Isabella Mastrilli:

COLLECTED POEMS





Assembled by
The Italian Women Writers Project


The University of Chicago Library

Chicago
2006

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 236.

LA notte, che succede al fausto giorno, In cui s' adora il Redentor risorto, Mentre ogni senso era nel sonno assorto, Che l' umid' ali a me spandeva intorno; Pareami di veder l'alto soggiorno Del divo Apollo atro, dolente, e smorto, E mesto ei dir; non più bramo conforto, Dotte Muse, da voi col canto adorno. Stupida allor chinando al suolo i rai, Dissi con fievol voce: altero Nume, Qual rea cagion si ti confonde, e attrista? Ed ei: destati, Elinda, e lo saprai. Sorgo, ed odo piangendo: e spento il lume, Che al saver ne scorgea, morta è Batista.

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 627.

Calde lagrime mie, voi, che sovente La più remota e solitaria parte Del mio albergo irrigate a parte a parte, Unico sfogo di mia doglia ardente; Gitene a lui, che di mia stanca mente Tien l'alto impero, e dite (onde abbia in parte Pace il mio cor) che spesso in marmi, e in carte Suo nome a imprimer va mia man dolente. Dite che l'ardor mio, lassa, ormai veggio In vasto incendio alzarsi, onde il martire Forza è che scopra, o che tacendo io mora. Ma perchè grave errore il primo fora, E sperar pace altronde è van desire, Morte chiamo sovente, e morte chieggio.

Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 627.

Scoscese rupi, orrido speco, e nero, Funesti alti cipressi, atre caverne; L'occhio doglioso in voi più non discerne Quel tetro taciturno orror primiero. Da che mio reo destin spietato, e fero Mi sferza, e pugne ognor con doglie interne, Più dolci sembran vostre asprezze esterne Al combattuto mio stanco pensiero. Sprezzo l'umane cose, odio me stessa, Scerno in lor, veggio in me d'infido amante L'immago ingannatrice a segni impressa: Ma, lassa, oh Dio, troppo quel bel sembiante Un dì mi piacque, onde per legge espressa L' amai fido, or l' adoro anche incostante.