Cristina Dudley Paleotti:

COLLECTED POEMS





Assembled by
Cynthia Hillman and Courtney K. Quaintance

The Italian Women Writers Project
The University of Chicago Library

Chicago
2007

NEl sen dell'ADRIA, ove ha la sede Amore, Mi riconduce il fato, e al suon dell'onda I caldi miei sospir bacian la sponda; Seconda il pianto amaro il falso umore. La pace in seno, ed un tenace ardore, Sembran discordi all'union gioconda, Perchè di cruda assenza il duolo abbonda, Che in mente innamorata è gran rigore. Già s'arma alla spietata lontananza Speme, e timore, ed alti giuramenti A favor del Destin, che pur s'avanza; Prima avran fine il Cielo, e gli Elementi, Ch'io d'amar cessi, e che la mia costanza Perda, e non sia qual scoglio a tutti i venti.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 18.

FRa gli astri luminosi, Alma felice, Col mio pensier pur vi contemplo in Cielo Già rivestita di splendente velo, E risorta, qual nuova in Ciel Fenice. Nel vostro bene ad occhio uman non lice Fissarsi, che là sol giugne un gran Zelo: La somma Mente imploro, a cui non celo La mia depressa, e il cor tristo infelice. Quì fra gli alti cipressi, e l'ombre nere Altro non ho, che mi sottraga al duolo, Che l'eterno di voi alto godere. E in tal stato sperando io mi consolo, Di rivedervi in ampie immense sfere, Alma propizia, qual mi foste al suolo.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 21.

CO'i vanni che mi diede il mio Cupido, Trapasso il mare, e vo scorrendo i venti, Gli umori accresco a i falsi umidi argenti Col pianto, e suona alle mie voci il lido. Specchiati, dolce Core, in quelli, e il fido Mio amor conosci, e i miei gravi tormenti; Che la morte mi è cara, ed i preferenti Miei danni, e come contra me la sfido. Vedrai, se lontananza io mai potessi Soffrir, e come, per tua gelosia, Più d'una vita perderei, e avessi. E poi vedrai, se la rivale mia Degli usurpati amori a me concessi Sia più degna di te, di quel, ch'io sia.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 22.

QUando questa dal Cielo, allor sì bella, Alma discese, e prese umana scorza, Ebbe sua libertade, e senza forza, Del ben, del mal non era oprando ancella. Questa, pietoso Dio, se frale anch'ella Cede al nemico rio, tu la rinforza, E le potenze ree aita, e ammorza Ogni empia fiamma di virtù rubella Unito a bon voler dalle vigore, Se in virtù dell'arbitrio ella fa dono Di se liberamente a te, Signore. E mentr'io, china avanti il tuo gran trono, T'offro, pentito de' suoi falli, il Core, Non pensar qual io fui; mira qual sono.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 23.

OR che men' vivo solitaria amante, Con mente accesa del vostro alto ardore, Maggior fiamma m'accenda, e l'alma, e il Core, Per adorarvi, o mio GIESU, contante: E nel romito albergo, e voi davante Ogni altro vil pensier mi porti orrore: Voi sol siate il mio ben, solo il mio amore, Attenta in contemplarvi ad ogni istante. Sicchè la mente mia, già frale inferma, Risani la mortale aspra ferita D'amore, onde il mio cor sempre più inferma. E allora, con voi tutta, e sempre unita, Da questa parte solitaria, e erma, Spiegherò l'ali a più beata vita.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 26.

LA fiamma spense, e il cor legato sciolse Matura etade, e verità svelata, Benche verso il finir di mia giornata, Mercè del Ciel, che al buon sentier mi volse. Quanto, o mio Dio, meco il mio cor si dolse D'avervi offeso! E verso me sdegnata Quanto detesro quella cieca, ingrata Voglia, che il dritto alla Ragion si tolse, E quell' error, che conduceami a morte! Pria d'offendervi, quanto era migliore Chiuder per sempre al viver mio le porte! Vorrei con chiara mente, e santo ardore Tornare al bel sentier per vie più corte, Qual sarebbe il morir per vostro amore.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 27.

ARmato di rigor l' augusto ciglio, A me sempre crudel, Principe amato, Sordo a' miei preghi, e al mio desire ingrato, Mai non torrete da pietà consiglio? Soffrirò pur il doloroso esiglio, Sosterrò pur vostra fierezza, e irato Mai non fia questo cor, benchè ostinato Ad adorare in voi 'l suo periglio. Pria, che mutar pensiero io morir voglio: Voi foste infido, io lassa, troppo amante: Sia il pentimento eguale al nostro orgoglio. Ed ambi al Dio d' Amor prostrati avante, Quali cose di voi narrar gli voglio; Voi non di me, che fui fida, e costante.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 190.

MEntre all'orror de' lunghi affanni miei L'anima fra sè stessa stà pensosa, E tenta di fuggir quei crudi, e rei Occhi cagion di sua fiamma amorosa: Volgendo allor lo sguardo ai dolci, e bei Lumi dell' Idol mio, l' alma paurosa Raffrena il suo desire, e più da quei Crudi tiranni di scampar non osa. Poi ripensando alla cagion primiera, Che sul Reno, e sul Tebro ogni speranza Le tolse, e a quella fe spergiura, e nera; Torna a pentirsi, ma più non s' avanza; Che basta a raffrenar sua voglia altera, Di quel volto gentil la rimembranza.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 191.

STrugge l' ardir, e tien l' Alma legata, E in mille crucci rei tormenta il core Quel pensier crudo, quell' aspro dolore, Senza cui troppo ognor sarei beata. Perfida Gelosia, sorella ingrata Di quel soave ben, ch' è detto Amore. Paura,* Original has "ura". che il piacer scaccia, e vil timore Del proprio merto, e della cosa amata. Gentil cosa l' amar da lei diviso Fora, ed io certa, d' ogni cruccio fuori Paga vivrei mirando quel bel viso. Quanto contente dei lor dolci amori Ardon l' Alme là su nel Paradiso, S' è ver, che senza lei s' ami, e s'adori.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 191.

D' Alpe romita in cima ov' or mi celo S' aggira il piè non s'avvilisce il core; Che in van s' oppone al mio fedele amore Ampio mar, vasti monti, irato Cielo. Certo sciolta n' andrà dal mortal velo Quest alma pria, che mai spenga il mio ardore; Che non puote, e non vuol cangiar tenore La mia costanza; e fia colui di gelo. S' avanzi pure empia fortuna, e al guardo Orribil mi presenti i suoi trofei; Nè il crudo aspetto il piè farà più tardo: Io son costante, e in mille modi rei Vibri Amor pure il velenoso dardo: Sol morte aspetto, e non soccorso, o Dei.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 192.

QUest' Alma già sul labbro moribondo, Quasi presente al gran giudicio eterno, Signor, volesti de l'error interno Pentita espor, per farne ammenda al mondo. Onde a questo ritorno, e dal profondo Di tante colpe sì la grazia io scerno, Che la scossa ragion riede al governo De l'arbitrio, che già fu mostro immondo. Dunque l'arbitrio, la ragion, la mente, E quanto è in me di spirito, e di frale Offro a te, grand'Iddio, sempre clemente. Tu accetta il picciol dono; egli è sol tale, Qual atra notte a'rai del Sol lucente; Ma il paragone è ancor troppo ineguale.

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 196.

Quanto fra questi mirti, e questi allori Respiro in pace, e in amica quiete, A piè del faggio, e a l'ombra de l'abete Penso, ed abborro i miei trascorsi errori. D' aver perduti di mia etade i fiori Non più m'incresce, e son mie voglie chete. Ogni piacer s' è già sommerso in lete, E spenti sono i lusinghieri ardori. Or amo solo il disinganno mio, E il poco tempo a me rimaso in terra In lagrime consacro a te, mio Dio. Onde, atterrati i tre nemici in guerra, E vinto il mio desir fallace, e rio, Tu le porte del Cielo a me diserra.

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 196.

Mente abbagliata da'sensi d'orrore, Sia frale, inferma mia terrestre salma, Da questo mar, che non ha fede, e calma, Tempo egli è di ritrar l'incauto core. E se de' miei nemici, almo Signore, Ottener posso gloriosa palma, Tutta intera di voi sarà quest' Alma, Che fu ricetto già d' insano ardore. E s'egli avvien, che, rivolgendo i passi Al cammin destro, io scorga un dì sereno, La Croce abbraccio, ove amore vero stassi; E quella portar voglio unita al seno Per sostenermi infin ch'io viva, e lassi Il Mondo, e questo fral manto terreno.

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 197.

Per erto, e faticoso, aspro sentiero Scendo dal monte a pascolar l'armento, E dietro un rio, che scorre a passo lento Mi poso, ed ivi appago il mio pensiero. Ma troppo lungi ora ten vai dal vero, Mi dice il core a mia salute intento: T'inganni, e non t'avvedi ogni momento, Che ben non v'ha quaggiù stabile intero! Raccogli te ne la tua mente interna, E vedi ciò, che qui dal Ciel ne svia, E che innocenza non ha pena eterna. Or quest'egra, pentita Anima mia Stia attenta sempre, e seco stessa scerna, Che un punto solo al gran cammino è via.

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 197.

Rinunzio, & odio il mal costume antico, Quando dico a me stessa: ecco la morte; Tramonta il Sol, stridon le ferree porte, E rotto è il passo al bel cammino aprico. Anima stolta, ancora in tempo il dico, Sana l'error con pensier saggio, e forte; E mentre il puoi, dietro a migliori scorte Rivolgi il core inverso il Cielo amico. Signor, se tanto a me concedi ancora, Faccia la tua pietà, che di tue sente Fiamme m'accenda senza far dimora. E resa poi di te quest'Alma amante; Me ben felice, potrò dire allora, Nè temerò di morte il fier sembiante.

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 198.