I.

DISCORSO
PRONUNZIATO
NELLA PRIMA CONFERENZA MAGISTRALE

Stampato per cura ed iniziativa
delle Maestre stesse, che vollero
dare alla propria Ispettrice questo
attestato di affettuosa stima.

Mie buone Amiche,

A Voi, che coll'ingegno e col cuore vi adoprate per l'educazione del popolo, consacrandogli ogni desiderio, ogni speranza, ogni gioia della vostra vita, io indirizzava nella prima nostra conferenza generale poche parole di quella moltissima stima e di quell'affetto riconosceute che Voi mi inspiraste.

L'animo vostro gentile seppe dare alle mie povere espressioni tutta quella vivezza della quale mancavano; tantochè desideraste farle di pubblica ragione.

Se per una parte la pochezza mia mi sconsigliava dall'assecondare al vostro cortese invito, per l'altra la brama di mostrare a tutti in qual conto io Vi tenga, e di quante generose virtù sia feconda l'esistenza vostra mi dissuadevano dal darvi un rifiuto. Nè, tutto ciò calcolato, io mi sentiva ancora libera; l'approvazione Superiore mi era indispensabile in un passo di tanta importanza; Voi sapeste ottenerla da Chi ci dirige tutte con amorevole saggezza, e mi costringeste gentilmente a cedere.

Eccovi dunque questo Discorso che si presenta a Voi ed al Pubblico con veste dimessa, ma con tutta quella spontaneità che sgorga dal cuore soavemente commosso. Possa la vostra mediazione ottenergli il necessario compatimento.

Salve!

Signore ed Amiche!

Sono quasi sei mesi ch'io prendo parte alle vostre fatiche, ai vostri desiderii, alle vostre gioie e talvolta anche ai vostri amari disinganni; sono quasi sei mesi che provo le stesse vostre trepidazioni, che vengo a voi con affetto e col desiderio vivissimo di esservi utile quanto so e posso; sono quasi sei mesi che provo l'ineffabile consolazione della vostra amorevole stima, che vi veggo auimate di santo zelo pel buon andamento di queste scuole, pel bene di questi intelligenti figli della terra privilegiata del genio e delle arti; sono quasi sei mesi che ammiro commossa l'abnegazione, la virtù e, direi quasi, l'eroismo col quale combattete l'ignoranza e la superstizione; la dolcezza colla quale vincete; la generosità con cui trattate i vinti.

Quando al nostro illustre Municipio piacque di affidarmi l'ispezione delle vostre scuole, io mi sentii prostrata come da un peso superiore alle mie forze; dubitai di me e, senza ostentazione ve lo dico, più volte mi chiesi: Chi sono io per assumermi il diritto di dirigere e consigliare persone tanto addentro nel sapere e nella pratica dell' insegnare e dell' educare? Ma appunto questo sapere e questa pratica, in voi riconosciute da chi mi vi affidava, mi dettero coraggio. Sperai in voi e non invano! Oh lasciate che oggi vi esprima la mia riconoscenza per l'affetto che mi dimostrate, per la bontà con la quale accogliete ogni mio suggerimento, ogni mio consiglio. Lasciate che a nome del Municipio, a nome della città tutta vi ringrazi dei vostri coraggiosi sforzi, della vostra virtù, dei vostri sacrifici. Voi conosceste l'altezza della vostra missione, la santità del vostro ministero! Coraggio dunque; non vi disanimate se non sempre l'opera vostra è coronata dalla sperata riuscita; non vi sconfortate se siete a volte pagate d'ingratitudine, se v'accade persino d'esser fatte bersaglio alla maldicenza ed alla calunnia. Sicure nella vostra virtù proseguite animose e serene, paghe della certezza di quel bene che recate alla società ed alla patria colle dottrine che insegnate e coi principii che infondete; bene che non è men grande e men reale, perchè sia ristretto entro una cerchia modesta e non levi alcun rumore, e che ha riscontro nell'opera tranquilla della rugiada che, cadendo di notte a goccia a goccia, giova pur tanto a ravvivare e fecondare l'innumerevole famiglia delle piante, dell'erbe e de'fiori. È questa la prima volta che io mi trovo con voi tutte riunite, la prima volta che m'è dato mandarvi insieme un saluto dal cuore, una meritata parola di incoraggiamento e di lode. Voi non potete credere quanto l'idea di questo momento mi abbia sempre commossa e mi commuova tuttavia. Mi sembra di presentarmi ad una famiglia caramente diletta, alla quale da lontano ho dedicato sempre gli affetti più intensi, i pensieri più sacri dell'anima mia. Se il tempo, le occasioni e le occupazioni me lo avessero consentito, avrei prima d'ora fissato questo ritrovo, che sotto il nome di Conferenza magistrale ci viene tanto saggiamente concesso dal regolamento in vigore: ma voi sapete se ciò mi sia stato possibile prima d'ora.

Epperò io non mi tratterrò qui a parlarvi dello scopo delle conferenze in genere e della loro utilità. Uomini autorevoli nella scienza le stabilirono, ne dettarono le norme generali e ne colsero splendidi frutti; tantochè noi le vediamo tenute in grandissimo pregio in Italia, in Francia, nel Belgio, in Germania, sebbene dappertutto con sistemi diversi. Nè la diversità dei sistemi è cosa che ci può mettere in forse sulla loro reale utilità. L'educazione popolare deve tendere a questo solo ed unico scopo, rendere gli uomini migliori; condurli a tenersi, se non felici, soddisfatti almeno in qualunque condizione la fortuna li abbia posti; farli capaci di bastare a sè stessi, di giovare ai loro simili e di onorare la patria. Ora ogni paese ha i suoi usi, le sue inclinazioni, le sue abitudini e qualità buone e cattive, dipendenti spesso dal clima, dalla posizione geografica, dalla forma di governo, dalle leggi in vigore, dal grado di civiltà, di operosità, di sviluppo industriale e commerciale, dalla ricchezza o sterilità del suolo, ec. L'educatore deve tener calcolo di tutte queste speciali circostanze, studiarle nella pratica e non limitare il suo insegnamento allo sviluppo materiale dei programmi scolastici, ma intendere a dare un'educazione che risponda alle generali condizioni dell'uomo ed alle speciali del paese in cui la Provvidenza lo ha posto, e sia perciò veramente morale e sociale. Da ciò risulta che, se uno solo è il fine ultimo cui tende l'educazione, molti sono i mezzi per raggiungerlo, numerosissime le vie da seguirsi.

Sarebbe dunque opera lunga ed inutile la mia, se qui pretendessi accennarvi i sistemi di tutte le nazioni civili. Questo solo vi basti che, dovunque sono scuole governative o comunali condotte con ordine ed efficacia, ivi si trovano istituite le conferenze magistrali, le quali rispondono a due importantissimi fini: l'unificazione dei metodi in generale, e lo scambievole sussidio che gl'insegnanti possono darsi l'un l'altro, comunicandosi le proprie idee, i proprii metodi, discutendoli, riordinandoli, facendoli quindi sempre migliori.

Le ottime vostre Direttrici vi avranno già manifestato lo scopo di questa prima nostra conferenza. Il Municipio, con quella saggezza e quel buon volere che tanto lo raccomandano alla nostra ed alla riconoscenza di tutti, desidera che si faccia tesoro di tutte le osservazioni, di tutte le modificazioni che ciascuna di voi credesse opportuno di proporre: 1.°ree; intorno ai programmi; 2.°ree; intorno all'orario; 3.°ree; intorno ai registri scolastici.

Vedete anche in questa deliberazione la stima grande che quegli Uomini illustri fanno di voi. Essi apprezzano l'opera vostra, con quell'altezza di vedute e quella rettitudine che è sì prezioso tesoro in chi amministra la cosa pubblica e specialmente la pubblica istruzione. Credetelo a me, che ebbi l'onore di avvicinarli soventi: essi vi amano, vi stimano; vi sono grati perchè corrispondete alle loro aspettazioni, perche soddisfate ai loro desiderii, perchè illuminate, educate e indirizzate al bene il popolo. Che se talvolta le loro esigenze vi sembrano grandi, il loro contegno severo; se nella bilancia della loro giustizia essi librano rigidamente ogni più lieve mancanza.… Oh! non vi prenda sgomento! Vedete sempre ed in tutto un immenso desiderio di proteggervi, di garantirvi, di salvarvi dalla maldicenza e dalla calunnia. Voi siete buone? essi presentono che potreste diventare ottime; - voi siete stimate?… essi vi vorrebbero ammirate dal pubblico; - voi sostenete il confronto con tutte le insegnanti del regno?… essi vi vorrebbero superiori. E ciò non per sciocca e vana pompa di primato, ma pel nobilissimo desiderio di chi riconosce ed apprezza il bene e pur aspira continuamente al meglio.

Veramente il migliore elogio che si possa fare di voi, della vostra istruzione, dei vostri metodi, della vostra amorevolezza sta nelle numerosissime vostre scolaresche; sta nella insufficienza dei locali ad accogliere i due terzi delle fanciulle che domandano di esservi ammesse; sta nei soddisfacentissimi risultati che le vostre classi hanno dato nei passati esami semestrali. E tali risultati devono tanto più meravigliare chiunque al pari di me fu testimonio delle gravi difficoltà che la ristrettezza e la poca adattabilità dei locali, ed altre cause che ora è inutile rammentare, vi obbligarono di superare.

Ora il Municipio per mezzo mio vi promette di prendere in seria considerazione la questione importantissima dei locali e degli arredi, affinchè siano a voi scemate le difficoltà accennate di sopra. Voi dal canto vostro proponete quelle modificazioni, quelle aggiunte, quelle migliorie che la esperienza pratica può avervi suggerito fin quì; ma vi ripeto, non perdete mai di vista lo scopo al quale tendono le scuole pubbliche. Pensate quali classi della società voi dobbiate educare; pensate ai vizii, alle inclinazioni, ai bisogni del nostro secolo.

Voi vedete in tutti una sfrenata tendenza ad uscire da quella cerchia nella quale la Provvidenza gli ha posti. Riflettete quanto funesta possa riuscire simile tendenza, se in tempo non vi si pone il necessario freno. Sublime è il volo dell'aquila, ma forse che tutti gli uccelli potranno sperare di raggiungerla quando si libra nelle regioni più elevate del cielo?.… Or se tutti mirassero a sollevarsi alle maggiori altezze, se tutti si affannassero per riuscirvi, non vedete quanto spreco farebbero di attività e di forze vitali in quei vani conati?.… L'ordinamento sociale è retto da supreme leggi di cui non si può disconoscere la sapienza, se pure non si arriva a comprenderne tutti i misteriosi congegni. Questo intanto è fuor di dubbio, che le condizioni del bene genorale sarebbero assicurate, se ognuno stesse pago a quella posizione nella quale Dio lo ha collocato. Cercare di renderla più sopportabile, di abbellirla, di innalzarla; studiare i modi per riposarvisi con agiatezza, sta bene, anzi è lodevolissima cosa. Ma quella smania irrequieta di cambiar condizione, d'innalzarsi ad incompatibili voli, è una piaga profonda e dolorosa che contrista la nostra generazione, la devia dal suo cammino e la rende incomposta, disordinata, stanca, disillusa, sconfortata e fiacca. Quindi noi vediamo lo scopo della educazione fallito, quindi in molti il pregiudizio che l'istruzione sia di nocumento alla morale e di danno alla tranquillità ed alla economia domestica; quindi quella turba di adolescenti de'quali il Giusti scrive:

Misero! a diciott'anni
Si sdraja nel dolor
D'aerei disinganni;

quindi inutili tentativi di gloria non meritata, nè possibile a conseguirsi; quindi impudente presunzione, ridicole pretese, e quell'atteggiarsi a vittime dell'invidia altrui, ad astri che inutilmente brillano su quest'orizzonte di tenebre e di tirannia.

Pensando a tanta depravazione di sentimenti, a tanta deviazione di mezzi, a tanto pervertimento di scopo, io mi sono sentita più volte invasa dai brividi del terrore, e più spesso ancora un'angoscia penosa mi strinse il cuore e mi forzò alle lacrime.

Perchè sciupare tante forze vive?.… perchè spostare così tante corde sonore i cui accordi dovrebbero concorrere alla stupenda armonia di tutto il creato?.… perchè cercare le tenebre là dove è la luce?.… perchè spremere le lacrime ove dovrebbe spuntare il sorriso?.… perchè creare disinganni sconfortevoli invece di segnare la via per evitarli? Educatori siffatti non vi rassembrano a quel povero semplicione che a mezzanotte accendeva una candela di sevo per vedere il sole e non lo scorgendo si desolava?

Nè mi si dica che, imponendo certi limiti all' istruzione, si sacrifica il genio. Il genio, come il sole, è prepotente, sorge e si manifesta in onta agli ostacoli; anzi per quelli si fa più sfolgorante e più bello. Egli saprà da solo innalzarsi, sorvolare, dominare; lasciatelo libero! Il genio è la scintilla di Dio, che guizza, serpeggia, si fa strada, divampa, sale, illumina, rischiara, abbellisce il creato. Nè i legami della pedagogia varranno a porgli il freno; nè le condizioni sociali, nè la istruzione limitata.… nulla! Ma il genio è raro; e le scuole elementari, se non sono fatte per nutrirlo non sono però quelle che gl'impediranno di manifestarsi; anzi quivi getterà le basi della sua futura grandezza, di quì spiccherà il volo sublime. Lasciamolo dunque svilupparsi e crescere; la nostra missione non è di educare dei genii; essa è più modesta nelle sue aspirazioni.

A noi furono affidate le figlie del popolo, le operose artigianelle, le prudenti madri di famiglia. Ditemi, nessuna di voi ha mai fissato gli occhi propri negli occhi di una madre, di un padre allorchè essi vi affidavano la propria creatura?.… Se non lo avete fatto, fatelo per l'avvenire; guardate in quelle pupille affettuosamente supplichevoli, esse vi diranno: « Ecco il sangue del sangue mio, ecco la gioia della mia vita; l'affido a voi; fate che questa mia creatura diventi buona per essere, quanto quaggiù è possibile, felice! » Tremenda e santa missione! Quanti obblighi essa v' impone! quanti sacrifici! quanti e che profondi studi del cuore umano e dell'ordinamento sociale! Da quel momento voi non siete più libere; la vostra vita, i vostri pensieri, i vostri affetti, le vostre azioni, tutto è dedicato a quelle creature.

Vorreste recarvi ad uno spettacolo, ad un ballo.… non potrete farlo perchè all'indomani forse ne risentireste o stanchezza, o noia, o perturbamento d' idee. Quella moda vi garba, vi sta bene.… potreste seguirla.… « No, no! » vi grida una voce interna « Che direbbero le mie alunne di questi ornamenti inutili, di questi fronzoli appariscenti?.… E poi s' invoglierebbero di fare altrettanto.… e guai! incomincerebbero troppo presto a dar da pensare alla mamma. - Com' è aggraziata quella pettinatura; comex stanno bene quei riccioli!.… ma io non li porterò, perchè darei un cattivo esempio alle mie bambine; solleticherei in esse quella funesta ed irresistibile tendenza che è in noi donne alla vanità. Dunque vestiamoci come tante monache? Dio ce ne scampi e liberi! anche il buon gusto nelle foggie vuol essere educato; anche la moda vuol essere, se non seguìta in tutti i suoi capricci, rispettata almeno e secondata ne' suoi mutamenti, perchè essa si modifica sulle costumanze e sui progressi del viver civile e dà alimento al commercio. « Ieri vi colse una sventura di famiglia, una di quelle sventure che abbisognano del silenzio e della solitudine, per trovare un unico sfogo nelle lacrime, un unico conforto nella preghiera. Come volentieri vi rinchiudereste nella vostra cameretta a piangere ed a pregare.… Ma l'orologio vi segna l'ora del dovere, l'ora della scuola, e voi dovete rinserrare nell'animo quel dolore, nasconderlo agli occhi di tutti come un' offesa all'altrui tranquillità ed allegria; entrare nella classe col volto sereno, col sorriso sulle labbra; non lasciarvi sfuggire alcun atto d' impazienza, non lasciarvi distrarre dalle vostre tristi e recenti rimembranze. - Fra tutte le bambine affidatevi, una ve n'ha che vi attira a sè co'suoi modi affettuosi, colla dolcezza del suo carattere, colla bontà della sua indole. Quante volte sentireste un irresistibile bisogno di parlarle, di accarezzarla, di udire le manifestazioni del suo ingenuo affetto.… Pure il dovere si frappone inesorabile fra voi e quella creatura, e vi condanna quasi come di colpa per quella involontaria e non mai palesata predilezione. — Stamani un' indisposizione inesplicabile vi close, vi sentite stanche, prostrate senza saperne la ragione; un po' di riposo, un giorno di quiete vi sarebbe pur prezioso.… Ma la coscienza vi dice: « E le mie bambine che faranno?.… » Ma la delicatezza vi soggiunge: « Per me sarà accresciuto il lavoro alle mie compagne; su via coraggio, andiamo ».

E pel bene altrui dimenticate il vostro.…

E così via via, tant'altri atti di abnegazione v' imponete che ora sarebbe lungo e penoso annoverare, che passano inosservati e sconosciuti agli occhi del volgo, ma che formano intorno a voi come un'aureola di virtù sublimi, le quali vi fanno care ad apprezzate da quanti vi comprendono e vi conoscono; e vi assicurano la stima, la riconoscenza e l'affetto di quelle ingenue creature, a cui date il pane dell istruzione, la vita dell'intelletto e del cuore.

Ma la foga dell'affelto mi ha fatto divagare troppo a lungo dal mio soggetto. Perdonatelo al desiderio grandissimo di dimostrarvi in quanta stima io vi tenga.

Ora ritorniamo alle nostre scuole.

Le scuole elementari del Comune sono istituite per dare alle figlie del popolo quel grado di istruzione e di educazione che è necessario ad un' onesta artigianella, ad una saggia madre di famiglia, ad un' industriosa e solerte massaia. Lasciando dunque da parte ciò che è superfluo, o fors' anco intempestivo, diamo loro quelle cognizioni che possono tornare utili nella economia domestica, nell'esercizio di un'arte o d'un mestiero, nella pratica dei doveri sociali e di famiglia. Apprendano di buon'ora a quali doveri corrispondano i diritti che teniamo dalla nostra origine, che perciò siamo portati a far rispettare da un istinto in cui è la maggior prova dell'origine stessa. Sappiano quali obblighi esse vanno incontrando verso Dio, verso la patria, verso la società, verso la famiglia, verso sè stesse.

Nel secolo nostro si è tanto abusato del vocabolo diritto, che il dovere ne rimase come sopraffatto. Noi sentiamo dovunque le parole libertà, emancipazione risuonare incomprese o travisate. La libertà civile e politica è cosa santa, perchè mette l'uomo nella posizione di innalzarsi secondo le proprie forze, di farsi strada, di combattere e vincere gli ostacoli che la fortuna talvolta oppone al merito. Ma guai se un popolo, non comprendendo i doveri che la libertà impone, la converte in libertinaggio e se ne prevale per trasgredire le leggi! Non è libero se non l'uomo che conosce ed adempie scrupolosamente i propri doveri. Infondete, spiegate, sviluppate questa massima alle vostre alunne, e mostrate loro come l'emancipazione della donna non consista già nel toglierla da quella dipendenza e da quella dignitosa sommissione che forma anzi un prestigio della sua esistenza; ma bensì nel liberarle l'animo dai legami ferrei dell' ignoranza, della superstizione e di tutte le inclinazioni non buone; nel coltivare l' ingegno suo in quegli studi che valgano a renderne robusta la tempra troppo delicata; nel fortificarla contro le lusinghe, contro le vane illusioni e gli amari disinganni cui va soggetta.

È appunto nei governi liberi dove l'insegnamento morale si rende maggiormente necessario; perchè il dispotismo co'suoi terrori toglie al cittadino ogni responsabilità individuale e, se non sa inspirare la virtù, impone almeno le apparenze di essa, ed impedisce lo scandalo, peggiore talvolta della colpa stessa. Aggiungete i progressi che le scienze positive vanno ogni giorno facendo, e voi vedrete quanto sia indispensabile di coltivare anche l'educazione del cuore per metter diga all' invasione di quello spaventoso positivismo che, come impetuoso torrente, viene devastando ogni generosa aspirazione. Cerchiamo di nutrire e ravvivare nelle nostre alunne quella fede che sola può darci forza a sopportare le sventure delle quali è piena la vita, e facciamo che la voce del dovere serva loro di guida, di sostegno, di conforto e di premio. Non ci rincresca di condurle a paragonare fra loro le consolazioni che può dare il mondo e quelle che somministra la fede, e non lasciamo di rammentar loro sovente que' grandi uomini che nella fede trovarono il loro maggior conforto e non isdegnarono di rendere omaggio alla religione de' loro padri, da Carlo Magno a Napoleone primo, da Cristoforo Colombo al Volta, da Dante al Manzoni, dal Beato Angelico al Duprè.

Per carità salviamole da quella strana presunzione con cui le moderne saputelle amareggiano l'esistenza agli autori dei loro giorni! Oh come centrista l'animo il vedere che l'istruzione debba rendere i figliuoli irreverenti verso i loro genitori, farli insofferenti delle loro ammonizioni e crudelmente vergognosi della loro nascita!

Comprendo che la sciocca vanità di alcuni parenti il più delle volte è la causa unica di tali deplorevoli disordini, ai quali per altro bisogna trovare un rimedio. Non ci diamo dunque per vinte neppure in questo; sappiamo combattere con maggiore energia, raddoppiamo di zelo e di coraggio, di costanza e di fermezza, e la vittoria sarà per noi.

Rammentate lo spaventoso numero di analfabeti, che le statistiche governative ci mostrano sussistere tuttavia in Italia, e come i 17 milioni non vadano punto scemando da qualche anno. Convengo coll' illustre Senatore Lambruschini, che in tale cifra debbansi comprendere anche i bambini da un giorno a tre anni, che sono pur molti; tuttavia, lo confesso con dolore, anche fatta tale deduzione, il residuo non presenta nulla di consolante. Credete voi che in generale la ripugnanza mostrata da taluni per l' istruzione non trovi una scusa nel deviamento dell' istruzione stessa? Non vi pare che se le scuole dessero quei frutti che soli debbonsi attendere dalla loro istituzione; se le alunne di esse scuole fossero citate in esempio per obbedienza e per rispetto ai genitori, per operosità, per riservatezza, per modestia ed amore al lavoro; se ogni madre trovasse in codeste bambine il suo aiuto, il suo conforto, la sua gioia, noi vedremmo l' istruzione tenuta in maggior credito che non sia, e che di giorno in giorno sentiremmo sorgere il bisogno di altre scuole e di nuovi insegnamenti?

Ad onore del vero ed a comune compiacimento debbo però dire che voi siete già una prova evidentissima di quanto or ora affermai. Infatti il pensiero più grave che preoccupò tutto l'anno scolastico i nostri ottimi Superiori fu quello di provvedere all' insufficienza dei locali.

Voi dunque avete gia dimostrato di saper corrispondere in massima parte ai bisogni del tempo. Mai ch' io mi sappia fu dato il caso che un regolamento, un programma, un orario, un ordinamento, insomma un impianto del tutto nuovo riuscisse di così facile eseguimento e desse resultati tanto buoni. Di ciò sia lode a quei saggi, che li seppero compilare con tanto senno, con tanta profondità di studio, con tanta altezza di vedute; sia lode al nostro illustre Municipio, che avendo saputo scegliere gli uomini meglio adatti a ciò, seppe anche apprezzarne l'opera; sia lode a Voi che vi faceste interpreti fedeli delle loro generose mire, non risparmiando studi, fatiche e sacrifici pel bene pubblico.

Ora poche modificazioni restano a farsi; a Voi spetta il proporle con quel senno che dirige le vostre azioni. Permettetemi solo alcuni preavvisi, in ordine ai quali voi esporrete le modificazioni che troverete opportune con piena libertà di parola.

Due sono i gradi in cui si divide l'istruzione impartita nelle scuole elementari: 1.°ree; Grado inferiore, fino alla 2.a classe inclusive; 2.°ree; Grado superiore fino alla 4.a - Le classi inferiori sono sempre più numerose, perchè a quella istruzione elementarissima, necessaria, indispensabile tutti aspirano; mentrechè alle superiori non intervengono che quelle giovinette le quali, o per condizioni di famiglia, o per una speciale attitudine allo studio, promettono di meglio riuscire. In questo caso esse desiderano un' educazione più elevata o per utile loro proprio o per dedicarsi più tardi alla difficile carriera dell' insegnamento. Ed i nostri programmi nulla o ben poco lasciano a desiderare per questo secondo grado. Ma per il primo mi pare evidente la necessità che nella 2.a classe le materie principali dell' insegnamento elementare abbiano raggiunto il maggior sviluppo possibile ad ottenersi da bambine tra i dodici ed i tredici anni. Così sarebbe bene che già sapessero fare con qualche prontezza e correttamente alcune lettere famigliari su temi che si riferiscano ai casi più consueti della vita domestica, che sciogliessero qualunque quesito intorno alle quattro operazioni fondamentali dell' aritmetica, che conoscessero il sistema metrico decimale, che avessero un' idea delle frazioni ordinarie, che apprendessero tutto il compendio di Storia Sacra; che studiassero la nomenclatura geometrica e geografica colle relative applicazioni, le principalissime divisioni della terra e del mare, dell' Europa e dell' Italia per discendere a grandi passi fino alla città di Firenze, alla sua posizione ec. Ed invece di quella nomenclatura arida della casa, delle sue parti, delle sue suppellettili ec., che in questa parte d' Italia, le bambine già conoscono tanto bene coll'uso pratico, non sarebbe opportuno di dar loro quelle nozioni elementari di Storia Naturale e di Fisica che valgano a distruggere i pregiudizi più grossolani del volgo intorno ai fenomeni naturali più frequenti, a spiegare le proprietà generali dei corpi e la maravigliosa applicazione che la scienza seppe fare di tali proprietà per la costruzione delle macchine a vapore, dei gazometri, dei telegrafi, della fotografia ec.?

Ma per arrivare a tali resultati sarà necessario riempire il vuoto che quest'anno s' è verificato tra il programma della 1.a superiore e quello della 2.a classe. Mi pare che le alunne della 1.a inferiore senza gravi sforzi arrivino quasi ad esaurire il programma della classe successiva. Studiatevi dunque di dividere le materie in modo che ciascuna maestra abbia la sua parte di lavoro; che l'una non debba soffermarsi a mezz'anno per non invadere il campo dell'altra, e che questa non debba troppo affrettarsi per trovar tempo a tutto. Avvertite però che col nuovo anno scolastico le ore pomeridiane saranno in tutte le classi destinate ai lavori femminili. Non basta che le alunne a noi affidate sappiano fare con qualche precisione una costura, un' impuntura, un ricamo; bisogna ancora, anzi è duopo soprattutto che acquistino la tanta necessaria abitudine di un lavoro assiduo e continuato.

Ecco quanto sentivo bisogno di dirvi a nome del Municipio ed a nome mio. So che alcuna di voi ha già preparato qualche proposta. Se le mie parole non hanno portato nessuna modificazione nelle idee da voi espresse vogliate affidarmele, che io ne farò subito oggetto di studio; ed in una prossima nuova conferenza procederemo alle discussioni parziali delle singole proposte. Intanto pensate anche alla diversa distribuzione dell'orario ed alle modificazioni da introdursi nei registri per renderli più semplici.

Ora perdonatemi se la mia parola non corrispose alla grandezza dell'affetto che vi porto. Vorrei potervi dire quanta parte del mio cuore voi occupiate; vorrei persuadervi che mi siete care; vorrei inspirarvi quella fiducia della quale sento tanto bisogno e che forse non so meritarmi. Tuttavia diamoci la mano, sosteniamoci a vicenda. L'opera alla quale attendiamo è santa. Felici noi se sapremo soddisfare le giuste e generose aspettazioni del Municipio, che a noi affidò l'avvenire, la prosperità, il benessere di tutta una generazione di questa illustre città.

Amatevi fra di voi come sorelle; siate unite e concordi; mai un acerbo detto, mai un sentimento d'invidia, mai un pensiero men che affettuoso e conciliante.

Amate anche me, e siate felici quanto meritate di esserlo, quanto ve lo desidero io.