A SUA ECCELLENZA

IL SIG. AVVOCATO GIUSEPPE PELLEGRINI

CONSIGLIERE DI STATO DI S. A. R.

CARLO LODOVICO DI BORBONE

INFANTE DI SPAGNA, DUCA DI LUCCA EC. EC. EC.

PRESIDENTE DEL SUPREMO TRIBUNALE

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IN OCCASIONE DELLE FAUSTE NOZZE

DEL SIG. AVVOCATO CESARE BRANCOLI

CON L' ORNATISSIMA DONZELLA

LA SIGNORA LUISA MERLINI

TERZINE

DI COSTANZA MOSCHENI



Lucca Tipografia Giusti 1830



Come freme a guerrier l' anima ardente Allorchè dopo lungo ozio aborrito Delle belliche trombe il suon risente; E folgorar dell' armi rivestito Già vorría tra' cimenti, e l' ardua palma Già già riporta col pensiero ardito; Ma trova poi che non risponde all' alma, L' usata a sostener grave lorica; Pel torpid' ozio l' iufiacchita salma; E l' asta sollevar puote a fatica Ei che diceo la pace outa del Forte Tal' io mi dolsi di mia trista sorte Quando del Tempio pe' i canti immortale Tu m' invitasti a ritentar le porte; Che all' estro animator tarpato ha l' ale Un lento nel suo giro anno penoso, Ahi! troppo a queste mie luci fatale! Ma resistere a te, no ch' io non oso; Ed oh! il poter del tuo soave impero Rendesse a me il sopito estro animoso!



E s' è carme d' amor carme straniero A chi d' Imen non porse culto all' are, Nobil sarà, sorto da te il pensiero. Chi più di te sapea che meno amare Scorron le tempestose ore di vita Se un casto amor brevi le rende e care? E che meno infuocato al cor ferita Dell' ambascia lo stral porta, se a lui Trova d' un altro cor la sorte unita? Oh! tre volte il mortal beato, a cui Amor spirante la fedel compagna Piove dolcezza da' begli occhi lui. Nè perchè frema il nembo egli si lagna, Che il Ciel sempre ha per lui nuovi splendori, Sempre verde e ridente è la campagna. Elvetico Cantor d' agne e pastori Tu la delizia conjugal pingesti Sparsa di Pindo de' più freschi fiori. E que' soavi tuoi carmi celesti Mostran che molto giubliasti, e molto A cara face avventuroso ardesti. Pera colui che libertà da stolto Vanta, ed ignora quella pura ebrezza Che vien di sposa dal pudico volto. Ma tu, cui crebbi a venerare avvezza, Che sai quale alle cure ampio ristoro Del possesso d' un cor sia la certezza; Mentre del Patrio suol sudi a decoro Chiami sugli altri quel costante bene Che è d' anima gentil gioia e tesoro.



Per te del crocco velo adorna Imene Vergin che nel bel suol dove suona Crebbe di amanti genitori a spene. Di rose un gaio Amor le fa corona; Virtù lo sposo al santo altar precede E d' un fauso avvenir teco ragiona. Pronubo tu di lor guirata fede, Pace spesso dei Grandi inutil brama, Nell' alme ingenue lor terrà sua sede. Chi pago è dell' amor di quei che l' ama Nè di superba altezza invidia sente, Nè il periglioso ha in cuor desìo di fama, Come rio che tra i fior sempre lucente Nè invidia porta fra sue quete sponde Di regi fiumi al rimugghiar possente. Di questi Duo così l' ore gioconde Non fien da fato avverso unqua turbate, Se ne' Vati un Iddio suo spirto infonde. Sprezzata cosa ell' è giuro di Vate. Ma non son fonte del mio dir sicuro Le Cortine di Delfo immaginate, Per te, garante la virtù, lo giuro.



ALLA NOBIL DONNA

LA SIGNORA MADDALENA PELLEGRINI

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NELLA STESSA OCCASIONE


ODE

Nel tempo giocondo - del mondo - bambino L' etate dell oro - tesoro - divino Si narra, si dice, Che l' uomo beò. E quel che si brama - si chiama - si spera, Così fra le pene - sebbene - non vera, L' etade felice L' afflitto sognò. Ruscelli di latte - fra intatte - giunchiglie, Fra siepi odorose - di rose - vermiglie, Credè che irrigato Avessero il suol: Scherzar per le selve - le belve - e l' agnelle, E queste cibarsi - posarsi - con quelle, E il mondo beato E incognito il duol; Credè, ma più amaro - quel caro - deliro Cli rese il cocente - presente - martiro, Che il sogno d' un bene Raddoppia il dolor. Era triboli e spine - al fine - si affretta La vita a funeste - tempeste - soggetta, Ed ha nella spene La gioja maggior.



E sol come raggio - che in maggio - risplende, Talora dal Nume - un lume - discende Che a gaudio verace Sorgente divien. Ei sceglie per fida - sua guida - i bei cori, E allor pudibondi - giocondi - gli amori Apportan la pace Ai miseri in sen. Tu il sai perchè Duce - tal luce - te prese, E a farne suo nido - Cupido - sorprese Beltà che le ardenti Faville celò. Al cor di donzella - che abbella - il pudore Con cure amorose - rispose - il tuo core, E a te le innocenti Sue brame svelò. L' arcano e il sospiro - usciro - confusi, Nè voti sì casti - lasciasti - delusi Tu facile ai moti De bella pietà L' istante bramato - librato - è sull' ale, Sua Sposa la dice - felice - un mortale, Tuo nome tra i voti Sul labbro le stà.

DI COSTANZA MOSCHENI.