COme poss' io sperar felice sorte, Se di rigido Ciel provo il tenore, Come puo lunge star da me la morte, Se la vita contrasta un rio dolore? Chiudo dentro del seno un cor sì sorte, Che sprezzo del mio fato ogni rigore, Ma non resta però, che non apporte A questa miser' alma alto timore. Gira la ruota sua Fortuna altera, Cangia il Sole nel Cielo i vaghi rai, Ed ha il suo moto ancor la prima sfera; Cangia il mare, ei dì ombrosi in lieti, egai, Ma della sorte mia troppo severa L' aspro rigor per me non cangia mai.

ODi giorno felice Gentile Aurora, e bella, Che a noi ravvivi le memorie andate Della gran Genitrice, E di Dio fida Ancella, Che ascese in questo giorno alle beate Region, che sol di lei fur degna sede; E ancor che cieco l' Uom lo scorge, e vede. Onorata Regina, Sovra stellato trono, Chi sia, che non v' inchini, e non v'adori? Voi, che invitta eroina Il prezioso dono Porgeste, onde uscì l' Uom dai ciechi orrori: E così dolce figlio a tante pene Qual Madre espose mai, per l' altrui bene? A ragion dunque aurata Alma sede, e celeste Vi si debbe, Maria; che ogn' altra avanza La memoria beata Della vita, che deste All' Uom, che solo in voi tenea speranza: E gode, che di gemme auree, e di stelle Mille abbiate corone altere, e belle. Ed ecco a cento, a cento Le angeliche alte schiere Scenden in Terra, mentre n' esce l' Alma; E in soave concento D' eterne lodi, e vere, Portano in Ciel la bella, e nobil salma: Scorgendo ben, che questa bassa mole D' avere è indegna il novo, immortal Sole. Ma, oimè, voi ci rapite,

Almi spirti celesti, La nostra scorta, e nostra fida duce; Contro il Mostro di Dite Or chi fia, che ne appresti Soccorso, e aita, se di lei la luce, È per noi spenta, e fin l' umano velo Di lei tolto è alla Terra, e posto in Ciclo? Frenano i dolci accenti I vaghi augelli, e il volo, E sembra ogni animal di freddo sasso; Par, che gemano i venti, E t' onde sopra il suolo Quà e là portando van l' errante passo; Cadon le foglie, e de' bei fior si perde Nelle rive, e nei prati il vago, e il verde. E noi solcando l' onde Di questo Mare infido, Come tro verem porto, anime erranti? La stella si nasconde, Che scorge al natio lido La prora de' mortali naviganti: Fra tempeste, e perigli or male accorti Resterem senza voi sommersi, e morti. Ma, folle, ove trascorre Mia mente? ahi tanto afflitta, Ell' è, che non sà più quel, che si dica; Anzi, che al Cielo or corre L' alma Vergine, invitta Per esser piu di nostro bene amica; E preparar la sede a chi desia Viver unito appresso di Maria O vita de' mortali, Regina di clemenza, Tesoriera di grazie, anzi ristoro; O rimedio de' mali, O fonte di sapienza,

Gloria, ed onor dell' alto empireo coro; In mezzo a tante glorie, e fregi tuoi Rimembrati, Maria, spesso di noi, Ecco, queste divote Serve, che co' sospiri Implorano da te pace, e salute; Non sien di merto vote Le preci, e i lor desiri Governa, e reggi tu con tua virtute. E se per lor son nostri preghi indegni Ci guidi tua bontate ai santi Regni.