Elisabetta Credi Fortini:

COLLECTED POEMS





Assembled by
Cynthia Hillman and Courtney K. Quaintance

The Italian Women Writers Project
The University of Chicago Library

Chicago
2007

In ringraziamento alla Sign. Emilia Ballati Orlandini di una sestina inviatagli. AL sacro delle Muse eccelso monte Tentai poggiar, ma come al Pellegrino In suo notturno accade aspro cammino, Provai debile il piè, e le voglie pronte, Tal che gia disperava al chiaro fonte Poter gustar l'almo liquor divino; Quando volle pietoso il mio destino, Ch'alzassi a nuovo albor la mesta fronte; Donna, e voi vidi baldanzosa, e lieta, Che quasi a volo avanti a me passaste, Cinta di rai piu, che il maggior Pianeta, E tanta luce dietro vi lasciaste, Che se per quella io giungo all'alta meta, Vostra gloria ne sia, che mi guidaste.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 55.

Quando talor mi volgo a mirar queste Dell' Eterno Fattore opre stupende, Ove l'immenso suo poter risplende, Avvien che il mio pensier sorpreso reste. Poscia l'ali dispiega agili, e reste Per un nuovo desio, che il sen m'accende Al cui lume cotanto in alto ascende, Che sciolto par dalla corporea veste. Quindi, sospinto da si forte ardore, Questi caduchi oggetti ei mira solo Per passar da quel bello a un bel maggiore. Ma poco, ahi lassa! ei sostien l'alto volo; Che dagli antichi affetti oppresso il Cuore, Tosto, qual vile augel, ritorna al suolo.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 58.

VIssi, e gran tempo, involta in densa nube Che a miei lumi toglieva i rai del Sole; Ne per mutar stagione, o cangiar tempo, Scorgo splendere ancor sereno un giorno, Talche senza vedere alcuna luce Temo giunger al fin della mia vita. O dolce lieta fortunata vita Di chi, senza timor di orrida nube, Poù contemplar la vaga, e bella luce, A paragon di cui non splende il Sole: La dove notte non turbò mai giorno Ed il gioir mai non misura il tempo! Se donato mi fosse tanto tempo Pria che la Parca il fil di questa vita Crudel recida, nell'estremo giorno, Che fugata dal cuor fosse tal nube; Sperar potrei che allor più acceso il Sole Vibrasse i raggi in me della sua luce. Non tanto desio veder la luce Uom, che in fosca prigion chiuso gran tempo Visse, senza giammai vedere il Sole, Quant'io bramo, che in questa oscura vita Celeste lume, almen fra nube, e nube, Chiaro segno, e fedel mi dia del giorno. O ben felici quei, che allor che il giorno Sen gia portando altru l'alma sua luce, Vedean cangiarsi in fiamma quella nube Che il sentier lor mostrava in ogni tempo! Ma, nella dubbia via della mia vita, Manca a me il lume, o parta, o torni il Sole. Immenso eterno di Giustizia Sole, Deh fa più chiara la mia mente un giorno; E si tuo dono è questa fragil vita, Priva non la lasciar della tua luce; Che, quando del suo fin fia giunto il tempo, Veder ti possa l'Alma senza nube. Fosca è la nube, che m'oscura il Sole, Incerto il tempo dell'ultimo giorno, Breve la Vita, e l'Alma è senza luce.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 59.

M'Arde talor nel sen nobil desìo, Vedendo il vil di ciò, che al senso piace, Di calcar con piè franco un più verace, Fido sentier, nè pur a quel m'invio; Che alla parte miglior il fragil mio, Lusinghiero promette, e gioja, e pace; Onde avvinta mi tien con sì tenace, E sorte nodo un piacer falso, e rio. Ben vede l' alma, ch'ombra è sol di bene, Anzi amaro velen, crudo, e mortale, Ciò, che porge esca a nostra fragil spene. Ma il conoscer l'error poscia, che vale, Se le gravi non frange aspre catene Per spiegar verso il Ciel più pronte l'ale?

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 198.

NOcchier, che vede dal furor de' venti Rotti del suo naviglio arbori, e sarte, E che vano è l'usare ingegno, ed arte Non spera al viver suo lunghi momenti. Onde il miser fra quei certi, e presenti Perigli suoi, già s'abbandona in parte; Ma poi pensando, che dal Ciel si parte Nostra fortuna, ivi ha suoi lumi intenti. Or mentre a mia virtù, fiero s'oppone Turbin mosso da' sensi in notte oscura, Che tutto il suo vigore a terra pone; Io perchè no, fra tanto acerba, e dura Sorte, non chieggo al Ciel forza, e ragione, S'ei sol può trarmi dalla rea ventura?

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 198.

IN dolce, e lieto volto, al cor l'infida Speme mostra, che lungi è il dì fatale, In cui sciolta dal carcere mortale Fia l' alma, ed ei le crede, e a lei si fida. Nè ode Ragion, che del suo error lo sgrida, E la Parca gli addita, e il teso strale; A indomito d'estrier fattosi eguale, Che il freno sprezza, e al guidatore è guida. In tal inganno all' improviso colto, Da lei, che i regi alla vil turba agguaglia, Come fora il suo riso in pianto volto? Che fia di me se alla final battaglia Sì poco esperto egli sarà? Deh, stolto, Di mia salvezza, e del tuo mal ti caglia.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 199.

FRa sterili virgulti in loco umile Scorre con acque torbide un Ruscello, Talchè Ninfa giammai, nè Pastorello Non volse un lieto in lui guardo gentile; Pur mentre segue il suo cammin sì vile, Ecco reale altiero Fiume, e bello, Che corre al Mar per tributarsi a quello, In sen l'accoglie, e il rende a se simile; Così mia Musa in solitaria riva Stava negletta, ed il suo debil canto Poco da lungi risonar s'udiva; Quando Voi l'accoglieste; e se mai tanto Puote sperar, che a fama eterna viva, Gloria sua non fia già, ma vostro vanto.

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 632.

Quel dì, che l'empio Trace a noi ritolse De la sacra Sion l'eccelse mura, Mirò dal Ciel l'aspra crudel sventura Rinaldo il forte, e di quel mal si dolse; E quindi il guardo mesto in se raccolse, Com'Uom, che chiuda in sen nojosa cura: Fissandol poscia entro l'età futura, Vide ciò, che il gran Fato in quella accolse. Voi de l'Italia, e voi di Gallia onore, Illustre coppia, vide allor ch'unio Vostre bell'Alme in dolce nodo Amore. Ah quale Eroe da lor nascer veggio io! Gridò: qual trema l'Asia al suo valore, E qual gloria si serba al sangue mio!

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 633.