Ippolita Mirtilla:

COLLECTED POEMS





Assembled by
The Italian Women Writers Project


The University of Chicago Library

Chicago
2005

Arrivabene, Andrea, ed., Delle rime di diversi eccellenti avtori, nvovamente raccolte, et mandate in lvce. Con un discorso di Girolamo Ruscelli (Venezia: Al segno del pozzo, 1553), p. 128r.

COME altamente i miei pensier ne vanno, E come dolcemente il cor si strugge, Come del mio languir contento rugge Quel LEON' a cui piace ogni mio affanno. Com'è l'alto sperar dolce, e l'inganno D'ogni mio ben; e come l'alma fugge Quell'honor, quel piacer, che si l'adhugge Che non apporta à lei altro, che danno. Miri chi uuol saper lo stato mio, La dolce vista di quel fier LEONE, Di che pensando sol'il cor gioisce. Perche di null'altr'ei se non del rio, E crudo mio martir sua vita pone In sicurtà; sì ch'altri poi languisce.

Arrivabene, Andrea, ed., Delle rime di diversi eccellenti avtori, nvovamente raccolte, et mandate in lvce. Con un discorso di Girolamo Ruscelli (Venezia: Al segno del pozzo, 1553), p. 128v.

Illustre almo Signor, da cui dipende Il mio misero lieto, & alto stato Per quel, che vi die'l Ciel tanto pregiato; Deh perche 'l mio gioir così u'offende? Non vogliate che'l ben, che mi contende Sì acerba Morte, sì vilmente dato Sia in preda, al martir mio sì fortunato, Che sol d'invidia ogn'altro cor'accende; Ma siatemi così cortese, e largo Di quel ben, ch'à me molto, e à voi fia poco Perche l'anima homai sì incarco Sostien'in così dolce, e acerbo foco, Che nullo altro che voi, se ben fosse Argo Potrebbe rimirar sì degno varco.

Arrivabene, Andrea, ed., Delle rime di diversi eccellenti avtori, nvovamente raccolte, et mandate in lvce. Con un discorso di Girolamo Ruscelli (Venezia: Al segno del pozzo, 1553), p. 128v.

Se'l dolor, chi mi strugge, e mi tormenta Fosse anco accompagnato da colui, C'hor'in me vive, e un tempo io vissi in lui, Chi mai saria di me la pi&uagrave; contenta? Ma quel, che più mi preme, e mi spaventa, È, che la fede sol manca in costui, Et essendo ito ne le mani altrui, M'ha di se priva, e la speranza ha spenta. E per mercè del mio fedel Amore M'ha fatta imagin di tormento, e scempio, Che'n me altro non è, che crude voglie. Così potess io di più acerbe doglie Appagar suo voler'inguisto, & empio, Che poi m'acqueterei d'ogni dolore.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 1, p. 101-102.

O Signor, che di sopra Reggete con un cenno, Ed i mortai col prezioso sangue Degnaste, con quell' opra, Empia, che i Giudei fenno, Levar di man del crudo, e mortal angue; Il qual si duole, e langue, Non potendo a sue voglie Franger le meschinelle Anime, fatte ancelle Di voi, Signor, che dall' infernal spoglie Le toglieste di morte, D' eterna vita aprendo lor le porte. Deh! ver me rivogliete, O sommo Dio, le vaghe, Amate luci, e impenetrabil lumi; E da me non togliete, Quel, che mi dier le piaghe Pure, innocenti, e i sanguinosi fiumi: E volontà, e costumi Celesti, in me create: In me, che già pentita Son di sì amara vita, E il viver vano, e le cose passate Non rimembrar, Signore, E fa, che solo te porti nel core. Dammi, Signor, tal grazia, Che possa col tuo raggio, Senza cui nulla vale umana forza, L' alma, che te ringrazia Far libero passaggio, Lasciando La sua frale, immonda scorza; La qual tutta rinforza Ripensando al tuo regno, Ove drizza il desio Bramoso il pensier mio, Per far al Mondo ignaro scherno, e sdegno; Volando a quel cammino, Ch' ogni mortal fa poi, santo, e divino. O sola scorta, e guida Di chi si duole, e pente De' suoi errori, e con divoto core Ne viene, ove s' annida Il ben, che può innocente Fare ogn' alma sleal col suo favore, Deh! fammi nel tuo ardore, Arder sì, che la mente Non ardisca più mai, Ne la vista altri rai Mirar, Signor, che i tuoi umilemente; E dona tosto fine, Alle pene del mio corpo meschine. Non voler, sommo bene, Risguardar, che io sia stata Proterva, e pertinace negl' errori; E l' anima di pene Abbia, e di duol colmata Trà vana speme, e frali, e vani amori; E i tuoi santi sudori Abbia sì mal pagati, Ch' io son pur tua fattura, Mostrami via sicura, Signor, ch' io possa fra gli tuoi beati, Scarca d' ogni bisbiglio, Servir tuo Padre, e tuo celeste Figlio. Piena di riverenza, e di timore, Prega l' eterno Padre, Ch' accolga me, fra le celesti squadre.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 1, p. 103.

NEl mezzo son del terzo decim' anno, Ch' Amor mi prese, e tiemmi strett' ancora; E più rivigoriscon d' ora in ora Quelle piaghe, che insino al cor mi vanno. Dolce fu il dardo, e dolce fu l' inganno, Dolce quel foco, ch' indi uscì poi fuora; Dolce l' alto desio, che m' innamora, Dolce la pena mia, dolce l' affanno. Ben sò, che l' amoroso dolce foco, Nel qual Amor, mia libertade spinse, M' arde più or, che il primo giorno assai: E trovo, che il bel nodo, ove si strinse Ogni mia voglia, ogni mia pace, e gioco Mi stringe, e stringerà fra speme, e guai.

Salzai, Abdelkader, ed., Gaspara Stampa-Veronica Franco: rime (Bari: Laterza, 1913), Appendice: Rime di diversi in lode e in morte di Gaspara Stampa, p. 187.

O sola qui tra noi del ciel fenice, ch'alzata a volo il secol nostro oscura, e sovra l'ali al ciel passi sicura, sí ch'a vederla a pena omai ne lice; o sola agli occhi miei vera beatrice, in cui si mostra quanto sa natura, bellezza immaculata e vista pura da far con picciol cenno ogn'uom felice, in voi si mostra quel che non comprende altro intelletto al mondo, se non 'l mio, ch'Amor tanto alto il leva, quanto v'ama: in voi si mostra quanto ancor s'accende l'anima gloriosa nel desio, che per elezzione a Dio la chiama.