Teresa Francesca Lopez:

COLLECTED POEMS





Assembled by
Cynthia Hillman

The Italian Women Writers Project


The University of Chicago Library

Chicago
2008

PResso di un puro, e cristallino fonte, In cui se stesso vagheggiava il Sole, Nella vaga stagion fiorita, e bella, Stava un giorno Mirtillo, ed ivi lieto, Senza cure noiose, e senza affanni Della tua libertà lodava il Cielo. Sovente gli dicea; benigno Cielo! Mentre, la tua mercede, in questo fonte, Libero il cor dagli amorosi affanni, Godo fresche aure, e godo chiaro Sole, Godo tra i fiori,e l'erbe, ed il cor lieta Gode della Campagna amena, e bella. Non far, che rio destin turbi la bella Mia Libertà, che tu mi desti, o Cielo: Sia tua cura serbarmi il viver lieto, Sempre vicino a questo chiaro fonte, Finattanto che io gli occhi chiuda al Sole; Che ben finisce ci non prova affanni. Ma guari non andò, che negli affanni D'Amore il pose una leggiadra, e bella Donna, cui pari ovunque scalda il Sole Mai non si vide, nè più bella il Cielo Di lei seppe formare, onde quel fonte Fè tornar più ridente, e vie più lieto. Avea costei altero sguardo, e lieto Volto, e riso leggiadro, onde gli affanni, Fugar potea; argenteo più che il fonte Era il sen; gli occhi azzurri, e chioma bella; Occhi belli da fare invidia al Cielo; Bionde chiome da fare invidia al Sole. Diss' egli: o Donna, anzi che parta il Sole Avrai di me pietate, e tornar lieto Mi farai questo cor? diss' ella: il Cielo Mi tiene avvolta fra si duri affanni, Che non penso ad amare. E poi la bella Ratto partì da quel limpido fonte. Partì dal fonte, e partì seco il Sole. Privo di bella pace, e non più lieto Rimase ei tra gli affanni, a freddo il Cielo.

Recanati, Giovanni Battista, Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Teleste Ciparissiano (Venezia: Per Sebastiano Coleti, 1716), p. 207-208.

CAnti il Signor, che fa il tuo stato ameno D' Arcadia, e dica al Mond'io son quell' io Di cui dovunque splende il biondo Dio Il gran nome immortale è noto appieno. Dica di più, son' io colui, che meno Unqua stimò periglio, e il valor mio Vinse sempre di stuol nemico, e rio L' inique voglie, e gli traffisse il seno. Dica son' io l' invitto Re, che d' auro Non vo corona, e quale i grandi Eroi La vo di quercia, o Mirto, o pur di Lauro. Dica son quello, e dirà men del vero, E dirà l' Orbe tutto, e direm noi, Che merta, e avrà di tutto il Mondo impero.

Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 269.