A0126-T002 A0126 E61764-01 Italian Women Writers Project, University of Chicago Library Chicago, IL 8/2/2006 A0126-T002 A0126 E61764-01

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Rekey IWW Staff [date converted] Cynthia Hillman Curtoni Verza, Silvia 1751-1835 m. Settecento-Ottocento Veneto Miscellaneous Poems Miscellaneous Poems Miscellaneous Poems Hillman, Cynthia; Quaintance, Courtney K. Italian Women Writers Project Chicago 2006

[preliminaries omitted, etc]

Italiano (Standard Italian) Poem Female 1784 ca. 1784
Verse

Silvia Curtoni Verza:

MISCELLANEOUS POEMS





Assembled by
The Italian Women Writers Project


The University of Chicago Library

Chicago
2006

Parnaso italiano dell'anno 1784, o sia Raccolta di poesie scelte di autori viventi, (Bologna: A spese della Società enciclopedica di Bologna, 1785), p. 165-167.

Dunque, o Vannetti, i tuoi leggiadri inchoistri sol concessi mi fien, e di tua viva ascoltar voce non potrò gli accenti? Nè dato mi sarà vederti mai, e ragionar soavemente insieme? Mosse in me tal desìo fin da quel giorno che in mezzo a stuol di dotti amici assisa legger udì que' tuoi carmi felici, (ben mi rimembra, nè obbliare il posso) onde i sensi nel bel nostro idioma risonar fai del Pindaro Latino. Meravigliando a te fean alti applausi uso a nitidi versi il buon POMPEI, e IPPOLITO gentil *.Il Sig. March. Ippolito Pindemonte., non già quel ch'ebbe le Beltà femminili un tempo a sdegno, non quel ch'un dì trascorrea i boschi, ed aspre alle belve facea portar ferite: ma quel che segue pien di caldo affetto anzi ogni Bella, e porta in cor ferite. Volser due soli, e in me più forte ogn'ora il medesmo desìo si fè per quanto oprasti in Elicona, e più per quelle di tempo in tempo a me carte vergate. ben queste mi mostrar che alberghi in petto spirto cortese, e un core, in cui fan nido dolci umani pensieri, a te compagni in quelle solitudini secrete, ove pago di te tua vita meni. L'alme di tempra vil gravi a se stesse quelle son, che giammai goder non sanno in solitario loco, e sol van paghe a uno stolto romor, che le fa sorde alle voci d'Apollo, e di Minerva. Ma un cor di tempra molle, un cor, ch'al pianto dell'afflitto si duole, e piagne seco, e dell'altrui gioir prende diletto, ha tesori in se stesso al vulgo ignoti, pur conviensi talora ad uom, che sudi negli orti di Sofia, lasciar que' sacri taciturni recessi, e scioglier l'alma dal lungo meditar. Tu dunque vieni, deh vieni ad onorar l'Adige nostro, il nostro ciel di ricchi genj adorno. Oltra que' due, c'ho nominati in pria, infra questi vedrai quel ch'improvviso modula il canto su qual più t'aggrada soggetto a lui prestar. Vedrai chi dotto nell'arte è d'Archimede, e a suo talento all' orgoglio de'fiumi il freno impone. E tal altro vedrai, ch'esperto e saggio dell'alma Patria mia tenne il governo, ed ascender pur sa di Pindo in vetta. Ed un vedrai, che l'artificio indaga di natura in formar le valli, e i monti; se pur col lungo variar degli anni di Nettun opra, e di Vulcan non furo. Ed altri ancor vedrai; ma quì non parlo, se non di quelli, che in Liceo rivolta han mia magione, ed ogni dì, che riede a Vener sacro (oh me beata allora!) bella mi fan corona intorno. Vieni, deh vien tu pure fra cotanto senno.