Lucrezia di Raimondo:

COLLECTED POEMS





Assembled by
Cynthia Hillman and Courtney K. Quaintance

The Italian Women Writers Project
The University of Chicago Library

Chicago
2008

IO VORREI sodisfar vostro appettito, Signor fratello mio, Signor mio caro, Per dimostrarvi lamor mio infinito. Quanto sia grande, et quanto Io v'habbia a caro Ma temo al fin d'esser mostrata a dito, Et farmi d'ignoranti un vil riparo; Poiche sapete certo, chel mio stile E basso, rozzo, schietto, & feminile. BENCHE il vostro pregar mi sia comando, Et son forzata far quel che volete; Ma il vulgo sciocco, non so come, & quando Mi verrà addosso, & vi torrà la sete. E se bramate, ch'Io sia posta in bando, Fate, ch'Io scriva, ch'al fin nulla harete. Sol doglia, sol dolor terrete al petto: Et Io mi nudrirò d'ira, & dispetto. LASCIATE dunque, fratel mio cortese Questo vostro desio, questo volere: Ch'Io veggio ben de lempie lingue tese Le dure corde, & le sospette cere; Tal che io pauento di cotante offese, Che ponno vscir fra le purgate schiere, Non essendo tal'Io nel mio valore, Ch' aggradi a Vio, & a Me faccia honore. CONSIDERATE poi, che Donna Io sono Di poco ingegno, & di poco discorso: E se pur con la man la voglia sprono A rigar versi, col celeste corso; Non deuete per ciò di cotal dono Dare al moto d'altrui altro soccorso, Conoscendo, ch'al fin sol biasmo hauraggio, Et scherno, & beffe, & riso, & fiero oltraggio.

Dolce, Lodovico, ed., Rime di diversi signori napoletani, e d'altri. Nuovamente raccolte et impresse. Libro Settimo. (Venezia: Gabriel Giolito de Ferrari e fratelli, 1556), pp. 155-156.

This poem also appears in: Domenichi, Lodovico, ed., Rime diverse d'alcune nobilissime, et virtuosissime donne (Lucca: Vincenzo Busdragho, 1559), pp. 100-101; Bulifon, Antonio, ed. Rime di cinquanta illustri poetesse di nuovo date in luce da Antonio Bulifon (Napoli: Antonio Bulifon, 1695), pp. 92-93.

QUesto è quel lieto, e doloroso giorno, Che a Gesù tolse, e a noi donò lá vita; Giorno, che la sua faccia scolorita Fa l' alto Ciel di nova luce adorno. Dolcezza, e gioja, e speme, e tema intorno Stanno all' alma gioconda, e sbigottita, Qual vinta dalla sua pietà infinita, Mille lacci d' amor lieta legorno. Non si conviene a te men caldo amore, Non più estremo bisogno a tua pietade, Non minor la miseria alla tua doglia. Anzi non mia miseria, anzi sua gloria, Ne gloria fu, ma fu la sua bontade, Ne bontà fu, ma fu l' immenso amore.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 1, p. 72.