MURA

Paggio Fernando
COMMEDIA IN TRE ATTI

MILANO
CASA EDITRICE SONZOGNO
Via Pasquirolo. 14

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
Depositato a norma di legge

Per la rappresentazione di questa Commedia
bisogna rivolgersi esclusivamente alla Società
degli Autori, via S˙ Andrea, 9, Milano.

Copyright 1923, by Mura.

GIACOMINA
DONNA MARTA
CHOU
BRUNO
ALBERTO
MADEMOISELLE
LUCETTA
BRUNELLA
MARIA
CLARA
AUGUSTO
LA DIRETTRICE

Ai nostri tempi.

Il parlatorio di un educandato femminile. Mobilia severa, ma elegante. Fiori. Quadri alle pareti. Nessuna immagine sacra e nessun ritratto di Sovrani. Porte a destra ed a sinistra. Nel fondo vetrata sul giardino. Aria: luce crepuscolare. Dopo una recita della « Partita a scacchi » di G˙ Giacosa.

MADEMOISELLE, poi LA DIRETTRICE. Mademoiselle — parla con un
leggero accento francese —
entra da destra portando un
gran mazzo di fiori. Lo depone
sulla tavola che è nel mezzo
e cerca febbrilmente un
biglietto che riveli il mandatario.

MADEMOISELLE. Nulla!… Chi può averli mandati a Paggio Fernando?

LA DIRETTRICE. entrando. Fiori?

MADEMOISELLE. Sissignora.

LA DIRETTRICE. Per chi?

MADEMOISELLE. Per Paggio Fernando, signora.

LA DIRETTRICE. Da parte di chi?

MADEMOISELLE. Non so, signora.

LA DIRETTRICE. Non sapete? Non avete domandato? Si accettano fiori per una educanda senza sapere chi li invia?… Mademoisell, questo è un fatto nuovo!

MADEMOISELLE. Credevo che vi fosse un biglietto…

LA DIRETTRICE. Non c' è? Non c' è un biglietto?

MADEMOISELLE. No. signora.

LA DIRETTRICE. Bene. Non dite nulla a Giacomina e portate i fiori nella Cappella.

MADEMOISELLE. Subito, signora.
Sta per uscire.

LA DIRETTRICE. Mademoiselle!

MADEMOISELLE si ferma di colpo e si volta.

LA DIRETTRICE. I parenti delle nostre piccole attrici verranno qui per salutarle. Rimanete voi. Io non posso lasciare soli gli altri invitati. Date i fiori a me. Siate gentile con Donna Marta, la madre di Giacomina, perchè ha lasciato una cospicua offerta all' educandato.
Prende i fiori che Mademoiselle le porge

MADEMOISELLE. Va bene, signora.

LA DIRETTRICE. Mi fido di voi.
Esce e rientra.
Mi sono spiegata bene?

MADEMOISELLE. Benissimo, signora.

MADEMOISELLE, poi DONNA MARTA e CHOU dal giardino.

DONNA MARTA entrando seguita da Chou.
Giacomina non è ancora qui, Mademoiselle?

MADEMOISELLE inchinandosi.
No, signora. Credo che vorrà togliersi, prima, il costume di paggio…

DONNA MARTA. Vorrei salutarla subito. Non posso trattenermi. Ho cinque persone a pranzo, stasera, ed è già tardi…

MADEMOISELLE. Se la signora lo desidera, posso andare a chiamarla…

DONNA MARTA. Grazie, Mademoiselle.

CHOU. La prego, solleciti anche Lucetta… Debbo tornare a casa presto…

MADEMOISELLE. Sì, signorina.
Esce.

DONNA MARTA a Chou, gentilmente.
Parente?

CHOU fa un cenno interrogativo di chi non capisce.

DONNA MARTA. Parente di Lucetta?

CHOU. Sorella.

DONNA MARTA. Ah… l'istitutrice!

CHOU. Ecco.
Pausa.
L'istitutrice! Pausa. Donna Marta esamina a lungo Chou con l' occhialetto — poi Chou dice con semplicità.

CHOU. Le domando perdono, signora… ma vorrei rivolgerle una domanda e non oso…

DONNA MARTA. Perchè? Dica, dica…

CHOU. È una domanda stupida. Mi giudicherà forse male. Vorrei che mi dicesse, se si vede…

DONNA MARTA. Che cosa?

CHOU. …che sono la sorella di Lucetta, e se ho l'aspetto d'una istitutrice…

DONNA MARTA dopo un attimo di esame silenzioso.
Che è la sorella di Lucetta, sì, si vede; ma che è una istitutrice, non troppo…

CHOU. Che aspetto ho?

DONNA MARTA c. s. È difficile. Mi pare che ella abbia un aspetto troppo… troppo franco, troppo « sans gêne », ed anche un poco ingenuo perchè si possa immaginarla una istitutrice. Le manca quella certa aria di ambiguità particolare alle signorine alle quali affidiamo le nostre figliole.

CHOU. Mi dispiace.

DONNA MARTA. Le dispiace di essere diversa dalle sue colleghe?

CHOU sorridendo.
Sì. Mi dispiace di non avere quell'aria di ambiguità. Vorrei che tutti, vedendomi, dicessero subito: « Ècco una istitutrice! »

DONNA MARTA. Non è possibile. Lei ha una maniera di vestire troppo di buon gusto…
esaminandola ancora.
Guanti di Svezia, e scarpette con tacco Luigi quindici… Tutto questo non è molto da istitutrice…

CHOU. Crede?

DONNA MARTA guardando l' orologio al polso.
Sono quasi le sette… arriverò in ritardo!

CHOU. Ed io per le otto devo vestirmi…
con un certo imbarazzo, come rettificando o giustificando
già… per il pranzo.

DONNA MARTA. Lucetta dovrà esserle molto grata del suo sacrificio.

CHOU. Non è un sacrificio, signora: è la mia unica gioia lavorare per mia sorella.

DONNA MARTA. È molto bello quello che dice, signorina; bello come quello che fa. così, senza vantarsene. Sono molto lieta che la mia Giacomina sia la più cara amica di Lucetta. Sua sorella è la migliore allieva dell' educandato.

CHOU. Fortunatamente. Non voglio che Lucetta finisca come me.

DONNA MARTA. Perchè? L'istitutrice non mi sembra una occupazione spiacevole…

CHOU distratta.
Già.
Con una certa vivacità.
Ma non voglio che Lucetta faccia l'istitutrice. Non voglio che Lucetta lavori… mai… Lucetta prenderà marito, ed io le costituirò una piccola dote…
Pausa, poi quasi con tenerezza materna.
Sarà felice, Lucetta.

DONNA MARTA. Parla come se fosse la sua mamma. Lucetta sarà felice e dovrà a lei sola la sua felicità…

CHOU ambigua.
Chissà!

DONNA MARTA, CHOU, GIACOMINA, poi LUCETTA.

GIACOMINA entra da destra a precipizio. È avvolta in un mantello che getta su una sedia e appare vestita da Paggio Fernando.
Mamma!…
Si getta nelle braccia di sua madre.
Mamma bella…

DONNA MARTA baciandola.
Tesoro!

GIACOMINA. Un altro bacio! Si baciano ancora — poi Giacomina si mette a ridere.
Mamma, ti comprometti!… Tu tradisci il papà col 1300! Con slancio, declamando. « Ruppi più d'una lancia correndo la gualdana — più d'uno sguardo ottenni di bella castellana! » Mamma! Nel 1300 mi avresti fatto fare pazzie!

DONNA MARTA. Tesoro, ma questa è esaltazione…

GIACOMINA. Non ti spaventare, mamma bella, è di un' altra epoca!… Sei contenta del tuo… figliolo e del suo grande successo? Non sono forse un paggetto adorabile? Non sono forse un eroe?

DONNA MARTA. Ma se dici tutto tu…

GIACOMINA. Io?!…
Si accorge di Chou.
La signorina! Baciandole elegantemente la mano.
Sia giudice lei! Ho forse detto tutto io?

CHOU abbracciandola.
Lei?… No…

GIACOMINA a Chou.
Ora prometta:
grave e misteriosa
Silenzio e segretezza.

CHOU. Perchè?

GIACOMINA. Prometta. La farò assistere ad una operazione di contrabbando.

CHOU. Promesso.

GIACOMINA piano, alla mamma.
L'acqua di Colonia, me l'hai portata?

DONNA MARTA. Sì.
Fa per aprire la borsetta.

GIACOMINA. Aspetta! Vigila rapidamente alla porta per accertarsi che non ci sia nessuno.
Bisogna fare una ricognizione…

DONNA MARTA. Piccola, non perdere tempo! Trae dalla borsetta un bottiglino minuscolo di acqua di Colonia.
Dove lo nascondi?

GIACOMINA col bottiglino in mano.
Mammina… così piccolo?

DONNA MARTA. Piccolo perchè non si possa scorgere facilmente… e perchè i tuoi peccati di vanità sieno piccoli.

GIACOMINA ridendo.
Figurati che mi ero messa in testa di fare un bagno profumato! Guardando il bottiglino e ridendo, a Chou.
Dica lei, signorina, se non sono disgraziata. Ho una bella mamma che è sempre profumata, che mi consente un peccato di vanità, e me lo consente piccolo così…

CHOU. Poichè è proibito avere profumi…

GIACOMINA. Ma io li metto nell'acqua… Fare un bagno profumato! Deve dare l'impressione dell'antica Roma, di Agrippina… di Messalina…

DONNA MARTA. Cosa dici?

GIACOMINA. È storia. Domandalo alla signorina. Quelle dame romane si bagnavano nei profumi… Vorrei che quei tempi tornassero…

DONNA MARTA. Ma, Giacomina…

GIACOMINA guardando il bottiglino.
Dove lo nascondo?… Non posso tenerlo addosso perchè la direttrice mi vigila. Sarebbe capace di frugarmi…
Ride — alla mamma.
Mi pare che non si fidi troppo di te! Beh, lo darò a Mademoiselle, oppure a Lucetta! Con uno scatto.
Lucetta. Dov'è Lucetta? Gridando verso il giardino.
Jolanda!

DONNA MARTA. Ma sei impossibile, oggi, Giacomina!

GIACOMINA che tenta inutilmente di stappare il bottiglino, con forza.
Perdio!

DONNA MARTA con un grido.
Giacomina!

GIACOMINA tranquilla.
E nella « Partita a Scacchi », mamma.
Con enfasi. « Perdio, soverchio ardire…»

DONNA MARTA vinta.
Senti, cara, ho cinque persone a pranzo e bisogna che la tua mammina non faccia cattiva figura, che torni a casa in tempo per vestirsi e dare gli ultimi ordini…

GIACOMINA. Conducimi a pranzo con te…

DONNA MARTA. Sii buona, Giacomina.

LUCETTA entra dal giardino — è vestita da « Jolanda » — ed è una soavissima figura di bimba. Saluta Donna Marta che l' ab braccia.
Signora…
Poi si getta nelle braccia di Chou.
Mi sono fatta aspettare, scusatemi… Ma sono stata trattenuta da alcuni invitati e non riuscivo a liberarmi…

CHOU. Cara…

LUCETTA. Hai assistito a tutto lo spettacolo? Ti sei divertita? Dimmi la tua impressione, ma quella vera: ho recitato bene?

CHOU. Molto. Si sente anche in te l'anima dell'artista.

LUCETTA. Anche in me? Perchè… anche tu, forse?

CHOU subito.
No. Io no. Io non ho che una piccola anima di istitutrice.

LUCETTA. Povera sorellina… Se penso che ti sacrifichi tanto per me…

DONNA MARTA. Quando una sorella fa da mamma, non vi sono sacrificî. Basta sapere essere buone…

GIACOMINA. Oh, per questo… Lucetta è un portento, capace di qualunque miracolo…

CHOU. Miracoli, addirittura!

DONNA MARTA a Giacomina.
E tu… miracoli, niente?

GIACOMINA Io disfo quelli di Lucetta…
A Lucetta sottovoce precipitosamente.
L'acqua di Colonia c'è!

LUCETTA. Molta?

GIACOMINA. Quattro gocce, ma potremo provare ugualmente…
A Chou.
Signorina, lei dovrebbe far commettere a Lucetta un peccato di vanità come il mio. Giovedì prossimo dovrebbe portarle un bottiglino piccolo piccolo, come questo mostra il suo
di acqua di Colonia.

CHOU sorridendo.
Per fare il bagno?

GIACOMINA. Per fare il bagno… in una vasca grande così!..

LUCETTA. Davvero, vuoi portarmela?

GIACOMINA. Prometta. Bisogna promettere.

CHOU sorridendo.
Promesso.

LUCETTA. Grazie.

DONNA MARTA a Chou.
Ha visto? Non si può rifiutare nulla a queste benedette figliole…

CHOU. In fondo chiedono così poco!

LUCETTA piano a Giacomina. È qui.

GIACOMINA. Bruno?

LUCETTA. Sì. Era in fondo alla sala. Nel passare mi ha fatto cenno che sarebbe venuto in parlatorio.

GIACOMINA. Bisogna mandare via la mamma…
Pensa un attimo, poi a Donna Marta con grande ingenuità:
Mammina, chi sono i tuoi invitati?

DONNA MARTA. Per carità… E così tardi!…

GIACOMINA. Non voglio che debbano aspettarti, mammina…

DONNA MARTA. Hai bisogno di nulla?

GIACOMINA. Di una cosa sola… irraggiungibile! La libertà!

DONNA MARTA. Bimba mia, bisogna prima essere capaci di saperla godere e vivere la libertà!

GIACOMINA. Ed io faccio il possibile per imparare presto! Mamma, non sono troppo accesa in faccia? Hai la cipria?

DONNA MARTA. Sì.

GIACOMINA. Dammi, ma presto, che non arrivi la direttrice. Quella è donna che non potrà mai insegnare a nessuno il senso dell'opportunità! Càpita sempre a sproposito! Si incipria guardandosi in uno specchietto che ha tolto dalla borsetta materna.
Ah, un po' di cipria… Come ci si sente bene… Ma quando sarò libera…
Ripone tutto in fretta.
Ecco fatto! Ora vai, mammina, presto presto!

DONNA MARTA. Scusami con la direttrice.
L'abbraccia.
Tu sii buona e studia.

GIACOMINA impaziente.
Sì, mamma… è tardi…

DONNA MARTA. Vuoi mandarmi via?

GIACOMIN. Mandarti via? Voglio soltanto ricordarti i tuoi doveri di padreona di casa… Ti aspetto giovedì e conduci anche il papà…

DONNA MARTA. Sì, cara.
A Chou.
Buona sera, signorina! Addio Lucetta! Stringe la mano a Chou e carezza Lucetta. Mentre sta per uscire, Giacomina la richiama.

GIACOMINA. Mamma! Donna Marta si volta.
Non mi hai detto se sono bella vestita da Paggio Fernando!

DONNA MARTA. Sei troppo bella!

GIACOMINA con un vivissimo slancio.
Ah, mamma!…
Sulla soglia l'abbraccia facendole poi cenno di saluto con la mano. Richiude con un profondissimo sospiro di sollievo.
Se ne è andata! Che paura…

CHOU. Giacomina, ma che cosa dice? È contenta perchè la mamma se ne è andata?

GIACOMINA. Per forza! Deve venire qui la «mia fiamma»!

CHOU. La sua «fiamma»?

GIACOMINA. Sì. Lei conosce il fratello di Brunella?

CHOU. No.

GIACOMINA. Un bel giovane, con due baffetti… e gli occhi grandi così… E una bocca, una bocca.. Ecco, lui è la mia fiamma. Viene tutti i giovedì

CHOU. Solo?

GIACOMINA. Solo.

CHOU. Ma io incontro spesso, qui, la mamma di Brunella…

GIACOMINA. Già. Ma Bruno viene sempre dopo, verso la fine dell'ora del parlatorio, quando non c'è più nessuno. Ci racconta tutto quello che di interessante succede nel mondo. Nel mondo!… Lei capisce che cosa vuol dire «mondo» per noi che siamo sempre qui? Tutto, vuol dire!

CHOU un poco sgomenta.
E la direttrice?

GIACOMINA. La direttrice non sa niente. Lo sa soltanto Mademoiselle. Ma si capisce, Mademoiselle non conta.

CHOU preoccupata.
Si capisce…

GIACOMINA. Nessuno può capire meglio di lei…

CHOU. Perchè?

GIACOMINA. Perchè lei è istitutrice, e immagino che le principessine qualche volta le faranno chiudere un occhio…

CHOU. No. Tengo sempre gli occhi bene aperti, io… Dunque, Bruno è la sua fiamma…

GIACOMINA. Sì. Ma non voglio che lei dica «la mia fiamma». Mi pare uno scherzo, e invece è una cosa seria. Io adoro Bruno, non vivo che per lui. E qui dentro non ho altra consolazione che il pensiero di lui…

CHOU. E lui?

LUCETTA. Anche Bruno è innamorato di Giacomina. Le porta sempre i cioccolatini, e non manca mai al giovedì…

GIACOMINA. che guarda con impazienza verso il giardino.
Eccolo. È insieme con Mademoiselle.

CHOU guarda verso il giardino, ha un sussulto e dice subito.
Io debbo andare perchè è già tardi…

LUCETTA. Rimani ancora un momento. Voglio farti vedere Bruno.

CHOU. Cara, non posso. Abbiamo gente a pranzo…

GIACOMINA socchiudendo gli occhi.
Che bella vita!… Quando avremo finito gli esami, voglio fare pazzie…
Si volge improvvisamente e va incontro a Bruno che viene dal giardino insieme con Mademoiselle.

GIACOMINA. LUCETTA. CHOU. MADEMOISELLE. BRUNO.

GIACOMINA. porgendo la mano a Bruno.
Come vi siete fatto aspettare!

BRUNO baciandole la mano.
Sono venuto a farmi perdonare…

GIACOMINA senza ritirare la mano.
Perdonato.

BRUNO le bacia ancora la mano.
Grazie.

MADEMOISELLE va a sedersi in un angolo.

CHOU appena Bruno è entrato ha tentato di nascondersi volgendogli le spalle.

BRUNO. a Giacomina.
La signorina?

GIACOMINA. La sorella di Lucetta.

BRUNO Ah!…
Sorridendo.
Bella?

GIACOMINA. seccata.
Così, così…

BRUNO. Allora vuol dire che è bella. Presentatemi!

GIACOMINA. Ci tenete proprio? Una istitutrice…

BRUNO fatuo.
Oh, Dio! È una donna!

GIACOMINA. Ed io…

BRUNO facendola girare su sè stessa ed esaminandola.
Voi siete una deliziosa donnina che mi fa perdere la testa…

GIACOMINA grave.
Sssst! Non dite bugie!

BRUNO. Giuro di dire la verità, niente altro che la verità.

CHOU a Lucetta.
Ti dico che non voglio essere presentata!

LUCETTA. Non potrai sottrarti…

BRUNO. Allora, si può conoscerla?

GIACOMINA. Adesso sì, perchè siete stato gentile… Signorina!

LUCETTA sulle spine.
Voltati… Giacomina ti chiama!…

GIACOMINA. Signorina, permetta…
Chou si volta.
Il fratello di Brunella, la sorella di Lucetta…

BRUNO con voce soffocata.
Chou!

CHOU indifferente, porgendogli la mano.
Signore! Pausa imbarazzante.

CHOU. Sono molto lieta di conoscere il fratello di Brunella che è una delle mie amiche predilette, perchè è una cara amica della mia sorellina…

BRUNO. Tu… voi avete una sorellina?

CHOU. Non c'è da stupirsi. Ha una sorellina anche lei!

BRUNO. E venite spesso a trovarla; qui?

CHOU. Ogni giovedì. La principessa me lo permette.

BRUNO. La principessa?

GIACOMINA un po' seccata perchè non capisce quello che accade.
Sì. La principessa. La signorina è istitutrice nella casa di una principessa che ha due figliole…

BRUNO. Ho capito…

GIACOMINA. Meno male che avete capito! Ora basta, se no finite per capire troppo e vi dimenticate di me…

BRUNO. No, Paggio Fernando…

GIACOMINA. Chiamatemi Giacomina. Con voi non mi piace essere Paggio Fernando.

BRUNO a Chou, senza badare a Giacomina. È inaudito! Non rinvengo dalla sorpresa…

GIACOMINA. Ma quale sorpresa! Tirandolo in disparte.
Fatemi un piacere, non vi commuovete fino a questo punto per una semplice istitutrice… Se andiamo di questo passo, dinanzi ad una cameriera vi verranno le convulsioni…

BRUNO ridendo.
Non vi crucciate… La signorina non mi interessa… Ma non averla riconosciuta…

GIACOMINA. Riconosciuta?… Allora la conoscevate già?

BRUNO. Ma no…

CHOU. Aspetti… Mi pare di averla incontrata una volta… sul portone, ricordo…

GIACOMINA che li esamina attentamente.
Ha buona memoria, lei, signorina.

CHOU seccata.
Ottima memoria, signorina Giacomina! E permetta ch'io sia meravigliata di quello che accade in questo educandato femminile dove le fanciulle non dovrebbero avere alcun rapporto con uomini ad un cenno di Giacomina
anche se sono i fratelli delle educande…

GIACOMINA. Che tono!

CHOU a Mademoiselle che balza in piedi.
Che lei poi si prestasse a queste… facilitazioni sentimentali…

MADEMOISELLE. Signorina, lei non immagina la prepotenza di queste ragazze…

GIACOMINA. Ma dica addirittura che ricorriamo alla violenza per costringerla a fare quello che vogliamo noi!

CHOU. Lei taccia!

MADEMOISELLE a Chou.
Lei non dirà nulla alla signora direttrice…

GIACOMINA fa un passo avanti, risolutamente.

CHOU guardando Mademoiselle con un gesto di compassione.
No, non dirò nulla. Ma non è giusto e non è onesto che lei faccia tanto male a queste ragazze che le affidiamo così ciecamente…

MADEMOISELLE. Non hanno fatto nulla di male!

CHOU a Bruno. vivamente.
Capito? Ha capito? Ma dica lei se questa è incoscienza o no !?

GIACOMINA. Garantito che le darete ragione…

BRUNO. Naturalmente…

GIACOMINA come se lo ingiuriasse.
Moralista!

CHOU abbracciando Lucetta.
Non sono contenta di te, piccola mia. Dovevi subito confidarmi quello che accadeva qui quando rimanevate sole…

LUCETTA. Non era una cosa mia questa. Era per Giacomina.

CHOU Peggio ancora. Dovevi far capire a Giacomina che « avere una fiamma » è imperdonabile, e non dovevi occupartene affatto…

LUCETTA con dolcezza.
Si volevano tanto bene…

CHOU. Ah!…
Scrutandola.
E tu?

LUCETTA. Io?… Io che cosa?

CHOU. Non viene nessuno per te? Tu non vuoi proprio bene a nessuno?

LUCETTA sospirando.
No!

CHOU sospira e carezza Lucetta.
Povera piccola… Ma sarai tu, un giorno, che sceglierai…

LUCETTA vivamente.
Credi?

CHOU rialzandole il viso e guardan-dola.
Sì…
Severa.
Niente bacio, stasera. Bisogna che la sorellina sia punita.

LUCETTA. No, non lasciarmi così…

CHOU. Niente, e niente nemmeno a Giacomina!

GIACOMINA grave.
Ma si ricordi che ha promesso di portare, giovedì prossimo, l'acqua di Colonia.

CHOU. Non dimentico.

GIACOMINA ammansata.
Vuole proprio andar via in collera?

CHOU. Voglio una cosa sola: che il signore comprenda l'inopportunità di rimanere ancora…

GIACOMINA di nuovo aspra.
No!… Il signore rimane qui, con me. Devo domandargli qualche cosa.

CHOU a Bruno che si inchina.
Se il « mondo » del quale parla a queste bambine è il « mondo » che lei frequenta e preferisce, non compie certo una buona azione, signore. Vi sono anime che non bisogna turbare, specialmente quando vivono nella quiete d'un collegio e quindi nella impossibilità di giudicare e di valutare quello che viene loro riferito della vita che noi viviamo. L'onestà spirituale è una virtù che ella non possiede, signore…

BRUNO sbalordito.
Chou…

CHOU. La prego…
Via

MADEMOISELLE a Lucetta.
Ha sentito? Lo sapevo io che un giorno o l'altro qualche cosa sarebbe accaduto… Adesso bisogna ubbidire. Venga subito a togliersi il costume. Non voglio più responsabilità, di nessun genere, io…

LUCETTA implorando.
Un momento solo!…

MADEMOISELLE. Subito. Mi hanno compromessa e d'ora in avanti sarò severissima…
guarda Bruno
e intransigente. Non transigerò più, non concederò più nulla…

BRUNO. E farà male.

MADEMOISELLE. Parlo di Lucetta. Giacomina può fare quello che vuole. poichè da un pezzo ho rinunciato ad ottenere la sua ubbidienza…
A Lucetta.
Andiamo! Sospinge Lucetta che esce facendo cenno di addio.

GIACOMINA. BRUNO

GIACOMINA che ha incrociato le braccia sul petto e non ha cessato un istante di fissare Bruno, appena soli, scatta.
Chi è Chou?

BRUNO scombussolato.
Non lo so!

GIACOMINA. Avete detto: Chou! È una parola che non vi ho mai sentita dire e che non capisco. Spiegatevi. Che cosa vuol dire Chou?

BRUNO. Cavolo!

GIACOMINA. Cavolo? E perchè avete detto « cavolo » proprio dopo la sfuriata dell'istitutrice?

BRUNO. Così… Non c'è nulla di strano, credete…

GIACOMINA E perchè mi dai del « voi »? Non c'è nessuno…

BRUNO completamente inebetito.
Già; non c'è nessuno. Siamo soli…

GIACOMINA con impeto appassionato.
Ti supplico, dimmi che cos'hai! Sembra che la predica di quella signorina ti abbia sbalordito!

BRUNO. È vero.

GIACOMINA. Lo riconosci?

BRUNO. Ma no… Mi fai dire delle sciocchezze!

GIACOMINA tornando improvvisamente alla sua idea.
Perchè hai detto « cavolo »? Voglio saperlo!

BRUNO che non se l'aspetta, sussulta.
Perchè quella signorina mi ha fatto un discorso da istitutrice, ed allora ho detto « Cavolo! » come avrei detto « perbacco! » Così! Perbacco! Cavolo! Chou! è la stessa cosa! Pausa breve.
Persuasa?

GIACOMINA triste.
No. Ma non importa. Bisogna che io creda a tutto quello che dici perchè ti amo. Però non è gentile dire « cavolo » a una donna. Promettimi che non dirai più quella parola.

BRUNO. Prometto.

GIACOMINA subito lieta.
Ecco!

BRUNO. Però è strano. Hai sentito che tono? Non l'avrei mai creduto…

GIACOMINA. è triste e perplessa.
Posso dirti to che non mi hai ancora abbracciata?

BRUNO. Ma certo che puoi dirmelo… ed anche rimproverarmelo.
L'abbraccia e la bacia sulla fronte mentre Giacomina gli porge le labbra, poi si allontana e va a prendere il cappello che entrando ha lasciato su una sedia.

GIACOMINA che è rimasta male dopo il bacio sulla fronte.
Te ne vai?… Subito?… Non hai nulla da dirmi?

BRUNO cercando una scusa plausibile.
Bisogna che ritorni a casa presto.

GIACOMINA scattando.
Ah, no!… Sarebbe troppo! Non avrai invitati a pranzo anche tu, per caso…

BRUNO incerto.
Appunto…

GIACOMINA. E lascia che aspettino. Tu non sei la padrona di casa e non fai cattiva figura. Rimani ancora un poco. È la prima volta che hai tanta fretta di lasciarmi. Pare perfino che tu mi voglia meno bene…

BRUNO. Vedi, cara… Non è che ti voglia meno bene… Sei tu che senza accorgertene diventi sempre più esigente!… E le donne esigenti non sono fatte per uomini come me.

GIACOMINA. Sono esigente? Mi concedi soltanto pochi minuti una volta la settimana e non mi lamento…

BRUNO. È vero, ma stasera debbo tornare a casa presto perchè ho qualche cosa da fare prima di vestirmi per il teatro…

GIACOMINA gettandogli le braccia al collo, teneramente.
Non lasciarmi così subito… avrò paura!

BRUNO cercando di liberarsi.
Paura di che?

GIACOMINA. Di te, perchè sei troppo diverso. E non soltanto diverso dalle altre volte, ma diverso anche da pochi minuti fa. Ecco, quando sei entrato e mi hai baciato la mano, non eri così… scombussolato come ora.
Scrutandolo.
Bruno, se tu pensi ancora a quella donna…

BRUNO. Quale? A Mademoiselle?

GIACOMINA. No. Tu pensi all'istitutrice.

BRUNO soprappensiero.
A Chou?

GIACOMINA. Ecco. Hai detto ancora Chou. Dunque la chiami proprio Chou, e vuol dire che la conosci, che l'hai conosciuta se la chiami Chou… Non è un nome da istitutrice Chou… Parla ora, dimmi chi è, che cosa fa, perchè ha finto di non conoscerti…
Scatta.
Mostro! La conoscevi! Devi essere un mostro! Non cercare, non inventare scuse perchè non crederò più a nulla!

BRUNO. Allora è perfettamente inutile che parli…

GIACOMINA. Crederò soltanto a quello che sarà vero… E capirò subito dai tuoi occhi se dirai la verità! Parla…
Lo tiene dritto dinanzi a sè fissandolo negli occhi.
Guardami… così…
Si mette a piangere.

BRUNO. Giacomina…
Tentando di scherzare.
Un Paggio Fernando in lacrime!

GIACOMINA. Niente Paggio Fernando! lo sono Giacomina! La tua Giacomina, e voglio sapere chi è Chou, e voglio sapere che qualità di mostro sei tu…

BRUNO rassegnato.
lo sono un buon mostro. Chou è una donna che è la prima donna della compagnia delle riviste al Variété. Hai capito?

GIACOMINA sbalordita.
L'istitutrice?

BRUNO. Chou!

GIACOMINA. No! A questo punto Giacomina, vinta dalla curiosità, deve dimenticare tutta la sua disperazione.

BRUNO. Perchè dovrei mentire?

GIACOMINA. Allora non fa l'istitutrice. E la principessa?

BRUNO. Mah!

GIACOMINA. Ora capisco… Aspetta, dimmi subito perchè la chiami Chou!

BRUNO. Perchè nella rivista fa la parte di « cavolo » e si chiama Chou. Tutti la chiamano Chou.

GIACOMINA. Tutti chi?

BRUNO. Tutti gli abbonati della barcaccia.

GIACOMINA pensierosa.
Chou… Ha degli amanti?

BRUNO. Eh!

GIACOMINA fissandolo. È la tua amante!

BRUNO sincero.
Non ancora.

GIACOMINA con un grido. È quella dell'Acqua di Colonia!

BRUNO. Precisamente: quella!

GIACOMINA. E tu vuoi diventare l'amante della sorella di Lucetta? Perchè è proprio sua sorella… si somigliano! Ma l'hai sentita? « L'onestà spirituale è una virtù che ella non possiede, signore… » Ma perchè si fa passare per istitutrice se è un'attrice di rivista?

BRUNO. Non so. Misteri della psicologia femminile.

GIACOMINA. Dio mio!

BRUNO. Ora lasciami andare, cara…

GIACOMINA. Vai da lei. Vai a teatro, a vederla…
Scoppiando in lacrime.
Ed io rimarrò qui dentro, chiusa come in una prigione a pensare che sei là, da Chou, che fa il cavolo e balla…
Smette di piangere.
Balla?

BRUNO. Naturalmente!

GIACOMINA. Chissà come è vestita…

BRUNO. Quasi niente!

GIACOMINA piangendo di nuovo.
Oh, Bruno, se penso che via a teatro a vedere Chou vestita quasi niente, io divento pazza. Portami via con te. Bruno, portami via con te.
Lo tiene abbracciato

BRUNO. Ci mancherebbe anche questa! Sii ragionevole, Giacomina… Ti prometto tutto quello che vuoi! Vuoi che non vada a teatro, stasera? Non ci vado. Sei contenta?

GIACOMINA. No, perchè io non potrò sapere se manterrai la promessa.

BRUNO. Te lo giuro. Non posso fare di più…
Va per prendere il cappello.

GIACOMINA fermandolo.
Giuri, ma hai fretta di andartene. Non ti credo! Scattando.
Scommetto che lei ti aspetta… Spergiuro! Scommetto che vi siete messi d'accordo di ritrovarvi subito, fuori dal collegio… E predica la morale con quel bel tono… E tu mi lasci per correre dietro a quella istit… no, a quella attrice che fra le altre cose non è nemmeno bella!

BRUNO Questo poi…

GIACOMINA. Bella, dunque? Più bella di me? Ma dillo che non ti piaccio più, che non mi ami più!

BRUNO. Giacomina!

GIACOMINA piangendo e trattenendolo.
No, no… niente Giacomina, spergiuro… Ah, è più bella di me? E allora vai da lei…
Tragica.
Ma non dimenticare che la mia vita è spezzata!

BRUNO che non ne può più va a prendere il cappello trascinandosi dietro Giacomina che non lo lascia.
E giacchè lo vuoi proprio, andrò da Chou, e ti darai pace!

GIACOMINA allargando le braccia con un grido.
Bruno!

BRUNO appena libero, corre alla porta e sparisce.

GIACOMINA. È scappato! Mostro, spergiuro ed anche vile! E scappato dinanzi ad una donna! Pausa.
Ma per correre dietro ad un altra donna. È più vile o meno vile? Singhiozzando.
Senza darmi nemmeno l'ultimo bacio di addio… Non mi ama più!… Come sono infelice!

GIACOMINA e LUCETTA, poi LA DIRETTRICE.

LUCETTA in grembiulone.
Giacomina… Gli invitati sono andati via quasi tutti. Attenta alla direttrice. Mademoiselle mi ha detto che Bruno ti ha mandato un mazzo di fiori grosso così. La direttrice lo ha portato in cappella e non vuole che tu lo sappia…

GIACOMINA. Non me ne importa più!

LUCETTA. Cos'hai? Ti ha fatto piangere Bruno?

GIACOMINA abbracciando l'amica.
Sì. Come sono disgraziata, Lucetta!

LUCETTA. Perchè se ne è andato?

GIACOMINA. Perchè è andato da Chou.

LUCETTA. Chi è Chou?

GIACOMINA scrutandola
Non la conosci proprio?

LUCETTA. lo, no!

GIACOMINA. È quella che fa il bagno nell'acqua di Colonia.

LUCETTA. Davvero? E Bruno per quella dell'acqua di Colonia ti fa piangere? Che cosa va a fare da lei?

GIACOMINA tragica.
A fare il suo amante.

LUCETTA con un grido.
No! Così giovane!

GIACOMINA. È innamorato di lei…
Pausa, poi con voce di pianto.
Che delusione, Lucetta… E che delusione sarà anche per te, quando saprai chi è Chou! Oh, la mia vita spezzata… Non potrò mai più essere felice…

LUCETTA. Ma che cosa ti ha detto?

GIACOMINA. Nulla. Che andava da Chou, perchè Chou balla, capisci, vestita quasi niente…

LUCETTA. Perchè?

GIACOMINA. Perchè è un attrice di rivista e fa il « cavolo ». Tu non capirai, ma non devo dirti nulla. C'è sotto un segreto… Tragica. E lo porterò con me nella tomba!

LUCETTA. Hai ragione. I segreti devono essere segreti davvero…

GIACOMINA. Non mi resta che morire di dolore… Dio… darei la vita per fermarlo sulla soglia del teatro… Dovrebbe passare sopra il mio corpo!

LUCETTA. Perchè non vai?

GIACOMINA Andrei fino alla casa di Bruno e lo aspetterei nell'andito. Al buio non mi riconoscerebbe, e fermandomi dinanzi a lui, gli direi: « Ah, rispettate così i vostri giuramenti? » Bruno mi domanderebbe: « Chi siete? » « Giacomina… » Sono sicura che avrebbe paura!

LUCETTA. Che scena!… Ma perchè la scena fosse veramente tragica dovresti incontrare Bruno insieme con Chou!

GIACOMINA. Oh, allora… Allora, Lucetta, sarei capace di un gran gesto! Mi ucciderei ai loro piedi. C'è il fiume… Un salto…

LUCETTA con un brivido.
Ecco!

GIACOMINA. … e Bruno mi salverebbe!

LUCETTA. È buio. Dovresti gridare prima di lanciarti nel fiume.

GIACOMINA. Naturalmente. Mi lancerei giù a capofitto con un grido straziante…

LUCETTA. E per rientrare, poi? Se la direttrice ti cerca?… Fra un'ora andiamo in refettorio e se ta manchi si vedrà subito…

GIACOMINA esponendo un piano che man mano improvvisa.
Dirai che sono rimasta nel dormitorio perchè ho l'emicrania. È una scusa che si può credere, dopo lo strapazzo della recita… Poi avvertirai Mademoiselle che vada ad aprire la porticina del giardino: rientrerò di là…
Pausa.
Ma intanto non posso muovermi senza un mantello… Uhm! Mi pare di impazzire! Ho un topo nel cervello che rode.. rode…

LUCETTA. Un mantello… C'è il tuo, quello di Paggio Fernando…

GIACOMINA. Ah…

LUCETTA. Dio, che tragedia!… Dovrò aspettarti molto?

GIACOMINA. No, no, se non mi uccido, no… tornerò presto…

LUCETTA aiutandola a mettersi il mantello.
Non farti aspettare troppo…

GIACOMINA. Ecco… metterò anche il cappuccio.
Pausa.
Ma se cado davvero nel fiume?…

LUCETTA. Esiti?

GIACOMINA. Ah, no!

LUCETTA. Dio, che emozione… Tremo tutta!

GIACOMINA. Anch'io! Sospira.
Lucetta, se non tornassi…

LUCETTA. Pregherò per te, e quando avrò finito il ginnasio, scriverò un libro sulla tua storia, come Giulietta e Romeo…

GIACOMINA. Ricordati che non devi odiare mai Chou.

LUCETTA. No! Sta per piangere.
Giacomina! Si riprende.
Sii forte!

GIACOMINA. Ricordati di far aprire la porticina del giardino… E di' a Mademoiselle che mi perdoni tutte le… condiscendenze avute per me…
L'abbraccia.
Non dimenticarmi…

LUCETTA. Giacomina, ho paura!

GIACOMINA sulla soglia.
Ho paura anch'io… Se rimanessi?

LUCETTA. Ah, no!… Tu devi dare la vita per il tuo amore!

GIACOMINA. Devo! Dammi un bacio! E prega per me…

LUCETTA. Dopo il refettorio, se ancora non sei tornata, scendo in giardino ad aspettarti.

GIACOMINA. Sì… Se muoio, ti lascio tutte le lettere di Bruno, e la sua fotografia. Sono nell' ultimo cassetto del cassettone, sotto le lenzuola…

LUCETTA piangendo.
Giacomina… grazie.

GIACOMINA. Addio! Pausa.
Sarà meglio che gridi forte, perchè fare un tuffo e morire va bene, ma fare un tuffo e non morire…
Pausa, poi risolutamente:
Addio, Lucetta! Via.

LUCETTA sola — ha un improvviso senso di smarrimento, poi esclama.
Ma… ma no… è una pazzia!… Se la direttrice se ne accorge…
Lartciandosi verso la porta d'uscita.
Giacomina! Giacomina!

LA DIRETTRICE entrando da sinistra.
Lucetta… Che cosa sono queste grida? Giacomina deve essere di sopra a togliersi il costume. Vai subito ad aiutare le altre a radunare le sedie nel salone…

LUCETTA smarrita.
Giacomina…

LA DIRETTRICE. Ho detto… e basta! E non esagerare con l'amicizia!

Fine del primo atto.

Un salotto-studio in casa di Alberto. Porta nel fondo a destra e una finestra a destra. Porta a sinistra. Telefono, divano, poltrona, molti guanciali. Un quadro che rappresenta il disegno di un motore per aeroplano.

AUGUSTO domestico di Alberto, entra da sinistra con un vassoio sul quale è un fornelletto a spirito e una cogoma per il tè. Tazzina, biscotti. Depone il vassoio sopra un piccolo tavolo, poi chiude la finestra, guarda che tutto sia in ordine; prende un sigaro dalla scatola che è aperta sulla scrivania.
Ah!…
Accende il sigaro; squilla improvvisamente il campanello del telefono. Augusto spegne il fiammifero, guarda l' apparecchio telefonico ed emette un profondo sospiro.
Sono o non sono in casa? Pausa.
Sono in casa! Va al telefono.
Pronto! Sì… cioè, sono Augusto. Il signor padrone è uscito. Non so quando rientrerà… probabilmente tardi, come di solito. Chi parla? Ah, sì… Ecco, sì, ho capito.
Ripete con cantilena. « Avvertite il signor Alberto che la signorina lo attende a cena, dopo il teatro, al Trianon ». Sì, lascerò un biglietto sulla scrivania. Non dubiti… Buona sera…
Riattacca il ricevitore.
Se ne è andata senza nemmeno salutarmi! Queste donne!…
Si avvicina alla scrivania per scrivere il biglietto, ma si arresta davanti al vassoio per il tè.
Prevedo che sarà cosa saggia preparare due tazze per il tè e raddoppiare il numero dei biscotti. Le cene al Trianon finiscono sempre qui…
Esce e rientra subito con biscotti e un'altra tazza.
Ecco…
Saluta il vassoio.
Buona sera, e buon divertimento…
Esce senza avere scritto il biglietto. Pausa.

ALBERTO e GIACOMINA. Si scnte aprire la porta d'uscita nell'interno, poi un pianto dirotto, irrefrenabile, pieno di singhiozzi, e la voce di Alberto.

ALBERTO. Ecco… siamo giunti…
Entra tenedo fra le braccia Giacomina convulsa e piangente.
Siamo in casa mia…
Fa per aiutare Giacomina a sedere, ma la fanciulla si aggrappa a lui con ur gesto istintivo vivissimo.
Si rassicuri… non abbia paura… Non corre nessun pericolo, qui… C'è una poltrona, un po a destra, si segga… e si calmi… Non pianga più, si sciuperà gli occhi…

GIACOMINA che è completamente avvolta nel mantello col cappuccio in testa fa cenno di no e continua a piangere.

ALBERTO. Non vuole sedere? No?… Vuole che rimaniamo in piedi, abbracciati per tutta la vita? Ride.
Non la fa ridere l'idea di rimanere abbracciati per tutta la vita? Giacomina piange più forte.
No? La fa piangere di più? Pausa. Alberto è imbarazzatissimo.
Provi a sedersi un momento. Può darsi che il riposo le faccia bene e la calmi… Vuole provare? Qui… guardi che bella poltrona, stile… Non so di che stile ma so che è una comodissima poltrona nella quale mi sdraio soltanto per sognare tutto quello che nella vita è impossibile… E quante cose impossibili ci sono nella vita… Pare impossibile! Ride.
Sente? Ha sentito il bisticcio?… Aspetti, stia ferma, dritta, in piedi, da sola per un momento…
Con le mani sulle spalle della fanciulla, la mette in equilibrio come se fosse una bambola. E non le offro la mia poltrona soltanto… ma anche tutti i cuscini che posseggo perchè possa riposare meglio…
Raduna i guanciali che mette un po' nella poltrona, e un po' in terra. Quindi si avvicina a Giacomina che singhiozza sempre, ma più lentamente, e la fa sedere accomodandole intorno i cuscini.
Sa che cosa sembra? Una regina!… No, diciamo una principessa, piena di mistero… È comoda?…
Giacomina fa « sì » col capo.
Adesso mi suggerisca quello che devo fare per rasciugare le sue lacrime e per vedere il suo volto…
Singhiozzi vivaci.
Non si allarmi, e pensi invece alla mia situazione.
Siede in terra su un guanciale, oppure si inginocchia ai piedi di Giacomina.
Mi guardi… sono certo di non farle paura! Ride. Ma rida anche lei… Mi fa sprecare tutto il mio spirito senza risultato… finirà per avvilirmi…
Pausa. Giacomina singhiozza a tratti.
Le dicevo di pensare alla mia situazione. La strappo alla morte — a quale morte! — e per tutto ringraziamento piange da mezz'ora e non accenna a smettere. Non vorrei vedere i suoi occhi in questo momento! Un tempo.
Dunque non vuole proprio dirmi nulla? Perchè, badi bene, non mi ha detto ancora una sola parola di gratitudine! Ma già, lei non deve sapere che cosa sia la riconoscenza… E pensare che mi dovrà essere grata per tutta la vita!…
Pausa.
Mi conceda almeno la soddisfazione di sapere chi ho salvato. Sotto questo cappuccione nero che non si vuole alzare ci potrebbe essere, per esempio, il musetto grinzoso d'una vecchietta disperata piena di acciacchi, che voleva morire…

GIACOMINA scopre un pochino del volto, non singhiozza quasi più.

ALBERTO guarda subito e trattiene le mani di Giacomina che sta per rialzare il mantello.
Ah, no, no! Adesso che ho veduto non bisogna nascondere più… Sarebbe inutile! Sa… non è la vecchietta che credevo…
Giacomina che fino allora è rimasta immobile, si accomoda nella poltrona ed allunga le gambe mostrando così la sua calzatura trecentesca.
Oh. questo poi… Ma come non l'ho visto prima!?…
Si alza.
Ma, benedetto Iddio… da dove viene?… Siamo nel ventesimo secolo, credo, e lei calza scarpe da medio-evo! La prego, si tolga il mantello e mi spieghi… mi spieghi qualche cosa altrimenti finirò per credere a un sogno! Pausa.
Ma forse è un sogno… No, non è possibile! Non si sogna più oggi! Altri tempi questi… Ma a quale epoca vuol farmi retrocedere, lei?

GIACOMINA lascia cadere il mantello e scopre il giustacuore di velluto.

ALBERTO. Trecento! Questo è puro trecento! Mi pare un racconto di fate…

GIACOMINA un singhiozzo.

ALBERTO. No, la prego, non ricominci… E si alzi. Si alzi per un momento solo. Bisogna che la veda bene… Non vuole? La fissa da vicino.
Ma lei è una bambina… Con questo vestito… Perchè?

GIACOMINA. Sto male?

ALBERTO. Questo è un altro affare… Io le domando perchè è vestita così… Vuole dirmelo?

GIACOMINA fa cenno di no.

ALBERTO sbalordito.
Scusi… Ma credo che in compenso di averle impedito una pazzia vorrà dirmi almeno perchè voleva compierla e così vestita…

GIACOMINA alla rievocazione della pazzia, scoppia in lacrime e si getta disperatamente nella poltrona.
Doveva lasciarmi morire…

ALBERTO con saggia e paterna tenerezza. Che non mi fosse grata per tutta la vita me lo sarei aspettato, ma che mi rimproverasse, questo no, proprio no… Mio piccolo paggio disperato, l'ho salvata perchè non si può assistere tranquillamente al suicidio di una creautra…

GIACOMINA. Che cosa può importare a lei della mia vita?

ALBERTO. La sua vita mi interessa come interessa sempre ad un uomo la vita di una donna che non conosce. A meno che lei sia veramente una donna?

GIACOMINA sorride appena.
Ne dubita?

ALBERTO. Adesso no: perchè l'ho veduta sorridere. Ma le giuro che mi pare di vivere una novella! Pensi se non è fantastico! C'è un bravo ragazzo nel mondo, che vive solo…

GIACOMINA. Lei, il bravo ragazzo?

ALBERTO. Io. Solo con un vecchio domestico. Un bravo ragazzo che ha sempre cercato, nella vita, una piccola felicità. Piccola perchè non aveva grandi pretese, perchè non è l'uomo dai grandi desiderî. E pensava che la felicità potesse apparirgli, d'un tratto, vestita di abiti femminili…

GIACOMINA. Le felicità in abiti femminili l'uomo la cerca, non l'aspetta…

ALBERTO. È vero. Ma non è detto che, cercandola, la trovi. Ed io che l'ho sempre cercata, non l'ho trovata mai.

GIACOMINA. Perchè me lo dice?

ALBERTO. Perchè questa è una novella. Una sera, quest' uomo solo, al quale la vita non offriva nessuna gioia, era uscito per crearsene una artificiale, insieme con alcuni amici…

GIACOMINA. E amiche?…

ALBERTO. E amiche. Quando ha udito un grido e si è visto la strada attraversata da un'ombra nera che stava per slanciarsi nel fiume ancora più nero. Quell' uomo ha afferrato istintivamente quell'ombra che gli si è stretta fra le braccia piangendo disperatamente. Era un'ombra viva profumata di giovinezza.

GIACOMINA. Non poteva saperlo.

ALBERTO. Soltanto una bambina come lei poteva piangere con tanta disperazione e con tanta armonia…

GIACOMINA sorride.
Devo ricominciare?

ALBERTO. No, perchè?

GIACOMINA sorride.
Per… l'armonia.
Seria.
E poi?

ALBERTO. Che cosa?

GIACOMINA. Il seguito della novella…

ALBERTO. Glielo racconterò dopo, quando mi avrà detto per quale incantesimo lei è travestita da Paggio.

GIACOMINA in piedi, con una certa vivacità.
Io sono Paggio Fernando… Non mi riconosce?

ALBERTO un po' sullo stesso tono.
Lo scudiero del conte di Frombone?

GIACOMINA. Non ancor scudiero. Soltanto paggio, ma presso al battesimo degli speroni d' oro…

ALBERTO. Continua la novella…

GIACOMINA con malinconia.
No. La novella è finita. Siamo veramente nel ventesimo secolo, ed io…

ALBERTO. E lei?

GIACOMINA. Nulla.

ALBERTO. Non vuole dirmi? Ha torto. Sono sicuro che se mi dicesse il perchè di tutto quello ch'io non potrò mai spiegare da solo, si sentirebbe più sollevata…

GIACOMINA. Non potrebbe capire.

ALBERTO prendendole le mani. Paggetto… Sono un uomo io; un uomo vecchio al suo confronto, un uomo che ha molto vissuto e che può capire tutto… Anche quello che lei stessa, forse, non capisce…

GIACOMINA lo guarda.

ALBERTO. Non si fida di me? Non le inspiro proprio alcuna fiducia?

GIACOMINA. Ci conosciamo appena…

ALBERTO. È vero. Ma senza volerlo, io le ho data la vita un'altra volta. Se ci mette un po' di buona volontà, può considerarmi - non rida! - può considerarmi un secondo padre… Ed io posso quasi - quasi - vantare qualche piccolo diritto su di lei…

GIACOMINA fa un cenno di protesta.

ALBERTO. No, non si inquieti, e si tolga quel brutto peso che le grava sul cuore. Provi…

GIACOMINA sta per dire, ma poi si riprende.
Non voglio.

ALBERTO calmo.
Va bene. Credevo che un padre putativo ispirasse una maggiore confidenza… Ho sbagliato. Scusi se mi sono permesso di insistere tanto…
Altro tono.
Posso offrirle qualche cosa?

GIACOMINA. Grazie.

ALBERTO incerto.
Grazie sì, o grazie no? Un bicchierino di cognac, oppure una tazza di tè?

GIACOMINA. Dov'è il suo domestico vecchio?

ALBERTO. A letto. Non lo rivedrò che domani mattina, quando verrà a svegliarmi. Ma il tè posso farlo io… C'è tutto pronto qui…
Si avvicina al tavolo, fa per accendere il fornelletto.

GIACOMINA che lo ha seguito senza ch'egli se ne accorgesse, vede le due tazze, lo guarda, e dice con una sottilissima ironia.
Il suo domestico sapeva che mi avrebbe salvata?

ALBERTO. No. Il mio domestico credeva, forse, ch'io andassi in cerca d'un po' di felicità…

GIACOMINA. Femminile…

ALBERTO. Allora… tè?

GIACOMINA. Sì.

ALBERTO. Con i biscotti?

GIACOMINA. Se la felicità… fosse venuta qui, stasera, avrebbe mangiato anche i biscotti?

ALBERTO. Credo di sì.

GIACOMINA. Ah!

ALBERTO. La felicità, di notte, ha sempre molto appetito!

GIACOMINA. Anch' io… perchè stasera non ho mangiato…

ALBERTO. Oh, povero paggetto! Chissà che fame…

GIACOMINA. Si figuri…

ALBERTO. offre i biscotti.
Vuole cominciare intanto che l'acqua bolle?

GIACOMINA prende un biscotto e mangia.
Sì, grazie.

ALBERTO dopo un silenzio.
Devo proprio continuare a chiamarla paggetto?

GIACOMINA. Preferisco che mi chiami Giacomina.

ALBERTO. È il suo nome vero?

GIACOMINA. Quello di battesimo.

ALBERTO. Grazie.

GIACOMINA mangiando guarda i quadri alle pareti e si ferma dinanzi al complicato disegno di macchina.
Che cosa è?

ALBERTO. Una macchina.

GIACOMINA. Questo l'avevo capito anch' io. Che macchina è?

ALBERTO. Un motore nuovo per gli aeroplani.

GIACOMINA. Ah! E chi lo ha fatto?

ALBERTO semplicemente
Io.

GIACOMINA voltandosi di scatto.
Eh?

ALBERTO. Io. L'ho disegnato io. Le pare impossibile?

GIACOMINA. Incredibile. Lei lavora?

ALBERTO. Lavoro. La stupisce tanto che un uomo lavori?

GIACOMINA. Sì. Cioè, no. Mi stupisce che un uomo come lei, che ha un domestico vecchio, che è solo, che ha il telefono, una poltrona così fonda, tanti cuscini, i biscotti… lavori…

ALBERTO. Perchè È così naturale!

GIACOMINA. Ho sempre pensato diverso da lei l'uomo che lavora. Gli uomini come lei, giovani, eleganti, con una bella casa, non lavorano…

ALBERTO. Fanno male.

GIACOMINA. È strano. Non la capisco molto bene…

ALBERTO porgendole ancora il piatto con i biscotti.
Non ci pensi e non le dispiaccia se ha scoperto in me la stoffa del lavoratore…

GIACOMINA. Mi fa piacere, anzi…
Prende un biscotto.
Grazie, sono molto buoni…
Sorride.
Se ci fosse Lucetta, gliene mangerebbe un vassoio pieno… È così ingorda, se sapesse…

ALBERTO. Non conosco Lucetta.

GIACOMINA. Lucetta è Jolanda, capisce?

ALBERTO. Perfettamente.

GIACOMINA con un grido
Dio!

ALBERTO. Ricominciamo. Che c'è?

GIACOMINA. Lucetta mi aspetta in giardino con Mademoiselle! Risolutamente, mangiando tuttavia i biscotti.
Bisogna che me ne vada… Il mio mantello…

ALBERTO. Adagio… Non vorrà andarsene sola, spero…

GIACOMINA. Sola, sola.

ALBERTO. Ma è notte, non lo sa? È quasi mezzanotte!

GIACOMINA. Mezzanotte! Pensa un attimo.
Io sono compromessa!

ALBERTO ridendo.
Non facciamo scherzi, per carità!

GIACOMINA. Mi ha compromessa… Assolutamente, bisogna che me ne vada… Se lo sapesse la signora direttrice…

ALBERTO. Tutte le volte che aggiunge una parola alle sue rivelazioni, invece di chiarire il mistero… lo oscura! Ma da dove è scappata…

GIACOMINA. Dal collegio!

ALBERTO. No! Adesso capisco… Via, via, che la riporti subito in gabbia… Ci mancherebbe che avessi anche delle noie…

GIACOMINA affondandosi nella poltrona col piatto dei biscotti sulle ginocchia, candidamente.
Ma no… Non si affanni… Delle noie da chi? Dal collegio? Se non mi vedono rientrare, penseranno che sono morta…

ALBERTO. Perchè… Prima di scappare ha avvertito?

GIACOMINA. Sì. Lucetta.

ALBERTO. Allora la cercheranno.

GIACOMINA. Non verranno a cercarmi qui. Io non posso uscire senza prima avere mangiato. Le morirei di fame fra le braccia… Mi lasci prendere il tè, con tanti biscotti… Mi lasci essere un poco la sua felicità, poi mi riaccompagnerà in collegio…

ALBERTO. Non vuole andarsene?

GIACOMINA. Dopo.

ALBERTO va al tavolo.
Il tè è pronto.

GIACOMINA con una vocina flebile.
Di già?

ALBERTO lo versa.
Sì.…
Le porge la tazza fumante.
Ecco.

GIACOMINA. Grazie. Ma non lo posso bere subito perchè scotta.
Pausa.
Se ci mettesse una goccia di cognac?

ALBERTO. Scusi, perchè non è Jolanda, lei, invece di Paggio Fernando?

GIACOMINA. Perchè?

ALBERTO. Così… Come temperamento, mi sembra piuttosto donna…

GIACOMINA che comincia a divertirsi.
Una bambina…
Si sente qualcuno che apre una parta. Balza in piedi.
C'è gente… Vengono a prendermi. Mi nasconda… mi nasconda…
Lascia i biscotti sulla tovola e si nasconde dietro lo schienale della poltrona, rannicchiandosi.

GIACOMINA, ALBERTO, AUGUSTO.

AUGUSTO dal di dentro È permesso?

ALBERTO. Avanti.

AUGUSTO entra — è senza colletto — vede due tazze fumanti, e dice subito con un sorrisetto e un tono ambiguo.
Domando perdono, giungo troppo tardi.

ALBERTO. Che cosa vuoi dire?

AUGUSTO. Che « lei » è già qui, e che la mia ambasciata giunge troppo tardi.

ALBERTO. « Lei » chi?

AUGUSTO. La signorina. Aveva telefonato che l'aspettava al Trianon, dopo il teatro, ma vedo che è già qui, come al solito.

ALBERTO. Tu non vedi nulla. La signorina non è qui. E corri subito al Trianon e avverti la signorina che non sono in casa, che non sono tornato…

AUGUSTO. Va bene.
Maliziosamente, prendendo una tazza di tè.
Il signore non prenda troppo tè, finirà col non dormire…

GIACOMINA esce dal nascondiglio.
Lasciate stare quello che non vi appartiene…

AUGUSTO sbalordito.
Ah!…
Poi ridendo.
Ecco un personaggio mai visto…

ALBERTO. Ebbene, ricordati che non l'hai mai visto. E va subito per la commissione.

GIACOMINA alla quale l'avventura dà come un senso di ebbrezza.
Quando lo racconterò a Lucetta!…
Ad Augusto.
Scusate… avvicinatevi…
Augusto si avvicina, cordiale e un poco galante.
Volete versarmi un po' di cognac?… L'ho già chiesto al vostro padrone, ma inutilmente…

AUGUSTO. Subito, signorina…
Prende la bottiglia che è sulla piccola tavola.
Molto?

GIACOMINA. Versate… Ecco, basta, grazie.

AUGUSTO. La lascio qui?

ALBERTO. Sì, ma vai dunque…

AUGUSTO. Signorina…

GIACOMINA. Sentite… avvicinatevi…
Come prima.
Il Trianon è molto distante di qui?

AUGUSTO. Un quarto d'ora…

GIACOMINA piano.
Fate in modo di non arrivarci fino a domattina.

AUGUSTO che non capisce.
Ma…

GIACOMINA. Che ve ne importa?

ALBERTO guarda Giacomina come trasognato.
Affrettati…

AUGUSTO. Sì…
guarda l'uno e l'altra, ed esce facendo un gesto che vuol dire: « sono matti! »

GIACOMINA, ALBERTO.

GIACOMINA con finezza.
Scusate, il mio tè… sarà diventato freddo…

ALBERTO porge la tazza.
Sono così stupefatto…

GIACOMINA gentilissima.
Mi chiamo Giacomina Castiglioni…

ALBERTO sbalordito.
Ed io Alberto Ludovici.

GIACOMINA sorride.
Vuole prendere il tè e farmi compagnia?

ALBERTO prende la sua tazza c siede accanto a Giacomina, inzuppa un biscotto nel tè — silenzio.

GIACOMINA. La « signorina », quella del Trianon, era la felicità che doveva cercare o che doveva venire a domicilio?

ALBERTO. Veniva a domicilio.

GIACOMINA. E diceva di essere solo… Ha cominciato subito con una menzogna. Se c'è una signorina che viene a domicilio, non si è soli…

ALBERTO. Non conta, quella. È una buona amica che viene di tanto in tanto a prendere una tazza di tè.

GIACOMINA. Ed a mangiare i biscotti; proprio come faccio io.

ALBERTO. Oh, no, Paggetto! È tutt' altra cosa…

GIACOMINA. Soltanto che io non sono una buona amica.

ALBERTO. Non è generosa e nemmeno riconoscente…

GIACOMINA. Oh, adesso il suo gesto, che pare non possa proprio dimenticare, non ha più alcun valore. Adesso non mi importa più di niente. Niente di tutto quello che prima mi faceva piacere, o mi faceva disperare…

ALBERTO. Non la capisco.

GIACOMINA. Non è necessario. Capisco io. Mi capisco io.
Pausa.
Vede…
confidente
prima - prima sarebbe poche ore fa - del mondo conoscevo poche cose: il collegio, le vacanze in montagna, l'automobile, la mamma profumata, Lucetta - Lucetta, gliel'ho detto, è Jolanda - e… e… un amico che veniva a trovarmi…

ALBERTO. In collegio?!

GIACOMINA. In collegio, tutti i giovedì, e che mi raccontava tante cose che mi sembravano troppo belle e attraenti, o assurde. Adesso sono convinta che non c'era nulla di assurdo…

ALBERTO. Si sbaglia. C'era l'assurdo.

GIACOMINA. Come?

ALBERTO. È ormai la una di notte e lei è in casa di un uomo giovane, sola con lui…

GIACOMINA un po' turbata, ma con uno sforzo.
Questa è una cosa semplicissima…

ALBERTO. Tuttavia è la prima volta che le capita?

GIACOMINA dopo un attimo, sincera.
Ma sì, è proprio la prima volta!…

ALBERTO pausa imbarazzante.
Un altro poco di tè?

GIACOMINA per prendere tempo.
Sì.

ALBERTO versando il tè nella tazza che Giacomina tiene fra le mani.
Non le pare che faccia caldo?

GIACOMINA. Un poco… Mi sento bruciare la faccia. Devo essere tutta rossa e devo avere gli occhi gonfi.
Gli spalanca gli occhi in faccia.
Sono gonfi?

ALBERTO. Sono belli.

GIACOMINA ridendo.
Guardi che sono il Paggio, io; non la castellana…

ALBERTO. Lei è Giacomina; Giacomina che mi si è rifugiata fra le braccia così disperata e smarrita…
Seggono di nuovo.
Posso dirle una cosa gentile?

GIACOMINA. La dica…

ALBERTO. Dianzi, quando voleva che nemmeno mi allontanassi da lei, mi è venuta una tentazione, dolcissima, buona… La tentazione di darle un bacio, per rasciugare le sue lacrime…

GIACOMINA lo ascolta trattenendo il respiro.

ALBERTO. …e per consolarla un poco… Mi pareva che fosse una cosa mia, poichè non era di nessuno e l'avevo trovata così, per caso…

GIACOMINA con sincero candore.
Perchè non lo ha fatto?

ALBERTO la fissa, poi alzandosi.
Perchè non se lo meritava. Non aveva fiducia in me…

GIACOMINA. Ero una sciocca.

ALBERTO. Adesso si fida del suo nuovo amico? Le porge le mani.

GIACOMINA. Adesso sì.
E porge le sue alle mani di Alberto.

ALBERTO. Perchè quella pazzia?

GIACOMINA. Perchè amavo un uomo, quello che mi raccontava le cose assurde, e quell'uomo amava una donna che non ero io…

ALBERTO. Per questo, barmbina…

GIACOMINA. Ma io, io lo adoravo.

ALBERTO. E ora?

GIACOMINA. Non so.

ALBERTO. Come si chiama?

GIACOMINA. La prego, questo è un segreto troppo segreto.

ALBERTO. Scusi.

GIACOMINA. Non le pare che succedano delle cose incomprensibili?

ALBERTO. Non mi pare. È molto più incomprensibile quello che le ho impedito di fare… Mi perdoni. Ma lei non può immaginare come odio quell'uomo che…

GIACOMINA. Non vale la pena. Non lo conosce… Dovrei odiarlo io, io che l'ho visto animandosi
al braccio di quella donna… E mi aveva promesso che non sarebbe andato… che…

ALBERTO. Paggetto…

GIACOMINA. Io non ho capito più nulla… Ho visto tutto nero, tutto nero, e…

ALBERTO. …e si è messa a piangere appoggiata su questa spalla.

GIACOMINA. Già. Ed ho sentito che anche lei fuma le stesse sigarette di… lui.

ALBERTO. Non le fumerò più.

GIACOMINA. Perchè?

ALBERTO. Per farle dimenticare… lui.

GIACOMINA. Grazie. È strano, come mi fanno piacere certe cose che mi dice…

ALBERTO. Vuol dire che ormai è sulla via della guarigione…

GIACOMINA. Comincio a crederlo anch'io…
Pausa.
Voglio andare via.

ALBERTO. Ancora un poco.

GIACOMINA. Voglio andare via. Lucetta finirà col mettere sottosopra il collegio…

ALBERTO. Speriamo di no. Si rimetta il mantello…

GIACOMINA prende il mantello, ma rimane immobile ad ascoltare un lungo trillo di campanello elettrico — convulsa.
Questa volta suonano proprio… vengono a cercare di me. Mi nasconda… dica che non ci sono… dica quello che vuole, ma non mi consegni a nessuno…
Nuovo trillo.
Non apra…

ALBERTO turbato.
Si nasconda là. È la mia camera…

GIACOMINA. Mi chiudo a chiave…
Via a sinistra.

ALBERTO esce dal fondo.

ALBERTO. CHOU.

ALBERTO esce di scena per recarsi ad aprire — si odono le voci di Alberto e Chou nell' anticamera. Tu?

CHOU entra seguita da Alberto
Augusto non ti ha detto?

ALBERTO. Augusto non è venuto da te?

CHOU. Avevo telefonato.

ALBERTO. Lo so.

CHOU. E allora perchè tutta questa meraviglia? Non è una novità ch'io venga da te dopo lo spettacolo.
Guardando fisso Alberto.
Che cos'hai? Ti disturbo? Alberto tace.
Ti disturbo. Me ne vado.

ALBERTO. No, Chou, non è che tu mi disturbi, ma stasera mi è capitato qualche cosa di così strano…

CHOU. Lo vedo. Sei così giovane stasera… Sembri trasfigurato… E non mi saluti nemmeno…

ALBERTO. Perdonami.
Guarda la porta della camera e la bacia rapidamente sulla fronte.

CHOU. Ho fatto male a venire.
Vede e accenna le due tazze del tè.
Sono stata preceduta…

ALBERTO. Non è quello che tu pensi, Chou…

CHOU. Hai voluto sceglierti un' amica più gaia…
Con tristezza.
Ma perchè, allora, non mi hai impedito di venire?

ALBERTO. No, Chou, non è questo… È qualche cosa di straordinario… Non puoi capire.

CHOU. Eppure è così facile capire a volte…

ALBERTO. Non pensare nulla, non credere nulla. Penseresti e crederesti sempre qualche cosa che non è la realtà.

CHOU. Penso che devo andarmene.

ALBERTO con slancio che non sa reprimere.
Sì… Grazie. sì. Ti dirò domani, perchè ho bisogno di dirti, ho bisogno di parlare… tanto è fantastico quello che mi accade!

CHOU rialza il mantello e indugia prima di andarsene.

CHOU, ALBERTO, GIACOMINA.

GIACOMINA spalanca con impeto la porta della camera e viene nel mezzo della scena, dinanzi a Chou, con un atteggiamento e un'audacia di bimba ignara che si trova impigliata in un'avventura eccezionale. È lei il «cavolo»!! Non se ne vada!

CHOU. sbalordita, con un grido.
Giacomina!

ALBERTO sorpreso.
Ma no… Vi conoscete!

GIACOMINA fremente di sdegno.
Se ci conosciamo? Se ci conosciamo?…
Ad Alberto. Ma se ho tentato quel brutto salto che lei mi ha impedito, è soltanto perchè ero gelosa di questa istitutrice…

ALBERTO. Istitutrice, Chou?

CHOU. Quale brutto salto? Ma perchè Giacomina è in casa tua, Berto?

ALBERTO a Giacomina.
Era lei, la donna… Per lei?

GIACOMINA a Chou.
E per chi dunque? Ah, istitutrice! Ma adesso so… so che lei è il «cavolo» della rivista! So che lei è Chou! Quasi piangendo.
Chou… Perchè si fa chiamare così? Lo vede che si prende tutti, lei?

ALBERTO. Non ricominci a piangere…

CHOU. Io mi prendo tutti?… Berto, ti prego, dimmi subito perchè Giacomina è qui.

GIACOMINA a Chou.
Per colpa sua!..
Va verso Alberto che sta per accoglierla fra le sue braccia, ma Giacomina con un gesto di collera si allontana di nuovo.
No…
Con impeto.
Confessi che il tè, i biscotti, il cognac, li aveva preparati per Chou!…
Con disprezzo.
Per un cavolo! Confessi che le vuole bene!

ALBERTO. Confesso che lei è una bambina indiscreta!

GIACOMINA con una calma eccessiva, dopo una pausa breve.
Ho capito. Rimanga pure con la sua Chou, ma l'avverto, perchè se non parlassi scoppierei, che questa signorina, quando viene a trovare Lucetta in collegio si finge istitutrice, invece è l'amante di Bruno…
Aspetta, per vedere che effetto fanno le sue parole. Chou e Alberto sorridono appena.

ALBERTO. Giacomina, finora è stata ingiusta, adesso non sia cattiva. Io le posso assicurare che Bruno - conosco benissimo Bruno - non è l'amante di Chou.

CHOU. Oh!

ALBERTO Cerchiamo di ricostruire…

GIACOMINA Non c'è nulla da ricostruire.

CHOU. Giacomina, Giacomina si calmi…

GIACOMINA Io sono calmissima. E voglio andarmene. Non voglio rimanere qui nemmeno un momento di più…
Prende il mantello.
Me ne vado…

CHOU. Giacomina!

ALBERTO con voce severa.
Non ricominciamo con le pazzie.

GIACOMINA avvicinandosi a lui — piano.
Mi ha fatto molto male… ma capisco che lei non ne ha colpa…

CHOU lasciando cadere il mantello.
Venga qui da me, Giacomina, e parliamo un poco noi due sole. Vuole?

GIACOMINA mentre Chou parla la guarda con espressione di grande stupore — Chou è scollatissima, elegantissima.
Adesso capisco… adesso sì… Non l'avevo veduta così vestita… vestita quasi niente…
le si avvicina.
E profumata… uhm!… Ma non è profumo di acqua di Colonia… È un profumo che stordisce…

CHOU sorride.
Lasciaci sole, Berto.
Alberto entra a destra nella sua camera.

GIACOMINA, CHOU.

CHOU siede nella poltrona — Giacomina rimane un po' distante da lei.
Bambina mia, cerchi di essere calma e ragionevole per un momento. Procuri di ascoltarmi con pazienza, e risponda alle mie domande.

GIACOMINA. Secondo…

CHOU. Chi le ha detto che sono Chou?

GIACOMINA con tono un po' aggressivo.
Chi vuole che me lo abbia detto?

CHOU. Alberto?

GIACOMINA. Bruno.

CHOU. Ha fatto male.

GIACOMINA. Lo so.

CHOU con ansia.
E Lucetta?

GIACOMINA. Lucetta non sa nulla. Ho subito capito che a Lucetta non bisognava dire.

CHOU. Nè a Lucetta, nè ad altri… A nessuno.

GIACOMINA. Non lo saprà nessuno.

CHOU. Grazie. Adesso mi dica quale parte precisa ho io nella pazzia che voleva commettere.

GIACOMINA. No.

CHOU. Perchè?

GIACOMINA un poco imbarazzata.
Non so. Ma a forza di parlarne. questa pazzia che non è avvenuta, diventa una cosa ridicola, stupida…

CHOU. C'era una causa tanto grave?

GIACOMINA. Mi pareva grave…
Pausa.

CHOU. Giacomina…
Le porge le mani nelle quali Giacomina pone le sue.
Mi dica… È ancora tanto innamorata di Bruno?

GIACOMINA. Perchè me lo domanda? Perchè ne è innamorata lei?

CHOU. Oh, io… Bruno è per me un buon ragazzo, che dice di volermi bene…

GIACOMINA. Diceva di voler bene anche a me.

CHOU. Era un altro bene, Giacomina.

GIACOMINA. E lei? Non voleva portarmelo via?

CHOU. Io? Ma, bambina, io non posso «portar via» un uomo ad una creatura come lei…

GIACOMINA. Anche Alberto… Alberto è innamorato di lei.

CHOU. Chissà!

GIACOMINA Lei, lo ama?

CHOU. Giacomina, lei non può capire! Lei è una bambina che ha sempre vissuto in collegio…

GIACOMINA. Ma da stasera ho capito tante cose, troppe cose…

CHOU. È male, Giacomina.

GIACOMINA. Perchè? La vita bisogna conoscerla, prima o dopo. Però fa male conoscere tutto in una volta!

CHOU Giacomina!

GIACOMINA quasi con rabbia.
lo… io la invidio!

CHOU. Oh, bambina mia, invidiare me! Io vorrei essere sempre la semplice istitutrice che viene a dare un bacio alla piccola Lucctta! C'è tanto candore in voi che ignorate il mondo…

GIACOMINA. E Alberto?

CHOU. Che cosa?

GIACOMINA. Che cosa è per lei Alberto?

CHOU dandole del tu, con tono difensivo.
Che te ne importa?

GIACOMINA secca.
Nulla. Ma allora non doveva salvarmi.

CHOU. Ah, Giacomina, non essere ingrata così…

GIACOMINA. Non voglio più rivederlo.

CHOU. Come ti capisco… e che male capire! Hai ragione tu.

GIACOMINA. Tornerò in collegio, e ritornerà Bruno…

CHOU. Non è l'amore che ci vuole per te, l'amore di Bruno… Perdonami, bambina. Ma io penso che sei l'amica più cara di Lucetta e che tornando in collegio, fra poco, Lucetta ti stringerà fra le sue braccia e piangerà di gioia per il tuo ritorno…

GIACOMINA. Non capisco…

CHOU un po' commossa. È meglio non capire a volte, e andare incontro alla propria gioia, senza sapere…

GIACOMINA. Quale gioia?

CHOU. Non cercare adesso. E ringrazia invece il caso, o il destino, o Dio che ti ha fatto incontrare un uomo onesto.

GIACOMINA subito, quasi con ansia.
Alberto?

CHOU. Sì.

GIACOMINA con gioia repressa.
Lo sapevo.

CHOU. Vuoi abbracciarmi?

GIACOMINA l'abbraccia. Chou piange in silenzio.
Piange… perchè?

CHOU. Perchè penso che sei l'amica di Lucetta… e perchè vorrei che Lucetta un giorno facesse piangere qualcuno, come tu fai piangere me, stanotte…

GIACOMINA commossa.
Chou… le voglio bene.

CHOU bacia la fanciulla sulla fronte.
Grazie.
Si alza, prende il mantello di Giacomina e glielo porge.
Adesso però bisogna ritornare in collegio e subito subito… perchè è tardi…

GIACOMINA. E Lucetta che mi aspetta in giardino. Mi crederà morta ormai!

CHOU. Che bambina imprudente!…
Chiama.
Alberto!

GIACOMINA. Ci accompagna anche lui?

CHOU Naturalmente.

GIACOMINA, CHOU, ALBERTO.

ALBERTO stringendo le mani a Chou.
Grazie, Chou, grazie.

GIACOMINA. Lei ha sentito tutto?

ALBERTO. Tutto.

GIACOMINA. Ha guardato dal buco della serratura?

ALBERTO. No. Perchè non sono curioso come una certa persona, ma ho sentito tutto ugualmente.

GIACOMINA a Chou.
Andiamo? Non mette il mantello?

ALBERTO guarda Chou interrogativamente.

CHOU. No, non posso. Sono troppo stanca. Andate voi due, io rimango qui.

ALBERTO. Ti ritroverò qui, allora?

CHOU Non so. Comunque, ritroverai sempre qualche cosa che preferirai a me. ALBERTO e GIACOMINA la guardano e non capiscono.

CHOU. Ritroverai qui il ricordo della fantastica avventura di stasera… E la speranza della felicità che aspetti da questa avventura.

ALBERTO avvicinandosi a Chou.
Chou…

CHOU allontanandolo.
Andate, presto…

ALBERTO. Su, paggetto…

CHOU accompagna Giacomina e Alberto sulla soglia della stanza e ritorna.

CHOU dopo un attimo, chiama.
Alberto…

ALBERTO rientrando.
Chou…

CHOU ansiosa.
Ti aspetto qui. Ritorna.

ALBERTO esce, ma sulla soglia s'incontra con Augusto che rientra. Augusto guarda nell' anticamera Giacomina, nello studio Chou, e non capisce.

AUGUSTO. La signorina, rimane?

CHOU Sì, Augusto. È una grande sciocchezza rimanere. Augusto, eppure rimango…

Fine del secondo atto.

Il giardino dell'educandato. Nel fondo il muro di cinta e la porticina socchiusa. A destra il fianco del palazzo dell' educandato: la parte dei dormitorî. Tutte le finestre sono chiuse. A sinistra un albero, sotto il quale Mademoiselle, seduta su una sedia da giardino, dorme col capo sul seno. Lucetta, in pantofole, vestita di lana grigia e mantellina, si avvicina alla porta socchiusa e guarda fuori. Silenzio. Luce lunare, nitida.

LUCETTA, MADEMOISELLE — LE EDUCANDE.

LUCETTA dopo aver guardato fuori, rientra con atteggiamento accorato. È pallida.
E non ritorna… e non so nemmeno che ore sono. Mademoiselle…
La scuote.
Mademoiselle!

MADEMOISELLE svegliandosi di soprassalto.
Che c'è?… È arrivata?

LUCETTA. No… non ancora. Mi dica le ore.

MADEMOISELLE. La una e mezza.

LUCETTA convinta.
Allora è morta!

MADEMOISELLE. Non lo dica… nemmeno come supposizione.

LUCETTA. Come può essere viva?… Se, come credo, si è annegata alle nove, ormai dovrebbe essere morta da…
conta sulle dita … dieci, undici, mezzanotte, una, una e mezza… Da quattro ore e mezza. E nessuno che può riconoscerla così vestita! Almeno poter uscire e informarsi! Da chi ci si potrebbe informare?

MADEMOISELLE. Cosa vuole che sappia io… Dalla polizia, credo… Almeno in Francia…

LUCETTA. Lasci stare la Francia. Qui siamo in Italia e lei dovrebbe sapere quello che si fa in casi simili.

MADEMOISELLE. Io non ho mai avuto scolare di questo genere!

LUCETTA. Non ne posso più!… Soffoco! Dico tutto alla signora direttrice!

MADEMOISELLE trattenendola.
Non faccia sciocchezze… lo ho buoni presentimenti…

LUCETTA. Io pessimi. Ho il cuore che non batte più.

MADEMOISELLE. È per il freddo. Non è possibile che Giacomina sia morta… Quella lì non la fa morire nemmeno il diavolo, perchè è più diavolo del diavolo…
Sorride a sè stessa, soddisfatta del bisticcio.
E i diavoli non muoiono perchè sono eterni…

LUCETTA. Ha voglia di scherzare, lei…

MADEMOISELLE. Ho voglia di ben altro. io! Noi stiamo qui a tormentarci, e Giacomina, scommetto, non pensa affatto a noi… Magari sarà a casa sua…

LUCETTA. Avrebbe avvertito.

MADEMOISELLE dopo una breve pausa.
Vuole un consiglio?

LUCETTA. Non voglio consigli. Voglio sapere che ore sono.

MADEMOISELLE. La una e trentacinque.

LUCETTA. Ho promesso che l'avrei aspettata, e l'aspetterò fino a giorno.

MADEMOISELLE. Andiamo a dormire, mi ubbidisca. Lasciamo tutto aperto, e se tornerà, nessuno si sarà accorto di nulla. In questo modo, se qualche cosa fosse accaduto e Giacomina non tornasse, noi saremo al sicuro di ogni responsabilità… E quelle altre, lassù, staranno quiete.

LUCETTA. Non si fanno più vedere. Devono essersi addormentate…

MADEMOISELLE. Beate loro!

LUCETTA. Che egoista!… Lei pensa soltanto ad « essere al sicure di ogni responsabilità! »

MADEMOISELLE. Non è egoismo! È che non mi reggo più! Dopo la giornata di strapazzo che è stata oggi per tutti, abbiamo bisogno di riposo, non di veglia al chiaro di luna!

LUCETTA. E lei avrebbe il coraggio di dormire con questa incertezza nel cuore?… Già lei il cuore non deve neppure sapere dove l'ha!

MADEMOISELLE. Ho un cuore ragionevole, io!

LUCETTA. Ma vuole proprio andare a dormire? Vada, vada… non la trattengo… Rimango qui sola…

MADEMOISELLE. Sì, con quella paura che ha!

LUCETTA. Non importa!

MADEMOISELLE. Se lo sapesse la direttrice!

LUCETTA. Non la nomini nemmeno altrimenti vado a dirle tutto!

MADEMOISELLE. Mi lasci andare via prima. Io non ne voglio sapere di queste fantasie romantiche di ragazze senza cervello! Un'alunna che scappa di collegio! Così… per andarsi ad ammazzare! Roba da matti!

LUCETTA. Mademoiselle, sia buona…
da una finestra che si apre appare la testa arruffata di una collegiale.

LUCETTA piano.
Chi è?

BRUNELLA. Sono io. Nulla di Giacomina?

LUCETTA. Macchè! Figurati che Mademoiselle vuole lasciarmi sola.

BRUNELLA. E lasciala andare! Scendo io!

LUCETTA. No. no… non ti muovere. Se alla direttrice salta il ticchio di fare una visita al dormitorio, trova i letti vuoti e chissà che cosa succede!

BRUNELLA. E lascia che succeda! In un caso come questo! Ora sveglio Maria e Clara!

LUCETTA. No. Brunella, no…
La finestra si richiude.

MADEMOISELLE. Ha visto? Se quelle fanno rumore, svegliano le altre e magari scendono giù tutte!

LUCETTA. Dio mio… Zitto! Mi pare di sentire dei passi! Corre alla porticina e ne ritorna, dopo, sgomenta.
Un uomo che passava. Mi ha guardata…

MADEMOISELLE Adesso compromette anche il collegio! Si riapre la finestra e tre teste si affacciano.

BRUNELLA. Lucetta!

LUCETTA. Parla piano.

MARIA. Siamo pronte, scendiamo subito.

LUCETTA. Dio, Dio, Dio, che notte!

MADEMOISELLE. Almeno si coprano bene. Non mi addossino anche la responsabilità della loro salute! La finestra si richiude con precauzione. Mademoiselle e Lucetta attendono. Da sinistra entrano le ragazze in camicia da notte lunga fino ai piedi, e con le pantofole di panno. Sulle spalle una sciarpa nera, ampia.

LUCETTA, MADEMOISELLE, BRUNELLA, MARIA, CLARA.

MARIA ironica.
Eccoci qua. Se Mademoiselle vuole ritirarsi, si accomodi pure…

MADEMOISELLE. Sì, brava, faccia anche dell'ironia… Ma ci rivedremo domattina, quando tutti i nodi verranno al pettine… Mi farete perdere il pane che mi guadagno!… Stanotte succederà qualche cosa!

MARIA. Mi pare che sia già successo… Non vi farete illusioni, spero… Ormai bisogna rassegnarsi all'idea della morte di Giacomina. Puttosto troviamo insieme la forma più adatta per comunicarla alla signora direttrice, senza scatenare il finimondo.

CLARA. È presto detto. Ma chi si sente il coraggio di parlare con la signora direttrice?

MARIA. Tutte. Non l'abbiamo mica uccisa noi!

LUCETTA. Le parlerò io.

BRUNELLA. Vuoi fare tutto tu. Del resto Giacomina è morta per mio fratello, quindi mi pare sia più giusto che parli io!

LUCETTA. No, io: perchè io sono la sua erede e sono stata sempre la sua confidente. Mi ha lasciato tutto, perfino le lettere e il ritratto di Bruno!

BRUNELLA. Quelle le dovrai restituire!

MADEMOISELLE. si riaddormenta.

CLARA. Certo. Bisogna restituirle. Si potranno leggere?

BRUNELLA. Oh, io credo di sì! Tanto non era una cosa seria… Mio fratello non avrebbe certo sposato Giacomina!

LUCETTA. Non puoi saperlo, tu! lo le ho lette tutte le lettere di Bruno e ti assicuro che era innamorato pazzo!

MARIA. Povera Giacomina!

CLARA. Dobbiamo fare una buona cosa.' Andare in cappella e pregare per lei.

LUCETTA. La cappella è chiusa…

MARIA. Si prega dal di fuori, è lo stesso che essere in Chiesa.

LUCETTA incerta.
Andiamo… Ma se nel frattempo tornasse?

CLARA. Come sei sciocca! Se è morta…

MARIA. Però avremo freddo…
Si avviano e spariscono da destra, lasciando Mademoiselle addormentata.

MADEMOISELLE e LA DIRETTRICE.

LA DIRETTRICE avvolta in un soprabito nero, con la cuffietta da notte in testa, appare cautamente dalla porta di sinistra del collegio.
Tutte le porte aperte!…
Scorge Mademoiselle e le si avvicina — gridando.
Mademoiselle!

MADEMOISELLE balzando in piedi.
La signora direttrice!

LA DIRETTRICE. Favorisca spiegarmi quello che accade! Mancano cinque educande: Giacomina, Maria, Clara, Brunella e Lucetta. Mancano dal dormitorio… Mademoiselle… quello che succede è anormale! La sua presenza qui è significativa… Che cosa fa qui, lei, alle due del mattino?…

MADEMOISELLE. Pre… prendo aria…

LA DIRETTRICE la guarda fissa.
Ma è istupidita? !… Che cosa è accaduto?

MADEMOISELLE. Signora, le assicuro che è accaduto qualche cosa di così grave, che lei non può nemmeno lontanamente supporre!

LA DIRETTRICE. E lo confessa anche! Ma non sa che mi mancano cinque allieve! Dove sono?

MADEMOISELLE si guarda intorno, stupita.
Non lo so.

LA DIRETTRICE camminando su e giù.
Non lo sa? E che cosa ci sta a fare qui, allora?… A pigliare aria? Gliela farò prendere io, aria, ma al largo!! Mi racconti subito subito.
S'interrompe.
La porticina aperta!… Le ha fatte scappare?… Dio, Dio… Me le ha fatte scappare, di notte…

MADEMOISELLE. No, no. Non possono essere scappate… Erano in camicia!

LA DIRETTRICE scuotendola.
In camicia? !… Parli…
La scuote più forte.
Ma parli dunque!… In camicia!…

MADEMOISELLE. Signora direttrice…
Grave e solenne.
Giacomina è morta!

LA DIRETTRICE con un filo di voce.
Giacomina…

MADEMOISELLE. Sì. È morta!

LA DIRETTRICE. Ma se non c'è nel suo letto.

MADEMOISELLE. Fuori. È morta fuori.

LA DIRETTRICE. Ma quando, quando?…

MADEMOISELLE. Alle nove.

LA DIRETTRICE. Alle nove? E perchè lei sta qui?

MADEMOISELLE. L'aspettiamo…

LA DIRETTRICE. L'aspettiamo?… Aspettare chi, se è morta? Ma no, via, non può essere possibile… Ed io che ignoro tutto… io, la direttrice! Urlando.
Morta come?

MADEMOISELLE imperterrita.
Affogata. Per Bruno.

LA DIRETTRICE. Lei mi fa ammattire…

MADEMOISELLE. Giacomina era innamorata del fratello di Brunella, e il fratello di Brunella era innamorato di un'altra donna che si chiama « cavolo ». Allora Giacomina, ieri, dopo la recita, quando lo ha saputo, è scappata per andare ad ammazzarsi…
Subito.
Ma io non sapevo nulla. Le giuro, signora direttrice, che io non sapevo nulla!

LA DIRETTRICE. Queste cose, queste cose, succedono nel mio collegio! E le altre, le altre figliole, dove sono?

MADEMOISELLE. Non so, erano qui adesso. Saranno uscite.

LA DIRETTRICE. Ah, mio Dio… Il collegio è disonorato! Come si farà ad avvertire la mamma di Giacomina?… E la mia responsabilità! E la sua…
A Mademoiselle mentre si avviano verso la porticina per spiare fuori.
Perchè, lo sappia, abbiamo delle responsabilità penali, tutte e due… anche lei!

MADEMOISELLE. Anch'io! Che c'entro io? Non sono la direttrice!

LA DIRETTRICE. C'entra perchè lei non mi ha chiamata subito… perchè si è resa complice delle alunne, col suo silenzio…

MADEMOISELLE. L'ho saputo troppo tardi, quando era già accaduto tutto!

LA DIRETTRICE. E chi sapeva?

MADEMOISELLE. Lucetta.

LA DIRETTRICE. Ah… l'amica inseparabile!… Ma dov'è? Dove sono? Se erano in camicia, non possono essere uscite! Bisogna cercarle.

MADEMOISELLE con una logica esasperante.
Cerchiamole nel giardino… e nell'orto. Non possono essere molto lontane.

LA DIRETTRICE. Mi accompagni, ed apra bene gli occhi! Via da destra.

GIACOMINA e ALBERTO. dopo un poco la porticina si spalanca ed entra Alberto seguito da Giacomina avvolta nel mantello

GIACOMINA. Ha visto?… Non c'è nessuno! Con tristezza.
Non mi aspettavano più! E che calma!… Se fossi morta, nessuno si sarebbe disturbato a piangere…

ALBERTO. Povera Giacomina, che delusione!…

GIACOMINA. Oh, per quello che me ne importa!… Ma fingevano di volermi tanto bene! Me ne ricorderò e mi servirà anche di lezione!

ALBERTO. Invece io sono tanto contento!

GIACOMINA. Bravo! Sa che lei è un bell'egoista?

ALBERTO. Sono contento di evitare ogni commento, sono contento che nessuno vi veda, sono contento di poterla salutare senza testimoni… Questa contentezza che è fatta di un buon egoismo, può concedermela…

GIACOMINA. Questa sì.

ALBERTO. Grazie.
Accenna la porta del collegio.
Quella porta sarà aperta?

GIACOMINA va a spingere la porta che si apre.
Sì, cede… Chissà che Lucetta non mi aspetti sveglia e che sia rimasta nel dormitorio per prudenza. È tutto aperto…

ALBERTO. È probabile.

GIACOMINA. Non ho nessuna voglia di rientrare in gabbia. Si stava così bene, fuori…

ALBERTO. È necessario, Giacomina. Bisogna rimediare ai malanni che si fanno senza riflettere…

GIACOMINA. Già.
Pausa.
Auff… purchè Lucetta sola mi aspetti, altrimenti quel povero dormitorio…

ALBERTO. Dormono tutte insieme, in una sola stanza?

GIACOMINA. Noi grandi sì. Quest'anno siamo in venti.

ALBERTO. Dev'essere seccante.

GIACOMINA. Perchè? È piacevole. Ci facciamo compagnia.

ALBERTO. E Mademoiselle?

GIACOMINA. Dorme con noi. È la nostra vittima.
Ride.

ALBERTO. serio.
Giacomina… posso rivolgerle una domanda?

GIACOMINA. Diamine. Dica!

ALBERTO. Pensa ancora a Bruno?

GIACOMINA. stupita.
Io? Proprio no.

ALBERTO. A chi pensa, allora?

GIACOMINA dopo una lievissima esitazione.
A nessuno. E lei, a chi pensa?

ALBERTO. A nessuno. Come lei.

GIACOMINA. E Chou?

ALBERTO. Povera Chou!

GIACOMINA. Non le vuole più bene?

ALBERTOÈ un'altra cosa. Chou è lontana, ora, così lontana che quasi mi pare di non averla mai conosciuta!

GIACOMINA. Come Bruno… È lontano, lontano… Chissà che non s'incontrino!

ALBERTO. Sarebbe forse un bene per tutti!

GIACOMINA dopo una pausa.
Mi pare che siamo un poco cattivi.

ALBERTO. È così umano!

GIACOMINA. Così bello!

ALBERTO la cinge alle spalle con un braccio.
Giacomina, che cosa devo sperare?

GIACOMINA. Non so. Vorrei sapere che cosa devo sperare io.

ALBERTO. Tutto.

GIACOMINA. È molto, ed io sono così esigente…

ALBERTO. Non abbastanza, forse, per quello che sono disposto ad offrirle…

GIACOMINA appoggia la testa sul petto di Alberto — un silenzio.

ALBERTO. Paggetto… mi vuole un poco di bene?

GIACOMINA dolcemente.
Sì.

ALBERTO. Un bene come quello che voleva a Bruno?

GIACOMINA scattando.
Ah, no!… Quello era un'altra cosa… Era un bene di collegio, un bene senza alcun valore per la vita!

ALBERTO. E allora come? Quale bene?

GIACOMINA. Non so…
Pausa.
Non so dirle… Forse non capisco nemmeno io.

ALBERTO. Vuole che cerchiamo di capire insieme?

GIACOMINA improvvisamente allarmata.
Dio mio!

ALBERTO stringendola fra le braccia.
Che c'è?

GIACOMINA rifugiandosi sul petto di Alberto.
Viene gente… Scommetto che è Lucetta. Volevo ben dire che non mi avesse aspettata!

ALBERTO. Non voglio che mi vedano. Preferisco rimanere ignoto, altrimenti complichiamo questo ritorno che è stato così semplice. Mi lasci andare…

GIACOMINA. No… no… venga con me. Vediamo prima chi è…
Lo trascina a destra sul davanti e si nascondono dietro l'albero — rimangono abbracciati a spiare.

DETTI, BRUNELLA, MARIA, CLARA, LUCETTA.

LUCETTA piange.
Povera Giacomina…

BRUNELLA commossa.
Stai quieta, Lucetta! Ormai che cosa possiamo fare noi? Si vede che era il suo destino! Pausa.
Del resto è meglio morire per amore! È una cosa che fa impressione anche a chi rimane!

GIACOMINA un poco turbata.
Proprio… credono proprio. Oh!…

ALBERTO la stringe un poco facendola tacere.

CLARA. Pensare che era la più allegra di tutte!

BRUNELLA. E la più simpatica!

GIACOMINA contenta — piano.
Lo sente?

ALBERTO piano.
Sì. Ma stia zitta!

MARIA. Io, in fondo, la invidio! Una bella morte vale questa vita di recluse!

LUCETTA che singhiozza piano.
Ma Giacomina non ne sentiva troppo il peso!

GIACOMINA ad Alberto, fremendo.
Non è vero! Il collegio mi è sempre stato insopportabile!

BRUNELLA. Allora che cosa facciamo? Mi pare che non ci sia più speranza!

MARIA. E pensare che ho pregato con tanto fervore!

LUCETTA. Mi manca il respiro! Singhiozza.

MARIA volgendosi verso la sedia di Mademoiselle.
Oh!

LUCETTA. Mademoiselle non c'è più!

CLARA. Sarà andata finalmente a dormire!

LUCETTA sedendo.
Non importa. Aspetteremo noi.

BRUNELLA. Scusa, Lucetta. Ormai mi sembra inutile aspettare. E poi, noi, così… abbiamo freddo. Per un poco si resiste, ma a lungo andare…

LUCETTA. Vestitevi allora, e poi tornate.

MARIA. Se cominciamo ad andare su e giù, mettiamo a soqquadro il dormitorio.

CLARA. E allora andiamo a dormire. Chissà che ora è!

LUCETTA alzandosi indignata.
Oh, dormire! lo non dormirò più per tutta la vita… Avrò sempre nel cuore la voce di Giacomina che mi dice: Addio Lucetta!

GIACOMINA. Io non resisto più!

ALBERTO Stia tranquilla un momento!

GIACOMINA. Lucetta… son qui!

LE QUATTRO AMICHE si guardano in faccia poi corrono tutte insieme verso la porticina, guardano, e tornano deluse.

GIACOMINA ridendo.
Ora le spavento. Mi crederanno uno spettro!

LUCETTA. Eppure era la sua voce. L'avete sentita anche voi!

MARIA. Era lei!

GIACOMINA uscendo dal noscondiglio e lasciando cadere il mantello.
Sono qui… in giardino…

LUCETTA sbigottita esita un attimo poi si slancia ad abbracciarla.
Giacomina mia… sei qui…

GIACOMINA abbraccia anche le altre.

BRUNELLA. E Bruno, Bruno, dov'è?

GIACOMINA sorridendo.
Lontano…

MARIA. Partito?

GIACOMINA. Per me, sì.

LUCETTA guardandola.
Che cosa ti è successo? Perchè non ti sei uccisa?

GIACOMINA. Per un miracolo!

CLARA sincera.
Peccato!

GIACOMINA. Ti dispiace?

CLARA subito.
No, no. Anzi… Ma vedi… credevamo proprio che…

GIACOMINA. Invece eccomi qui, più viva di prima!

LUCETTA. E così contenta! Hai certi occhi lucidi…

GIACOMINA. Perchè hanno veduto qualche cosa di abbagliante…

TUTTE Davvero? Che cosa?

GIACOMINA. Non posso spiegarvi… non so spiegarvi… Ma aspettate. Alberto!

LUCETTA. Chi è?

GIACOMINA. Si faccia vedere! È giusto che abbia, lei, la sua parte di gloria.
Alberto si presenta.
Questo è il mio salvatore!

TUTTE lo guardano con ammirazione, intimidite e turbate per la loro toilette.

GIACOMINA che se ne accorge.
Non importa! Non si vede nulla… Vero, Alberto?

ALBERTO ridendo.
Nulla. Quella è Lucetta?

LUCETTA tutta felice.
Mi conosce?

ALBERTO. Di nome sì. Conosco anche i suoi difetti. Lei è una bambina ghiotta…

LUCETTA vergognosa.
Oh, chi le ha detto? Non è vero, signore!

ALBERTO. Però i cioccolatini!

LUCETTA spalancando gli occhi.
Oh, quelli sì, signore!

MARIA. Signore, ci racconti. Ci racconti tutto…

ALBERTO. Vi racconterò una fiaba. C'era una volta quattro bambine in un giardino…

TUTTE ridono.

ALBERTO. Ad un tratto venne l'orco e le spaventò. E le quattro bambine…
S'interrompe spaventato dinanzi all'apparizione della direttrice furibonda e di Mademoiselle che non si regge più.

DETTI. LA DIRETTRICE, MADEMOISELLE.

GIACOMINA. L'orco!

BRUNELLA con un filo di voce.
La signora direttrice!

MARIA. Dio mio!

GIACOMINA avvicinandosi ad Alberto.
Alberto!

LA DIRETTRICE guarda la scena con gli occhi di una pazza. Le fanciulle si raggruppano vicine, quasi a proteggersi l'una con l'altra ed appena osano respirare.
Clara, Maria, Brunella, a letto! E si vergognino di essere qui, alla presenza d'un estraneo in quella toilette! Le ragazze non si muovono — una pausa.
A letto, dico!

MARIA. Ci perdoni, ma la nostra ansia…

LA DIRETTRICE. Non mi faccia ripetere un ordine che ho già dato due volte! Clara, Brunella e Maria escono lentamente, ma restano dietro la porta del collegio, daila quale sporgeranno, a tratti, il capo, per curiosare.

LUCETTA, GIACOMINA, ALBERTO, LA DIRETTRICE, MADEMOISELLE.

LA DIRETTRICE a Giacomina.
Ed ora a noi! Signorina Giacomina Castiglioni, stanotte ella ha portato il mio educandato sull'orlo della vergogna… Un'allieva del suo stampo non deve rimanere sotto questo tetto…

GIACOMINA sorridendo e guardando il cielo.
Un tetto di stelle…

LA DIRETTRICE. Le proibisco di fare dello spirito, e di mancare di rispetto alla sua direttrice… Non sente il rimorso di quello che ha fatto?

GIACOMINA. No.
Guarda Alberto.
Tutto il contrario, invece…

LA DIRETTRICE. Non è pentita?

GIACOMINA. Sono così felice!

LA DIRETTRICE. Vedremo se sarà altrettanto felice, domani, quando la riaccompagnerò dai suoi genitori!

MADEMOISELLE con espansione.
Brava!

LA DIRETTRICE voltandosi con furore.
Le proibisco di approvare! Pensi alla sua parte di responsabilità ed impari a vivere!

GIACOMINA. Oh, la responsabilità della povera Mademoiselle!

LA DIRETTRICE. La difende! La difende perchè è sua complice!

BRUNELLA sporgendo il capo.
Coraggio, Giacomina!

LA DIRETTRICE. E lei, lei,
a Lucetta
venga qui!…
L'afferra per un braccio e la scuote.
Si faccia vedere! Lei che sapeva tutto…

GIACOMINA afferrando Lucetta e strappandola alla direttrice.
Piano… Non le faccia male! Lucetta ha taciuto perchè glielo avevo ordinato io!

LA DIRETTRICE. Ma chi è la responsabile qui dentro? Lei? o, piuttosto, io?

GIACOMINA. Evidentemente, lei!

LA DIRETTRICE. Evidentemente! Di conseguenza l'autorità, qui dentro, spetta soltanto a me! E gliene farò sentire il peso e la inflessibilità presto! Dov'è stata, stanotte?

GIACOMINA. Fuori… via…

LA DIRETTRICE. E che cosa sono queste sue manie romantiche di suicidio al chiaro di luna?

GIACOMINA con dolcezza.
Fantasie…

LA DIRETTRICE. Non faccia dello spirito, le ho detto! L'aria della libertà le ha dato alla testa…

GIACOMINA c. s. …e al cuore…

LA DIRETTRICE. Ma le passerà, vedrà, le passerà…

ALBERTO calmo.
Speriamo di no… Almeno, mi auguro di no.

LA DIRETTRICE. Ah, lei! Chi è? Come è entrato?

ALBERTO. Sono entrato da quella porta che era aperta.

LA DIRETTRICE. Ma non sa che un uomo non può e non deve entrare qui dentro?

GIACOMINA accorre a proteggere Alberto che sorride.
No, no… non così! È lui che mi ha salvata che mi ha riportata qui… Lo tratti con tutto il rispetto, e lo ringrazi… Lui sì, può ringraziarlo…

LA DIRETTRICE. Dopo quello che è accaduto…

GIACOMINA. Precisamente. Perchè se tutto è finito bene, lo deve proprio a questo signore.
Con forza.
Lo ringrazi!

LA DIRETTRICE. Oh, insomma, comando io!

ALBERTO che si diverte, interviene con molta calma.
Sì, comanda lei, signora, ma la prego, più a bassa voce… È inutile gridare, ed è prudente evitare l'attenzione poco gradita di qualche nottambulo solitario… Personaggio curioso che capita sempre quando non si desidera, quasi senta a fiuto lo scandalo.

LA DIRETTRICE un po' domata.
Scandalo!… Scandalo… se si sapesse…

ALBERTO. Appunto. Ma per leie per il collegio è meglio che non si sappia. Si rassegni, quindi…

LA DIRETTRICE con furore contenuto.
Rassegnarmi? Qualche giorno avrò il collegio sottosopra e dovrò rassegnarmi?…

ALBERTO. Non esageri, signora, ma non sarà male che ella vigili bene il parlatorio.

LA DIRETTRICE. Lei si permette di censurare…

ALBERTO. Mi permetto di consigliare, poichè i risultati del suo metodo direttivo indica Giacomina
non mi sembrano molto buoni…

LA DIRETTRICE. Aveva tentato davvero?

GIACOMINA. Oh, se l'avevo tentato! Non capivo più nulla!

ALBERTO. Signora, mi permetta di ringraziare la sua negligenza…

LA DIRETTRICE stupita.
La mia…

ALBERTO. Negligenza. Se ella avesse meglio vigilato, Paggio Fernando non avrebbe cercata una romantica morte, io non l'avrei « afferrata », non l'avrei conosciuta, ricondotta, e sarebbe stato un disastro per me…

GIACOMINA. Un disastro per lei?

ALBERTO. Terribile, per la mia solitudine.

MARIA sporgendo il capo.
Ecco, prima Bruno, ora anche questo signore. Non è giusto!

BRUNELLA. Con la sua malizia…

LA DIRETTRICE a Giacomina e Alberto che si guardano sorridendo.
Facciano pure, non si dieno pensiero di noi…

MARIA, CLARA, BRUNELLA si ritirano precipitosamente.

GIACOMINA. Si figuri!…

ALBERTO a Giacomina.
Adesso prometta alla signora Direttrice che non farà più una pazzia simile, che sarà docile, ubbidiente, rispettosa…

GIACOMINA guardando Alberto negli occhi.
Lo prometto.
Un tempo.
Fino a quando?

ALBERTO. Fino a quando la mia impossibile speranza sarà possibile.

GIACOMINA. Ma nella sua speranza non c'è nulla di impossibile, Alberto…

LA DIRETTRICE. È inaudito!

ALBERTO. Non si turbi, signora. È così semplice. Ha veduto che docilità?

LA DIRETTRICE. Non mi fido ugualmente. Ma adesso ho una buona arma in mano. Alla prima mancanza avvertirò i suoi genitori di quanto è accaduto.

ALBERTO. È un'arma pericolosa. A doppio taglio.

GIACOMINA aggressiva.
Non lo farà! La mamma non deve sapere!

ALBERTO. Non saprà nulla.

LA DIRETTRICE. Qui dentro…

ALBERTO. … comanda lei. D'accordo. Ma qui dentro ci sono anch'io e c'è uno scandalo che ha tutto l'interesse di rimanere nascosto. Per cui le consiglio - permetta un ultimo consiglio - di largire un perdono generale: la fuga del paggetto, la condiscendenza ignara di Mademoiselle, la partecipazione ingenua di Lucetta…

LUCETTA. Grazie.

ALBERTO indicando le tre educande che ascoltano affacciate sulla porta. … la curiosità di quelle tre testoline arruffate…
Le testoline spariscono.
E sia generosa; perdoni anche me, così tutto ricomincerà come prima. Adesso è quasi l'alba. Fra poco il sole si alzerà e porterà via, con le ombre, il fantastico sogno di questa notte che è così dolce e così piena di giovinezza…

MADEMOISELLE. Ah, bello!

LA DIRETTRICE scatta.
Zitta, lei! Ad Alberto.
Ma lei non pensa a me…

LUCETTA singhiczza forte.

LA DIRETTRICE. Vada a dormire, lei! E la smetta di singhiozzare a secco. Singhiozza singhiozza, e non si vede una lacrima!

LUCETTA. Giacomina…

LA DIRETTRICE. Verrà anche Giacomina… Via! Marsc!

LUCETTA non si muove.

ALBERTO. Signorina Lucetta, sono tanto contento di averla conosciuta… Vuole darmi la sua manina?

LUCETTA tutta felice, gli porge la mano.
Buon giorno, signore.

ALBERTO. Buon giorno.
Sorride esitando.
Jolanda!

LA DIRETTRICE. Marsc!

LUCETTA esce volgendosi due o tre volte.

GIACOMINA ad Alberto.
Come sa dire bene certe cose lei… Sento che mi inspira una grande fiducia…

ALBERTO porgendole le mani.
Grazie, Giacomina.

MADEMOISELLE fa per rientrare.
Buon giorno, signore…

ALBERTO si inchina.

LA DIRETTRICE segue Mademoiselle fino alla porta del collegio.

ALBERTO. Mi lascia andare via così? Come potrò rivederla?

GIACOMINA. Qui. L'aspetto giovedì.

ALBERTO. Cara…
Si curva per baciarla.

LA DIRETTRICE che si è avvicinata a loro.
Alt!

ALBERTO sussulta.
Mi ha spaventato!

GIACOMINA avvicinandosi molto ad Alberto e volgendo le spalle alla direttrice.
Giovedì, venga tardi… Non ci sarà nessuno, avvertirò Mademoiselle.

LA DIRETTRICE melliflua.
Hanno finito?

GIACOMINA. Abbiamo cominciato.

ALBERTO alla direttrice.
Vuole che suggelliamo un patto di silenzio?

LA DIRETTRICE. Non scendo a compromessi.

ALBERTO. Non ha fiducia?

LA DIRETTRICE gli stringe la mano e sorride.
Sì; mi fido di lei! Riprendendosi.
Lei è capace di tutto… perfino di farmi sorridere!

ALBERTO. Una bella vittoria!

GIACOMINA con forza.
Lei non andrà a casa, adesso!

ALBERTO. Perchè?

GIACOMINA. Mi prometta che non andrà!

ALBERTO pausa — guarda negli occhi Giacomina e dice lentamente.
Le prometto che non andrò!

GIACOMINA gettandosi nelle braccia di Alberto.
Ah, come le voglio bene!

ALBERTO tenendo la fanciulla nelle braccia, alla direttrice che alza gli occhi al cielo, inorridita.
Questa, vede, questa è la mia vera vittoria!

Fine del terzo atto
e della commedia.