Rizposta al signor Rizzini.

Rispondo tardi(*) Questo articolo doveva esser pubblicato nel N. 23 dello scorso anno; e solo per errore esso rimase sul tavolo di redazione. Ne chiediamo venia alla gentile autrice costretta a rispondere al Rizzini più tardi ancora di quanto ella credeva. N. d. R., ma non per cattiva volontà all'articolo del signor Rizzini; articolo polemico troppo gentile verso di me per non meritare una' risposta.

Il signor Rizzini trova troppo pessimiste le mie idee al movimento femminista, e crede che, dal momento che esso è un elevarsi della borghesia femminile verso l'emancipazione della donna e un vero e proprio movimento economico borghese, non sia da lasciarsi in abbandono e sia invece degno di aiuto. Rispondo brevemente:

---E' appunto perchè credo che il femminismo sia per le donne borghesi un vero e proprio movimento economico che non attrae le mie simpatie. Per prima cosa a me non sembra che la classe proletaria femminile possa aspettare qualcosa di buono dai movimenti femminili borghesi. Se le donne borghesi, le quali non hanno bisogno di lavorare per vivere, cercano di guadagnare, non è solamerite, lo creda il signor Rizzini, per non essere le mantenute dei loro legittimi e rispettivi mariti; ma esse fanno del femminismo, (tolto le molte che lo fanno per eccentricità o per sport), per guadagnare dei denari da aggiungere in più alle loro spese di lusso e di svago. Io scommetto che su cento "donne borghesi che lavorano, (se ce ne sono cento), nemmeno venti di esse, danno il loro guadagno per concorrere alle spese di casa per il mantenimento proprio e della famiglia.

Io credo che le femministe più accanite sieno le figlie di agiati industriali: le quali stanche ed annoiate della vita casalinga preferiscono lavorare fuori, ed aggiungere il loro guadagno a quello che il loro padre passa per le spese di vestiario. Ed io ne conosco alcune di queste giovani: le quali tolgono il lavoro a tante povere fanciulle prolelarie, solo per raggiungere altre spese al lusso della loro toelette.

Io non voglio negare che pure nel movimento femminista ci sia la base morale; certo, almeno toglierà alle donne borghesi la frivolità delle bambole ben vestite : se non altro farà piegare i cervelli, occupati fino ad ora a combinare guarnizioni di cappelli e modelli di vestiti, allo studio ed alla occupazione di cose molto più serie. Ma anche questo vantagio lo credo degno di noncuranza; forse è che io sono un poco scettica e pessimista, ma io faccio questo ragio-namento: Se noi dobbiamo cercare in tutte le cose un poco di bene, è certo che con della buona volontà si trova in ogni cosa: se si pensa e si vuole trovare il bene e l'utilità in ogni idea, veniamo ad ammettere anche che non è poi un, gran male se gli operai frequentano le chiese perchè nel tempo che sono in chiesa non andranno all'osteria e non si ubbriacheranno a rischio di finire a coltellate. E' un paradosso, questo, lo capisco, e non era certo nell'intenzione del signor Rizzini di arrivare fin qua, ma ho fatto per far conoscere a che cosa può trarre l'idea dell'adattamento. E' per questo che non credo utile di sciupare le nostre energie per aiutare un movimento che, ammesso anche non sia un frutto piene di sostanoe nocive, è almeno inutile per l'agitazione del proletariato. E noti bene il signor Rizzini, che io ho scritto quell'articoletto, senza crederlo degno di polemica, parlando del femminismo riguardo alle sole donne proletarie. Delle donne borghesi non me ne sono curata, convinta come sono che fra noi donne proletarie e le donne borghesi gli interessi sieno troppo opposti. Che la donna è stata finora una cosa per l'uomo t che perl'avvenire dovrà essere un persona uguale all'uomo per diritti e per doveri siamo bene d'accordo. Ma a me sembra che non possiamo attenderci questa trasformazione che dall' intiera trasformadazione sociale.

LEDA RAFANELLI-POLLI.