Maria Selvaggia Borghini:

MISCELLANEOUS POEMS





Assembled by
Cynthia Hillman

The Italian Women Writers Project
The University of Chicago Library

Chicago
2008

Amiche selve, o come in voi soave, E fido spiega il venticel le piume Come nel seno vostro il picciol fiume Limpido corre, e di velen non pave. Dell' empie cure, onde va infermo, e grave L'uomo in voi di spogliarsi ha per costume, Che gl' occhi aprendo a più verace lume Di speme, e di timor guerra non have. Come nocchier, che su la patria sponda Già del Mar sazio, e fastidito giace Non si move al saffiar d' aurea seconda. Nè allor, che il vento lusinghier fallace Si cangia, e turba la gia placid' onda Perde la dolce racquistata pace.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 108.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 255; Crescimbeni, Giovanni Mario, Dell'Istoria della volgar poesia (Venezia: Lorenzo Basegio, 1730), v. 2, pp. 537-538; and Blasi, Jolanda de, ed., Antologia delle scrittrici italiane dalle origini al 1800 (Firenze: Nemi, 1930), p. 366.

Qual Pellegrin, che desioso il piede Tra gli orror della notte al bel soggiorno Natì rivolge, e poi strada non vede, Per cui faccia sicuro il suo ritorno; Onde s'arretra, e sospirando intorno Riguarda, e'l cammin suo seguir non crede; Ma sorge tosto all'apparir del giorno Pien di speranza, e d'animosa fede; Tal'io, fosse mia colpa, o pur destino, Il sentier non trovai fra l'ombre, e i sassi, Ch'al sacro alpestre monte apre il cammino. Ma poich'agli occhi miei torbidi, e lassi Giunge lume sì altero, e peregrino Muovo sicura, e baldanzosa i passi.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 109.

Allor, che dalle sfere il gran Fattore La su crear la tua grand' alma volse, Dalla più bella idea la forma tolse, Di cui vista non fu pria la migliore. Di celeste beltà, che mai non muore Ricca la fece, ed in lei sola accolse, Quanto ad altrui, che in chiare membra avvolse Die d' eccelso, e di santo il suo valore. Indi un' abito eletto, oltre il mortale Uso, di regio sangue, e di maniere; Degno compose, e non gli diede eguale. E quella ne vestì; poi dalle sfere Qua giù vogliendo il guardo in opra tale, Vide quant' era grande il suo potere.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 109.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 257; and Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 679.

Qual chi per selva, allor, che tace il giorno, Vedesi aver la dritta via smarrita, Nè perche ei faccia al buon cammin ritorno, Ha chi lo guidi, o chi gli porga aita; Onde sospeso il passo, e il guardo intorno Volge, ma invano a ricercar l' uscita, E per entro l' incognito soggiorno Ogni luce del Sole è gia sparita: Sicche ei s' arresta, c il mattutino raggio, Che del suo vivo lume il dì colora, Chiama, che a lui sicuro apre il viaggio: E intanto ascolta e gli Augelletti, e l' Ora Destarsi, quale al cominciar di Maggio, E vede in Ciel la sospirata Aurora.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 110.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 153; Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 258; and Blasi, Jolanda de, ed., Antologia delle scrittrici italiane dalle origini al 1800 (Firenze: Nemi, 1930), p. 366.

Tale al partir di quel gran lume altero, Ch' a me d' inclita gloria il calle aprio, Dentro dubbio, nascoso, ermo sentiero Ecco che vado a traviarmi anch' io. Nè veder so, come al cammin primiero D' onor vero io più vogla il passo mio, Poichè l' armi, cui invan riparo io spero Già volge incontro a me nemico obblio: Per cui rimango, e dentro alta, e profonda Ombra mortal chi per me l' aere aggiorni Chieggio; ma non vegg' io chi a me risponda; Giacchè agli usati suoi dolci soggiorni Più non fia che si desti Aura seconda, Ad annunziar che per me il dì ritorni;

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 110.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 154.

Mentre la gloriosa, ed immortale DONNA d' Etruria il sacro suo splendore Mi tolse, e sciolta dal suo laccio frale, Fe per sempre ritorno al suo Fattore. Quindi come terren, cui gielo assale, Perde talora il suo natio vigore; Così, lunghi da lei, d' orror mortale Sparsa in me langue ogni virtù migliore: Onde d' invido obblio preda sicura Già d' esser parmi, e di vigor discinta Egra giacere in notte orrida, e scura: Quasi pianta dal vento a terra spinta, In cupa valle alla stagion più dura Sterile, inferma, e di pallor dipinta:

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 111.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 155.

Anzi privo di lei, quanto riserra Negl' immensi suoi giri il Cielo, e'l Mare Qual Regno parmi, che già vinto in guerra, Non ha più chi 'l sostenga, o chi 'l ripare: Che alto duolo mortal frange, ed atterra Quanto fra noi di peregrino appare; E l' Aere egro, egra l' Onda, egra la Terra Geme, e sparge Virtù lagrime amare, E scinta il seno, e le superbe spoglie Lacera, e sparso il crine, il passo gira, Qual chi profondo orrore in se raccoglie: E mentre doglia intorno, e sdegno spira; Chi, par che dica, al pianto mio mi toglie? E dubbia guarda, e in se freme, e sospira.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 111.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 156.

E seco il bel desio, che all' alto il volo Fa che spieghi talor Spirto gentile, Langue, come languir si vede al suolo, Priva de' rai del giorno erbetta umile: One l' Uom fral, che dianzi altero, e solo, E pronto, giva al chiaro dì simile, D' ombra nemica sparso, indarno al Polo Muove sull' ali neghittoso, e vile. E pregio, e fama, e pompa, e gloria, e quanto Era a' gran' voli suoi conforto, e lume, Lui solo invita, e lui sol chiama al pianto. Così, fuor del primier dolce costume, Ei presso al suo perir si mira, e intanto Stanco sovra il terren spoglia le piume.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 112.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 157.

Che non v' è più VITTORIA, ed egli privo Di sostegno, di vita, e di mercede, E dubbioso, e smarrito, e in se mal vivo Chi chiami, ove si volga, ahi più non vede. Che qual Augello in piaggia, in selva, in rivo Scampo trovare al suo morir non crede, Tal egli e peregrino, e fuggitivo Ha qui sol chi l' insidi, e chi 'l deprede. Poichè Pietà magnanima, che in seno Vivea della gran Donna, a terra giace, E lui non cura, o lui non vede almeno. Ma il Cielo, in cui Ella riposa in pace, Di dolce adorna, e lucido sereno, Egra, stanca, confusa, e mira, e tace;

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 112.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 158.

Ne più l' usato in lei celeste, e santo Vigor discende, ond' era lieta, e bella, Come in Ciel lieta, e bella, all' Alba accanto, Talora appar la mattutina Stella. Che allor che quì visse VITTORIA, e intanto Cinta de' rai di lei quì visse anch' ella, A dura iniquità l' orgoglio infranto Vide Innoncenza, e a se gloria novella: Mentre zelo immortal, senno, e valore, Fiamma vivace di pietoso affetto, Oltre l' uso terren pregio, e splendore, Cuor grande, e forte, Angelico intelletto, Pronto consiglio, alto desio d' onore Ebber santo in VITTORIA amplo ricetto:

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 113.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 159.

Onde per lei la terra in forme nuove, E d' Impietade, e di Viltà nemica, Di manganime sparsa inclite prove, Vede risorta in se la gloria antica. Come avvien che s' adorne, e si rinnuove Umil Selva palustre, o piaggia aprica, A cui d' intorno il Sol tepido muove, E feconda vi spira auretta amica. Ma qual, se pioggia impetuosa scende, Di frondi spoglia i freschi rami, e i fiori, E sull' erbose vie cresce, e si stende: Tal, poichè morte acerba i suoi furori Quì rivolti, Vittoria a noi contende, Perduto ha il Mondo i pregi suoi miglior;

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 113.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 160.

E le bell' Arti, e le bell' Opre, e i santi Studj smarrito hanno il vigor primiero, Onde al cammin d' onor, che in terra avanti Chiaro, e piano s' apria, chiuso è il sentiero. Or chi dà quì conforto? e d' altrettanti Lumi qual giorno appar sicuro, e vero? E chi per l' erto calle i voli erranti Sostiene, e guida altrui pronto, e leggiero? TU di gran regi Figlia, e di gran Regi TU Suora inclita, e Sposa, in cui riluce Dono immortal di non caduchi pregi. TU qui fia che ti volga, e tu la luce Chiara discopra, onde t' adorni, e fregi, Ed a noi sia vero sostegno, e Duce.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 114.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 161.

Qual chi talor da tempestoso, e grave Cammin si volge a ricercar del Porto, E già sente d' intorno aura soave, Porgere al suo desio speme, e conforto; Ma in un balen nuova tempesta ha scorto, Dar sì rea guerra all' affidata Nave, Ch' egli è al lido vicin dall' onde assorto, Ed al periglio suo scampo non ave; Tal, poichè dopo e travagliosi, e tanti Varj sparsi sudori anch' io credei Posa trovare a te, gran Donna, avanti, Ahi dove gita, ahi dove ascosa or sei? Chi il dolce raggio de' tuoi lumi santi Ha in un punto involato agli occhi miei?

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 114.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 162.

Mentre del sacro suo purpureo manto Oggi Francesco alto voler disciolse, Tosto la Fede al grand' atto si volse, E balenò dentro a suoi lumi il pianto. E mesta, il Cielo, e col suolo ella si dolse; E col Cielo, e col suolo ella si dolse; Chi mai, dicendo, a la mia spene tolse La spene, e il pregio mio più forte, e santo? A queste voci un nuovo raggio intorno, A lei presagio di felici effetti, Rese di lieto lume il Mondo adorno. Lessi de' Fati allor questi alti detti: La Fede esulti, e da Francesco un giorno Multiplicati i suoi sostegni aspetti.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 115.

This poem also appears in: Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 679.

oOme al nascer del dì tutto riluce Di novi raggi, e s' abbellisce il Cielo, E sgombrato alla Terra il pigro velo Il primiero vigor vi riconduce; Così dappoi, che dall' eterna luce Discese l' alma tua nel suo bel velo, Tolto ogni cieco orror, di santo zelo Si vestì il Mondo, ed ebbe guida, e duce. Risorse allor Virtude, e bella, e cara. Si fe la vita, che il vil senso, e frale Gravata aveva, ahi di che indegne some. Onde tu sovra ogn' altra, e bella, e chiara Ne andrai, e ne' suoi voti ogni mortale Invocherà divoto il tuo gran nome.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 115.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 257; and Gobbi, Agostino, ed., Scelta di sonetti, e canzoni de' più eccellenti rimatori d' ogni secolo, Quarta ed., con nuova aggiunta (Venezia: Lorenzo Baseggio, 1739), p. 680.

Chi ne' fallaci, e perigliosi lidi Di quello ondoso Mare i passi ha volti, Nè raggio è, che rimiri, o voce ascolti, Ch'a se il richiami, e del suo error lo sgridi, In così dolci, ed amorosi, e fidi Lumi, ov'ha il Cielo i suoi prodigi accolti, Tenga gli sguardi, ed i pensier rivolti, Ed avrà chi il conforti, e chi l'affidi. Dappoiche questi il gran Motor divino Di sua mano adornò del suo splendore, E vi seguò la via, ch'a lui conduce. Onde per non errar l'alto cammino, Ed infiammarsi di celeste ardore, Chi non si volge a così bella luce?

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 116.

Egro languìa il gran Nicandro, e seco Gentilezza, e valore egro languìa, Gemea l'aere, e la terra, e infausto, e cieco, Pallido, e dubbio velo il dì coprìa. Io qual fussi non so; poichè più meco Non era, ahimè la mia virtù natìa, Che ad or, ad or con più terribil' eco Alta amara novella il cuor m'aprìa. Quando, o gran Dio, la tua pietà rivolse Quaggiù il guardo, onde il Ciel conforti, e bei, Che in lui mirando ogni ,alor gli tolse. Che non videro allor quest'occhi miei! Riser le sfere, e il suol letizia accolse; Ma ridir non poss'io, qual'io mi fei.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 116.

L'aura, che quì se avvien, che muova, e spiri, Veste di nuovi fior le piante, e l'erba, E nell'Uom di magnanimi desiri Fa, che rutto immortal si nutre, e serba, Benche a render di se lieta, e superba La natìa riva, or fia, che il corso giri, Non toglie a me con lontanauza acerba Il conforto, ch'io prendo a' suoi respiri. Che se di gir colà, dove comparte Ella i gran pregi suoi, non m'è concesso, Nuova m'insegna Amore, industria, ed arte. Mentre col vivo mio pensiero istesso, Che in lei si pasce, e mai da lei non parte, Fo, che il mio core ognor le voli appresso.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 117.

Non così cara in procelloso, e fiero, Mar fra gli orror di cieca notte il verno Appar la luce a pallido Nocchiero Disarmato di vele, e di governo, Come il leggiadro, e puro lume altero, Che fuor traspar dal tuo gran lume interno, Grato risplende a chi con santo, e vero, Desire aspira al bel soggiorno eterno. Che se per quella al rio furoreinsano Di flutto irato il termine prescrive Volere invariabile, e sovrano; Da queto ei destinò, che a chi sen vive Fra le umane tempeste il sovrumano Desiato conforto oggi derive.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 117.

Abito eletto, e sovra ogn' altro altero, Che l' interna bellezza orni, e non celi, In cui par, che Natura altrui riveli Dell' eterno soggiorno il bello intero, S' io rivolgo talor l' occhio, e il pensiero In ciò, che in te ripose il Re de' Cieli, Veggo, come a mortai chiaro si sveli Del gran poter di lui l' immenso, e il vero. Onde se un dì fia, che l' età ventura, In carte legga quanto ha il Ciel raccolto, Nella tua rara angelica figura: Dira colma di duol; misero, e stolto Mortale, or chi ti guida, e t' assicura Se a te vedere il vero lume è tolto?

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 118.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 256; and Zappi, Giovanni Battista, Rime dell'avvocato Giovam Battista Felice Zappi, e di Faustina Maratti, sua consorte. (Venezia: F. Storti, 1752), p. 192.

Mossa da strania forza ergo il pensiero, Sovra me stessa, e varco monti, e fiumi; E pronta ivi traendo il vol leggiero, Alte creansi in me voglie, e costumi: Mentre allo sguardo mio potere altero, Par ch' apra intorno inusitati lumi, E per non visto in prima ermo sentiero Ali novelle al mio vigore impiumi. Onde, come talor robusta Nave, Movendo ove la tragge il suo desio, L' ira crudel di fiero mar non pave: Così d' altera possa accinta anch' io Cola` mi volgo, e in cammin lungo, e grave, La fiacchezza natia spargo d' obblio.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 118.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 163.

Poichè più che 'l mio corso all' aure sciolto, Per l' insolito calle, ardito muove, Spirto immortale in me non prima accolto Più avvien, che mia virtù cangi, e rinnuove: Ed ecco già che, colà il guardo volto, Cose vegg' io, cui par non vidi altrove, Che ciò che in se di grande ha il Cielo accolto Svela, ed apre ad altrui bellezze nuove. Quindi non così mai se 'l Sole imprime Del forte lume suo terren vapore, Che per quell' ampie vie s' erga, e sublime, Desta il fatale incognito splendore Occhio mortal; come a quell' alte cime, Oggi nuova lo trae luce migliore:

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 119.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 164.

LUce miglior, che in dolce modo, e santo Ivi d' immortal Gloria, il volto accende, Mentre s' apron le sfere, ed essa intanto, Dal più sincero Ciel sull' Istro scende. Fregiale il crin lucido serto, e 'l manto Di grande ostro real fiammeggia, e splende; Ride l' aria a lei intorno, ed altrettanto Ride il suol, che di lei ricco si rende. E quale alla stagion più lieta, e bella Zeffiro torna, e a' suoi dolci respiri, Ogni pianta gentil si rinnovella: Tal questa avvien che alteramente spiri Ivi intorno movendo aura novella, Ond' empie, ed orna l' Uom d' alti desiri.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 119.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 165.

E Fermo il piè sulle superbe sponde, Che il gran Bavaro Eroe famose ha rese, Mira gemer l' obblio presso quell' onde, E la Fama esultar tra mille imprese. Mira di fiori il suol sparso, e di fronde: Mira eretti Trosei, Bandiere appese, E i monti alti ingombrare, e le profonde Valli, armi infrante, e schiere vinte, e prese. E mira Affrica oppressa, ed Asia doma, Inchinarsi al gran Re, che sul gran Soglio Di serto trionfal cinta ha la chioma; Come spirando un valoroso orgoglio, Vide stupida un tempo Italia, e Roma Gli altre Cesari suoi nel Campidoglio:

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 120.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 166; and Zappi, Giovanni Battista, Rime dell'avvocato Giovam Battista Felice Zappi, e di Faustina Maratti, sua consorte. (Venezia: F. Storti, 1752), p. 192.

E Balenando in lui della sua luce Lampa, che il rende oltre l' usato adorno, Qual l' aere adorna il Sol, mentre conduce A mezzo Ciel senz' alcun velo il giorno: O, dic' Ella, Alma invitta, in cui riluce Divin potere entro il mortal soggiorno, Per te zelo immortal si riconduce, E Valore, e Virtù fanno ritorno; Che de' Bavari Regi, onde traesti L' alto natal, con glorioso piede, Per non trito sentier l' orme calpesti: E la Germania, anzi l' Europa vede Qual loro il braccio tuo sostegno appresti, A te dovendo e libertate, e fede.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 120.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 167.

TAl la Gloria favella, e insieme aduna Del gran Valor di lui le prove altere, E con pompa immortal, cui pompa alcuna Pari non fu giammai, s' erge alle sfere. E mentre ove non ruota o Sole, o Luna Oltre porta sicura il vol leggiere, Tremanti sotto al piè Tempo, e Fortuna Mirando in testimon del suo potere; Volta all' Eternità: col tuo sostegno, Dice, non mai d' obblio timore avranno, L' opre d' invitto Rè, ch' a te consegno. Ed essa allora: oltre il millesim' anno Lor vedrai, le risponde, entro il mio Regno Che quanto io viverò, queste vivranno.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 121.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 168.

POvero d' ogni pregio il mio pensiero Dal suo picciolo albergo ascoso invio, A voi, Signor, per arricchirlo anch' io Dell' alma vostra al folgorare altero. E mentre là per entro al gran sentiero, Volo sull' ali del mio bel desio, E va spargendo d' immortale obblio La povertà dell' esser suo primiero. Io non so come in lui gli occhi volgete, Ed al lume, onde in voi mai sempre aggiorna Per figlio del mio cuor lo conoscete. Onde qual vile usurpator, che adorna Se di pregio non suo, lo rispingete, Ed egli meco a mendicar ritorna.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 121.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 169; and Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 258.

GIà di bell' opre scinta, e già percossa, Dal tempo volator, colla mia vita, Credea nel dì dell' ultima partita, Chiuder anche il mio nome in poca fossa. E di freddo timor le carni, e l' ossa Sparse, viveo morendo egra, e smarrita, Quando fuor d' ogni speme a darmi aita, Alto Signor, la tua pietà s' è mossa. Mentre sovra il mio frale esser natio, Con penna d' oro hai la mia fama espressa, Contro a cui s' arma invan tempo, ed obblio. Ah su dunque di me vinta, ed oppressa Pera ogni altra memoria, e pera anch' io, E viva sol nelle tue carte impressa.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 122.

This poem also appears in: Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 165.

O del vero valor gloria, e sostegno, Monarca Augusto, a cui altro simile Non è, che dar ti puote umano ingegno Ch'al paragon non sia scarso, ed umile. Qual se soverchio ardimento legno Tenta al fiorir del lusinghiero Aprile Le vie dell'Ocean, ma al gran disegno Per se non basta o sprovveduto, o vile; Tal negli ampli trionfi, onde il tuo nome Fia di pregio immortale ornato, e cinto, Manca ogni stil, piochè a ogni stil sovrasti. Ond'io mi taccio, e stommi a mirar come L'Oriente per te fugato, e vinto Sbermo non ha, ch'all'armi tue contrasti.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 122.

AH, che mie non son già le gemme, e i fiori, Che ne' carmi, ch io fei sparsi vegg' io, Mentre non puo dentro a' nativi orrori Tai vaghezze produr l' ingegno mio. Sol la tua cortesia questi tesori A me, Signor, benignamente aprio, Perch' io così mia povert à ristori Con quel d' altrui, poiche non ho del mio. Ma poi s' egli avverrà, ch' io vada un giorno Al gran Re di Permesso, e chiegga a lui Pregio, e mercè, nè avrò vergogna, e scorno. Ch' egli forse dirammi: oh non son tui. Questi fregi, che a te splendono intorno, Usurpatrice degli onori altrui.

Crescimbeni, Giovanni Mario, Rime degli Arcadi (Roma: per A. Rossi, 1716), v. 4, p. 123.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 256.