Lucrezia Marcelli:

COLLECTED POEMS





Assembled by
The Italian Women Writers Project


The University of Chicago Library

Chicago
2006

Manfredi, Muzio ed., Per donne romane rime di diversi raccolte, & dedicate al Signor Giacomo Buoncompagni da Mutio Manfredi (Bologna: A. Benacci, 1575), v. 1, p. 116-118.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 26-28.

ERa tranquillo il Mare, e l' aere chiaro, E Zefiro spirava, e di viole Carca più, che non suole Sorgea l' aurora, e frutti, e frondi, e fiori Produceva la Terra, ed era il Sole, Nel suo cammino del Leone a paro, Ne fea nube riparo Al volto suo, quando tra verdi allori Coronata di palma apparve fuori Questa FRANC' ORSA, che col vago lume De' suo begli occhi ogni uman core accende d' onesta fiamma, e tende Sì cari lacci, e in sì gentil costume, Che chiunque è da lei arso, e legato. Stima il foco soave, e il giogo grato. Tal valor piove in noi dalla sa luce, Benchè sempre saette avventi, e strali, Che sgombra tutti i mali Dai nostri petti, se talor si mostra A noi benigna, ond' è, ch' oggi i mortali Non curan morte, fin che nostro Duce E' il lume, che conduce A sommo onore i suoi seguaci: O nostra Propizia Stella, o s' io la virtù vostra Ridir potessi, come dentro al core La porto impressa, o pur ergermi a volo; Sicchè al contrario Polo Per me s' udisse il vostro altero onore, Tal fora all' ali mie baldanza nova Data, che oserei star coi Cigni a prova. Ma sebbene al mio vol son tronchi i vanni, E le sue grazie mal meco comparte Febo, e l' ingegno, e l' arte Lunge assai van du sì gradita impresa; Certo il desìo fia almen lodato in parte Cui vien, che con sì dolci, e novi inganni, Nebbia d' amore appanni, Voi bella, e vaga, e d' onestade accesa Fera gentil, se pur venite offesa Dall' ardir mio, non vi movete a sdegno, Che gran beltà ragion non tiene a freno: Come è chiaro, e sereno Il vostro lume, e più d' ogn' altro degno, Così maggior d' ogn' altro è l' ardor mio; Ne contrastar mi lice al gran desìo. Dunque, se il mio pensier tant' alto poggia, Non vien in lui da sua virtù tal lena, Ma sol dalla serena Vostra luce, ch' ogn' altra cura a vile Tener mi face, e solo a lei mi mena. Occhi beati, in cui splendor alloggia, Talche, se strali, o pioggia Giove minaccia, e che voi in atto umile A lui volgiate il bel raggio gentile, Egli abbagliato dal divino lampo, Gia tutto acceso il cor d' onesto foco, A voi tremante, e fioco S' inchina, e scaccia dal celeste campo Folgori, e tuoni, e già d' orgoglio, e d' ira Voto, in vostra beltà si specchia, e mira. Nè punto a gelosìa Giunon si move, La qual ben sa, che vil pensier non puote Nascere, ove percuote De' bei vostr' occhi la gentil facella: Ed al vostro saper son tutte note Le fraudi, ch' egli usò, le indegne prove. Già sotto forme nove, Luce, per cui riman l' antica stella Tenebrosa, nè più lucente, e bella, Si mostra, come pria, che il vivo raggio Vostro, lo suo splendor vince d' assai: A lei ricopre i rai Poca nebbia, ed a voi non face oltraggio O nube, o notte, e sempre a mille, a mille Lampeggian vostre angeliche faville. Canzon, vanne a quell' ORSA, che l' impero Ha di vera virtute, e di beltate, E con quella umiltà, che a lei si deve; In parlar dolce, e breve, Le dì; siccom'ella è di nostra etate Gloria, e splendor, così seco mia voglia Amor legò, nè sia, ch' indi mi scioglia *.Bergalli has "sciolga"..

Manfredi, Muzio ed., Per donne romane rime di diversi raccolte, & dedicate al Signor Giacomo Buoncompagni da Mutio Manfredi (Bologna: A. Benacci, 1575), v. 1, p. 119.

Gentil gratia, e beltà, pietoso sdegno, Vera uirtute, alto desio d'honore, Honestà, cortesia sommo ualore, Ed altera humiltate in chiaro ingegno. Scorge chiunque mira il nobil segno De la FRANC' ORSA, e 'l suo uago splendore Contempla, che la gloria hoggi, e l'amore Tutto ne scopre del celeste Regno. Dunque chi crede al suo gran merto mai Agguagliar, non pur l'opra, ma 'l desio; Di gran lunguerra, e'n uan se'n lagna e dole. Io che le penne del pensier leuai Ver tant'altezza; hor ueggio à l'ardir mio L'ali cader, che son di cera al Sole.

Manfredi, Muzio ed., Per donne romane rime di diversi raccolte, & dedicate al Signor Giacomo Buoncompagni da Mutio Manfredi (Bologna: A. Benacci, 1575), v. 1, p. 119.

Tal de le uaghe stelle hoggi splendore CVRTIO, de la FRANCH'ORSA al mondo pioue, Che Calisto ritolta al ciel da Gioue, Renduta à noi, pensai per nostro honore. Ond'io dal desir uinta, e da l'ardore Di s` bel lume, gli occhi alzai là doue Fù da lui posta: e uidi allhor che noue Terrene luci le fean fosco horrore. Che tanto è questa più di quella chiara, Quant'arte, o inganno altrui sua castitate, Macchiar non puote, ond'hà maggior il uanto. Voi nuouo Apollo, sì gentile, e rara Fera, da terra ancora uiuendo alzate Sì, ch'ella stia più degna à l'altra à canto.

Manfredi, Muzio ed., Per donne romane rime di diversi raccolte, & dedicate al Signor Giacomo Buoncompagni da Mutio Manfredi (Bologna: A. Benacci, 1575), v. 1, p. 235.

Io uidi con mirabil magistero Da cieli aperti uscir sì STELLA, Che nè prima nè poi una sì bella Vide mai nè uedrà questo emispero. A cui piacque posar suo grande Impero Sù Pelio, Ossa, & Olimpo, come quella, Che ben sà quanta forza hà una facella Ch'esce da suoi be' raggi, in core altero. Si placò Gioue, c'hebbe sempre à sdegno I Monti, come tal luce ui scorse, A cui ogni altro lume hoggi s'inchina. Indi per far d'eterna pace segno; Sdegnò folgori, e tuoni, e ratto corse Ad adorarla qual cosa diuina.

Manfredi, Muzio ed., Per donne romane rime di diversi raccolte, & dedicate al Signor Giacomo Buoncompagni da Mutio Manfredi (Bologna: A. Benacci, 1575), v. 1, p. 235.

This poem also appears in: Bergalli Gozzi, Luisa, ed., Componimenti poetici delle piu illustri rimatrici d'ogni secolo (Venezia: Antonio Mora, 1726), pt. 2, p. 29.

CORTESE Donna, i cui soavi accenti, Quel, che non fer già d' eco le parole, Potrian Narciso anco invaghire, e il Sole Fermar dal corso, e ritenere i venti; Veggo le grazie, e in van gli amori intenti A rimirarvi ognor, com' altri suole Celeste cosa, che s' ammira, e cole, A cui devoto il cor brami, e paventi. Ben sono i vostri MONTI alti, se il Cielo Feriscano *.Bergalli has "Feriscono"., e ben degno il vostro ALLORO, Che vago, e colto orna il celeste velo. O' di vera virtude ampio tesoro, Se tanto io vaglio, pria, ch' io cangi il pelo, Chiaro vedrete ancor quanto v' adoro.

Manfredi, Muzio ed., Per donne romane rime di diversi raccolte, & dedicate al Signor Giacomo Buoncompagni da Mutio Manfredi (Bologna: A. Benacci, 1575), v. 1, p. 236.

Donna per cui la nostra età felice Se'n uà sì, che non teme empia fortuna, Se ben inuidiosa, & importuna A l'altrui gloria ella ognihor più disdice. Voi pellegrina, & unica Fenice Vicino al Sol, fuor di quest'aria bruna Vi fate altera nido, oue s'aduna Quanta uirtù sperar dal ciel ne lice. Voi di tranquilla, e fruttuosa Oliua, Cinla la uaga, & honorata chioma, Togliete à Palla hoggi l'honore, e 'l pregio. Or qual penna mai fia, quale Idioma, Che degnamente di uoi parli, o scriua; S'à uoi, uoi sola sete degno fregio?

Manfredi, Muzio ed., Per donne romane rime di diversi raccolte, & dedicate al Signor Giacomo Buoncompagni da Mutio Manfredi (Bologna: A. Benacci, 1575), v. 1, p. 236.

De bei uostr'occhi la CORTESE luce, Donna, perch'io quanto si dee u'honori: De gran MONTI l'altezza, e degli ALLORI Vostri, il ualore à contemplar m'adduce. E sento dir. Questo camin conduce Al Ciel: e queste Fronde, e questi Fiori Ornano altrui le tempie; e altri odori Spargon, che l'Oriente non produce. Poscia uederui parmi il uolto, e i panni Di uaghe STELLE aspersa: e ch'indi spiri Splendor, che faccia à l'altre stelle eclisse. Io ben che 'l mio ueder debole appanni; Pur come augel di Gioue ch'al sol miri, A tanto lume hò le mie luci fisse.

Manfredi, Muzio ed., Per donne romane rime di diversi raccolte, & dedicate al Signor Giacomo Buoncompagni da Mutio Manfredi (Bologna: A. Benacci, 1575), v. 1, p. 237-238.

STELLA gentil, che sopra a' chiari MONTI Fermasti il corso, e 'l uago acceso raggio Scropriste al mondo: onde qual nouo Sole Splende quà giù sotto un leggiadro uelo, Che facend'ombra al fior de' suoi uerd'anni, Mostra à noi quanto ha 'l Ciel di bello, e uero. Da indi in quà si uede qual sia il uero Splendor celeste, e quali siano i Monti Onde si saglie al Cielo: onde de gli anni Il ueneno si fugge: ond'esce il raggio, Che 'l mondo alluma sì, ch'oscuro uelo. E graue scorno farà sempre al Sole. Immobil prima, e freddo, e scuro il Sole Vedrassi, ch'atra nube il chiaro, e uero Vostro lume ricopra, o ch'altro uelo Ombra gli faccia: o ch'al Ciel altri Monti Sian più uicini: o che più uiuo raggio Si scopra al mondo mai per uolger d'anni. Così potessi io i giorni, i mesi, e gli anni, Che prescritti mi son ch'io ueggia il Sole Solo in mirar uostro diuino raggio Impiegar tutti, che per dritto, e uero Sentier poggiando per li sacri MONTI; Al Ciel n'andrei co 'l mio terrestre uelo. Hor poich'à gli occhi miei noioso uelo Contende il uostro lume; i miei poch'anni A la dolce ombra de' uostri alti MONTI Passerò lieta, ch'à me chiaro Sole Fia sempre, e Duce ben fidato, e uero Al supremo, diuin, celeste raggio. Come col suo splendore ogni altro raggio Apollo oscura; così fosco uelo Ad ogni luce arreca il uiuo, e uero Vostro lume, ch'ancor mille, e mille anni Chiaro, ardente, ed eterno a par del Sole Girando; allumerà le ualli, e i Monti. Da gli altissimi Monti il chiaro raggio Sorge del Sol, che toglie al mondo il uelo, C'hauea molt'anni già celato il uero.