima quello strazio, e subire l'esperienza dolorosa…

SILVIO (con accento d'intenso rimpianto) Ah, l'anima vostra! Io le ho inalzato nel mio cuore un altare dove, silenziosamente, l'adoro e la piango…

OLGA Potete ben dire d'averla uccisa, quella sera! Nè io credevo che sarebbe rinata più mai…

SILVIO (con disperazione) Ora, ora comprendo il bene sovrumano di quel possesso e la vanità del resto! Ora che l'ho perduto per sempre… Ah, cara anima, che s'era data a me tutta quanta, che io sentivo palpitare dentro di me, che con me soffriva e godeva, lottava e sperava… Olga, Olga, com'erano vere le vostre parole: « Io sono stata più tua così, che se fossi diventata la tua amante… » Vi ricordate? Vi ricordate?

OLGA (turbata) Che vale rivangare il passato?

SILVIO (con impeto) Ma quando non si ha altra dolcezza nella vita? Quando il ricordare è l'unico segno che non si è morti ancora? Caro, unico ricordo che anima la mia solitudine e conforta la mia angoscia; che io sento in me così vivo e palpitante, come se per lui il dolore più non esistesse; che mi fa vivere in voi e per voi, come al tempo del nostro amore felice… Ah, lasciatemelo! Non vi domando altro.

OLGA Voi dimenticate che il vostro pensiero non vi appartiene più…

SILVIO Ma vi pare che Graziana avrebbe ancora il diritto di offendersi se vedesse dentro alla mia anima? Non credete che io abbia ormai conquistato il diritto di disporne a mio talento? Ah, voi non sapete!… Ma pensate che non c'è stato un minuto della sua vita, da che l'ho sposata, non un minuto, in cui l'anima di quella fanciulla sia stata mia! Anche adesso, la vedete… E pure avevo tanto lottato per conquistarla! M'ero detto, dopo commessa l'imperdonabile pazzia, che non era giusto ch'essa fosse la vittima del mio errore: e avevo cercato in me, onestamente, la possibilità di ricostruire la mia vita distrutta… Sentivo che avrei potuto, se essa mi avesse aiutato; e cercavo d'interessarla al mio lavoro, domandando il suo consiglio, mettendola a parte dei miei progetti, ragionando del mio avvenire, cercando, infine, di stabilire fra essa e me quella corrente di sentimento e di pensiero, senza la quale, ah! ora lo so, non c'è vero possesso… Ma essa! (Con un riso ironico) Essa non mi capiva, o m'interrompeva per leggermi i versi che il marchese B. aveva scritto nel suo album, o per sonarmi la romanza che il signor C. aveva composto per lei. Essa, anzi che vedere in me il compagno della sua vita, l'amico, lo sposo, non vedeva che lo strumento di quella libertà alla quale aveva tanto anelato… (Pausa. Poi, a voce bassa, lentamente) A poco a poco, si fece fra noi due il silenzio; sapete, quel silenzio delle anime che persiste anche quando le labbra parlano… Io ebbi allora momenti d'angoscia così viva che credetti di morirne…

OLGA (con accento di pietà intensa) Poveretto! Poveretto!

SILVIO (amaramente) E pure il destino, nella sua ironica compiacenza, non mi aveva concesso ciò che avevo chiesto? Il trionfo, per il mio orgoglio maschile, di dire a me stesso, guardando mia moglie: « nessuna carezza è passata su quel corpo, fuor che la tua… » Che trionfo!… E, accanto, il dolore di pensare che l'anima che esso celava non era mia, nè mai lo era stata; ma che su di essa era passato e ripassato, come una torbida onda di fango, il desiderio di mille uomini… Allora, allora compresi il significato profondo e santo della verginità vera; allora che, baciando quel corpo casto e unicamente mio, mi struggevo di rabbia all'idea che l'anima in quel momento stesso, forse, era lontana da me… era in balìa d'un altro, amante d'un altro… (Con un grido) Ah, come avrei voluto spezzare quella fronte pura per scoprire la sozzura, per sorprendere il tradimento! Come avrei voluto che il corpo vanisse, onde poterla afferrare tra le mie mani, e vederla, e sentirla, così, tutta contaminata!… (Pausa. Poi, con voce mutata) Che miseria! Che miseria!

OLGA Poveretto!

SILVIO Voi mi comprendete… Voi sola al mondo potete comprendermi. Ah, perchè, perchè distruggere con le vostre mani la felicità nostra? Perchè non aver taciuto, quella sera? L'inganno, l'inganno pietoso non sarebbe stata miglior cosa, finchè i miei occhi avessero scoperto da loro la verità?

OLGA Povero Silvio, la verità non sarebbe mai venuta in voi senza l'esperienza…

SILVIO Noi ora saremmo felici…

OLGA Voi ora sareste straziato dalla gelosia più bassa e più umiliante…

SILVIO (con angoscia) Olga, Olga, che cosa sarà di me? Ditemi voi, che cosa devo fare?

OLGA Voi dovete armarvi di pazienza, e aspettare. Graziana è tanto giovane…

SILVIO (smarrito) Ah, non posso! Non posso! Non ho più forza… Io ho bisogno di voi, per vivere… unicamente di voi, Olga!… Graziana? Lasciate ch'essa si diverta a suo talento! Ma ditemi che nella vostra anima il ricordo di me non è affatto morto… ditemi che c'è in essa qualche cosa di me che vive e che palpita ancora… Non mi abbandonate! Mi basta il vostro più piccolo pensiero… Un piccolo pensiero rivolto a me: non vi domando altro…

OLGA Voi mi domandate quello che non posso darvi…

SILVIO Non mi abbandonate, non mi date voi pure la sensazione orribile di questo vuoto, di questo silenzio, di questa morte!

OLGA Io non vi abbandono. L'avete detto, poc'anzi; siamo fratelli… Io vi aiuterò, farò tutto ciò che è in me per ricondurvi Graziana… Ma non domandatemi altro.

SILVIO (con gelosia) Ah, perchè voi amate Giorgio! Perchè avete potuto dimenticare e amare una seconda volta!

OLGA (fieramente) Sì!… E me ne fate un rimprovero? Voi dunque avreste voluto ritrovarmi nell'abiezione in cui m'avevate gettata? Siete sempre stato un egoista, nel vostro amore… E quando quell'uomo mi ha steso la mano, avreste voluto che io la respingessi e che non cercassi di riamarlo con quel poco di vivo ch'era rimasto ancora in me? Ah, ma io avrei voluto trovare in me, per offrirglielo intatto, un qualche tesoro indicibilmente prezioso… E invece… Non ho avuto nè anche la dolcezza di dare a lui, che la meritava, l'unica verginità che m'era rimasta! Voi avevate tutto devastato in me; tutto inaridito… E ora vi rincresce che su questa rovina sia spuntato un fiore? Ah, Silvio! Non vi pare che io abbia già sofferto abbastanza per colpa vostra?

SILVIO (cupo) Avete ragione… Perdonatemi. Non vi turberò più con la mia presenza.

OLGA Perchè dite queste cose?

SILVIO Perchè è così… Perchè sono di peso agli altri…

OLGA Silvio!

SILVIO Sì, sì, di peso a tutti… (Con scoraggiamento) Per chi o per che cosa dovrei vivere?

OLGA Voi sapete che c'è qualcuno che ha grande bisogno di voi…

SILVIO E che m'importa? Sono io che ho bisogno, immenso bisogno di voi, Olga! Ditemi che mi amate ancora, ah, ditemelo, se non volete che io commetta uno sproposito!

OLGA (con terrore) Silvio!

SILVIO (fuori di sè, implorando) Abbiate pietà di me… ditemi qualche cosa… Una parola buona… Possibile, possibile che abbiate dimenticato? Olga!…

(Si sente dal giardino la voce di Graziana. Silvio, che aveva afferrato la mano di Olga, la lascia ricadere, e si scosta. Nei suoi occhi è una luce strana).
Detti, Graziana e Ferrandi.

GRAZIANA (dal di fuori) Ho una fame!… Speriamo che la colazione sia pronta… (entrando con un enorme fascio di fiori fra le braccia) Ah, siete qui?

OLGA (sforzandosi di dominare il proprio turbamento) Come! Già tornati?

GRAZIANA Minaccia un temporale. (Lascia cadere a terra i fiori).

OLGA Sul serio? (Va verso la porta del giardino).

FERRANDI (di malumore) Ma che, temporale! Si è lasciata impressionare da una nuvoletta di passaggio…

GRAZIANA La chiama nuvoletta! Questo mi place. (A Olga, che rientra) Che cosa ne dici?

OLGA Il cielo è tutto nero… Incominciano a cadere dei goccioloni.

GRAZIANA (a Ferrandi) A voi! Chi aveva ragione? (Si china sui fiori).

OLGA Dio, che quantità di fiori!

GRAZIANA Belli, è vero? Avresti dovuto vedere! Sai il piccolo prato in mezzo alla foresta? Non si vede più il verde, tanti sono i fiori… Ferrandi, aiutatemi a riempirne i vasi. (Divide i fiori in mazzi, passandoli a mano a mano a Ferrandi, che li distribuisce nei casi) Ne abbiamo ricoperto perfino i nostri cavalli…

OLGA Come sono belli! (Ne prende uno, che più tardi lascerà distrattamente cadere a terra).

GRAZIANA Ma Delfina se li mangiava, quelli a cui poteva arrivare! Non ha mica torto. I calici di alcuni sono tanto dolci. Assaggia questo!

OLGA No, cara, non mangio fiori.

GRAZIANA A me invece piacciono molto. (Succhiando un calice) Già ho un tale appetito che li divorerei tutti… A che ora si va a colazione?

OLGA Anche subito, se vuoi: chiameremo la mamma…

GRAZIANA Ah sì, andiamo! (Si avvia verso la porta di sinistra, seguìta da Ferrandi).

OLGA (a Silvio, che durante la scena sarà rimasto immobile e cupo) Venite?

SILVIO (trasalendo) Subito… Ora vengo… (Si avviano tutti verso l'uscita di sinistra. Silvio rimane solo. Giunge dalla stanza accanto un rumore confuso di risa, di sedie smosse, di piatti, un chiamarsi ad alta voce. Silvio raccoglie il fiore che Olga ha lasciato cadere e lo bacia con passione infinita. Rimane lungo tempo pensoso, mentre, a poco a poco, l'espressione del suo viso dinota che si va maturando in lui una risoluzione. A un tratto apre il cassetto della scrivania, impetuosamente; ne estrae un piccolo revolver, lo considera un momento; ma poi, come pentito, lo rimette al posto. Va verso l'uscio di sinistra; rimane immobile, in ascolto. In quel mentre si sente la voce di Graziana esclamare: Andiamo, Ferrandi, venite qua… Indietreggia, e dando in una risata nervosa torna verso la scrivania, riapre il cassetto, afferra il revolver, esce disperato dalla porta del giardino.

Subito dopo, affievolita per la lontananza, giunge l'eco di un colpo di revolver).

Cala immediatamente la tela.

FINE.