Frate Lorenzo avea chiesto al Signore: « Fammi, dolce Signor, prima ch' io muoia, del tuo cielo conoscer la minore bellezza e intender la più breve gioia, e poi chiamami a te. » — Ma il contemplante vegliava invano entro la cella. Invano, chino la notte su le carte sante, vi cercava il responso non umano. E già fuggiva innanzi a la novella primavera l' inverno algido e fosco; frate Lorenzo un dì lasciò la cella, — era l'aurora, — e incamminossi al bosco. Che una dolcezza ignota lo chiamasse a goder l'aere aperto, i campi, il sole, gli sembrava, e che lieve mormorasse la natura per lui nuove parole. Come bella, innovata e rilucente la terra! come il sol vivo e giocondo! Primavera non mai così ridente giungere ei vide a ridestare il mondo. Scendeano ricchi de le sciolte nevi i fiumi ampi a le ombrifere vallate, ove i germogli a le mitezze brevi schiudeansi, e per le balze rinfiorate tornavano gli uccelli ai novi nidi. Oltre lo specchio dei lucenti laghi altri appariano tra le nebbie lidi lontani e valli e poggi verdi e vaghi. Ei s' inoltra nel bosco. A lui d' intorno de le bètule i bianchi colonnati a l' infinito vanno; il chiaro giorno penetra a stento i rami alti intricati. Ma dentro l'erma selva, oh chi mai vide spuntare i fior maravigliosamente come oggi? — Sgorga e al raro sole ride un ruscello; al passar de l'onde lente fiori si schiudon su le verdi rive, fiori si schiudon sopra i verdi rami, ed hanno olezzi e fremiti, e di vive stille risplendon sui tremanti stami. S'arresta il frate. — A lui nasce ne l'alma una vaghezza di qui riposare, un sentimento di gioconda calma. Ei crede di sentir tutto vibrare l'essere suo d'una novella vita che somigli la vita de le piante, e che posando su quella fiorita anch' ei divenga puro ed olezzante, e chi il suo corpo sia quasi una cosa con quei fiori, e che il sangue de le vene porti vita a la carne faticosa siccome l'onda a quelle rive amene. Sorge improvviso limpido, giocondo, dentro la selva un gorgheggiar d'uccelli; oh dolcezza indicibile! nel mondo non s'udirono mai canti più belli. L'onda vocale de la melodia ansiosamente il frate in sè raccoglie; ecco, ei comprende adesso l'armonia del vento e il ritomo de le mosse foglie. Ecco, egli intende ciò che i vecchi abeti dicono a le nascenti erbe del prato, e quei che i fiori serbano secreti nel grembo dei bei calici odorato. La voce ei de le cose ancora ascolta, e il canto già ne l'ultima eco è spento. Ei pensa che dovrà percorrer molta strada per ritornare al suo convento, e ch'è già sera, e il tempo è già venuto d'affrettarsi al ritorno. Oh, sì pesante perchè dunque il suo passo è divenuto? perchè tant'ora sotto il declinante sole ei procede e ancor non giunge? — Il tardo passo egli affretta, affretta. È sul confine del bosco, e volge a le sue spalle il guardo quasi temendo le prim'ombre. Al fine è giunto. Sotto la vegliante croce dorme il convento, ed ei batte a la porta. — « Aprite, aprite! », grida; e la sua voce gli sembra voce di persona morta. — « Aprite, aprite » grida, « io sono il frate Lorenzo! » ed un ch' ei non ha mai veduto appare al fin dietro l' inferriate. — « Che volete? » gli chiede. — « Io son venuto tardi al convento » egli risponde, « aprite: ero disceso al bosco questa mane ed ho tutte le vie, credo, smarrite. » E mentre quegli apre stordito, estrane facce si mostran curïosamente. Lorenzo chiede a nome i suoi fratelli. — « Chi conosce costoro? » — E lentamente vengono tutti i frati. E non son quelli. — « Che cosa dunque accadde in un sol giorno? » chiede Lorenzo. Ed ecco, barcollando, giunge un antico frate, guarda intorno, si segna in prima e narra balbettando: — « Frate Lorenzo! . . è desso, è desso; ancora ricordo … Lo diceano i vecchi frati, i vecchi, a me novizio. Era l'aurora quando partì … Cent'anni son passati! » Tacquero tutti. Allora il contemplante levò le mani al cielo. — « O mio Signore, laudato sii; chè non già de le sante gioie del Paradiso la minore, ma de la terra la suprema gioia al tuo servo mostrare alfin ti piacque! Deh fa, giusto Signor, che adesso io muoia. » Detto così, baciò la terra e giacque.

Angelina Lanza.