CASSANDRA STAMPA DI PADOVA

A mons, Giovanni della Casa Arcivesc. di Benevento.

S'incontra spesso negli Scrittori contemporanei, che chi loda Gaspara Stampa loda altresì Cassandra sua sorella, come donna di molto sapere, e la seguente Lettera, con cui indirizza le poesie postume di Gaspara a monsig. della Casa, le fa non picciolo onore.

Poichè a Dio nostro Signore è piaciuto di chiamare a sè, sul fiore si può dire degli anni suoi, la mia a me molto cara e da me molto amata sorella, ed ella, partendo, ha portato con esso lei tutte le mie speranze e tutte le consolazioni, e la vita stessa; io ho cercato di levarmi davanti gli occhi tutte le sue cose, acciocchè il vederle e'l trattarle non rinnovasse l' acerbissima memoria di lei nell' animo mio, e per conseguente non rinfrescasse la piaga de' molti dolori, avendo perduto una così valorosa sorella. E volendo, e dovendo far il medesimo di queste sue Rime, tessute da lei parte per esercizio dello ingegno suo, felice quanto a donna se non m'inganna l' affezione fraterna, parte per esprimere alcun suo amoroso concetto, molti gentiluomini di chiaro spirito, che la amarono mentre visse ed hanno potere sopra di me, m'hanno tolta mal mio grado da questo proposito, e costretta a raccogliere insieme quelle che si sono potute trovare, mostrandomi ch'io non dovea nè potea, per non turbar la mia pace, turbare la gloria della sorella, celando le sue fatiche onorate. Questa adunque è stata la cagione ch'io le ho fatte pubblicare. Perchè poi io le abbia dedicate più a Vostra Signoria Reverendissima che ad altro signore, è per questo. Tre, se io non erro, sono le sorti dei Signori che si trovano al mondo: di natura, di forma e di virtù. I due primi sono signori di nome, l'ultimo di effetto; perchè quelli sono fatti da altri, e questo si fà da sè stesso; però a lui dirittamente si conviene il nome e la riverenza di signore. Girando pertanto gli occhi per tutta Italia per trovare a chi più meritevolmente il nome di vero signore si convenisse, il vivo raggio di V˙ S˙ Reverendiss. splende agli occhi miei da quella sua riposta solitudine ove il più delle volte, per dar opera a' suoi gravi ed alti studi, e pascere di preziosissimo cibo il suo divino intelletto, si ritiene sì fattamente, che come ferro da calamita sono stata tirata a viva forza a consacrarle a lei; perchè oltre ch'è Signore di natura nato nobilissimo in nobilissima città d'Italia, di fortuna, per le ricchezze amplissime ch'ella ha, di virtù, possedendo tutte le più nobili e segnalate scienze che si trovino; ed alla quale, come a chiarissima stella e ferma si denno indirizzare tutte le opere di quelli che nel mare di qualsivoglia fatica onorata navigano, io sono sicura, che in questo compiacerò anche alla benedetta anima dell'amata sorella mia, se di là si ha alcun senso o memoria delle cose di questo mondo: la quale vivendo ebbe sempre per mira V˙ S˙ Reverendiss. come uno dei più bei lumi d'Italia, e destinatele le sue fatiche, inchinando e riverendo sempre il nome e l'alto giudizio di lei, qualunque volta se ne ragionava, ch' era assai spesso; e portando al cielo i suoi dottissimi, leggiadrissimi e gravissimi componimenti, al pari di tutti gli antichi e moderni che si leggono. Non isdegni adunque V˙ S˙ Reverendiss. di ricevere con quella molta bontà d'animo che Dio le ha dato questi pochi frutti dello ingegno della desideratissima sorella mia, dalla quale fu, mentre visse, osservata e tanto riverita, contentandosi che sotto l'ombra del suo celebratissimo nome si riposi anco la penna, lo studio, l'arte, e gli amorosi e ferventi desiderj di una donna, con tante altre divinissime fatiche de' più alti ed esquisiti spiriti della età nostra. E con questo baciandole le dotte e sacre mani, faccio fine.

Di Venezia, a' XIII. di Ottobre 1554.

(Stampa, Rime ec˙ Ven˙ 1738, in 8.).