LETTERA
DI
SUOR COSTANZA CIAPERELLI
A
FEO BELCARI


PRATO,
DALLA TIPOGRAFIA GUASTI.
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MDCCCLXI.

DELLA
MISCELLANEA PRATESE
DI COSE INEDITE 0 RARE
ANTICHE E MODERNE
N.o 5.

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PUBBLICATO NEL DICEMBRE
MDCCCLXI.

SUORA COSTANZIA DI STEFANO CIAPERELLI DA PRATO,
MONACA NEL MONASTERIO DI SANTI BRIGIDA,
A FEO BELCARI,
DELLA MORTE DI SUORA ORSULA.

Reverendo padre a noi carissimo.


Sappiamo che avete inteso il nobile passaggio della vostra dolce figliuola, ed a noi cara sorella, suora Orsula. Preghiamo la vostra Paternità che, come buono ed amoroso padre, e desideroso della salute della anima sua, vi confortiate ed abbiate pazienzia: e vogliamo che abbiate buona e santa speranza dell'anima sua; perocchè è già buon tempo, e massime a' miei dì, non ci morì suora che tanta consolazione e conforto spirituale lasciasse al convento, quanto ha fatto ella; quantunque di buone e sante suore da morte a vita ci sieno passate. E di questo così buono passamento non si maravigli persona, perocchè si trova scritto, che chi bene vive bene muore. Intendiamo questo spiritualmente, e non delle morti corporali. Questa benedetta figliuola venne dal principio alla religione con buona volontà, solo per servire a Dio, e non per fuggire fatiche di mondo. E così il nostro Signore l'ha aiutata, e prosperata nella santa religione, donandole grazia di perseverare insino alla fine: ed essa s' è portata in questa santa religione, ed in nostra conversazione, non come fanciulla, ma come donna matura, con buona discrezione e sano ingegno. Quando si giudicò in questa infermità , chiese con grande devozione i Sacramenti, cioè la confessione e la santa comunione, come alla vostra Reverenzia fu manifesto quando ci fu. Passati alcuni dì, chiese l'olio santo, quantunque ancora non fusse però al fine; e chiese la indulgenzia ed assoluzione plenaria de' peccati, dicendo che queste cose voleva quando aveva buono sentimento, per avere consolazione di quelle belle e sante parole. Questo non vi paia piccolo dono, che 'l suo Sposo si degnò donarle. Dipoi a due ore fece chiamare la nostra madre abbadessa, e dissele sua colpa, ed abbracciolla e baciolla con grande carità e tenerezza: simile convocò il convento, ed a tutte disse sua colpa, con molta maturità e intero sentimento. Il seguente dì richiese il confessore, perocchè apparivano i segni mortali, e di nuovo si riconfessò bene e diligentemente; tanto che ebbe a dire il confessore, che li pareva lasciarla come una preziosa stella. E poco stante che 'l confessore fu partito, entrò in uno devoto transito, e cominciò a cantare quella laude che dice:

Partiti, coro, e vanne all'Amore;
Vanno a Iesu che in croce si more.

Essa abbracciò la croce, dicendo Iesu mio con tanta tenerezza e con tanto fervore, che tutte ci fece alienare. Venendo l'ora di nona, era gia tutta affannata. Due suore cantarono bassamente: In manus tuas, Domine commendo spiritum meum: ed essa cantò con loro il responsorio; ch'era cosa stupenda a vedere quel corpo attenuato non muoversi punto, adoperare lo intelletto, la devozione; e con allegrezza in fervore cantare il meglio che potea. Nel suo transito sempre fu allegra; con pazienzia e con dolcezza di mente tutte le sue fatiche portò, sempre fissandosi tutta nel Crocifisso. Quando s'approssimò al fine, mi chiamò, e disse: Suora Constanzia, il demonio mi dice che io non creda in Dio; ed io gli ho risposto, che io credo in Dio, e credo quello che tiene la santa madre Chiesa. Ed io, indegna di lungi da'suoi meriti, le riposi per suo conforto, e dissi: Così fa', fanciulla mia; sputagli nella faccia, e fatti beffe di lui. E così raffermando le sue parole, e molti altri buoni conforti ricevuti, ella si quetò. E se io non rincresco alla vostra Reverenzia, una cosa mirabile vi voglio dire. Quando venne l'ora di compieta chiamò le suo care compagne, e pregolle che cantassino una laude; e cosi feceno: e perchè era già molto attenuata, volsono provare se intendeva alle parole, e lasciorno una stanza; ed essa lo corresse, e rammentò loro la stanza che avevano lasciata. E così con questi devoti canti giacendo, alle due ore e mezzo rendè l'anima al suo celestiale Sposo, e lasciò noi in grande tenerezza e consolazione spirituale. Ha lasciato il corpo alla terra, e l'anima è ita a godere que' beni i quali mai non lo fieno tolti. Preghiamo Dio ci conceda grazia d'andare a quegli eterni riposi, dove per fede crediamo che ella ita sia. Le parole che voi mi dicesti che io le dicessi, tutto le dissi; e quella con buono sentimento ed umiltà accettò il vostro comandamento. Molto e grandemente avete da rallegrarvi di tale figliuola, e ringraziare Dio che s' è degnato di ricevere in così poco tempo il vostro frutto. Preghiamo la vostra Reverenzia per parte di nostra madre abbadessa e di tutto il convento, che voi vi confortiate; e, como al parlatorio vi dicemmo, non dimenticate questa casa; ma come insino a qui sete stato padre e benefattore de' nostri occorrenti casi, così vi piaccia perseverare insino al fine. E non guardate, perchè le vostre carne non sieno vive, perocchè ad utilità dell'anime nostre è più viva ch'ella fusse mai; perocchè in perpetuo si fa in questa casa quattro volte l'anno uficio solenne con tutte le messe de' morti per le anime di tutt' i parenti della famiglia di questa casa. Sicchè non vi paia avere perduta la casa per la morte corporale della vostra figliuola. Ancora vi preghiamo che confortiate mona Angiolella, e tutta la famiglia vostra per nostra parte: e dite a mona Angiolella non si dia passione perchè ella non potesse entrare qua dentro quando la fanciulla morì, come arebbe voluto; perchè di questo ne seguita più beni: l'uno si è, che voi avete quel patire che vi è di grande merito innanzi a Dio; l'altro si è, che l'anime nostro no stanno di meglio poichè per Dio una volta abbiamo lasciato il mondo ed ogni tentazione carnale per non pensare più a quello, ma in tutto servire a Dio, come esso nella regola ci comanda: e di questo dovete, padri e madri essere lieti e contenti, acciocchè le vostre figliuole sieno interamente religiose e non mezze seculari. Sicchè rallegratevi, che avete mandato a vita eterna una figliuola tutta religiosa; e ringraziate Dio, che io non mi vanto, che la vostra figliuola sia stata meno visiata ed aiutata di tutte le cose dalle serve ed ancille di Cristo, che da voi o per le vostre mani governata di dì e di notte sempre è stata veduta, aiutata e governata, come fusse uscita del corpo delle nostra madri: e questo sa Dio che io dico il vero. Sicchè confortatevi tutti, e ringraziate Dio, ed orate per noi.